Gino Bartali

ciclista su strada e dirigente sportivo italiano (1914-2000)
«Oh, quanta strada nei miei sandali / quanta ne avrà fatta Bartali / quel naso triste come una salita / quegli occhi allegri da italiano in gita [...] e vai che io sto qui e aspetto Bartali / scalpitando sui miei sandali / da quella curva spunterà / quel naso triste da italiano allegro»

Gino Bartali (Firenze, 18 luglio 1914 - 5 maggio 2000) è stato un grande corridore ciclista italiano.

Gino Bartali
Casa natale di Gino Bartali a Ponte a Ema (Firenze)

Soprannominato il Ginettaccio, fu grande rivale di Fausto Coppi, il Campionissimo, e la loro rivalità divise l'Italia (sportiva e non, considerate le diverse posizioni politiche dei due) nell'immediato secondo dopoguerra. È celebre (tanto da entrare di diritto nell'immaginario collettivo degli appassionati di ciclismo) la foto in cui si vedono i due ciclisti e rivali che si scambiano una bottiglietta con una bevanda rinfrescante durante una salita. Non è mai stato chiarito se fu Bartali a dare la bottiglia a Coppi, o viceversa; entrambi sostenevano di aver aiutato l'altro.

Nativo di Ponte a Ema, sobborgo fiorentino, Bartali scrisse alcune delle più famose pagine delle corse ciclistiche dell'epoca. La carriera di Bartali, arrivato al successo prima di Fausto Coppi, è stata condizionata dalla seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio negli anni migliori della sua carriera.

Celebre rimase la vicenda del Giro d'italia del 1940. Fausto Coppi era diventato quell'anno professionista e fu subito preso nella squadra di Gino Bartali come suo gregario. Durante una tappa in pianura, davanti a Bartali attraversa la strada un cane, proprio mentre si stava ricongiungendo alla testa della corsa. Cadde e si fece male. Tutti i compagni si fermarono (naturalmente erano dietro di lui) e decisero di aspettarlo scortandolo fino al traguardo. Il proprietario del team decise che ciò non si poteva fare perché diminuiva l'immagine di Bartali e della sua squadra. Prese a caso un gregario che avrebbe avuto il compito di andare a vincere il giro: Fausto Coppi. All'arrivo della tappa Bartali fece i complimenti a Coppi ma gli disse anche, dall'alto della sua esperienza, di averne visti tanti andare forte in pianura e abbandonare il giro in montagna. Da quel momento, per quel giro d'Italia, Bartali era gregario di Coppi. Proprio in una salita sulle Alpi Bartali era davanti di poche decine di metri a Coppi. Coppi aveva fortissimi dolori alle gambe ed era sceso dalla bici con l'intenzione di lasciare il giro. Bartali se ne accorge, torna indietro e si ferma da Coppi. Gli ricorda che i loro genitori hanno avuto difficoltà a subire economicamente la loro passione e per questo non vanno delusi. Bartali prende la faccia di Coppi e gliela mette dentro a della neve per farlo un pò riprendere, lo monta in bicicletta e mentre riparte gli urla: "Coppi sei un'acquaiolo! Ricordatelo! Solo un'acquaiolo!". Bartali intendeva così dicendo (con un fiorentino dell'epoca e oggi non più usato) che chi non beveva un pò di vino, era un uomo di poco valore, appunto un'acquaiolo. A Bartali piaceva mangiare e bere anche prima delle gare, differentemente da Fausto Coppi che stava attentissimo. Coppi vinse il Giro d'Italia del 1940.

La vittoria di Bartali al Tour de France del 1948 - e in particolare la fuga sui Pirenei che gli consentì di vincere la Cannes-Briançon e recuperare gli oltre venti minuti di svantaggio che lo separavano da Louison Bobet - aiutarono a distogliere parte dell'attenzione dall'attentato di cui era stato vittima Palmiro Togliatti, allora segretario del PCI, che aveva prodotto un altissimo livello di tensione politica in Italia. Furono Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti a telefonare allo stesso Bartali per chiedergli caldamente un'impresa epica che potesse distrogliere l'attenzione dell'Italia sull'attentato a Togliatti. Il Ginettaccio rispose che era veramente dura ma ci avrebbe provato.

Importante inoltre la sua attività in favore dei rifugiati ebrei, svolta dal settembre 1943 a giugno 1944, quando compì numerosi viaggi in bicicletta verso Assisi per trasportare documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta, affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati. Ricercato dalla polizia fascista, sfollò a Città di Castello, dove rimase nascosto da parenti ed amici cinque mesi.

Nel 1953 ebbe un incidente stradale che rischiò di lasciarlo senza la gamba destra per cancrena. Dopo pochi mesi però il toscano rientrò in scena alla Milano-Sanremo. Anche se non colse un grande risultato la folla fu tutta per lui.

A Città di Castello, dove passò diversi mesi da sfollato protetto dalla popolazione, volle concludere la sua attività da professionista, correndo in un circuito creato apposta per l'occasione nel 1954.

Nel 1960 aveva ingaggiato nella sua squadra Fausto Coppi, allora in declino, con l'obiettivo di rilanciarlo. Coppi aveva invitato il suo ex-rivale e ora team-manager nel famoso viaggio in Alto Volta che avrebbe finito per costare la vita al campione piemontese, ma Bartali rinunciò volendo passare i momenti liberi da gare con la famiglia, composta dalla amatissima moglie Adriana e da tre figli, Andrea, Luigi e Bianca.

Negli anni seguenti il fiorentino ha via via rarefatto la sua presenza nel mondo del grande ciclismo, non esitando però a lanciare strali contro quelli che sarebbero stati i "mali" di questo sport: il doping, la corruzione e gli ingaggi troppo alti. Nel 1991 condusse alcune puntate del TG satirico "Striscia la Notizia" impiegando una delle sue frasi più celebri "Gli è tutto sbagliato,tutto da riffare!".

Si è spento per cause naturali il 5 Maggio 2000.

Il 25 aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato alla moglie, la Signora Adriana, la medaglia d'oro al valore civile per aver aiutato e salvato tanti ebrei durante la seconda guerra mondiale.

Palmarès

Televisione

Nel 2006 la RAI ha prodotto una mini-serie in due puntate sulla vita di Bartali intitolata Gino Bartali - L'intramontabile, nella quale il campione è stato interpretato da Pierfrancesco Favino.

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Collegamenti esterni


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Predecessore: Vincitore del Tour de France Successore:
1937 - Roger Lapebie 1938 1939 - Sylvere Maes
Predecessore: Vincitore del Tour de France Successore:
1947 - Jean Robic 1948 1949 - Fausto Coppi

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