Armoriale di Casa Gonzaga
Questo articolo presenta gli stemmi adottati nel corso del tempo dalla famiglia Gonzaga, signori di Mantova dal 1328 al 1707.
Ramo principale di Mantova
Gonzaga
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| dal XII secolo e fino al 1328 | Stemma primitivo della famiglia Corradi-Gonzaga utilizzato dal XII secolo e sino al 1328, anno della cacciata dei Bonacolsi.[1][2][3]
Tre montoni d'argento, cornati e squillati d'oro in campo nero | |
| 1328 - 1389 | Stemma originario della famiglia, adottato da Luigi Gonzaga, I capitano del popolo di Mantova, dopo la cacciata dei Bonacolsi (1328). Lo stemma rappresenta i colori politici dei ghibellini e le fasce simboleggiano le bende con le quali si incoronavano i re[4]. Fasciato d'oro e di nero | |
| 1389 - 1391 | Stemma di Francesco I, IV capitano del popolo di Mantova durante la sua unione (1382-1391) con Agnese Visconti. Compare nello stemma il biscione visconteo assieme allo scudo gonzaghesco. Inquartato: nel primo e nel quarto d'argento, alla biscia ondeggiante in palo d'azzurro, coronata d'oro, ingolante un moro di carnagione; nel secondo e nel terzo fasciato d'oro e di nero | |
| a partire dal 1394 | Stemma di Francesco I Gonzaga, capitano del popolo di Mantova con la concessione, ottenuta nel 1394 dall'imperatore Venceslao del Sacro Romano Impero, di portare nelle armi il leone di Boemia.
Inquartato: nel primo e nel quarto di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso; nel secondo e nel terzo fasciato d'oro e di nero | |
| a partire dal 1433 | Stemma di Gianfrancesco Gonzaga, I marchese di Mantova al momento della sua elevazione al rango di marchese da parte dell'imperatore Sigismondo del Sacro Romano Impero, nel 1433. Compaiono per la prima volta nello stemma le aquile imperiali a "volo abbassato" e la croce rossa, simbolo dal XII secolo del comune di Mantova. D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero dal volo abbassato; sul tutto, inquartato: nel primo e nel quarto di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso; nel secondo e nel terzo fasciato d'oro e di nero | |
| 1510 - 1519 | Stemma di Francesco II Gonzaga, IV marchese di Mantova al momento della sua nomina, nel 1510, al rango di gonfaloniere della Chiesa.
D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero dal volo abbassato, al palo attraversante di rosso, all'ombrellone a gheroni di rosso e d'oro, cimato da un globo crocifero d'oro, l'asta a forma di lancia attraversata da due chiavi decussate con gli ingegni posti verso l'esterno e verso l'alto, una d'oro e una d'argento, legate di rosso (Gonfalone pontificio, o Basilica) | |
| 1510 - 1519 | Variante del precedente con l'inquartato Boemia-Gonzaga attraversante sul tutto.
D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero dal volo abbassato, al palo attraversante di rosso, all'ombrellone a gheroni di rosso e d'oro, cimato da un globo crocifero d'oro, l'asta a forma di lancia attraversata da due chiavi decussate con gli ingegni posti verso l'esterno e verso l'alto, una d'oro e una d'argento, legate di rosso (Gonfalone pontificio, o Basilica). Sul tutto inquartato: nel primo e nel quarto di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso; nel secondo e nel terzo fasciato d'oro e di nero | |
| Dettaglio dello scudetto : |
a partire dal 1575 | Nel 1575 Guglielmo Gonzaga, III duca di Mantova, ottiene l'innalzamento a ducato del marchesato del Monferrato ereditato da sua madre Margherita Paleologa. Le aquile non hanno più il "volo abbassato" ma diventano "spiegate" ed "affrontate" e lo scudetto rappresenta le armi della famiglia Paleologo, cioè l'Impero Romano d'Oriente, Gerusalemme, regno di Aragona, Monferrato, Sassonia, Bar e Bisanzio. D'argento, alla croce patente di rosso accantonate da quattro aquile affrontate e spiegate di nero. Sul tutto partito di due e troncato di due, che dà nove quarti: nel 1o di rosso all'aquila bicipite spiegata d'oro, bicoronata dello stesso (Impero Romano d'Oriente); nel 2o di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso (Boemia); nel 3o fasciato d'oro e di nero (Gonzaga antico); nel 4o d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso (Gerusalemme); nel 5o quattro pali rossi su sfondo oro (Aragona); nel 6o d'argento al capo di rosso (Monferrato); nel 7o fasciato d'oro e di nero di dieci pezzi al crancelino di verde attraversante (Sassonia); nell'8o d'azzurro seminato di crocette ricrocettate e fitte d'oro a due barbi addossati dello stesso (Bar); nel 9o di rosso alla croce d'oro accantonata da quattro B greche dello stesso, addossate due a due (Costantinopoli) |
| a partire dal 1588 | Nel 1588 Vincenzo I Gonzaga, IV duca di Mantova, come nipote di Ferdinando I del Sacro Romano Impero, ottiene il diritto di aggiungere le armi d'Austria al suo stemma. Lo stemma è timbrato da una corona da arciduca, un cerchio d'oro a otto punte (di cui cinque visibili) con un tocco di velluto scarlatto foderato d'armellino, chiuso da un unico arco e sormontato da un globo crucifero d'oro. D'argento, alla croce patente di rosso accantonate da quattro aquile affrontate e spiegate di nero. Sul tutto partito di due e troncato di due, che dà nove quarti: nel 1o di rosso all'aquila bicipite spiegata d'oro, bicoronata dello stesso (Impero Romano d'Oriente); nel 2o di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso (Boemia); nel 3o fasciato d'oro e di nero (Gonzaga antico); nel 4o d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso (Gerusalemme); nel 5o quattro pali rossi su sfondo oro (Aragona); nel 6o d'argento al capo di rosso (Monferrato); nel 7o fasciato d'oro e di nero di dieci pezzi al crancelino di verde attraversante (Sassonia); nell'8o d'azzurro seminato di crocette ricrocettate e fitte d'oro a due barbi addossati dello stesso (Bar); nel 9o di rosso alla croce d'oro accantonata da quattro B greche dello stesso, addossate due a due (Costantinopoli). Nel punto d'onore di rosso alla fascia d'argento (Austria) timbrato da corona arciducale |
Gonzaga-Nevers
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| a partire dal 1565 | Nel 1565, in Francia, Ludovico Gonzaga-Nevers e Enrichetta di Clèves (1542-1601) si uniscono in matrimonio, dando origine al ramo cadetto detto Gonzaga-Nevers. Lo stemma che unisce le armi delle famiglie Gonzaga e Clèves è posteriore al 1575 (anno in cui è ereditato il Monferrato) e testimonia la posizione di cadetto di Luigi IV con la brisura che sarà mantenuta fino al 1627. Da notare l'inversione dei quarti nello scudetto attraversante sul primo quarto: la brisura, in banda, attraversa le armi della famiglia Gonzaga. Lo scudo timbrato d'Austria è scomparso, in quanto Luigi IV appartiene a un ramo collaterale. Inquartato. Nel 1o d'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile affrontate e spiegate di nero; sul tutto, inquartato: nel primo e nel quarto fasciato d'oro e di nero , nel secondo e nel terzo di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso, attraversato da un bastone. Nel 2o d'Alençon; nel 3o di Borgogna; nel 4o di Clèves caricato in cuore di La Marck; sul tutto d'Albret d'Orval | |
| a partire dal 1627 | Stemma di Carlo I di Gonzaga-Nevers, VIII duca di Mantova che succedette, nel 1627, al duca Vincenzo II Gonzaga di Mantova, ultimo rappresentante del ramo principale. Lo stemma non testimonia più la condizione di cadetto del ramo di Nevers. Inquartato: nel I e nel IV Gonzaga di Mantova [come stemma del Monferrato] ; nel II e nel III troncato, il primo partito di tre, il secondo di due, che dà sette quarti: nel 1o di rosso alla ruota di otto raggi gigliati d'oro con uno scudetto d'argento in cuore broccante (Clèves); nel 2o d'oro alla fascia scaccata d'argento e di rosso di tre file, 8,8,8 (La Marck); nel 3o d'azzurro seminato di gigli d'oro al lambello di rosso castellato di nove pezzi d'oro (Artois); nel 4o di nero al leone d'oro armato e lampassato di rosso (Brabante); nel 5o d'azzurro seminato di gigli d'oro alla bordura composta d'argento e di rosso (Borgogna moderno); nel 6o di rosso a tre rastri d'oro posti 2, 1 (Rethel); nel 7o inquartato: nel primo e nel quarto d'azzurro a tre gigli d'oro posti 2, 1, nel secondo e nel terzo di rosso alla bordura spinata d'argento (Albret d'Orval); sul tutto d'azzurro a tre gigli d'oro posti 2, 1, alla bordura di rosso caricata di otto bisanti d'argento (Alençon) |
Rami cadetti
I Gonzaga nella loro storia non fecero mai uso della brisura nel loro stemma.[5] Pertanto nemmeno per i numerosi rami cadetti esiste un'arma specifica, eccezion fatta per Vespasiano Gonzaga che utilizzò un proprio stemma, non brisato.[6] Essi utilizzarono pertanto lo stemma adottato dai duchi di Mantova e del Monferrato nel XVI secolo, che così si blasona: D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero dal volo abbassato; sul tutto, inquartato: nel primo e nel quarto di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso; nel secondo e nel terzo fasciato d'oro e di nero.[7]
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| 1575 - 1630 | Stemma di Ferrante II Gonzaga, duca sovrano di Guastalla e principe di Molfetta.
Inquartato: nel I di rosso, al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso (Boemia); nel II fasciato d'oro e di nero (Gonzaga antico); nel III inquartato: nel primo di rosso, seminato di fiammelle d'oro al liocorno d'argento, accollato di una corona antica d'oro annodata con una sciarpa d'argento svolazzante, nel secondo di rosso, alla corona antica d'oro, posta in sbarra, nel terzo fasciato di rosso e di verde, alla cotissa in banda d'argento attraversante (Borromeo), nel quarto bandato d'azzurro innestato d'argento e di verde (Vitaliani); nel IV inquartato: nel primo e nel quarto di rosso, al sole d'argento (Del Balzo), nel secondo e nel terzo d'oro, al corno da caccia d'azzurro, virolé et enguiché di rosso (Orange); sul tutto d'argento, dall'aquila spiegata di nero, rostrata e lampassata di rosso (Sicilia-Hohenstaufen). |
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| 1650 - 1678 | Stemma di Alfonso II Gonzaga, conte sovrano di Novellara e Bagnolo.
D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero dal volo spiegato e coronate d'oro; sul tutto, partito: nel primo fasciato d'oro e di nero; nel secondo fasciato di nero e d'oro. |
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| 1577 - 1637 | Stemma di Vespasiano I Gonzaga, duca di Sabbioneta.
Troncato: nel I d'oro all'aquila bicipite spiegata di nero e linguata di rosso; nel II d'azzurro alla scritta LIBERTAS in lettere d'oro posta in banda. Appoggiato sullo scudo il berrettone d'ermellino. |
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| 1593 - 1609 | Stemma di Giulio Cesare Gonzaga, principe di Bozzolo.[8]
D'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile spiegate di nero, linguate di rosso, volte alla destra araldica e coronate d'oro; sul tutto, in cornice d'oro, uno scudo di rosso ad una stella d'argento radiata di 16 raggi (Del Balzo). Lo scudo è accollato a dieci bandiere d'alleanza a due punte ravvolte, inastate su lance con cordelliere e due fiocchi d'oro, bordate di porpora che incorniciano i seguenti stemmi: la prima: d'argento all'aquila spiegata di nero, linguata di rosso, volta alla destra e coronata d'oro; la seconda: di rosso al leone d'argento dalla coda bipartita, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso (Boemia); la terza: fasciato d'oro e di nero (Gonzaga); la quarta: all'aquila anzidetta; la quinta: di rosso alla stella d'argento radiata di 16 raggi (Del Balzo); la sesta: all'aquila anzidetta; la settima: d'argento alla croce patente di rosso (Gonzaga); l'ottava: di rosso al leone anzidetto; la nona: all'aquila anzidetta; la decima: fasciata d'oro e di nero. Il tutto sormontato da una corona gemmata d'oro ed otto fioroni in giro. |
Duca di Solferino
| Stemma | Periodo | Blasonatura |
|---|---|---|
| a partire dal 1717 | Stemma del Duca di Solferino utilizzato per la prima volta da Francesco Gonzaga nel 1717, per concessione del re di Spagna Filippo V.
Compare lo stemma dei Gonzaga sormontato dalla corona ducale. |
Note
- ^ Dopo la cacciata dei Bonacolsi nel 1328, a sancire la sua fede ghibellina fu in questo periodo che Luigi Gonzaga mutò lo stemma primitivo della famiglia, costituito da tre montoni d'argento, cornati e squillati d'oro in campo nero nello stemma a tre fasce nere in campo d'oro (i colori politici dei ghibellini), che rimase sempre nello scudo della famiglia Gonzaga.
- ^ L'arme dei Gonzaga
- ^ Revista Hidalguira 187, anno 1984, p.810
- ^ Ugo Bazzotti;Daniela Ferrari;Cesare Mozzarelli (a cura di), Vespasiano Gonzaga e il Ducato di Sabbioneta, Mantova, 1993.
- ^ I nostri avi. Stemma dei Gonzaga dei rami minori, su iagiforum.info. URL consultato il 12 marzo 2013.
- ^ Vespasiano Gonzaga e il ducato di Sabbioneta [atti del Convegno, Sabbioneta-Mantova, 12-13 ottobre 1991], 1993, a cura di Ugo Bazzotti, Daniela Ferrari, Cesare Mozzarelli, Mantova.
- ^ Giancarlo Malacarne, Araldica Gonzaghesca, Modena, Il Bulino, 1992.
- ^ Comune di Bozzolo; Gruppo Culturale Per Bozzolo (a cura di), Il Principe e la Città. Giulio Cesare Gonzaga di Bozzolo, Modena, 1994.
Bibliografia
- Giancarlo Malacarne, Araldica Gonzaghesca, Modena, Il Bulino, 1992. ISBN non esistente
- Ugo Bazzotti;Daniela Ferrari;Cesare Mozzarelli (a cura di), Vespasiano Gonzaga e il Ducato di Sabbioneta, Mantova, 1993.
- Mario Castagna, Stemmi e vicende di casate mantovane, Montichari, 2002. ISBN non esistente
- Roberto Brunelli, I Gonzaga. Quattro secoli per una dinastia, Mantova, 2010.
- Comune di Bozzolo; Gruppo Culturale Per Bozzolo (a cura di), Il Principe e la Città. Giulio Cesare Gonzaga di Bozzolo, Modena, 1994. ISBN non esistente.