Tolleranza zero
La politica della tolleranza-zero è una politica intransigente verso la benché minima trasgressione: ogni infrazione di una legge vigente viene punita, indipendentemente dall’entità della trasgressione. Il termine può essere utilizzato in generale o in riferimento a una particolare categoria di trasgressioni: si può ad esempio parlare di tolleranza-zero nei confronti del fumo.
La tolleranza-zero viene tipicamente applicata dalle scuole, relativamente a certi ambiti quali la detenzione e l’utilizzo di droghe o di armi. Per esempio, uno studente trovato in possesso di droga o di armi in una scuola che applica la tolleranza-zero incorrerà immediatamente nella massima sanzione prevista. È chiaro che una tale politica richiede una normativa estremamente esplicita; una normativa confusa o generica potrebbe provocare altrimenti grosse conseguenze.
Permangono molte perplessità sull'applicabilità e sull'utilizzo di politiche a tolleranza-zero (termine che è spesso associato, non solo negli Stati Uniti d'America, a quello dell'ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani). La maggior parte di queste politiche ha preso il via in seguito alla sparatoria della Columbine High School a Denver, in Colorado. L'esperienza insegna che la tolleranza zero produce buoni risultati solo nel breve periodo; questa strategia di ordine pubblico richiede impegni finanziari e tensione di risorse insostenibili nel lungo periodo e non solo per ragioni di ordine economico. Le campagne di legge e ordine, inoltre, sono sintomatiche, non curano le cause della devianza; la cura dei sintomi è monocorde, uguale per tutte le situazioni. Pugno di ferro con tutti e in ogni situazione: come curare il raffreddore con le stesse medicine della broncopolmonite. Ragazzini indisciplinati sottoposti allo stesso trattamento dei delinquenti pluri-recidivi. Così, peraltro, in teoria. La pratica è che la tolleranza zero colpisce solo i soggetti marginali. Gli ispanici e i neri a New york, i bambini di strada a Rio de Janeiro. Nei fatti, dunque, la tolleranza zero alimenta arbitri e, in alcuni casi, corruzione; soprattutto fomenta lo spettro di un nemico totalmente altro da etichettare e demonizzare e, così, induce deresponsabilizzazione.