POGLIO

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Camillo Benso di Cavour

Presidente del consiglio dei ministri del Regno d'Italia
e ministro degli Esteri
Durata mandato23 marzo 1861 –
6 giugno 1861
MonarcaVittorio Emanuele II
Predecessorefondazione del Regno
SuccessoreBettino Ricasoli

Presidente del consiglio dei ministri del Regno di Sardegna
Durata mandato4 novembre 1852 –
19 luglio 1859
MonarcaVittorio Emanuele II
PredecessoreMassimo d'Azeglio
SuccessoreAlfonso Ferrero La Marmora

Durata mandato21 gennaio 1860 –
23 marzo 1861
PredecessoreAlfonso Ferrero La Marmora
Successorefondazione del Regno d'Italia

Ministro dell'Agricoltura e del Commercio del Regno di Sardegna
Durata mandato11 ottobre 1850 –
11 maggio 1852
PresidenteMassimo D'Azeglio
PredecessorePietro De Rossi Di Santarosa

Ministro delle Finanze
del Regno di Sardegna
Durata mandato19 aprile 1851 –
11 maggio 1852
PresidenteMassimo D'Azeglio
PredecessoreGiovanni Nigra
SuccessoreLuigi Cibrario

Dati generali
Suffisso onorificoConte di Cavour
Partito politicoDestra storica, Connubio, Unione Liberale.
FirmaFirma di Camillo Benso di Cavour

Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, capo del governo dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del consiglio dei ministri del nuovo Stato e con tale carica morì.

Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell'anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell'espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell'Austria e dello Stato Pontificio.

In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra di Urbano Rattazzi, con la quale realizzò riforme senza l’appoggio delle ali estreme del parlamento.

Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l'alleanza con la Francia grazie alla quale, con la seconda guerra di indipendenza, ottenne l'espansione territoriale del Piemonte in Lombardia.

Benché non avesse un disegno di unità nazionale preordinato riuscì con successo a gestire gli eventi (annessioni del Granducato di Toscana, dei ducati di Modena e Parma e del Regno delle Due Sicilie) che portarono alla formazione del Regno d'Italia.