Site Rigel
Site Rigel è il nome di una installazione militare statunitense situata nel territorio comunale di Naz-Sciaves nei pressi della città di Bressanone, in Alto Adige.
Il sito fu utilizzato come deposito di "munizioni speciali" (sinonimo per munizioni nucleari) dell'Esercito statunitense destinate anche all'impiego da parte di reparti italiani e NATO in caso di conflitto.
A questo sito fu dato il nome in codice "Rigel".[1]
Cenni storici
Quando nel 1955 l’Austria si dichiarò neutrale nella Guerra Fredda, gli Stati Uniti trasferirono i 10.000 soldati di stanza oltralpe in territorio italiano, ed una minima parte di questi vennero destinati a questo sito.
L'area era suddivisa in due parti; a ovest si trovava la zona "italiana", mentre a est si trovava quella soggetta all'amministrazione americana, una zona enclave di 10,6 ettari, dove neanche gli Alpini potevano accedere. Qui si trovavano le forze del 28th Field Artillery Detachment. Il complesso sorge a poco meno di due chilometri dalla caserma "Giovanni Ruazzi" di Elvas, dove dal 1 ottobre 1975 era stanziato il 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" (proveniente dal 9º Gruppo artiglieria pesante "Rovigo").
Il complesso era formato da un corpo di guardia principale(ora demolito)posto sulla strada proviciale di Naz-Sciaves da cui si dipana una stradina 200 m. ,all'epoca chiusa da una sbarra,che porta ad un cancello di una prima recinzione. Superato il cancello si troava la sbarra e la garitta n°5 (ora demolita) a sinistra dopo un campo con porte da calcio era posto il deposito "italiano" chiamato polveriera nazionale composto da un corpo di guardia con 4 garitte messe agli angoli di una doppia rete di recinzione a quadrato,di fronte una riservetta munizioni per la forza di guardia mentre a destra la parte "americana"chiamata polvriera NATO,in doppia rete di recinzione con 4 garitte(ora demolite)dove oltre ad un cancello vi era anche un tornello. L'intera zona comprendeva un paio di capannoni, due bunkerdetti igloo denominati Indio e Juliette, alcune palazzine, più rampe missilistiche a corta e lunga gittata che potevano servire, ad esempio, al crollo del Ponte Europa nei pressi di Innsbruck in Tirolo, nel caso di un'offensiva del Patto di Varsavia. I missili custoditi erano di tipo MGR-1 "Honest John", ovvero un missile balistico tattico, che può alloggiare armi di tipo convenzionale ma anche di tipo nucleare, di massa compresa tra i 2040 e i 2720 kg e gittata tra i 7 e i 48 km.[2]
La base è stata aperta agli inizi degli anni sesanta, e il 31 luglio 1983 gli americani decidero di andarsene, portandosi via il loro materiale utilizzando molteplici viaggi di elicotteri. La base chiuse definitivamente verso la fine degli anni ottanta, ma gli alpini venivano saltuariamente a controllare l'areale fino al primo febbraio 2002, quando anche il reggimento logistico alloggiato nella Ruazzi chiuse i battenti. In seguito l'area venne anche sdemanializzata.[2]
Durante la sua attività era sempre sorvegliata da soldati italiani, coadiuvata da due torrette che emergono ancora oggi dalla base. Molte furono le proteste dei locali durante quegli anni, dove in una intervenne anche l'attuale presidente della provincia Luis Durnwalder. Anche chi si avvicinava troppo, fungaioli o semplici curiosi, si vedevano passare un interrogatorio dopo che passavano nei pressi della base.[2]
Nel settembre 1992 sono stati svolti dal laboratorio provinciale di chimica del dottor Luigi Minach degli accertamenti attorno al perimetro della base per controllare i livelli di radioattività ed eventuali tracce di presenze di plutonio; ora l'attuale sindaco del comune Peter Gasser ha richiesto ulteriori analisi, anche all'interno della base, dato che ora è accessibile.[2]
Altri depositi "speciali" per le forze terrestri
Le munizioni nucleari destinate ad equipaggiare le unità con doppia capacità dell'Esercito Italiano erano custodite oltre che presso il Site Pluto di Longare a Vicenza, che era totalmente sotto il controllo statunitense e fungeva da riserva strategica di teatro oltre che da punto di transito e manutenzione delle testate, anche presso alcuni depositi dell'Esercito Italiano sorvegliati anche da reparti statunitensi. Questi depositi, tutti nel nord-est Italia, si trovavano in prossimità delle caserme che ospitavano i reparti operativi dotati delle artiglierie o dei missili con capacità nucleare, ovvero pronte all'immediato impiego:
- site Algol a Palù di Orsago (TV) associato alla caserma di Codognè;[1]
- site Aldebaran di Chiarano (TV) dipendente dalla caserma di Oderzo;[1]
- site Castor di Alvisopoli (VE), dipendente dalla caserma di Portogruaro[1]
Successivamente, in fase di riorganizzazione, tutto il munizionamento fu riunito nel solo deposito Site Pluto, ad eccezione del Site Algol che fu mantenuto operativo fino al 1992.
Usi futuri
Dato che dal 2010 l'area è nelle mani della provincia, il sindaco dei paesi Peter Gasser ha deciso di trasformare tale area in un parco di divertimento, con la realizzazione di laghi balneabili e zone verdi. Dapprima vi è stato un concorso a cui hanno partecipato 20 studenti dell'Università di Architettura e Ingegneria di Francoforte seguiti dai professori Wolfgang Dunkelau e Jean Heemskerk, che hanno sviluppato ben 12 lavori. Sempre da lle idee del sindaco si propongono due percorsi didattici, uno sulla mela e l'altro sulla guerra fredda.[3]
Leggenda
Secondo un testimone dell'epoca, l'allora capitano James Warren Lieblang dal New Jersey, nella base ospitava 44 ordigni nucleari basate sul plutonio.[2]
Lui stesso si trovava nei pressi della base il 23 luglio 1972, all'epoca ufficale dell'esercito americano, passato dall'altra parte della cortina di ferro, ovvero una spia pagata dall'URSS. Fu trovato dal controspionaggio italiano nei pressi della base a bordo della sua macchina, con una macchina fotografica ed altri documenti definiti compromettenti e di notevole importanza dalla procura.[2]
Note
Bibliografia
- Paolo Cagnan, "I segreti dell'ex base Nato di Sciaves", sul Altoadige, il 7 agosto 2011
- Julia Wiegand, "La guerra fredda in Alto Adige? La base della NATO a Naz-Sciaves", documentario di 27 minuti, 2008. Regia di Greta Mentzel, produzione Miramonte Film, Bolzano, Italy