Utente:Pasquale D'Arco/Sandbox
L'EREDITÀ DI ALAN TURING - 50 ANNI DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Questo libro, a cura di Massimiliano Cappuccio, tratta dei diversi temi (da quelli di carattere scientifico, fisico e matematico, a quello di tipo filosofico) che hanno interessato la vita di Alan Turing, uno dei fondatori della moderna informatica.
Ogni capitolo ( in tutto 17 ) vede il contributo di docenti universitari quali: Edoardo Ballo, Silvio Bozzi, Marcello d'Agostino, Paolo d'Alessandro, Rossella Fabbrichesi Leo, Marcello Frixione, Barbara Giolito, Giulio Giorello, Gabriele Lolli, Giuseppe Longo, Lorenzo Magnani, Teresa Numerico, Piergiorgio Odifreddi, Valeria Patera, Ines Saltamacchia e Corrado Sinigaglia.
Introduzione di Massimiliano Lorenzo Cappuccio
L'introduzione, a cura di Massimiliano Cappuccio ripercorre brevemente la vita di Turing: dallo sbarco in Inghilterra dal Normandie nel 1937 (a 25 anni) fino ai suoi ultimo lavoro da crittografo fino ai suoi attimi di vita, dopo l'arresto, avvenuto nel 1952 per omosessualità. Dopo circa 2 anni ( 1954 ) la sua domestica lo trovò morto nel suo letto, le successive indagini hanno riscontrato come causa della morte l'avvelenamento di cianuro di potassio
Dalla macchina di Turing ai calcolatori digitali di Edoardo Ballo
In questo capitolo viene descritta la macchina di Turing, il suo funzionamento e le sue caratteristiche: tale macchina dovrebbe, a detta di Turing, descrivere ogni calcolo di natura meccanica seguendo delle istruzioni con cui la macchina rappresenta il risultato di questo calcolo attraverso la lettura di una celletta su di un nastro. Tale macchina verrà costruita e usata da Turing e dal team che durante la seconda guerra mondiale ha lavorato per intercettare e decrittare i messaggi cifrati della Germania. Dietro l'idea di questa macchina, ci sono due punti che influenzeranno fortemente il lavoro di Turing:
- Il fatto che una macchina possa compiere il lavoro ( o calcolo ) di altre macchina, quello che oggi chiamiamo programmazione.
- Il tema dell'imitazione ( da qui il nome di un famoso film girato nel 2014, The Imitation Game per la regia di Morten Tyldum ) , cioé il fatto che questa macchina sia in grado di imitare qualunque altra macchina di Turing.
Il coraggio dell'ingenuità di Gabriele Lolli
Il termine ingenuità non è casuale, Turing ha sempre affrontato i problemi e dedicato ai suoi interessi con una curiosità quasi simile a quella di un bambino tant'è che i suoi scritti non brillano certo di erudizione o di stile molto ricercato anche se sono presenti riferimenti culturali che lasciano intendere la vasta cultura di Turing. Tale concetto è ampiamente illustrato da un disegno fatto dalla madre di Turing,( clicca qui per vedere ) un giovane Alan è preso ad osservare delle margherite in disparte mentre dei ragazzi giocano ad hockey ( tra l'altro, le margherite furono uno degli ultimi argomento su cui il matematico lavorava prima di morire) . Il tema dell'ingenuità si ritrova in quello che si può definire un vero e proprio stile di Turing: Riformulare i problemi in modo che il peso della prova ricada sull'oppositore, i suoi argomenti allora hanno la caratteristica, come è stato rilevato, che sembra non ammettano confutazione[1] e da qui deriva il gioco dell'imitazione: Questo gioco prevede 3 soggetti, un uomo, una donna e un interrogante. L'interrogante pone delle domande ai due soggetti che comunicano in modo separato attraverso mezzi che non rivelino la loro identità, il gioco sta nell'individuare chi è l'uomo e chi la donna. In questo gioco interviene la macchina, una delle due persone viene rimpiazzata da essa e ci si chiede quanto l'interrogante possa indovinare se a giocare è la macchina o la donna.
- ^ G. Lolli - Il Coraggio dell'ingenuità (pag. 26)