Girifalco
Girifalco (IPA: [ʤiriˈfalko][3], Girifarcum in latino[4]) è un comune italiano di 5 860 abitanti[1] della provincia di Catanzaro in Calabria.
Girifalco comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Pietrantonio Cristofaro dal 31-5-2015 |
Territorio | |
Coordinate | 38°49′N 16°26′E |
Altitudine | 456 m s.l.m. |
Superficie | 43,1 km² |
Abitanti | 5 860[1] (31-8-2017) |
Densità | 135,96 ab./km² |
Comuni confinanti | Amaroni, Borgia, Cortale, San Floro, Squillace, Vallefiorita |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 88024 |
Prefisso | 0968 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 079059 |
Cod. catastale | E050 |
Targa | CZ |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
Nome abitanti | girifalcesi |
Patrono | San Rocco |
Giorno festivo | 16 agosto |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Geografia fisica
Territorio
Il territorio di Girifalco si estende tra la zona montana e submontana del monte Covello (sottogruppo montuoso del monte Serralta nelle Serre settentrionali) e l'altopiano che degrada verso est e in direzione della valle, detta Carìa, che scende verso il Golfo di Squillace. Storicamente da questa valle passava l'antica via istmica greca che collegava, passando per il pianoro di Girifalco e attraversando l'Istmo di Catanzaro, lo Ionio al Tirreno.[5] Proprio al centro dell'Istmo si trova Girifalco adagiato a 456 m s.l.m. ai piedi del monte Covello, con una superficie di 43,1 km².[6] Nel territorio comunale nasce il torrente Alessi.
Storia
Antichità e origini
Come dimostrato da alcuni ritrovamenti in contrada Carìa, nella parte alta del torrente Alessi, vi erano degli insediamenti precedenti alla Magna Grecia. La necropoli rinvenuta risale al Neolitico superiore e consente di affermare che nel territorio erano presenti delle popolazioni autoctone che si erano stanziate nelle valli fluviali.[5][7][8][9]
Tuttavia per avere una prima testimonianza scritta sulle origini dell'insediamento bisogna fare riferimento ad un vecchio articolo del giornale La tribuna illustrata del 7 febbraio del 1937, in cui si legge:[10]
La presenza di questi due antichi villaggi è stata suffragata dai ritrovamenti effettuati in località San Vincenzo, sotto la rupe Pietra dei Monaci, dove sono state ritrovate delle tombe a camera risalenti alla metà del VII secolo, circa due secoli prima delle invasioni saracene. Gli abitanti dei villaggi, Toco e Carìa posti di fronte al golfo di Squillace verso est, risalivano ai tempi delle migrazioni greche ed erano insediamenti presenti nella vallata, i quali probabilmente non vennero mai conquistati dai Bruzi perché si trovavano nei pressi dell'antica Squillace, essendo questi in continuo conflitto con le città della Magna Graecia. Questo spiega la decisione del console Claudio Marcello, nel mentre della seconda guerra punica contro Annibale, di porre i suoi presidi militari sul monte Covello per la particolarità di poter controllare contemporaneamente i due golfi dell'istmo, in una località chiamata in epoca attuale setto di Marcello, dove sono state ritrovate delle punte di lancia e delle piccole anfore.[11][12] Prima dell'arrivo dei Normanni in Calabria, in piena epoca Bizantina, per difendersi dalle incursioni dei Saraceni che infestavano quelle contrade tra il IX e il X secolo, la popolazione si rifugiò in un luogo più alto e sicuro dal quale era visibile l'intera valle. Quel luogo era una rupe che denominarono Terravecchia e che in seguito sarà conosciuta come Pietra dei Monaci (probabilmente perché in quella zona sorse un cenobio o un convento in epoca bizantina o medioevale del quale sono visibili delle mura e un pozzo). In quel luogo nacque il primo nucleo abitativo, Pioppi, tipicamente medioevale adagiato su uno sperone roccioso, che si popolò degli abitanti della vallata.[13][5]
Periodo Normanno
Non molto è documentato sulla dominazione Normanna nella terra di Girifalco. Tuttavia uno scrittore e viaggiatore inglese, Edward Lear, percorse a piedi il sud Italia, e così scrisse nel suo Diario di un viaggio a piedi[14]:
Per il sovrano svevo, Girifalco, trovandosi nel punto più stretto della Calabria, poteva costituire una postazione strategica, infatti, dall'alto del Monte Covello si scorgono l'uno e l'altro mare e una guarnigione, quindi, sarebbe stata molto utile. All'epoca era diffusa la caccia con il falco e nella corte di Federico II vi erano dei falconieri, ufficiali preposti all'allevamento e addestramento dei falconi per le battute di caccia. Essendo il sovrano di Sicilia lui stesso un grande falconiere, aveva creato una grande riserva di caccia fino ai territori confinanti ed è dunque molto probabile che dei falconieri normanni risiedessero nella terra di Girifalco, visto che il territorio costituisce tutt'ora un passaggio obbligato per questi rapaci.[13]
Intorno al 1220 Federico II, una volta domati i Saraceni e riconquistato le roccaforti musulmane in Sicilia, ne trasferì una parte a Girifalco, oltre a quelli di Lucera (che era la colonia principale) e Acerenza, per evitare un loro ritorno sull'isola dando inizio a nuove rivolte. Ma questi iniziarono a spingersi di nuovo troppo a sud verso la Sicilia costringendo così il sovrano di Svevia, il 25 dicembre del 1239, a emanare un decreto in base al quale tutti i Saraceni del continente dovevano essere rigorosamente confinati nella città di Lucera, la più distante delle tre località iniziali dall'isola. Questo sancì l'abbandono della colonia di Girifalco, insieme a quella di Acerenza.[15]
Con il sistema feudale, che in Calabria era stato diffuso durante il periodo normanno, la terra di Girifalco venne temporaneamente assegnata al feudo di Maida.
Dal 1300 al 1500
All'inizio del XIV secolo, Girifalco fu possedimento di Caterina Niceforo, figlia del tiranno e despota dell'Epiro. Successivamente fece parte, fino al 1494, della Contea di Arena. Da quell'epoca, con la dominazione spagnola nel Meridione, passò al Principato di Squillace sotto la famiglia dei Borgia fino al 1506. In quell'anno il Re Cattolico la staccò per annetterla alle terre che costituivano la Contea di Soriano, sotto il dominio dei Carafa. Nel 1526 la terra di Girifalco appartenne a un certo Camillo de Gennaro per poi ritornare sotto i Carafa fino al 1609.[16][17]
Durante il dominio dei Carafa, nel 1548, il vescovo Marco Laureo, fratello del cardinale Vincenzo Laureo, fece erigere in Girifalco il convento di San Domenico, che fu anche centro di studi teologici nel quale pare vi abbia dimorato il frate domenicano Tommaso Campanella, nativo di Stilo, di ritorno in Calabria sul finire del secolo per partecipare a un convegno contro la dominazione spagnola ed esporre il suo piano di rivolta.[5][18]
1600 e 1700 - Epoca Ducale
Nel 1609 il banchiere e patrizio Pier Francesco Ravaschieri dei Conti di Lavagna acquistò la terra di Girifalco per 25.000 ducati dal Conte di Soriano. Non avendo avuto figli gli subentrò alla guida del feudo la nipote Virginia Ravaschieri, la quale con privilegio di Re Filippo IV, nel 1624 ottenne il titolo Ducale di Girifalco per lei e i suoi discendenti. La prima Duchessa espanse i possedimenti feudali di Girifalco acquistando, nel 1631, la terra di San Vito e il casale di Lucenadi (Cenadi). In virtù del matrimonio tra la Duchessa Ravaschieri di Girifalco con un certo Annibale Caracciolo, nel 1607 nacque Fabrizio Caracciolo, secondo Duca di Girifalco, patrizio napoletano e consigliere del Sacro Regio Consiglio.[19]Fu Duca dal 1634 (anno in cui morì la madre Virginia) al 1683 divenendo artefice di un periodo fiorente per il Ducato consolidando lo sviluppo socio economico della cittadina con la presenza della universitas e dell'istituzione feudale. Il Duca fece costruire, nel 1635, un convento (divenuto successivamente, nel XIX secolo, ospedale psichiatrico) e lo concesse ai frati minori riformati che, per ringraziarlo, nel 1669 fecero erigere una statua in suo onore e la collocarono all'interno del convento stesso.[10][20]Fu costruttore anche di un castello in una zona non precisata di Girifalco, probabilmente nella zona più antica del paese, Pioppi, ma ebbe breve durata per via di eventi sismici. Durante quel periodo, Girifalco venne colpita dal terremoto nel marzo del 1638, dove venne gravemente danneggiata quasi la totalità del centro e soprattutto il rione Pioppi con l'annessa chiesa Matrice, la quale venne successivamente ricostruita. L'evento è citato da un certo Lutius De Urso:
La torre menzionata dal De Urso probabilmente era un'antica torre difensiva o parte di un castello situata in località Pietra dei Monaci dalla cui sommità si poteva osservare tutta la vallata fino al Golfo di Squillace. Questo spiega la presenza delle torri nello stemma cittadino.[21]
Contemporaneamente il sindaco Carlo Pacino fece realizzare delle opere di grande importanza come la monumentale fontana Barocca nel 1663, la prima Casa Comunale nel 1665 e l'ampliamento della chiesa di San Rocco. Nel XVII secolo dunque il centro abitato si andava sempre di più espandendo e vi era la presenza di diverse importanti strutture sia religiose che civili: due conventi, quello dei padri domenicani e quello dei frati minori riformati; le chiese maggiori erano cinque, la Matrice dei Pioppi Vecchi con la limitrofa chiesa dell'Immacolata, la chiesa di San Rocco, la chiesa del convento dei frati minori riformati e la chiesa di Santa Maria delle Grazie del convento dei domenicani (chiesa Matrice attuale); la prima casa comunale, il palazzo Ducale e la fontana Barocca. In quel periodo venne anche realizzato lo stemma della città con le tre torri sorvolate dal falco.
Il frate Giovanni Fiore da Cropani nella sua opera storiografica, Della Calabria illustrata, nel XVII secolo scriveva su Girifalco:[18]
Dopo la morte del Duca Fabrizio Caracciolo, ereditò il ducato il nipote Nicola Maria, figlio di Maria Virginia detta Cilla (figlia del Duca Fabrizio) e di un Caracciolo di Gioiosa, che divenne il terzo Duca di Girifalco. Il nuovo Duca nei primi anni del XVIII secolo riuscì a ingrandire il patrimonio feudale, che già comprendeva le terre di San Vito e Cenadi, annettendo le Baronie di San Demetrio, Stefanaconi e San Floro. Durante il suo Ducato, precisamente nel 1723, a Girifalco venne fondata la loggia massonica denominata Fidelitas, la prima nata sul suolo Italico (all'epoca sul suolo del Regno di Napoli). I Caracciolo erano signori della cittadina da quasi un secolo e la loggia nacque grazie al loro potere e prestigio, ma anche e soprattutto per il loro spirito anticonformista e rivoluzionario contro l'aristocrazia di cui essi stessi ne facevano parte, impregnando l’ambiente cittadino con il loro modo di essere che si poneva in una posizione rispettabile nella società, atteggiamento rivoluzionario per quell'epoca. Questo dimostra proprio la fondazione della Loggia, considerando che i principi e le finalità della Massoneria sono sempre andati contro la visione etica e sociale dei padroni, per i quali esisteva solo la propria libertà, ritenendo la fratellanza un’eresia.[22][23][24]
Il Ducato di Nicola Maria durò fino al 1736, anno della sua morte e a succedergli fu il nipote Gennaro Caracciolo, quarto Duca di Girifalco, figlio di Francesco Antonio il quale mori un anno prima del padre, nel 1735. Il Duca Gennaro Caracciolo, contrariamente a quanto usavano fare i suoi avi, ossia sposare donne della stessa famiglia dei Caracciolo, decise di prendere in moglie una donna esterna alla famiglia, donna Olimpia Colonna Barberini dei Conti di Palestrina. Donna Olimpia era una dama di alto rango raffinata e gentile, mentre il Duca Gennaro era un uomo geloso, avvezzo a modi rozzi e da guerra. Per questi motivi e probabilmente per l'impossibilità della consorte di mettere al mondo un erede, il Duca prese una decisione atroce. Un giorno si sparse la voce che donna Olimpia fosse morta tant'è che le furono celebrati solenni funerali e dopo qualche tempo della dama non se ne parlò più. In realtà fu rinchiusa da don Gennaro nei sotterranei del palazzo Ducale. Il Duca aveva una cattiva fama, tanto grande da offuscare anche quella importante dell'avo materno, il Duca Fabrizio Caracciolo. La leggenda vuole che due frati, del convento dei domenicani o del convento dei riformati, udirono i lamenti di donna Olimpia da un piccolo lucernario delle segrete del palazzo Ducale e per evitare le ire del Duca ritornarono al convento dove confidarono il tutto ai padri superiori, i quali sospettando che la dama fosse ancora in vita, allertarono le autorità massime a Napoli che mandarono il Preside della Calabria a controllare se fosse davvero viva e rinchiusa nei sotterranei del palazzo Ducale di Girifalco. Donna Olimpia fu liberata e trascorse il resto della sua vita in un monastero a Roma, mentre il Duca Gennaro morì nel suo Ducato nell'anno 1766.[25][26][27]
Gli successe, essendo morto senza eredi, la sorella Margherita, quinta Duchessa di Girifalco dal 1766 al 1802. Essendo l'ultima del suo ramo, da li a poco con la sua morte, scomparvero i Caracciolo di Girifalco dopo quasi due secoli e subentrarono i Piccolomini d'Aragona per il matrimonio della Duchessa con don Pompeo, Principe di Maida e Duca di Amalfi. La Duchessa Margherita fu anche l'ultima intestataria per diritto e di fatto delle terre di Girifalco, che comprendevano le Baronie di San Demetrio, Stefanaconi, San Floro, le terre di San Vito e il casale di Lucenadi (Cenadi), a causa delle leggi eversive della feudalità che sarebbero state emanate nel 1806. Margherita Caracciolo è ricordata soprattutto per aver donato un tesoro alla Chiesa di San Rocco, in particolare alla Cappella di San Michele con il relativo altare, su cui i Caracciolo esercitavano il ius patronatus. Queste donazioni, la Duchessa, le ordinò da Napoli, capitale del Regno, dove si era trasferita assieme alla figlia, mentre l'amministrazione feudale fu temporaneamente affidata alla famiglia dei Magno Oliverio.[28][5]
Sul finire del XVIII secolo un altro terremoto colpì gravemente la Calabria, quello del 28 marzo 1783, con epicentro proprio a Girifalco. Il centro venne distrutto o danneggiato gravemente, come il rione Pioppi con la chiesa Matrice (già danneggiata gravemente nel terremoto del 1638) che si decise di non ricostruire più. Per il graduale abbandono dei Pioppi Vecchi a causa del sisma e per l'espansione del borgo in direzione del convento dei padri domenicani, si decise di trasferire le funzioni di Matrice alla chiesa di quel convento, essendo in una zona più centralizzata.[29]
Negli ultimi anni del '700 il Regno di Napoli decise di andare verso la soppressione del patrimonio ecclesiastico, che rimase alla mercé degli avvenimenti politici insieme ai beni del feudo, causando delle tensioni all'interno della società girifalcese. Inoltre, nel 1799, i Borbone fuggirono a Palermo, mentre a Napoli nacque la Repubblica Partenopea, alla quale aderirono numerosi comuni della Calabria. Girifalco, insieme ad altri centri, rimase invece fedele ai Borbone e furono organizzate delle spedizioni che si unirono al Cardinale Ruffo e al suo Esercito Sanfedista, il quale si stava dirigendo verso Napoli contro i Francesi.[5]
1800 - Fine del feudo dei Caracciolo e istituzione del comune
La Duchessa Margherita morì nel 1802 e le successe la figlia Anna Maria Piccolomini d'Aragona, sesta Duchessa e ultima feudataria di Girifalco. Nel febbraio del 1806 Giuseppe Bonaparte invase il Regno di Napoli e attuò le leggi eversive della feudalità decretando la fine dei feudi, compreso quello di Girifalco che vide così definitivamente la fine dei Caracciolo e dei Duchi nel proprio territorio. La Duchessa Anna Maria morì ultima della sua casata nel 1812 e si era unita in matrimonio con la famiglia Pignatelli dei Duchi di Monteleone, passando tutta la titolatura nobiliare dell'estinta casa dei Caracciolo di Girifalco ai Pignatelli d'Aragona Cortez.[30] Nei primi anni dell'Ottocento si chiude, dunque, l'epoca Ducale di Girifalco, importante era che ha segnato la storia della cittadina.
Nel decennio francese (1806 - 1815) divenne dunque comune della Calabria Ulteriore con la legge del 4 maggio 1811, per la nuova circoscrizione delle quattordici province del Regno di Napoli. Durante il Regno delle Due Sicilie (1816 - 1861) a Girifalco, che rientrava nella Calabria Ulteriore Seconda, ci furono dei cittadini che parteciparono ai moti di Napoli del 1821 e soprattutto a quelli del 1848. Nel mese di febbraio di quell'anno, dopo che Ferdinando II dovette concedere nuovamente la Costituzione al Regno, a Girifalco nacque una setta carbonara, Gioventù italica e fratellanza, che cospirava contro il governo borbonico per i disagi generali che affliggevano la popolazione. Dopo vari tumulti cittadini una spedizione di volontari partì per Filadelfia, dove era stanziato un accampamento delle armate di rivoluzione della provincia di Catanzaro, con il compito di ostacolare i movimenti dell'esercito borbonico guidato dal generale Nunziante che stava per approdare e collocare una base operativa a Monteleone.[13][5]
In seguito all'unità d'Italia, negli anni '70 del XIX secolo, il Prefetto di Catanzaro Colucci fu promotore dell'istituzione di un manicomio interprovinciale nella Calabria. Dopo la verifica di varie strutture presenti in altri comuni più o meno nella zona, nel 1878 venne ritenuto idoneo il convento dei frati minori riformati di Girifalco, costruito dal Duca Fabrizio Caracciolo più di due secoli prima, che nel 1881 venne così trasformato nel manicomio interprovinciale diretto dallo psichiatra Dario Maragliano. L'ospedale rappresentò una grande fonte di beneficio per Girifalco, dando inizio allo sviluppo e alla modernizzazione dell'economia cittadina.[31]
Simboli
Lo stemma araldico di Girifalco raffigura tre torri sorvolate da un falco.
La blasonatura del gonfalone recita:
Nello stemma comunale venne accolta la leggenda dalla quale pare discenda il nome della cittadina girifalcese, che vuole un falco volteggiare ad ali spiegate nel cielo, dall'alto di tre torri.[32]
[33][34]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Rocco
Gioiello di architettura barocca tutelata ipso-jure, come attesta il Ministero per i beni culturali e ambientali, soprintendenza per i beni architettonici artistici e storici della Calabria. Al suo interno custodisce la pregevole statua di San Rocco, opera d'arte realizzata in legno massiccio che risale al '500, epoca di fioritura artistica.
Le sue origini si perdono nel tempo e sulla sua prima fondazione non si hanno fonti certe (probabilmente XVI secolo), ma è comunque assai remota e resta uno dei monumenti più antichi di Girifalco. Edificata, secondo la leggenda, dopo il ritrovamento di un'effige del Santo di Montpellier tra gli arbusti di un pantano nel luogo dove in seguito fu innalzata la chiesa. Di certo si sa che l’antica chiesa, di maggiori proporzioni dell’attuale, venne distrutta o pesantemente danneggiata da un terremoto nel XVII secolo, probabilmente quello del 1626 con epicentro proprio a Girifalco o il sisma del 1638[35]. Nel 1672 per l’estendersi del paese e della popolazione, per l’incremento del culto del Santo e per l'importanza assunta dalla chiesa, la medesima venne elevata a Parrocchia. Riedificata in quel secolo con grandi sacrifici di tutto il popolo senza subire più gravi danneggiamenti, nonostante la spaventosa potenza di terremoti come quello del 1783 che distrusse quasi l’intero paese e non venne modificata in modo rilevante fino al 1860. Fu consacrata solennemente nel 1914 dal cardinale e arcivescovo Mons. Eugenio Tosi, in quell'epoca vescovo di Squillace.
Sulla facciata ci sono quattro colonne con capitello, il portale lapideo è sormontato da una grande finestra a mezzaluna e sulla sinistra il campanile decorato con delle trabeazioni presenta un orologio posto nella parte superiore. L'interno, che è costituito dalla grande navata centrale e una laterale sul lato del campanile, custodisce varie opere di grande pregio oltre la statua del Santo, tra cui un ostensorio barocco, l'altare maggiore opera di scalpellini di Serra San Bruno, cinque altari laterali tra cui l'altare di San Michele Arcangelo, che fu l'antico patrono del paese, adornato con candelieri in ottone. Nell'abside è presente un grande quadro di San Rocco.[36][37]
Chiesa Matrice Santa Maria delle Nevi
La sua prima fondazione risale al XVI secolo ed è dedicata alla Madonna delle Nevi (titolo che ha ereditato dalla distrutta chiesa Matrice del rione Pioppi Vecchi). Sul finire del XVIII secolo venne riedificata sul sedime della chiesa di Santa Maria delle Grazie del convento di San Domenico, costruito nel 1548 per volere del vescovo Marco Laureo. Della vecchia struttura del convento dei frati domenicani esistono ancora oggi interessanti ruderi e arredi, tra i quali l'ampio giardino interno delimitato dalle antiche mura con al suo interno il pozzo e la fossa comune per le sepolture. La facciata un tempo era di stile barocco (oggi presenta uno stile tipicamente moderno essendo stata restaurata negli anni cinquanta del '900) e possiede un grande portale lapideo affiancato da due nicchie al quale si accede tramite una doppia scalinata. L'ingresso laterale è incorniciato in un portale bugnato e si trova nella struttura del campanile dove sono presenti tre campane e l'orologio. L'interno è tipicamente bianco sia per il richiamo al titolo stesso della chiesa, Madonna delle Nevi, e sia per il richiamo all'ordine dei domenicani, dai quali la chiesa deriva, il cui colore simbolo è il bianco. La grande navata è adornata da una serie di archi con fregi e capitelli dorati. Adiacente alla chiesa Matrice è situata la chiesa del SS. Rosario.[29][36]
Chiesa del SS. Rosario
Fu edificata alla fine del XVIII secolo. Nella Lista di Carico della cassa sacra, al capitolo Fabriche Religiose, non ne viene fatta alcuna menzione e la sua costruzione è, dunque, posteriore al terremoto del 1783, ossia in seguito alla promozione della chiesa del convento dei domenicani (chiesa di Santa Maria delle Grazie) a Matrice. Pertanto, i confratelli ne costruirono una nuova dedicandola alla Beata Vergine del Rosario. La chiesa presenta due navate in stile barocco e sulla facciata il portale in pietra chiara è sormontato da una monofora circolare affiancata da due nicchie. Sul soffitto, proprio al di sopra dell'altare principale, si può leggere l'antifona biblica Domus mea domus orationis vocabitur, mentre alla sommità dell'arco centrale è presente lo stemma dei frati domenicani.[36]
Chiesa dell'Addolorata
La sua prima edificazione risale al XV secolo, epoca in cui era situata poco al di fuori del centro urbano, mentre oggi delimita il versante occidentale del centro storico. Adagiata su una piccola collina, venne più volte riedificata nel tempo e l'attuali struttura e aspetto risalgono al XVIII secolo. L'interno è composto da tre navate di piccole dimensioni abbellite da colonne e decori in oro. Al di sopra dell'altare, che è di color rosa antico e bianco, è riposta la statua della Madonna Addolorata. Sull'ala di sinistra si erge il campanile, mentre di fronte la facciata ci sono delle interessanti icone sormontate da croci che raffigurano alcune scene del calvario di Gesù Cristo.[36]
Chiesa dell'Annunziata
Risale al XVIII secolo. Nella Lista di Carico della cassa sacra, redatta dopo il terremoto del 1783, si rileva che in epoca antecedente al sisma al posto della chiesa attuale ne sorgeva un’altra, ossia una cappella rurale con delle proprie rendite. Infatti fino agli anni ’60 del XX secolo era fuori dal centro abitato, in mezzo agli ulivi in contrada Conella, prima che l'espansione urbana la circondasse. Annessa alla chiesa c'era una celletta per il Romito, l’eremita.
Ruderi dell'antica chiesa Matrice dei Pioppi Vecchi
La Matrice che sorgeva ai Pioppi Vecchi era la principale chiesa di Girifalco fino al 1783 ed era dedicata alla Madonna delle Nevi, titolo che venne poi ereditato dall'attuale chiesa Matrice. Non molto si sa sulle sue origini e fu praticamente rasa al suolo dai due terremoti che si verificarono nel 1638 e nel 1783. Questi avvenimenti sono descritti nella Relazione ad Limina del vescovo della diocesi di Squillace nel 1661 e nel verbale che fu stilato dall'allora arciprete del paese dopo il sisma del 1783. Era annessa alla Matrice la chiesa dell'Immacolata, anch'essa distrutta.
Era risaputo che quella zona fosse molto a rischio, infatti, all'indomani del sisma del 1638 in molti si chiesero se ricostruire la chiesa in quel luogo o altrove. Ventidue anni dopo ancora si stava discutendo sul da farsi, come documentato nella relazione del 1661 e alla fine si decise di ricostruirla nello stesso medesimo posto, i Pioppi Vecchi. Ma nel secolo successivo, il terremoto del 1783 la distrusse nuovamente, lasciando il paese ancora una volta senza chiesa Madre. Si ripose quindi il problema della riedificazione nello stesso luogo o spostarne la parrocchia in una delle altre due chiese abbastanza grandi del paese, quella di San Rocco o quella del convento dei padri riformati (futuro ospedale psichiatrico). La prima fu ritenuta non molto grande per soddisfare le esigenze della popolazione nelle festività, mentre la seconda era troppo distante dal centro del paese che intanto si stava estendendo verso la collina del convento dei domenicani, la futura piazza Umberto I. Si decise alla fine di riedificare la chiesa di Santa Maria delle Grazie del sopracitato convento, che fu anch'essa distrutta dal sisma del 1783, trasferendovi le funzioni di chiesa Matrice e assegnandola alla Madonna delle Nevi, come la distrutta chiesa dei Pioppi Vecchi. Questa decisione fu presa per la necessità di collocarne la sede in una zona più centrale, vista l'espansione del centro urbano e per il graduale abbandono del rione Pioppi dopo il tremendo sisma di fine XVIII secolo.
Oggi sono ancora visibili i suoi ruderi e in particolar modo le mura della navata laterale sinistra.[36][38]
Architetture civili
Complesso Monumentale - Ospedale Psichiatrico
Imponente struttura del vecchio manicomio provinciale istituito nel 1881. In passato era un convento dei frati minori riformati. Giovanni Fiore, nel suo scritto Della Calabria Illustrata, pone la fondazione del convento nel XVII secolo, nel 1635. Tale convento era dedicato ai Santi Antonio ed Elena e sorgeva su un vasta area concessa ai frati dal Duca di Girifalco Fabrizio Caracciolo, il quale non solo donò la terra per il convento ma lo fece anche costruire. All'indomani del terremoto del 1783 che distrusse gran parte dell'antico convento venne stilata una relazione, per conto della Cassa sacra, della struttura conventuale e dell'annessa Chiesa. In questa relazione risultava che il convento aveva quattro sezioni e il braccio ovest era interamente costituito dalla Chiesa del convento. Questa Chiesa, la cui facciata corrispondeva all'entrata principale dell'odierna struttura, era di grandi dimensioni e al suo ingresso presentava un ampio atrio che dava accesso alla navata centrale, mentre il campanile venne distrutto dal sisma sopracitato. Al suo interno erano conservate le tre campane della distrutta Chiesa Matrice dei Pioppi Vecchi.[31][39][40]
Fontana Carlo Pacino
Monumentale fontana, realizzata in stile Barocco dai maestri scalpellini locali, sita nel centro storico in piazza Vittorio Emanuele II a fianco della chiesa di San Rocco. Fu costruita nel XVII secolo per volontà del sindaco di quell'epoca Carlo Pacino. La fontana è realizzata in pietra calcarea (travertino calabrese) con una pianta particolare a doppia forma, circolare all'interno e ottagonale all'esterno. Sulla vasca maggiore si legge la scritta Carolo Pacino MDCLXIII Sindico, grazie alla quale la si può datare all'anno 1663. L'opera è stata eseguita in due tempi: la prima porzione fino alla vasca maggiore è del '600, mentre i tre pezzi superiori sono stati realizzati nell'anno 1830 come si può evincere dalla scritta MDCCCXXX. Su quest'opera aleggia una leggenda popolare riguardo la sua realizzazione ad opera del diavolo (da dove nasce l'appellativo fontana del diavolo) che l'avrebbe realizzata in una sola notte ponendola davanti alla chiesa di San Rocco quasi in segno di sfida e una volta terminata l'opera si sarebbe allontanato dal centro abitato a grandi passi, lasciando una delle orme sui gradoni della fontana e l'altra fino alla località Pietra dei Monaci.[41][36]
Edifici Storici
- Prima Casa Comunale: risale al 1665 ed è situata in piazza Vittorio Emanuele II. È fregiata dallo stemma della famiglia dei Caracciolo. Oggi al suo interno è presente un piccolo museo dell'epoca borbonica e in passato è stata biblioteca comunale.
- Palazzo Municipale: sede del comune e della biblioteca comunale.
- Palazzo Ducale: ubicato in piazza Umberto I è stato per lungo tempo residenza signorile. Risale al XIII secolo, costruito dopo la VI crociata. Fu di proprietà della famiglia Ravaschieri e passò ai Caracciolo agli inizi del XVII secolo. Nel tempo ha subito diverse trasformazioni in particolare dopo il terremoto del 1783. Il portone d'ingresso è incorniciato da un portale bugnato e conserva al suo interno un altare palatino. All'esterno, a fianco al portone d'ingresso è collocata la statua del Duca Fabrizio Caracciolo risalente al 1669.
- Palazzo Spagnuolo
- Palazzo Ciriaco
- Palazzo Staglianò
- Palazzo Giampà - Valentini
- Palazzo Cefaly
- Palazzo Vaiti
Altre opere
- Statua marmorea del Duca Fabrizio Caracciolo risalente al 1669. Originariamente era posta all'interno del convento dei frati minori riformati (ex ospedale psichiatrico e attualmente Complesso Monumentale), i quali la fecero scolpire e la dedicarono come segno di riconoscenza al duca medesimo per avergli donato la terra e costruito il convento. Successivamente è stata prima posta all'esterno dell'ala est dell'ospedale psichiatrico e attualmente si trova adiacente alle mura del palazzo Ducale. Di fattura napoletana, è una delle sole due statue del genere presenti in Calabria.[42]
- La Cannaletta: fontana a sei cannali risalente al 1897. Nella parte superiore si può leggere la scritta salus publica suprema lex esto.
- Località Vottandìari: resti di un antico acquedotto del XVII secolo. Faceva parte dell'antica via dei mulini (13 in origine) che da monte Covello scendeva fino al centro abitato per poi dirigersi a valle.
- Monumento ai Caduti, situato in piazza Umberto I.
- Monumento ai Caduti di Monte Covello, situato in località Rimitello (Monte Covello) è dedicato ai Carabinieri caduti il 31 ottobre 1977 mentre con un elicottero sorvolavano l'entroterra calabrese.
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Fontana La Cannaletta
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Acquedotto località Vottandìari
Siti archeologici
- Località Pietra dei Monaci e località Pioppi Vecchi: distrutti dal terremoto del 1783, molti ruderi sono ancora presenti tra i quali i resti dell'antica chiesa Matrice, della quale si possono ancora intravedere le mura di una delle navate laterali. Era annessa alla Matrice la chiesa dell'Immacolata, anch'essa distrutta dal sisma sopracitato.
- Località San Vincenzo: resti di un antico Cimitero Ebraico databile al VII secolo D.C.
Aree naturali
Monte Covello
Sottogruppo montuoso del Monte Serralta, Monte Covello, che raggiunge l'altezza di 848 metri s.l.m., è noto per la ricchezza della flora con abbondanti boschi, per la varietà faunistica e per la qualità delle acque oligominerali. È presente un centro ornitologico e inoltre è possibile attraversare suggestivi percorsi naturalistici.[43]
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[44]

Eventi e tradizioni
- Festa di San Rocco: 15-24 agosto
- Madonna del Rosario: 1ª domenica di ottobre
- "Cumprunta": domenica di Pasqua
- Festa dell'Addolorata: 15 settembre
- Festa dell'Annunziata: 25 marzo
- "Azata": vigilia delle ceneri
- Festa di San Giuseppe: 19 marzo
- Festa della Madonnina di Monte Covello: 1ª domenica di agosto
Note
- ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2017.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it.
- ^ Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, composto dall'Abate D. Francesco Sacco e dedicato alla maestà di Ferdinando IV Re delle Sicilie, 1795, p. 347
- ^ a b c d e f g Aspetti e momenti del Risorgimento a Girifalco: il 1848.
- ^ Italiapedia, Descrizione territorio di Girifalco, su italiapedia.it.
- ^ Storia della Calabria: dall'antichità ai giorni nostri.
- ^ Vaso del Neolitico Superiore (IV- III millennio a. C.) Girifalco, su calabriaonline.com.
- ^ I Pelasgi o popoli del mare, su circoloculturalelagora.it.
- ^ a b Girifalco, in La Tribuna Illustrata, Anno XV, n. 6, 7 febbraio 1937.
- ^ Girifalco su sapere.it, su sapere.it.
- ^ La storia di Girifalco, su quicalabria.it.
- ^ a b c Storia - Comune di Girifalco, su www.comune.girifalco.cz.it. URL consultato il 29 maggio 2017.
- ^ Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi.
- ^ Massimiliano Monaco, Luceria saracenorum, su academia.edu.
- ^ Italiapedia, Girifalco - Storia, su www.italiapedia.it. URL consultato il 29 maggio 2017.
- ^ Contributo alla storia feudale della Calabria nel sec. XVII.
- ^ a b Giovanni Fiore, Della Calabria illustrata.
- ^ La famiglia Ravaschieri, in Pagine Bianche, Anno III - Giugno 1999, n. 6.
- ^ Duca Fabrizio Caracciolo, su gw.geneanet.org.
- ^ G. Boca, Luoghi sismici della Calabria.
- ^ Rocco Ritorto, Tavole Massoniche 2.
- ^ In Calabria la prima Loggia Massonica d’Italia, su nuovomonitorenapoletano.it.
- ^ La Massoneria Italiana, su grandeorienteitaliano.com.
- ^ La prigioniera muta, in La Tribuna Illustrata, Anno XV, n. 6, 7 febbraio 1937.
- ^ Gennaro Maria Caracciolo, quarto duca di Girifalco, in Pagine Bianche, Anno III - Settembre 1999, n. 9.
- ^ Famiglia Colonna, sezione E1, su genealogy.euweb.cz.
- ^ Margherita, quinta Duchessa di Girifalco, in Pagine Bianche, Anno III - Ottobre 1999, n. 10.
- ^ a b Progetto di ricostruzione della Chiesa Madre di Girifalco, su movio.beniculturali.it.
- ^ Anna Maria Piccolomini d'Aragona, ultima feudataria di Girifalco, in Pagine Bianche, Anno III - Novembre 1999, n. 11.
- ^ a b SIUSA - Ospedale psichiatrico di Girifalco, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 29 maggio 2017.
- ^ girifalco.asmenet.it, http://girifalco.asmenet.it/index.php?action=index&p=76 .
- ^ Comuni italiani.it - Stemma di Girifalco, su comuni-italiani.it.
- ^ Studio comparato di due stemmi calabresi, su notiziarioaraldico.info.
- ^ Terremoti più forti della Calabria - righe 8, 9, su calabriaportal.com.
- ^ a b c d e f Identità Storico-Culturali dei comuni nel territorio del G.A.L. Serre Calabresi.
- ^ Chiesa di San Rocco, su sanroccodigirifalco.it.
- ^ Girifalco nel XVII secolo, in Pagine Bianche, Anno VI - Aprile 2002, n. 4.
- ^ Manicomio provinciale di Girifalco, su spazidellafollia.eu.
- ^ Manicomio Provinciale di Catanzaro in Girifalco, su architetturemanicomiali.altervista.org.
- ^ Fontana Carlo Pacino, su artbonus.gov.it.
- ^ I monumenti di Girifalco, in Pagine Bianche, Anno VI - Giugno 2002, n. 6.
- ^ GIRIFALCO su turiscalabria, su turiscalabria.it.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
Bibliografia
- La Tribuna Illustrata - Anno XV - N° 6, 1937
- Giovanni Fiore, Della Calabria illustrata, 1691
- Gabriele Barrio, De Antiquitate et Situ Calabriae, 1571
- D. Francesco Sacco, Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, 1795
- M. Rosanò, Aspetti e momenti del Risorgimento a Girifalco: il 1848, 1987
- G. Boca, Luoghi sismici della Calabria, 1981
- Rocco Ritorto, Tavole Massoniche 2, 1996
- J. Mazzoleni, Contributo alla storia feudale della Calabria nel sec. XVII, 1963
- Augusto Placanica, Storia della Calabria dall'antichità ai giorni nostri, 1994
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Girifalco
Collegamenti esterni
Sito del Comune di Girifalco, su comune.girifalco.cz.it.
Comune di Girifalco, su tuttitalia.it.
Mappa di Girifalco, su tuttocitta.it.
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