File:Stemma Barattieri di San Pietro.gifDeus et Gladium "fasciato di quattro pezzi, nel due caricato di due dadi (faccia quattro e cinque), nel quattro caricato di un dado (faccia sei), entrambe le fasce di colore azzurro e le restanti, compresi i dadi, d'argento. Il capo, d'argento, caricato di una bandiera rossa alla croce d'argento fluttuante a sinistra, attaccata ad un'asta d'oro posta in banda"
Il 4 novembre 1466, Bianca Maria Visconti, vedova di Francesco Sforza, e il figlio Galeazzo Maria, vendettero a Francesco I Barattieri, figlio del giureconsulto Bartolomeo, le entrate dei dazi che si riscuotevano nel territorio di San Pietro in Cerro[4].Fu così investito del feudo di San Pietro e dei suoi adiacenti[5][6]
Il feudo di San Pietro in Cerro e anche l'odierno comune, portano nello stemma cittadino parte del blasone dei Barattieri, in particolare le due bande orizzontali azzurre con incastonati i tre dadi (simbolo della Famiglia).
Nel 1674 alcuni membri della famiglia avevano ricevuto il titolo comitale "da Ferdinando Maria duca di Baviera e del Palatinato Superiore ed Elettore del Sagro Romano Imperio"[8].
Il 28 ottobre 1678, Ercole e Paolo Emilio Barattieri ottennero dal duca Ranuccio II Farnese la dignità comitale per sé e per i propri discendenti legittimi e naturali[9]
Con Regio Decreto del 20 aprile 1937 Gianfrancesco Barattieri di San Pietro ha ottenuto per sé e per i suoi discendenti maschi il titolo di Conte e Patrizio Piacentino.[10]
Con Regio Decreto del 22 novembre 1934 Warmondo Barattieri di San Pietro ha ottenuto per sé e per i suoi discendenti maschi il titolo di Conte e Patrizio Piacentino.[11]
Con Regio Decreto del 4 giugno 1935 Guido Barattieri di San Pietro ha ottenuto per sé e per i suoi discendenti maschi il titolo di Conte e Patrizio Piacentino. [12]
Lo stemma
Lo stemma dei Barattieri trae origine dai motivi della nascita stessa della Famiglia.
All'interno dello stemma campeggiano tre dadi; essi ricordano il fatto che Nicolò Barattiero, avendo eretto le due colonne in piazza San Marco, ottenne dal Doge di VeneziaSebastiano Ziani di poter tenere banco dei giochi d'azzardo (all'epoca effettuati principalmente con dadi) ai piedi delle stesse.[13]
L'Orsa presente nello stemma della famiglia è un omaggio alla Santa protettrice della Famiglia, Sant'Orsola, le cui reliquie giacciono in un sarcofago nella chiesa di San Pietro in Cerro, per volere della Famiglia stessa.[14]
Col passare degli anni lo stemma di alcuni rami della famiglia si è discostato da quello originale. Al posto dei tre dadi sono stati sostituiti tre triangoli; il motivo di questo cambiamento è da ricercarsi nella volontà di "rinnegare" le origini poco nobili del famiglia (il gioco d'azzardo) e rivestirle con un'aura di "sacralità" (i tre triangoli richiamano la Trinità).
Arma
Scudo sannitico, fasciato di quattro pezzi, nel due caricato di due dadi (faccia quattro e cinque), nel quattro caricato di un dado (faccia sei), entrambe le fasce di colore azzurro e le restanti, compresi i dadi, d'argento. Il capo, d'argento, caricato di una bandiera rossa alla croce d'argento fluttuante a sinistra, attaccata ad un'asta d'oro posta in banda.
Elmo: a cancelli di tre quarti, a destra con medaglia
Svolazzi e bercine: sempre d'azzurro e d'argento
Corona: tra lo scudo e l'elmo, tollerata di Conte. Sopra l'elmo, tollerata di Conte.
Cimiero: Orsa, a destra, con lingua di fuori, tenente la bandiera (vedi sopra)
Il motto
Sotto lo scudo: "Deus et Gladium" (Dio e Spada). Su lista bifida e svolazzante azzurra. Il testo in lettere romane minuscole.
Guido, consigliere del podestà di Bologna Oberto Visconti nel 1206. podestà di Milano dal 1207 al 1209.[17]
Guido, figlio di Alberto, canonico di Bruges, nel 1342 nominato procuratore presso la corte pontificia ad Avignone[18][19]. Istituì un giuspatronato nella chiesa piacentina dei Santi Nazario e Celso, dove fece edificare una cappella dedicata a Sant'Orsola.[20]
Alberico, nipote di Guido, anch'egli giureconsulto presso la curia papale ad Avignone. Nell'agosto del 1342 venne incaricato insieme allo zio Guido Barattieri e a un altro piacentino, Filippo da Cassano, di sostenere le ragioni del vescovo di Piacenza Rogerio presso la corte pontificia.[21]
Traiano (o Travagnino o Travanino), giureconsulto.
Antonio I, figlio di Traiano, giureconsulto, insegnò dal 1398 in poi presso l'università di Piacenza. nel 1417 fu podestà di Cremona[22][23]. Sposò Caterina Anguissola e in seconde nozze Antonia Dulzani.
Bartolomeo I, figlio di Antonio I, giureconsulto, dal 1439 al 1448 fu lettore del Sesto e delle Clementine e successivamente ordinario di diritto civile. Fu insignito del titolo di consigliere ducale a Milano[24]. Autore del trattato di diritto feudale intitolato De feudis e dedicato al duca Filippo Maria Visconti.[25].
Francesco II, figlio di Bartolomeo II, podestà di Milano nel 1542[29], nel 1559 ambasciatore del duca Ottavio Farnese a Venezia. Nel 1541 ottenne dall'imperatore Carlo V la cittadinanza di Milano per sé e per i propri discendenti. Divenne poi arciprete di Monza, dove morì nel 1575[4].
Giovanni Battista (Codogno 1601 - Parma 1677), Ingegnere Camerale del Comune di Lodi, scrisse il famoso trattato "Architettura d'Acque" nel 1656.[30]
Carlo Antonio, (Piacenza 1738 - Milano 1806), fratello di Gianfrancesco, autore di vari trattati tra i quali "Conghiettura sulla superfluità della materia colorata: o de' colori nella luce", "Scoperte sul gran fenomeno della colorazione" "De' colori dissertazione"
Giovanni Battista, conte, patr. di Piacenza tenente generale d'artiglieria e maresciallo in campo degli eserciti di S.M. Cattolica, re di Spagna, e successivamente comandante della città e castello di Piacenza nel 1751.
Dionigi (n. Pinerolo 25 luglio 1855 - m. Piacenza 3 febbraio 1930), conte, patr. di Piacenza cav. di gr. croce, ingegnere, storico, genealogista[31], figlio di Vittorio, commissario di S.M. alla Regia Consulta Araldica. Ha creato una preziosa collezione di carrozze d'epoca ora esposta nei Musei di Palazzo Farnese a Piacenza.[32] Fondatore del Museo del Risorgimento.
Gianfrancesco (n. 11 luglio 1743 - m. 16 gennaio 1802) conte, patr. di Piacenza, matematico, fisico, meccanico, astronomo, musico, architetto[33], ideatore dell'orologio solare e calendario perpetuo nel 1793 ancora prensenti sulla facciata del Palazzo del Governatore a Piacenza, in Piazza Cavalli.[34] Eletto principe dell'Accademia degli Scelti il 25 giugno 1762.[35]
Vittorio, (n. 15 dicembre 1819 in Piacenza, m. 21 maggio 1887 in Milano), conte, patr. di Piacenza, figlio di Paolo Emilio III, maggior generale durante la seconda e la terza guerra di indipendenza nazionale. Comandò, con il grado di Colonnello, il reggimento Genova Cavalleria nella Battaglia di Custoza del 24 maggio 1866Il colonello Vittorio Barattieri di San Pietro carica alla testa del suo reggimento Genova Cavalleria - Battaglia di Custoza - 24 giugno 1866[36][37][38]. Fu decorato della Legione d'Onore di Francia da Napoleone III (1869)[39]
Note
^ Archivio di Stato di Piacenza, Consistenza, su www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it, 16 ottobre 2019. URL consultato l'11 marzo 2023.
^Fondo Archivio Barattieri, atto del 4 novembre 1466 rog. Giacomo Perego, b.O, vol.I, doc.1, ms
^Enclipoedia Storica Nobiliare Italiana del Marchese Vittorio Spreti - Vol.I ed. 1928 - Milano - pag.498
^Memorie storiche della città di Piacenza compilate dal proposto Cristoforo Poggiali, Tomo IX, pag. 138
^A.S.P., Fondo Archivio Barattieri, atto del 2 ottobre 1674, b.M, vol.I, doc.21, ms
^A.S.P., Atto del 28 ottobre 1678, fondo Archivio Barattieri, b.M, vol.I, doc. n.23, ms
^Fondo Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consulta araldica, serie Fascicoli nobiliari e araldici delle singole famiglie, Fascicolo n. 3 (Vittorio Barattieri)
^Fondo Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consulta araldica, serie Fascicoli nobiliari e araldici delle singole famiglie, Fascicolo n. 3 (Vittorio Barattieri)
^Fondo Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consulta araldica, serie Fascicoli nobiliari e araldici delle singole famiglie, Fascicolo n. 3 (Vittorio Barattieri)