Neuroscienze cognitive

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La neuroscienza cognitiva è una disciplina scientifica nata all'inizio negli anni '80 ad opera di alcuni studiosi dell'Università di Harvard[1] e dall'inizio della pubblicazione del Journal of Cognitive Neuroscience, stampato dalla MIT Press[2]. I grandi svilupppi d questa disciplina si legano a quelli dell'ingegneria informatica, capace di produrre oggi macchine sempre più efficienti, di dimensioni ridotte e a prezzi accessibili. Oggi infatti molti istituti di ricerca nel mondo sono in grado di procurarsi tali macchine, conducendo ricerche sempre più sofisticate e potendo simulare in reti di neuroni artificiali (frutto della modellizzazione connessionista) attività cognitive (quantomeno computazionali) assai simili a quelle umane.

Insieme a questo tipo di ricerca la neuroscienza cognitiva ha potuto estendere l'indagine diretta sul cervello umano per mezzo di due strumenti potenti e dai risultati sorprendenti: la tomografia ad emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica per la visualizzazione funzionale (FMRI). La rivoluzionaria importanza di questi strumenti rispetto alle precedenti metodologie fisiologiche sta nel fatto che rendono possibile indagare il cervello umano o animale nella sua assoluta integrità, senza alcuna invasività e senza alcuna interferenza con le normali funzioni cerebrali.

Note


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