Storia della Società Sportiva Lazio
La Società Sportiva Lazio nasce a Roma il 9 gennaio 1900 come società podistica; la fondazione avviene in un ufficio in Piazza della Libertà, tra il rione Prati e l’odierno quartiere Delle Vittorie ad opera di nove giovani guidati da Luigi Bigiarelli seguito dal fratello Giacomo e dagli amici Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier.

A loro ricordo nel 2000, in occasione del centenario, è stata affissa in Piazza della Libertà (Roma, rione Prati), una targa con i loro nomi, voluta dall'allora presidente laziale Sergio Cragnotti.
Presto la società diviene polisportiva e vengono scelti come colori sociali il bianco e il celeste, in omaggio alla bandiera della Grecia, patria dello sport e dei Giochi olimpici, al cui spirito i fondatori della Lazio si ispirano; la fondazione avviene infatti tra la I Olimpiade disputata ad Atene nel 1896, e la II, che si sarebbe tenuta di lì a poco a Parigi nell’estate del 1900. Come simbolo viene scelta l'Aquila imperiale che nella simbologia antica è anche il simbolo di Zeus, principale divinità del pantheon ellenico.
Il nome “Lazio” fu scelto per comprendere, nell’intenzione dei fondatori, un ambito più grande della stessa Capitale, sì da coinvolgere nelle attività della nuova società anche gli abitanti dell'intera regione Lazio.[1]
Uno dei primi simboli della sezione calcistica, istituita ufficialmente solo nel 1910 malgrado il gioco del calcio incominciò ad essere praticato dai biancocelesti già dal 1901, fu il giovane Sante Ancherani, il quale divenne ben presto elemento fondamentale della formazione laziale oltre che allenatore.
Storia della sezione calcistica
Divisione Nazionale a gironi
La fondazione e i primi anni
L' inizio dell' attività calcistica della Lazio avvenne in un pomeriggio del gennaio 1901,[2] quando Bruto Seghettini, uno sportivo e socio del Racing Club di Parigi si presentò nella sede della Lazio in Via Valadier. Avendo appreso dai soci laziali che il football non era ancora praticato, decise di raccontare loro gli aneddoti delle origini, di insegnare le regole basilari di questo recente sport nato in Inghilterra, ma soprattutto mostrò lo strumento con cui si praticava: una palla di corda annodata che rimbalzava ogni qual volta toccava terra.
Gli sportivi Laziali, furono subito entusiasti e cominciarono a fare pratica sul campo di Piazza d'Armi, spesso causando problemi di ordine pubblico. La Lazio comunque proseguì negli allenamenti e Seghettini si vide ben presto superato in abilità, poiché gli aspiranti calciatori erano anche mezzofondisti, velocisti e marciatori. Intanto il socio Oscar Frey, uno svizzero, fece arrivare direttamente dalla Gran Bretagna i regolamenti e i manuali ufficiali, indispensabili per una corretta pratica.
Quella Lazio era una squadra dal profilo internazionale, della "rosa" facevano parte tre argentini: i fratelli Cerruti; completavano la formazione: Volpi, Balestrieri, Masini, Grifoni, Grassi, Ancherani, Tofini e Golini.
I primi incontri avvennero contro i seminaristi scozzesi dai quali i calciatori della Lazio impararono ad occupare e controllare le zone del campo e passarsi la palla piuttosto che eccedere in individualismi, pur tenendo conto del fatto che i più bravi potessero risolvere la partita (era il caso di Sante Ancherani vera punta di diamante di quella squadra).
Il football attirava sempre più nuove leve e praticanti.
La prima partita di calcio (seppure non ufficiale) venne disputata il 16 maggio 1902, in Piazza d'Armi, nelle vicinanze di Piazza Mazzini, tra Lazio e Virtus. Questo match, che alcune fonti affermano essere stato giocato il 15 maggio 1904[3], è considerato il primo Derby della Capitale. La Virtus era nata un anno prima a seguito di una scissione interna alla Lazio, i cui fondatori erano gli "ammutinati" Mesones, Balestrieri, Venarucci, Monarchi e Zanchi. La partita finì 3 a 0 per i biancocelesti con una tripletta di Sante Ancherani che andava quindi a realizzare il primo gol (e contemporaneamente la prima tripletta) di una sfida di calcio nella Città Eterna. Il giorno seguente la cronaca del match venne riportata sui giornali locali. La storica formazione era così composta: Balestrieri, Grassi, Grifoni, Pollina, D'Amico, Mariotti, Pellegrini, Ricci, Ancherani, Masini, Golini.
Nel 1907 venne organizzato un campionato romano che la Lazio vinse battendo in finale la Virtus. Sempre in quell'anno a giugno la Lazio sconfisse in un solo giorno Lucca (3-0), Pisa (4-0) e Livorno (1-0) vincendo il Campionato Interregionale Toscano. Nel 1910 venne organizzato un campionato romano di III Categoria e la Lazio lo vinse agevolmente con questi risultati: Lazio-Fortitudo 11-0 e 4-1; Lazio-Roman 6-1 e 6-0; Lazio-Juventus Roma entrambe le gare si sono concluse col punteggio di 2-0 per i biancocelesti. La Lazio vinse anche le edizioni del 1911 e 1912 dimostrando di essere chiaramente la squadra più forte e rappresentativa della Capitale.
Classifiche Campionato romano di III Categoria 1910, 1911 e 1912 :
Edizione 1910
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Edizione 1911
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Edizione 1912
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Il primo campionato di Maximus Serie
Nella stagione 1912-13, dopo vari campionati di Terza Categoria, la Lazio partecipò per la prima volta al campionato di Prima Categoria (Serie A). La Federazione, infatti, organizzò il primo campionato davvero nazionale consentendo, per la prima volta, alle squadre del centrosud di giocarsi il titolo di campione d'Italia con gli squadroni del Nord. La Lazio, naturalmente, venne inserita nel Girone Laziale del Torneo del Sud Italia. Vinse senza difficoltà il girone eliminatorio e si qualificò alle finali del Torneo del Sud a cui partecipavano anche le vincenti del girone toscano e del girone campano. In semifinale affrontò la vincente del Girone toscano, la Virtus Juventusque di Livorno. Se ne sbarazzò battendola in entrambe le gare per 3-1 e 3-0 e si qualificò alla finale dove affrontò la vincente del Girone campano, il Naples.
La Lazio ipotecò la vittoria del Torneo del Sud e la qualificazione alla finalissima scudetto vincendo per 2-1 in casa del Naples (reti di Coraggio e Consiglio). Bastò poi un pareggio a Roma per vincere il Torneo del Sud e a qualificarsi alla finalissima scudetto contro la fortissima Pro Vercelli. Ma i "Leoni Bianchi" piemontesi erano troppo forti per la Lazio che solo un anno prima militava in Terza Categoria. Così nella finale nazionale disputatasi a Genova il 1 giugno 1913 la formazione biancoceleste subì una pesante sconfitta con il risultato finale di 6-0 in favore dello squadrone vercellese.
Il tabellino della Finale nazionale 1912/13:
Domenica 1 giugno 1913 | Pro Vercelli | 6 - 0 | Lazio | Sede: Genova Arbitro: Sig. Pippo di Genova |
Berardo (8°) Rampini (38°) Milano I (79°) Corna (82°) Corna (84°) Berardo (90°) |
Seconda vittoria consecutiva e record
Nella stagione successiva la Lazio disputò un altro ottimo campionato. Vinse infatti il Girone Laziale vincendo tutte le partite e vinse anche le finali del Torneo del Sud battendo lo SPES Livorno in semifinale (1-0 e 3-0) e Internazionale NA in finale (1-0 e 8-0). In questo modo, oltre a vincere il Torneo del Sud per la seconda volta consecutiva e a qualificarsi alla finalissima, vinse ben 14 partite consecutive, record battuto dall'Inter solo nel 2006-07.
Questo è lo straordinario cammino della Lazio 1913/14:
Girone Laziale | |||||||||
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Giornata | Data | Partita | Risultato | ||||||
1 | 9 novembre 1913 | Pro Roma - Lazio | 1 - 6 | ||||||
2 | 16 novembre 1913 | Fortitudo RM - Lazio | 0 - 7 | ||||||
3 | 23 novembre 1913 | Roman - Lazio | 2 - 3 | ||||||
4 | 7 dicembre 1913 | Audace RM - Lazio | 0 - 4 | ||||||
5 | 4 gennaio 1914 | Lazio - Pro Roma | 9 - 0 | ||||||
6 | 11 gennaio 1914 | Lazio - Fortitudo RM | 9 - 0 | ||||||
7 | 18 gennaio 1914 | Lazio - Roman | 3 - 1 | ||||||
8 | 25 gennaio 1914 | Juventus Audax - Lazio | 1 - 6 | ||||||
9 | 1 febbraio 1914 | Lazio - Audace RM | 3 - 0 | ||||||
10 | 8 febbraio 1914 | Lazio - Juventus Audax | 2 - 0 |
Girone Laziale - Semifinale | |||||||||
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Giornata | Data | Partita | Risultato | ||||||
11 | 16 aprile 1914 | Lazio - SPES Livorno | 1 - 0 | ||||||
12 | 19 aprile 1914 | SPES Livorno - Lazio | 0 - 3 |
Girone Laziale - Finale | |||||||||
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Giornata | Data | Partita | Risultato | ||||||
13 | 3 maggio 1914 | Lazio - Internazionale NA | 1 - 0 | ||||||
14 | 10 maggio 1914 | Internazionale NA - Lazio | 0 - 8 |
Finale nazionale | |||||||||
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Finale | Data | Partita | Risultato | ||||||
Andata | 5 luglio 1914 | Casale - Lazio | 7 - 1 | ||||||
Ritorno | 12 luglio 1914 | Lazio - Casale | 0 - 2 |
1914-15: il torneo sospeso per cause belliche
Nella stagione 1914-15 la Lazio giunse seconda nel girone laziale dietro il Roman e si qualificò alle finali Italia Centrale a cui partecipavano anche le prime due del Girone Toscano (Pisa e Lucca). Ancora una volta la Lazio si dimostrò superiore alle altre squadre e a una giornata dal termine era prima nel Girone Finale dell'Italia Centrale. Il campionato fu tuttavia sospeso a causa dell'entrata in guerra dell'Italia e lo scudetto venne assegnato al Genoa, in testa a una giornata dal termine nel Girone Finale dell'Italia Settentrionale. La FIGC assegnò lo scudetto al Genoa non tenendo minimamente in considerazione il Torneo del Sud perché sapeva della debolezza delle squadre meridionali che non erano certo in grado di battere le squadre del Nord.
Il declino
Alla fine della guerra il campionato riprese; la Lazio fu indebolita dalla guerra in cui persero la vita alcuni suoi campioni e di consegunza perse la supremazia nel girone laziale e in quello meridionale. Nel 1919-20, pur avendo giocatori di talento, tra cui un giovane Fulvio Bernardini (che allora giocava in porta), non riuscì neanche a qualificarsi alle semifinali Centro-Sud.
Nella stagione successiva andò un po' meglio; infatti la Lazio stavolta riuscì a arrivare tra le prime due nel Girone Laziale e a qualificarsi alle semifinali interregionali. Ma si trovò di fronte il fortissimo Livorno, che l'anno prima aveva perso la finalissima contro l'Inter solo per 3-2, e il Naples. Arrivò terza e ultima in questo girone e venne eliminata.
Una curiosità: in seguito alla partita Naples-Lazio 4-2 il portiere laziale Bernardini, umiliato per i quattro gol subiti, decise di cambiare ruolo in attaccante. E fece bene perché negli anni successivi segnò caterve di gol diventando uno dei bomber più prolifici del campionato meridionale.
Nella stagione 1921-22 la Lazio prese parte al torneo CCI non riuscendo a qualificarsi però alle Finali di Lega Sud. Nella stagione 1922-23 la società biancoceleste, in cui militavano elementi di buon valore come Saraceni, Maranghi e Bernardini, riuscì a vincere il campionato di Lega Sud battendo in finale il Savoia di Torre Annunziata per 3-3 e 4-1 e a qualificarsi alla finalissima contro il Genoa; i squadroni del nord erano però ancora troppo forti per le squadre meridionali e così il Genoa si impose nettamente per 4-1 e 2-0.
Nella stagione 1923-24 la Lazio si rinforzò ingaggiando altri giocatori di talento come il portiere Ezio Sclavi e l'attaccante Antonio Vojak. L'apporto di questi due giocatori non bastò però alla Lazio per qualificarsi alla Finale di Lega Sud. Nella stagione 1924-25 la Lazio si rinforzò ulteriormente con gli arrivi dell'allenatore Desiderio Koszegi e dei giocatori Pardini e Cattaneo. Ancora una volta però fu eliminata nelle Semifinali di Lega Sud. Intanto Bernardini con le sue numerose reti si mise ben in mostra e il 22 marzo 1925 debuttò addirittura in nazionale nell'amichevole contro la Francia, diventando il primo giocatore Laziale e centromeridionale a riuscire nell'impresa.
Al termine della stagione 1925-26, a causa di una riforma dei campionati voluta dalla FIGC (la cosiddetta Carta di Viareggio) e alle partenze di Sclavi, Vojak e Cattaneo, arrivò però la retrocessione nella nuova Prima Divisione. La Lazio, indebolita pure dalla partenza di Bernardini (ceduto all'Inter), però dopo una sola stagione tornò in massima serie grazie al primo posto nel Girone D di Prima Divisione. Nella stagione 1927-28 i biancocelesti vennero retrocessi ma furono ripescati per allargamento del campionato. Da registrare la mancata fusione con altre società romane, le quali si unirono andando a creare la storica società rivale: l'Associazione Sportiva Roma. Contemporaneamente a tale fusione, la Lazio fu istituita Ente Morale. Nel 1928-29 dopo tanta fatica la Lazio evitò per un soffio la retrocessione in Serie B e venne ammessa nella nuova Serie A a girone unico.
Gli anni trenta
- 1901 - Giuseppe Pedercini
- 1904 - Fortunato Ballerini
- 1923 - Enrico Giammei
- 1923 - Fortunato Ballerini
- 1924 - Giorgio Guglielmi
- 1925 - Gerardo Branca
- 1926 - Riccardo Barisonzo
- 1927 - Remo Zenobi
- 1928 - Nicolò Maraini
- 1929 - Remo Zenobi
- 1932 - Alfredo Palmieri
- 1932 - Remo Zenobi
- 1933 - Eugenio Gualdi
- 1936 - Erberto Vaselli
- 1938 - Remo Zenobi
- 1939 - Andrea Ercoli
- 1941 - Giovanni Minotto
- 1944 - Andrea Ercoli
- 1948 - Roberto Bornigia
- 1948 - Giovanni Mazzitelli
- 1949 - Remo Zenobi
- 1953 - Costantino Tessarolo
- 1956 - Leonardo Siliato
- 1960 - Costantino Tessarolo
- 1961 - Massimo Giovannini
- 1962 - Ernesto Brivio
- 1963 - Angelo Miceli
- 1964 - Giorgio Vaccaro
- 1965 - Umberto Lenzini
- 1980 - Aldo Lenzini
- 1981 - Gian Chiaron Casoni
- 1983 - Giorgio Chinaglia
- 1986 - Franco Chimenti
- 1986 - Gianmarco Calleri
- 1992 - Sergio Cragnotti
- 1994 - Dino Zoff
- 1998 - Sergio Cragnotti
- 2003 - Ugo Longo
- 2004 - Claudio Lotito
Dopo la nascita della Roma (1927), le differenze esistenti tra i sostenitori delle varie squadre romane si acuirono: la denominazione cittadina fu inevitabilmente un traino importante per la nuova squadra, che trovò sede quasi naturale – campo di gioco compreso – nel popolare quartiere di Testaccio, mentre la Lazio, nata e cresciuta nella parte settentrionale della città e che giocava alla Rondinella (nei pressi dell’attuale Stadio Flaminio) conservava i suoi sostenitori soprattutto nei quartieri Prati e Trionfale. Tuttavia durante il ventennio fascista queste differenze erano decisamente sgradite al regime, che, almeno all’apparenza, trattava ogni club allo stesso modo, purché contribuisse a portare lustro alla nazione, e lo considerava rappresentativo della propria città. In realtà i campanilismi esistevano eccome, e portatori ne erano proprio quei gerarchi che, in teoria, avrebbero dovuto combatterli. Per fortuna, queste guerre più o meno sotterranee restituirono al gioco quella sua componente aleatoria e competitiva che, a dispetto di una rigida pianificazione centrale, contribuirono alla sua fortuna.[4]
A partire dalla stagione 1929-30 viene istituito il campionato a girone unico.
L'esordio in Serie A della compagine biancoceleste avviene il 6 ottobre 1929 nello Stadio della Rondinella, contro il Bologna, campione in carica. Gli inizi sono dei più beneauguranti, il risultato è infatti di 3 a 0 per la Lazio; il resto della stagione sarà tutt'altro che esaltante, con un quindicesimo posto raggiunto all'ultima giornata.
I primi del decennio sono gli anni della Brasilazio, una formazione imbottita di brasiliani che però non ottiene il successo sperato. Le sue infatti, sono prestazioni altalenanti, i risultati a fine stagione sono un ottavo posto nel campionato 1930-31 ed un tredicesimo nell'annata successiva. Nell'estate del 1932 Karl Stürmer sostituisce come allenatore il brasiliano Amílcar Barbuy e nello stesso anno la Lazio batte la Roma per 2 a 1 nel Derby casalingo, ottenendo il primo successo contro i "cugini". A dimostrazione di come la stracittadina fosse già molto sentita, nonostante si giocasse solo da pochi anni, il Littoriale descriveva così l'ingresso in campo:
Nell'estate dello stesso anno è da ricordare una storica partita disputata dalla Lazio allo stadio Prater di Vienna contro la formidabile formazione giovanile del Wacker. L'allenatore Strumer schierò sul terreno di gioco giovanissimi calciatori, di età compresa tra i 12 e 14 anni, da lui soprannominati "Pulcini", i quali costrinsero al pareggio (1-1) i ben più esperti giocatori austriaci: per la Lazio segnò il centrocampista Capponi. I dirigenti del Wacker rimasero impressionati dalla prestazione dei biancocelesti, e da quella sera il gruppo di quei piccoli eroi laziali prese il nome di "Pulcini di Vienna".
Con la presidenza Gualdi aumentano anche le ambizioni di classifica. Nell’estate del 1934, la società dà il via a una poderosa campagna di rafforzamento: addirittura si propone di acquistare dall'Ambrosiana-Inter l'attacante Giuseppe Meazza, autentica bandiera nazionale, orgoglio del regime e fresco trionfatore al Mondiale. L’acquisto sfuma per "ragioni delicatissime", comunque la Lazio riesce a soffiare proprio alla società milanese l’ambitissimo centravanti Silvio Piola, proveniente dalla Pro Vercelli; questo avvenne indubitabilmente per l’intervento diretto del segretario amministrativo del Partito Nazionale Fascista, Giovanni Marinelli, che in una lotta senza esclusione di colpi prevalse sulla volontà stessa del calciatore di accasarsi a Milano e sulle pressioni del federale di Torino, che a sua volta si mosse per avere Piola in maglia granata.[5] Dalla Roma viene acquistato Attilio Ferraris IV.
Nella stagione 1936-37 la Lazio raggiunge il secondo posto alle spalle del Bologna, all’epoca una delle squadre più forti d’Europa, dopo aver terminato il girone d'andata in testa e aver visto sfumare lo scudetto a causa degli infortuni e di riserve non all'altezza. In quel periodo la squadra è trascinata da uno dei migliori attaccanti della storia del calcio, Silvio Piola. Piola a Roma gioca per nove stagioni e vanta tuttora il record di marcature in Serie A con la Lazio (143 su 274 sue reti in totale in Serie A tra Pro Vercelli, Lazio, Juventus e Novara a cui dovrebbero aggiungersi i 27 gol segnati da Piola con la maglia del Torino nel Campionato di Guerra 1943-44 e i 16 con la Juventus del Campionato 1945-46 a due gironi geografici, i cui risultati non furono mai conteggiati a fini statistici).
In quello stesso anno la squadra fa anche le prime esperienze europee ad alti livelli partecipa alla Coppa dell'Europa Centrale e viene sconfitta solo in finale dalla fortissima compagine ungherese del Ferencvaros. Gli anni seguenti sono privi di grandi soddisfazioni, eccezion fatta per il derby del 1939 in cui i biancocelesti espugnano il campo Testaccio con un secco 2 a 0. L'anno seguente, invece, viene raggiunto un ottimo quarto posto dietro le tre grandi formazioni dell'epoca: l'Ambrosiana, il Bologna e la Juventus.
Gli anni quaranta
È l'epoca del Grande Torino e la Lazio si attesta in posizioni di mezza classifica, alternando annate esaltanti, come quelle 1941-42 e 1949-50, in cui la formazione biancazzurra raggiunge due ottimi quarti posti, ed altre in cui riveste in campionato un ruolo di secondo piano. Nel 1943 il campionato viene sospeso per cause belliche. A livello locale viene organizzato il Campionato romano di guerra, che la Lazio vince nella stagione 1943-44, e con il quale sembra tornare all'epoca dei pionieri. Dopo nove stagioni ininterrotte in maglia biancoceleste, Silvio Piola, goleador di tutti i tempi della Lazio in Serie A e del calcio italiano in generale, ritorna in Piemonte immediatamente dopo l'8 settembre 1943.
Finita la guerra, nel campionato del 1945-46, diviso in due gironi, non riesce a raggiungere la fase finale. Anche quella del 1948-49 è una stagione difficile, con stipendi al minimo e giocatori che scioperano e a metà stagione la Lazio si ritrova ultima nonostante l'illusione degli otto gol rifilati al Bologna. Tocca al presidente Zenobi ricostruire e ricompattare un ambiente logoro, ed i risultati non tardano ad arrivare. La Lazio chiude il campionato al tredicesimo posto, ma è da ricordare una partita casalinga in cui costringe al pareggio lo straordinario undici granata del Grande Torino.
L'anno seguente si classifica quarta mostrando una difesa solidissima grazie alle grandi prestazioni di due storiche "bandiere" laziali: il portiere Sentimenti IV, che era stato scartato dalla Juventus perché giudicato ormai vecchio, ed il leader difensivo Remondini. La quarta posizione e la solidità della squadra biancoceleste viene confermata nel campionato seguente 1949-50, stagione durante la quale l'undici guidato dal tecnico Sperone si aggiudica anche il prestigioso trofeo Teresa Herrera, conquistato battendo nella finale gli spagnoli dell'Atletico Madrid.
Gli anni cinquanta
Nel frattempo, complice una defezione internazionale della Juventus, la Lazio si riaffaccia sul panorama internazionale giocando la Coppa Latina del 1950 (antesignana della Coppa dei Campioni). I risultati non sono quelli sperati, ma il misurarsi con altre realtà calcistiche contribuisce alla crescita sportiva del club.[6]
Nel 1953 termina l'era Zenobi sotto la quale la Lazio era riuscita a ridurre la differenza con le squadre del nord e vincere sette derby su otto. Gli succede Tessarolo, vengono acquistati giocatori importanti ma a fine carriera, questa politica non porta grossi risultati, provoca invece problemi di bilancio. Nella stagione 1955-56 viene effettuata un'onerosa campagna acquisti, spiccano i nomi di Selmosson e Muccinelli. Il campionato si svolgerà tra alti e bassi e si concluderà con un terzo posto. L'estate successiva con altri acquisti si cerca di consegnare al tecnico inglese Jesse Carver una squadra che possa vincere finalmente il titolo, ma, complice una partenza a rilento, sarà ancora terzo posto nonostante le vittorie entrambe per 3 a 0 su Milan e Fiorentina, le prime due classificate al termine del campionato. Tessarolo lascia la società con un ingente deficit di bilancio.
La gestione successiva si occupa soprattutto di ripianare i debiti, ma arriva comunque la conquista del primo trofeo ufficiale: la Coppa Italia del 1958,[7] con "Fuffo" Bernardini in panchina. La gioia dura poco, in estate viene ceduto Selmosson alla Roma generando una vera e propria rivolta dei tifosi. Con lui partono anche altri giocatori di esperienza, la Lazio si affida a calciatori promettenti e di prospettiva, il risultato sarà un undicesimo posto. Nel 1959-60 la Lazio, a causa delle perduranti difficoltà economiche, cede anche il cannoniere brasiliano Humberto Tozzi, uno dei pochi calciatori di livello rimasto alla corte biancoceleste ed utile per fare cassa. Fece ritorno in patria nelle file del Palmeiras, squadra in cui aveva già militato per due stagioni e dalla quale fu prelevato proprio dalla Lazio.
Gli anni sessanta
È sicuramente un decennio tra i più negativi della storia della Lazio: nel 1961 arriva la prima retrocessione in Serie B, che condanna così la squadra al primo dei suoi 11 campionati nella serie cadetta (l’ultimo nel 1987/88). Proprio nel 1961 però, la compagine biancoceleste contribuisce alla vittoria della Coppa delle Alpi da parte della Federazione italiana a scapito di quella svizzera, battendo in gara doppia la compagine transalpina del Grasshopper, superata nella gara d'andata con un rotondo 5-0 ed "amministrata" al ritorno, quando è stata costretta al pareggio (3-3) dalle Aquile. Nello stesso anno la Lazio arrivò anche in finale di Coppa Italia, nella quale però fu sconfitta ad opera della Fiorentina col punteggio di 2-0. Il cammino della Lazio, seppur condotto con discreti risultati, presenta un continuo alternarsi di allenatori: dall'ex milanista Todeschini a Ricciardi per poi arrivare a Facchini. È proprio quest'ultimo a sfiorare l'immediato ritorno nella massima serie, se non fosse per l'arbitro Rigato, che nella partita decisiva contro il Napoli, non vede il pallone calciato da Seghedoni infilarsi in porta per poi uscire a causa di un buco nella rete.[8]
Nella stagione 1962-63 la squadra viene affidata all'allenatore argentino Juan Carlos Lorenzo, il quale conduce la Lazio al raggiungimento di un ottimo secondo posto, terminando così il purgatorio della Serie B; l'aritmetica promozione è stata conquistata nella partita casalinga contro la Pro Patria davanti ad un Olimpico riempieto da oltre 60.000 spettatori. Nel campionato di Serie A 1963-64 gli uomini di Lorenzo ottengono un buon ottavo posto con una squadra formata da molti giovani. L'anno seguente l'argentino si trasferisce clamorosamente sulla sponda giallorossa del Tevere. Con Umberto Mannocci in panchina i biancocelesti raggiungono per due anni consecutivi la salvezza ma a fine stagione si riaffaccia la crisi finanziaria, così la società viene rilevata nel 1966 da Umberto Lenzini, un personaggio che da lì a poco cambierà la storia laziale. La sua presidenza inizia però nel peggiore dei modi: dopo una stagione anonima arriva una nuova retrocessione in Serie B, figlia di una deludente campagna acquisti. Nella stagione 1967-68 la Lazio, partita per vincere il campionato, si ritrova a lottare nelle parti basse della classifica, subentra allora come allenatore il grande ex "Toto" Lorenzo, di ritorno dalla Roma dove aveva decisamente fallito, il quale ottiene una tormentata salvezza. La stagione 1968-69 rappresenta per la formazione capitolina l'anno del riscatto infatti, anche grazie ad acquisti finalmente adeguati, la Lazio torna in Serie A con due giornate d'anticipo, terminando al primo posto il campionato cadetto, vinto anche grazie alle giocate di "Peppiniello" Massa e dell'italo-argentino Juan Carlos Morrone, soprannominato dai tifosi "El Gaucho". Morrone si legherà fortemente alla società biancoceleste, infatti assumerà il ruolo di allenatore delle giovanili biancocelesti, ottenendo ottimi risultati, e per breve tempo anche quello di allenatore della prima squadra.
Gli anni settanta
Nel campionato 1969-70 la Lazio può contare sui gol di Giorgio Chinaglia e sul libero Pino Wilson, arrivati in estate un po' in sordina dall'Internapoli. Raggiunge una salvezza tranquilla. Nel 1970-71, dopo un girone di ritorno disastroso, la Lazio retrocede nuovamente in Serie B; malgrado la cocente delusione la squadra biancoceleste riesce comunque a conquistare la Coppa delle Alpi sotto la guida provvisoria di Bob Lovati, il quale aveva preso il posto dell'esonerato Lorenzo.
L'ambiente ha però bisogno di una svolta, è così che il presidente Umberto Lenzini pensa a Tommaso Maestrelli, uno degli allenatori in ascesa in quel periodo. Una scelta azzeccatissima visto che la Lazio torna subito in Serie A. In estate tra non poche polemiche viene ceduto Giuseppe Massa all'Inter, a Roma arrivano Mario Frustalupi, Renzo Garlaschelli, Luciano Re Cecconi, Felice Pulici e Luigi Martini.
Si viene a formare un gruppo di giocatori tra di loro eterogenei ma dotati di estro e personalità, guidati e tenuti insieme da Tommaso Maestrelli, allenatore - psicologo e tuttofare, che dà alla squadra che un gioco brillante molto simile al calcio totale reso famoso dagli olandesi di quella generazione ai mondiali di Germania del 1974.
La formazione della Lazio che nella stagione 1973-74 si laurea per la prima volta Campione d'Italia. |
Nel 1972-73, appena rientrata in Serie A, si ritrova a lottare praticamente fino all'ultima giornata per lo scudetto. Prima dell'ultima partita del torneo comanda il Milan con 44 punti, seguono Lazio e Juventus appaiate ad un solo punto. La fine del primo tempo vede i rossoneri e i bianconeri perdere rispettivamente a Verona e a Roma contro i giallorossi mentre la Lazio pareggia a reti bianche a Napoli. Nel secondo tempo i torinesi ribaltano il risultato, il gol del Napoli consegna un contestatissimo titolo alla Juventus, la Lazio termina terza.
Il campionato riparte tra lo scetticismo dell'opinione pubblica che non crede che la Lazio possa ripetersi. La tifoseria è ancora amareggiata per il finale dell'anno prima ma è consapevole della forza della squadra che esprime un gioco spettacolare. L'unica aggiunta ad un meccanismo già collaudato è la giovane ala Vincenzo D'Amico proveniente dalle giovanili. La stagione è una vera e propria cavalcata, interrotta solo da qualche incertezza in alcune partite. La vittoria per 3 a 1 nello scontro diretto contro la Juventus e la prova di forza nel derby di ritorno, in cui la Lazio è capace di ribaltare il risultato contro una Roma che vuole arrestare a tutti i costi la marcia dei biancocelesti, portano saldamente la squadra in testa alla classifica. La Lazio perde un'ultima partita con il Torino ma riesce comunque a laurearsi Campione d'Italia,[9] con una giornata d'anticipo, nell'incontro casalingo contro il Foggia (1-0 con gol di Giorgio Chinaglia) in un Olimpico stracolmo.[10] Nonostante lo scudetto e i relativi incassi la società non gode di grande floridezza economica, in estate è pressoché immobile sul mercato. Il campionato 1974-75 non è trionfale come quello precedente, inoltre si viene a sapere che Maestrelli è afflitto da una grave malattia e ciò non può che influire negativamente sull'andamento. La stagione si conclude al quarto posto con Lovati in panchina, ma la mente di tutti i laziali è rivolta sicuramente altrove. Viene ceduto Frustalupi, punto di riferimento del centrocampo, la panchina affidata al giovane tecnico Corsini e la "bandiera" Chinaglia emigra negli States ai Cosmos di New York. La Lazio rimane invischiata nella lotta per non retrocedere, è necessario il ritorno di Maestrelli perché venga evitata la Serie B, ed il "Maestro" vi riesce quando all'ultima giornata di campionato i suoi ragazzi pareggiano in casa del Como per 2-2, rimontando il doppio svantaggio grazie alle reti di un giovane Bruno Giordano, che aveva ormai raccolto in tutto e per tutto la pesante eredità di Chinaglia, e di Roberto Badiani.
Nel campionato 1976-77 Lenzini chiama il brasiliano Luis Vinicio sulla panchina e strappa Ciccio Cordova alla Roma, è una Lazio che fa forza sul proprio vivaio, oltre a Giordano e D'Amico si mettono in luce anche i promettenti Manfredonia ed Agostinelli. A fine stagione la squadra arriva quinta, ma due lutti sconvolgono l'ambiente, quelli di Maestrelli e Re Cecconi, il secondo ucciso da un colpo di pistola mentre faceva uno scherzo simulando una rapina.
Quella formazione che solo pochi anni prima aveva conquistato uno storico traguardo si viene a sgretolare, difatti Pulici viene ceduto al Monza e sostituito da Claudio Garella, fortemente voluto da Vinicio. L'allenatore con i suoi metodi rigidi non ha più il controllo della squadra, viene sostituito da Bob Lovati che ancora una volta si erge a salvatore della patria e riesce a raggiungere la salvezza. Viene confermato anche nella stagione seguente, la Lazio si classifica con un buon ottavo posto, ed il suo bomber Bruno Giordano diventa capocannoniere del campionato con 19 gol.
Gli anni ottanta
La stagione 1979-80 è forse la più drammatica di tutta la storia laziale: il 28 ottobre 1979, poco prima dell'inizio di un attesissimo derby si consumò un episodio tragico che coinvolse un sostenitore laziale: Vincenzo Paparelli. Mentre i tifosi erano in attesa dell'ingresso delle due squadre in campo, dalla Curva Sud dello Stadio Olimpico un tifoso romanista, dopo uno scambio di insulti tra le due tifoserie a suon di striscioni e croci piantate sul campo, spara un razzo che attraversa l'intero stadio e va a colpire fatalmente ad un occhio il sostenitore della Lazio nella curva opposta, uccidendolo all'istante. Autoriparatore, 33 anni, condotto inutilmente all'ospedale romano di Santo Spirito, Vincenzo Paparelli lascia la moglie e due figli. Nonostante la notizia fosse giunta anche negli spogliatoi, l'arbitro D'Elia decise di far giocare comunque la gara che, immersa in un'atmosfera surreale, terminò col punteggio di 1-1. Paparelli fu la seconda vittima italiana della violenza negli stadi. Il responsabile materiale dell'uccisione, un giovane diciassettenne di nome Giovanni Fiorillo, aveva acquistato con alcuni amici una partita di razzi nautici da segnalazione contrabbandati da un rivenditore di materiali agricoli. Il commerciante se la caverà con una lieve condanna, mentre Fiorillo verrà condannato a sette anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e non colposo.
Dopo il drammatico avenimento della morte di Paparelli, un'altra disgrazia, seppur di carattere sportivo, si abbatte sulla Lazio. Sul finire dell'anno scoppia lo "Scandalo calcioscommesse", e la squadra biancoceleste viene retrocessa in Serie B insieme al Milan, inoltre alcuni suoi giocatori vengono squalificati per delibera della CAF.[11] Il girone di andata stagione 1980-81 nel campionato cadetto sembra promettere un rapido ritorno in Serie A: la squadra, guidata da Ilario Castagner, ed attrezzata in sede di mercato per competere nella massima serie, prende largamente il comando della classifica. Al girone di ritorno il meccanismo però si rompe (come anche il tendine di achille del portiere Moscatelli) e comincia un lento ed inesorabile declino fino al fatale rigore, fallito la penultima giornata da Stefano Chiodi contro il Vicenza, che condanna la Lazio alla permanenza in Serie B. La squadra faticherà a riaversi: alla fine gli anni di B saranno tre.
Il 1981 è un anno travagliato anche per la società che dopo un periodo di grave incertezza manageriale, tra i fratelli Lenzini e Rutolo, passa nell'estate a Gian Chiaron Casoni. Con la gestione Casoni la Lazio risale faticosamente la china. Il purgatorio finisce anche grazie al ritorno di Manfredonia e Giordano, graziati dalla vittoria mondiale dell'82 dell'ultimo anno di squalifica. La Lazio torna in Serie A nel 1983 e Giorgio Chinaglia, tra gli artefici in campo dello scudetto del 1974, ne assume la presidenza.
La presidenza Chinaglia non sarà all'altezza delle aspettative suscitate nei tifosi. La Lazio di Giordano, Manfredonia, D'Amico, di un giovanissimo Michael Laudrup, in prestito dalla Juventus, ottenne una stentata salvezza nel 1984. Segue un'estate di polemiche con Giordano e Manfredonia in bilico tra Juventus e Roma e con i conti del bilancio in rosso fisso: prodromi di un campionato rovinoso. Nel 1985 la Lazio retrocede di nuovo in Serie B; Giordano va al Napoli tra la polemiche e lasciano la squadra anche Manfredonia, Laudrup ed il brasiliano João Batista.
Anche questa volta gli anni di B saranno tre. Al temine del primo, nell'1986, la Lazio viene coinvolta nel cosiddetto “secondo scandalo calcioscommesse”: la squadra viene penalizzata di 9 punti per la stagione 1986-87 e rischia seriamente di finire in Serie C per la prima volta nella sua gloriosa storia. Di nuovo il crocevia della stagione è la partita con il Vicenza in un Olimpico gremito in ogni ordine di posto, tanto da segnare il record di presenze sugli spalti per una gara di Serie B (circa 80.000 tifosi). È sicuramente Bomber Fiorini il protagonista della giornata che, ad otto minuti dal termine, spinge la palla in rete consentendo alla squadra di raggiungere il terz'ultimo posto insieme al Taranto e al Campobasso contro i quali è costretta a spareggiare a Napoli nel giugno 1987 per non retrocedere. Il primo incontro è giocato contro il Taranto, il quale riesce a battere la squadra di Fascetti per 1-0. Nella partita decisiva, quella da vincere e basta, la Lazio, grazie ad un gol segnato di testa da Fabio Poli, batte il Campobasso, riuscendo con una vera e propria impresa sportiva a mantenere la Serie B ed i giocatori che facevano parte di quella gladiatoria squadra si guadagnarono il soprannome di Eroi del -9.
Dopo aver conquistato la sofferta salvezza la società viene rilevata, insieme al finanziere Renato Bocchi, dall'imprenditore ligure Gianmarco Calleri il quale, dopo la promozione in Serie A ed una efficace opera di risanamento economico, nonché di rilancio tecnico, acquistando giocatori come Ruben Sosa, Dezotti, Troglio, Doll e "Kalle" Riedle, decide di venderla, al termine di un'estenuante trattativa, al finanziere romano, nonché ex direttore finanziario del gruppo alimentare Ferruzzi-Gardini, Dott. Sergio Cragnotti, il 20 febbraio del 1992. L'intera operazione costò all'imprenditore romano circa 25 miliardi di lire.
Gli anni novanta
L'inizio dell'era Cragnotti
Cragnotti, uscito dalla Enimont, una società del gruppo Ferruzzi, con 100 miliardi di lire e all’epoca proprietario delle alimentari Cirio e Del Monte Food, con stile spregiudicato[12] costruirà una delle realtà calcistiche più forti a livello mondiale. Sergio Cragnotti arriva alla Lazio nel 1992, gli fu suggerito di investire nel mondo del calcio, dato che all'epoca si occupava di risanare e vendere società produttive ma in difficoltà decise di acquistare una Lazio reduce dalla Serie B, con lo scopo di riportarla in alto e rivenderla al miglior offerente, presto però Cragnotti, come racconta nel suo ultimo ed unico libro, si ritrovò costretto a tenere la Lazio per lungo tempo e ad abbandonare l'idea di una sua pronta cessione. La sua prima stagione alla Lazio non è certo scintillante, anche se arrivano sulla sponda biancoceleste del Tevere alcuni giocatori importanti del calibro di Gascoigne, Favalli, Winter e Signori, i quali costituiranno la base della Lazio per gli anni successivi. In panchina siede ormai già da due stagioni uno dei simboli del calcio italiano ed internazionale: Dino Zoff. Alla fine dell'annata 1992-93 la formazione romana si classifica quinta, guadagnandosi l'agognato ingresso in Europa che le Aquile non raggiungevano ormai da quasi vent'anni. L'anno successivo la rosa si arricchisce con altri innesti importanti, quali il portiere Marchegiani, il difensore Negro, il centrocampista Di Matteo e gli attaccanti Bokšić e Casiraghi, ma è dalle giovanili che proviene un calciatore di fondamentale importanza: Alessandro Nesta, il vero uomo guida, immagine e "bandiera" per la Lazio fino alla sua triste e malinconica cessione avvenuta il 31 agosto 2002, all'ultimo giorno di calciomercato, quando la società era avviata verso il crack finanziario.
L'arrivo di Zeman
Nel 1994 la Lazio decide di puntare su un tecnico emergente, che proviene da stagioni molto positive nel Foggia: è il turno di Zdeněk Zeman il quale, più tardi, affermerà che la Lazio è stata la squadra più forte che abbia mai allenato. Il suo arrivo scuote il gioco, si passa dal gioco difensivista di Zoff (che intanto passa dietro la scrivania nel ruolo di presidente) al 4-3-3 sbilanciato del ceco. L'emergente ex tecnico dei rossoneri pugliesi alterna alcuni risultati nettamente posiviti, tra i quali un clamoroso 8 a 2 alla Fiorentina, un 7 a 1 al "suo" Foggia, un 5 a 1 al Napoli, 4 a 1 all'Inter ed un rotondo 3-0 in casa della Juventus, a prestazioni decisamente meno convincenti. Troppo spesso la Lazio butta via delle partite nelle quali forse un po' più di elasticità tattica le sarebbe stata sufficiente per conquistare il bottino pieno.
Il primo anno di Zeman si concluderà con un ottimo secondo posto a 10 punti dalla Vecchia Signora, tale risultato sarà oggetto di discussione negli anni successivi: i più accaniti fan di Zeman sostengono che tale scudetto andrebbe assegnato alla formazione biancoceleste, dato che molti calciatori juventini, durante quell'annata, avrebbero fatto uso di sostanze stupefacenti. Quello fu il miglior piazzamento di tutta la carriera del tecnico boemo. In Coppa UEFA la Lazio arriverà fino ai quarti di finale, mai raggiunti prima di allora, eliminata dai tedeschi del Borussia Dortmund per un gol subito negli ultimi minuti. la partita fu giocata di martedì ed alla Lazio, che la domenica sera precedente aveva giocato la partita di campionato a Napoli, non fu concesso di spostare l'incontro.
Nella stagione a seguire, 1995-96, la Lazio continua ad offrire uno spettacolo simile a quello della precedente stagione, con altrettanti bizzarri risultati, in Europa si ferma ai sedicesimi di finale ed in campionato conclude con un eccellente terzo posto, che la fa accedere alla Coppa UEFA. L'anno successivo segna la conclusione dell'avventura del tecnico boemo sulla panchina laziale, una sconfitta per 2 a 1 con il Bologna segnerà la fine di 3 anni nei quali la Lazio aveva brillato ed incantato col suo gioco spumeggiante ma non aveva ottenuto comunque nessun successo, l'unica magra consolazione è la vittoria di Giuseppe Signori nella classifica dei capocannonieri del campionato 1995-96. Il traghettatore di quella squadra è una vecchia conoscenza dell'ambiente laziale, ossia l'esperto "SuperDino" Zoff, che conclude la stagione al quarto posto in classifica, grazie ad un grande girone di ritorno, ma con la cocente eliminazione ai sedicesimi di Coppa UEFA per mano dell'Olympique Lione.
Il ciclo di Eriksson
Nel 1997-98 la Lazio decide che è giunta l'ora di puntare su un tecnico esperto sia a livello internazionale sia a livello nazionale, la scelta ricade su Sven-Göran Eriksson. Un allenatore, fino a quel momento, che viene descritto come un eterno perdente, per lui il ritorno a Roma, stavolta sponda laziale, è però una vera benedizione. È infatti proprio nella Lazio che Eriksson conosce il suo periodo più felice, dal 1997 al 2001 non passa una stagione senza vincere un trofeo, è l'unico allenatore della Lazio a riuscirci.
Birmingham, Villa Park, 19 maggio 1999
Marcatori: 7' Vieri 11' Dani 80' Nedved
LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Mihajlović, Favalli, D.Stanković (56’ Sérgio Conceição), Almeyda, Mancini (90’ Couto), Nedved (83’ Lombardo), Salas, Vieri. Allenatore: Eriksson.
MAIORCA: Roa, Olaizola, Marcelino, Siviero, M. Soler, Lauren, Engonga, J.Stanković, Ibagaza, Biagini (72' Paunović), Dani. Allenatore: Cuper.
Arbitro: Günter Benkö (Austria)
Ammoniti: Mihajlović, Siviero, Vieri e Marchegiani
Spettatori: 33.000
Il suo arrivo spinge ancor di più Cragnotti ad investire nel suo sogno, ossia condurre la Lazio verso il suo secondo scudetto. Arrivano 4 acquisti di una caratura notevole: Matias Almeyda, Vladimir Jugović, Roberto Mancini e Alen Boksic i quali vanno solo ad aggiungersi ad una squadra che era già piena di importanti giocatori come Pavel Nedved, Pierluigi Casiraghi, Paolo Negro e il già citato Alessandro Nesta. La Lazio per bocca del suo presidente punta già quell'anno al titolo, ed infatti lotta per lo scudetto fino a sette giornate dal termine quando viene sconfitta dalla Juventus in casa anche grazie ad un clamoroso errore dell'arbitro che non vede un evidentissimo fallo di mano in area dello juventino Mark Iuliano. La Lazio centra però la Coppa Italia e giunge ad un passo dalla Coppa UEFA. Curiosamente, nello stesso giorno della finale di Coppa UEFA, la Lazio entra in Borsa.
La Coppa Italia viene vinta ai danni del Milan dopo un'incredibile rimonta, in seguito ad una beffarda sconfitta con gol di Weah, mentre nella finale UEFA contro i milanesi dell'Inter la Lazio esce sconfitta per 3 a 0, abbandonando il sogno di Cragnotti di portare il primo trofeo europeo a Roma. Ma il sogno è rinviato solamente di un anno. La stagione successiva, inaugurata subito con un trofeo, la Supercoppa italiana conquistata in casa dei campioni d'Italia in carica della Juventus sconfitti per 2 a 1, avrà però un sapore a metà tra il dolce e l'amaro. Arrivano giocatori importanti come Iván de la Peña, all'epoca considerato un potenziale fenomeno, Siniša Mihajlović, fedelissimo del tecnico Eriksson, i portoghesi Fernando Couto e Sérgio Conceição, Dejan Stanković, strappato in extremis ai "cugini" romanisti, e l'attaccante cileno Marcelo Salas, notato durante i mondiali, appena terminati, di Francia '98.
Non pago, il presidente Cragnotti decide di comprare il giocatore italiano che meglio aveva fatto nei mondiali francesi: Christian Vieri. Al termine di una trattativa lampo e tenuta in gran segreto, il presidente laziale brucia la concorrenza della Juventus, intenzionata a riprenderlo, ed ufficializza l'acquisto del forte centravanti italo-australiano.
Sembra tutto pronto per la conquista dello scudetto, la stagione va confermandolo dato che la Lazio domina il campionato senza rivali e in Europa convince passando man mano tutti i turni della Coppa delle Coppe, giunta alla sua ultima edizione. Non tutto però va come sperato: la Lazio ha un finale di stagione un po' infelice e il Milan si avvicina passo passo, alla penultima giornata il vantaggio è ormai ridotto all'osso e un episodio sfavorevole condanna i capitolini a dire addio al sogno scudetto, almeno per quell'anno: Mirri atterra Salas in area, l'arbitro Treossi lascia proseguire e la Fiorentina ferma beffardamente la Lazio sull'1 a 1. La giornata successiva la Lazio batte inutilmente il Parma. Sembra vivere un incubo la Lazio, alla quale anche nello scontro diretto con il Milan era stata annullata una rete regolare di Vieri, proprio quando era ad un passo dal sogno. Tutt'oggi molti tifosi biancocelesti continuano a sostenere che la Lazio meritò lo scudetto più in quell'anno che nell'anno successivo. Va comunque detto che l'episodio di Firenze e quello precedente, relativo allo scontro diretto contro il Milan, non furono gli unici sospetti di una stagione comunque fantastica, ma che contò uno strano e opposto comportamento da parte dei direttori di gara nei confronti delle candidate al titolo. La stagione però non è assolutamente da ritenersi poco esaltante: la Lazio affronta il Real Mallorca dell'allenatore argentino Hector Cuper, un giovane tecnico che ha portato in finale una squadra da molti considerata come una vera e propria sorpresa. Questa volta la Lazio non fallisce l'obiettivo: le prodezze di Bobo Vieri e della "Furia ceca" Nedved consentono alla compagine biancazzurra di portare a Roma l'ultima edizione della Coppa delle Coppe, il primo trofeo europeo riconosciuto dall'UEFA vinto da una squadra romana dopo quasi cento anni dall'arrivo della pratica calcistica nella Capitale. Il secondo posto della Lazio, inoltre, le garantisce l'accesso alla maggior competizione calcistica europea: la Champions League, il vero grande sogno che il presidente Cragnotti non si è visto realizzato malgrado l'allestimento di una squadra "stellare".
L'anno del centenario e del secondo scudetto
Tra i tanti anni della lunga storia della Lazio non vi è dubbio che quello che i tifosi biancocelesti ricorderanno come il più importante è proprio il 1999-2000: anno del centenario, celebrato in grande stile il 9 gennaio 2000 allo Stadio Olimpico con una serata di gala, del secondo scudetto, vinto all'ultimo respiro dopo un testa a testa con la Juventus a distanza di 24 anni dal primo storico "tricolore", e della terza Coppa Italia, conquistata nella doppia finale contro l'Inter, nonché quello della vittoria del secondo titolo continentale, la Supercoppa Europea, alzata dal capitano Alessandro Nesta davanti agli "Invincibili" inglesi del Manchester United nello scenario affascinante del Principato di Monaco, invaso da circa 10.000 tifosi laziali in festa.
La formazione della Lazio Campione d'Italia 1999-2000 e vincitrice della Coppa Italia nello stesso anno. |
Durante il calciomercato estivo Cragnotti fa andare su tutte le furie la propria tifoseria, un'ira che non si vedeva dai tempi della cessione di Signori: il cannoniere Bobo Vieri, eroe della finale di Coppa delle Coppe con il Mallorca, lascia Roma con destinazione Milano, sponda nerazzurra. I 90 miliardi di lire comprensivi del cartellino di Diego Pablo Simeone non bastano a placare le ire del popolo biancoceleste, ferito dalla cessione di quell'attaccante che tanto ricordava l'indimenticato Giorgio Chinaglia. Al di là di questa pesante cessione la campagna acquisti laziale non si può proprio definire beffarda, arrivano a far compagnia a Nesta e compagni il difensore Nestor Sensini, il già citato Simeone, Juan Sebastian Veròn ed il giovane attaccante piacentino Simone Inzaghi, fratello del più noto Filippo, all'epoca bomber juventino.
Saranno proprio Veròn e Simeone due degli indiscussi protagonisti della brillante stagione laziale: in campionato dopo un inizio convulso ma alla pari con la Juventus quest'ultima prende il largo, i tanti punti di distacco accumulati dalla formazione laziale fanno pensare ad alcuni che per un altro anno il sogno scudetto rimarrà tale, è il neoacquisto Simeone a scuotere l'ambiente, prima a parole con la sua famosa frase "chi non se la sente alzi la mano" e poi con la testa che regala alla Lazio un insperato successo a Torino proprio contro i rivali diretti della Juventus. La Lazio sogna la rimonta, e i risultati sembrano girare decisamente a suo favore: i torinesi inciampano in una serie di partite, bruciando in breve tempo il largo divario, perdendo contro formazioni nettamente inferiori (memorabile una sconfitta contro il Verona con protagonista Cammarata), si giunge così alla penultima giornata, il distacco è minimo ed è il Parma, in lotta per la Champions League, il rivale della Juventus. La Lazio è a 2 punti, un pareggio della Juventus e una sua contemporanea vittoria le permetterebbero di raggiungere la Juventus e di sognare uno storico spareggio. La Juve passa in vantaggio con Del Piero, il Parma non si arrende e su un calcio d'angolo Fabio Cannavaro insacca, tra la Lazio e lo spareggio si frappone però l'arbitro Massimo De Santis (in seguito radiato per le note vicende di "Calciopoli") che annulla il gol del pari di Cannavaro e sembra anticipare lo scudetto della Juventus, la quale, pur soffrendo, batte gli emiliani, lasciando così invariato il margine di due punti che la separa dalla compagine capitolina.
Montecarlo, Stade Louis II, 27 agosto 1999
Manchester Utd - Lazio 0-1
Marcatore: 35' Salas
MANCHESTER UTD: Van der Gouw, G.Neville, Berg, Stam (57'Curtis), P.Neville, Beckham (58' Cruijff), Keane, Scholes, Sheringham, Cole (77' Greening), Solskjaer. Allenatore: Ferguson.
LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlović, Pancaro, D.Stanković (56' Sérgio Conceição), Veron, Almeyda, Nedved (66' Simeone), Mancini (84' Lombardo), S.Inzaghi (21' Salas). Allenatore: Eriksson.
Arbitro: Ryszard Wojcik (Polonia)
Ammoniti: Veron e Scholes
Spettatori: 20.000
La furia del popolo laziale si abbatte sulla Federcalcio che però non interviene in alcun modo. Il 14 maggio 2000 i tifosi della Lazio, in occasione della partita casalinga con la Reggina, organizzano un funerale del calcio, morto, secondo loro, in seguito alla contestatissima vittoria della Juventus sui "ducali", trovando la solidarietà della gran parte delle tifoserie italiane, scosse dalla decisione a dir poco discutibile adottata dal'arbitro De Santis in occasione del gol annullato al difensore partenopeo del Parma Cannavaro.
Allo stadio Renato Curi di Perugia i biancocelesti trovano però un'inaspettata sorpresa. Qui la Juventus, impegnata contro la squadra del focoso presidente Luciano Gaucci, si ritrova nel bel mezzo di un diluvio incredibile che, a metà partita, costringe l'arbitro Collina a sospendere l'incontro. Il direttore di gara dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi, coll'intento di verificare l'esistenza delle condizioni necessarie per riprendere la partita, e nella speranza di evitare di effettuare un rinvio del match a data da destinarsi che causerebbe la lesione del principio di contemporaneità dell'ultima giornata, decide che la partita può riprendere: il diluvio si è fermato e le squadre possono scendere in campo. La Juventus fatica. Da una rimessa laterale, inizialmente accordata ai bianconeri ma poi concessa al Perugia in seguito ad un'ammissione di Pessotto, scaturisce l'inaspettato gol di Alessandro Calori. L'uno a zero del giocatore perugino segnerà la fine delle speranze scudetto della Juventus e porterà la Lazio ad un'incredibile, inattesa e incessante festa: dopo 26 anni lo scudetto è ritornato in mano alla compagine biancoceleste. L'ultimo impegno della stagione vedrà una Lazio decisamente in festa, con tutti i giocatori con i capelli tinti di biondo pareggiare 0 a 0 a Milano con l'Inter di Moratti e dell'ex Bobo Vieri, conquistando la terza Coppa Italia della sua storia.
In Europa però la storia è un'altra: la stagione inizia nel migliore dei modi, un gol del "Matador" Salas allo stadio Louis II di Montecarlo regala alla Lazio la Supercoppa Europea ai danni del Manchester United, la Champions League vede la Lazio trionfare nel suo girone con 14 punti, nella fase successiva sarà ancora prima con 11. Il sorteggio dei quarti sarà però beffardo per la Lazio: ancora Cúper, questa volta a Valencia, questa volta finisce 5 a 2 per l'argentino. La vittoria per 1 a 0 nel ritorno, a Roma, sarà solo una magra consolazione per i romani che salutano i sogni di gloria.
Il giorno che però i laziali ricorderanno con maggior piacere di tutta la stagione sarà il 9 gennaio del 2000, quando la Lazio, dopo aver battuto faticosamente i rossoblù del Bologna, festeggerà il suo centesimo compleanno. La festa, ben organizzata dal presidente Cragnotti, vedrà partecipare numerose autorità e scenderà in campo egli stesso realizzando anche un gol.
- 1901 - Sante Ancherani
- 1907 - Guido Baccani
- 1924 - Desiderio Koszegi
- 1926 - Emanuele Lowy
- 1927 - Franz Sedlaceck
- 1929 - Commissione tecnica
- 1929 - Pietro Piselli
- 1930 - Ferenc Molnár
- 1931 - Amílcar Barbuy
- 1932 - Karl Stürmer
- 1934 - Walter Alt
- 1936 - József Viola
- 1939 - Luigi Allemandi
- 1939 - Géza Kertész
- 1940 - Ferenc Molnár
- 1941 - Dino Canestri
- 1941 - Alexander Popovich
- 1943 - Dino Canestri
- 1944 - Tony Cargnelli
- 1948 - Orlando Tognotti
- 1948 - Mario Sperone
- 1951 - Giuseppe Bigogno
- 1953 - Alfredo Notti
- 1953 - Mario Sperone
- 1954 - Federico Allasio
- 1954 - George Raynor e Roberto Copernico[13]
- 1955 - Luigi Ferrero e Roberto Copernico[13]
- 1956 - Luigi Ferrero e Jesse Carver
- 1956 - Jesse Carver
- 1957 - Milovan Ćirić
- 1958 - Alfredo Monza e Dino Canestri[13]
- 1958 - Fulvio Bernardini
- 1960 - Enrique Flamini
- 1961 - Jesse Carver
- 1961 - Paolo Todeschini
- 1962 - Alfonso Ricciardi
- 1962 - Carlo Facchini
- 1962 - Juan Carlos Lorenzo
- 1964 - Umberto Mannocci
- 1966 - Maino Neri
- 1967 - Renato Gei
- 1968 - Roberto Lovati
- 1968 - Juan Carlos Lorenzo
- 1971 - Roberto Lovati
- 1971 - Tommaso Maestrelli
- 1975 - Giulio Corsini
- 1975 - Tommaso Maestrelli
- 1976 - Luís Vinício
- 1978 - Roberto Lovati
- 1980 - Ilario Castagner
- 1982 - Roberto Clagluna
- 1983 - Juan Carlos Morrone
- 1983 - Paolo Carosi
- 1984 - Juan Carlos Lorenzo
- 1985 - Giancarlo Oddi e Roberto Lovati[13]
- 1985 - Luigi Simoni
- 1986 - Eugenio Fascetti
- 1988 - Giuseppe Materazzi
- 1990 - Dino Zoff
- 1994 - Zdeněk Zeman
- 1997 - Dino Zoff
- 1997 - Sven-Göran Eriksson
- 2001 - Dino Zoff
- 2001 - Alberto Zaccheroni
- 2002 - Roberto Mancini
- 2004 - Domenico Caso
- 2005 - Giuseppe Papadopulo
- 2005 - Delio Rossi
- 2009 - Davide Ballardini
Dal 2000 ad oggi
L'ultimo anno di Eriksson
Il calciomercato estivo 2000-01 si apre con gli arrivi del portiere Angelo Peruzzi acquistato dall'Inter; del centrocampista Roberto Baronio, reduce da una straordinaria stagione a Reggio Calabria con la Reggina; e degli attaccanti Hernan Crespo, prelevato dal Parma e Claudio López. Quest'ultimo proveniente dal Valencia squadra che ha eliminato la compagine biancazzurra nei quarti di finale della Champions League 1999-2000.
Con l'intento, da un lato, di fare cassa, e dall'altro di alimentare quel perverso meccanismo di aggiustamenti di bilancio che attraverso le plusvalenze permetteva al bilancio di chiudersi in positivo ma, che al contempo, porterà negli anni seguenti la società verso la crisi economica, da Roma partono due importanti giocatori fautori della vittoria dello scudetto: Matias Almeyda e Sérgio Conceição, entrambi destinati a vestire la casacca gialloblù del Parma. La trattativa viene conclusa in seguito al rifiuto di Marcelo Salas di trasferirsi in Emilia. Intanto all'Olimpico la Lazio inizia nel migliore dei modi la nuova stagione mettendo in bacheca un nuovo trofeo. Grazie al trionfo sull'Inter per 4-3 con reti di Siniša Mihajlović, Dejan Stanković ed alla doppietta di Claudio Lopez le aquile riportano a Roma, dopo due anni, la Supercoppa italiana.
Nonostante il campionato sia iniziato le trattative di mercato non si fermano, infatti a stagione in corso si registrano gli acquisti di Dino Baggio, Lucas Castroman e Karel Poborsky, mentre, sempre in corso d'opera vengono ceduti Sensini, Lombardo, De la Peña e Ravanelli.
L'inizio scoppiettante fa pensare ad un'altra grande stagione di vittorie in riva al Tevere, in realtà, nonostante alcuni ottimi risultati, tra cui il 4 a 1 rifilato alla Juventus, la Lazio chiude con un terzo posto in campionato, a 6 punti di distanza dai cugini della Roma vincitori dello scudetto.
L'avventura della Lazio in Coppa Italia inizia dagli ottavi di finale contro la Sampdoria. Al Marassi dopo essere passati in vantaggio nei primi minuti con Salas, i biancazzurri subiscono all'82 l'1-1 di Flachi. Nella gara di ritorno la Lazio mostra la propria supremazia estromettendo i doriani di Cagni con un secco 5-2, frutto della rete di Sensini ed delle doppiette di Lombardo e Ravanelli. Ai quarti invece il cammino della Lazio si interrompe bruscamente per mano dell'Udinese che, al Friuli, rifila un 4-1 alla formazione, alquanto rimaneggiata, messa in campo dall'allenatore Eriksson.
Senza dubbio l'intera stagione è caratterizzata dalle vicende contrattuali dell'allenatore che, a stagione in corso, si era accordato con la nazionale Inglese. Eriksson si ritrova così ad essere contemporaneamente allenatore della Lazio e selezionatore inglese, la situazione non dura a lungo visti i risultati poco soddisfacenti. La dirigenza decide così di sostituirlo con Dino Zoff, che era stato anche il suo predecessore. La Lazio concluse il suo campionato con un ottimo terzo posto, ottenuto grazie ad uno strepitoso girone di ritorno disputato con una media da scudetto, tant'è che fino all'ultima giornata i biancocelesti erano ancora matematicamente in corsa per il "tricolore", vinto però alla fine dai "cugini" giallorossi.
L'anno nero di Sergio Cragnotti
La stagione successiva segna l'ultimo anno intero di Sergio Cragnotti presidente, senza dubbio è il peggiore alla Lazio: se ne vanno infatti giocatori di altissimo livello come Pavel Nedved, idolo della tifoseria e considerato ormai una delle ultime bandiere rimaste, Juan Sebastian Veròn e Marcelo Salas. Ma è soprattutto la modalità della rocambolesca cessione di Nedved alla Juventus, a stupire negativamente i tifosi. Il ceco aveva infatti da poco firmato sotto gli occhi delle telecamere un rinnovo contrattuale che lo avrebbe dovuto bloccare a Roma "a vita", e ora quello stesso contratto, veniva "stracciato" per dare spazio ad una cessione alla Juventus. La partenza di Nedved causa immediatamente dei tumulti nelle tifoseria laziale in quanto, assieme a Nesta, egli era diventato il giocatore simbolo dei successi laziali.
La "rivolta" inscenata dai biancocelesti pone Cragnotti in notevole difficoltà, costringendolo ad intervenire sul mercato per mezzo del procuratore Vincenzo Morabito, al quale viene assegnato l'incaricato di portare a Roma Gaizka Mendieta. Questi gli fa presente che il Valencia chiede una cifra spropositata e che forse è meglio non proseguire la trattativa. Cragnotti dapprima sembra seguire il consiglio ma, poco dopo, conclude l'"affare" con la mediazione di Bronzetti e un ingente investimento economico di circa 47 milioni di euro. Il centrocampista è considerato un grande acquisto, è infatti reduce dalle vittorie consecutive di 2 premi come miglior giocatore della Champions League. Oltre allo spagnolo arrivano: da Udine la coppia Stefano Fiore - Giuliano Giannichedda; dal Perugia Fabio Liverani, reduce da una straordinaria stagione; e dal Brasile il brasiliano Cesar, una scommessa scelta da Massimo Cragnotti, figlio del presidente biancoceleste nonché direttore generale della Lazio. Non ancora appagato, sul finire del mercato, Cragnotti mette sotto contratto anche Jaap Stam, il quale in coppia con Nesta formerà una delle coppie difensive più solide a livello mondiale. Al di là delle cessioni sembrava che con il solito gioco di sostituzioni il presidente Cragnotti avesse messo in piedi una squadra altamente competitiva. Sembrava. In realtà la Lazio deve far fronte a numerosi ostacoli: la squalifica di Stam per doping; un grave infortunio di Simeone; il non agevole inserimento di Stefano Fiore, considerato tatticamente l'erede di Nedved; ma soprattutto lo scarso rendimento di Mendieta, che non si rivela per nulla all'altezza delle aspettative.
L'inizio della stagione è disastroso, tanto che Zoff viene esonerato e sostituito con Alberto Zaccheroni, il quale all'esordio perde due a zero con il Milan, sua ex squadra. In Europa le cose non vanno affatto meglio: la squadra esce praticamente subito dalla Champions League e, soprattutto, si fa liquidare 5 a 1 dai "cugini" della Roma, protagonista Montella con i suoi 4 gol.
In campionato la Lazio riesce comunque ad inserirsi nella lotta per lo scudetto, anche se stavolta facendo da arbitro, il 5 maggio 2002 infatti, una Lazio a rischio esclusione dalle coppe europee, e contro il tifo di una parte dei suoi stessi tifosi, batte 4 a 2 l'Inter consegnando lo scudetto alla Juventus ed il secondo posto alla Roma. Questa è anche l'ultima partita del capitano Alessandro Nesta con la maglia della Lazio.
La "banda" Mancini
A Zaccheroni restano ancora 2 anni di contratto ma Cragnotti si accorge della netta impopolarità del tecnico e decide di esonerarlo, il suo sostituto è Roberto Mancini reduce da una disastrosa stagione alla Fiorentina ma idolatrato dai tifosi biancocelesti. Questa volta il mercato non lascia spazio a dubbi: la Lazio subisce un ridimensionamento rispetto agli anni passati. Cragnotti promette di cedere solo uno tra Nesta e Crespo, in realtà proprio all'ultimo giorno di mercato venderà entrambi lasciando spiazzato il tecnico Mancini, delusa la tifoseria e attonita la squadra. Gli unici acquisti sono Bernardo Corradi, ricevuto dall'Inter in cambio di Hernan Crespo e 13 milioni di euro, Enrico Chiesa fermo da un anno per un grave infortunio e, a metà stagione, Nikola Lazetić dal Como.
La stagione inizia male, pronti via e la Lazio perde con il Chievo, i problemi della Lazio sono tanti e soprattutto finanziari: la squadra è senza stipendio da mesi, il presidente è impegnato altrove dato che è coinvolto nell'uragano della Cirio e l'ambiente è ancora scosso dall'addio di Alessandro Nesta. Non basterà questo a fermare la Lazio di Mancini che sembra ignorare i suoi problemi e vola nelle posizioni alte della classifica, tanto da suscitare nell'opinione pubblica un clamore notevole, infatti sembra quasi impossibile che una società in così precarie condizioni economiche, al punto di non essere in grado di far fronte agli stipendi dei suoi calciatori, sia in grado di andare così bene in campionato. Il merito di quel miracolo verrà dato tutto a Roberto Mancini che verrà innalzato dai tifosi come vero e proprio simbolo della Lazio. La stagione europea si rivelerà invece beffarda: dopo una gloriosa corsa verso il successo finale la Lazio verrà fermata 4 a 1 dal Porto e dirà addio al sogno di portare a Roma quella coppa persa nel 1998 a Parigi, in campionato la Lazio centrerà un inatteso quarto posto e in Coppa Italia verrà sconfitta dai cugini giallorossi.
Tra i più importanti eventi della stagione c'è da segnalare l'addio, doloroso e difficile, del presidente Sergio Cragnotti a gennaio del 2003. Chiuderà la sua storia in biancoceleste come il più vincente presidente di tutti i tempi nella Capitale, superando Umberto Lenzini e Dino Viola.
L'anno successivo la Lazio gira tutto l'anno tra il quarto ed il sesto posto, a metà stagione saluta il suo capitano Dejan Stanković che, per 2 milioni di euro e la comproprietà del giovane Goran Pandev, saluta i capitolini e va all'Inter: scoppia la polemica dato che il serbo aveva rifiutato ad agosto un contratto con la Juventus che aveva fatto una discreta offerta. Nonostante la cessione di Stanković la Lazio sembra tenere il quarto posto ma quando mancano due giornate perde clamorosamente contro un Brescia già salvo, la sconfitta le costerà cara e sarà del tutto inutile la vittoria contro il Modena all'ultima giornata. In Champions League esce pressoché subito: dopo aver eliminato brillantemente il Benfica nei preliminari i gironi sono amari per la Lazio che se la gioca fino all'ultimo ma nella sfortunata trasferta contro lo Sparta Praga centra un palo con Demetrio Albertini e dopo qualche minuto incassa il colpo della sconfitta. Decisamente più fortunata l'avventura in Coppa Italia, che vince dopo una bella e schiacciante vittoria sui campioni d'Europa del Milan e dopo una finale spettacolare con la Juventus.
Tra le cose da ricordare c'è il record di abbonamenti: poco meno di 42.000 tessere. Le solite vicissitudini societarie accompagnano la Lazio in questa stagione: l'amministratore delegato Baraldi si dimette, a suo dire, per motivi familiari, le lacrime il giorno del suo addio scuotono il popolo laziale che però non avrà un ricordo molto felice dell'amministratore Baraldi che verrà condannato dalla magistratura a pagare 2 milioni di euro alla Lazio, che erano stati sottratti in maniera indebita.
L'estate di fuoco della Lazio
Sembrano passati i brutti tempi in cui la Lazio sfiorava di non iscriversi al campionato, quando dovette sacrificare grandi campioni, solo pochi anni prima, per raggiungere il faticoso obiettivo di giocare anche l'anno successivo. Questa volta le cose sembrano essersi fatte ancora più complicate: salutano Roma Jaap Stam, Stefano Fiore, Bernardo Corradi, Siniša Mihajlović, l'allenatore Roberto Mancini con tutto il suo staff e il capitano Giuseppe Favalli, inoltre mancano i soldi per i rinnovi contrattuali di Fernando Couto e Angelo Peruzzi, ciò che rimane alla Lazio è un pugno di mosche o poco più, quella squadra che aveva ottenuto la Coppa Italia e che aveva fatto tanto gioire i tifosi biancocelesti, ora è stata definitivamente smantellata dai soliti problemi economici. A quanto pare, però, questa emorragia non sarà sufficiente a dissetare le casse societarie, sempre più vuote: l'amministratore delegato Giuseppe Matteo Masoni, che aveva sostituito il direttore generale Luca Baraldi, dichiara che se la Lazio non incasserà almeno 80 milioni di euro dall'aumento di capitale la Lazio è destinata a fallire. Scoppia l'allarme tra i tifosi, l'aumento di capitale è drammatico: sono pochissimi i soldi che la Lazio riesce a raccogliere da questo aumento, tra cui da ricordare i soldi versati dall'indimenticato capitano capitano Alessandro Nesta (all'incirca 1 milione di euro), a causa della poca fiducia che circola intorno all'ambiente: Mancini se ne è andato dopo una lunga querelle e il valore della rosa è basso. Il destino della Lazio sembra ormai segnato quando a pochi giorni dalla "dead line" si fanno avanti due investitori: Piero Tulli e Claudio Lotito, nonostante Capitalia e la Lazio si augurino un investimento contemporaneo dei due imprenditori romani ciò non si verificherà e ci saranno una serie di tentennamenti: sono diverse le volte che Lotito dichiara che non è più interessato a investire nella Lazio e che la trattativa è saltata, Tulli invece rimane sempre un po' fuori dai giochi e sembra difficile che si possa realmente impossessare del controllo della società.
Inizia l'era Lotito
In un caldo pomeriggio di luglio, precisamente il 19, il presidente Ugo Longo annuncia che la Lazio ha trovato il suo nuovo presidente: si tratta di Claudio Lotito che dopo una faticosa trattativa porta alle casse laziali 21 milioni di euro: l'entusiasmo dei tifosi laziali è grande e vengono organizzate feste del tutto spontanee per accogliere il neopresidente e per festeggiare la sopravvivenza dell'ultracentenario club capitolino: la Lazio è salva.
La società, nonostante l'arrivo del nuovo presidente e di nuova liquidità, rischia comunque di fallire a causa di un debito accumulato con l'erario di circa 110 milioni di euro. Per scongiurare questo rischio la dirigenza intraprende una trattativa con l'Agenzia delle Entrate che si conclude con l'ammissione della Lazio ai benefici del decreto legge 138 dell'agosto del 2002, convertito in legge 178/02.[14] In tal modo viene concessa una dilazione del debito in 23 anni e verranno tolti gli interessi di mora e le sanzioni. A proposito del provvedimento di cui ha usufruito la Lazio è da segnalare la forte contrarietà della Lega Nord, che paradossalmente è il partito che aveva proposto questa controversa legge.
Altri problemi, stavolta di campo, sembrano attanagliare i capitolini: all'arrivo del presidente romano l'organico conta solamente 13 giocatori e nessun allenatore. Lotito cerca di porre rimedio mettendo sotto contratto Couto e Peruzzi che attendevano solo una proposta, nominando Domenico Caso come allenatore e provvedendo a fare una campagna acquisti che sarà di puro rattoppamento. Arrivano Paolo Di Canio dal Charlton e Tommaso Rocchi dall'Empoli (comproprietà) e poi la lunga scia di prestiti: Oscar López dal Barcellona, Anthony Šerić e Sebastiano Siviglia dal Parma, i gemelli Antonio ed Emanuele Filippini dal Palermo, Talamonti dal Rosario Central. Da segnalare anche l'acquisto di alcuni calciatori sudamericani sconosciuti al grande pubblico come Miguel Angel Mea Vitali, Esteban Gonzalez e Braian Robert.
In questo clima di incertezza Oddo e César chiedono di lasciare la Capitale, su Oddo c'è il forte interesse del Milan e César lo vorrebbe l'Inter: Lotito non ci pensa un secondo e dichiara i due giocatori incedibili. Incomincia così la difficile stagione della Lazio, inaugurata dalla finale di Supercoppa italiana persa malamente 3-0 contro i campioni d'Italia in carica del Milan, guidato quella sera da uno scatenato Shevchenko, autore delle tre reti; in questa occasione però la formazione laziale era ancora tutta da assemblare. Da settembre a gennaio la situazione è decisamente critica, nonostante un avvio con un'eccellente vittoria fuori casa (1-0 allo Stadio Luigi Ferraris di Genova sulla Sampdoria con gol di Di Canio al ritorno dopo 14 anni) per i biancocelesti tutto il campionato sarà giocato al limite tra zona salvezza e la metà classifica.
Dopo una serie di partite abbastanza negative, tra cui un secco 3 a 0 subito dall'Udinese, il presidente Lotito opta per l'esonero del tecnico Mimmo Caso, che riceveva solo 50.000 euro l'anno, e incarica l'esperto Giuseppe Papadopulo di guidare la Lazio verso una tranquilla salvezza. Per lui si tratterà di un ritorno visto che aveva già vissuto 3 stagioni (1969-1972) alla Lazio come giocatore. La sua avventura inizia con una partita ad altissima tensione: per i biancocelesti c'è la stracittadina con la Roma, una squadra che la Lazio non batte dalla conquista dell' ultimo scudetto, e che in questi anni ha regalato solo insoddisfazioni alle Aquile. La vigilia è condita da una serie di piccate risposte tra i due giocatori maggiormente rappresentativi: Totti e Di Canio. Totti promette di spedire la Lazio in Serie B, Di Canio ironizza sulla presunta ignoranza del capitano romanista. Tra l'altro anche la Roma lotterà fino alla penultima giornata per restare in A.
Il clima è di fuoco e quando le squadre scendono in campo l'atmosfera è veramente tesa. La Lazio sembra essere altra cosa rispetto a quella vista contro l'Udinese, benché rimaneggiata e piena di assenze. Dopo qualche minuto, su lancio di Liverani, Di Canio supera i suoi marcatori e insacca per il vantaggio laziale: per i romanisti è un incubo, visto e considerato che l'avanti biancoceleste da giovane aveva già segnato alla Roma esultando quindici anni prima sotto la Curva Sud, la stessa scena si ripete anche quella sera. La partita si concude con un secco 3 a 1 in favore della Lazio. Sarà una delle poche emozioni della stagione, infatti l'era Papadopulo si rivelerà l'esatta copia dell'era Caso: rispetto al suo predecessore il tecnico di Casale Marittimo otterrà solamente un punto in più, regalatogli da Fabio Bazzani grazie al goal del pareggio (3 - 3) con il Palermo. La salvezza tuttavia viene centrata, e la squadra termina il campionato con un più che dignitoso decimo posto.
La Lazio di Delio Rossi
Nonostante Papadopulo abbia centrato l'obiettivo salvezza, e a sorpresa anche l'Intertoto, non rimane sulla panchina laziale: Lotito decide per il suo esonero e il sostituto si chiama Delio Rossi. Inoltre la Lazio assume il direttore sportivo Walter Sabatini (anche se il ds ufficiale risulterà invece Carlo Osti, proveniente dall'Atalanta). La "triade" Rossi-Lotito-Sabatini condurrà una squadra appena salvatasi su ben altri palcoscenici.
Questa volta l'estate è abbastanza tranquilla e la Lazio può, con tutta calma, programmare il suo calciomercato che in effetti si rivela molto prolifico: arrivano Marco Ballotta, Fabio Firmani, Manuel Belleri, Emílson Sánchez Cribari, Igli Tare, Guglielmo Stendardo, Valon Behrami e Gaby Mudingayi, viene inoltre riscattato Sebastiano Siviglia dal Parma e Tommaso Rocchi dall'Empoli. L'arrivo di questi giocatori e il buon lavoro del tecnico Delio Rossi porteranno la Lazio a esprimere un gioco ordinato e chiaro e, a differenza della stagione precendente, ad ottenere buoni risultati. Nella sessione invernale del calciomercato viene ceduto César all'Inter; mentre arrivano Massimo Bonanni in prestito dal Palermo e soprattutto Stefano Mauri acquistato dall'Udinese, quest'ultimo sarà una pedina fondamentale per la stagione laziale. In campionato l'obiettivo salvezza viene presto accantonato e la Lazio centra un inatteso sesto posto, che significa qualificazione europea.
In Europa la squadra è iscritta alla Coppa Intertoto 2005, ma il cammino nella competizione non è molto felice, infatti dopo avere eliminato i finlandesi del Tampere (3-0 all'Olimpico e 0-0 al Ratinan) l'eliminazione avviene in semifinale in seguito ad un pareggio 1-1 in casa e ad una secca sconfitta per 3-0 allo stadio Vélodrome di Marsiglia contro i padroni di casa dell'Olympique.
In Coppa Italia il cammino della Lazio, dopo aver eliminato i veneti del Cittadella, termina ai quarti di finale in seguito all'eliminazione per mano della squadra vincitrice della competizione, ossia l'Inter, la quale, dopo il pareggio (1-1) ottenuto all'Olimpico, si impone a San Siro con un gol dell'ex Dejan Stanković.
La lunga estate di "Calciopoli" ed il terzo posto
Nella settimana che accompagna l'ultima giornata del campionato 2005-06 la Lazio viene coinvolta nell'affare "Calciopoli", uno scandalo calcistico riguardante la stagione 2004-05. Da Formello arrivano notevoli assicurazioni, la Lazio si tira fuori e sottolinea come sia paradossale che Claudio Lotito, che in quell'anno era appena entrato nel calcio, già fosse parte integrante di corrotti meccanismi e che godesse di vantaggi arbitrali.
Il processo calcistico per "Calciopoli" inizia e fra gli accusati, oltre a Milan, Fiorentina e Juventus, è presente anche la Lazio. In prima istanza la squadra viene condannata alla retrocessione in Serie B, e per i tifosi laziali sembra di rivivere gli stessi fatti di vent'anni prima. Nulla sembra poter salvare la Lazio dalla retrocessione quando l'arbitro Daniele Tombolini chiarirà che, nell'unica partita che vedeva la Lazio coinvolta, egli, arbitro di quella partita, non era stato affatto invitato a favorire i biancocelesti ma gli era solo stata richiesta una particolare attenzione dato che la Lazio aveva subito alcuni torti. Paradossalmente quella partita, per la quale la Lazio in teoria avrebbe dovuto ricevere favori arbitrali, andò in maniera totalmente diversa. La Lazio fu vittima di un contestatissimo errore dell'arbitro dato che non le venne assegnato un rigore solare su Tommaso Rocchi. Ascoltata la testimonianza di Tombolini il giudice Piero Sandulli muta la condanna precedente: per la Lazio è serie A con 11 punti di penalizzazione e il sogno di giocare la Coppa UEFA centrata la stagione passata è definitivamente cancellato: la squadra riceve una seconda penalizzazione di 30 punti validi per la stagione precedente. Lotito nel frattempo aveva lavorato anche sul fronte calciomercato: Stefano Mauri, Goran Pandev, Emílson Sánchez Cribari e Manuel Belleri vengono confermati, viene comprata l'altra metà del cartellino di Valon Behrami, e vengono acquistati, Cristian Daniel Ledesma dal Lecce e Stephen Makinwa, pupillo di Delio Rossi, dal Palermo. Sul lato delle cessioni, a gennaio, si registra il contestatissimo trasferimento al Milan del capitano Massimo Oddo, in cambio di una cifra intorno ai 7 milioni di euro e del giovane talento Pasquale Foggia.
La Lazio si compatta e prepara l'inizio di stagione in maniera molto professionale: distaccata dai problemi giudiziari e attenta solo a tenere gli occhi aperti in una stagione che si preannuncia emblematica. In Coppa Italia il cammino della Lazio comincia dal primo turno e termina al terzo. Infatti, dopo aver eliminato il Rende (4-0) e il Monza (3-4 d.c.r.), l'eliminazione arriva al San Filippo ad opera del Messina (4-3 d.t.s.) allenato dall'indimenticato ex-cannoniere Bruno Giordano.
L'inizio del campionato 2006-07 è sfavorevole alla Lazio complici 2 sconfitte (entrambe per 2-1) contro Milan e Palermo. Ma dopo qualche settimana a seguito di una serie positiva di risultati e alla restituzione, grazie all'Arbitrato del CONI, di 8 degli 11 punti di penalizzazione, la posizione in classifica migliora notevolmente. La compagine di Delio Rossi si rende protagonista di una stagione estremamente positiva, malgrado un inizio complicato, difatti eguaglia il record di otto vittorie consecutive appartenente alla Lazio stellare di Eriksson ed ottiene una storica vittoria nel derby d'andata del 10 dicembre 2006, regolando i giallorossi con un rotondo 3 a 0: mai in campionato i biancocelesti avevano sconfitto i rivali cittadini con uno scarto di tre reti. Dopo un girone di ritorno giocato ad alti livelli, la Lazio centra un clamoroso terzo posto che permette agli uomini di mister Rossi di accedere alla qualificazione per l'ultimo turno preliminare della massima competizione europea: la Champions League.
La terza Lazio di Delio Rossi
Il calciomercato estivo 2007, nonostante la qualificazione alla Champions League 2007-08 ed il conseguente ritorno nel panorama calcistico continentale più prestigioso, è condotto seguendo ancora la filosofia del risanamento economico. A caratterizzare quest'importante momento della formazione laziale sono i colpi di scena riguardanti i portieri e le contestazioni da parte dei tifosi biancocelesti, perlopiù delusi dalla gestione della campagna acquisti da parte della dirigenza. Abbandonano la Lazio, oltre al terzino Massimo Oddo già ceduto nel mercato di gennaio 2007, anche il portiere Angelo Peruzzi, vero simbolo e leader della squadra, che decide di abbandonare il calcio, e l'altro portiere Matteo Sereni, deluso dai mancati accordi economici con la società. Il rebus portiere resta irrisolto anche dopo l'annuncio dell'ingaggio del portiere argentino Juan Pablo Carrizo, poiché sorgono problemi con il passaporto del giocatore, che dichiara di avere un nonno italiano ma che per un errore di trascrizione all'anagrafe è registrato come svizzero. Non potendo prendere l'unico posto da extracomunitario, già impegnato dal nuovo arrivato Aleksandar Kolarov, il trasferimento salta e verrà rinviato con ogni probabilità al mercato di gennaio. Arriva al suo posto Fernando Muslera, giovane portiere sudamericano di belle speranze che però finora ha deluso le aspettative,complici la sua inesperienza e la sua giovane età. Altri colpi di mercato sono l'arrivo di Mourad Meghni, lo stesso Kolarov, Simone Del Nero, Lionel Scaloni, arrivato a parametro zero, e dei rincalzi Ivan Artipoli e Fabio Vignaroli, svincolato. La delusione nei tifosi è grande poiché tra nessuno di questi giocatori si nasconde il grande colpo che tutti si aspettavano per affrontare al meglio una competizione impegnativa come la Champions League.
Roma, Stadio Olimpico, 14 agosto 2007
Lazio - Dinamo Bucarest 1-1
Marcatori: 22’ p.t. Danciulescu (D), 8’ s.t. Mutarelli (L)
LAZIO: Ballotta, Scaloni, Stendardo (1' s.t. De Silvestri), Cribari (22' p.t. Kolarov), Zauri, Behrami, Ledesma, Mutarelli, Mauri (19' s.t. Del Nero), Pandev, Rocchi. Allenatore: Delio Rossi
DINAMO BUCAREST: Lobont, Blay, Radu, Nastase (32' p.t. Goian), Pulhac, Cristea, Ropotan, Izvoreanu, Zicu (8' p.t. Oprita), Niculescu (30' s.t. Chacu), Danciulescu. Allenatore: Rednic
Arbitro: Tom Øvrebø (Norvegia)
Ammoniti: Nastase, Cristea (D), Pandev (L), Blay, Izvorani (D), Mutarelli, Kolarov (L), Goian (D); espulsi: Behrami, Mutarelli (L), Goian (D)
Spettatori: 40,000
Bucarest, Stadio Ştefan cel Mare, 28 agosto 2007
Dinamo Bucarest - Lazio 1-3
Marcatori: 26’ p.t. Bratu (D), 1' s.t. Rocchi, 9’ s.t. Pandev, 21' s.t. Rocchi (L)
DINAMO BUCAREST: Lobont, Blay, Nastase, Radu, Pulhac, Cristea, Margaritescu (15'st Niculescu), Ropotan, Oprita (15'st Chiacu), Bratu, Danciulescu (27'st Munteanu). Allenatore: Rednic
LAZIO: Ballotta, De Silvestri, Stendardo (35'pt Scaloni), Cribari, Zauri, Mudingayi, Ledesma, Manfredini, Del Nero (41'st Belleri), Rocchi, Pandev (45'st Tare). Allenatore: Delio Rossi
Arbitro: Manuel Mejuto Gonzales (Spagna)
Ammoniti: Mudingayi (L), Pulhac (D)
Spettatori: 70,000.
L'avventura della Lazio in Champions League comincia dal 3° turno preliminare. L'avversaria sorteggiata è la Dinamo Bucarest. La partita di andata giocata finisce 1 a 1 allo Stadio Olimpico, il ritorno viene vito 3 a 1 dai biancocelesti a Bucarest. Nella fase a gironi la squadra viene sorteggiata con i campioni di Spagna in carica del Real Madrid , i tedeschi del Werder Brema e i greci dell'Olympiakos Pireo nel gruppo C. Il cammino europeo si conclude malamente con l'ultimo posto nel girone, facendo sfumare anche l'obbiettivo minimo del terzo posto che sarebbe valso l'accesso alla Coppa UEFA. Fondamentale è stata la sconfitta rimediata allo Stadio Olimpico il 28 novembre contro i greci dell'Olimpyakos (2-1 il risultato finale).
Il campionato incomincia male. La squadra, che nella passata stagione aveva brillato, piazzandosi al terzo posto, sembra sparita e bisogna attendere la quinta giornata per vedere la prima vittoria dei biancocelesti. Ad influire sulle prestazioni vi è una serie di infortuni a ripetizioni che colpiscono in particolare Diakité, Cribari, Ledesma e Mauri. Da segnalare la sconfitta nel derby romano alla decima giornata per 3 a 2, e i due pesanti passivi incassati con i club meneghini (prima 1-5 a Roma contro il Milan ed in seguito il 3-0 contro l'Inter al Giuseppe Meazza). Il bilancio della squadra è negativo con più sconfitte che vittorie e la zona retrocessione poco distante.
L'11 novembre 2007, dodicesima giornata di campionato, un grave lutto colpisce il calcio italiano e la società laziale: Gabriele Sandri, un tifoso appunto della Lazio, viene ucciso da un colpo di pistola alla gola nella stazione di servizio nei pressi dello svincolo autostradale di Arezzo.
In un primo tempo si era parlato di rissa tra tifosi finita in tragedia, e l'ipotesi è stata avvalorata anche da numerose testimonianze che parlano di una piccola rissa tra tifosi laziali e juventini (i primi stavano andando in direzione Milano, i secondi verso Parma); ma le indagini successive portano a supporre invece che, sebbene una breve colluttazione tra tifosi ci fossero effettivamente stata, il colpo di pistola sarebbe stato esploso da un poliziotto in servizio, che dall'altro lato della carreggiata avrebbe pensato ad una rapina.
La notizia si diffonde immediatamente e, complice anche una cattiva gestione dell'accaduto da parte delle autorità competenti, cominciano a scatenarsi le violenze ultras in tutta Italia: rinviata immediatamente Inter-Lazio per motivi di ordine pubblico; a Bergamo, viene sfondato un vetro divisore a colpi di tombino, ed i giocatori in campo vengono minacciati di ritorsioni se la gara non venisse sospesa, obbligando l'arbitro ad ordinare il "tutti a casa" dopo pochi minuti di gioco; a Taranto, parte una fitta sassaiola in campo che costringe l'arbitro a seguire l'esempio di Bergamo. In tutti gli altri campi viene osservato un minuto di silenzio, ma molti ultras protestano e chiedono le sospensione delle gare, che però vengono giocate.
Il peggio, però, avverrà solo a gare finite, quando la violenza ultras dilaga: nel pericolo di rappresaglie, viene rinviato il posticipo Roma-Cagliari, ma sarà tutto inutile. In serata, infatti, centinai di ultras laziali e romanisti si uniscono in una feroce guerriglia urbana nei confronti delle forze dell'ordine, e vengono attaccate la stazione polizia di via Guido Reni, il Commissariato in via Fuga (a Porta del Popolo), gli uffici del C.O.N.I. e tutta la zona intorno allo stadio viene messa a ferro a fuoco, con l'incendio di cassonetti, la devastazione di fioriere ed i continui scontri tra ultras e poliziotti. L'ultimo assalto è quello alla caserma dei Carabinieri di Ponte Milvio.
Solo un massiccio intervento delle forze dell'ordine evita il peggio, e la situazione si normalizza intorno a mezzanotte.
Per gli ultras arrestati viene formulata anche l'accusa di terrorismo.
A gennaio la Lazio migliora leggermente la sua posizione, ma rimane comunque nelle zone pericolanti della classifica. L'unica soddisfazione arriva nel derby di ritorno, quando un goal di Behrami allo scadere fa vincere la partita alla Lazio per 3 a 2 sui cugini romanisti.
In Coppa Italia la Lazio esordisce dagli ottavi di finale affrontando il Napoli. Nella partita di andata i romani si sono imposti sui partenopei per 2-1 recuperando lo svantaggio iniziale. Nella gara di ritorno il risultato di 1 a 1 permette ai biancocelesti di superare il turno e di accedere ai quarti contro la Fiorentina.
All' andata la Lazio si è impsta per 2 a 1, risultato ribadito poi al Franchi, recuperando il gol di svantaggio di Semioli. Nella semifinale la Lazio riporrà grandi speranze, dovute anche alle delusioni in campionato, ma verrà sconfitta dall'Inter nella gara di ritorno per 0-2, dopo che l'incontro del Giuseppe Meazza si era concluso a reti inviolate.
L'ultima di Delio Rossi: la Coppa Italia
Per la stagione 2008-09 il presidente Lotito, in accordo con Delio Rossi, ha applicato una politica di rinnovamento della squadra, mettendo in disparte alcuni giocatori, tra cui Stendardo, Behrami, Inzaghi, Mutarelli, Baronio, Berni e il capitano Zauri non rientranti più nei piani della società e del tecnico riminese. Il nuovo capitano della Lazio, votato dai giocatori, sarà il bomber Tommaso Rocchi, che ha già indossato la fascia in altre occasioni. Delio Rossi ha inoltre convocato per il ritiro estivo di Auronzo di Cadore, valenti giocatori della Primavera, come Mendicino, Perpetuini e Tuia. Una novità è l'inserimento dell'ex giocatore Igli Tare nei quadri dirigenziali come coordinatore dell'area tecnica, andando di fatto a sostituire in tutto e per tutto il ruolo dell'ex direttore sportivo Sabatini, trasferitosi al Palermo del vulcanico presidente Zamparini. Durante il calciomercato estivo vengono acquistati: Mauro Matías Zárate, il quale si rivelerà come sorpresa assoluta del campionato italiano, Francelino Matuzalem, Cristian Brocchi, Stephan Lichtsteiner e il giovane Libor Kozak; inoltre ritornano Pasquale Foggia e Stephen Ayodele Makinwa, dopo aver vissuto un anno in prestito rispettivamente al Cagliari e alla Reggina. La stagione, iniziata con un'ottima partenza e la conquista della vetta per alcune giornate, si conclude con un deludente decimo posto finale, impreziosito però dalla conquista della quinta Coppa Italia della società biancoceleste, battendo in finale dopo una serie interminabile di rigori la Sampdoria di Mazzarri. La partita si è conclusa con il risultato di 1-1 dopo i tempi supplementari, con i goal dell'asso argentino "Maurito" Zárate e del bomber blucerchiato Pazzini; nella serie dei calci di rigore la marcatura decisiva l'ha messa a segno l'esperto centrocampista francese Ousmane Dabo, ultimo "superstite" insieme a Simone Inzaghi del trionfo di coppa nel 2004. Altro protagonista nella "lotteria" dei rigori è stato il giovane portiere uruguaiano Fernando Muslera, autore di ben due parate sui tiri dal dischetto di Cassano e Campagnaro.
La Lazio di Ballardini: subito la Supercoppa italiana
La vittoria della coppa nazionale è stata l'ultima del ciclo di Delio Rossi, che alla fine della stagione non è stato riconfermato dal presidente Lotito, il quale lo sostituisce con l'ex tecnico del Palermo, il ravennate Davide Ballardini, "discepolo" di Arrigo Sacchi ed allenatore in ascesa.
Il mercato della Lazio nella stagione 2009-10, a causa della volontà di lasciare la Capitale da parte di alcuni giocatori, quali Pandev, Ledesma e De Silvestri, ha subito nelle fasi iniziali un forte rallentamento. Malgrado tali problematiche, la dirigenza laziale regala ai propri sostenitori, oltre ai doverosi riscatti del brasiliano Matuzalem e soprattutto dell'asso argentino "Maurito" Zarate, gli acquisti dell'ala portoghese Eliseu, protagonista nella Liga con il Malaga, del portiere argentino Albano Bizzarri, svincolatosi dal Catania, del prolifico centravanti ex-Inter Julio Ricardo Cruz, anch'egli svincolato di lusso, e della giovane promessa Gonzalo Barreto, attaccante uruguaiano sottratto alla concorrenza dei più grandi club europei, il quale arriverà alla corte laziale solamente nella sessione invernale del mercato, in quanto la FIFA consente i trasferimenti intercontinentali solo per i calciatori maggiorenni.
L'8 agosto 2009 la Lazio di Davide Ballardini, battendo l'Inter nell'avveneristico stadio "Bird's Nest" di Pechino con il punteggio di 2-1, si aggiudica, dopo una gara sofferta, la Supercoppa italiana per la terza volta nella sua storia. I goal che hanno portato in bacheca il secondo trofeo della gestione Lotito sono state firmate da Matuzalem dopo un rimpallo con il portiere nerazzurro Julio Cesar e dal capitano, Tommaso Rocchi, che ha infilato l'estremo difensore brasiliano con un magnifico pallonetto. La rete della bandiera interista l'ha messa a segno il neo-acquisto, il centravanti camerunense Eto'o.
Il 20 agosto 2009 la Lazio fa il suo esordio nella nuova Europa League facendo sua la partita d'andata dei play-off contro la formazione svedese dell'Elfsborg con un secco 3-0, grazie alle reti di Kolarov e Zárate nel primo tempo, e di Mauri nella ripresa. Nel match di ritorno è la compagine scandinava a vincere per 1-0, ma sono i ragazzi di mister Ballardini ad accedere alla fase a gironi della competizione. Nella fase a gironi, la Lazio viene sorteggiata nel gruppo G insieme agli spagnoli del Villareal, ai bulgari del Levski Sofia ed agli austriaci del Salisburgo.
L'avventura della Lazio nella fase a gironi di Europa League non inizia nel migliore dei modi, infatti i biancocelesti vengono sconfitti all'Olimpico nella gara d'esordio per 2-1 dal Salisburgo, nonostante l'iniziale vantaggio siglato da Foggia. La squadra di Ballardini si rifà, però, nella seconda giornata quando espugna il campo del Levski Sofia con un rotondo 4-0, grazie alle reti di Matuzalem, Zárate, Meghni e capitan Rocchi. Il 22 ottobre 2009 la Lazio bissa il successo, davanti al proprio pubblico, battendo i temibili spagnoli del Villareal di Giuseppe Rossi per 2-1, grazie al gol messo a segno nei minuti di recupero dal subentrato Rocchi. La Lazio conclude così il giorne d'andata con 6 punti, alle spalle della "sorpresa" Salisburgo, ma davanti al Villareal e ai bulgari del Levski Sofia. Il girone di ritorno si apre nel peggiore dei modi per la prima squadra della Capitale che subisce, allo stadio "El Madrigal" di Villareal, un pesante passivo di 4-1 e si fa raggiungere in classifica proprio dagli spagnoli. Va meglio solo nel risultato ma non nella sostanza la trasferta di Salisburgo, dove i biancocelesti sono sconfitti per 2 a 1, e per effetto della contemporanea vittoria del Villareal in casa del Levski Sofia e per una differenza reti a favore degli iberici, la Lazio abbandona con un turno d'anticipo i sogni di qualificazione al turno successivo, piazzandosi matematicamente al terzo posto nel gruppo G di Europa League. Nella gara conclusiva della fase a gironi, la squadra di mister Ballardini, chiude definitivamente con una sconfitta la sua avventura europea, perdendo in casa per 1-0 dal Levski Sofia.
In campionato gli undici di Ballardini iniziano con il piede giusto, vincendo la gara d'esordio 1-0 contro l'Atalanta grazie ancora a capitan Rocchi e ripetendosi la settimana seguente contro il Chievo, sconfitto dalla doppietta del "Jardinero" Cruz che firma il 2-1 finale. La Lazio, però, da questo momento in poi sembra bloccarsi, difatti nelle successive 13 partite di campionato raccoglie solo 7 pareggi, con Catania, Palermo, Fiorentina, Sampdoria, Siena, Napoli e Bologna, e 6 sconfitte, contro Juventus, Parma, Cagliari, Milan, Bari e nel derby con la Roma, realizzando solamente 6 reti (14 sono invece quelle incassate). Il 13 dicembre 2009 però, dopo oltre 3 mesi, la Lazio riesce finalmente a riassaporare il gusto della vittoria, superando per 1-0 all'Olimpico il Genoa, grazie al tiro mancino di Kolarov, il quale realizza così la rete numero 3000 della Lazio dall'istituzione del campionato a girone unico (1929). Tuttavia nel turno successivo, l'ultimo del 2009, per i biancocelesti ritorna la sconfitta, ad opera dell'Inter per 1-0, nella gelida serata di San Siro. Nella partita seguente però, la prima del 2010, la formazione capitolina supera il Livorno con un convincente 4-1, maturato grazie alla doppietta del neo-acquisto Sergio Floccari e alle marcature di capitan Rocchi e Kolarov su calcio di rigore; a partire da questa gara e fino alla fine del campionato, la Lazio sfoggia la divisa celebrativa in occasione del centodecennale. Alla vittoria contro gli amaranto segue il prezioso pareggio conquistato contro l'Udinese, grazie ad una rete messa a segno ancora dal centravanti calabrese Floccari. Dopo una seppur breve striscia positiva, la squadra romana inaugura il girone di ritorno con una pesante sconfitta ad opera dell'Atalanta, vittoriosa in casa per 3-0.
Il 14 gennaio 2010 la Lazio inizia la sua avventura in Coppa Italia, trofeo da difendere in quanto detentrice, partendo dagli Ottavi di finale, dove incontra il Palermo dell'indimenticato ex Delio Rossi, al primo ritorno all'Olimpico da avversario. La partita si conculde con la vittoria delle Aquile per 2-0, grazie alle reti di Kolarov e Floccari (quarta rete consecutiva in tre gare), le quali consentono alla compagine romana di accedere ai Quarti di finale, dove affronta la Fiorentina.
Note
- ^ Il nome “Lazio” è stato, di fatto, una scelta obbligata da parte dei fondatori, in quanto il nome della città non poteva essere utilizzato poiché all’epoca era già usato da un’altra polisportiva, la Società Ginnastica Roma (fondata nel 1890, si scinderà nella Fortitudo prima di riunirsi nel 1927, con Alba e Roman, sotto il nome di Associazione Sportiva Roma). È stato quindi scelto il nome “Podistica Lazio”, idea partorita dalla voglia esplicita del presidente Bigiarelli di andare "oltre" la città di Roma ed abbracciare l'intera regione Lazio.
- ^ Secondo una recente tesi, il calcio sarebbe stato introdotto dal Football Club di Roma nel 1896 (praticava attività calcistica e si sciolse nel 1898).Tracce di un Foot-Ball Club di Roma son presenti anche in cronache di fine ottocento, «“Il Foot-ball Club di Roma e i giovani del Regio Liceo Ennio Quirino Visconti di Roma hanno incominciato le esercitazioni dei giuochi nel Parco dei Daini a Villa Borghese”». Il Popolo Romano, 2-1-1897. Secondo altre fonti, la prima squadra a giocare il calcio a Roma fu invece la Società Ginnastica Roma.Tali fonti traggono spunto da un articolo del Messaggero che tra l’elenco dei Giochi del 21 maggio 1899 menziona una gara di football di cui non vengono riportati né la cronaca né il risultato finale. È da sottolineare come questa sia l’unica occasione nella quale la società viene correlata al football. Tale Cesare Tifi indicato da queste fonti come esponente di spicco della Ginnastica Roma, nonché calciatore, lo si ritrova invece iscritto nell’elenco dei partecipanti al campionato di palla lanciata e nelle cronache dell’epoca compare anche come ginnasta.
- ^ La prima partita, su laziowiki.org. URL consultato il 12-01-2010.
- ^ Simon Martin - Calcio e fascismo - Mondadori
- ^ Mario Pennacchia, Storia della Lazio - I edizione - 1969
- ^ La Coppa Latina vedeva ogni anno sfidarsi i campioni nazionali di Francia, Italia, Portogallo e Spagna. La Lazio, già priva dei nazionali (impegnati nel campionato del mondo in Brasile) Sentimenti IV, Remondini e Furiassi (sostituiti dai prestiti temporanei Sandroni e Fioravanti del Venezia e Trevisan della Triestina) sulla strada per Lisbona, sede di quell’edizione della Coppa, andò a giocare la Coppa Teresa Herrera a La Coruña contro i campioni di Spagna dell’Atlético Madrid. La partita fu vinta, ma una doccia troppo fredda dopo l’incontro causò una faringite ad alcuni giocatori. La squadra arrivò così a Lisbona in condizioni fisiche precarie e non poté evitare, malgrado l’impegno in campo, di essere battuta dallo stesso Atlético e dal Benfica, che poi vinse la Coppa.
- ^ Nell' estate del 1958 la Federazione decise di ripristinare la Coppa Italia che dopo la guerra non era più stata organizzata
- ^ Seghedoni tirò un potente calcio di punizione che si infilò in porta per poi uscire, forse a causa della rete allentata dalla pioggia.Tutti si accorsero che il pallone era entrato (clamoroso il gesto del portiere del Napoli con le mani tra i capelli), tranne l'arbitro Rigato che non convalidò la rete
- ^ Tuttavia, la Lazio non poté partecipare alla Coppa dei Campioni 1974-75 a causa di una squalifica di un anno subita dall’UEFA a seguito di incidenti avvenuti in un incontro di coppa della stagione 1973-74 contro l’Ipswich Town.
- ^ Erano presenti 78.859 spettatori, record tuttora imbattuto per una partita disputata allo Stadio Olimpico
- ^ Squalifica a vita per Wilson, 5 anni per Cacciatori, 3 per Giordano e Manfredonia
- ^ Nel 2003 lasciò, infatti, la società sull’orlo della bancarotta e con un debito fiscale di circa 40 milioni di euro, divenuto di 170 al termine della seguente gestione; in seguito fu protagonista di una serie di disavventure giudiziarie che portarono Cragnotti a un breve periodo di detenzione per custodia cautelare in vista del processo
- ^ a b c d Direttore tecnico.
- ^ Lazio, chiusa la partita col fisco. Cacciato lo spettro del fallimento, la Repubblica.it, 29 marzo 2005