Utente:Dapifer/Sandbox
La paramnesia reduplicativa è una sindrome delirante caratterizzata dall'alterata identificazione dei luoghi, per cui il paziente crede che un luogo o una scena sia stata duplicata, che esiste in due o più posti contemporaneamente, oppure che è stato "trasferito" in un altro luogo. Fa parte delle sindromi da falso riconoscimento e, anche se poco frequente, è di solito associata a casi di lesioni cerebrali acquisite, in particolare nei casi di lesioni simultanee all'emisfero cerebrale destro e dei lobi frontali.
Storia
Il termine paramnesia reduplicativa è stato utilizzato per la prima volta nel 1903 dal neurologo Arnold Pick per descrivere la condizione di una paziente (con sospetta malattia di Alzheimer), che affermava di essere stata trasferita dalla clinica di Pick ad un'altra, identica alla precedente, ma situata più in periferia. Per spiegare la discrepanza aveva inoltre sostenuto che Pick e il personale medico lavoravano in entrambe le cliniche[1].
Tale caratteristica delirante era già stata descritta nel 1788 dal naturalista svizzero Charles Bonnet[2]. Henry Head[3],Paterson e Zangwill[4] riportarono successivamente il caso di alcuni soldati che affermavano di essere stati curati nell'ospedale della propria città natale. In questi casi, il trauma cranico sembra sia stata la causa più probabile di tali convinzioni deliranti.
Il disturbo non venne preso in seria considerazione fino al 1976, anno in cui Benson e colleghi ne descrissero tre nuovi casi.[5] Benson non si limitò a descrivere i sintomi dei propri pazienti, ma cercò di spiegare il disturbo in termini di deficit neurocognitivo. Questo fu il primo tentativo di dare una spiegazione neuropsicologica a questo disturbo.
Clinica
La paramnesia reduplicativa è stata menzionata nel contesto di numerosi disturbi neurologici, tra cui ictus, emorragie cerebral, tumori, demenze, encefalopatie e vari disturbi psichiatrici[6].
Il seguente brano, tratto dallo studio di Benson et al., illustra alcune delle caratteristiche principali di questo delirio. Il paziente aveva subito un trauma cranico dopo un incidente domestico. L'impatto aveva causato una frattura al cranio e un danno bilaterale al lobo frontale (sebbene con maggiore severità nel lobo destro) a causa della formazione di ematomi intracerebrali:
Il trasferimento illusorio di uno scenario in un luogo familiare, come ad esempio una casa o una città che il paziente conosce bene, è un sintomo ricorrente in questi casi, in alcune occasioni il paziente può anche credere che si trovi in luoghi più esotici o fantastici (ad esempio, in un caso concreto, Timbuktu)[7] di quelli in cui si trova.
Spiegazioni mediche
Le prime spiegazioni psicodinamiche hanno suggerito che la paramnesia reduplicativa non era direttamente collegata a lesioni cerebrali, ma a negazioni e rifiuti alla malattia. In particolare, secondo Weinstein e Kahn[8], in persone che considerano la malattia come una "imperfezione, debolezza o disgrazia". Altri ricercatori hanno accettato come fattore importante il danno cerebrale, ma suggeriscono che il disorientamento è una "reazione isterica", motivata dal desiderio di tornare a casa[4].
Tuttavia, la maggior parte delle attuali teorie suggeriscono che la malattia è causata da un deficit dei sistemi cerebrali associati con la memoria e la sensazione di familiarità. È interessante notare che questa era la spiegazione originale offerta da Pick, nella quale suggeriva che il meccanismo cruciale era un "attacco convulsivo" che alterava la memoria cosciente[1].
Benson et al.[5] aggiunsero successivamente che i danni all'emisfero destro dei loro pazienti rendevano difficile mantenere l'orientamento a causa di un'alterazione della percezione visuo-spaziale e della memoria visiva, mentre i danni ai lobi frontali rendevano impossibile inibire le false impressioni causate dal disorientamento.
Las investigaciones más recientes han respaldado esta visión,[9] y se han establecido nexos con la literatura sobre el fenómeno de la confabulación, por el que los pacientes parecen evocar falsos recuerdos sin darse cuenta de que son falsos, y que suele asociarse también con daños en los lóbulos frontales. El daño en el hemisferio derecho también se asocia a la anosognosia, un desorden que provoca que los pacientes no sean conscientes de los déficits que sufren como consecuencia de un daño cerebral determinado. Esta falta de conciencia de la propia enfermedad también parece hallarse presente en la paramnesia reduplicativa.
El estudio de un caso concreto ha sugerido una explicación más detallada,[10] que apunta a que el daño en la ruta ventral del sistema visual, que conecta la corteza visual con ciertas áreas del lóbulo temporal, puede provocar la desorientación viso-espacial y las dificultades de integración de recuerdos. Está firmemente comprobado que las áreas temporales (incluido el hipocampo) interactúan con el lóbulo frontal durante la formación y recuperación de recuerdos, lo que proporciona una explicación sobre por qué los daños frontales pueden llegar a causar este trastorno.
Note
- ^ a b Pick A., On reduplicative paramnesia, in Brain, vol. 26, 1903, pp. 242-267.
- ^ (EN) Charles Bonnet's description of Cotard's delusion and reduplicative paramnesia in an elderly patient, in British Journal of Psychiatry, vol. 160, 1992, pp. 416-8, DOI:10.1192/bjp.160.3.416, PMID 1562875.
- ^ (EN) Head H., Aphasia and kindred disorders of speech, Londra, Cambridge University Press.
- ^ a b (EN) Paterson A. e Zangwill O., Recovery of spatial orientation in the post-traumatic confusional state, in Brain, vol. 67, 1944, pp. 54-68, DOI:10.1093/brain/67.1.54.
- ^ a b Benson et al., Reduplicative paramnesia, in Neurology, vol. 26, n. 2, febbraio 1976, pp. 147-51, PMID 943070.
- ^ (EN) Forstl H., Almeida O.P., Owen A.M., Burns A., Howard R., Psychiatric, neurological and medical aspects of misidentification syndromes: a review of 260 cases, in Psychological Medicine, vol. 21, n. 4, 1991, pp. 905-10, DOI:10.1017/S0033291700029895, PMID 1780403.
- ^ Fisher, C.M., Disorientation for place, vol. 39, n. 1, 1982, pp. 33-6, PMID 7055444.
- ^ (EN) Weinstein E.A. e Kahn R.L., Denial of Illness: Symbolic and Physiological Aspects, Springfield, Thomas, 1955.
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