Utente:Riottoso/sandbox2

Genova fu una delle piazze
Le prime strutture di difesa costiera
Fin dai tempi più antichi le piccole o grandi comunità che traevano le loro risorse dal mare, hanno avuto a che fare con pirati, mercenari, ma anche con flotte navali di città o nazioni nemiche, che dal mare assediavano, razziavano o cercavano di conquistare le popolazioni marittime.
Questa necessità di fronteggiare queste scorrerie piratesche e difendersi da avversari con flotte navali, fu al centro delle architetture militari anche nella Repubblica di Genova, fin dall'alto medioevo.
Già intorno all'anno mille, Genova si munì di un sistema difensivo, attorno al nucleo originario della città, focalizzato sul colle di Sarzano, fu eretta una prima cerchia di mura.
Nel corso dei secoli, l'abitato si sviluppò verso ponente, mentre le mura difensive venivano o ampliate, o ricostruite ex-novo, cambiando conseguentemente anche i confini della città.
Verso la fine del 1200, iniziò la costruzione delle prime opere fortificate lungo la riva a difesa della costa e del porto.
Quindi sul finire del XIII secolo, a partire dall'anno 1276 venne cinto di mura il borgo del Molo, il quale si protendeva sul mare.
Partendo dalla Chiesa delle Grazie, la linea muraria si allungò dietro la piazza dei Macelli e percorrendo la Malapaga raggiunse la torre del Molo, e di lì tornava a riunirsi con la vecchia cinta nel luogo detto Bordigotto, antistante la chiesa dei SS. Cosma e Damiano.
Un tratto delle prima citate Mura del Molo, venne soprannominato appunto della “Mura della Malapaga” in quanto partiva appunto dalle omonime carceri per i debitori inadempienti.[1]
Per alcuni secoli, la difesa costiera di genova fu limitata alla cinta di mura sopra descritta, ampliata solo con la costruzione di una cinta muraria, che in linea con l'ampliamento delle mura interne del 1320 [2] difendeva la nuova Darsena, all'interno del porto, in quanto, insieme al Molo Vecchio, erano i più importanti scali commerciali del porto.
Ancora nel 1536 furono approvati nuovi lavori di ampliamento della cinta muraria intorno alla città, è in questo contesto che si fortificano, il Molo di S. Tommaso, la costa tra Carignano e il Molo Vecchio, e venne edificata su progetto dell’ingegner Galeazzo Alessi tra il 1550 e il 1553, la Porta del Molo (oggi Porta Siberia). Dal 1577 la linea difensiva tra Porta del Molo, Mura della Malapaga e Mura delle Grazie, poi fino a Carignano fu modificata, ampliata e provvista di armamenti con la batteria della Malapaga incassate nelle omonime mura, la batteria delle Grazie e della Cava.
La cinta del 1536 era diventata, in un certo senso, “pericolosa” oltre che obsoleta ed inadeguata ai progressi compiuti nel campo delle artiglieriea; essa infatti seguiva fedelmente il perimetro dell'intero abitato. Il nemico, accampandosi a poca distanza dalle mura, avrebbe facilmente recato danni alla popolazione con l'uso dell'artiglieria.
Fu dunque decisa la realizzazione di una nuova e possente cinta muraria (l'ultima) nel 1630, che sfruttava, secondo le nuove tecniche difensive, l’anfiteatro naturale con vertice il Forte Sperone, e scendeva lungo due crinali verso la foce del Bisagno e verso la Lanterna; lasciando l’abitato ben distante dalle mura in quanto la potenza sempre maggiore delle nuove artiglierie avrebbe facilmente causato danni alle case e ai suoi abitanti, se questi fossero rimasti ai margini delle mura, e seguivano la costa verso l'interno fino alla Porta del Molo, l'attuale Porta Siberia. [3]
Le premesse teoriche della difesa costiera
Con questa frase l'ingegnere Gabriello Busca, nel suo trattato, pone il risalto una delle maggiori cause - la guerra di pirateria - che costringeva le popolazioni costiere ad escogitare ogni mezzo di difesa capace di affrontare una minaccia apparentemente perenne.
Questa necessità , fu un'esigenza vitale, che dalla seconda metà del '400 al primo '600, in forme e modi diversi affrontarono vari architetti militari.[5]
Il Busca, tendette a emanciparsi dal concetto di "città-darsena recinta", per proporre invece un sistema di torri d'avvistamento, batterie, fortezze e grandi torrioni con cannoniere "a pelo d'acqua" [6], per sbarrare l'entrata nel porto.
Gerolamo Maggi, illustrò nella sua opera del 1564 Della fortificazione delle città..., Libro III, come a queste opere fortificative, si potesse integrare un ingegnoso sistema di sbarramento all'entrata del porto.
Innanzitutto il Maggi consiglia di realizzare dei parapetti per cannoniere per offendere il nemico attaccante, e consiglia poi l'uso di ostacoli artificiali nascosti sott'acqua come catene e cassoni.
La difesa del Golfo nel XVII secolo
L'assedio francese del 1684
La difesa del Golfo nel XVIII secolo
La difesa del Golfo nel XIX secolo
L'assedio Austro-inglese del 1800
L'invasione francese 1796
La difesa del Golfo nel '900
Prima Guerra mondiale
Seconda Guerra mondiale
Dopoguerra
Oggi
Le opere distrutte
Visitiamo le opere
Note
- ^ R. Delle Piane, Mura e Fortificazioni di Genova, Nuova Editrice Genovese,Genova 1984, pag. 14.
- ^ L. Grossi Bianchi – E. Poleggi, Una città portuale nel mediterraneo - Genova nei secoli X – XVI, Ed. SAGEP, Genova, pag. 323
- ^ S.Finauri, Forti di Genova – Storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi - edizione 2007
- ^ Gabriello Busca, L'Architettura Militare, Milano 1601, op. cons., Milano 1619, p. 219-222.
- ^ Busca op.cit, pag.9
- ^ Busca op.cit. pag.9