Assunta Viscardi
Assunta Viscardi (Bologna, 11 agosto 1890 – Bologna, 9 marzo 1947) è stata un'insegnante italiana, fondatrice dell'Opera di San Domenico per i Figli della Divina Provvidenza. Il 16 aprile 2011 si è concluso a Bologna, nella Basilica di S. Domenico, il processo diocesano della causa di beatificazione e canonizzazione. Ora il processo proseguirà presso la “Congregazione per le cause dei santi”..

Biografia
Si diploma maestra nel 1909 alla scuola normale femminile "Anna Morandi Manzolini" di Bologna. Incomincia a insegnare dapprima a Chiavari in provincia di Genova poi a Fiorentina, nel comune di Medicina, in provincia di Bologna, e infine nella stessa Bologna.
Fonda nel 1928 l'Opera di San Domenico per i Figli della Divina Provvidenza, con scopi di beneficenza. L'Opera di San Domenico ottiene il riconoscimento ufficiale della Chiesa cattolica nel 1948, nel 1955 ottiene dalla Repubblica Italiana la personalità giuridica come ente morale.
Con l'aiuto della famiglia Cosentino, nel 1933 apre "La Porticina della Provvidenza" presso la Piazza San Domenico a ridosso del convento patriarcale domenicano, per dare sostegno materiale ai poveri.
Le è stata dedicata una scuola elementare statale a Bologna.
Giovinezza e vita in monastero
Nasce l’11 agosto 1890 e riceve il battesimo due giorni dopo. Trascorre l’infanzia insieme con la nonna materna, e lo zio Filippo, frequentando le scuole elementari e poi l’Istituto magistrale Minzolini.
Fino all'adolescenza Assunta conduce una vita serena, che viene però turbata da una crisi spirituale verso i 17 anni: al termine degli studi magistrali va a insegnare in un Istituto di Suore Domenicane a Chiavari (Genova), abbandonando la pratica religiosa. Dopo tre anni, nel 1910, ritorna alla fede e sorge in lei il desiderio nella vita claustrale. La famiglia però le si oppone. Scoppia intanto la prima guerra mondiale (1914) e Assunta deve rimandare la sua entrata in clausura fino al 1919.[1]
Assunta entra in clausura nell'ottobre del 1919. Nel monastero carmelitano di Parma vive momenti molto felice, come si evince dalla sua autobiografia ma a causa della salute malferma, su consiglio del medico, nell'aprile dell'anno successivo lascia suo malgrado la vita del chiostro.[2]
L'Opera di San Domenico
Assunta era terziaria domenicana già dal 1914. Dopo l’uscita dalla vita claustrale torna a frequentare il Convento di S. Domenico nella sua città natale, Bologna. Qui si associa all’apostolato tra i bambini che venivano raccolti nel chiostro del Convento: di solito erano bambini con famiglie sbandate, che vivevano praticamente nella strada. Il Padre Enrico Brianza o.p., che aveva dato inizio a questo movimento di terziarie per educare questi bimbi, visto che Assunta era una persona di valore, la nominò segretaria di quest’opera di apostolato che aveva denominato “Opera di S. Domenico per i figli della divina Provvidenza”. Quasi subito, però, il Padre dovette separarsi dall’iniziativa perché nel 1921 fu nominato Priore provinciale. Continuò peraltro a seguirla, soprattutto consigliandola e sostenendola.
Assunta non venne meno alle aspettative del Padre Enrico, prendendo sulle sue spalle l’organizzazione e diventando di fatto la fondatrice dell’Opera di S. Domenico. Cominciò a inviare i bambini più disagiati negli Istituti, pagando per essi la retta (a questo programma diede il nome di “Casa Vivente”); nel 1924 iniziò la pubblicazione delle “strenne” natalizie (che ha scritto ogni anno fino alla morte) per raccogliere i soldi per le rette dei bambini ospitati nei collegi; sempre nel 1924 diede vita all'attività della “Porticina” della Divina Provvidenza, una specie di ‘pronto soccorso’ di carità materiale immediata; nel 1926 iniziò la pubblicazione del giornalino bimestrale “Pia Opera di S. Domenico per i Figli della Divina Provvidenza”, che scrisse di suo pugno, fino alla morte, per raccogliere offerte per i suoi bambini e oggetti vari a sostegno dell’attività caritativa della “porticina della Provvidenza”; nel 1928 pubblicò uno Statuto, ancora sommario, dell’Opera di S. Domenico; nel 1937 ottenne il riconoscimento canonico, da parte dell’Arcivescovo di Bologna, dell’Opera di S. Domenico come “Pia associazione di fedeli”; nel 1940 la seconda guerra mondiale portò, come ovunque, distruzioni e deportazioni: Assunta si segnalò per aver salvato parecchie persone ebree dalle conseguenze delle leggi razziali; nel 1944 aprì il “Nido di Farlotti”, un istituto per maschietti ancora in fasce, che a Bologna non esisteva; prima ancora del “Nido”, che si trovava a 6 km da Bologna (a Colunga di S. Lazzaro), Assunta aveva dato vita, con l’aiuto delle Suore Domenicane della Beata Imelda, anche all’Orfanotrofio della Madonna di S. Luca, su sollecitazione dell’Arcivescovo di Bologna, il Card. Giovanni Battista Nasali Rocca, e l’incitamento del P. Enrico Brianza.Queste notizie sono ricavate soprattutto dal resoconto annuale che Assunta ha pubblicato nelle strenne che vanno dal 1924 al 1947.
Di particolare importanza è la strenna del 1940, dove Assunta traccia la storia dell’Opera di S. Domenico nei primi vent’anni di attività. Invece i libri Alere flammam[3] e La fiamma divampa[4] raccolgono il suo diario spirituale di questo periodo.
La casa vivente
La casa vivente era un edificio che accoglieva i fanciulli inviati dall’ Opera di san Domenico, per i quali la stessa si impegnava a pagare la retta. I ragazzi dovevano rimanere nella casa fino a quando non avevano terminato gli studi o erano pronti per il lavoro.
La casa vivente fu un'idea che beneficiò tanti bambini, basti pensare che nel 1928 l’opera aveva ricoverato oltre 183 ragazzi presso vari istituti sparsi per tutt’Italia: Bologna, Modena, Imola BO), Castel S. Pietro (BO), Lugo (RA), Faenza, Venezia, Milano, Monterosso al Mare (SP), Spinazzolo (BA), Madonna dell’Arco (NA), Rimini, Bergamo, Firenze, Pisa e Assunta era impegnata di persona nell’accompagnare i ragazzi, curare la corrispondenza e i rapporti amministrativi.
Dal diario di Assunta Viscardi emerge: “dobbiamo cercare bimbi e bimbe che andavano all’elemosina e che elemosinando perdevano ogni senso di dignità…”.
La casa vivente assorbiva una quantità enorme di denaro e Assunta ne aveva sempre più bisogno. Cercava di raccogliere offerte dalle pubblicazioni del “ Giornalino”, bimestrale di due facciate che raccontavano minuziosamente e spontaneamente le azioni benefiche fatte della stessa Assunta in favore dell’infanzia e dei poveri nelle loro necessità. Ma gran parte del denaro veniva ricavato dalla “Strenna”, pubblicazione formata da un centinaio di pagine che raccoglievano poesie e piccoli capolavori letterari.
Sunto dello Statuto
SCOPO: Ricercare nelle
pubbliche vie e negli ambienti di malavita, i bimbi e le bimbe che vi trovano
la loro rovina fisica, morale, religiosa, incamminati a un desolante avvenire
di disordini d'ogni fatta.--Collocarli in buoni istituti che ne curano
l'istruzione e l'educazione civile, professionale, religiosa.
MEZZI: La recita
settimanale di cinque "Ave Maria" alla madre dei viventi regina del
rosario, e di cinque "Gloria Patri" a San Domenico patrono degli erranti.--Le
offerte spontanee di Benefattori aderenti all'elevato scopo dell'Ente, e il
contributo mensile di una lira dei soldati dell'Esercito dei protettori della
Pia Opera.
MEMBRI: Un comitato
attivo permanente con sede a San Domenico di Bologna.--Un comitato d'onore
costituito di Patroni e Patronesse della Pia Opera.
Gli elementi essenziali dello Statuto che Assunta Viscardi ha pubblicato nel 1928
La porticina
Quella che fu denominata quasi immediatamente “la porticina della provvidenza” era un luogo destinato all’accoglienza e alla beneficenza. Si trattava di due piccoli locali, inaugurati nel 1924 in via
Rolandino 6 a Bologna e destinati a sopperire alle prime necessità dei poveri, soprattutto dei bambini.
Considerata come una specie di pronto soccorso della carità, vi si distribuiva di tutto: vestiti, calzature, biancheria, libri scolastici, sedie, letti, materassi, culle, carrozzine, ecc. Tutto il materiale che i cittadini donavano per beneficenza o che comunque mettevano a disposizione, la porticina lo distribuiva a chi ne avesse necessità.
Assunta vi trascorreva tutto il pomeriggio e la porticina era una porta aperta a tutte le miserie della città, distribuendo con urgenza non solo cibo e vestiti ma anche, parole di conforto e incoraggiamento.
“Perché da noi a San Domenico, arrivano
così…senza presentazione, senza soggezione: è il carattere precipuo dell’opera
di essere porto sempre aperto… e confessano subito anche quanto pareva
inconfessabile e sanno che non ci son barriere… che subito si cerca d’avviare
per la sua via di migliore soluzione il particolare problema e bisogno che ci
viene sottoposto” Assunta dice ancora che “Diverso è il bisogno di ognuno che viene
alla Porticina, diverso il suo modo di esprimersi, di esporre la sua necessità.
C’è chi ha rotto il volto al domandare e ne ha fatto, quasi direi un’arte, chi
ostenta la sua miseria e chi la vela, chi prega e chi pretende, chi piange e
chi sorride di un sorriso più straziante delle lacrime”.
Il nido Farlotti
Nel 1944 si realizza un sogno che aveva accompagnato Assunta fin dall’inizio dell’opera di san Domenico e cioè la fondazione di una casa che divenisse un rifugio sicuro per i pargoli.
L’opera di san Domenico ereditò, grazie ad un lascito testamentale, una casa colonica nelle vicinanze di Bologna, presso il paese di San Lazzaro di Savena, chiamò questa casa ”nido di Farlotti” facendo esplicito riferimento alla poesia di G.Pascoli dove si parla dei “Farlotti”, che in dialetto romagnolo sono gli uccellini di un passero molto comune.
Purtroppo a distanza di 3 anni dall' apertura, anni nei quali Assunta fece faticosamente fronte a tutte le spese necessarie alla sopravvivenza quotidiana dei piccoli e per la loro formazione la malattia la colpì irrimediabilmente a 67 anni.
Assunta morì nel 9 marzo 1947.
I funerali furono seguiti da centinaia di persone, poveri, diseredati, ma anche tanti benefattori e a causa dell’imponente partecipazione del popolo furono tenuti all’aperto in piazza Trento Trieste.(vedi Enzio Biagi articolo “ho conosciuto la santa”).
Dopo la Morte
Assunta aveva terminato il suo cammino terreno, però l’opera di San Domenico per i figli della provvidenza continuava la sua azione benefica con grande dedizione.
Nel 1950 in maniera inattesa due grandi donazioni allargarono l’orizzonte dell’opera; un terreno di 5 mila mq ed una cospicua somma di denaro diedero via alla costruzione del nido di Farlottine.
Oggi quel nido è diventato un istituto educativo, l’istituto Farlottine che accoglie più di 250 bambini tra asilo nido, materna, primaria, medie. Lo guida un gruppo di 4 donne Mirella,Luciana,Pia e Lorenza che come le loro predecessore Assunta Viscardi, Valentina Turchi, Lina Mingazzi, dedicano il loro impegno a evangelizzare i bambini e portare tra i genitori la luce l’amore e la pace della fede.
“poiché il sogno la dolcezza, la santità dell’uomo e della donna è la famiglia, dobbiamo educare alla famiglia e al culto degli affetti per non creare dei ribelli, dei pessimisti, degli amareggiati o scettici, ma piuttosto dei cuori semplicemente compassionevoli, amanti del bene, volenterosi di riparare e pronti al perdono”.
Dopo la fase diocesana del processo di canonizzazione che fu aperta nel marzo del 2009 Assunta Viscardi fu beatificata il 16 aprile 2011 dal Cardinale Arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra nella basilica di s.Domenico.
Nello stesso anno il comune di Bologna autorizzava alla realizzazione di un sepolcro per il trasferimento dei resti mortali della serva di dio Assunta Viscardi dal cimitero della Certosa alla cappella dell’istituto scolastico delle Farlottine.
“poiché il sogno la dolcezza, la santità dell’uomo e della donna è la famiglia, dobbiamo educare alla famiglia e al culto degli affetti per non creare dei ribelli, dei pessimisti, degli amareggiati o scettici, ma piuttosto dei cuori semplicemente compassionevoli, amanti del bene, volenterosi di riparare e pronti al perdono”.
Culto
Il 9 marzo 2009, nel 62º anniversario della morte, la Chiesa cattolica ha aperto il processo di beatificazione e canonizzazione.
Note
[ref]http://www.farlottine.it/pag/sito/files/Arca-AssuntaViscardi.pdf[/ref]
[ref]http://www.chiesadibologna.it/comunicati/2011/2011_04_13_Assunta_Viscardi.pdf[/ref]