Le Fornaci Romane di Alcamo sono un complesso archeologico localizzato ad Alcamo Marina (in contrada Foggia) nel 2000. Il sito, dimenticato per dieci anni, è stato reso fruibile e messo in sicurezza dal Comune di Alcamo e riaperto nell'ambito della manifestazione "Alcamo culturale" il 23 maggio 2015, grazie all’intesa tra il Comune di Alcamo (Assessorato alla Cultura), l’Archeoclub d’Italia Calatub (con i suoi volontari) e la Soprintendenza dei BB.CC.AA. di Trapani.

Fornaci romane di Alcamo
contrada Foggia
CiviltàRomana
Utilizzoquartiere artigianale
EpocaI secolo d.C. - III secolo d.C.
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneAlcamo
Dimensioni
Superficie2 500 mq 
Scavi
Data scoperta2000
Date scavi2003-2005
OrganizzazioneFacoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Ateneo di Bologna (sede di Ravenna)
ArcheologoDario Giorgetti
Amministrazione
EnteComune di Alcamo
Visitabilesu richiesta
Mappa di localizzazione
Map

Scoperta del sito

L’area di ricerca, di proprietà del Comune di Alcamo, si trova all’altezza del km. 43,800 della S.P. 187 poco oltre il ponte sul fiume San Bartolomeo che segna il limite di confine amministrativo fra i Comuni di Alcamo e Castellammare del Golfo e a monte della linea ferrata Trapani–Palermo, nella zona Magazzinazzi.[1] Il sito è costituito da tre fornaci, datate fra il I secolo d.C. e la metà del V secolo d. C. di cui la prima è stata rinvenuta casualmente nel 2000 durante alcuni lavori di sbancamento per future attività edilizie previste nella zona,[2] Fermati subito i lavori, è stata stipulata una Convenzione fra la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Ateneo di Bologna (sede di Ravenna), l'Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana e la Soprintendenza di Trapani[3], che ha dato l’inizio alle ricerche archeologiche. A capo del progetto il prof. Dario Giorgetti, stimato docente di Storia romana e di Topografia antica nell’Università bolognese, assieme ad alcuni allievi della Facoltà di Ravenna e del corso triennale di Archeologia Navale di Trapani.

Scavi

Il primo sopralluogo, fatto nel giugno 2002 dal prof. Dario Giorgetti assieme ad dottor Antonio Filippi, ha fatto evidenziare la presenza dei resti di una fornace dell'età romana, abbastanza ben conservata, nonostante gli interventi di scasso dovuti alle attività di lottizzazione. Sono state fatte tre campagne di ricerca: ottobre 2003, ottobre 2004 e settembre 2005. In quest'ultima sono stati ritrovati, nel lato sud dell'area, i resti della terza fornace. Le fornaci sono disposte su un modulo a “schiera”, longitudinalmente sull’asse Nord-Sud[4], hanno una forma circolare, con un diametro di circa 3 metri, e evidenziano, oltre al piano di cottura ben mantenuto, un insolito stato di conservazione della camera di cottura a calotta.

Le fornaci

Nella struttura della fornace "A" di Alcamo Marina si può riconoscere la tipologia della c.d. fornace "a muffola"[5] di cui esistono pochi elementi nell'Italia e Europa di età romana e su cui la dottrina archeologica mantiene un comprensibile riserbo.[6] Risulta ben visibile la struttura del praefurnium e parte del corridoio (di forma rettangolare, largo 60 cm. e profondo mt.2,70) che serviva per l'inserimento della legna nella camera di combustione.

Nel corso delle ricerche relative alla terza campagna di scavi archeologici (settembre 2005), oltre alla scoperta della terza fornace "C", di notevole interesse è risultato il ritrovamento di una struttura che costituisce un vano di passaggio o un corridoio fra un ambiente dove si lavorava la ceramica e la camera di cottura di una delle fornaci. Il complesso di fornaci di età romana ha rivelato la sua storia, caratterizzata da almeno due diverse fasi di utilizzo avvenute nel corso del periodo di dominazione romana, che hanno comportato, ad ogni ristrutturazione, un progressivo restringimento della camera di cottura dei forni. Inoltre, lo scavo esteso al settore sud-orientale, ha fatto emergere le tracce di un'altra possibile struttura per la produzione della ceramica. Questo impianto produttivo dell'antichità di anno in anno rileva tutta la sua importanza, anche sul piano internazionale, per estensione e qualità della conservazione.[7]

Le fornaci un tempo erano utilizzate per la cottura e la produzione di materiale destinato ad uso domestico e da costruzione (stoviglie, anfore, tegole e mattoni, embrici, stoviglie, ceramica comune)[8] e fanno pensare all’esistenza di un complesso artigianale e produttivo fortemente correlato alle attività commerciali del vicino porto di Castellammare del Golfo, situato in una posizione ottimale per le rotte commerciali del Mediterraneo verso la Spagna, la Sardegna e Roma.

Posizione strategica

La vicinanza del fiume San Bartolomeo consente di ipotizzare, inoltre, una via di trasporto ottimale per l'esportazione dei manufatti fittili e dei relativi contenuti: il fiume, nelle cronache del ‘700, era ancora indicato come un fiume navigabile, a contatto con la vicina Segesta.Il suo delta a forma di cono è il frutto di detriti e costipamenti di due corsi d’acqua (canale Molinello e San Bartolomeo), con una rilevante presenza di un naturale deposito argilloso e di una fonte d’acqua, necessari per la realizzazione della ceramica. Le anfore Dressel 21 e Dressel 22, rinvenute nel sito, forse erano realizzate come contenitori per la frutta, ma anche per la conservazione e il trasporto del pesce, specialmente tonno e sgombro, a riprova di una millenaria tradizione economica con la presenza di diversi impianti di lavorazione del pesce presenti nel Golfo di Castellammare, a San Vito lo Capo, a Marsala e nelle isole Egadi.

L'impianto

Fornaci romane

L’impianto di Contrada Foggia copre un’area di 2500 metri quadrati (con circa 350 metri già soggetti a scavo); si sono scoperte tre fornaci, due ambienti per la produzione e 5 strutture in muratura che delimitano gli ambienti produttivi, fatte con grossi blocchi di calcarenite locale, pietra detritica, compatta e tenera alla lavorazione. I muri servono al contenimento della dilatazione del terreno, dovuto al calore delle fornaci in funzione e soprattutto durante le fasi di riscaldamento e raffreddamento.

Considerata la vastità dell’area di lavoro, si pensa alla presenza di fossi per la depurazione dell’argilla con condotti di afflusso e deflusso dell’acqua, e anche a botteghe con diverse linee di produzione, magazzini di stoccaggio e deposito.[9] Si ritiene probabile perfino la presenza di circa 15 fornaci, ma servono ulteriori campagne di scavi; ogni fornace dava lavoro a 8 unità, di cui 2 o anche 3 unità per gruppo, e quindi la possibilità che in quest’area ci fossero un agglomerato urbano (di cui vanno identificate le ulteriori tracce) con una novantina di famiglie impegnate nel suo centro di produzione.

L’impianto forse apparteneva a una o più famiglie di imprenditori gentilizi, che passavano dei periodi in Sicilia, per il controllo degli affari. Nella fornace "A" è stato scoperto un coppo con il bollo Maesi e il simbolo a forma di croce, risalente al 5° secolo d. C., e vicino ad Alcamo (in contrada Sirignano) fra le rovine di un’antica villa è stata rinvenuta una tegola con il bollo Maesi Anae.[10] La gens Maesia era presente nella Sicilia di età imperiale tardo antica, con numerose iscrizioni a Termini Imerese, Palermo e Marsala. Il ramo siciliano dei Maesii forse proveniva da Maesius Picatianus, originario del nord Italia, che fu legato di Augusto in Numidia. Sono attestati anche i Maesii Titani originari della Macedonia che avevano interessi commerciali sia in Occidente che in Oriente.

Note

  1. ^ Le fornaci romane di Alcamo : rassegna, ricerche e scavi 2003-2005 / a cura di Dario Giorgetti ; prefazione di Antonio Carile ; testi di Claudio Capelli ... [et al.] p.8
  2. ^ http://www.magazine.unibo.it/archivio/2004/06/29/alcamo
  3. ^ http://www.arkeomania.com/alcamofornace.html
  4. ^ http://www.turismo.trapani.it/it/1029/fornaci-romane.html
  5. ^ N. CUOMO DI CAPRIO, Fornaci e officine da vasaio tardo-ellenistiche, IIIª ed., Princeton New Jersey, Morgantina Studies, 1992.
  6. ^ Dario Giorgetti, Le fornaci romane di Alcamo : rassegna, ricerche e scavi 2003-2005 / a cura di Dario Giorgetti; prefazione di Antonio Carile ; testi di Claudio Capelli ... [et al.], Roma, Aracne editrice, 2006.p.20
  7. ^ http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=14854
  8. ^ Le fornaci romane di Alcamo : rassegna, ricerche e scavi 2003-2005 / a cura di Dario Giorgetti ; prefazione di Antonio Carile ; testi di Claudio Capelli ... [et al.] p.12
  9. ^ http://www.alqamah.it/2014/06/10/historia-alcami-le-fornaci-romane-e-il-monte-bonifato/
  10. ^ http://www.alqamah.it/2014/06/10/historia-alcami-le-fornaci-romane-e-il-monte-bonifato/

Bibliografia

  • M.L. Stoppioni, Gli impianti produttivi, in Con la terra e con il fuoco: Fornaci romane del riminese, Rimini, Guaraldi Editore, 1993.p.25-34
  • N. CUOMO DI CAPRIO, Fornaci e officine da vasaio tardo-ellenistiche, IIIª ed., Princeton New Jersey, Morgantina Studies, 1992.

Collegamenti esterni

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