I Karl-Gerät erano una serie di mortai da assedio semoventi.

Karl-Gerät 041
60 cm Karl-Gerät "Ziu" in operazione a Varsavia, agosto 1944
Descrizione
TipoMortaio d'assedio semovente
Equipaggio21 (comandante del pezzo, guidatore, assistente guidatore, 18 cannonieri)
CostruttoreRheinmetall
Data impostazione1937–1940
Data entrata in servizio1941
Data ritiro dal servizio1945
Utilizzatore principaleGermania (bandiera) Germania
Esemplari7
Altre variantiGerät 041
Dimensioni e peso
Lunghezza11,15 m (G 040),
11,37 (G 041)
Larghezza3,16 m
Altezza4,38 m
Peso124 t (G 040),
126,35 (G 041)
Capacità combustibile1.200 l
Propulsione e tecnica
MotoreDaimler-Benz MB 503 A a gasolio o Daimler-Benz MB 507 C a diesel
Potenza580 cavalli
Rapporto peso/potenza4,8 cavalli/t
SospensioniA barre di torsione
Prestazioni
Velocità6-10 km/h
Autonomia42 km (motore a gasolio)
60 km (motore a diesel)
Armamento e corazzatura
Armamento primarioVedi sotto
Militaryfactory.com[1]
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Karl-Gerät
TipoMortaio d'assedio
Descrizione
Lunghezza canna4,2 m (G 040),
6,24 m L/11.55 (G 041)
Calibro600 mm (G 040),
54 mm (G 041)
Tipo munizioniA caricamento separato, carica di lancio in bossolo
AzionamentoOtturatore a cuneo a movimento orizzontale
Cadenza di tiro1 colpo/10 min
Elevazione55° a 70°
Angolo di tiro
Corsa di rinculoIdropneumatica
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Sviluppo

Il progetto iniziale venne sottoposto all'alto comando tedesco nel 1936, in quanto un obice di grandi dimensioni era considerato utile per sfondare la linea Maginot che proteggeva quasi per intero il confine francese. La realizzazione di questi cannoni da 60 cm fu posta sotto la direzione del generale Karl Beker, da cui poi presero il nome. La successiva capitolazione della Francia in tempi più brevi del previsto fece slittare in secondo piano la realizzazione dei primi pezzi, i quali furono consegnati tra il novembre 1940 e l'agosto 1941.

Questi obici erano stati progettati per essere montati su diversi veicoli approntati in loco, ma le rilevazioni dimostrarono che tale procedimento era troppo lungo e coinvolgeva più uomini del previsto. Per questo motivo si scelse di applicarli in maniera fissa su dei mezzi cingolati creati appositamente. Ad ogni pezzo di artiglieria venne dato in appoggio una squadra di 3 Panzer IV modificati (Munitionsschlepper - portamunizioni) con dei pianali per il trasporto munizioni e con delle gru al posto delle torrette per poter trasferire i proiettili d'artiglieria sui Karl-Gerät.

La propulsione dei veicoli era affidata a dei motori benzina o diesel Daimler-Benz modello 503 o 507 a 12 cilindri che spingevano il mezzo a 10 km/h. Ciò non garantiva tratti di percorrenza elevati, motivo per cui fu costruito uno speciale vagone ferroviario in grado di spostare il semovente smontato in tempi bravi sui vari teatri operativi. Quando si impiegava il mortaio, il telaio veniva fatto poggiare a terra per meglio distribuire il rinculo dopo lo sparo. Il terreno doveva essere però compatto, in quanto un suolo soffice avrebbe fatto affondare il mezzo a causa del peso eccessivo. La portata dell'obice equipaggiato sullo 040 era di quasi 5 km, mentre lo 041, dopo un aggiornamento nel 1942, venne messo in condizione di sparare proiettili da 54 cm fino a 11.000 metri. Le loro dimensioni e il peso di 124 tonnellate erano tali che divennero i più grandi semoventi d'artiglieria costruiti nella storia militare.

Impiego

I semoventi furono integrati con i loro mezzi appoggio nel 833° battaglione di artiglieria pesante. Le loro dimensioni e le difficoltà di spostamento che comportavano resero necessario il loro utilizzo in poche operazioni belliche, come l'assedio di Sebastopoli e la rivolta di Varsavia del 1944.

Durante l'operazione Barbarossa, i Karl-Gerät furono impiegati il per bombardare la fortezza di Brest, ma durante le operazioni di sparo ebbero diversi problemi tecnici che li misero fuori combattimento. I semoventi entrarono in azione per l'ultima volta durante la battaglia nei pressi di Remagen. Successivamente, diversi mezzi furono catturati dall'esercito americano e dall'Armata rossa.

Note

  1. ^ Karl-Gerät, su militaryfactory.com. URL consultato il 18 giugno 2013.

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