Utente:Robertk9410/Sandbox
Lungo il confine tra il Regno d'Italia e l'Impero Austro-Ungarico furono costruititi tra la metà dell'ottocento e l'inizio del novecento una serie di fortificazione e appostamenti a difesa di una eventuale invasione da nord. Lo stesso fece l'Austria-Ungheria dall'altra parte del confine nonostante l'alleanza di entrambi nella Triplice Alleanza.
Struttura
Regione Lombardia
Regione Veneto
Regione Friuli
Regione Lombardia
Sbarramento Bormio
- Forte Dossaccio
- Batteria Le Motte
- Batteria Monte delle Scale
Sbarramento Poschiavo
- Forte Canalì
- Batteria Croce dei Monti
Sbarramento Tonale-Mortirolo
- Forte Corno d'Aola
- Dosso Prepazzone
Sbarramento Giudicarie
Settore orientale
- Monte Manos
- Forte Valedrana
- Appostamento Antegolo
Settore occidentale
- Forte Rocca d'Anfo
- Forte di Cima Ora
- Appostamento di Monte Brele
- Tagliata Statuto
Regione Veneto
Settore Peschiera
- Forte Isola Trimelone
Settore Val d'Adige
Gruppo Bocchetta
- Forte Bocchetta di Naole
- Forte M. Cima Grande
Gruppo Chiusa-Rivoli
Settore Sinistra Adige
Gruppo Masua
- Forte Masua
- Batteria Masua
- Forte M. Tesoro
Gruppo S. Viola
- Forte Santa Viola
- Batteria Monte delle Tre Croci
- Batteria Monte Griggi
Gruppo S. Briccio
- Forte San Briccio
- Batteria Monticelli
Sbarramento Agno-Assa
1°Settore Schio
- Forte Monte Enna
- Forte Monte Maso
- Tagliata Bariola
2°Settore Arsiero
- Forte Campomolon
- Forte Cornolò
3°Settore Asiago
Sbarramento Brenta-Cismon
Sbarramento Cordevole
- Tagliata di Sasso di S. Martino
- Batteria alta di Sasso S. Martino
Fortezza Cadore-Maé
Regione Friuli
Fortezza Alto Tagliamento-Fella
- Osoppo
Fortezza Medio Tagliamento
Fortezza Basso Tagliamento
Bibliografia
- Massimo Ascoli, Fluvio Russo: La difesa dell'arco alpino 1861 - 1940, Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico, Roma 1999.
- Walter Belotti: Le batterie corazzate. I sistemi difensivi e le grandi opere fortificate in Lombardia tra l'Età Moderna e la Grande Guerra, Brescia 2009 ISBN 978-88-904522-0-8
- Robert Striffler: Da Forte Maso a Porta Manazzo. Storia sulla costruzione e impiego dei forti delle batterie italiani dal 1883 al 1916. Edizioni Atelier Grafico, Schio 2015.
Note
Collegamenti esterni
- http://www.valstagna.info/index.php/cultura/2081-la-fortezza-brenta-cismon-e-la-grande-guerra-nel-canale-di-brenta
- http://www.sanmartinoba.it/UnaVoltaForteSanBriccio.htm
Torpedine semovente Rossetti (Mignatta) | |
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Descrizione | |
Tipo | Siluro autopropulso ad aria compressa senza timone |
Impiego | Navale |
Sistema di guida | Manuale |
Progettista | Raffaele Rossetti |
Costruttore | Arsenale di Venezia |
Impostazione | 1918 |
Primo lancio | 1918 |
In servizio | 1918 |
Utilizzatore principale | Regia Marina |
Esemplari | 2 (S.1-S.2) |
Peso e dimensioni | |
Lunghezza | 8 m |
Diametro | 600 mm |
Prestazioni | |
Velocità | 2 nodi |
Motore | Motore ad aria compressa |
Spoletta | Detonatore ad orologeria |
Esplosivo | 2 cariche da 175 kg di tritolo |
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La torpedine semovente Rossetti, anche nota come Mignatta, era un mezzo d'assalto semisubacqueo che fu progettato nella prima guerra mondiale dall'ufficiale del Genio Navale Raffaele Rossetti, da cui prese il nome. La Mignatta fu utilizzata nell'Impresa di Pola per affondare la nave di battaglia SMS Viribus Unitis.
Il progetto
Rossetti fu l'ideatore principale del progetto. Già fino dall'inizio della guerra aveva pensato di realizzare un mezzo offensivo che, trasportato all'interno di una base navale nemica, avrebbe potuto causare la distruzione a sorpresa di unità navali nemiche.[2]
Nel novembre 1915 espose verbalmente la sua idea, seguito poi da un pro-memoria scritto, all'ammiraglio Del Bono, allora comandante in capo del dipartimento della Marina Militare di La Spezia. In tale pro-memoria abbozzava la possibilità che un uomo trascinato da un galleggiante con un motore ad aria compressa poteva penetrare di notte in una base navale nemica senza essere scoperto e dopo aver superato gli sbarramenti a protezione della stessa per poi svolgere un'azione di sabotaggio. Per fare ciò si doveva risolvere però alcune problematiche tecniche come la scelta del propulsore adatto e la manovrabilità del mezzo. Inoltre erano da studiare alcuni aspetti che riguardavano l'operatore stesso, la posizione più conveniente dell'uomo rispetto al galleggiante, la resistenza fisica in acque fredde, il problema di orientarsi e di sfuggire alla vigilanza nemica nonché le problematiche inerente l'attraversamento degli sbarramenti nell'oscurità. Nel pro-memoria Rossetti chiedeva di poter eseguire alcuni esperimenti con un siluro B 57 e un vestito da palombaro senza elmo concludendo che lo sforzo richiesto sarebbe stato minimo e in caso di insuccesso le "perdite" limitate ad un solo uomo più l'apparecchio che era però di limitata importanza e costo.[3]
Ma solo un'anno dopo, nell'ottobre 1916, Rossetti ottiene la via libera per eseguire degli esperimenti con due siluri B 57 e nel 1917 iniziò a studiare seriamente un mezzo adatto sulla basse del siluro B 57 modificandone alcuni parti. Gli esperimenti con il B 57 iniziarono segretamente nel giugno 1917 nel Arsenale militare marittimo della Spezia e si portassero fino al marzo 1918. Il siluro B 57 su cui lavorò Rossetti si trova oggi nella Facoltà di ingegneria dell'Università di Genova.[4]
Nel marzo 1918 Rossetti informò con un dettagliato rapporto l'ammiraglio Cagni comandante della base navale di La Spezia sui risultati ottenuti. L'ultimo esperimento fu eseguito il 9 marzo con un siluro B 57 con eliche ingrandite e con una valvola aggiunta per la regolare manualmente la velocità. Nel suo pro-memoria Rossetti chiedeva ulteriori modifiche da apportare al progetto sostituendo principalmente il siluro B 57 con un siluro del tipo Schneider A 115/450, prodotto dalla omonima fonderia bellica francese di Le Creusot, perché quest'ultimo disponeva di un maggiore serbatoio d'aria. Inoltre prospettava di aggiungere un ulteriore secondo serbatoio aumentando così notevolmente l'aria disponibile per manovrare il mezzo. Rossetti concludeva il rapporto con la convinzione che il suo progetto doveva portare ad un successo e chiedeva che fosse lui stesso l'esecutore di una eventuale azione.[5]
Ai primi di aprile fu il capo di stato maggiore della marina e comandante in capo delle forze navali Paolo Thaon di Revel a incoraggiare ulteriori prove e ordinò il trasferimento di Rossetti presso il comando in capo di Venezia.
A metà aprile del 1918 iniziarono, segretamente, i lavori a La Spezia sotto la direzione di Rossetti stesso. In luglio la "Mignatta" era pronta e fu trasferita nell'Arsenale di Venezia. Vennero costruiti due esemplari, il S1 e il S2.[6] Un esemplare è esposto nel Museo tecnico navale di Genova.
Descrizione dell'apparecchio
Il torpedine semovente Rossetti era lungo 8 metri e aveva un diametro di 600 mm. Era ideato per portare due persone sopra il livello dell'acqua sul obiettivo da attaccare, differenziandosi così dal progetto iniziale che prevedeva il trasporto di una persona sola.
Le due persone si dovevano sedere a cavalcioni uno dietro l'altro sopra l'apparecchio. In pratica però si preferiva farsi trascinare stando sui due lati e trattenendosi a maniglie fissate appositamente sul cilindro in quanto in posizione seduta il siluro una volta in moto era troppo appopatto e la persona seduto dietro si trovava immerso in acqua fino quasi al collo.[6]
La base dell'apparecchio fu un siluro tipo Schneider modello A.115/450 al quale erano state apportate delle modifiche. L'apparecchio era mosso a propulsione ad aria compressa con due eliche a quattro pale ciascuna. Il serbatoio per l'aria compressa era sistemato all'incirca al centro del mezzo. La pressione dell'aria veniva ridotta da 205 a 130-150 ATA e garantiva un raggio d'azione di circa 10 miglia con una velocità di 2 nodi. Il semovente non disponeva di un timone e doveva essere manovrato dai due operatori che protendendo in fuori braccia e gambe aumentavano così la resistenza all'avanzamento sul lato verso cui si voleva dirigersi.
Il corpo centrale, rivestito di legno fissato con delle cerchiature in rame, era stato prolungato con una sezione a poppa che conteneva oltre una macchina per controllare l'assetto longitudinale anche un congegno per l'autodistruzione del mezzo, composto da una carica con un congegno ad orologeria.
Le due cariche di alto esplosivo da 175 kg ciascuna erano posizionati invece una dopo l'altra nella parte proravia del corpo centrale. Erano sganciabili e dotate di spolette comandati con dei orologi con un limite massimo di 6 ore entro il quale veniva innescato l'esplosione. In pratica si trattava di due torpedine cilindriche appositamente modificate per essere trasportate con l'apparecchio che dovevano essere collocate poi dalle dagli operatori stessi sotto la nave nemica ed attaccati alla nave tramite calamita o elettromagnetico e da cui derivava il soprannome "Mignatta" dell'mezzo. Nell'azione contro la Viribus Unitis la carica fu invece fissata con un pezzo di cima.[6]
L'azione sulla Viribus Unitis
La Mignatta fu utilizzata nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre 1918 nella cosiddetta impresa di Pola contro la nave ammiraglia austro-ungarica Viribus Unitis ormeggiata nel porto di Pola. Per l'azione fu scelto oltre Rossetti anche il tenente medico Raffaele Paolucci che già in precedenza aveva studiato atti di sabotaggio a nuoto. Nell'azione erano coinvolte anche due torpediniere, la PN 65 e 66, che rimorchiarono i due MAS, il 94 e 95, che trasportarono la Mignatta e l'equipaggio Rossetti/Paolucci fino a 1.000 metri dagli sbarramenti di Pola. Dopo aver superato le ostruzioni del porto la Mignatta si avvicinò alla Viribus Unitis e alle 4.45 Rossetti attaccò sotto la chiglia della nave la carica esplosiva impostando l'orologio per l'innesco alle 6:30. Appena ritornato alla Mignatta i due incursori italiani furono poi scoperti. I due decisero di aprire le valvole del loro mezzo a e attivare la seconda carica per non farla cadere in mano nemica prima di essere fatti prigionieri. L'apparecchio di Rossetti una volta abbandonato a se stesso si arrenò in un'insenatura e il sui scoppio provocò l'affondamento del piroscafo Wien che lì era ormeggiato. Alle 6:44 la carica di Rossetti brillò e la Viribus Unitis si inclinò su un lato per affondare poco dopo.[7]
Sviluppo
Il progetto della torpedine semovente Rossetti fu portato avanti durante le due guerre mondiali e portò allo sviluppo del siluro a lenta corsa, abbreviato SLC, conosciuto anche come "maiale", utilizzato poi nella seconda guerra mondiale.
Note
- ^ Fonte: marina.difesa.it
- ^ Sull'affondamento della Viribus Unitis sul sito della Marina Militare
- ^ Tiberio Moro: Viribus Unitis: Ultimo atto Appendice A Primo promemoria all'Amm. Del Bono (1915) anche in pdf [1]
- ^ Sul prototipo B 57
- ^ Tiberio Moro: Viribus Unitis: Ultimo atto Appendice B Secondo promemoria (1918) anche in pdf [2]
- ^ a b c Descrizione mignatta sul sito della Marina Militare
- ^ [3]
Bibliografia
- Tiberio Moro: Viribus Unitis: Ultimo atto in Bollettino d'Archivio italiano, Supplemento al Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, Dicembre 2000