Friedrich Nietzsche
Friedrich Wilhelm Nietzsche (pronuncia IPA: /ˈfridriç ˈvilhɛlm ˈnitʃə/) (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo e scrittore tedesco.
Tra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo, ebbe un'influenza articolata e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. Il pensiero di Nietzsche è considerato uno spartiacque della filosofia contemporanea ed è oggetto di divergenti interpretazioni.
Biografia
Anni giovanili
Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844. È il primogenito del pastore protestante Karl Ludwig, reazionario monarchico, già precettore alla corte di Altenburg, e di Franziska Oehler, figlia anche lei di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli, Elisabeth e Joseph (quest'ultimo morto nel 1850).
Il 30 luglio 1849 muore il padre, già affetto da disturbi psichici e la famiglia si trasferisce l'anno dopo a Naumburg, dove Friedrich inizia gli studi di lettere classiche e religione. In famiglia apprende la musica e il canto, compone poesie, legge Goethe, Holderlin e Byron; nel 1858 inizia a frequentare il ginnasio di Pforta e due anni dopo, con gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder fonda l'associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali; per l'associazione scrive alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato, visibilmente ispirati dalla lettura di "Fato" e altri saggi di Emerson, specie quelli inclusi in Conduct of Life (1860).
Conclusi gli studi secondari nel 1864, entra nell'Università di Bonn come studente di filologia e s'iscrive nella corporazione studentesca Franconia. Durante una gita a Colonia, avrebbe contratto – ma la notizia è incerta – la sifilide, alla quale si fa risalire l'origine della sua malattia mentale. Nel 1865 si iscrive all'Università di Lipsia, per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e Suida, ma rimane più affascinato da Platone e soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione.
Conosce nel 1867 Erwin Rohde; approfondisce lo studio dell'opera di Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un saggio su Teognide appare nella rivista Rheinisches Museum diretta da Ritschl. Il 9 ottobre comincia il servizio militare nel reggimento di artiglieria a cavallo di stanza a Naumburg: nel marzo dell'anno successivo si infortuna seriamente cadendo da cavallo e a ottobre viene congedato. Tornato a Lipsia, l'Università lo premia per il suo saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante privato. L'8 novembre conosce in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus Richard Wagner.
Il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca dell'Università di Basilea grazie all'appoggio di Ritschl tenendovi, il 28 maggio, la profusione sul tema Omero e la filologia classica mentre l'Università di Lipsia gli concede la laurea sulla base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum; nella stessa Basilea conosce Jakob Burckhardt.
Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito: "ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e intendo, è indescrivibile. Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono ancora".
All'inizio del 1870, Nietzsche tiene a Basilea delle conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, "La Nascita della Tragedia" (1872). A Basilea stringe amicizia col professore di teologia Franz Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue opere, nonostante che la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione.
L'esperienza della guerra
Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare come infermiere alla guerra, visto che la neutralità della Svizzera gli impedisce di arruolarsi in reparti combattenti. Dopo poche settimane al fronte si ammala di difterite, viene curato e congedato. Nel frattempo scrive "La visione dionisiaca del mondo" ed abbozza "La tragedia e gli spiriti liberi" ed un dramma intitolato "Empedocle", in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità.
Per motivi forse di salute, oppure molto più probabilmente per dedicarsi assiduamente ai suoi pensieri filosofici e seguire i suoi dissidi culturari, Nietzsche abbandonò l'insegnamento e visse spostandosi continuamente da luogo a luogo, in particolare sulla costa italiana a Genova, Rapallo e Taormina, dove frequentò "l'Arcadia" locale e tanti scrittori ed artisti e dove iniziò a scrivere "Così parlò Zarathustra". Inoltre fu a Nizza e in alta Engadina, a Sils Maria. Nel maggio del 1882, durante una gita sul lago d'Orta, conobbe Lou Andreas Salomé, con la quale passò alcune ore in particolare intimità. In seguito, la Salomé non ricordò se avesse baciato il filosofo, a cui comunque rifiutò una proposta di matrimonio. Questo brevissimo incontro è molto particolare, in quanto si tratta di una delle rare esperienze femminili di Nietzsche, che dalle donne fu considerato sempre e soltanto come un amico.
Il collasso mentale
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo).
È datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico: mentre si trovava in piazza Carlo Alberto, nel capoluogo piemontese, vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l'animale e pianse; in seguito si buttò a terra urlando ed in preda a spasmi. Sempre nello stesso periodo, Nietzsche scrisse delle lettere ad amici e conoscenti che sono solitamente classificate sotto il nome di "biglietti della follia" dove appare chiaramente la sua crisi mentale ormai in uno stato avanzato.
Dalla crisi non si riprenderà più. Ricoverato prima in una clinica psichiatrica a Basilea, viene trasferito a Naumburg per essere invano curato dalla madre, prima, e dalla sorella Elisabeth Förster Nietzsche, poi. Trasferito nella casa di Weimar, dove la sorella ha fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore il 25 agosto 1900. La natura della sua follia resta ancora un mistero. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione tramite una follia volontaria come una forma di ascesi superiore. Alcuni studiosi, fra cui Paul-Julius Moebius, hanno attribuito l'origine della follia alla sifilide (contratta durante un incontro sessuale con una prostituta): si sarebbe trattato, quindi, di una sorta di paralisi progressiva del sistema nervoso, ma altri, come ad esempio Jaspers, hanno sottolineato che causa del collasso nervoso avrebbe potuto essere anche l'enorme tensione dovuta allo sforzo creativo e filosofico svolto negli anni precedenti.
Il pensiero di Nietzsche
La filosofia di Nietzsche parte dalla rivalutazione delle filosofie pre-socratiche, in particolare la filosofia di Eraclito, a sfavore del periodo classico, visto come affermazione della visione razionale e quindi decadente. La tragedia greca fu interpretata come massima espressione dello slancio vitale o "momento dionisiaco" che si contrapponeva a quello Apollineo. Proprio per questo vedeva Socrate come il padre di quella filosofia che degradava l'uomo in quanto tale a favore della conoscenza razionale: da qui le radicali critiche all'"intellettualismo etico" e alla logica. Altrettanto forte fu l'avversità di Nietzsche nei confronti di Platone, considerato l'istitutore della metafisica, ovvero la concezione ontologica di un mondo vero al di là del mondo reale (considerato da Platone come mondo delle apparenze). Da Platone egli ritiene esservi una continuità ideale che giunge fino a Kant e all'idealismo tedesco. Tutta l'opera di Nietzsche sarà la demolizione di ogni metafisica e la critica di ogni idealismo.
Nietzsche criticò, quindi, i valori fondamentali della società (filosofia, Cristianesimo e democrazia), giungendo a mostrare la natura meramente metaforica e prospettica di qualsiasi principio trascendente e della stessa morale, così come di ogni concezione tradizionale. Egli individua così la storia stessa come lungo processo di decadenza dell'uomo, come negazione della vita; l'affermazione della libertà è invece il destino dell'uomo. Destino che dovrà essere perseguito attraverso l'esercizio della volontà di potenza, e che condurrà l'uomo alla condizione di Oltreuomo (l'uomo in grado di oltrepassare sé stesso).
Del pensiero dell'illustre pensatore si appropriò l'ideologia nazista, anche a causa delle manipolazioni svolte dalla sorella Elisabeth sul materiale inedito e postumo, in particolare sull'opera edita come "La volontà di potenza"; queste manipolazioni furono in realtà soprattutto di tipo filologico, piuttosto che schiettamente ideologizzate, ma favorirono l'uso che il nazismo fece, successivamente, di alcuni concetti nietzschiani. La concezione nazista di Oltreuomo comportò, infatti, l'attribuzione all'Oltreuomo della capacità di usare la violenza al di là del bene e del male, ovvero una concezione nichilistica dell'Oltreuomo che contraddice la teoria di N., il quale intendeva invece l'Oltreuomo come creatore di nuovi valori e non come mero distruttore. Soprattutto Nietzsche sosteneva che chiunque può incarnare l'Oltreuomo e non solo pochi individui come sosteneva il nazismo; inoltre, dai testi del filosofo si evince chiaramente che quella della realizzazione del superuomo è intesa come conquista intellettuale ed individuale, che non aveva niente a che fare con questioni razziali e ideologie di massa. A conferma di tale pensiero possiamo trovare nell'Incipit di Ecce Homo un tentativo alquanto goffo e maldestro di Nietzsche di negare la propria origine tedesca, facendo addirittura riferimento a fonti genealogiche che lo volevano discendente di una casata, forse nobile, del territorio polacco: da qui è evidente il suo inesistente attaccamento alla razza ariana.
Nietzsche mostra come i grandi valori della cultura occidentale, quali la verità, la scienza, il progresso, la religione, vadano smascherati nella loro mancanza di fondamento e nella loro natura di mera finzione. C’è nell'uomo una sostanziale paura della creatività della vita, che produce valori collettivi sotto la cui giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata. Sono "valori che disprezzano la vita", che generano un processo di nullificazione. La storia della cultura occidentale è pertanto la storia del nichilismo, e quindi la storia della decadenza. Nichilismo è il processo per cui i concetti capitali della metafisica (essere, verità, realtà, ecc…) si nullificano e si rivelano infondati. Nietzsche afferma che il nichilismo passivo (Schopenhauer) coincide con la perdita o sfiducia di fede nell'uomo europeo e nei valori della sua civiltà; coincide con la "diminuzione vitale", con la massa di malattie, con la pazzia, con tare psichiche e fisiche che colpiscono l'umanità. Nel nichilismo viene meno anche la fiducia nella scienza, che ha ispirato il positivismo. L'uomo nichilista è caduto nell'angoscia per aver scoperto che i fini assoluti e le realtà trascendenti non esistono. Ma l'uomo ha dovuto illudersi per dare un senso all'esistenza, in quanto ha avuto paura della verità, non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita non ha alcun senso". Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo metafisiche, religioni, morali. L'umanità occidentale è passata purtroppo attraverso il cristianesimo e percepisce un senso di vuoto, conseguente alla "morte di Dio", e cioè al venir meno di ogni certezza metafisica (perdita totale del senso di vita), conseguente alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non sorgerà l' Oltreuomo, cioè un uomo in grado di sopportare l'idea che l'Universo non ha un senso assoluto, anche dopo la scoperta della morte di Dio, l'umanità continuerà a cercare dei valori assoluti rimpiazzando il vecchio Dio con dei sostituti idolatrici quali, ad esempio, lo Stato, la scienza, ecc…
La mancanza, però, di un senso assoluto metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. È tuttavia possibile uscire dal nichilismo superando questa visione e riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e delle virtù della volontà di potenza(nichilismo attivo). L'uomo, ergendosi al di sopra del caos della vita, impone i propri significati e la propria volontà. Costui è il superuomo, cioè l'uomo che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita. Attraverso le tre metamorfosi dello spirito, di cui parla nel primo discorso del testo Così parlò Zarathustra, Nietzsche mostra come il motto "Tu devi" vada trasformato dapprima nell' "Io voglio", ed infine in un sacro "Dire di sì", espresso dalla figura del fanciullo giocondo.
Per una "rinascita" del tragico in Germania
Nel primo testo filosofico di Nietzsche La nascita della tragedia, egli concentra la sua attenzione sulle origini del teatro nell'antica grecia . Si serve di due concetti che diverranno poi "ideologici" per lo stesso autore e portatori di numerosi valori, lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il dionisiaco (dal dio Dioniso) in quanto “ebbrezza” rappresenta l'elemento dell'affermazione della vita, della spontaneità, dell'istinto umano, della giocosità, raffigurerà nelle successive opere la volontà di potenza. È l'impulso che esprime la forza vitale propria del superuomo, l'ebbrezza che trova la sua manifestazione più compiuta nella musica e nella danza. Il dionisiaco gioca dialetticamente con il proprio contraltare, l'apollineo, ovvero il “sogno”. Quando Dioniso vive è Apollo a dormire, viceversa quando Apollo si rappresenta ed è in superficie, Dioniso è "sotterraneo". E' un continuo ciclo "vita-morte-vita" , attraverso il quale tutte le arti sono state create e si sono modificate. L' "Apollineo" rappresenta la "ratio" umana che fugge di fronte al caos, che è capace di concepire l'essenza del mondo come ordine e che spinge l'uomo a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali. Molto complesso è lo studio che il filologo Nietzsche fa delle arti greche e della tragedia in particolare. Nel "ditirambo" del coro tragico greco era insito lo spirito dionisiaco (N. lo chiama appunto "ditirambo dionisiaco" ). Nella parola come sempre N. ricerca la chiave per l'interpretazione della realtà e per portare in luce ciò che i concetti hanno di arcano dentro. In quanto filologo, ancor prima che filosofo, è sempre il “verbo” il suo primo amore. Dal ditirambo che è il nucleo del “coro” al testo poetico in cui è scritto il dramma si svolge la continua alternanza dei due dei greci Apollo e Dioniso , fino alla suprema e sublime armonia. L’analisi delle origini della tragedia greca, scorre lungo il testo nietzscheano attravesando tutta la storia di questo lungo percorso, da Archiloco a Euripide, passando per Eschilo e Sofocle fino alla sua stessa fine: la morte della tragedia avvenne per mano di Socrate ovvero di ciò che il folosofo ha rappresentato per la grecità e le sue espressioni artistiche . Ma come la tragedia ebbe origine dalla musica Nietzsche auspica che allo stesso modo possa rinascere. Da qui la critica profonda e sentita all’ “Opera”, lui attuale, in quanto genere artistico in cui vivono inconciliabili contraddizioni di carattere estetico e filosofico. Forte è l’esortazione del filosofo ad ideali artisti della sua epoca affinché ritrovino e ridestino l’ebbrezza dionisiaca insita nella musica e su di essa, assieme al mito tragico, costruiscano una nuova epoca tragica:
“ Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico- e in questo potete sperare tutto e dimenticare ciò che è più doloroso! (…)”. (F. Nietzsche , “La nascita della tragedia”, ed. Adelphi - cap. 24)
Contro Socrate, Platone e il Cristianesimo
Secondo Nietzsche la decadenza è il rifiuto della creatività, della spontaneità della vita, dunque dello spirito dionisiaco, e il suo annullamento di schemi e di ideali. Per Nietzsche colui che ha condizionato la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato Socrate; il peccato di Socrate è di aver sostituito alla vita il "pensare alla vita" e la conseguenza di ciò è il non-vivere. Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo astratto ed irreale, e in questo sviluppo della decadenza si inserisce anche il Cristianesimo. Questo ha prodotto, come Socrate e Platone, un tipo di uomo malato e represso, in preda a continui "sensi di colpa" che avvelenano la sua esistenza. Perciò l'uomo cristiano, al di là della propria maschera di serenità, è psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un'aggressività rabbiosa contro la vita ed ha uno spirito di vendetta contro il prossimo. Nietzsche più che contro la figura di Cristo (verso cui per altro non nasconde simpatia, considerandolo un "santo anarchico"), è polemico contro la Chiesa, le sue regole e i suoi dogmatismi. Infatti nel testo Così parlò Zarathustra afferma: "vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono dispregiatori della vita, sono avvelenati, che siano maledetti!" Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Infatti si proclama lui stesso come il "primo immoralista" della storia; egli non intende tuttavia proporre l'abolizione di ogni valore o soltanto l'esistenza di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti, il che sarebbe indegno del superuomo, ma contrappone ai valori antivitali della morale tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell'uomo. Il superuomo di Nietzsche è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile. Difatti Zarathustra afferma "io sono corpo tutto intero e nient’altro". L'anima è solo una parola che indica qualcosa di interno al corpo, succube di questo, dominata e manovrata dalla ragione dello stesso: questa rivendicazione della natura terrestre dell'uomo è implicita nell'accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco e del superuomo. La Terra non è più l'esilio e il deserto dell'uomo, ma la sua dimora gioiosa.
Il periodo "Illuministico"
Questo periodo, che inizia con Umano, troppo umano (1878-1880), coincide con l'avvento della scrittura aforistica, e risulta caratterizzato dal ripudio dei vecchi maestri, come Schopenhauer e - in particolare - Wagner. Nietzsche rinnega la stima e l'amicizia personale col musicista, di cui tanto aveva ammirato Tristano e Isotta (specie il terzo atto) in quanto simbolo della lotta umana nel tentativo di convivere coi propri impulsi annullandosi nella materia, al di fuori da qualsiasi concetto religioso. Ora lo accusa di essere un tipico decadente, che col Parsifal ricade nel più becero e arcaico misticismo, ridicola rapresentazione di un mondo fasullo. In questo periodo, il filosofo abbandona la "metafisica da artista", per privilegiare la scienza. Considererà l'arte come il residuo di una cultura mitica. Redentore della cultura non sarà più l'artista o il genio (come invece pensava Wagner) ma il filosofo educato dalla scienza. Sarà illuminista, nel senso che si troverà impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza, che egli ritiene sia un metodo di pensiero, piuttosto che un insieme di tutte le scienze particolari. Un metodo critico di tipo storico e genealogico, perché non esistono realtà immutabili e statiche, ma ogni cosa è l'esito di un processo che va ricostruito. I concetti base di questo periodo sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica con il viandante, cioè con colui che grazie alla scienza riesce ad emanciparsi dalle tenebre del passato, inaugurando una filosofia del mattino che si basa sulla concezione della vita come transitorietà e come libero esperimento senza certezze precostituite.
La morte di Dio
Nietzsche rifiuta la ricerca della metafisica e della cosa in sé kantiana. Secondo lui non ha nessun valore. Ritiene il noumeno un qualcosa al di fuori della vita terrena e priva di qualsiasi significato. Cercare il noumeno è come cercare Dio. Critica quindi anche l'arte poiché vedeva nell'artista il genio, colui che si innalza sopra gli altri uomini. Tutte queste cose che nascondono valori umani, concreti, sono secondo Nietzsche delle maschere, di fronte alle quali l'uomo ha paura. I valori del Cristianesimo non sono altro che ipocrisia: l'altruismo nasconde l'egoismo, che socialmente è un valore negativo, la solidarietà l'interesse, ecc…Da ciò l'espressione "Gott ist tot", ovvero "Dio è morto". Probabilmente a seguito della sua riscoperta di un filosofo già amato in gioventù, Emerson (che si riteneva un "professore della gaia scienza" e si poneva agli antipodi di Schopenhauer), nella La gaia scienza Nietzsche delinea il tentativo di uscire dalla decadenza, teorizza una conoscenza che sia gaia, vitale (vitalismo), una conoscenza che non sia più legata al sacrificio degli istinti, degli impulsi umani, ma che liberi l'uomo da qualunque schematismo, da qualunque legame metafisico e morale. Alle linee guida emersoniane, Nietzsche aggiunge una critica della religione che approfondisce, in sostanza, il lavoro di Voltaire. Nietzsche afferma che i valori morali nascondono anche l'incapacità dell'uomo di vivere secondo quei valori terreni spontanei e vitali, di conseguenza i valori che vengono affermati sono quelli degli schiavi, cioè dei vinti, di quelle persone incapaci di vivere e che si pongono quindi come valori metafisici e non terreni.
L'Oltreuomo
Nietzsche, radicalizzando il "plus man" emersoniano e la critica emersoniana del culto degli eroi di Carlyle, propugna l'avvento di un nuovo tipo di uomo, capace di liberarsi dai pregiudizi e dai vecchi schemi, di smascherare con il metodo genealogico l'origine umana troppo umana dei valori, nonché di farsi consapevole creatore di valori nuovi. Non sarebbe corretto definire un uomo del genere superuomo : super indica sopra, quindi 'super-uomo' vuol dire 'colui che è sopra gli uomini' e li schiaccia. Nietzsche parla piuttosto di 'Oltre-uomo', (traduzione letterale dal tedesco Über-Mensch): l'Oltreuomo non schiaccia gli altri, ha dei valori differenti dalla massa, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e degli schiavi. L'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta 'morale aristocratica' che dice "sì" alla vita e al mondo. L'Oltreuomo è discepolo di Dioniso poiché accetta la vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere del divenire inteso come alternanza di vita e morte. Affronta la vita con "pessimismo coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia, e si è liberato dai logori concetti del bene e del male. Per lui ogni istante è il centro del suo tempo. L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina che Nietzsche mette a capo della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito. Il vero Oltreuomo è, in conclusione, colui che danza in catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito libero tout court.
L'Eterno ritorno
La dottrina dell'eterno ritorno è presentata in Così parlò Zarathustra, in cui uno Zarathustra immaginario, non storico, è presentato come "maestro dell'eterno ritorno"; tuttavia, non esiste un'esposizione chiara del concetto. Ciò che ritorna non è qualcosa in particolare, ma il carattere della conflittualità, non solo della conflittualità empirica tra elementi materiali, ma anche tra Valori, Verità e Scopi. Inoltre "eterno" significa senza inizio e senza fine, non fissità, immobilità. "Ritorno" non può significare ripetizione: se così fosse, infatti, bisognerebbe pensare ad una temporalità finita in cui siano determinabili un prima e un dopo, e quindi un punto a cui e un punto da cui qualcosa ritorna. Ma in tal modo "ritorno" non potrebbe stare insieme ad "eterno" nel senso in cui "eterno" significa senza inizio e fine: senza inizio e fine, infatti, esclude la possibilità di pensare la forma della successione e, quindi, di usare "ritorno" come sinonimo di ripetizione, Pertanto "ritorno" va inteso come metafora del divenire.
A questo punto è possibile sostituire la formula "eterno ritorno dell'uguale" (ewige Weiderkehr des Gleichen) con quella "incessante divenire della conflittualità". Va necessariamente precisato che l' "eterno ritorno" non deve diventare oggetto o pretesto di una nuova religione, inoltre che il pensiero di esso non ha nulla a che fare con i modelli ciclici, come ad esempio quello stoico. Infatti questa interpretazione ciclica è propria delle bestie e del nano, che nello Zarathustra riducono il pensiero dell'eterno ritorno ad una canzone da organetto.
Le conseguenze dell'intendere e dell'esprimere l'eterno ritorno dell'uguale come incessante divenire della conflittualità sono rilevanti, in particolare ne deriva la necessità di cogliere e vivere l'innocenza del divenire, di abbracciare il presente, l'attimo nella sua interezza, piacere e dolore, vita e morte, un dire di sì a tutto: se infatti il carattere del divenire è proprio non solo delle cose da valutare ma anche dei criteri di valutazione, non è possibile cadere nella presunzione di dare un giudizio definitivo ed assoluto su alcunché. Perciò Nietzsche potrà affermare che il divenire "è giustificato in ogni attimo".
Ma a loro volta, la comprensione e l'esperienza dell'innocenza del divenire portano a conseguenze altrettanto rilevanti: in primo luogo conducono all'emancipazione dal finalismo: se tutto diviene, divengono anche i fini, e nessuno di essi può legittimamente pretendere di porsi come Fine Ultimo. Non solo: liberarsi dal finalismo significa guarire anche dalle sue complicazioni più pericolose: dalla superficie dell'intenzionalità delle azioni; dalla credenza che la storia umana abbia un fine supremo; dall'ipotesi che la natura si sviluppi secondo qualche direzione. In secondo luogo, assumere pienamente l'innocenza del divenire significa liberarsi dall'illusione di poter intendere e definire ogni azione umana in modo netto e inequivocabile.
Ma v'è anche un'altra importante conseguenza a cui porta l'esperienza dell'eterno ritorno: la guarigione dal risentimento e dalla volontà di vendetta. Entrambe queste malattie dipendono infatti dal considerare il passato come uno stato di cose in cui è possibile individuare qualcuno responsabile di qualcosa; d'altra parte considerando in tal modo il passato, spesso si costruisce il futuro come risposta risentita, come progetto di rivalsa e come occasione di vendette.
Osservazioni critiche e confronti
La filosofia di Nietzsche rappresenta in un certo senso una forte cesura rispetto al pensiero dominante precedente, per quanto sia possibile notare delle continuità tra il pensiero del filosofo tedesco e quello di alcuni suoi predecessori.
Fondamentalmente il pensiero di Nietzsche si presenta come una forte negazione dell'hegelismo: egli, infatti, rifiuta di vedere il mondo come dominato dalle leggi fisse della dialettica, rifiutando allo stesso modo la sistematicità all'interno del suo pensiero. La sua filosofia, anzi, la si può considerare come l'antitesi di una trattazione sistematica ed ordinata.
Nella visione di Nietzsche, infatti, ogni tentativo di ordinare sistematicamente il reale uccide la forza vitale che è presente in ogni uomo. La filosofia di Hegel, infatti, è vista dal filosofo tedesco come un tradimento nei confronti della vita, perché è un tentativo di fermare ciò che non si può fermare (la vita, per definizione intrisa di dinamismo) in un sistema di pensiero. Stessa sorte, nel giudizio di Nietzsche, ricevono i positivisti, che tentano di spiegare la realtà attraverso leggi meccanicistiche fisse, cadendo in questo modo nello stesso errore di Hegel e degli hegelisti.
Nietzsche si contrappone al pensiero di Hegel anche per quanto riguarda la concezione di una forza puramente razionale che agisce nella storia, che sfrutta come semplici mezzi gli uomini nella sua astuzia. Egli, in verità, rifiuta quella che considera la tirannide della ragione sugli uomini, accusando Socrate, Platone, Cartesio, gli illuministi fino ad arrivare ai positivisti suoi contemporanei. Egli rifiuta ed accusa, cioè, quella che può essere considerata la spina dorsale del pensiero filosofico occidentale e della sua cultura.
È possibile, tuttavia, trovare anche alcune analogie. Nonostante il suo pensiero fortemente antirazionalista, è possibile accostare il pensiero di Nietzsche all'illuminismo per ciò che riguarda il rifiuto di ogni metafisica e dell'ascesi (è sintomatico di questo aspetto il fatto che abbia dedicato la sua opera Umano, troppo umano a Voltaire, uno dei principali esponenti dell'illuminismo). Il filosofo tedesco, infatti, tende a non tradire mai la forza vitale che ritiene presente in ogni uomo, e che pensa sia messa in forte pericolo da un ideale ascetico.
In questo senso si innesta la sua critica al Cattolicesimo e alla religione: anche queste concezioni rappresentano un tradimento verso la forza vitale insita in ogni uomo. Questa critica è rivolta anche ad Arthur Schopenhauer, le cui opere appassionarono il giovane Nietzsche. Quest'ultimo rimprovera al suo vecchio maestro di aver costituito l'ennesima morale basata sul concetto di pietà e, in definitiva, di ascesi.
Nietzsche, tuttavia, accetta il resto della filosofia di Schopenhauer, ribaltando il suo pessimismo in ottimismo: egli accetta l'idea di una forza irrazionale che guida il mondo, ma non la considera cieca e spietata. Egli rifiuta la descrizione negativa che ne aveva dato Schopenhauer e la chiama volontà di potenza, elevandola a forza positiva. Il suo Oltreuomo, infatti, ne è la rappresentazione più completa.
Nietzsche, pur avendo rifiutato buona parte del positivismo, ne accetta il darwinismo, cioè la dottrina della lotta per la vita, della selezione naturale e del predominio del più forte sul più debole. Tuttavia egli amplia questo concetto non limitandolo solo all'ambito della sopravvivenza: secondo Nietzsche esiste un "darwinismo" anche nella società degli uomini, i quali hanno come obiettivo principale il predominio e la supremazia, obbligati a questa ricerca dalla volontà di potenza.
Il pensiero di Nietzsche, tuttavia, non ha fini politici, ed in questo senso è molto vicino a Søren Kierkegaard, la cui filosofia era individualistica: essa, cioè, si occupava del solo individuo e del significato della sua vita, disinteressandosi dell'ambito sociale quanto del problema teoretico.
Nietzsche ha influito notevolmente in molti ambienti e personaggi della letteratura e della politica del XX secolo. Un esempio esplicativo può essere Gabriele D'Annunzio, il quale accettò nelle sue opere il mito dell'Oltreuomo e la sua esaltazione quasi titanica di orgoglio e volontà. Il pensiero di questo filosofo fu anche alla base del movimento politico del nazismo, per quanto fosse stato notevolmente frainteso nelle sue esposizioni.
A detta del filosofo György Lukács, il tentativo di Nietzsche di liberare l'uomo dalla "morale dei vinti", dal peso della storia e dal giogo della razionalità lo esponeva anche al rischio di smarrire la stessa realtà umana.
Alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche vennero interpretati in modo originale dalla metafisica concreta di Pavel Aleksandrovič Florenskij.
La complessità del pensiero di Nietzsche
La particolarità del pensiero di Nietzsche, la sua unicità, ha sempre generato nella critica degli interrogativi. Uno degli interrogativi che ci si è posti nella storia della critica a Nietzsche è la considerazione su qual è il "vero" Nietzsche, quale fosse il suo reale intento e cosa volesse comunicare nelle sue opere.
La sua filosofia, infatti, è in bilico tra la negazione totale della cultura e del pensiero occidentale (si veda la sua critica al razionalismo, vera spina dorsale della filosofia occidentale) e la creazione di un nuovo sistema di valori, incentrati sulla figura dell'Oltreuomo, sull'eterno ritorno e sulla volontà di potenza. Nietzsche, infatti, voleva senza dubbio eliminare il campo da ogni "mito", che appartenesse alla morale religiosa (da lui definita "morale dei vinti") o alla filosofia, con i miti laici di progresso, razionalismo, positivismo e idealismo. Tuttavia è lecito domandarsi se questa volontà distruttrice dei valori sia solo fine a se stessa, frutto di un orientamento nichilista, o sia la base necessaria da cui far partire la creazione di un nuovo sistema di valori.
La filosofia di Nietzsche propone notevoli spunti di riflessione, che in parte spiegano la difficoltà di quest'autore di essere pienamente compreso nel suo tempo, nell'Ottocento, e la sua successiva riscoperta nel XX secolo.
Il pensiero di Nietzsche, se da un lato è la negazione di quelle correnti di pensiero "ottimistiche" dell'idealismo hegeliano e del positivismo (incentrate sul "tutto è bene" la prima e sull'ideale di progresso la seconda), da un altro punto di vista non è neanche una semplice considerazione pessimistica della realtà, propria di Schopenhauer. La sua filosofia, cioè, rifiuta ogni passiva accettazione della realtà, sia nel senso positivo del "tutto è bene" sia in quello negativo esposto da Schopenhauer, rivelando la sua forza in una sorta di titanismo romantico.
Dizionarietto dei termini filosofici
Amor fati
L'amor fati (letteralmente dal latino "amore per il fato, per il destino") è quell'atteggiamento di accettazione attiva, non assimilabile alla rassegnazione, che consiste nella capacità di far coincidere la propria volontà con il corso degli eventi così come essi si verificano, ovvero assumendoli nella loro innocente casualità rifiutando in questo modo ogni concezione che tenta di "prevedere" il futuro rinchiudendolo in schemi concettuali che tradiscono il dinamismo proprio dell'esistenza. Questo concetto è strettamente legato all'idea di eterno ritorno. Il concetto di amor fati è mutuato soprattutto da due autori ben noti a Nietzsche: Spinoza (si veda la sua Ethica) ed Emerson (si veda il crescendo finale del suo saggio "Fato").
Apollineo (spirito)
Lo spirito apollineo è quel tentativo (propria soprattutto dell'Antica Grecia) di spiegare la realtà tramite costruzioni mentali ordinate, negando il caos che è proprio della realtà e non considerando l'essenziale dinamismo della vita. Lo spirito apollineo, cioè, è la componente razionale e razionalizzante dell'individuo, contrapposta allo spirito dionisiaco, che rappresenta il suo contrario.
Arte
Nella concezione di Nietzsche l'arte assume un importante valore di liberazione dell'uomo dall'oppressione della razionalità, permettendo all'individuo di esprimere la propria creatività (e quindi la sua irrazionalità) in un mondo che tende a distruggerla.
Cristianesimo
Il cristianesimo assume in Nietzsche un valore assolutamente negativo nella considerazione della sua morale. Il filosofo, infatti, vede nella morale cristiana la negazione della vita, soppiantata da una visione ascetica della stessa in quella che definisce la "morale dei vinti". La sua filosofia nasce anche come negazione di questa morale, ben descritta dalla "morte di Dio", dove "Dio" non è da intendere esclusivamente come la divinità personale, ma anche come il sistema di idee proprie anche del cristianesimo.
Secondo il filosofo anche i cristiani sono guidati dalla volontà di potenza. In particolare, non potendo sopraffare gli altri per potenza e forza, hanno creato una nuova morale che negasse i veri valori di forza ed esaltasse gli ideali opposti di ascesi e pietà.
Dionisiaco (spirito)
Lo spirito dionisiaco è la parte irrazionale dell'individuo e dell'esistenza, la parte caotica e non rinchiudibile all'interno di una trattazione sistematica e ordinata, vera parte dominante della vita vista come ebbrezza, sensualità, esaltazione ed entusiasmo.
Nichilismo
Per il filosofo tedesco il nichilismo assume diverse accezioni a seconda del contesto in cui lo utilizza.
Questo concetto è la decadenza che subisce la civiltà nel suo rifiutare la forza vitale e nel suo sottostare alle concezioni razionalistiche ed alle morali ascetiche. Questa tendenza rappresenta tutti quei sistemi nati come rifiuto della natura imprevedibile e casuale della vita e della realtà, risultando così essere un rifugio, una protezione in un mondo "metafisico" nel senso originario del termine di "oltre la realtà" (includendo, quindi, sia la concezione religiosa sia quella razionalistica di creare una sovrastruttura ordinata della realtà, come l'Iperuranio platonico).
Per nichilismo, tuttavia, intende anche quel percorso dell'uomo che, a partire dall'illuminismo, ha negato progressivamente i valori tradizionali mettendone alla luce la falsità. Di contro questo nichilismo è esclusivamente distruttivo, e porta l'uomo ad un senso di impotenza e smarrimento, ottimamente descritto dalla concezione di Schopenhauer.
Esiste, infine, un nichilismo "attivo" e positivo, proprio dell'autore stesso, che consiste nell'accettazione del carattere casuale della realtà e della falsità di tutte le credenze. Questo atteggiamento è proprio dell'Oltreuomo.
Razionalismo
Il razionalismo è quella tendenza a spiegare la realtà per mezzo di schemi concettuali, imprigionandola in essi. Questo concetto, dunque, si ricollega a quello di spirito apollineo. L'autore fa coincidere la nascita di questo orientamento con la filosofia di Socrate.
La volontà di potenza è quella forza creativa e creatrice propria dell'uomo e di ogni forma di vita, tale da trascendere ogni formalizzazione, che rappresenta l'essenza autentica della vita umana. L'Oltreuomo è colui che è capace di assumere su di sé tutto il peso, e la leggerezza, della piena espressione della volontà di potenza.
Opere
Le sue opere più significative rimangono:
- La Nascita della Tragedia (1872)
- Umano, troppo umano (1878 – 1879)
- Aurora (1881)
- La gaia scienza (1882)
- Così parlò Zarathustra (1883 – 1892)
- Al di là del bene e del male (1886)
- Genealogia della morale (1887)
- Il crepuscolo degli idoli (1888)
- L'Anticristo (1888)
- Ecce Homo (come si diventa ciò che si è) (1888)
Cronologia delle opere
- Aus meinem Leben, 1858
- Über Musik, 1858
- Napoleon III als Praesident, 1862
- Fatum und Geschichte, 1862
- Willensfreiheit und Fatum, 1862
- Kann der Neidische je wahrhaft glücklich sein?, 1863
- Über Stimmungen, 1864
- Mein Leben, (La mia vita), 1864
- Homer und die klassische Philologie, (Omero e la filologia classica), 1868
- Über die Zukunft unserer Bildungsantstalten
- Fünf Vorreden zu fünf ungeschriebenen Büchern, 1872 :
- I Über das Pathos der Wahrheit[1]
- II Gedanken über die Zukunft unserer Bildungsantstalten
- III Der griechische Staat
- IV Das Verhältnis der Schopenhauerischen Philosophie zu einer deutschen Cultur
- V Homer's Wettkampf
- Die Geburt der Tragödie, (La nascita della tragedia dallo spirito della musica ovvero Grecità e pessimismo), 1872
- Die Philosophie im tragischen Zeitalter der Griechen, (La filosofia nell'epoca tragica dei Greci), 1870-1873
- Über Wahrheit und Lüge im aussermoralischen Sinn, (Su verità e menzogna in senso extramorale), 1873
- Unzeitgemässe Betrachtungen, (Considerazioni inattuali), 1876
- Menschliches, Allzumenschliches, (Umano, troppo umano), 1878
- Morgenröte, (Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali), 1881
- Idyllen aus Messina, (Gli Idilli di Messina), 1882
- Die fröhliche Wissenschaft, (La gaia scienza), 1882
- Also sprach Zarathustra, (Così parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno), 1885
- Jenseits von Gut und Böse, (Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire), 1886
- Zur Genealogie der Moral, (La genealogia della morale), 1887
- Der Fall Wagner, (Il caso Wagner), 1888
- Götzen-Dämmerung, (Il crepuscolo degli idoli, ovvero Come filosofare a colpi di martello), 1888
- Der Antichrist, (L'anticristo), 1888
- Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è), 1888
- Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo), 1888
- Der Wille zur Macht, (La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori), 1901
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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- Friedrich Nietzsche: testi con concordanze e liste di frequenza
- Friedrich Nietzsche e Arthur Rimbaud
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