Maggio francese
«È vietato vietare»
Il termine Maggio francese o Maggio '68 designa in maniera globale l'insieme dei movimenti di rivolta verificatisi in Francia nel maggio-giugno 1968. Questi eventi costituiscono un periodo ed una cesura significativi nella storia contemporanea francese, caratterizzati da una vasta rivolta spontanea, di natura insieme sociale, politica e anche filosofica[1], indirizzata contro la società tradizionale, il capitalismo, l'imperialismo e, in prima battuta, contro il potere gollista allora dominante. Scatenati da una rivolta della gioventù studentesca di Parigi che si estese al mondo operaio e praticamente a tutte le categorie della popolazione sull'intero territorio nazionale, gli eventi del '68 restano il più importante movimento sociale della storia di Francia del XX secolo.

Nel corso degli eventi si mischiarono un movimento studentesco e un movimento operaio, entrambi di eccezionale ampiezza. Al di là delle rivendicazioni materiali o salariali, e della rimessa in questione del regime gollista dominante dal 1958, si trattò di una contestazione multiforme di tutti i tipi di autorità. Una parte del movimento degli studenti delle scuole superiori e delle università rivendicò particolarmente la «liberalizzazione dei costumi», e al di là di questo contestò la «vecchia università», la società dei consumi, il capitalismo e la maggior parte delle istituzioni e dei valori tradizionali.
Il Maggio francese s'iscrive d'altra parte in un più vasto insieme di avvenimenti che attraversarono i movimenti operai e studenteschi di un gran numero di paesi, in un contesto di ebollizione sociale generale sorto da una parte e dall'altra della "Cortina di ferro" - dalla Germania all'Italia agli Stati Uniti, Giappone, Messico, Brasile, fino alla Cecoslovacchia della Primavera di Praga e alla Cina della Rivoluzione culturale.
In Francia queste manifestazioni acquistano un tono particolare perché a importanti manifestazioni studentesche si aggiunse il 13 maggio 1968 il più importante sciopero generale della V Repubblica, che superò quello del giugno 1936[2]. Il movimento paralizzò completamente il paese per diverse settimane, accompagnandosi ad una generale frenesia di discussioni, dibattiti, assemblee generali e riunioni informali, che si svolgevano ovunque - in strada, all'interno di organizzazioni, imprese, amministrazioni pubbliche, e poi nelle scuole superiori e nelle università, nei teatri, nei luoghi di aggregazione giovanili e nelle case della cultura.
Si trattò di un'esplosione sociale, spesso confusa e complessa, a volte anche violenta, ma ancor più spesso ludica e festosa: il Maggio '68 apparve come un momento di illusione rivoluzionaria lirica, di fede ardente e utopistica nella possibilità di una trasformazione radicale della vita e del mondo. Un riflesso di questo clima fu la proliferazione di graffiti e slogan fantasiosi: «Sous les pavés, la plage» (Sotto i sampietrini c'è la spiaggia), «Il est interdit d'interdire» (Vietato vietare), «Jouissez sans entraves» (Godetevela senza freni), «Cours camarade, le vieux monde est derrière toi» (Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro), «La vie est ailleurs» (La vita è altrove), eccetera.
Considerato a volte una "rivoluzione mancata", e malgrado l'ampio ricorso alla retorica e ai simboli delle precedenti rivoluzioni francesi - barricate, bandiere rosse e nere - nel Maggio '68 non vi fu in realtà alcuna volontà di conquista illegale del potere nè di slittamento verso la guerra civile.
Le fasi
Gli storici dividono classicamente lo svolgimento del Maggio '68 in tre fasi, un "periodo studentesco" (3-13 maggio), un "periodo sociale" (13-26 maggio) e un "periodo politico" (27-30 maggio).
Dopo il rifiuto da parte della base, il 27 maggio, degli Accordi di Grenelle conclusi con i sindacati dal suo premier Georges Pompidou, Charles de Gaulle scomparve per 24 ore il 29 maggio, per andare ad incontrare il generale Massu a Baden-Baden. Al ritorno, riprese l'iniziativa decretando il 30 lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale. La stanchezza e il voltafaccia dell'opinione pubblica, che all'inizio era favorevole al movimento, determinarono un maremoto gollista alle elezioni anticipate del successivo 30 giugno. Gli scioperi cessarono progressivamente lungo il mese di giugno e i luoghi deputati della contestazione, come la Sorbonne e l'Odéon di Parigi, furono sgomberati dalla polizia.
La discussione sul Maggio '68 ha suscitato fin dal suo nascere molte controversie e interpretazioni divergenti, sia relativamente alle sue cause che agli effetti. È tuttavia indiscutibile che esso abbia aperto la strada alle nuove forme di contestazione e mobilitazione degli anni '70 (autogestione, ecologia politica, movimenti femministi, decentramento, «ritorno alla terra» e risveglio delle culture periferiche, eccetera) e che, pur non avendo avuto sbocchi politici in senso stretto, gli eventi di quel periodo ebbero un notevole impatto sul piano sociale e soprattutto culturale, e restano alla base di molte conquiste e riforme sociali degli anni successivi, non solo in Francia.
Origini
Contesto economico
Paradossalmente, la crisi del Maggio '68 arrivò alla fine di un decennio di straordinaria prosperità. Sul piano economico si era all'apogeo del «Trentennio glorioso»[3]. Cominciavano tuttavia ad affiorare sintomi di deterioramento nella situazione economica francese: crescita dei disoccupati soprattutto nell'area giovanile, il settore minerario colpito da numerose agitazioni e sull'orlo della crisi che gli sarebbe stata fatale, numerosi scioperi effettuati tra il 1966 e il 67 sia nella regione parigina che in provincia, due milioni di lavoratori - soprattutto operai, donne, immigrati - bloccati al livello salariale minimo ed esclusi dalla prosperità, bidonvilles che a metà degli anni '60 ospitano circa 100.000 persone, le più note delle quali erano alla periferia di Parigi, a Nanterre e a Noisy-le-Grand. Anche le categorie privilegiate erano inquiete: l'accesso di massa all'insegnamento superiore aveva creato numerose difficoltà alle università, con problemi di locali, di mancanza di materiali, di trasporti, e il governo riparlava di selezione all'accesso, cosa che inquietava gli studenti.
Contesto politico
Sul piano politico il movimento nacque in una fase di stanchezza della repubblica gollista, che durava ormai da 10 anni. Nel 1965, al momento delle prime elezioni presidenziali a suffragio universale diretto tenutesi dal 1848[4], il generale de Gaulle si era ritrovato - a sorpresa - in ballottaggio con François Mitterrand. Alle elezioni legislative del 1967 la maggioranza gollista all'Assemblea nazionale si era ridotta ad un solo seggio. I centristi come Valéry Giscard d'Estaing condivano di riserve critiche il loro sostegno al regime (il «si, ma» del 1967). I democratici cristiani di Jean Lecanuet rimanevano ostili. Tutta la destra non perdonava al generale il processo di Vichy[5] e l'abbandono dell'Algeria francese. I gollisti di sinistra erano irritati dal mantenimento all'Hôtel Matignon di Georges Pompidou, ritenuto troppo conservatore. Quanto a quest'ultimo una sorda rivalità l'opponeva al suo presidente, nell'attesa silenziosa della successione. La stanchezza dell'opinione pubblica di fronte a questa situazione era ben descritta da uno slogan del 13 maggio 1968: «Dix ans, ça suffit!» (Dieci anni, può bastare!).
De Gaulle era arrivato al potere nel maggio 1958 sull'onda della sommossa del 13 maggio e della presa del potere da parte dei militari ad Algeri[6]. Per questa ragione, agli occhi dei suoi avversari sulla legittimità del regime gollista rimase sempre la macchia del sospetto di un colpo di stato originario. Nonostante i successi ottenuti (fine della guerra d'Algeria, decolonizzazione, riassorbimento della crisi economica, monetaria e finanziaria, sostenuto ritmo di crescita), e la progressiva entrata in funzione della nuova costituzione che consolidava il potere esecutivo (regime semipresidenziale rafforzato dall'elezione a suffragio universale diretto del presidente della repubblica, ricorso intensificato ai referendum) lo stile autoritario del regime suscitava critiche crescenti. D'altra parte la politica estera di grandeur del settantottenne de Gaulle e il suo nazionalismo d'altri tempi non erano molto in sintonia con le aspettative di ordine materiale, sociale e culturale della maggioranza dei francesi, e in generale con il clima ben sintetizzate nell'articolo «Quand la France s'ennuie», uscito il 15 marzo 1968 su Le Monde[7].
Il Partito Comunista Francese, di gran lunga la principale forza di sinistra, faticava a liberarsi della cultura e dello stile stalinisti, mentre i giovani militanti di estrema sinistra, disgustati dalle burocrazie sclerotizzate dell'URSS e dei paesi del Patto di Varsavia, guardavano piuttosto al modello cubano o alla Cina popolare. D'altra parte le sinistre non comuniste non riuscivano a venir fuori dalle loro divisioni e ciò dava spazio al moltiplicarsi di gruppi di sinistra, soprattutto giovanili, ai margini delle grandi organizzazioni ufficiali (trotskisti, filocinesi ecc.).
Origini culturali
Origini immediate
Il Maggio francese nell'arte e nella cultura
- Le vicende del Maggio francese diedero lo spunto a Fabrizio De André per la scrittura e la realizzazione del concept album Storia di un impiegato.
- Il Maggio parigino fa inoltre da sfondo a diverse opere cinematografiche, tra cui The Dreamers di Bernardo Bertolucci e Les Amants réguliers di Philippe Garrel.
Note
- ^ Secondo il filosofo Vincent Cespedes (in Mai 68, La philosophie est dans la rue!, Larousse, coll. « Philosopher », 2008), « en mai-juin 1968, la philosophie est dans la rue. Révolution par la philosophie, mais aussi révolution de la philosophie. (…) Les "fils de bourgeois" n'ont pas "joué aux prolétaires" (vanne bien connue des anti-Mai) : ils ont philosophé avec. Des millions de gens ont cessé d'être obsédés par l'aménagement de leur carrière ou de leur vie privée, pour philosopher ensemble. C'est l'événement central de Mai, celui qui articule tous les autres et les rend possibles ; sous la disparité des luttes spécifiques, leur unité. »
- ^ Tra l'11 e il 25 maggio 1936 era cominciata una forte ondata di scioperi generali in tutti i settori, con occupazione delle fabbriche. Dai 70.000 scioperanti di maggio si arrivò a 2 milioni in giugno con il Fronte popolare.
Si veda Kristin Ross (en), Mai 68 et ses vies ultérieures, éd. Le Monde diplomatique / Complexe - ^ Il termine «Trente Glorieuses» (che non ha equivalente in italiano, perchè in Italia il periodo del cosiddetto "miracolo economico" è cominciato più tardi, alla fine degli anni '50) fa riferimento al trentennio (scarso) che va dal 1945 al 1973, cioè dalla fine della Seconda guerra mondiale al primo choc petrolifero (quello che in Italia passò alla storia come periodo dell'"Austerità"). Sono gli anni della ricostruzione economica dei paesi europei distrutti dalla guerra, anni di forte crescita della produzione industriale (il cui incremento si aggirava attorno al 5% medio annuo), quindi di pieno impiego, e anche di intensa crescita demografica (il baby boom) in alcuni paesi europei, soprattutto in Francia e nella Germania Ovest. Si compì in quegli anni, in gran parte d'Europa, una vera e propria "rivoluzione silenziosa", portatrice di profondi cambiamenti economici e sociali, che segnò il passaggio dell'Europa, con quarant'anni di ritardo sul modello americano, alla società dei consumi.
- ^ Si tratta delle elezioni che, dopo il rovesciamento della Monarchia di luglio, portarono alla presidenza della Repubblica Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III.
- ^ L'epurazione giudiziaria contro i collaborazionisti del regime di Vichy era cominciata ad Algeri già prima della liberazione, con l'ordinanza emessi il 18 agosto 1943 dal Comitato francese di Liberazione nazionale (CFLN), presieduto dal generale de Gaulle e da Henri-Honoré Giraud. L'esecuzione della condanna a morte per tradimento di uno dei primi processati, l'ex ministro dell'Interno Pierre Pucheu, fu eseguita già il 20 marzo 1944. Secondo l’inchiesta governativa condotta nel 1948 sulle epurazioni giudiziarie le condanne a morte eseguite furono 791. Si veda in proposito fr:Épuration à la Libération en France.
- ^ Per l'intera questione si veda la voce Strategia di de Gaulle nella guerra d'Algeria.
- ^ Pierre Viansson-Ponté, «Quand la France s'ennuie», Le Monde del 15 marzo 1968, testo.