Utente:Kate Riddle/Sandbox2
Template:Infobox Azienda TELVE fu un'azienda italiana fornitrice di servizi telefonici nel Triveneto. Fu costituita nel 1923, a Venezia, sotto il nome di Società anonima telefonica veneta, da un gruppo di industriali di differenti società telefoniche. Nel 1924 modificò la sua ragione sociale in TELVE - Società Telefonica delle Venezie.[1]
Storia
Premesse
Nel settembre 1923, in seguito alla profonda crisi istituzionale del settore telefonico e alle sempre più pressanti propensioni privatistiche post-belliche, il governo Mussolini decise di affidare a più concessionarie private la gestione della telefonia italiana. [2]
Con il decreto Regio 24 del settembre 1923, il governo concedeva ad enti pubblici, a società o a privati l’esercizio degli impianti telefonici, con un duplice scopo: da un lato sgravare lo stato dalle considerevoli spese di ricostruzione post-bellica non ancora effettuate, e dall’altro realizzare una svolta nella gestione del servizio, conferendogli un assetto più razionale ed efficace. [2]
Si decise, cosi, una suddivisione del territorio in cinque grandi zone, comprendenti sia impianti urbani che interurbani di minore importanza, da affidare ad altrettante società private. Queste avrebbero dovuto assorbire le concessionarie preesistenti, e creare una sesta concessione per gli impianti interurbani principali. Le cinque zone furono: [3]
- 1a zona: Piemonte e Lombardia; Stipel
- 2a zona: Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Fiume e Zara; TELVE
- 3a zona: Emilia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise; TIMO
- 4a zona: Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna; TETI
- 5a zona: Italia meridionale e Sicilia; SET
La gara d'appalto fu indetta per il 19 settembre 1924. La "Società Telefonica delle Venezie" (TELVE), un consorzio di società preesistenti rappresentante i maggiori industriali telefonici dell’area, si aggiudicò quella per la seconda zona.
La TELVE partecipò alla gara in solitaria a causa dell’iniziale disinteresse della SADE, compagnia elettrica della zona che tuttavia in seguito entrò nelle partecipazioni azionarie della società telefonica veneta, ed alle valutazioni negative dei grandi gruppi bancari concentrati sulle due aree principali e totalmente disinteressati ad una zona prevalentemente agricola con pochi impianti sulla quale avrebbero dovuto effettuare onerosi investimenti per mantener fede agli impegni presi con il governo.
Fu ben presto evidente al gruppo dirigente della TELVE che gli investimenti da affrontare sarebbero stati superiori alle capacità finanziarie della società la quale, dopo una serie di fallimenti iniziali nel reperire le risorse necessarie, avviò con successo una trattativa con un gruppo bancario svizzero ottenendo un fido di 12 milioni di lire.
Nascita della società ed attività
Nell'ottobre 1924, presso lo studio del notaio Emilio Piamonte di Venezia, si riunirono diversi industriali aventi interessi nel ramo telefonico:
- il conte Uberto Cattaneo, industriale e gerente della Società telefonica Alto Veneto, con sede in Pordenone, nonché presidente della Società anonima padovana per il telefono;
- Cesare Calandri, industriale che in nome proprio interveniva quale legale rappresentante e firmatario della Società in nome collettivo "A. e C. Calandri", con sede in Treviso;
- Giuseppe Lacchin, presidente della Società Telefonica Alto Veneto;
- Giuseppe Amadio, anch'egli rappresentante della Società telefonica Alto Veneto;
- Roberto Carsana della Società anonima padovana per il telefono, che interveniva tanto in proprio che per delega e in rappresentanza di Giuseppe Zanchi, banchiere in Bergamo.
Questi esponenti dell'industria telefonica veneta erano in quella sede rappresentanti e portatori dell'intero capitale, pari ad un milione di lire, della Società anonima Telefonica Veneta, con sede a Venezia e avente per oggetto l'industria e l'esercizio dei telefoni, telegrafi ed applicazioni elettriche ed affini. Questa società si era costituita il 6 marzo 1923, con rogito del notaio Carlo Candiani di Venezia. Nell'ottobre 1924, essi decisero di costituirsi in assemblea straordinaria e di dare un nuovo nome alla società: Società Telefonica delle Venezie, con sede in Venezia.
Il capitale sociale di un milione di lire fu così composto:
- Template:Numero lire erano intestate ad Uberto Cattaneo;
- Template:Numero lire rispettivamente a Giuseppe Zanchi, Giuseppe Lacchin e Cesare Calandri;
- Template:Numero lire a Roberto Carsana, Giuseppe Amadio, Giuseppe Benvenuti;
- Template:Numero alla Società dell'alto Veneto, rappresentata da Antonio Tamai e Paolino lem;
- Template:Numero ad Uberto Cattaneo per la Società padovana;
- Template:Numero a Cesare Calandri, in rappresentanza della Società Calandri.
Nel novembre 1924, accanto agli originari consiglieri, ossia Cattaneo, Calandri, Lacchin, Amadio, Benvenuti, Lucci, furono nominati Antonio Tamai, Paolino lem, Stefano De Stefani, Nino Tempini. Trovati i finanziamenti, uno dei primi problemi che dovette affrontare la società fu la ricerca di un partner tecnologico per la realizzazione dei nuovi impianti e delle nuove centrali automatiche che l’impresa intense installare sul territorio con il duplice scopo di ammodernare l’inefficiente rete acquisita e ridurre gli investimenti futuri.
Questo partner avrebbe dovuto garantire, oltre all’innovazione tecnologica, la fornitura esclusiva dei materiali per l’installazione e la manutenzione di reti e centrali automatiche sul territorio italiano. A condurre le trattative fu il presidente della società Cattaneo che, dopo un primo fallimento nella trattativa con la statunitense “Telephone and Telegraph” per l’utilizzo esclusivo dei moderni apparati “Strowger Automatic”, si rivolse a Siemens ottenendo la tecnologia per la realizzazione di quelli che all'epoca erano i moderni impianti della società tedesca, ma non l'impiego esclusivo degli stessi sul territorio italiano.
La società non iniziò il suo percorso come pianificato inizialmente e la perdita dell’esclusiva sugli impianti della statunitense “Telephone and Telegraph” modificò i progetti di Cattaneo e Calandri. Inoltre l’accordo con la Siemens diede spazio, per via del consistente impegno economico che l’azienda avrebbe dovuto affrontare, all’ingresso nella stessa della SADE, principale gruppo elettrico della zona. L’ingresso della SADE in seguito aprì le porte alla SIP per l’acquisizione della società.
Struttura organizzativa
La struttura organizzativa della TELVE, grazie alle relativamente modeste dimensioni della stessa, era semplice ed espressione delle radicate convinzioni dei piccoli concessionari che l'avevano fondata.
Nella società i principali esercizi si equivalevano e tutti indistintamente si affidavano direttamente agli uffici della direzione generale. Questo garantiva una maggiore efficienza degli esercizi che avevano un canale diretto con la direzione generale, ma al tempo stesso maggiore autonomia operativa degli stessi che spesso portava a grandi differenze organizzative tra un esercizio e l’altro.
La TELVE si concentrò prevalentemente su tre centri importanti: Venezia, Trieste e Padova, dove fu installata la nuova centrale automatica Siemens capace di Template:Numero numeri, mentre nei centri minori continuò ad utilizzare i vecchi apparati a batteria centrale.
Un’altra zona ritenuta di particolare importanza per TELVE fu quella delle regioni montane del Cadore e del Trentino, che comprendeva centri turistici bisognosi di un servizio telefonico efficiente.
Nonostante i numerosi investimenti e le moderne tecnologie Siemens impiegate, come ad esempio i nuovi centralini automatici per le zone montane, l’incremento del numero di abbonati non rispecchiò le aspettative aziendali per cui dopo tre anni la società si trovò nuovamente in difficoltà finanziarie. Tra le cause,il fattore territorio non fu attentamente valutato al momento della gara d’appalto e in seguito influì negativamente sull’aumento del numero di abbonati e sul conseguente sviluppo della società. La scarsa densità abitativa delle città e la predominanza di zone rurali costrinsero l’impresa a consumare energie e risorse per l’implementazione delle singole linee, disincentivando l’automatizzazione la quale non fu ritenuta conveniente per gli apparati periferici.
All’inizio del 1928, nonostante gli onerosi investimenti effettuati, la TELVE risultò essere sia la concessionaria meno automatizzata sia quella con la più bassa crescita del numero di abbonati a partire dal 1925.
Difficoltà finanziarie ed acquisizione
Nel 1928 avvenne la morte di Cattaneo, uomo di punta e presidenteo. Questo evento e le difficoltà finanziarie in cui la società versava fin dall’inizio favorirono la progressiva acquisizione della TELVE da parte della SIP - Società Idroelettrica Piemontese (SIP).
Già peraltro in possesso di un proprio pacchetto azionario della TELVE, la SIP iniziò la scalata acquisendo un consistente pacchetto azionario della SADE, ottenuto con la cessione delle azioni della SIET a quest'ultima.
Nonostante l'acquisizione ed il cambio dei vertici aziendali, non ebbero successo i tentativi di uniformare la struttura organizzativa della TELVE alla rodata struttura della società di Gian Giacomo Ponti a causa dell’enorme differenza operativa tra un esercizio e l'altro. La TELVE restò ultima nello sviluppo rispetto alle altre telefoniche del gruppo SIP.
Note
- ^ Chiara Ottaviano, Temi e questioni, in L’Italia al telefono. Società imprese tecnologie, a cura di Chiara Ottaviano, Cd Rom, Telecom Italia- Progetto Italia, Archivio storico Telecom Italia, 2004
- ^ a b Marica Marica Spalletta, La Liberalizzazione dei servizi di informazione telefonica e le strategie comunicative dei nuovi operatori (PDF), su eprints.luiss.it, 2006, p. 7. URL consultato il 16 novembre 2012.
- ^ Eugenio Occorsio, Reti: quali regole? La questione-base dello sviluppo italiano, su books.google.it, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2007, p. 121. URL consultato il 16 novembre 2012.
Bibliografia
- 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero Brezzi. Franco Angeli editore
- 1993 (2ª edizione) SIP: impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane / Bruno Bottiglieri. Franco Angeli editore
- Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963.
- Bianucci Piero: Il Telefono, la tua voce, Firenze, Vallecchi, 1978.
- Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990.
- Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori Riuniti, 1978.
- Caligaris Giacomina: L'industria elettrica in Piemonte dalle origini alla prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1993.
- Carli Guido: Intervista sul capitalismo Italiano, Roma-Bari, Laterza, 1977.
- Castagnoli Adriana: La crisi economica degli anni trenta in Italia: il Caso della SIP, in «Rivista di Storia Contemporanea» Luglio, 1976.
- Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642.
- Castronovo Valerio: L’industria Italiana dall’800 ad oggi, Milano, Mondatori, 1980. Molteni Francesco: Le concessioni Postali e di Telecomunicazioni, Milano, A. Giuffrè, 1960.
- Pavese Claudio: Il processo di elettrificazione tra ottocento e novecento, in Vincenzo Ferrone (a cura di Torino energia), Archivio Storico della Città di Torino, Torino, 2007.
- Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990.
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