Nave corazzata
La nave corazzata, spesso nota col termine inglese ironclad, fu un tipo di nave da guerra a vapore impiegata nella seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da una corazzatura in ferro o in acciaio.[1] L'adozione di una corazzatura fu reso necessario dallo sviluppo di proiettili esplosivi e incendiari, che avevano reso le navi in legno molto vulnerabili. La prima nave corazzata, la Gloire, fu varata dalla Marine nationale francese nel novembre 1859.[2] L'Ammiragliato britannico aveva già preso in considerazione l'idea di una nave corazzata nel 1856, preparando già nel 1857 una prima bozza per un progetto di una corvetta corazzata che non ebbe però seguito. Nel 1859 la Royal Navy costruì due fregate con lo scafo corazzato in ferro e, nel 1861, decise di passare ad una flotta completamente corazzata. Dopo i primi scontri che videro coinvolte navi corazzate (sia solo tra navi corazzate che con navi in legno), avvenuti nel 1862 durante la guerra civile americana, divenne chiaro che le navi corazzate avrebbero sostituito i vascelli come unità navali più potenti. Questo nuovo tipo di nave si rivelerà un modello vincente nel corso della guerra civile americana.[2] Furono progettate navi corazzate per diversi ruoli, dalle navi da battaglia alle nave da difesa costiera fino agli incrociatori a lungo raggio. Il design delle navi corazzate subì un rapido cambiamento alla fine del XIX secolo, le navi con scafo in legno e propulsione mista vele/vapore lasciarono il posto a navi di costruzione interamente metallica, prive di vele e dotate di torrette, il cui aspetto divenne familiare già all'inizio del XX secolo. Tali cambiamenti si susseguirono con tale rapidità che molte navi corazzate erano già obsolete al momento del varo, inoltre anche le tattiche di combattimento navale erano in uno stato di continuo cambiamento. Molte navi corazzate furono progettate appositamente per l'impiego del rostro o di siluri, armi ritenute fondamentali da un certo numero di ingegneri navali dell'epoca. Sebbene non ci sia una data precisa per la fine delle navi corazzate, tale termine iniziò a sparire alla fine degli anni 1890. In quel periodo si iniziavano a costruire infatti nuove navi da guerra, progettate secondo standard simili, come le navi da battaglia pre-dreadnought o gli incrociatori corazzati.

Precedenti
Le Kobukson o navi tartaruga costruite dai coreani nel XV secolo sono spesso indicate come le prime navi corazzate, questo nonostante l'effettività entità della loro corazzatura in ferro sia tutt'ora dibattuta, con diversi storici che sostengono fosse limitata a punte anti-abbordaggio.[3][4] La concezione moderna di nave corazzata divenne tecnicamente fattibile, nonché tatticamente necessaria, a causa dei progressi ottenuti dall'ingegneria navale nella prima metà del XIX secolo. Secondo lo storico navale ed ex-retroammiraglio della Royal Navy John Richard Hill una nave corazzata doveva possedere tre caratteristiche principali: uno scafo rivestito in metallo, la propulsione a vapore ed un armamento principale di cannoni in grado di sparare proiettili esplosivi. Solo una nave che presentava tutte e tre queste caratteristiche era definibile come "nave corazzata".[1] Ognuna di queste caratteristiche era stata introdotta, separatamente dalle altre, nel decennio antecedente al varo della prima nave corazzata.
Propulsione a vapore
Nei secoli XVIII e XIX le flotte da guerra si erano basate essenzialmente su due tipi di nave, il vascello e la fregata. Il primo, importante cambiamento a questa concezione fu l'introduzione del motore a vapore come sistema di propulsione. Piroscafi da guerra furono impiegati già negli anni 1830, ma si trattava di navi di dimensioni modeste. La adozione della propulsione a vapore su navi da guerra di dimensioni maggiori fu possibile solo dal decennio successivo, quando dalla ruota a pale si passò all'elica.[5] Fregate a vapore furono costruite a metà degli anni 1840, ed alla fine del decennio la Marine nationale introdusse i primi vascelli a vapore. Tale cambiamento fu voluto da Napoleone III, che desiderava aumentare la propria influenza in Europa, e per fare questo era necessario sfidare gli inglese sul piano navale.[1][2] La prima nave da guerra con motore a vapore fu un vascello da 90 cannoni, la Napoléon, varato nel 1850.[5] La Napolèon era armata come un tradizionale vascello, ma i suoi motori le garantivano una velocità di 12 nodi (22 km/h) a prescindere dalle condizioni di vento, un vantaggio che poteva rivelarsi potenzialmente decisivo in una battaglia navale. L'introduzione di vascelli a vapore diede il via ad una competizione tra Francia e Gran Bretagna. In dieci anni i francesi costruirono otto navi sorelle della Napoléon, ma gli inglese riuscirono presto a superare i rivali. Complessivamente, la Francia costruì dieci nuove navi da guerra in legno a vapore e convertì 28 vascelli già esistenti, mentre la Gran Bretagna ne costruì 18 nuove e ne convertì 41.[5]
Proiettili esplosivi
L'era dei vascelli a vapore finì presto a causa dell'introduzione di nuovi e più potenti cannoni navali. Negli anni 1820 e 1830 le navi da guerra ha cominciato a montare armi sempre più pesanti, sui vascelli si passò dai cannoni da 18 e 24 libbre a quelli da 32, mentre sulle navi con propulsione a vapore furono adottati cannoni da 68 libbre. Furono poi introdotti i primi proiettili esplosivi, sviluppati dal generale francese Henri-Joseph Paixhans, che già negli anni 1840 erano parte dell'armamento standard della Marine nationale, della Royal Navy, della Voenno-morskoj flot Rossijskoj Imperii e della United States Navy. Si affermò spesso che i nuovi proiettili esplosivi sarebbero stati in grado di distruggere i normali scafi in legno, di ciò si ebbe prova durante la battaglia di Sinope, quando le navi dell'Impero russo affondarono un intero squadrone di navi ottomane, segnando così la fine delle navi da guerra con scafo in legno.[2] La minaccia maggiore per la navi in legno data dai cannoni convenzionali era che il proiettile poteva raggiungere la nave ancora incandescente, causando incendi e, anche indirettamente, l'esplosione di una delle polveriere. Alcuni marine sperimentarono proiettili cavi riempiti di metallo fuso, in modo da aumentarne la capacità incendiaria.[6]
Corazzatura in ferro
Dopo la dimostrazione di potenza che i nuovi proiettili esplosivi avevano dato nella battaglia del Sinope, e temendo che le sue navi si sarebbero dimostrate vulnerabili ai cannoni Paixhans delle fortificazioni russe coinvolte nella guerra di Crimea, Napoleone III ordinò la progettazione di una batteria galleggiante, equipaggiata con cannoni di grosso calibro e pesantemente corazzata.[7] I primi esperimenti svolti nel primo semestre del 1854 furono estremamente soddisfacenti, ed il 17 luglio i francesi informarono i britannici, in quel momento loro alleati in Crimea, che avevano trovato una soluzione per costruire imbarcazioni a prova di cannoni e che presto avrebbero trasmesso loro i progetti.[7] Dopo alcuni test svolti in settembre, l'Ammiragliato britannico decise di realizzare cinque batterie galleggianti seguendo i piani francesi[7], la costruzione fu affidata alla Thames Ironworks and Shipbuilding Company ed alla Millwall Iron Works.
Le batterie galleggianti francesi entrarono in azione nel 1855 a supporto delle navi in legno impegnate in Crimea. Il loro ruolo era di assistere mortai e cannoniere non corazzate impegnati a bombardare le fortificazioni costiere. I francese usarono tre delle loro batterie galleggianti, la Lave, la Tonnante e la Dévastation, durante la battaglia di Kinburn, sul Mar Nero, dove si dimostrarono efficaci contro le difese costiere russe. Le tre navi furono poi impiegate in azione nel 1859, nel Mare Adriatico, nel corso della seconda guerra di indipendenza italiana.[8] Le batterie galleggianti britanniche Glatton e Meteor arrivarono invece troppo tardi per prendere parte alla battaglia di Kinburn.[7] I britannici pianificarono di usarle nel Mar Baltico contro la ben fortificata base navale di Kronštadt.[5] Le batterie galleggianti vengono spesso indicate erroneamente come le prime navi corazzate[1], ma potevano raggiungere solo i 4 nodi (7 km/h) e, sebbene a Kinburn avevano impiegato i loro motori[7], per gli spostamenti a lungo raggio necessitavano dell'ausilio di un rimorchiatore.[2] Il loro contributo nella marina si rivelò inoltre marginale. Nonostante ciò il seppur breve successo delle batterie galleggianti convinse la Francia a cominciare a progettare navi corazzate per la propria flotta da guerra.[5]
Prime navi corazzate
Alla fine degli anni 1850 era chiaro che la Francia non avrebbe potuto scalzare alla Gran Bretagna il primato di costruttore di vascelli a vapore, e per riconquistare almeno la superiorità strategica era necessario un drastico cambiamento. Il risultato fu la prima nave corazzata in grado di affrontare il mare aperto, la Gloire, impostata nel 1857 e varata nel 1859.[2] Lo scafo in legno de la Gloire fu modellato su quello di un vascello a vapore, ridotto ad un unico ponte e rivestito con lastre di ferro di 110 mm di spessore. Il motore a vapore, azionante una singola elica, garantiva una velocità 13 nodi (24 km/h). Era armata con 36 cannoni da 160 mm a canna rigata. La Francia costruì altre 16 navi corazzate, comprese due navi gemelle de la Gloire. Tra queste anche due navi, la Magenta e la Solferino, uniche navi corazzate a due ponti mai costruite.[2] La Royal Navy non era però pronta a sacrificare la sua superiorità navale, stabilendo che la prima nave corazzata britannica avrebbe dovuto superare le navi francesi su ogni fronte, in particolare su quello della velocità. Una nave veloce avrebbe avuto il vantaggio di poter scegliere la distanza di combattimento più favorevole, rendendosi virtualmente invulnerabile al fuoco nemico. Il progetto britannico era quindi una fregata ingrandita e potenziata che un vascello. L'alta velocità desiderata necessitava di uno scafo molto lungo, che doveva essere costruito in ferro. Il risultato furono le due navi corazzate classe Warrior, la Warrior e la Black Prince. Il design delle navi si rivelò un successo, anche se rappresentava necessariamente un compromesso tra la tenuta in mare, le esigenze di autonomia e la corazzatura; i cannoni era più efficaci di quelli installati su la Gloire ed i motori, all'epoca i più grandi mai installati su una nave, garantivano una velocità massima di 14,3 nodi (26,5 km/h).[5] Tuttavia, la Gloire e le sue navi sorelle avevano una corazzatura completa a protezione dello scafo, lungo tutta la linea di galleggiamento, e delle batterie.
La Warrior e la Black Prince, così come le più piccole Defence e Resistance, furono obbligate a concentrare la corazzatura in una zona centrale, chiamata cittadella o scatola bingdata, lasciando molto dell'armamento principale, nonché le sezioni di prua e poppa, prive di protezione. Lo scafo interamente in ferro della Warrior non era poi esente da inconvenienti, in particolare necessitava di manutenzione e riparazioni periodiche in forma maggiore degli scafi in legno, inoltre era più sensibile al fenomeno dei fouling. Nel 1862 le marine militari di tutta Europa avevano adottato navi corazzate. Gran Bretagna e Francia avevano ciascuna sedici navi corazzate, già completate o in fase di costruzione, le navi britanniche avevano comunque dimensioni maggiori. Impero austroungarico, Regno d'Italia, Impero russo e Spagna stavano anch'essi costruendo navi corazzate.[2] Tuttavia, le prime battaglie a cui presero parte le nuove navi corazzate non coinvolsero né la Gran Bretagna né la Francia, inoltre le navi coinvolte avevano un design decisamente differente da quello de la Glorie e della Warrior, essendo prive di alberatura e della classica disposizione di cannoni a bordata. L'uso di navi corazzate avvenuto nella guerra civile americana, nonché lo scontro tra le flotte della Regia Marina e della k.u.k. Kriegsmarine durante la battaglia di Lissa, influenzarono notevolmente l'evoluzione del design delle navi corazzate.
Guerra civile americana: prima battaglia tra navi corazzate
Le prime azioni belliche che coinvolsero navi corazzate ebbero luogo durante la guerra civile americana. Allo scoppio della guerra, la United States Navy non aveva navi corazzate, e le navi più potenti erano sei fregate a vapore prive di armamento.[2] Dal momento che la maggior parte della marina rimase fedele all'Unione, la Confederazione cercò di ottenere un vantaggio sul fronte navale con l'acquisizione di moderne navi corazzate. Nel maggio del 1861 il Congresso confederato approvò una spesa di 2 milioni di dollari per l'acquisto di navi corazzate di produzione europea, e nel luglio e agosto 1861 la Confederazione iniziò la costruzione di navi corazzate nonché la conversione di navi in legno.[5] Il 12 ottobre 1861 la confederata Manassas divenne la prima nave corazzata ad entrare in combattimento, scontrandosi con le navi da guerra dell'Unione sul fiume Mississippi durante la battaglia di Capo Passes. La Manassas era stata ricavata a partire da una nave mercantile di New Orleans, modificata per il combattimento fluviale e costiero. Nel febbraio 1862 entrò in servizio nella Marina confederata la più grande Virginia, costruita a Norfolk a partire dal relitto della Merrimack. La Merrimack era in origine una classica nave di legno, ma nel corso della ricostruzione fu trasformata in una grande casamatta in ferro. Contemporaneamente, l'Unione aveva completato sette cannoniere corazzate della classe City e, nel contempo, stava per completare la Monitor, caratterizzata da un innovativo design proposto dall'inventore svedese John Ericsson. L'Unione stava anche costruendo una grande fregata corazzata, la New Ironside, ed una più piccola, la Galena.[2]
La prima battaglia tra navi corazzate ebbe luogo il 9 marzo 1862, quando alla Monitor fu assegnato il compito di proteggere la flotta in legno dell'Unione dalla nave corazzata Virginia e dalle altre navi da guerra confederate. Durante lo scontro tra la Monitor e la Virginia, avvenuto il secondo giorno della battaglia di Hampton Roads, le due navi corazzate tentarono ripetutamente di speronarsi a vicenda, mentre i proiettili rimbalzavano contro le loro corazzature. La battaglia attirò l'attenzione di tutto il mondo, mettendo in chiaro che le nave da guerra di legno erano definitivamente obsolete, e che una moderna nave corazzata poteva facilmente distruggerle.[2] Nel corso della guerra civile altre navi corazzate furono costruite da entrambe le parti, giocando un ruolo sempre più crescente nella guerra navale rispetto ad altri tipi di nave. L'Unione costruì una grande flotta di cinquanta monitori, navi corazzate adatte alla navigazione fluviale o costiera, modellati sulla Monitor. Le navi corazzate costruite della Confederazione erano invece versioni rimpicciolite della Virginia, molte delle quali videro l'azione nel corso della guerra.[2] Tuttavia, i tentativi confederati di acquistare navi corazzate oltreoceano furono frustrati dalle nazioni europee, in particolare l'Impero Russo, unico paese a sostenere apertamente l'Unione durante la guerra, i cui governi confiscavano regolarmente le navi in costruzione per la Confederazione. Solo la Stonewall, costruita in Francia, riuscì ad arrivare in acqua americane, ma a guerra ormai conclusa.[2] Nelle successive fasi della guerra, le navi corazzate dell'Unione parteciparono ad attacchi contro porti confederati. Sette monitori dell'Unione, tra cui la Montauk, a cui si aggiunsero la fregata corazzata New Ironside e la Keokuk, progetto dal disegno inedito, parteciparono ad un attacco contro Charleston. L'operazione si rivelò un fallimento e una delle navi dell'unione, la Keokuk, fu affondata. Alla difesa del porto parteciparono due piccole navi corazzate confederate, la Palmetto State e la Chicora. Per il successivo attacco alla baia di Mobile, l'Unione assemblò quattro monitori ed undici navi di legno, che avrebbero dovuto confrontarsi con la Tennessee, la più potente nave corazzata confederata, e con le cannoniere corazzate Morgan, Gaines e Selma.[2] Nel frattempo, sul fronte occidentale l'Unione aveva costruito una formidabile forza fluviale di navi corazzate. Iniziando solo con alcuni battelli in legno convertiti, gli unionisti avevano poi contatto l'ingegnere James Eads di Saint Louis, Missouri, per progettare le navi corazzate classe City. Queste navi, rivelatesi eccellenti, furono costruite con una coppia di motori azionanti un'unica ruota a pale posta centralmente allo scafo, il tutto protetto da una corazzatura a casamatta. Il pescaggio ridotto permetteva alle navi percorrere anche affluenti minori, poco profondi, rendendole molto adatte alla navigazione fluviale. Eads progettò anche monitori specificatamente per l'uso fluviale. Di questi i primi due, la Neosho e la Osage, differivano dai monitori costruiti fino ad allora, che erano adatti anche alla navigazione in mare, in quanto erano mossi da una ruota a pale.
Le navi di Eads furono probabilmente tra le migliori corazzate della Western Flotilla, ma anche altre navi servirono validamente tra le fila dell'Unione. Tutte di progettazione differente, alcune più efficaci di altre, diverse erano simili alle classiche navi fluviali, ma con la ruota a pale laterale corazzata. Tutte erano armate con vari cannoni a canna liscia ed alcuni a canna rigata. L'esperienza accumulata nel settore delle navi corazzate durante guerra civile americana, con la sua incredibile varietà di progetti, alcuni più efficaci (o disastrosi) di altri, ha confermato un emergente trade off, una necessità di ricorrere a compromessi nell'applicazione delle più recenti innovazioni tecnologiche nella costruzione e progettazione di corazzature, navi ed armamenti. Non vi era una nave corazzata "perfetta", che poteva risultare invincibile in ogni tipo di scontro, dai duelli tra navi fino al bombardamento di fortezze, ed in ogni teatro di guerra, dal mare aperto ai fiumi. Le navi corazzate dell'Unione svolsero un ruolo importante nel Mississippi e nei sui affluenti, attaccando forti, installazioni e navi confederate, rimanendo sempre relativamente immuni al fuoco nemico. Esse non erano pesantemente corazzate come i monitori che l'Unione impiegava in mare, ma erano adeguate al compito a cui erano assegnate. Le perdite nella Western Flotilla furono causate soprattutto da siluri e mine e solo in minima parte dal fuoco diretto nemico, ed anche in questo caso i danni maggiori furono causati da installazioni piuttosto che dalle navi confederate.[9]
Lissa: prima battaglia tra flotte
blu quella italiana. Le navi in legno sono indicate solo con la linea di contorno
La prima battaglia tra flotte, nonché la prima battaglia in alto mare, che vide il coinvolgimento di navi corazzate fu la battaglia di Lissa del 1866. La battaglia, combattuta tra la Regia Marina italiana e la k.u.k. Kriegsmarine autro-ungarica, vide il confronto tra flotte miste, comprendenti fregate e corvette in legno a fianco di moderne navi corazzate, e fu la più grande battaglia navale tra quella di Navarino (1827) e quella di Tsushima (1905).[2] La flotta italiana consisteva di 12 navi corazzate e di un numero simile di navi in legno, intente a scortare le navi che trasportavano le truppe che avrebbero dovuto sbarcare sull'isola adriatica di Lissa. Tra le navi corazzate italiane si contavano sette fregate corazzate, quattro navi corazzate più piccole, e la nuova Affondatore, dotata di rostro e di due torrette. La marina austro-ungarica era dotata invece di sette fregate corazzate.[2] Gli austro-ungarici, credendo di avere navi inferiori alle italiane, decisero di ingaggiare la flotta nemica a breve distanza, con l'intenzione di speronare le navi avversarie. La flotta austro-ungarica fu disposta così in una formazione a punta di freccia, con le navi corazzate in prima linea, che avrebbe dovuto caricare quella italia. Nella mischia che ne seguì entrambi gli schieramenti furono frustrati sia dalle armi, che sembravano infliggere solo danni di lieve entità, che dalle effettivà difficoltà di speronamento. Tuttavia, l'azione che vide la nave ammiraglia austro-ungarica, la Erzherzog Ferdinand Max, speronare ed affondare l'ammiraglia italiana, la Re d'Italia, attirò grande attenzione per gli anni a venire.[2] Oltre alla Re d'Italia la flotta italiana perse anche la nave corazzata Palestro. Di contro, l'austro-ungarica Kaiser, vascello a due ponti non corazzato, sopravvisse quasi miracolosamente nonostante durante la battaglia fu stretto dal fuoco incrociato di quattro navi corazzate italiane. La battaglia sancì la popolarità del rostro, che sarà presente nelle navi da battaglia europee per molti anni a seguire, e la vittoria riportata dall'Impero Austro-Ungarico ne sancì la superiorità navale nell'Adriatico.[2] Gli scontri della guerra civile americana e la battaglia di Lissa influenzarono notevolmente i progetti e le tattiche delle flotte corazzate che seguirono. In particolare, esse insegnarono ad una generazione di ufficiali di marina la lezione, fuorviante, che lo speronamento fosse il modo migliore per affondare una corazzate nemica.
Armamento e tattiche
L'adozione della corazzatura in ferro fece sì che il tradizionale armamento navale, composto da decine di cannoni leggeri, divenne inutile, dal momento che i loro colpi sarebbero semplicemente rimbalzati contro le protezioni. Per penetrare tali corazzatura furono adottati cannoni sempre più pesanti, contemporaneamente tuttavia si diffuse anche l'opinione che lo speronamento fosse l'unico modo per affondare una corazzata. Le dimensioni ed il peso crescente dei cannoni obbligò ad allontanarsi dal design tradizionale dei vascelli, che prevedeva molte armi disposte a bordata, cioè lungo le fiancate, adottando invece un più esiguo numero di cannoni disposti in torrette mobili.
Rostro
Dal 1860 al 1880 molti progettisti navali credettero che, con lo sviluppo e la diffusione della corazzatura in ferro, il rostro fosse ritornato ad essere l'arma più importante nella guerra navale. Coi motori a vapore che avevano reso le navi indipendenti dal vento, e la corazzatura che le aveva rese invulnerabili ai proiettili, il rostro sembrava l'unica arma che garantiva la possibilità di sferrare un colpo decisivo. Gli scarsi danni inflitti dai cannoni della Monitor e della Virginia durante la battaglia di Hampton Roads e lo spettacolare e fortunata azione di speronamento della Erzherzog Ferdinand Max ai danni della Re d'Italia a Lissa alimentarono tale credenza.[1] Da dai primi anni 1870 al 1880 la maggior parte degli ufficiali di marina britannici credevano che i cannoni come armamento principale sarebbero stati a breve sostituiti dal rostro. Coloro che invece avevano notato la reale esiguità del numero di navi affondate per speronamento dovevano lottare per essere ascoltati.[10] La rinascita dello speronamento ebbe un effetto significativo sulla tattica navale, dal momento che nel XVII secolo la tattica predominante nella guerra navale era stata la linea di battaglia, dove una formazione di navi procedeva in fila per poter garantire la miglior capacità di fuoco dalle murate. Tale tattica era totalmente incompatibile con lo speronamento, ed il rostro ha gettato le tradizionali tattiche di flotta nel caos. La questione di come una flotta corazzata avrebbe dovuto schierarsi in battaglia per utilizzare al meglio il rostro non fu mai testata in battaglia, e se lo fosse stato, il combattimento che sarebbe seguito avrebbe dimostrato che i rostri potevano essere usati solo contro le navi che, per qualche motivo, erano impossibilitate a muoversi.[10] Il rostro cadde in disuso nel 1880, quando si capì che lo stesso effetto poteva essere ottenuto con l'impiego di siluri, che garantivano inoltre alla nave attaccante una minore vulnerabilità ai nuovi cannoni a fuoco rapido.[10]
Evoluzione dei cannoni navali
L'armamento delle navi corazzate si stava evolvendo verso un piccolo numero di armi, sufficientemente potenti da essere in grado di penetrare anche da notevoli distanze la corazzatura delle navi nemiche. Come diretta conseguenza, il calibro ed il peso dei cannoni era aumentato sensibilmente. Le marine dell'epoca che adottavano navi corazzate dovettero anche cimentarsi con con la complessità dei nuovi cannoni a canna rigata contro quelli a canna liscia, nonché col passaggio dall'avancarica alla retrocarica.
La HMS Warrior, ad esempio, imbarcava sia moderni cannoni da 110 libbre a canna rigata e retrocarica, sia dei tradizioni cannoni da 68 libbre a canna liscia e ad avancarica. I cannoni da 110 libbre erano stati progettati da William George Armstrong, che li aveva pensati come capostipiti di una nuova generazioni di cannoni pesanti della Royal Navy, ma furono presto ritirati dal servizio.[10] I cannoni a retrocarica sembravano offrire importanti vantaggi. Potevano infatti essere ricaricate senza spostare il cannone, azione particolarmente lunga e complessa, in particolare nella fase di riposizionamento. I cannoni Armstrong imbarcati sulla Warrior avevano l'ulteriore pregio di essere più leggere rispetto ad un equivalente liscia e, grazie alla rigatura, anche più accurati.[10] Tuttavia, tale design fu respinta a causa di altri problemi che affliggevano i cannoni a retrocarica e che sarebbero stati risolti solo alcuni decenni dopo. La debolezza principale della retrocarica erano gli evidenti problemi di tenuta della culatta. Il principio di funzionamento delle armi da fuoco verte sulla conversione esplosiva del propellente in gas. Questa esplosione spinge il proiettile verso la volata, imponendo contemporaneamente grandi sollecitazioni al cannone stesso. Se la culatta, che sopporta alcune delle maggiori forze durante il processo di sparo, non ha una tenuta perfetta vi è il rischio che il gas di scarico esca anche solo parzialmente dalla culatta, o addirittura che che la culatta stessa si rompa. Questo a sua volta riduce la velocità alla volata, oltre a mettere in pericolo l'equipaggio assegnato al cannone. I cannoni della Warrior soffrirono di entrambi i problemi, la bassa velocità avrebbe impedito ai proiettili di penetrare i 118 mm di corazzatura de la Gloire, mentre a volte la vite che assicurava la culatta alla canne veniva addirittura sparata indietro. Problemi simili furono riscontrati anche dai cannoni a retrocarica che, nel frattempo, erano diventati lo standard nelle marine militari di Francia e Germania.[10] Questi problemi spinsero i britannici ad adottare sulle loro navi armi ad avancarica di potenza crescente fino al 1880. Dopo una breve introduzione del cannone Somerset da 100 libbre o 9,5" (240 mm) a canna liscia, del peso di 6,6 t, l'Ammiragliato introdusse armi rigate da 7" (178 mm), del peso di 7 t. Queste furono seguite da una serie cannoni, sempre più mastodontici, del peso di 12, 25, 25, 38 ed infine 81 t, con calibri da 8" (203 mm) a 16" (406 mm). La decisione di mantenere l'avancarica fino al 1880 è stata oggetto di critiche da parte degli storici. Tuttavia, almeno fino alla fine degli anni 1870, i cannoni ad avancarica britannici avevano prestazioni superiori in termini di gittata e cadenza di tiro rispetto ai quelli a retrocarica francesi e prussiani, che soffrivano degli stessi problemi che affliggevano i primi cannoni Armstrong.[10]
Dal 1875 in poi, l'equilibrio tra avancarica e retrocarica cambiò. Il capitano francese de Bange inventò un metodo che garantiva la tenuta della culatta, adottato dai francesi nel 1873. Inoltre, la crescente dimensione dei cannoni navali rendeva il procedimento di avancarica sempre più complicato. Con cannoni di tali dimensioni non vi era più alcuna possibilità di tirare indietro l'arma per la procedura di ricarica, era diventato impraticabile anche il ricaricamento manuale, furono così adottatti complessi sistemi idraulici per il ricaricamento esterno dei cannoni, così da non esporre l'equipaggio al fuoco nemico. Nel 1882, durante il bombardamento di Alessandria d'Egitto nel corso della guerra anglo-egiziana, i cannoni da 16" (406 mm) e 81 t della HMS Inflexible riuscirono a sparare con una cadenza di un colpo ogni 11 minuti.[10] I cannoni da 450 mm e 100 t dell'italiana Caio Duilio avevano invece una cadenza di un colpo ogni 15 minuti.[5] Nella Royal Navy il passaggio definitivo alla retrocarica avvenne solo nel 1879. Oltre ai notevoli vantaggi in termini di prestazioni, in tale scelta notevole influenza ebbe l'esplosione avvenuta a bordo della HMS Thunderer, causata da un cannone erroneamente caricato con due proiettili, inconveniente che poteva succedere solo con armi ad avancarica.[5] Il calibro ed il peso dei cannoni non potevano comunque crescere ulteriormente. Maggiore era il calibro del cannone, più lenta sarebbe stata l'operazione di ricaricamento, inoltre il peso elevato aumentava lo stress dello scafo e rendeva instabile la nave. La dimensione dei cannoni raggiunse il picco nel 1880, con l'adozione di alcuni tra i più pesanti cannoni mai usati in mare.
I due cannoni da 16,25" (413 mm) a retrocarica installati sulla HMS Benbow, con un peso unitario di 110 t sono i più grandi mai installati su una nave britannica. I cannoni da 450 mm installati sulle navi italiane furono i cannoni più grandi mai installati su una nave da battaglia fino alla seconda guerra mondiale, quando furono surclassati dai cannoni da 460 mm della giapponese classe Yamato.[Nota 1] Una considerazione, nata già coi primi cannoni Armstrong e diffusa in seguito alla guerra di Crimea, era che la cadenza di tiro e la potenza del proiettile superavano in importanza la semplice precisione, in particolare col mare mosso quando il rollio della nave poteva annullare il vantaggio della rigatura. Esperti statunitensi continuavano quindi a preferire i grandi cannoni a canna liscia, i cui proiettili sferici potevano rimbalzare sulla superficie dell'acqua. Coi nuovi cannoni, alla distanza di combattimento impiegata durante la guerra civile americana, praticamente la medesima dell'epoca delle navi a vela, una nave poteva essere fatta a pezzi con pochi colpi. Il fumo ed il caos generale erano solo un problema in più. Il risultato fu che molti scontri navali del periodo delle navi corazzate erano ancora combattuti a distanze brevi, tali che l'obbiettivo poteva essere facilmente mirato ad occhio umano, e decisamente inferiori alla massima gittata dei cannoni. Un altro metodo per aumentare la potenza di fuoco era quello di variare la tipologia del proiettile o la natura del propellente. Le prime navi corazzate usavano la polvere nera, la cui alta velocità di combustione costringeva all'uso di canne non corte, per evitare di rallentare il proiettile. Detonazioni tanto repentine causavano inoltre sollecitazioni estremamente elevate ai cannoni stessi. Un passo importante fu quelli di pressare la polvere nera in pellet, rendendo la combustione più lenta e controllata, permettendo inoltre l'adozione di canne più lunghe. Un ulteriore passo avanti è stata l'introduzione della cosiddetta polvere marrone, chimicamente differente dalla nera, la cui combustione era ancora più lenta. In questo modo anche le tensioni agenti sul cannone erano diminuite drasticamente, le canne duravano così più a lungo e potevano essere realizzate con tolleranze più strette.[5] Lo sviluppo della polvere infume, a base di nitroglicerina o nitrocellulosa, ideata dall'inventore francese Paul Vieille nel 1884, fu un ulteriore passo in avanti che permise l'impiego di minori quantità di propellente e l'adozione di canne più lunghe. I cannoni delle navi da battaglia pre-dreadnought del 1890 tendevano ad essere di calibro inferiore a quelli delle navi del 1880, di solito 12" (305 mm), ma adottavano canne di lunghezza maggiore, grazie all'impiego dei nuovi propellenti che garantivano velocità alla volata molto maggiori.[5] A cambiare fu anche la natura stessa dei proiettili. Inizialmente, i migliori proiettili perforanti erano quelli in acciaio pieno. Più tardi, con l'introduzione di nuove tecniche per il raffreddamento delle colate si riuscirono ad ottenere acciai più duri con migliori caratteristiche perforanti. Infine fu sviluppato il proiettile perforante.[5]
Posizione dell'armamento
Sulle murate
Le prime navi corazzate britanniche, francesi e russe, avevano un design ancora molto legato a quello della precedente, e lunga, era dei vascelli, mantenendo l'armamento disposto in linea lungo le fiancate. Queste navi erano chiamate in lingua inglese "broadside ironclads", cioè "navi corazzate a murata".[11][12] Esempi di questo tipo di nave erano sia la Gloire che la Warrior. La corazzatura era molto pesante tanto che, al contrario dei vascelli in legno che avevano una file di cannoni per ogni ponte, di norma le navi corazzate portavano un unica fila di cannoni per lato, ospitati sul ponte principale.[2] Un numero significativo di queste navi corazzate furono costruite nel 1860, principalmente da Gran Bretagna e Francia, ma in numero minore da altre potenze, come il Regno d'Italia, l'Austria Ungheria, l'Impero russo e gli Stati Uniti.[12] I vantaggi dei cannoni montati lungo le murate erano la possibilità per la nave di ingaggiare più di un avversario per volta e che il sartiame non ostacolava la linea di tiro.[10] Questa configurazione aveva anche degli svantaggi, che divennero maggiori con lo sviluppo delle navi corazzate stesse. L'aumento della corazzatura costringeva ad impiegare armi sempre più potenti e quindi più pesanti, che potevano essere caricate in numero minore. Inoltre, il ritorno allo speronamento costringeva ad avere una capacità di fuoco a 360° e non più limitata alle fiancate.[13] Questi problemi portarono all'abbandono delle armi sulle murate, sostituite da batterie, torrette e barbette.[10]
Torrette, batterie e barbette
Erano due le principali alternative progettuale ai cannoni lungo le murate. Nella prima opzione i cannoni erano collocati in una casamatta a centro imbarcazione: questa disposizione era nota come batteria centrale. Nella seconda opzione i cannoni erano posizionati su piattaforme rotanti, che avrebbero garantito un vasto campo di tiro. Quando tali piattaforme erano completamente blindate, questa disposizione prendeva il nome di torretta, mentre quando erano parzialmente blindate o prive di corazzatura, erano chiamate barbette. La batteria centrale era l'opzione più semplice e, nel corso degli anni 1860 e 1870, anche quella più popolare. L'avere i cannoni concentrati a centro imbarcazione significava che la nave poteva essere più corta e più maneggevole. La prima nave a batteria centrale di grandi dimensioni fu la britannica HMS Bellerophon, mentre i francese impostarono le prime navi corazzate a batteria centrale nel 1865, che però furono completate solo nel 1870. Spesso, ma non sempre, le navi corazzate a batteria centrale avevano il bordo libero strutturato in modo da permettere il fuoco anche in direzione frontale.[2] La torretta fece il suo debutto nel 1862 con la Monitor, su progetto dell'ingegnere svedese John Ericsson. Un disegno di torretta concorrente fu proposto dall'inventore britannico Cowper Coles. La torretta di Ericsson ruotava su asse centrale, mentre quella Coles su anello di cuscinetti. Le torrette offrivano il maggior arco di fuoco, ma negli anni 1860 soffrirono di problemi significativi. L'arco di fuoco di una torretta era infatti notevolmente limitato dalla presenza alberi e sartiame, quindi erano inadatte all'uso nelle precedenti navi corazzate. Il secondo problema era che le torrette erano estremamente pesanti. Ericsson fu in grado di adottare la torretta più pesante possibile (per dimensioni del cannone e corazzatura) progettando deliberatamente una nave col bordo libero più basso possibile . Il peso risparmiato rinunciando ad uno scafo alto fu recuperato in armamento e corazzatura. Un basso bordo libero significava, però, anche uno scafo più piccolo e quindi una minore capacità di stoccaggio del carbone e quindi una minore autonomia. Per molti aspetti la Monitor, con la sua torretta ed il suo basso bordo libero, e la Warrior, col suo armamento a murata, rappresentavano due estremi opposti dello medesimo concetto di "nave corazzata". Il tentativo più drammatico unire questi due estremi, o meglio di quadrare il cerchio, fu ad opera di Cowper Coles. Si tratta della Captain, dotata di torrette e di un bordo libero pericolosamente basso, e che tuttavia adottava un'alberatura completa. La nave si rovesciò poco tempo dopo il suo varo, nel 1870. La Monarch, strettamente derivata dalla Captain, era costretta a fare fuoco solo dalle torrette centrali di dritta e babordo. La terza nave della Royal Navy a combinare torrette e alberatura fu la Inflexible, varata nel 1876, che adottava due torrette su entrambi lati in posizione centrale, che capaci di fare fuoco verso prua, poppa e bordata.[10] Un'alternativa più leggera alla torretta, particolarmente popolare nella marina francese del periodo, fu la barbetta. SI tratta di corazzature fisse che ospitavano un cannone su piattaforma girevole. L'equipaggio addetto al cannone erano riparati dal fuoco diretto, ma rimanevano vulnerabili ai colpi sparati con traiettorie paraboliche, per esempio da postazioni a terra, che arrivavano dall'alto. La barbetta era più leggera della torretta, essendo fissa non necessitava di macchinari per farla ruotare, inoltre era priva di tetto. Tuttavia, su alcune navi furono rimosse anche le barbette nel tentativo di ridurre ulteriormente il peso. La barbetta raggiunse una notevole diffusione negli anni 1880, e con l'aggiunta di una corazzatura fissa completa, si evolvettero nelle torrette delle pre-dreadnought.[5]
Siluri
Corazzatura e costruzione
Scafo: Ferro, legno e acciaio
Corazzatura e sistemi di protezione
Propulsione
Flotte
Tramonto delle navi corazzate
Oggi
Note
Annotazioni
- ^ La Royal Navy costruì dei cannoni da 460 mm che avrebbero dovuto equipaggiare gli incrociatori da battaglia classe Glorious. Tuttavia tali navi, a costruzione ancora in corso, furono convertite in portaerei. Nel 1918, a guerra ormai terminata, i cannoni in questione furono installati su alcuni monitori classe Lord Clive
Fonti
- ^ a b c d e (EN) John Richard Hill, War at Sea in the Ironclad Age, Sterling Publishing, 2000, pp. 17-191, ISBN 0-304-35273-X.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t (EN) Lawrence Sondhaus, Naval Warfare 1815–1914, Londra, Routledge, 2001, pp. 37-191, ISBN 0-415-21478-5.
- ^ (EN) Michael J. Seth, A history of Korea: from antiquity to the present, Rowman & Littlefield, 2010, p. 147, ISBN 978-0-7425-6716-.
- ^ (EN) Iain Dickie, Christer Jorgensen; Martin J. Dougherty, Fighting techniques of naval warfare, 1190 BC-present: strategy, weapons, commanders, and ships, Thomas Dunne Books, 2009, p. 96, ISBN 978-0-312-55453-8.
- ^ a b c d e f g h i j k l m (EN) Robert Gardiner, Andrew Lambert, Steam, Steel and Shellfire: The Steam Warship, 1815-1905, Book Sales, 2001, pp. 30-55, ISBN 0-7858-1413-2.
- ^ (EN) Andrew Lambert, Battleships in Transition: The Creation of the Steam Battlefleet 1815–1860, Londra, Conway Maritime Press, 1984, pp. 19-95, ISBN 0-85177-315-X.
- ^ a b c d e (EN) James Phinney Baxter III, The Introduction of the Ironclad Warship, Harvard University Press, 1933, pp. 70-84.
- ^ (FR) Classe Dévastation, su dossiersmarine.free.fr. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ (EN) Angus Konstam, Union River Ironclad 1861-65, Osprey Publishing, 2002, ISBN 978-1-84176-444-3.
- ^ a b c d e f g h i j k (EN) John Beeler, Birth of the Battleship: British Capital Ship Design 1870–1881, Londra, Caxton, 2003, pp. 54-204, ISBN 1-84067-534-9.
- ^ (EN) Edward J. Reed, Our Ironclad Ships, their Qualities, Performance and Cost, John Murray, 1869, pp. 4-233.
- ^ a b (EN) Conways's All the World's Fighting Ships 1860-1905, Conway Maritime Press, 1979, pp. 7-389, ISBN 0-8317-0302-4.
- ^ (EN) Gerard H.U. Noel, The Gun, Ram and Torpedo, Manoeuvres and tactics of a Naval Battle of the Present Day, 2ª ed., Griffin, 1885.
Bibliografia
Altri progetti
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