Nicolò Raguseo (in croato Nikola Božidarević) (Cattaro ?, 1463 ca. – Ragusa, 1517), dalmata di nascita, è stato uno dei più importanti pittori rinascimentali della Repubblica di Ragusa.

Vita

Fino agli inizi del XX secolo, pochissimo si sapeva della vita di Nicolò Raguseo: di lui si conosceva unicamente la firma su due quadri, apposta nelle forme Nicolo Raguseo e Nicolaus Rhagusinus. Tramite l'analisi comparata, si era riusciti ad identificare altre opere dovute alla mano dello stesso artista, ma nulla più.

Nel 1917 l'allora ricercatore dell'Archivio di Ragusa Karlo Kovać riuscì a dimostrare che il padre di Nicola era il pittore di Slano (una piccola località a sud di Ragusa) Božidar Vlatković. Fu il punto d'inizio per una proficua ricerca archivistica, che diede i suoi frutti e pure un nuovo nome all'artista, ribattezzato in croato Nikola Božidarević, e cioè "Nicola di Božidar".

Božidar Vlatković aveva lasciato la natia Slano nel 1462, per entrare come lavorante in una bottega artistica di Ragusa. L'anno seguente fu apprendista presso il cattarino Lorenzo Marini (in croato noto col nome di Lovro Dobričević Marinov), per il quale stava probabilmente lavorando a Cattaro quando gli nacque il figlio Nicola.

Nel 1470 Vlatković aveva già acquisito una fama sufficiente per aprire una propria bottega a Ragusa, ove è molto probabile che il figlio mosse i primi passi nel mondo dell'arte.

Nel settembre del 1476 il giovane Nicolò risulta apprendista del maestro raguseo Petar Ognjanović, che gli promette in cambio vitto, alloggio, ammaestramenti e - alla fine del praticantato - una somma di 1000 iperperi, un mantello e gli strumenti del mestiere.

Qualcosa fece però ritornare i due artisti sui loro passi, tanto che il 6 gennaio 1477 il contratto viene annullato di comune accordo: il giovane Nicolò partì quindi per l'Italia, ritornando a Ragusa solo nel 1491.

Si è ipotizzato che nel suo lungo periodo italiano egli abbia lavorato con i maestri della scuola di Murano, che ebbe nei Vivarini i suoi massimi rappresentanti. Fu anche influenzato anche dall'opera dei fratelli Carlo e Vittore Crivelli, oltre che dal Carpaccio. Sulla base dell'analisi delle sue successive opere ragusee, si ritiene che molto probabilmente avesse studiato gli affreschi del Perugino e del Pinturicchio a Roma.

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