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Il Signore degli Anelli
Titolo originaleThe Lord of the Rings
[[File:|frameless|center|260x300px]]L'unico Anello
AutoreJ.R.R. Tolkien
1ª ed. originale1955
Genereromanzo
Sottogenerefantasy
AmbientazioneTerra di Mezzo
ProtagonistiFrodo Baggins
AntagonistiSauron

Saruman
Gollum

Altri personaggiAragorn

Samvise Gamgee
Peregrino Tuc
Meriadoc Brandibuck
Gandalf
Gimli
Legolas
Faramir
Éowyn

«gli trasse un profondo respiro. "Sono tornato", disse.»

Il Signore degli Anelli (titolo originale in inglese: The Lord of the Rings) è un romanzo epico fantasy scritto da John Ronald Reuel Tolkien e ambientato alla fine della Terza Era, nell'immaginaria Terra di Mezzo.

Scritto a più riprese tra il 1937 e il 1949, fu pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955. Tradotto in almeno 38 lingue[1] con decine di riedizioni ciascuna, resta una delle più popolari opere letterarie del XX secolo.

La narrazione riprende dove si era interrotto un precedente romanzo dello scrittore inglese, Lo Hobbit, ma la storia di «Frodo dalle nove dita e l'Anello del Fato»[2] narrata nel cosiddetto Libro Rosso dei Confini Occidentali[3] si inserisce ora in un'ambientazione di più ampio respiro, attingendo pienamente al vasto corpus storico, mitologico, linguistico creato ed elaborato dall'autore nel corso di tutta la sua vita.

L'intera saga ha esercitato nel tempo un influsso culturale e mediatico a diversi livelli, ottenendo attenzione sia da parte di critici, autori e studiosi (sono stati prodotti molti saggi e ricerche, a livello accademico, sui testi tolkeniani) che da parte di semplici appassionati che hanno dato vita a gruppi e associazioni culturali, come le varie società tolkeniane, sparse in tutto il mondo.

Il romanzo ha ispirato — e continua ad ispirare — libri, videogiochi, illustrazioni, composizioni musicali ed è stato adattato per la radio, il teatro e il cinema, come nel caso della recente trilogia diretta da Peter Jackson.

Genesi dell'opera

Linguaggio e mitopoiesi

File:J-R-R-Tolkien.jpg
Un'immagine dell'autore dell'opera

Già a partire dagli anni dieci del XX secolo, Tolkien ideò una lingua artificiale, il Quenya, ispirandosi in parte al finlandese. Fu proprio l'invenzione di questa "nuova" lingua che spinse l'autore britannico a immaginare un popolo che fosse in grado di parlarla, e di conseguenza la storia che questo popolo poteva avere vissuto.

Tolkien esprime con chiarezza i suoi intenti creativi e il suo approccio narrativo innanzitutto nel saggio Sulle fiabe (On Fairy-Stories del 1947, pubblicato in italiano in Albero e foglia e ne Il medioevo e il fantastico) e in alcune lettere, raccolte ne La realtà in trasparenza.

Il Signore degli Anelli, come le altre sue opere, nasce direttamente dalla sua passione da filologo per la lingua e la letteratura anglosassone («Iniziai con il linguaggio e mi ritrovai ad inventare leggende dello stesso sapore» come afferma in una nota citazione dalla lettera n° 230) e dal desiderio di creare una mitologia originale inglese che, pur artificiale, colmasse, nell'immaginario collettivo, la carenza che ravvisava in quella storica:

«Fin da quando ero piccolo la povertà del mio amato paese mi rattristava: non possedeva delle storie veramente sue. [...] Desideravo creare un insieme di leggende più o meno connesse fra loro, dalle più complicate e cosmogoniche fino alle favole romantiche... e volevo semplicemente dedicarlo all'Inghilterra, al mio paese.»

Iniziò così a prendere corpo l'insieme di racconti e annotazioni sulla Terra di Mezzo che vennero raccolti successivamente dal figlio Christopher ne Il Silmarillion, e che avrebbero fornito nomi, personaggi, creature e luoghi alla trama de Lo Hobbit[4], l'opera che ha direttamente preceduto Il Signore degli Anelli.

Il Signore degli Anelli compendia parte di questa creazione mitopoietica, oltre che nella struttura narrativa, anche in sei corpose appendici accluse al termine del libro, ma è nelle opere postume come Il Silmarillion e i dodici volumi di The History of Middle-earth (La storia della Terra di Mezzo, parzialmente inedita in italiano) che sono presenti i primi abbozzi di uno dei temi centrali del romanzo, la guerra dell'Anello contro Sauron il Grande, e sono narrate le origini degli Anelli del Potere e gli eventi che hanno preceduto e seguito la loro creazione.

In quelle opere sono contenute le storie epiche — e talvolta poetiche — di tutti i popoli di ArdaElfi, Uomini, Nani, Orchi — e dei loro eroi ed esponenti più significativi che si avvicendano nel corso di ere millenarie fino al giorno in cui il «signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima»[5] e quattro Hobbit, la gente piccola per nulla amante delle avventure[6], avrebbero cambiato radicalmente la storia della Terra di Mezzo.

La stesura

Tolkien iniziò a scrivere Il Signore degli Anelli dietro richiesta dell'editore londinese Stanley Unwin di dare un seguito a Lo Hobbit, pubblicato nel 1937. La stesura dei primi capitoli fu difficoltosa e la trama della storia molto incerta, tanto che l'autore inglese diede un titolo all'opera solo nell'agosto dell'anno seguente. Le pressioni dell'editore, unite alla difficile situazione familiare e economica[7], avevano reso ancora più complicato il lavoro.

In data 19 dicembre 1937, Tolkien comunicò al signor Furth della Allen & Unwin di aver completato il primo capitolo.

«Ho scritto il primo capitolo di una nuova storia sugli Hobbit: "Una festa a lungo attesa". Buon Natale.»

Nel febbraio 1938, questo capitolo venne battuto a macchina e spedito all'attenzione di Rayner Unwin, il giovane figlio del suo editore; lo scrittore chiese al bambino di fargli da critico: come per Lo Hobbit, che aveva scritto per i propri figli, così anche il «seguito allo Hobbit», nella concezione iniziale, non poteva, infatti, che riprenderne i caratteri di letteratura per l'infanzia.

Il 17 febbraio, in una missiva (lettera n° 33) in cui accennava il proposito di pubblicare Mr. Bliss, e il giorno seguente, rispondendo ai complimenti di Rayner (lettera n° 24), Tolkien espresse il timore di essersi arenato, di non riuscire ad andare oltre al suo spunto iniziale avendo esaurito i temi narrativi migliori nella pubblicazione precedente. Ma di lì a un mese la situazione iniziò a sbloccarsi: l'autore comunicò all'editore di essere giunto al terzo capitolo, «ma [ancora] i racconti tendono a sfuggire di mano e anche questo ha preso una svolta inaspettata» (lettera n° 26, 4 marzo 1938); una "svolta" non gradita da Unwin che criticò i due nuovi capitoli affermando che contenevano troppo "linguaggio Hobbit", una valutazione condivisa, nella lettera di risposta, da Tolkien stesso che si propose di limitarsi ammettendo di divertirsi di più a scrivere in quel modo che a portare avanti effettivamente la trama (lettera n° 28).

Come traspare da questo primo carteggio, lo scrittore non aveva inizialmente le idee chiare sulla stesura de Il Signore degli Anelli, ma ciò dipendeva in parte dal suo stile narrativo[8]; si era messo in qualche modo ad osservare — affermò — ciò che facevano i suoi personaggi alla festa di Bilbo (vedi anche lettera n° 31) per vedere se fosse accaduto qualcosa di curioso, aspettando che gli Hobbit e Gandalf combinassero qualcosa che facesse scaturire tutta l'avventura: poprio come nelle pagine iniziali del precedente romanzo quando un improvvido invito ad uno stregone a prendere un tè avrebbe sconvolto per sempre la tranquilla routine esistenziale di Bilbo[9].

La critica di Unwin ebbe, comunque, poco successo e gli Hobbit continuarono a parlare in modo buffo[10] e a comportarsi fanciullescamente perché tale era la loro natura. Un giudizio articolato di Tolkien sul proprio modo di scrivere verrà sviluppato, tuttavia, solo più tardi quando l'autore, nel suo saggio Sulle fiabe, spiegherà il concetto di "subcreazione" e con insistenza correggerà gli equivoci interpretativi rispondendo alle critiche di chi vedeva nel Signore degli Anelli un racconto allegorico.

 
La casa di J.R.R. Tolkien a Oxford

Anche se Tolkien ha sempre smentito di essersi ispirato a fatti o luoghi reali, di fatto alcuni paesaggi e personaggi furono ispirati dall'infanzia dell'autore nel piccolo paese di Sarehole, nel Warwickshire, oggi inglobato nell'hinterland di Birmingham.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale coinvolse direttamente la famiglia Tolkien e sorprese l'opera ad un quarto circa della sua definitiva stesura, rallentandola; Michael, il secondo figlio dello scrittore, si era arruolato volontario nell'estate del 1940, partecipando alla battaglia d'Inghilterra del 1941 in difesa degli aerodromi dove rimase ferito. Nell'estate del '43 Christopher, il terzo figlio, fu chiamato nella Royal Air Force e nel 1944, dopo un periodo di addestramento, trasferito in Sudafrica come pilota.

Le lettere datate fra il '40 ed il '45 sono quasi esclusivamente indirizzate ai figli ed in particolar modo a Christopher; ma sono anche ricche di particolari sul Signore degli Anelli e sulla sua ambientazione e i capitoli del libro vengono spediti in Sudafrica accompagnati da accoratissime lettere attorno agli argomenti più disparati che coinvolgono gli affetti, la fede cristiana, le paure per la guerra e la sorte del figlio.

Dopo il termine della guerra, l'attività di stesura del romanzo procedette di nuovo con regolarità, ma sarebbero occorsi ancora dieci anni per la pubblicazione nel 1954. A ridosso di questa data si susseguono lunghe lettere destinate agli editori che, nel frattempo, avevano perso interesse alla pubblicazione, soprattutto per le grandi dimensioni dell'opera, in quanto Tolkien desiderava che Il Signore degli Anelli fosse pubblicato assieme al Silmarillion.

Le fonti della guerra dell'Anello

Come anticipato, Il Signore degli Anelli si presenta come il naturale seguito de Lo Hobbit, dove vengono narrate principalmente le peripezie di Bilbo Baggins e dei Nani di Erebor per sottrarre il tesoro del drago Smaug, ma anche il rinvenimento da parte di Bilbo di un anello che, se infilato al dito, rende invisibili.

Lo Hobbit non chiarisce nulla della vera natura e della storia di questo artefatto; ne parla invece Il Silmarillion che descrive, tra le molte storie dell'antichità della Terra di Mezzo, anche le trame di Sauron che sotto le mentite spoglie del munifico e amabile Annatar (in quenya Signore dei doni) cerca di ingannare i superbi Noldor del Beleriand insegnando loro l'arte della forgia dei Grandi Anelli, gli Anelli del Potere, oggetti dotati di poteri magici tanto più forti quanto maggiore è la volontà di chi li possiede.

Ma Sauron ha anche creato, in segreto, un Unico Anello — proprio quello ritrovato millenni dopo da Bilbo — in grado di dominarli tutti quanti. I Noldor sfuggono all'inganno scendendo in guerra contro il signore di Mordor, ma non così nove re degli Uomini a cui il maia decaduto dona successivamente gli anelli che ha riottenuto dagli elfi, e che diventeranno suoi schiavi, i nove Nazgûl, coprotagonisti malvagi della trama del romanzo.

Pubblicazione

Edizione inglese e forma editoriale

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Iniziali di J.R.R. Tolkien

L'opera era inizialmente concepita da Tolkien per essere pubblicata in un unico grande volume, ma la crisi economica post-bellica rese impossibile reperire così grandi quantità di carta.

Il libro fu dunque diviso in tre volumi, ciascuno contenente due libri:

L'autore, però, non amò il titolo dato al terzo ed ultimo libro della sua opera, Il ritorno del Re, ritenendo che facesse intuire troppo dello sviluppo finale della storia. Inizialmente Tolkien aveva infatti suggerito il titolo La guerra dell'Anello (The War of the Ring), che non venne accettato dagli editori[11].

I sei libri in cui è divisa l'opera non hanno titoli ufficiali; in una lettera, Tolkien suggerisce:

  • Libro I: Il ritorno dell'ombra (The return of the Shadow)
  • Libro II: La Compagnia dell'Anello (The Fellowship of the Ring)
  • Libro III: Il tradimento di Isengard (The Treason of Isengard)
  • Libro IV: Il viaggio a Mordor (The Journey to Mordor)
  • Libro V: La guerra dell'Anello (The War of the Ring)
  • Libro VI: Il ritorno del Re (The Return of the King)

Per la grandissima diffusione dell'edizione in tre volumi, in uso ancora oggi, solitamente ci si riferisce alla "trilogia del Signore degli Anelli"; questo, però, è tecnicamente sbagliato, dal momento che il libro fu scritto e concepito come un unicum.

Le originali tre parti vennero pubblicate per la prima volta dalla Allen & Unwin nel 1954-1955 a distanza di alcuni mesi. Furono successivamente ristampate molte volte da diversi editori in uno, tre, sei o sette volumi.

Una delle edizioni inglesi più pregevoli rimane, senza dubbio, quella di HarperCollins contenente cinquanta illustrazioni di Alan Lee e pubblicata in occasione del centenario della nascita di Tolkien nel 1992.

Esiste anche un'edizione inglese in sette volumi che segue la divisione in sei libri indicata da Tolkien, ma con le appendici spostate dalla fine del VI libro ad un volume separato.

Edizione statunitense

Nei primi anni sessanta, Donald Allen Wollheim, un editore specializzato in fantascienza della Ace Books, si rese conto che Il Signore degli Anelli non era protetto dalle leggi statunitensi sui diritti d'autore dal momento che l'edizione statunitense era stata realizzata saldando pagine stampate in Gran Bretagna per l'edizione britannica. La Ace Books pubblicò allora un'edizione del libro non autorizzata da Tolkien e senza pagare alcun compenso all'autore, il quale raccontò la verità ai numerosi fan statunitensi che gli scrivevano e che iniziarono a mobilitarsi contro la casa editrice. Le pressioni esercitate su Ace Books arrivarono al punto di forzare la casa editrice a cancellare la pubblicazione e a risarcire Tolkien, anche se con una cifra di entità inferiore a quella che avrebbe dovuto pagare in caso di una pubblicazione regolare.

Ad ogni modo, questo inizio difficile venne compensato ampiamente quando un'edizione autorizzata della Ballantine Books ebbe un incredibile successo commerciale. Per la metà degli anni sessanta il libro, grazie all'enorme diffusione avuta negli Stati Uniti d'America, era diventato un vero e proprio fenomeno culturale.

In breve tempo, il libro venne tradotto, operazione non semplice, in numerosissime lingue, ottenendo diversi livelli di successo in tutto il mondo. Tolkien, un esperto di filologia, esaminò personalmente alcune di queste traduzioni, almeno quelle più importanti, commentandole e dando suggerimenti su ognuna, migliorando sia le traduzioni che il proprio lavoro.

L'enorme successo popolare della saga epica di Tolkien aumentò, come avviene solitamente in questi casi, la richiesta di libri del genere fantasy che, grazie a Il Signore degli Anelli, fiorì per tutto il corso degli anni sessanta.

Come in tutti i campi artistici, un gran numero di derivati secondari dell'opera principale apparirono in breve sul mercato. Nacque dunque il termine Tolkienesque ("Tolkieniesco", diverso dal più comune e non dispregiativo "Tolkieniano"), usato per indicare quei prodotti che ricalcano in qualche maniera personaggi, storia o argomenti de Il Signore degli Anelli: un gruppo di avventurieri impegnati in una lunga avventura per salvare un mondo di fantasia dalla armate di un oscuro signore.

Edizione italiana

In Italia la prima pubblicazione (parziale) del libro avvenne nel 1967, quando l'editrice Astrolabio pubblicò La Compagnia dell'Anello nella traduzione (approvata da Tolkien stesso) di Vittoria (Vicky) Alliata di Villafranca. L'operazione non ebbe alcun successo, tant'è vero che l'editore decise di soprassedere alla pubblicazione degli altri due volumi.

Solo nel 1970 l'editore Rusconi pubblicò finalmente il romanzo completo. La traduzione era ancora quella di Vicky Alliata, ma fu profondamente rivista e rimaneggiata dal curatore Quirino Principe, che non condivideva molte scelte traduttive[12]. Con poche variazioni, questo fu lo stesso testo che la Rusconi (e dal 2000 la Bompiani) continuò a ristampare anno dopo anno.

Nel 2003, sull'onda del successo dei film di Peter Jackson, fu pubblicata un nuova edizione del romanzo: sotto il coordinamento della Società Tolkieniana Italiana, tutto il testo fu digitalizzato e corretto, eliminando circa quattrocento errori e modificando la traduzione di alcuni termini (ad esempio, l'inglese Orc fu tradotto con Orco anziché con il precedente Orchetto).

La nuova edizione non è comunque ancora definitiva, né priva di errori: in essa, per esempio, mancano circa trenta righe alla fine del capitolo "Molti incontri"[13].

Successivamente, Vicky Alliata avrebbe ribadito, al Convegno Endòre di Brescia del 21 marzo 2004, di avere in realtà seguito le indicazioni di Tolkien — in linea con i principi espressi successivamente in Guide to the names of the Lord of the Rings[14] — per tradurre Orcs con Orchetti e in generale per la resa in italiano dei termini scartati nella revisione effettuata da Principe.

Nel 2004-2005 è ricorso il cinquantennale della pubblicazione. Molti sono stati gli eventi organizzati in Italia e nel mondo: tra i più significativi il Tolkien's Fifty Years e le iniziative della Tolkien Society inglese, la più antica tra le società tolkeniane. Annualmente si tengono raduni in tutto il mondo, ad esempio Oxonmoot ad Oxford e Hobbiton, organizzata dalla Società Tolkieniana Italiana (giunta alla sua XIV edizione), a San Daniele del Friuli.

Abbreviazioni

Il libro e le sue varie parti possono essere indicate tra i fan sia in inglese che in italiano con varie abbreviazioni:

Abbreviazioni
Inglese   Italiano  
The Lord of the Rings The Fellowship of the Ring The Two Towers The Return of the King Il Signore degli Anelli La Compagnia dell'Anello Le Due Torri Il Ritorno del Re
LotR FotR TTT RotK ISdA CdA DT RdR
LOTR FOTR TT ROTK ISDA CDA - RDR
LR FR - RK SdA - - -

Trama

Template:Trama

Ambientazione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ainulindalë, Akallabêth e Il Silmarillion.

Il romanzo è ambientato in un universo immaginario (Arda), e in un tempo immaginario (la Terza Era della Terra di Mezzo). Riguardo a questo mondo "altro", informazioni ci vengono fornite per tutto il corso della vicenda, ma sono soprattutto le appendici del libro e l'opera postuma Il Silmarillion a descrivere dettagliatamente la storia, gli usi e i linguaggi di queste civiltà. Ne Il Silmarillion, in particolare, viene narrata l'origine di Sauron al servizio di Melkor, archetipo del male assoluto, e della guerra scatenata contro quest'ultimo dalle potenze angeliche del mondo, i Valar, che alla fine della Prima Era lo sconfissero e lo rinchiusero nel Vuoto oltre il tempo e lo spazio.

Gli uomini che avevano aiutato i Valar vennero premiati con il dono di un'isola al centro del mare: Númenor. Questi uomini, chiamati Dúnedain o Númenoreani, per lungo tempo vissero in pace e prosperità, scambiando conoscenze con i vicini Elfi che risiedevano nel Reame Immortale, pur non avendo il diritto di sbarcare presso di loro (era il "Bando dei Valar"). Tuttavia il male non era stato del tutto estirpato: Sauron era riuscito a scampare alla distruzione rifugiandosi nei luoghi profondi della terra. Attorno al 1500 della Seconda Era, egli riuscì ad irretire dei fabbri elfici, inducendoli a creare con il suo aiuto gli Anelli del Potere, potenti strumenti magici che influenzavano i loro portatori.

File:NumenorEN.jpg
Una mappa dell'isola di Nùmenor.

Sauron, tuttavia, creò segretamente un anello che gli consentisse di dominare tutti gli altri. Egli infuse in questo anello buona parte del suo potere, fino a farlo diventare un'entità dotata di volontà propria: tutti gli anelli, a poco a poco, caddero sotto il suo potere; ma Celebrimbor, capo dei fabbri elfici, scoprì in tempo le intenzioni di Sauron, riuscendo a nascondere i tre anelli più potenti, Narya, Vilya e Nenya, che la mano di Sauron non aveva toccato, e che quindi non poteva controllare. Sauron, sconfitto, si ritirò presso la sua fortezza di Umbar.

Oltre 1500 anni dopo, i Númenoreani, la cui vita ricca e felice andava accorciandosi sempre di più con l'acuirsi della paura della morte, erano diventati avidi di ricchezza e di potere: non avevano più ormai da tempo contatti con gli Elfi. Tuttavia alcuni abitanti, detti i Fedeli, riuscirono segretamente a mantenere i contatti con loro. Ma l'ultimo sovrano númenoreano, Ar-Pharazôn il Dorato, organizzò un gigantesco esercito, portandolo a Umbar e sconfiggendo Sauron, e commise però l'errore di lasciare in vita il Maia: lo portò in catene a Númenor, e questi a poco a poco ingigantì nella mente di Ar-Pharazôn la paura della morte, spingendolo ad invadere le coste di Valinor. Il sovrano infranse il Bando dei Valar, i quali per difendersi chiamarono Eru Ilúvatar; e la sua collera si scatenò sui Númenoreani, distruggendo il loro esercito e inabissando definitivamente l'isola nell'oceano. Alcuni dei Fedeli erano riusciti a salvarsi, sbarcando sulle coste della Terra di Mezzo, dove fondarono i due regni Númenoreani in esilio: Arnor al nord e Gondor al sud.

Sauron, pur essendo morto nel corpo, riuscì a ritornare sotto forma di spirito nella Terra di Mezzo, e cento anni più tardi attaccò gli esuli Númenoreani comandati da Elendil. Ci fu quindi l'Ultima Alleanza tra gli Elfi e gli Uomini, nella quale le schiere di Gil-Galad si unirono a quelle di Elendil, cingendo d'assedio Mordor. L'anno seguente, combattendo contro Sauron stesso, morirono entrambi, e la spada di Elendil, Narsil, fu infranta. Ma il figlio di lui, Isildur, riuscì con l'elsa della spada infranta a tagliare il dito all'Oscuro Sire, separandolo dall'Anello e riducendolo a un'ombra. Tuttavia, Isildur non si disfece subito dell'Anello, come gli consigliava lo scudiero di Gil-Galad, Elrond; lò conservò e dopo due anni esso lo tradì, facendolo cadere in un'imboscata degli Orchi. L'Anello venne perduto e non se ne seppe più nulla per duemila anni.

È quest'Anello che venne casualmente ritrovato da due Hobbit, Sméagol e Déagol; il primo uccise il secondo per impossessarsene, quindi si rifugiò nelle montagne imbestialendosi sempre di più e prendendo anche il nome di Gollum. Ma, come narra Lo Hobbit, l'Anello gli fu sottratto da un altro Hobbit, Bilbo Baggins, che lo tenne per sé e lo portò nella Contea.

Nel frattempo il regno di Arnor fu prima diviso in tre parti, poi venne distrutto dal Re degli stregoni di Angmar; il regno si dissolse, ma la stirpe che discendeva da Isildur rimase salda, finché non venne alla luce Aragorn, suo ultimo erede. A Gondor, invece, la stirpe si estinse con il re Eärnur, morto senza figli. Da quel momento in poi regnarono su Gondor i Sovrintendenti Regnanti: all'epoca dei fatti narrati nel romanzo si era giunti al ventiseiesimo Sovrintendente, Denethor II.

La Compagnia dell'Anello

  Lo stesso argomento in dettaglio: La Compagnia dell'Anello (libro).

Libro I

Il Signore degli Anelli è allo stesso tempo un romanzo di formazione e una Cerca al contrario: al seguito della partenza di Bilbo Baggins per Gran Burrone, il nipote di lui Frodo si ritrovò in possesso dell'Unico Anello, e scoprì, grazie a Gandalf, che si trattava di una temibilissima arma dell'Oscuro Sire Sauron: l'Istaro gli rivelò la storia della Terra di Mezzo e degli Anelli del Potere, e intuì come quell'anello fosse proprio l'Unico, destinato a dominare tutti gli altri, come rivelavano questi versi tratti da un antico poema elfico:

(inglese)
« hree Rings for the Elven-kings under the sky,
   Seven for the Dwarf-lords in their halls of stone,
Nine for Mortal Men doomed to die,
   One for the Dark Lord on his dark throne
In the Land of Mordor where the Shadows lie.
   One Ring to rule them all, one Ring to find them,
   One Ring to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Mordor where the Shadows lie.»
(italiano)
« re Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
   Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
   Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
   Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
   Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.»

I versi sesto e settimo erano incisi — sebbene potessero essere rivelati solo dal fuoco — anche sull'Unico Anello, ma erano scritti nel linguaggio nero, la lingua parlata a Mordor, così come furono effettivamente pronunciati da Sauron:

« sh nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul,
ash nazg thrakatulûk agh burzum-ishi krimpatul.[15]»

Su esortazione di Gandalf, Frodo partì a sua volta per Gran Burrone in modo da allontanare quell'ombra dalla Contea. Lo accompagnarono prima gli amici Samvise Gamgee e Peregrino Tuc (Pipino), e più tardi anche Meriadoc Brandibuck (Merry); insieme, i quattro Hobbit lasciarono la Contea sfuggendo ai Cavalieri Neri inviati da Sauron, e si inoltrano nella Vecchia Foresta, smarrendosi ma venendo salvati da Tom Bombadil, che li aiutò anche a superare i Tumulilande e a raggiungere la Grande Via Est. Da qui raggiunsero l'ultima città abitato dagli Hobbit, Brea, dove incontrarono un Uomo di nome Aragorn che si rivelò essere un'ottima guida nelle Terre Selvagge e un valido difensore dai Cavalieri Neri; tuttavia Frodo fu ferito a Colle Vento da un pugnale avvelenato. Grazie anche all'aiuto di Glorfindel, egli venne portato in tempo a Gran Burrone, rifugio degli elfi, dove fu curato e riprese le forze.

Libro II

A Gran Burrone intanto erano convenuti Elfi, Nani e Uomini da tutta la Terra di Mezzo, e si erano riuniti nel Consiglio di Elrond per prendere le misure necessarie alla guerra contro Sauron. Dopo molte discussioni, fu deciso che l'Anello era un'arma troppo pericolosa da usarsi contro il Nemico e che quindi andasse distrutto, e si incaricò Frodo di portarlo al Monte Fato, il vulcano nel quale l'Anello era stato forgiato e l'unico posto dove avrebbe potuto essere annientato. A Frodo venne affiancata una Compagnia dell'Anello, composta da rappresentanti di tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo: Elfi (Legolas), Uomini (Aragorn, erede di Isildur, e Boromir, figlio del Sovrintendente di Gondor), Nani (Gimli) e Hobbit (Frodo, Sam, Merry e Pipino), guidati dall'Istaro Gandalf. Insieme, i compagni si mossero verso sud e tentarono in un primo momento di valicare le Montagne Nebbiose superando il Cancello Cornorosso, ma fallirono nell'affrontare le tempeste scatenate dal Nemico e si rassegnarono infine ad attraversare le miniere di Moria, infestate dagli Orchi e da un Balrog. È appunto affrontando il Balrog che la Compagnia subì il primo duro colpo, allorché Gandalf venne trascinato in un abisso oscuro dal Balrog morente. Il resto della Compagnia riuscì comunque a raggiungere Lórien, dove si fermò per un breve periodo. Coperti di doni dai sovrani di Lórien, Celeborn e Galadriel, i compagni ripartirono poi lungo il corso del fiume Anduin, finché entrarono nel regno di Gondor.

Le due Torri

  Lo stesso argomento in dettaglio: Le due Torri (libro).

Libro III

Sulle rive del fiume Anduin, la Compagnia fu attaccata da una banda di Orchi provenienti da Isengard: Boromir cadde nel tentativo di difendere Merry e Pipino, i quali furono rapiti. Nel frattempo Frodo e Sam proseguivano verso Mordor, e Aragorn, Legolas e Gimli si lanciarono all'inseguimento degli Uruk-hai isengardiani. Questi però entrarono nel territori di Rohan abitati dagli Uomini e, nei pressi della foresta di Fangorn, furono sterminati dai rohirrim; ma i due Hobbit riuscirono fortunosamente a fuggire e penetrarono nella foresta, dove incontrarono Barbalbero, un Ent, ovvero un pastore degli alberi: questi convocò i suoi simili e, dopo due giorni di trattative, decise di marciare su Isengard.

Nel frattempo Aragorn, Legolas e Gimli, inseguendo gli amici, avevano invece incontrato Gandalf, rimandato sulla Terra di Mezzo dopo la lotta con il Balrog per portare a termine la sua missione; insieme si recarono nella capitale del regno di Rohan, Edoras, e risvegliarono il re dalla malvagia influenza di Saruman, lo stregone di Isengard, convincendolo a portare le sue truppe al Fosso di Helm. Qui avvenne il primo grande scontro per la libertà della Terra di Mezzo: il Fosso venne assaltato da una moltitudine di Orchi di Saruman; ma, grazie all'intervento degli alberi e all'apparizione di Erkenbrand, comandante di una divisione di rohirrim, l'esercito nemico fu sconfitto e annientato. Isengard, nel frattempo, fu distrutta dagli Ent; qui i compagni si ritrovarono infine e sfuggirono all'ultimo tentativo di corruzione di Saruman; vi trovarono anche una pietra veggente, un Palantír, nel quale Pipino scrutò scorgendovi Sauron. Spaventati, i compagni si separarono di nuovo: Gandalf e Pipino partirono per Gondor, Aragorn, Legolas e Gimli si diressero anche loro là, ma per un'altra strada, i cosiddetti Sentieri dei Morti; Merry rimase con l'esercito dei rohirrim.

Libro IV

Nel frattempo Frodo e Sam avevano continuato il loro viaggio verso Mordor. Vennero dapprima seguiti da Gollum, ma riuscirono a catturarlo e a legarlo a un giuramento, cosicché la creatura diventò loro guida fino al Cancello Nero; questi però era chiuso e ben custodito, e gli Hobbit intrapresero allora un'altra strada, costeggiando le montagne fino a Cirith Ungol. Attraversando l'Ithilien, furono sorpresi da un contingente di uomini di Gondor comandati da Faramir, fratello di Boromir, che prima li prese prigionieri ma, saputo della loro missione, decise di rilasciarli. Gli Hobbit continuarono così e raggiunsero Cirith Ungol, affrontando il valico su consiglio di Gollum: questi però li aveva traditi, conducendoli nella tana del ragno-femmina Shelob, che colpì Frodo sprofondandolo nel sonno e che venne infine sconfitta da Sam. Ma Frodo era stato fatto prigioniero degli Orchi.

Il ritorno del Re

  Lo stesso argomento in dettaglio: Il ritorno del Re (libro).

Libro V

Intanto Gandalf e Pipino arrivarono a Minas Tirith, capitale del regno di Gondor, dove furono ricevuti dal Sovrintendente Denethor, padre di Boromir e Faramir, al quale Pipino prestò giuramento quale nuova Guardia della Cittadella.

Aragorn, Legolas e Gimli, insieme alla Grigia Compagnia dei Dúnedain guidata da Elladan e Elrohir, attraversarono il Sentiero dei Morti convocando l'esercito dei Morti, antichi soldati che, per aver infranto un giuramento fatto ad Isildur, non potevano trovare la pace e accettarono quindi di aiutarne l'erede per essere liberati: i compagni, con quest'esercito, conquistarono la flotta di Umbar e con essa mossero a loro volta verso Minas Tirith.

Merry intanto, respinto dal re che lo considerava un peso per il suo esercito, si unì a un giovane soldato che aveva promesso di portarlo di nascosto sul suo cavallo; i rohirrim partirono e si diressero verso Gondor, superando le fortificazioni grazie a un sentiero indicato loro dagli Uomini Selvaggi.

Sotto le mura di Minas Tirith, assediata dagli Orchi, infuriava la battaglia dei Campi del Pelennor, ma anche l'arrivo dei rohirrim non sembrò risollevarne le sorti; il giovane soldato che aveva aiutato Merry, in realtà Éowyn, nipote del re che a sua volta desiderava fortemente andare in battaglia, e lo Hobbit stesso, riuscirono a sconfiggere il Re Stregone di Angmar, rimanendo tuttavia contaminati dall'Alito Nero, ma non poterono salvare il morente re Théoden. All'interno della città, Denethor fu preso dalla disperazione e dalla follia e si suicidò; l'arrivo a sorpresa di Aragorn e dei compagni risolse finalmente la battaglia in favore degli Uomini. Ma questa non era che una battaglia vinta, e Sauron era ancora potente e l'Anello non distrutto. I Capitani dell'Ovest decisero di muovergli guerra, nella segreta speranza di concentrarne le forze attorno al Cancello Nero e di aprire così la strada a Frodo.

Libro VI

Frodo, come visto, era prigioniero degli Orchi nella torre di Cirith Ungol, ma venne liberato da Sam; insieme riuscirono a scappare ed entrarono così nel territorio di Mordor. Tra Orchi e stenti quasi insopportabili, giunsero infine alla Voragine del Fato, dove vennero attaccati da Gollum: questi riuscì a sottrarre l'Anello a Frodo, ma, mettendo inavvertitamente un piede in fallo, cadde infine egli stesso nella lava, compiendo provvidenzialmente la missione. L'Anello venne distrutto, Sauron sconfitto.

Frodo e Sam furono salvati con l'aiuto delle Aquile, e l'esercito dell'Ovest, vittorioso, poté tornare a Minas Tirith. Qui Aragorn, erede di Isildur, venne incoronato Re dei Regni riuniti di Arnor e Gondor, e poté finalmente sposare l'elfica Arwen, figlia di Elrond di Gran Burrone. Dopo il funerale di re Théoden e il ritorno a Rohan, anche Faramir ed Éowyn si sposarono e diventarono signori dell'Ithilien, mentre il fratello Éomer divenne il nuovo re di Rohan. Dopo molte separazioni, ultima quella con Gandalf dopo Gran Burrone, anche gli Hobbit rientrarono a casa, ma solo per trovare la Contea disastrata, assediata dagli Uomini di Saruman ed asservita: riuscirono tuttavia a fomentare la ribellione degli Hobbit, e sconfissero così Saruman, che fu ucciso da Grima Vermilinguo. Finita così anche nella Contea la guerra dell'Anello, Sam, Merry e Pipino si sposarono a loro volta, mentre Frodo, non riuscendo a trovare pace a causa del ricordo del suo fardello, insieme con Bilbo, Gandalf e gli Elfi, partì per i reami immortali di Valinor.

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Personaggi

I personaggi in grassetto sono i componenti della Compagnia dell'Anello.

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Critica

 
L'interno del pub Eagle and Child, luogo dove Tolkien discuteva le sue opere con altri Inklings.

Su Il Signore degli Anelli sono state fatte moltissime recensioni fin dalla sua prima pubblicazione, ricevendo valutazioni sia molto alte che molto basse. Tuttavia, negli ultimi tempi, i giudizi verso l'opera di Tolkien sono stati estremamente positivi. Dopo la prima pubblicazione dell'opera, il Sunday Telegraph affermò che l'opera "[è] fra i più grandi lavori di finzione immaginaria del ventesimo secolo."[16] Il Sunday Times sembrò condividere questa affermazione quando, nel paragrafo di apertura della propria recensione scrisse: "La parte del mondo che parla inglese è divisa in due: quelli che hanno letto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, e quelli che stanno per farlo."[17] Il New York Herald Tribune sembrava avere anche lui un'idea di quale popolarità avrebbero raggiunto i libri di Tolkien, scrivendo nella propria recensione che essi erano "destinati ad andare oltre il nostro tempo."[18]

Tuttavia non tutte le recensioni seguite alla prima pubblicazione dell'opera furono così positive. Judith Shulevitz, critico del New York Times, si espresse in maniera negativa sul "pedante" stile di Tolkien, affermando che egli "ha formulato una credenza di nobili sentimenti nell'importanza della sua missione come conservatore della letteratura, la quale però risulta essere la morte per la letteratura stessa."[19] Il critico Richard Jenkins, scrivendo su The New Republic, denotò una spiccata mancanza di profondità psicologica; per il critico sia i personaggi che l'opera erano "anemici e senza spina dorsale."[20]

Perfino nello stesso circolo privato di Tolkien, gli Inklings, i pareri furono discordi. si ricorda una famosa affermazione di Hugo Dyson, espressa durante una delle letture al gruppo di Tolkien:

(inglese)
« h no! Not another fucking elf!»
(italiano)
« h no! non un altro fottuto elfo!»

Tuttavia, un altro membro degli Inklings, C.S. Lewis, espresse un parere completamente differente dal suo collega, affermando:

(inglese)
« ere are beauties which pierce like swords or burn like cold iron.
Here is a book which will break your heart.»
(italiano)
« ui ci sono delle cose meravigliose che feriscono come spade o che bruciano come freddo acciaio.
Ecco qui un libro che romperà il vostro cuore.»

Molti autori dello stesso genere, tuttavia, sembrarono essere più d'accordo con Dyson che con Lewis.

L'autore di fantascienza David Brin criticò il libro su molti aspetti: per la devozione dell'autore ad una tradizionale struttura sociale gerarchica, per il suo dipingere in maniera positiva la carneficina delle forze nemiche, e la sua maniera romantica e antiquata di vedere il mondo[22]. Michael Moorcock, un altro famoso scrittore di fantascienza e di fantasy, è critico sull'opera. Nel suo saggio, Epic Pooh, egli equipara il lavoro di Tolkien a quello di Winnie-the-Pooh, criticando questa e le altre opere dell'autore per lo spiccato punto di vista verso una Merry England[23] (Inghilterra felice). Stranamente, Moorcock conobbe sia Tolkien che Lewis nella sua adolescenza e affermò che gli era particolarmente piaciuto il loro carattere, pur non ammirandoli sul piano artistico.

Più recentemente, l'analisi critica si è focalizzata sull'esperienza di Tolkien durante la prima guerra mondiale; gli scrittori come John Garth in Tolkien e la Grande Guerra[24], Janet Brennan Croft e Tom Shippey hanno approfondito nel dettaglio questo aspetto e hanno comparato le immagini, le fantasie e i traumi ne Il Signore degli Anelli con quelli sperimentati dai soldati nelle trincee nella storia della Grande Guerra. John Carey, professore di letteratura inglese alla Oxford University, parlando nel mese di aprile 2003 nel programma Big Read della BBC, programma che ha nominato l'opera di Tolkien come "Libro più amato dagli inglesi", ha affermato che "Il modo di scrivere di Tolkien è essenzialmente tipico della letteratura guerresca; forse non diretto come Wilfred Owen, o non solido come alcuni, ma molto, molto interessante - la più solida riflessione sulla guerra scritta come fantasia." Altre analisi recenti si sono focalizzate sul criticismo minore espresso ne Il Signore degli Anelli [25].

Il Signore degli Anelli, pur non essendo stato pubblicato in brossura fino agli anni '60 vendette molto bene nell'edizione rilegata [26]. Nonostante i suoi numerosi detrattori, la pubblicazione della Ace Books e della Ballantine aiutò Il Signore degli Anelli a diventare immensamente popolare negli anni sessanta, ricevendo anche nel 1957 l'International Fantasy Award. Gli Australiani hanno scelto nel 2004 l'opera di Tolkien come il proprio libro preferito in un sondaggio organizzato dalla Australian Broadcasting Corporation(ABC) [27]. Da un altro sondaggio realizzato da Amazon.com sui propri clienti, nel 1999, Il Signore degli Anelli è risultato essere il "libro del Millennio" [28]. Infine, nel 2004, un altro sondaggio ha rivelato che circa 250.000 tedeschi avrebbero scelto l'opera di Tolkien come la loro opera letteraria preferita [29].

Temi narrativi

Il senso del romanzo

 
Una frase in una delle lingue di Tolkien, il Sindarin.

Il Signore degli Anelli può essere visto come un'esplorazione personale, da parte di Tolkien, dei suoi interessi per la filologia, le storie di fate e la mitologia sia norrena che celtica. Tolkien riempì infatti in maniera incredibile la sua opera di dettagli e particolari: creò una vera e propria mitologia per la sua Terra di Mezzo (Middle-earth), con l'inclusione di genealogie dei personaggi, linguaggi dei vari popoli, tradizioni, culti, calendari e storie; dettagli che vanno spesso al di là della narrazione dei vari libri, che sono quindi, apparentemente, fini a sé stessi.

Molto di questo materiale supplementare è contenuto nelle appendici de Il ritorno del Re, ed è inoltre utilizzato nell'intreccio della storia mitologica de Il Silmarillion.

Va detto anche che il professore ha sempre avvertito la mancanza di una vera mitologia e letteratura inglese: infatti secondo Tolkien l'invasione normanna del 1066 fu una vera tragedia per le tradizioni, la lingua e la letteratura inglese. Il Signore degli Anelli è una delle opere con cui Tolkien colma questa lacuna, creando una mitologia per l'Inghilterra.

J.R.R. Tolkien ha descritto Il Signore degli Anelli come «a fundamentally religious and Catholic work», «un lavoro fondamentalmente religioso e Cattolico» [30]: «le virtù della Misericordia e della Pietà (di Bilbo e Frodo Baggins verso Gollum) vincono, e il verso del Padre Nostro "E non indurci in tentazione, ma liberaci dal male" risuonava nella mente di Tolkien con Frodo intento a lottare duramente contro il potere dell'Unico Anello» [31]. Tolkien dovette ripetere più volte che la sua opera non è un'allegoria di nessun genere, ma, benché il suo pensiero sull'argomento venga chiarito nell'introduzione del libro, vi sono state a più riprese molte speculazioni sull'Unico Anello come allegoria della bomba atomica, da lui fermamente smentite.

La trama de Il Signore degli Anelli nasce dal precedente romanzo Lo Hobbit e, in maniera meno diretta, dalla storia de Il Silmarillion, che contiene eventi ai quali i personaggi del capolavoro di Tolkien fanno riferimento in tutto il corso della vicenda; questi collegamenti tra diverse opere sono una costante nel lavoro dell'autore inglese: gli Hobbit si ritrovano coinvolti in avventure più grandi di loro, che coinvolgono l'intero mondo fantastico, quando l'Oscuro Signore Sauron, servo del male, cerca di ritornare in possesso dell'Unico Anello, da lui forgiato, che gli restituirà il potere totale.

Temi cristiani

Come già visto Tolkien, «cattolico di romana Chiesa», come spesso ama definirsi nelle sue lettere, descrive il suo romanzo come «un lavoro fondamentalmente religioso e Cattolico» (vedi riferimenti precedenti) in quanto in esso si possono cogliere molti aspetti che caratterizzano la vita cristiana.

Tolkien ha dunque scelto, volontariamente e non, alcuni dei temi su cui ogni cristiano si rapporta, riuscendo tuttavia a trattarli con un elegante linguaggio alternativo:

La Speranza è certamente l'aspetto più nobile che lega l'intero libro: i Popoli Liberi sperano, contro ogni ottimistica previsione, di riuscire a liberarsi dal male (Sauron) che lentamente e inesorabilmente sta conquistando la Terra di Mezzo: anche Saruman il bianco, una volta estremo baluardo del Bene, è stato corrotto.

La differenza fra speranza e disperazione è molto sottile, ma, nel libro, si coglie in maniera precisa: ciò che le divide è la Provvidenza a cui si fa affidamento nella prima, mentre nella disperazione non la si considera neanche. La provvidenza tuttavia agisce continuamente, ma in maniera nascosta: Gandalf, ritorna come Gandalf il Bianco per portare a termine la sua missione; il Palantír lanciato come fosse un comune sasso e usato da Pipino, diventa un vantaggio per Frodo e Sam; Gollum compie ciò che Frodo non può più con l'Unico Anello, nonostante non avesse intenzione di distruggerlo. Gollum con il suo intervento ha liberato Frodo dal potere dell'Unico Anello: se non fosse stato così Frodo non sarebbe mai riuscito a gettarlo. Non è il caso che guida questi eventi, così come non lo è il fatto che ci siano degli Stregoni che, almeno inizialmente, sono giunti per aiutare i Popoli Liberi a combattere contro il male. Continuando questo percorso si scopre come gli umili siano i veri vincitori: non solo il piccolo e umile popolo Hobbit, ma il più piccolo ed umile di essi, Sam.

L'Umiltà è un qualità piuttosto ricorrente nel romanzo assieme alla vera Amicizia, danno la forza a Sam di sopportare situazioni di ogni tipo: pericolose, ingiuste e neanche legate a lui, bensì al suo padrone (e migliore amico) Frodo. A fianco a quello dell'amicizia vi è, inoltre, il tema dell'Amore, narrato magnificamente nelle storie di Aragorn ed Arwen, Éowyn e Faramir, Sam e Rosie, nonché nella leggenda di Beren e Lúthien, storie dalle quali traspare la nobiltà, la purezza e la bellezza di questo sentimento, non legato esclusivamente alle semplici passioni.

La Misericordia insieme alla Pietà sono temi molto frequenti non solo in quest'opera ma anche negli altri scritti di Tolkien. Questi in modo particolare erano temi a cui Tolkien volle dedicare particolare attenzione: in linea generale, il tema principale del libro è la lotta tra il bene e il male, Tolkien era stato considerato da alcuni come un manicheo, dato che i personaggi del libro o tendono al male assoluto o al bene assoluto per natura; in verità non è così, tutti i personaggi nel corso della loro storia hanno potuto scegliere: anche un essere come Gollum che un tempo era un normalissimo hobbit, mentre poi ha fatto di tutto per non permettere a Frodo di distruggere l'Anello[32]. Ne La Compagnia dell'Anello, Gandalf racconta a Frodo che Bilbo, che era una persona buona, che non poteva vedere la morte e la distruzione, non volle uccidere neanche un essere ripugnante come Gollum, proprio perché ebbe pietà di lui[33], e proprio la pietà di Bilbo, portò la distruzione dell'Anello, visto che se Gollum non avesse attaccato Frodo quando si trovavano nel Monte Fato, l'Anello non sarebbe stato distrutto. A questo episodio particolare, Tolkien diede il nome di Eucatastrofe (buona catastrofe), il trionfo è stato quindi la conseguenza di un fallimento (da parte di Frodo) e il sacrificio (da parte di Gollum). Un altro esempio di Pietà ci è dato da quella di Théoden nei confronti di Grima Vermilinguo; lui voleva ucciderlo, ma Gandalf intervenne, suggerendo di dargli la possibilità di scegliere da quale parte stare, anche in quel caso la pietà di Théoden portò degli sviluppi positivi, come la morte di Saruman e il recupero del Palantír, anche se poi Grima scelse di stare dalla parte del male. Nonostante siamo liberi di scegliere non vuol dire che la sua è stata una buona scelta.

Tolkien a questo proposito scrisse in una lettere a suo figlio, che si trovava in guerra, come pilota della Raf: «Però stai attento, figlio mio, a non odiare; non devi combattere il nemico con le sue stesse armi, e non devi usare l'anello». Glielo diceva proprio così come se stesse dicendo: «Non devi usare l'anello». Non devi diventare come loro, non devi farti prendere dall’odio, e per questo che Gandalf redarguisce Boromir, quando quest'ultimo consiglia di portare l'anello a Gondor per usarlo contro Sauron.

Nel romanzo sono, infine, trattate la Morte, a cui può essere legato anche il tema del Sacrificio e la Salvezza: la prima legata all'uomo come un dono di cui nessuno conosce la natura, ma che conduce al secondo aspetto, la salvezza, alla quale sono chiamati tutti gli esseri della Terra di Mezzo e per cui vale la pena lottare per raggiungere un mondo di pace e giustizia, privo del male.

Riguardo al sacrificio invece, non bisogna pensare ad un impersonificazione di Frodo con il Cristo: Frodo che prende su di sé un pesantissimo fardello, per la salvezza di tutti i popoli liberi o Gandalf che combatte con il Balrog fino a sacrificare la sua vita per ucciderlo per poi "risorgere" (e secondo alcuni è proprio una metafora della resurrezione), sono due paragoni errati. Quello che Tolkien voleva esprimere è che nessuno di loro è Gesù Cristo, però ci vogliono far vedere come si vive da cristiani in un mondo "pagano", come era quello della Terra di Mezzo[34]. Anche Boromir si sacrifica nel tentativo di salvare gli Hobbit, ma soprattutto di espiare le sue colpe, e come si era detto prima, Boromir si è dimostrato un "cattivo", perché voleva prendere l'anello, ma poi negli ultimi istanti della sua vita e tornato nei suoi passi decidendo che non era quella la strada da prendere.

Trasposizioni e influsso culturale

Il Signore degli Anelli al cinema

Primi tentativi e adattamenti

Esisteva un progetto dei Beatles per realizzare una versione de Il Signore degli Anelli, ma non fu portato a termine a causa dell'opposizione dimostrata dall'autore[35]. Si è anche detto che Stanley Kubrick[36] avesse preso in considerazione la possibilità di girare una trilogia di film, ma abbandonò l'idea perché troppo "vasta" per essere realizzata. Alla metà degli anni settanta, il regista britannico John Boorman collaborò con il produttore Saul Zaentz per realizzare un film dal vivo dell'opera, ma il progetto risultò troppo costoso per i finanziamenti a disposizione al tempo; Boorman sfruttò comunque i suoi appunti per le riprese del film Excalibur.

Nel 1978, gli studios Rankin-Bass produssero il primo vero adattamento cinematografico di materiale legato a Il Signore degli Anelli con una versione animata televisiva de Lo Hobbit, un prequel della saga maggiore. Poco dopo, Saul Zaentz riprese da dove la Rankin-Bass aveva concluso, realizzando un adattamento a cartoni animati de La Compagnia dell'Anello e la prima parte de Le due Torri: la versione animata de Il Signore degli Anelli, originalmente rilasciata della United Artists, incorporava sequenze di animazione su scene dal vivo, e fu diretta da Ralph Bakshi; tuttavia il film, probabilmente per problemi di budget e di tempo, non è di qualità elevata: alcune porzioni vennero completamente rianimate, e migliorate, mentre altre usarono la tecnica del rotoscopio di Max Fleischer, dove l'animazione si sovrappone alle sequenze dal vivo. Il film inoltre si conclude in maniera drastica, subito dopo la battaglia al Fosso di Helm, ma prima che Frodo, Sam e Gollum attraversassero le Paludi Morte. Nonostante i suoi sforzi, Bakshi non fu mai in grado di realizzare la seconda parte della pellicola per completare il resto della storia, lasciando così la porta aperta alla Rankin-Bass per finire il lavoro, cosa che effettivamente avvenne con la versione animata del 1980 de Il ritorno del Re.

Il film di Peter Jackson

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Peter Jackson, regista dell'ultima trasposizione su pellicola de Il Signore degli Anelli.

Tali adattamenti erano principalmente rivolti a bambini e ragazzi, lasciando scontenta la maggior parte dei fans più adulti, che rimproverava a tali trasposizioni di aver ignorato gli aspetti più profondi ed oscuri della storia di Tolkien. Ciò portò sempre più alla convinzione che qualsiasi adattamento de Il Signore degli Anelli non sarebbe mai stato soddisfacente. Per di più, l'interesse ed il clamore che l'opera aveva suscitato nei primi anni della sua uscita andò sempre più calando, lasciando credere che fossero perse del tutto le speranze per un degno adattamento cinematografico. Lo sviluppo delle nuove tecniche cinematografiche, però, e in particolare l'evoluzione della computer grafica, rese finalmente il progetto fattibile.

La Miramax sviluppò un enorme progetto di adattamento dal vivo de Il Signore degli Anelli, con il regista neozelandese Peter Jackson dietro la macchina da presa. Quando la produzione divenne troppo costosa per le intenzioni della casa di produzione, la New Line Cinema rilevò la responsabilità della produzione, credendo fino in fondo nel progetto; i dirigenti e fondatori della Miramax Bob Weinstein e Harvey Weinstein tuttavia rimasero nel ruolo di produttori per tutta la durata della lavorazione.

I tre film vennero girati contemporaneamente, in diversi set sparsi per la Nuova Zelanda. L'utilizzo di effetti speciali e il ricorso alla computer grafica sono fondamentali in tutte e tre le pellicole: ad esempio nelle scene delle grandi battaglie. La Compagnia dell'Anello uscì nelle sale nel dicembre 2001 (in Italia a gennaio 2002), Le due Torri nel dicembre 2002 (in Italia sempre nel gennaio successivo) e Il ritorno del Re nel dicembre 2003 (anche in questo caso in Italia a gennaio 2004).

Alcuni hanno criticato questi film dato che contengono delle alterazioni della storia originale ed hanno un tono diverso dalla narrazione e dalla visione originale di Tolkien, è comunque riconosciuto dai più alla produzione di aver raggiunto grandissimi risultati. A titolo di esempio è stato detto:

«Jackson ha preso un'incantevole ed unica opera letteraria e la ha ri-raccontata nei termini del cinema moderno. [...] Fare quello che ha fatto in questi film deve essere stato molto difficile, e merita un applauso, ma rimanere fedeli a Tolkien sarebbe stato ancora più difficile, e coraggioso.»

L'adattamento cinematografico di Peter Jackson ha guadagnato diciassette Oscar (quattro per La Compagnia dell'Anello, due per Le due Torri e addirittura undici per Il ritorno del Re): i premi Oscar attribuiti ai tre film coprono quasi tutte le categorie (il terzo film vinse infatti tutti e undici i premi per i quali era candidato), ma nessuno per le categorie relative agli attori. Il premio come "miglior film" a Il ritorno del Re, insieme agli altri dieci, può venir considerato un premio dato all'intera trilogia da parte della critica. Nel corso della lavorazione dei film gli effetti speciali hanno raggiunto livelli incredibili, come ad esempio nella creazione del personaggio digitale di Gollum.

La première di Il ritorno del Re si tenne a Wellington, in Nuova Zelanda, il 1° dicembre 2003 fu affiancata da celebrazioni dei fan e da promozioni ufficiali (la produzione del film ha contribuito consistentemente all'economia della nazione) ed è rimasta nella storia del cinema come il più grande incasso al giorno d'esordio di sempre. Il ritorno del Re è stato anche il secondo film nella storia (dopo Titanic) a guadagnare più di un miliardo di dollari (in tutto il mondo). Alla notte degli Oscar 2004, Il ritorno del Re vinse, come detto, tutte e undici le statuette per le quali era stato candidato, eguagliando il record di Titanic e Ben-Hur. La trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli nel suo complesso è seconda, quanto ad incassi, solo a quella originale di Guerre stellari.[senza fonte]

Il Signore degli Anelli alla radio

La BBC produsse un adattamento in tredici parti de Il Signore degli Anelli nel 1956, ed una versione in sei parti de Lo Hobbit, nel 1966. Sulla trasmissione del Signore degli Anelli, Tolkien scrisse: «Penso che il libro sia del tutto inadatto alla "drammatizzazione", e le trasmissioni non mi sono piaciute affatto». Non esistono registrazioni della serie del 1956, al contrario di quelle de Lo Hobbit.

Una drammatizzazione del 1979 fu trasmessa negli USA e successivamente registrata e venduta su cassette e CD. Sulla confezione non appaiono indicazioni su cast o altre informazioni. Ogni attore fu apparentemente registrato separatamente e poi le varie parti montate insieme; diversamente dall'edizione della BBC dove gli attori registrarono insieme, i componenti del cast non interagiscono tra di loro ed il risultato ne soffre.

Nel 1981 la BBC trasmise una nuova, ambiziosa drammatizzazione in ventisei episodi da mezz'ora ciascuno. Ognuno dei ventisei episodi originali fu trasmesso due volte a settimana, uno standard ancora oggi per molte serie della BBC. La serie fu trasmessa anche negli Stati Uniti sulla National Public Radio con una nuova sinossi prima di ogni episodio.

La serie in ventisei episodi da mezz'ora fu successivamente montata in tredici episodi da un'ora, restaurando e reinserendo alcuni dialoghi originariamente tagliati, riarrangiando alcune scene per il loro impatto drammatico e risistemando la narrazione e le musiche. Questa versione venne venduta sia su cassetta che su CD.

Nel 2002, per sfruttare il traino della trilogia cinematografica, la BBC trasmise nuovamente la serie, su "BBC - Radio 4", questa volta dividendola secondo lo schema dei libri in una trilogia, omettendo le divisioni originali degli episodi, ed utilizzando l'attore Ian Holm, che nella serie aveva recitato nel ruolo di Frodo Baggins (mentre è Bilbo nella trilogia di Peter Jackson), come voce narrante di nuove narrazioni iniziali e finali per le prime due parti, e solo per quella iniziale della terza parte.

La sceneggiatura vuole essere il più possibile fedele al romanzo originale, ma contiene alcuni errori ed imprecisioni. Nonostante questo, la serie è indubbiamente ambiziosa; la BBC ha raramente tentato produzioni di questo tipo per la radio.

Giochi di ruolo

Il Signore degli Anelli ebbe una enorme influenza sul gioco di ruolo Dungeons & Dragons, e continua ad avere un grosso peso sia sui giochi di ruolo tradizionali come anche per i giochi di ruolo per il computer con temi fantasy ed epici.

Più di un gioco di ruolo è stato basato specificatamente su Il Signore degli Anelli: il più popolare è il GIRSA, ovvero il Gioco di Ruolo del Signore degli Anelli che però è attualmente fuori produzione, avendo la sua casa editrice perso la licenza per produrlo. In occasione dell'edizione del film prodotto da Peter Jackson è stato prodotto un nuovo gioco di ruolo ufficiale dalla Deciphers Games, più legato all'iconografia del film che non a quella del romanzo.

Un altro gioco di ruolo è quello delle miniature della casa inglese Games Workshop, chiamato proprio Il Signore degli Anelli, Gioco di Battaglie Strategiche, dove si gioca con le miniature che rappresentano tutti i personaggi del libro, e c'è anche una serie di miniature basate su Lo Hobbit.

Satire e parodie

  • Il signore dei tranelli: questo romanzo è probabilmente la più famosa parodia, pubblicata a firma dell'organizzazione umoristica inglese "Harvard Lampoon" (gli autori sono Henry N. Beard and Douglas C. Kenney) con il titolo di Bored of the Rings. Prima di pubblicarla gli autori la sottoposero a Tolkien, il quale dichiarò di non capirne lo spirito, ma non si oppose.
  • Hordes of the Things: semisconosciuta serie radiofonica della BBC (1980) che tentò di parodiare il genere epico-fantasy, sulla falsariga della Guida galattica per gli autostoppisti.
  • The Lord of the Weed: rimontaggio tedesco dei primi venti minuti del film La Compagnia dell'Anello che ritrae i protagonisti come tossicodipendenti.
  • Lords of the Rhymes: duo musicale autore di "hobbit-rap".
  • Once More With Hobbits: parodia dell'opera di Tolkien, combinata con Buffy l'ammazzavampiri, creata da due autori newyorkesi, Jessica e Chris.
  • Il Signore dei Porcelli: parodia a fumetti italiana. La poesia dell'Anello recita in questo caso: «un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per condirli e nel sugo cucinarli».
  • Il Signore dei Ratti: albo a fumetti della serie di Rat-man, disegnata da Leo Ortolani.
  • Lo Svarione degli Anelli: film in tre parti (attualmente La Compagnia del Verginello e I due Porri) che utilizza il materiale cinematografico del film di Peter Jackson, rimontato (ed accorciato), con un nuovo doppiaggio ed una colonna sonora ricostruita. I protagonisti, dediti all'uso di marijuana, vogliono gettare l'Anello del Fuorismo nel Monte Fatto, perché tutti possano risentire dei suoi benefici effetti; in questo sono contrastati da Svarion, signore di Merdor, e dalle sue forze di polizia. Gli autori, della provincia di Varese, lo rendono disponibile gratuitamente.
  • Il Signore dei Tarzanelli: parodia prodotta dallo Zoo di 105 in cui si sente un Leone di Lernia intento ad interpretare un certo "Cilum" (Gollum) che litiga con "Padron Frocio"...
  • Svariati altri ridoppiaggi del film (attualmente, se ne contano oltre sei).
  • Il signore dei tortelli: romanzo parodiato dello scrittore italiano Joey Luke Bandini pubblicato nel 2005.

Riferimenti nella musica

  • The Ballad of Bilbo Baggins di Leonard Nimoy è basata sulla saga tolkeniana, in particolare su Lo Hobbit.
  • I Led Zeppelin hanno composto tre canzoni ispirate al Il Signore degli Anelli: Misty Mountain Hop il cui titolo si rifà alle "Montagne Nebbiose" (Misty Mountains); Ramble On si riferisce a Gollum e Mordor; The Battle of Evermore è un allegoria attualizzata dalla battaglia del Pelennor contenuta ne Il ritorno del Re.
  • I Rush intitolarono Rivendell (nome inglese di Granburrone) una canzone del loro album Fly By Night.
  • I Camel intitolarono la canzone Nimrodel - a) The procession b) The White Rider nell'album Mirage
  • Gli Styx intitolarono una canzone Lords of the Ring, dall'album Pieces of Eight.
  • Bo Hansson, musicista svedese, ha realizzato un album strumentale basato sulle suggestioni de Il Signore degli Anelli nel 1973.
  • Patrice Deceuninck, compositore francese, ha iniziato un progetto musicale ispirato a Il Signore degli Anelli, di cui ha portato a termine il primo album, The Ring Bearer part I, relativo alla Compagnia dell'Anello. Diversamente dalle altre sue opere di musica prevalentemente elettronica, per questo album Deceuninck si è servito di una vera orchestra.
  • Alan Horvath ha realizzato anch'egli un intero album basato sul romanzo di Tolkien nel 2004.
  • I Brobdingnagian Bards hanno intitolato una delle loro canzoni Tolkien, ed il remix The Lord of the Ring.
  • I Blind Guardian, band metal tedesca, hanno intitolato una canzone Lord of the Rings nell'album Tales from the Twilight World. Esiste anche un loro album dedicato a Il Silmarillion intitolato Nightfall in Middle-Earth. Nell'album Battalions of Fear è presente una canzone dedicata a Éowyn. Molte altre loro opere contengono riferimenti e citazioni al lavoro di Tolkien.
  • Gandalf, musicista austriaco, scelse il suo nome basandosi su quello dello stregone protagonista del romanzo. Ha composto molti lavori con riferimenti a Il Signore degli Anelli, soprattutto nel suo secondo album, Visions.
  • Il gruppo dei Nickel Creek intitolò una canzone The House of Tom Bombadil.
  • I Gorgoroth, gruppo black metal, traggono il proprio nome all'omonimo altopiano di Mordor.
  • Il progetto musicale Burzum, dell'artista norvegese Varg Vikernes, trae il proprio nome da una parte dell'iscrizione sull'Anello in Lingua Oscura: «agh burzum-ishi krimpatul», ovvero «e nel buio incatenarli».
  • In Italia sono emersi, tra gli altri, i Lingalad, gruppo di Giuseppe Festa che si dedica esclusivamente alla composizione di canzoni ispirate a Tolkien. Gli strumenti usati e lo stile musicale si avvicinano alla cultura irlandese.
  • Sempre in Italia il gruppo Galadhrim propone un genere di musica tra il celtico e il medioevale i cui temi e testi sono espressamente ispirati agli scritti di Tolkien.
  • Edoardo Volpi Kellermann, compositore italiano, ha tradotto, per usare le sue parole, «vent'anni di ricerca creativa ispirata alla lettura delle opere di Tolkien» in un progetto di musica strumentale chiamato Tolkieniana: Viaggio Musicale nella Terra di Mezzo. Finora edito il primo disco, dal titolo Verso Minas Tirith.
  • I Summoning, gruppo epic-black metal austriaco, hanno dedicato i loro album a Il Signore degli Anelli ispirandosi all'opera per i titoli e per i testi delle canzoni.
  • Gli Amon Amarth, gruppo svedese di viking metal, traggono il nome dal Monte Fato.
  • I gruppi, soprattutto black metal, che hanno preso ispirazione dal capolavoro di Tolkien intitolando la band o i testi con nomi presi dal Signore degli Anelli sono moltissimi, sovente scandinavi.
  • Il progetto musicale The Fellowship è nato con l'intento esplicito di rappresentare in musica la mitologia tolkieniana; ha pubblicato finora un album, In Elven Lands, che si avvale della collaborazione di artisti di fama mondiale (come Jon Anderson degli Yes).

Altri riferimenti

  • La serie televisiva statunitense di fantascienza Babylon 5 comprende alcuni occasionali riferimenti a Il Signore degli Anelli, come temi epici disegnati per una simile costruzione mitologica.
  • Nel romanzo di Stephen King e Peter Straub Il talismano (The Talisman) ci sono vari riferimenti a Il Signore degli Anelli.
  • L'eroe di Cryptonomicon, romanzo di Neal Stephenson, si vede come un nano, suo nonno come un elfo, un ex-marinaio come un appartenente alla razza degli uomini, e si riferisce alla sua nemesi (un avvocato psicotico) come Gollum.
  • Il Signore degli Anelli è il soprannome del ginnasta italiano Jury Chechi, campione olimpico e mondiale nella specialità degli anelli.

Il Signore degli Anelli e la politica

Mentre negli USA l'opera di Tolkien venne "adottata" dal movimento alternativo e pacifista degli anni sessanta, in Italia dal principio dei settanta essa si diffuse assurgendo a livello di "culto" soprattutto tra le fila dei giovani della destra radicale. Concetti e nomi presi da Tolkien vennero esaltati dalla cultura della destra nazional-popolare, tanto che si organizzarono veri e propri campeggi e laboratori politico-culturali denominati "Campi Hobbit". All'interno della destra radicale si ritrovano i murales della "Compagnia dell'Anello" (MSI), il gruppo di musica alternativa La compagnia dell'anello, legato al MSI e gli Hobbit, gruppo musicale perugino della destra radicale autori dell'album La Contea.

Note

  1. ^ La fonte è la FAQ di tolkien.hcp-uk.co.uk, un sito web curato della casa editrice HarperCollins.
  2. ^ Così un menestrello di Gondor intitola, all'interno del romanzo, il poema da lui cantato presso il campo di Cormallen e avente come tema l'avventura vissuta da Frodo e Sam a Mordor (Il Signore degli Anelli, op. cit., pag. 1029).
  3. ^ Il libro che contiene la narrazione del Signore degli Anelli e de Lo Hobbit come spiegato da Tolkien nel prologo del romanzo (op. cit, pag. 25). Si tratta sostanzialmente di un pseudobiblium, anche piuttosto importante nell'ambientazione tolkeniana, e scritto da Bilbo e completato poi, come si verrà a chiarire al termine dell'opera, da Frodo stesso prima di partire alla volta di Aman.
  4. ^ È importante sottolineare tuttavia che l'ambientazione de Lo Hobbit, pur attingendo per molti aspetti da Il Silmarillion, non era stata concepita inizialmente da Tolkien come coincidente con la Terra di Mezzo. Il romanzo manteneva infatti un impianto favolistico presente in forma molto più ridotta ne Il Signore degli Anelli (di fatto limitato ai primi capitoli) e che traeva varia ispirazione sia da opere antiche come il poema epico medioevale Beowulf per i vocaboli arcaici come orc (vedi per approfondire la voce relativa), sia da libri per l'infanzia come La principessa e l'orco (The Princess and the Goblin, 1872) dello scrittore scozzese George MacDonald e Il meraviglioso paese degli Snergs (The Marvelous Land of Snergs, 1927) di E.A. Wyke-Smith (Lo Hobbit annotato, op. cit., pagg. 19-21 e seguenti).
  5. ^ Dall'incipit de Il Signore degli Anelli, op. cit., pag. 43.
  6. ^ Una descrizione iconografica degli Hobbit e della loro concezione tranquilla e abitudinaria dell'esistenza, della rispettabilità e di quanto fossero da loro malviste le avventure, è sicuramente quella che viene presentata nel primo capitolo de Lo Hobbit.
  7. ^ Come documentato dalle lettere fra il 1938 e il 1940.
  8. ^ Vedi lo stralcio dell'intervista a Tolkien riportata in Lo Hobbit annotato, op. cit., pag. 13.
  9. ^ Ibidem, capitolo I.
  10. ^ Ma la differenza fra il modo di parlare degli Hobbit e degli altri personaggi del romanzo è riscontrabile pienamente nell'edizione originale inglese e tende a perdersi — per la difficile resa — nella trasposizione in lingua italiana.
  11. ^ Vedi: The War of the Ring: The History of The Lord of the Rings, Part Three (La Guerra dell'Anello: la storia del Signore degli Anelli, parte terza), op. cit.
  12. ^ Vedi Note alla vicenda editoriale di Tolkien in Italia, articolo di Quirino Principe, curatore dell'edizione Rusconi.
  13. ^ È il primo capitolo del libro II de La Compagnia dell'Anello, op. cit.
  14. ^ Una guida per i traduttori del Signore degli Anelli scritta da Tolkien e pubblicata in appendice a: Jarend Lodbell, A Tolkien Compass (bibliografia).
  15. ^ Gandalf pronunciò questi versi durante il Consiglio di Elrond a Gran Burrone per convincere gli astanti che l'anello ritrovato da Bilbo era propro l'Anello di Sauron.
  16. ^ " [it was] among the greatest works of imaginative fiction of the twentieth century." per la fonte vedere note succ.
  17. ^ "the English-speaking world is divided into those who have read The Lord of the Rings and The Hobbit and those who are going to read them." per la fonte vedere note succ.
  18. ^ "destined to outlast our time." Questa e cit. prec. provengono da title="From the Critics" B&N
  19. ^ Tolkien "formulated a high-minded belief in the importance of his mission as a literary preservationist, which turns out to be death to literature itself." da Hobbit a Hollywood
  20. ^ "anemic, and lacking in fiber." da "Stanco degli Anelli", Richard Jenkins, The New Republic 28 Gennaio 2002
  21. ^ tratto da Tolkien non era uno scrittore
  22. ^ Perché gli Hobbit sono una Fiaba Popolare: una incauta ed eretica rivisitazione di J.R.R. Tolkien, 9 gennaio 2006
  23. ^ Michael Moorcock, Epic Pooh, 27 gennaio 2007
  24. ^ citato in bibliografia.
  25. ^ Il Signore degli Anelli di Tolkien: Realtà, Mito o entrambi? Berit Kjos. Postato nel dicembre 2001. revisionato 27 gennaio 2007.
  26. ^ J.R.R. Tolkien: Uno schizzo biografico, 14 giugno 2006
  27. ^ da qui
  28. ^ Andrew O'Hehir, Il libro del secolo, 12 marzo 2006
  29. ^ Krysia Diver, Un "Signore" per la Germania, 5 ottobre 2004
  30. ^ La realtà in trasparenza, op. cit., p. 142
  31. ^ La realtà in trasparenza, op. cit., pp. 181 e 191
  32. ^ Il Signore degli Anelli, introduzione di Élémire Zolla, op. cit., pag. 9-10, citando W.H. Auden: «[Esseri che tendono al male assoluto] non mi rallegrano, perché la loro esistenza sembra significare che è possibile che una specie [...] capace di scelta morale sia maligna di natura».
  33. ^ Il Signore degli Anelli, op. cit. pag. 94
  34. ^ Analisi di P. Gulisano, tratta dal libro Tolkien: il mito e la grazia (bibliografia)
  35. ^ I beatles volevano interpretare Il Signore degli Anelli
  36. ^ http://www.16noni.it/cinema/i/signoreanelli.htm, «Si parlava prima di Kubrick, che non a caso manifestò un serio interesse per il progetto e che ha sempre tratto i propri lavori da dei romanzi [...]».

Bibliografia

Voci correlate

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