Titanismo
Il termine titanismo [1] si riferisce ai Titani, i sei giganteschi figli maschi di Urano e Gaia, protagonisti dell'episodio mitologico della ribellione al prepotere di Zeus e degli altri dei dell'Olimpo. Nella Titanomachia di Esiodo si narra lo svolgersi di questa lotta per la conquista del potere che si concluderà con la sconfitta dei Titani che saranno sprofondati nel Tartaro.
Il titanismo è quindi collegato all'atteggiamento spirituale e materiale della rivolta dell'uomo che sfida forze superiori, e che porta fino in fondo la sua lotta anche quando è cosciente che solo la sconfitta lo attende. Il titano è l'eroe che non rinuncia a combattere, pur prevedendo la sua sconfitta, la stessa finitezza del mondo o quelle forze superiori come il destino, la volontà divina, le forze naturali, la tirannia che lo incatenano impedendogli il libero esercizio della sua volontà. [2]
Nell'ambito filosofico e letterario il titanismo nasce in Germania nell'ambito del movimento dello Sturm und Drang (1770) che in polemica con l'intellettualismo illuministico [3] proclama la riscossa dell'irrazionalismo contrapponendo alla ragione il sentimento, la fede, l'intuito, la spontaneità e la sfrenatezza; in opposizione alla proclamata libertà della ragione illuminista si esalta la liberazione di tutte le facoltà umane da raggiungere attraverso il potenziamento dei bisogni dell'uomo in modo da soddisfare la sua sete di possesso e dominio. Si idealizza l'uomo di fede (il santo, il profeta), il genio artistico, come espressione di una libera e spontanea creatività, svincolato da ogni regola e norma morale e l'uomo di natura: il superuomo, il titano che trovano piena espressione nel Prometheus [4] , il Werther, l’Urfaust di Goethe con la sua raffigurazione di un'umanità che aspira a raggiungere mete vietate ma che è convinto, come l'uomo rinascimentale, che la bellezza e l'armonia del cosmo vivono nell'interiorità dell'uomo.
Il titanismo è una caratteristica inequivocabile del Romanticismo che lo collega alla teorizzazione dell'assoluto, l'infinito immanente alla realtà (spesso coincidente con la natura) che provoca nell'uomo una perenne e struggente tensione verso l'immenso, l'illimitato.
Due atteggiamenti spirituali contrapposti dunque nel poeta romantico: l'insofferenza verso il finito
Note
- ^ Indicato anche con il lemma "prometeismo" dal titano Prometeo che con un eroico e disperato spirito di sfida sottrasse il fuoco a Zeus per donarlo agli uomini (In Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Giunti Editore, 2003 p.382)
- ^ Cfr. Enciclopedia Treccani alla voce corrispondente
- ^ Cfr. Enciclopedia Treccani alla voce "Sturm und drang"
- ^ «Copri il tuo cielo, Giove, di nubilosi vapori ed esercitati su le querce e le cime dei monti, pari a fanciullo che decapiti cardi: ma lasciarmi tu devi la mia terra e la mia capanna, che non tu costruisti, e il focolare, la cui fiamma m'invidi! - Nulla conosco io sotto il sole più povero di voi dèi! Di sacrifici e d'incensi a stento nutrite la vostra maestà e languireste se non ci fossero, speranzosi pazzi, mendicanti e bambini... - Io onorarti? Perché? Hai forse tu mai alleviato il dolor dell'oppresso? Hai forse tu mai asciugato le lacrime dell'afflitto? E me non han forse fatto uomo il Tempo onnipotente e il Fato eterno, signori miei e tuoi? - Vaneggeresti forse ch'io dovessi odiare la vita, nel deserto fuggirmene perché non tutti i sogni diedero frutti? - Qui fermo io sto, formo a mia immagine uomini, una stirpe a me simile, destinata a soffrire piangere godere e gioire, e a non curarsi di te, come fo io!» (J.W. von Goethe, Prometeo, trad. it. di D.Valeri, in Opere a cura di V.Santoli, Firenze Sansoni, 1970 e 1089, pp.1302, 1303)
- ^ Umberto Bosco, Preromanticismo e Romanticismo ("Questioni e correnti di storia letteraria", vol. III, pp. 609-611, Marzorati, Milano, 1948