Addio ai monti
[Immagine:I promessi sposi (1840) 047.jpg|thumb|300px|Lucia Mondella]] L'Addio ai monti è un celebre brano del capitolo VIII de I promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
L'inserimento all'interno del romanzo
Una notte Renzo e Lucia, su indicazione di fra' Cristoforo, abbandonano in barca il paese natale per sfuggire alle grinfie del malvagio don Rodrigo, il quale mira alla mano della fanciulla; questa, rivedendo i luoghi cari della propria vita, che teme di perdere, e il tetro maniero del suo famigerato pretendente, è vinta dallo sconforto e, posati il braccio e la fonte sul bordo della piccola imbarcazione, piange. Manzoni riporta i pensieri della giovine, che fanno riferimento, appunto, ai luoghi che questa teme di non poter più rivedere. Per tutta la durata del brano la narrazione è, per un attimo, sospesa, il che consente all'autore di creare un "cantuccio" in cui tanto il personaggio quanto Manzoni stesso possano esternare i proprio sentimenti, con una funzione simile, ma, si badi, non uguale, a quella del coro nelle tragedie del nostro.
Breve commento
Il passo è il momento più lirico di tutto il romanzo, tanto che viene considerato dai commentatori poesia in prosa e che si possono individuare all'interno del testo vari versi, decasillabi ed endecasillabi; il registro, come si confà alla lirica, è elevato, sia nelle figure retoriche che nella sintassi che nel lessico e i tono è fortemente idillico. Esiste però un elemento che incupisce in una certa misura il procedere morbido e quasi bucolico del passo, la presenza di don Rodrigo, la cui ombra aleggia, minacciosa, su tutti i pensieri di Lucia: è la vista del suo palazzotto che fa rabbrividire la giovine e la fa piombare in un profondo sconforto, sfogato nel pianto. Per tutta la durata del brano la narrazione è sospesa, il che consente all'autore di creare un "cantuccio" in cui tanto il personaggio quanto Manzoni stesso possano esternare i propri sentimenti, con una funzione simile, ma, si badi, non uguale, a quella del coro nelle tragedie del nostro. L'ambientazione notturna e il paesaggio lacustre costituiscono un contesto perfetto per l'esternzione dei sentimenti della giovine. Tuttavia l'autore, come di consueto, desidera mantenere uno stretto controllo della narrazione e della propria opera, per cui, al termine del passo, chiude bruscamente il momento idillico con l'espressione "Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia".
Il tema centrale del passo è certamente quello del difficile distacco dalla terra natìa e della delusione che sempre accompagna l'emigrante, il quale lascia ciò che ha di più caro per un futuro incerto, esattamente come Lucia, ma non mancano, naturalmente, riferimenti alla religione e alla Provvidenza, le quali permeano l'intero romanzo e ne sono due delle maggiori tematiche di fondo. Il concetto di Provvidenza fa capolino nella chiusa del passo, in cui si ricorda che Dio predispone le sofferenze degli uomini solo in vista di un bene e di una gioia "più certa e più grande", concetto che è il filo conduttore di tutta la trama dell'opera.
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Bibliografia
- Romano Luperini, Pietro Catadi, Lidia Marchiani, Franco Marchese, il nuovo La scrittura e l'interpretazione, volume 1, Palumbo editore, ISBN 978-88-8020-846-4
- a cura di Piero Gallardo, Il tesoro della prosa e della poesia italiane, volume V, Selezione dal Reader's Digest S.p.A, Verona, 1964