La Torre Matilde è un esempio di architettura militare del XVI secolo ed è certamente il monumento storico più rappresentativo di Viareggio.

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La Torre Matilde oggi

Intorno ad essa è nato e si è sviluppato il borgo, sotto la sua protezione si è avviato il traffico commerciale marittimo e nelle sue immediate vicinanze ha avuto inizio la sua attività marinara e cantieristica. E’ impossibile rintracciare la storia della Torre senza ripercorrere, se pur a sommi capi, anche la storia di Viareggio.

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La Torre lignea del 1169

Le prime notizie su Viareggio risalgono alla prima metà del XII secolo (1172), quando i lucchesi con gli alleati genovesi eressero sulla riva del mare un castello Castrum de via Regia in sostituzione di una piccola torre di legno, costruita alcuni anni prima e che aveva funzione di postazione di guardia e di segnalazione.

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Castrum de via Regia

Tuttavia in questi anni ha inizio una serie di combattimenti tra Lucca e Pisa che si contendono il predominio del litorale tirrenico, nonché la conquista delle terre versiliesi, infatti dal 1221 il castello di Viareggio e il territorio circostante ebbero alterne vicende e furono oggetto di contese e di conquiste, per rientrare poi in possesso di Lucca nel 1287. Quando Lucca nel 1441 perse definitivamente il castello di Motrone e il relativo approdo marittimo, il Castello di Viareggio e la modesta foce del canale Burlamacca rappresentarono l’unico sbocco al mare dello stato lucchese. Cessò così l’abbandono in cui era stato lasciato il territorio e furono presi provvedimenti per bonificare la palude circostante, favorire lo sviluppo del piccolo borgo nascente ed incrementare il traffico alla foce del Burlamacca.

A causa del continuo regredire del mare, il Castello di Viareggio si era trovato arretrato di 600 m dalla linea della riva e quindi scarsamente valido per la difesa dello scalo marittimo e dell’attività commerciale che vi si svolgeva, in quanto i magazzini, sorgendo quasi sulla spiaggia, erano facilmente esposti alle eventuali scorrerie dei pirati barbareschi.

Si rese così necessaria ed urgente la costruzione di una nuova opera difensiva che sorgesse nelle immediate vicinanze del mare.

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Posizione del Castello con il regresso del mare

La massiccia Torre di Viareggio, detta impropriamente Torre Matilde (attribuendone erroneamente la costruzione alla Duchessa Matilde di Canossa morta nel lontano 1115) fu fatta costruire dal Governo Lucchese con deliberazione del 5 giugno 1534, in prossimità del fiume Selice ( l’attuale canale Burlamacca), a difesa dei magazzini e del nascente borgo.

L’edificazione della nuova Torre venne eseguita sotto la sovrintendenza di Tommaso Montecatini, Jacopo Arnolfini, Martino Bonvisi e Bernardino Cenami, utilizzando come materiale le bozze di pietra squadrata che si potevano ricavare dalla parziale demolizione del procinto del vecchio castello. Per finanziare i lavori fu stabilito di tassare, per sei anni, con alcune gabelle straordinarie le merci che sbarcavano alla foce di Viareggio.

La costruzione della Torre fu terminata nel 1542, in tempo anche per salutare nel 1541, con botte a salve sparate dalla sua sommità, l’imperatore Carlo V che il 12 settembre sbarcò a Viareggio, (su un improvvisato pontile di legno), diretto a Lucca per incontrarsi con il pontefice Paolo III, dove rimase fino al 18 settembre per poi ripartire da Viareggio alla volta di La Spezia.

Nel 1544 tutti i debiti contratti per la costruzione della Torre furono pagati e allora venne ordinato all’uffizio sopra la torre di dare inizio all’opera di fortificazione del piccolo borgo con la costruzione di una “cortina di muraglia intorno ai magazzeni di Viareggio secondo il disegno fatto”.

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Progetto per la realizzazione della cinta intorno ai magazzini

Nella Torre fu insediata una piccola guarnigione di circa una quindicina di soldati. Nel 1546 il governo assegnò il terreno necessario alla costruzione vicino alla Torre,di un palazzo (la cui costruzione fu terminata nel 1549) destinato ad ospitare il Commissario di Spiaggia, la massima autorità del luogo, che ,oltre ai pieni poteri penali e civili, aveva l’incarico di disciplinare il movimento delle merci che transitavano dal piccolo scalo marittimo. Questo palazzo fu collegato alla Torre mediante un loggiato per permettere al Commissario di rifugiarsi al riparo delle sue spesse mura in caso di eventuali pericolo.

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La casa del Commissario di Spiaggia

Nei primi anni del XVII venne rialzata la costruzione di un’ ulteriore sopraelevazione; quest’ ultimo piano venne dotato di un campanile a vela sul quale furono installate due campane, la più grande delle quasi fusa da Francesco Azzi nel 1699, recava iscrizione : TEMPORIS ALMA PARENS MODERATRIX FACTA SONANTIS. ADSIS IN AUXILIUM MORTIS UT HORA VENIT AES MONET QUOD EST CREBRIUS PERCUTIT UT ET PULVEREM RADDAT . Non prima del 1703 anche l’orologio pubblico che si trovava nella facciata del palazzo del Commissario fu traslato sulla sommità della Torre.

Al funzionamento e mantenimento dell’orologio era incaricato un paesano stipendiato dalla Comunità. Per il servizio pubblico reso dall’orologio ogni famiglia viareggina pagava una tassa annua di 4 soldi.

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Veduta di Viareggio nella prima metà del XVII sec.

Nel 1748 il Consiglio lucchese decretò che tale computo venisse assolto dai soldati di servizio nella Torre. Nei primi anni del 1700 il mare si era ulteriormente ritirato, lasciando scoperto un tratto di spiaggia dove furono tracciate le aree per le nuove costruzioni. La linea di riva all’incirca all’altezza dell’attuale via S.Andra e la Torre non era più capace di offrire una adeguata protezione del borgo e delle attività sul canale che venne realizzato nel 1788.

In quegli anni un avvenimento straordinario interessò Viareggio, impressionando e gettando nel panico la popolazione, che ne fissò il ricordo in modo indelebile nella propria memoria collettiva con un misto di sgomento e forte sentimento di fede cristiana.

Il tutto avvenne il 15 aprile 1780, quando una terribile tempesta si scatenò su Viareggio e sulla campagna circostante. Mentre vento e grandine imperversavano, il cielo si oscurò ed un buio innaturale calò sulla città devastata, a tratti solo squarciato da lampi e fulmini. Nel silenzio irreale rotto solo dal fragore dei tuoni un fulmine colpì la Torre, proprio vicino al deposito della polvere da sparo, causando la morte di un soldato che perse la vita precipitando, forse per lo spostamento d’aria, da una finestra della Torre. Fortunatamente le polveri non esplosero e la tragedia venne solo sfiorata. Il popolo atterrito dalla furiosa tempesta si riunì nella chiesa della SS. Annunziata e pregò affinché si placasse la violenza dell’uragano. Per questo fu celebrata la santissima messa, furono recitati salmi penitenziari e fu esposto il SS. Sacramento. Di lì a poco sul piccolo borgo scese nuovamente una calma rassicurante. Nel giorno seguente si adunò la comunità di Viareggio e fece voto che ogni anno, in perpetuo, fosse celebrato il giorno 15 aprile in ricordo della grazia ottenuta per la cessazione della tremenda burrasca, dando origine alla tradizionale festa del Voto di Comune; così venne stabilito il Voto, come è possibile leggere nel Registro delle Sedute della Comunità di Viareggio.

Il voto fu celebrato ogni anno fino al 1808, quando ne fu decisa la soppressione, ma nel 1821 il Presidente della Sezione di Viareggio chiese al Governatore, a nome di tutto il popolo, di ripristinarlo.

Con la costruzione del fortino sul canale Burlamacca venne ridotta la funzione difensiva della Torre che continuò a servire come posto di vigilanza diurna e notturna sia per ragioni militari (nel caso di presenza nelle acque di navi barbaresche, oltre al suono della campana, sulla Torre doveva essere issata una bandiera giallo-nera, si doveva sparare un colpo di cannone, lanciare razzi e fare delle fumate) che per motivi civili, come l’avvistamento e la segnalazione degli incendi e la convocazione tramite il suono delle campane delle adunanze del Parlamento della Comunità.

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Il fortino costruito nel 1788

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Ma essa servì anche per preservare la salute pubblica, come nel caso del dicembre 1810, quando al suono delle campane della Torre tutti i fanciulli vennero condotti alla residenza municipale per essere vaccinati dal chirurgo di Corte. Nei primi anni dell’Ottocento la Torre fu anche adibita, per la prima volta, a carcere, anche se non venne dichiarata adatta a ospitare “criminali”, ma solo detenuti per debiti civili e per motivi di correzione di polizia. La spesa dello stipendio al custode delle carceri era a carico della Repubblica di Lucca e ammontava a 144 scudi annui. Gli eventi alterni della dominazione francese nel Ducato, coinvolsero Viareggio ed in particolare la Torre, dove vennero ospitati molti prigionieri tradotti da altre città e un elevato numero di disertori che transitarono sotto scorta armata per Viareggio.

La Torre, data la sua limitata capienza, non poté contenere tutti i prigionieri, per cui si dovettero cercare altri locali da adibire a carcere per i detenuti di passaggio; inoltre la Torre, nonostante il suo aspetto massiccio ed austero si dimostrò poco “sicura” e molti furono i casi di evasione che si verificarono. Nel 1810 sulla Torre fu anche istallato un punto di segnalazione semaforica : Il telegrafo, per comunicare con gli altri paesi del litorale. La di posizione venne comunicata alla Maire di Viareggio dal Ministro dell’interno, con un dispaccio che così recitava : dovendo il Telegrafo, essere stabilito sopra il litorale Italico, ella darà gli ordini che ravviserà necessari affinché non venga recato alcun disturbo né opposizione ai costruttori della Torretta che deve essere collocata nella camera della Torre di Viareggio. Nel 1812 le carceri della Torre erano così ripartite : primo piano : 1 sala di disciplina per la gendarmeria, 1 sala per i detenuti civili, 1 sala per qualunque bisogno; secondo piano : 3 carceri per i criminali; terzo piano : 3 carcere per i criminali.

La Torre ebbe il suo momento epico nel dicembre del 1813, quando le truppe anglo-sicule sbarcarono a [[Viareggio] ed invasero Lucca. In quell’occasione la guarnigione della Torre, al comando di Ippolito Zibibbi, nulla poté contro la schiacciante superiorità del nemico e fu costretta a rinunciare a qualsiasi azione militare e a ritirarsi a Lucca, con l’intento di portare un contributo alla difesa di quella città. L’evolversi degli eventi vide gli inglesi entrare in Lucca senza incontrare nessuna resistenza da parte delle truppe che dovevano difendere le mura lucchesi.

Gli inglesi occuparono militarmente Lucca, ma dopo due giorni furono costrutti ad abbandonarla per il sopraggiungere di nuove forze francesi. Si ritirarono nuovamente su Viareggio e dopo aver avuto uno scontro con i napoleonici presso l’attuale ponte di Pisa riuscirono comunque ad imbarcarsi sui loro legni a prendere il largo. Per non aver difeso Viareggio, Zibibbi fu condannato a morte, pena poi tramutata in carcere a vita da scontarsi nel forte di Piombino.

Questo episodio che palesò, pur con le dovute attenuanti, la scarsa efficienza difensiva del fortilizio viareggino, decretando indirettamente la fine della struttura quale presidio militare per avviarla all’esclusivo ruolo di luogo di detenzione.

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Scorcio della Torre nei primi dell'800

Nel 1816 il servizio della Torre, fino allora assolto dalla compagnia guardiacoste, venne demandato a carico della Comunità che si trovò così gravata di un onere finanziario di non poco conto, date le esigue finanze locali. Intanto Viareggio, liberata dalla malaria e dai problemi connessi alla presenza della vasta palude circostante, a seguito della bonifica dello Zendrini, inizio ad assumere importanza e ad ampliarsi.

Nel 1819 la duchessa Maria Luisa di Borbone decretò la costruzione della prima darsena, la Darsena Lucca; nel 1820 elevò Viareggio al rango di Città ed emanò un decreto che regolamentava e incrementava lo sviluppo edilizio del paese. Viareggio era un enorme cantiere di lavoro con una grande necessità di mano d’opera che fu anche reperita utilizzando i carcerati ed i forzati. Secondo le disposizioni di quel tempo i carcerati e i detenuti dovevano lavorare per rimborsare in parte quanto veniva speso per il loro mantenimento e per la custodia. I lavori previsti erano esterni o interni al luogo di pena. Fra quelli interni figurava la filatura di lino, canapa e lana e la lavatura e stiratura della biancheria.

I lavori esterni consistevano nell’escavazione dei fossi, canali, manutenzione delle strade, edifici pubblici e altri lavori utili alla comunità.

A Viareggio i forzati vennero impiegati in numero elevato, alloggiati nella torre e in un’area attrezzata allo scopo, all’esterno delle mura, per l’escavazione della darsena, per la manutenzione delle strade ed inoltre realizzavano manufatti che venivano venduti nei negozi del paese. Venti guardie avevano il compito di sorvegliare i forzati e scortarli al luogo di lavoro. Nel 1823 la Torre venne destinata esclusivamente a Bagno dei forzati e le carceri furono trasferite a Camaiore.

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Pianta dei Bagni forzati.

Questa funzione fu mantenuta fino al 1847, quando il Bagno dei forzati fu soppresso.

Il 1847 fu caratterizzato da un continuo aggravarsi della situazione politica ed economica in tutto il Ducato di Lucca con il conseguente scoppio di rivolte e sommosse, tanto che nel 1848 a Viareggio venne insediata la Guardia Civica, proprio nei locali della Torre dove rimase fino al suo scioglimento nel maggio del 1849. Nel [1850]] la Torre fu adibita a carcere pretorile e nel 54 accanto fu costruita la casa del custode; la Torre era diventata definitivamente Carcere, la cui capienza ufficiale era di 6 celle, dai nomi convenzionali di : Pontida, Napoli, Mantova, Venezia, Solferino e Legnano. Esse potevano contenere fino a 6 detenuti per stanza. Delle 6 celle, inoltre, tre erano adatte per ospitare “detenuti pericolosi”.La Torre mantenne questa funzione fino alla Seconda guerra mondiale.

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La Torre nei primi del 1900

Dal 1945 la Torre è rimasta chiusa, inaccessibile ed inutilizzata, custode di se stessa, fino al 1969 anno in cui cessò lo stato di totale abbandono in cui era stata lasciata ed iniziarono, da parte della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Pisa, i lavori di restauro che, ripresi nel 1975 ed ultimati nel 1982, restituirono lo storico monumento alla città di Viareggio. Gli interventi programmati in funzione di uno scrupoloso restauro conservativo hanno permesso di portare alla luce la struttura originaria della fortificazione, cancellando i numerosi lavori di suddivisione di spazi, superfetazioni e modifiche interne, che negli anni erano stari resi necessari dalle diverse utilizzazioni e destinazioni d’uso che hanno interessato la Torre. La Torre, dopo l’inaugurazione ufficiale del 30 aprile 1983, che permise, nei pochi giorni che rimase aperta al pubblico, di essere visitata da quasi tutta la cittadinanza, ha assunto il ruolo di contenitore culturale ed ospita tutt’oggi prevalentemente esposizioni di artistiche.