Storia delle Marche
Le Marche hanno certamente una loro pluralità, come ci dice anche il nome, ma hanno anche fattori unificanti fortissimi: il paesaggio, il carattere degli abitanti, la dimensione urbana di ogni pur piccolo centro abitato, una cultura dell'armonia in tutti i settori, una ricchezza di poeti, musicisti e pittori; la stessa vocazione all'autonomia di ogni città, da alcuni invocata come prova della mancanza di unità, è in realtà il fattore maggiormente unificante. Il capoluogo stesso, Ancona, non è il centro principale delle Marche perché le ha dominate in una qualche epoca, ma perché alla pari degli altri centri ha sempre seguito la sua strada senza pretese di conquista. Il nome storico della regione fino al 1860 è Marca di Ancona, ma la maggiore importanza del capoluogo non è stata mai sopraffazione, cosicché ogni centro ha potuto sviluppare la sua vocazione ad essere capoluogo di sé stesso; anche comuni molto piccoli, che in altre regioni sono considerati paesini senza rilevanza, nelle Marche sono considerati a tutti gli effetti delle città. La storia della regione rispecchia quanto appena detto.
Le Marche nascono come unità etnica e culturale nell'età del ferro, quando furono abitate per la loro interezza dai Piceni, con gli importanti centri di Novilara (nei pressi di Pesaro), Ancona, Belmonte Piceno, Ascoli Piceno. Nel IV secolo il Piceno settentrionale venne invaso dai Galli Senoni, mentre i Greci di Siracusa fondarono la colonia di Ancona. Dopo la battaglia di Sentino i Galli vennero sconfitti da una coalizione tra Romani e Piceni. Quando gli alleati romani divennero troppo invadenti, con la fondazione di colonie in territorio piceno, i Piceni si ribellarono, vennero sconfitti e dopo entrarono nello stato romano. Due importanti strade collegavano le Marche a Roma: la Flaminia (che arrivava a Fano) e la Salaria (che arrivava a Porto d'Ascoli). Inoltre durante il periodo imperiale Ancona venne scelta da Traiano come porto di Roma verso Oriente, come prova anche l'iscrizione dell'arco di Traiano di Ancona, nella quale il capoluogo marchigiano è chiamato "accessum Italiae", cioè "ingresso d'Italia". Alla caduta di dell'Impero Romano d'Occidente le Marche, dopo aver fatto parte del regno di Odoacre come il resto d'Italia, entrarono nell'orbita dell'Impero Romano d'Oriente, mentre il vecchio nome, "Piceno", si perde. Nell'alto Medioevo il territorio regionale acquista il nome di Marca di Ancona, nata dall'unificazione di varie marche, ossia "territori di confine" del Sacro Romano Impero. In epoca comunale fiorirono i comuni di Pesaro, Fano, Ancona, Jesi, Fermo e Ascoli Piceno. In particolare Ancona ebbe momenti di splendore artistico e culturale grazie ai suoi rapporti marittimi con l'Oriente; è infatti una delle repubbliche marinare che non compaiono nello stemma della marina militare. Nel Rinascimento celebre in tutta Europa è la signoria di Urbino, che fu un vero e proprio faro dell'arte italiana. Altre città importanti economicamente e culturalmente nel periodo delle signorie sono state quella di Camerino, Fano, Pesaro, Senigallia, Fabriano, San Severino. Ancona, invece, alla pari con le altre città marinare italiane, mantenne il suo regime repubblicano. Tra la metà del 1500 e i primi decenni del 1600 le città marchigiane entrarono nello Stato della Chiesa, che, come tutti gli stati regionali italiani, annullò le entità politiche più piccole. Seguì un periodo di recessione, condiviso da gran parte d'Italia, rischiarato solo dal pontificato di Clemente XII che nel 1700 tracciò la strada oggi detta Vallesina e diede respiro all'economia regionale dichiarando Ancona porto franco. Con l'arrivo delle truppe francesi le Marche si diedero ordinamento repubblicano costituendosi in Repubblica Anconitana, poi assorbita dalla Repubblica Romana. Durante il periodo risorgimentale le Marche parteciparono alle lotte per l'unificazione con i moti di Macerata e con l'eroica resistenza di Ancona alle truppe austriache nel 1849, in contemporanea con Roma e Venezia. La battaglia finale dell'unificazione italiana si combatté nelle Marche: fu la celebre battaglia di Castelfidardo, che permise l'unione dei territori conquistati da Garibaldi al sud con quelli redenti da Vittorio Emanuele II al nord. Con l'annessione all'Italia la Marca di Ancona cambiò nome e venne ufficialmente chiamata "Marche" con un plurale che ne sancisce l'unità fondamentale pur nella ricchezza di aspetti locali. Nella storia più recente si ricorda la settimana rossa, la rivolta dei Bersaglieri, e la partecipazione alla Resistenza.
I primi insediamenti
Durante la preistoria il territorio marchigiano era abitato da popolazioni di cacciatori che abitavano in grotte naturali. Il primo documento della vita nella regione è il giacimento archeologico del Paleolitico inferiore ritrovato a Monte Conero. Dopo l'ultima glaciazione, nel 5000 a.C circa, le popolazioni iniziarono a coltivare la terra ed allevare bestiame; sapevano navigare a vista e questo permise loro di iniziare la pesca. Dall'età del bronzo gli insediamenti iniziano a raggiungere una maggiore consistenza che porterà alla nascita della "civiltà appenninica" con scambi verso l'Umbria e la Dalmazia; a questo periodo risalgono le più antiche sepolture ritrovate.
Nel X secolo a.C. un popolazione italica era diffusa su tutta la regione ed l'Abruzzo settentrionale: i Piceni. Da questo momento in poi la regione ha una sua unità etnica. Il totem piceno del picchio compare infatti nell'attuale stemma della Regione. I Piceni raggiunsero il massimo splendore nel VII-VI secolo a.C.. I centri maggiori erano Novilara, nei pressi di Pesaro, Ancona, Cupramarittima e Belmonte.
La parte nord della regione, fu invasa nel IV secolo a.C. dai Galli Senoni
Il periodo romano
Nel (299 a.C.) i Romani strinsero un'alleanza con i Piceni contro la coalizione che vedeva alleati Galli Senoni, Etruschi, Sanniti, Umbri e Sabini. I Piceni avevano stretto questa alleanza con i Romani per reagire all'invasione gallica del loro territorio settentrionale, dal Foglia all'Esino. Romani e Piceni sconfissero la coalizione avversaria nella battaglia di Sentino (295 a.C.). Ma nel 269 a.C. i Piceni si trovarono accerchiati dalle nuove città fondate dai Romani e mossero guerra a Roma. La conseguente sconfitta di Ascoli (268 a.C.) consegnò definitivamente la regione ai Romani, restando libere formalmente soltanto Ascoli stessa e Ancona. I Romani stabilirono nel tempo numerose colonie a Firmum (264 a.C.), Aesis (247 a.C.), Potentia e Pisaurum (184 a.C.), Auximum (157 a.C.). Con la Lex Flaminia de Agro Gallico et Piceno Viritim Dividundo (232 a.C.) molti cives si trasferirono nel nord della regione e, in capo a un decennio, vi fu portata la Via Flaminia (220 a.C.).
Il territorio regionale venne diviso fra la Regio V Picenum e la Regio VI Umbria. Una battaglia decisiva dei Romani durante la seconda guerra punica fu la battaglia del Metauro. Durante questo periodo furono costruite opere difensive, come le mura di Osimo, infrastrutture, come la via Flaminia, la Salaria e la galleria del Furlo, teatri, come a Falerone, porti ed acquedotti. Strutture onorarie come la Porta di Fano e l'Arco di Traiano.
Medioevo
Negli ultimi anni del dominio romano le condizioni di vita si erano fatte molto pesanti, per questo la maggior parte della popolazione si era trasferita in altre zone d'Italia. Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, la prima invasione fu da parte degli Eruli guidati da Odoacre, che si stanziarono nel Piceno. Ma l'insediamento maggiore fu degli Ostrogoti, in particolar modo ad Osimo. I Visigoti distrussero Ostra, Suasa ed Urbisaglia. Tra il 535 ed il 553 d.C., durante la guerra gotico-bizantina, il territorio marchigiano fu dapprima conquistato dai bizantini, a parte Osimo ed Urbino; ma poi, dal 541 al 544 i Goti recuperarono gran parte delle città, a parte Ancona e Ravenna. Nel 552 l'esercito bizantino riuscì comunque a sconfiggere definitivamente i Goti e tutta L'Italia ricadde sotto l'autorità di Giustiniano.
Nel 568 ci fu l'invasione dei Longobardi che occuparono la parte meridionale della regione sotto il Ducato di Spoleto con le due marche di Camerino e Fermo. La parte Nord, invece, rimase sotto l'Impero bizantino che costituì due pentapoli: la pentapoli annonaria (Cagli, Fossombrone, Gubbio, Jesi, ed Urbino) e la pentapoli marittima (Ancona, Fano, Pesaro, Rimini, Senigallia).
La situazione rimase tranquilla fino al 728 quando i Longobardi ripresero le invasioni verso le Pentapoli ed Osimo, ed altre città fino al 773 quando l'esercito franco di Carlo Magno riuscì a sconfiggere definitivamente i Longobardi e, con la conferma della Promissio Carisiaca fatta da suo padre Pipino il Breve, donò la parte settentrionale della regione al Papa creando lo Stato della Chiesa. La parte Sud rimane nel Ducato di Spoleto. Nel IX secolo vi furono varie incursioni, con devastazioni e saccheggi, di Saraceni e Normanni che però non si stanziarono nel luogo.
Nell'XI secolo si diffonde nella regione il fenomeno dei liberi comuni autogestiti che poco a poco iniziarono a fronteggiarsi fra loro per il predominio sui luoghi circostanti. Le città erano governate, in un primo tempo, da un consiglio di Anziani, poi, dal XII secolo circa, in molti casi a prendere il potere è una singola persona: il Podestà.
Nel 1213 Bonconte I da Montefeltro riceve dall'imperatore il potere sulla città di Urbino. Iniziano così a prendere il potere le grandi famiglie, tra cui i Malatesta, i Varano a Camerino, ed altre come i Gentile da Mogliano a Fermo, i Clavelli a Fabriano, gli Smeducci a San Severino Marche, i Brancaleoni a Casteldurante.
Con la nomina nel 1353 del cardinale Egidio Albornoz a vicario generale dei domini della Chiesa in Italia, si cercò di ricondurre tutti i comuni e le signorie sotto il controllo, diretto o indiretto, dell'autorità papale e furono emanate le Costituzioni egidiane che regolavano lo Stato della Chiesa. Queste nuove regole prevedevano nelle Marche cinque città maggiori: Ancona, Ascoli Piceno, Camerino, Fermo ed Urbino; nove città grandi: Cagli, Fabriano, Fano, Fossombrone, Jesi, Macerata, Pesaro, Recanati e San Severino Marche; oltre a 22 città e terre mediocri, 26 città e terre piccole e 13 terre minori. Tra il 1373 ed l'inizio del XV secolo diverse lotte per il potere sconvolgono la regione, portando distruzione e miseria per la popolazione.
Nel dicembre 1433 Francesco Sforza invade il territorio marchigiano partendo da Jesi e solo nel 1447 la Chiesa riuscì a riprendere il controllo.
Il 15 gennaio 1458 fu fondato ad Ascoli Piceno il primo monte di pietà, ed in poco tempo altri ne aprirono in diverse città. Questi istituti, assieme alle banche, che avevano fini diversi, potevano soddisfare le esigenze economiche della popolazione di diversi ceti sociali.
Durante il Cinquecento il fenomeno del brigantaggio colpì la regione, rendendo insicure gran parte delle terre, e venne debellato solo con l'istituzione del Regno d'Italia. Sul finire del secolo, tra il 1587 ed il 1593, una grave carestia colpi le Marche.
Stato della Chiesa
Con la fine della dinastia dei Della Rovere nel 1631 anche il Ducato di Urbino entra nei possedimenti della Chiesa che da questo momento avrà il controllo diretto di tutta la regione. Il territorio era diviso in diverse provincie, tra cui la marca anconitana, lo stato di Urbino e quello di Camerino, il Presidiato di Montalto ed i territori di Loreto, Ascoli Piceno e Fermo.
Nel XVIII secolo le scuole cristiane e gli oratori ebbero una parte rilevante nell'alfabetizzazione delle masse popolari, anche attraverso l'obbligo della catechesi. Nonostante questo la proliferazione culturale è pressoché assente, infatti grandi artisti e letterati come ad esempio Rossini, Spontini e Lanzi si trasferirono in altre zone d'Italia o all'estero, in quanto mancava nella regione un centro culturale.
Durante il Settecento e fino alla metà del secolo successivo molte malattie epidemiche, come peste e tifo, colpiscono la parte povera della popolazione a causa delle insufficienti condizioni igieniche e dalla poca disponibilità di cibo. Gli abitanti con maggiori disponibilità economiche e soprattutto con la possibilità di spostarsi in altri luoghi hanno risentito poco di queste malattie.
Nel 1796 l'esercito francese, guidato dal generale Bonaparte, entra nelle Marche, ma pochi mesi dopo con il trattato di Tolentino la regione torna fra i possedimenti della Chiesa in cambio di denaro ed opere d'arte. Questa fu solo la prima delle spoliazioni operate da parte dei francesi nelle chiese locali. Ma sarà l'unica conseguenza, nello stesso anno nasce la Repubblica anconitana ed altre città insorgono contro il potere papale attratti dalle nuove idee rivoluzionarie di Liberté, Égalité, Fraternité. Con l'annessione al Regno d'Italia napoleonico nel 1808, la regione viene per la prima volta denominata "Marche" (cioè unione della Marca di Fermo, di Ancona, di Tolentino, ecc.) e quindi divisa nei dipartimenti del Metauro (Ancona), del Musone (Macerata) e del Tronto (Fermo). In pochi anni avvengono molti capovolgimenti di potere fra la Francia e lo Stato della Chiesa. Nel 1813 Gioacchino Murat, Re di Napoli, occupa la regione fino alla battaglia di Tolentino dove vince l'esercito austriaco e le Marche ritornano allo Stato Pontificio, definitivamente fino all'Unità d'Italia, divisa fra le delegazioni di Urbino e Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e Camerino. In questo breve periodo di dominio napoletano si diffondono le idee della Carboneria, nel 1817 infatti avvengono i primi arresti per sovversione nella provincia di Macerata. Nel corso degli anni sono sempre di più le città in cui crescono tumulti, come Pesaro, Ascoli Piceno e Jesi. Nel febbraio 1831 in quasi tutta la regione dei moti popolari, guidati dal generale Giuseppe Sercognani, riescono a scacciare il delegato apostolico e creare un governo cittadino, ma già il mese successivo il Papa riesce a recuperare i territori, grazie ancora una volta all'esercito austriaco. Ma questa breve esperienza fa crescere ancora di più la voglia di uno stato italiano.
L'Unità d'Italia
Nel 1860, con la battaglia di Castelfidardo ed i successivi assedio e caduta di Ancona, le Marche escono definitivamente dallo Stato Pontificio e con il plebiscito del 4 e 5 novembre 1860 entrano nel Regno d'Italia con Regio Decreto del 17 dicembre 1860.
La regione è divisa nelle quattro provincie di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro e Urbino, e quindi con la soppressione delle delegazioni pontificie di Camerino e Fermo. Ulteriore modifica fu l'aggregazione di Gubbio nella provincia di Perugia, mentre finora era compresa nei territori di Pesaro e Urbino.
Molte sono le novità degli ultimi anni del XIX secolo: con la libertà di stampa nascono i primi giornali come il Corriere delle Marche; migliorano le condizioni igieniche con la costruzione di fognature, ma le attività economiche sono ancora poco redditizie rispetto la media nazionale.
All'inizio della prima guerra mondiale i porti marchigiani furono subito colpiti da bombardamenti della flotta austro-ungarica, ma in seguito non ci furono più danni nel territorio; molti marchigiani partirono per il fronte, come ricordano le numerose lapidi presenti anche nel più piccolo borgo della regione.
Finita la guerra, già il 4 agosto 1922 l'intera regione è sotto il controllo delle squadre fasciste nell'indifferenza delle autorità civili e religiose. Fu costruito anche un campo di concentramento a Serra San Quirico.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale le idee antifasciste iniziano a diventare più concrete. Nell'estate 1943 iniziano i primi bombardamenti sulla regione e dopo l'armistizio dell'8 settembre anche l'occupazione tedesca. Alle pendici dell'Appennino molti partigiani svolgono manovre di sabotaggio contro gli invasori. Nella primavera 1944 la regione diventa confine con la costituzione della linea gotica poco sopra Pesaro e corrispondeva all'incirca al percorso del Foglia; il territorio regionale diventa un campo di battaglia. L'esercito alleato, proveniente da sud, entra ad Ascoli Piceno il 18 giugno 1944 ed il 25 agosto si trovano a ridosso della linea gotica; inizia un'aspra battaglia fino al 3 settembre quando le truppe tedesche lasciano Pesaro: l'intera regione è stata liberata.
Con il referendum istituzionale del 1946 nasce la Repubblica Italiana.
Nel settembre 1997 ci fu il terremoto di Umbria e Marche che causò molti danni nei centri appenninici della regione.
Nel 2004 è stata istituita la nuova provincia di Fermo che è divenuta operativa con le elezioni del giugno 2009.
Nel 2009 fu distaccato dalle Marche e aggregato all'Emilia-Romagna il territorio dell'alta valle del fiume Marecchia, che era stato annesso alla delegazione di Urbino e Pesaro con motu proprio di Pio VII il 6 luglio 1816. La modifica è ancora sub iudice a causa del ricorso delle Marche alla Corte costituzionale.
Note
Bibliografia
- Franco Bertini (a cura di). Storia delle Marche. Bologna, Poligrafici editoriali, 1995.
- Mario Luni, Archeologia nelle Marche, 2003, ISBN 88-392-0744-9