Centro studi e archivio della comunicazione

archivio e centro di ricerca dell'Università degli Studi di Parma dedicato allo studio della cultura visiva e del progetto in Italia nel Novecento; dal 2015 è anche un museo

Il Centro studi e archivio della comunicazione (noto anche con l'acronimo di CSAC) è una struttura permanente creata come un progetto dell'Università degli studi di Parma nei primi anni ottanta, partendo dalle numerose esperienze, maturate soprattutto all'estero, di Carlo Arturo Quintavalle.[1]

Raccoglie e conserva materiale relativo all'ambito della comunicazione. Ha, inoltre, lo scopo di divulgare attraverso mostre, dibattiti e conferenze, i problemi inerenti tale ambito.[1]

Storia

Il Centro studi e archivio della comunicazione è nato dall'esigenza di formare delle raccolte d'arte seguendo modelli nuovi ed inediti[senza fonte]. I primi nuclei della raccolta, sono stati costituiti da dipinti, in particolare di Pop art ed Arte informale, e da archivi fotografici, nello specifico quello storico dello Studio fotografico Vasari proveniente da Roma, di Villani proveniente da Bologna e quello dello studio Stefani proveniente da Milano.

La prima sezione denominata "Progetto" è inaugurata nel 1980 nell'ambito di un convegno al quale partecipano alcuni dei principali progettisti italiani. Tale sezione, che all'epoca contava una raccolta di 400.000 pezzi (e che attualmente ne annovera circa un milione e mezzo), era costituita prevalentemente da schizzi, disegni, maquette e oggetti di design.

La raccolta in seguito apre altre sezioni che affiancano quella "Progetto": la sezione "Fotografia", quella dedicata ai "Media" e quella dedicata allo "Spettacolo".

Originariamente il CSAC ha avuto sede nel Palazzo della Pilotta, che ben presto si dimostra insufficiente per contenere le varie raccolte che si sono arricchite negli anni di collezioni e donazioni da parte di soggetti diversi. In particolare si è andata costituendo una sezione dedicata alla "Moda" con oltre 70.000 disegni originali dei principali stilisti italiani, da Giorgio Armani a Gianfranco Ferré, a Krizia, le Sorelle Fontana, Pino Lancetti, Franco Moschino, Gianni Versace. E una sezione dedicata all'"Architettura" con oltre 1.500.000 di progetti e disegni, di architetti quali ad esempio Alpago Novello, De Finetti, Gardella, Menghi, Nervi, Ponti, Pulitzer, Rava, Samonà e di designer come Bellini, Castiglioni, Enzo Mari, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Marcello Nizzoli, Rosselli, Roberto Sambonet, Afra e Tobia Scarpa, Sottsass Jr.

I materiali vengono quindi trasferiti nel 1989 nel Padiglione Nervi e la sede del CSAC trasferita nei locali della Certosa di Valserana. Il Centro studi e l'Archivio hanno così a disposizione oltre 8.000 metri quadri che costituiscono la struttura museale, e nella quale trovano spazio dipinti, fotografie, lastre originali e negativi originali, disegni, plastici, maquette, oggetti per un totale di circa 10 milioni di pezzi.

In particolare si è così costituito un fondo di oltre 6 milioni di pezzi tra fotografie originali, lastre e negativi tra i quali sono conservate le opere di fotografi come Man Ray, Nino Migliori o Luigi Ghirri.

Attualmente il museo non è visitabile. In progetto vi è, tuttavia, la creazione di una struttura fruibile da un pubblico il più ampio possibile.

Note

  1. ^ a b Giorgio Fioravanti. Il dizionario del grafico. Bologna, Zanichelli, 1993. Pagina 146. ISBN 88-08-14116-0

Voce correlate

Collegamenti esterni

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