Islam e La vita sessuale delle gemelle siamesi: differenze tra le pagine

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{{Libro
{{protetta}}
|titolo = La vita sessuale delle gemelle siamesi
{{nota disambigua}}
|titoloalfa = Vita sessuale delle gemelle siamesi, La
{{avvisounicode}}
|titoloorig = The Sex Lives of Siamese Twins
[[File:Allah11.svg|thumb|upright=1.2|200px|Il nome di [[Allah|Allāh]] in [[lingua araba]]]]
|annoorig = 2014
L''''islam''' (pronunciato in italiano <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/izˈlam/|it}} o {{IPA|/ˈizlam/|it}}<ref name=pronuncia/>; {{arabo|إسلام|Islām}}) è una [[monoteismo|religione monoteista]] manifestatasi per la prima volta nella [[penisola araba]], nella cittadina [[Hegiaz|higiazena]] della [[La Mecca|Mecca]], nel [[VII secolo]] dell'[[era cristiana]] ad opera di [[Maometto]] (in [[Lingua araba|arabo]] <big>محمد</big>, ''Muḥammad''), considerato dai [[musulmani]] l'ultimo [[profeta]] portatore di legge (''Khātam al-Nabiyyīn''), inviato da [[Dio]] (in [[Lingua araba|arabo]] <big>الله</big>, ''Allāh'') al mondo per ribadire definitivamente la ''Rivelazione'', annunciata per la prima volta ad [[Adamo]] (<big>آدم</big>, ''Ādam''), il primo uomo e il primo profeta.
|genere = [[Romanzo]]
|lingua = en
}}
'''''La vita sessuale delle gemelle siamesi''''' è un romanzo di [[Irvine Welsh]], uscito nel 2014.
 
In questo libro l'autore si allontana da [[Edimburgo]] e dalla Scozia scegliendo come ___location [[Miami]] e le spiagge della [[Florida]]; un'altra evidente discontinuità con i suoi precedenti romanzi è rappresentata dalla scelta di due protagoniste femminili.
Con circa 1,8 miliardi di fedeli, ossia il 23% della popolazione mondiale,<ref name="pewmuslim4">{{Cita web|url=http://www.pewforum.org/2011/01/27/the-future-of-the-global-muslim-population |titolo=Executive Summary |sito=The Future of the Global Muslim Population |editore=Pew Research Center |accesso=18 gennaio 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://features.pewforum.org/muslim-population/?sort=Pop2030 |titolo=Table: Muslim Population by Country &#124; Pew Research Center's Religion & Public Life Project |data=27 gennaio 2011 |accesso=18 gennaio 2016}}</ref> l'islam è la seconda religione del mondo per consistenza numerica e vanta un tasso di crescita particolarmente significativo.<ref>{{Cita web|url=http://www.foreignpolicy.com/articles/2007/05/13/the_list_the_worlds_fastest_growing_religions|titolo=The List: The World's Fastest-Growing Religions|editore=[[Foreign Policy]]|data=14 maggio 2007|accesso=24 settembre 2013}}</ref><ref>[http://www.pbs.org/empires/islam/faithtoday.html PBS - Islam: Empire of Faith - Faith - Islam Today].</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.usnews.com/news/religion/articles/2008/04/07/no-god-but-god |titolo=No God But God |autore=Lippman, Thomas W.|editore=U.S. News & World Report|data=7 aprile 2008|accesso=24 settembre 2013}}</ref>
In comune con le altre opere di [[Irvine Welsh|Welsh]] vi è invece il tema portante delle dipendenze: ne ''La vita sessuale delle gemelle siamesi'' non si tratta però di [[alcolismo|alcol]] o [[tossicodipendenza|droghe]] bensì della schiavitù che può essere generata dal cibo, dal culto della forma fisica e dalle relazioni personali. Il testo mostra anche un'evidente vena [[satira|satirica]] nei confronti dei [[mass media]].
Il 13% dei musulmani vive in [[Indonesia]], che è anche il paese musulmano più popolato, il 25% nell'[[Asia meridionale]], il 20% in [[Vicino Oriente]], [[Maghreb]] e [[Medio Oriente]] e il 15% nell'[[Africa subsahariana]].<ref>[http://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/ Mapping the Global Muslim Population - PewResearch]</ref> Minoranze considerevoli si trovano anche in [[Europa]], [[Cina]], [[Russia]] e [[Americhe]].
 
==Significato del titolo==
== Etimologia e significato ==
Il titolo ha una doppia chiave di lettura: in primo luogo si riferisce al caso, quotidianamente sfruttato dai [[mass media]] e discusso dai vari personaggi del romanzo, di due [[gemelli siamesi|gemelle siamesi]] adolescenti nate da una famiglia fondamentalista cristiana dell'[[Arkansas]]:il fidanzamento di una delle due le mette di fronte al dilemma se affrontare o meno un rischioso intervento chirurgico di separazione che permetterebbe alla gemella prevalente di vivere una vita normale ma avrebbe il 60% di possibilità di costare la vita all'altra.
[[File:Sheikh Lotf Allah Mosque dome.jpg|thumb|Dettaglio interno della Moschea [[Shaykh Lotf Allah]] di [[Esfahan]] ([[Iran]])]]
In secondo luogo, gemelle siamesi sono anche le due protagoniste, Lucy Brennan e Lena Sorenson, apparentemente opposte (tonica e [[salutismo|ipersalutista]] la prima, [[bulimia|bulimica]] e [[obesità|obesa]] la seconda) ma fatalmente destinate a intrecciare le loro vite.
''Islam'' (pronunciato {{IPA|[isˈlaːm]}} in [[lingua araba|arabo]]) è un sostantivo verbale traducibile con «sottomissione, abbandono, consegna totale [di sé a Dio]»<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/islam/ Voce «Islàm» del Vocabolario Treccani Online]</ref><ref name="pronuncia">In arabo la parola è un ''maṣdar'' (''nomen actionis'') di IV forma, con allungamento vocalico e accento tonico sulla seconda radicale (''lam''). <br>
La pronuncia italiana che riprende fedelmente l'originale è quindi ''Islàm'', la sola a essere ritenuta corretta da diverse fonti (cfr. [[Dizionario d'ortografia e di pronunzia|DOP]], ''[http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=50292&r=421 ad vocem]''), a scapito della [[Parola piana|pronuncia piana]] (''Ìslam''). Tale fenomeno, riscontrabile anche nelle pronunce ''Ìraq'' o ''Ìran'' anziché ''Iràq'' e ''Iràn'', risponderebbe ad una tendenza [[Ipercorrettismo|ipercorrettista]]: si ritira l'accento per reazione alla tendenza a pronunciare come parole piane [[Tecnicismo|tecnicismi]] che sono in realtà [[Parola proparossitona|parole proparossitone]] (cfr. Paolo D'Achille, ''L'italiano contemporaneo'', ed. [[il Mulino]], Bologna, 2010, ISBN 978-88-15-13833-0, p. 112). Tuttavia, secondo il DiPI (''[[Dizionario di pronuncia italiana]]'' di [[Luciano Canepari]]), la pronuncia piana sarebbe ora la più diffusa in italiano e, come tale, da esso ritenuta la più "consigliabile" ([http://www.dipionline.it/dizionario/ricerca?lemma=Islam cfr.]). In italiano, inoltre, indipendentemente dall'accento tonico, la ''s'' di ''Islam'' è sempre sonora (come ogni ''s'' in quella posizione), mentre in arabo è sorda.</ref> che deriva dalla radice ''aslama'', congiunzione causale di ''salima'' («essere o porsi in uno stato di sicurezza»), ed è collegato a ''salām '' («pace»).<ref>[http://dictionary.reference.com/browse/islam Islam | Define Islam at Dictionary.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
==Trama==
Nel linguaggio religioso, il concetto è traducibile con la parafrasi: «entrare in uno stato di pace e sicurezza con Dio attraverso la sottomissione e la resa a Lui»<ref>[http://books.google.it/books?id=qa6H8hYm8WgC&pg=PA100&lpg=PA100&dq=islam+root+peace&source=bl&ots=HtHSmA3ksG&sig=Immg8zRjdEHraaZUYgUoXT6XIbQ&hl=it&sa=X&ei=LnoLVOjEMeT07Ab7woHgAw&ved=0CDIQ6AEwAjgU#v=onepage&q&f=false On Developing Theology of Peace in Islam]</ref>. Nel [[Corano]] talvolta assume la caratteristica di una qualità interiore del fedele: «''Allah apre il cuore all'Islàm a coloro che vuole guidare''»;<ref>Corano, VI:125</ref> altri versi collegano ''Islām'' e ''[[Dîn|Dīn]]'', approssimativamente traducibile «religione»: «''Oggi ho reso perfetta la vostra religione'' [''dīn'']'', ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l'Islàm''».<ref>Corano V:3</ref> Altri ancora descrivono l'islam come «l'atto di ritorno a Dio», piuttosto che un'affermazione verbale di fede.<ref>L. Gardet; J. Jomier, ''s.v.'' «Islam», in: ''[[The Encyclopaedia of Islam]]'' Online.</ref>
Lucy Patty Brennan è una [[personal trainer]] poco più che trentenne: originaria di [[Boston]], si è trasferita dopo l'adolescenza a [[Miami]], pratica [[arti marziali]], ed è una fanatica delle diete e della forma fisica. E' [[bisessualità|bisessuale]] ma predilige decisamente le partner femminili con cui esercitare il ruolo di [[dominatrice]], prova una certa ansia per l'avanzare della sua età, che si avvicina sempre di più a quella delle sue clienti, e una conseguente invidia verso le colleghe più giovani come la attraente ma vacua Mona.
La parola ''Islam'' perciò non è legata a una personalità o a un gruppo etnico, bensì all'idea centrale del suo credo religioso.<ref>[[Seyyed Hossein Nasr]], ''The Heart of Islam: Enduring Values for Humanity'', 2002</ref>
 
Lena Sorenson è una giovane artista cresciuta nelle campagne del [[Minnesota]] e laureatasi a [[Chicago]], ha creato opere e installazioni di grande successo ma è caduta in [[disturbo depressivo|depressione]] dopo una delusione amorosa ed è affetta da bulimia ed obesità; si è trasferita a [[Miami]] per ritrovare la sua ispirazione che però è ancora in piena crisi.
Nel [[hadith di Gabriele|ḥadīth di Gabriele]] (''ḥadīth Jibrīl'') l'Islàm è presentato come parte di una triade composta da ''imān'' («fede») e ''[[Ihsan|iḥsān]]'' («eccellenza»), dove la definizione teologica dell'islam sarebbe il ''[[Tawhid|Tawḥīd]]'' (l'affermazione cioè di fede in un [[divinità|dio]] Uno e Unico - ossia [[Allāh]] - e nella missione profetica di Maometto).
L'incontro tra le due protagoniste avviene nel corso di una notte allorché Lucy, al volante della propria auto lungo una superstrada, è testimone di un tentato [[omicidio]]: la ragazza si ferma e, grazie alla sua forza fisica e all'abilità nelle arti marziali, riesce a disarmare l'aggressore che impugnava una pistola e immobilizzarlo fino all'arrivo della [[polizia]], permettendo all'inseguito di fuggire.
Lena, fermatasi a sua volta ma incapace di intervenire, filma l'intera scena con il suo [[telefono cellulare]], trasformando Lucy in un'eroina mediatica inseguita dai giornalisti, lodata dai politici locali e corteggiata da una [[rete televisiva]], che le offre un ruolo da protagonista in un [[reality show]] incentrato sul dimagrimento e l'allenamento ginnico.
 
Gli eventi prendono però ben presto una piega inaspettata: le indagini rivelano come l'aggressore fosse un uomo che da bambino era stato vittima di [[pedofilia|abusi sessuali]] e l'inseguito un vagabondo più volte incriminato per reati connessi alla pedofilia.
== I pilastri dell'islam ==
Lucy diventa così oggetto delle critiche dei politici che prima la lodavano e il network televisivo congela il progetto del suo reality, in conseguenza a ciò la protagonista minaccia e insulta pesantemente al telefono una dirigente della rete TV, pregiudicando qualsiasi possibile collaborazione futura con essa.
{{Vedi anche|Cinque pilastri dell'Islam}}
[[File:Prayer in Cairo 1865.jpg|thumb|Preghiera al [[Cairo]], [[Egitto]], 1865]]
Gli ''arkān al-Islām'' ("Pilastri dell'islam") sono i cinque doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. Essi sono:
 
Lena, che resta una fedele ammiratrice di Lucy, si presenta alla palestra in cui lavora perché intenzionata a perdere peso e rimettersi in forma.
* la ''[[shahada|shahāda]]'', o "testimonianza" di fede (in [[Lingua araba|arabo]] <big>ﺷﻬﺎﺩة</big>: {{Audio|Shahadah.ogg|audio}}):
La tenacia e la disciplina militaresca di Lucy nell'imporre esercizi e diete alla giovane artista si scontrano però con la disperata forza della dipendenza di Lena dai cibi più ingrassanti.
:''Ašhadu an lā ilāha illā Allāh - wa ašhadu anna Muḥammad<sup>an</sup> Rasūl Allāh''
:"''Testimonio che non c'è divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muḥammad è il Suo Messaggero''".<ref>Sotto un profilo strettamente contenutistico si parla tra gli esegeti di due testimonianze (''shahādatāni''), riferendosi alle due affermazioni che la compongono: la prima relativa all'Unità divina e la seconda alla missione profetica di Maometto.</ref>
Per essere valida, la ''shahāda'' deve essere recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti.<ref>Riguardo alla necessità o meno di recitare la ''shahāda'' di fronte a validi testimoni, si legga: [http://newtoislaam.abdurrahman.org/2011/06/10/are-witnesses-needed-for-a-non-muslim-to-take-shahada/ # Are witnesses needed for a non Muslim to take shahada? – Shaykh Saalih Fawzan]</ref> Essa è sufficiente, da sola, a sancire l'adesione all'islam di chi la pronuncia<ref>A tale determinazione non si è giunti immediatamente, né pacificamente. Per oltre un secolo si è infatti discusso se per essere musulmano fosse sufficiente la sola fede o se essa dovesse essere accompagnata da opere coerenti. La discussione non era puramente teorica, in quanto derivava dalla penosa condizione in cui si trovavano i convertiti non-Arabi (''[[Mawla|mawālī]]''), cui si obiettava la non compiuta conoscenza della ''[[Shari'a|Sharīʿa]]'' e delle complesse liturgie del culto per seguitare ad assoggettarli ai gravami fiscali cui erano tenuti i sudditi "protetti" (''[[dhimmi]]''), appartenenti cioè alla cosiddetta [[Ahl al-Kitab|Ahl al-Kitāb]], "Gente del Libro". Sarà solo la vittoria degli [[Abbasidi]] e la loro politica che attuava l'universalismo islamico a convincere i teologi della sufficienza della sola retta fede per fare acquisire la condizione giuridica e morale di musulmano.</ref>;
* la ''[[ṣalāt]]'' (in [[Lingua araba|arabo]] <big>صلاة</big>), [[preghiera]] canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (''awqāt'') che sono scanditi dal richiamo (in [[Lingua araba|arabo]] <big>أَذَان</big>, ''adhān'': {{Audio|33937_ejaz215_call-to-prayer-from-the-prophet-s-mo.ogg|audio}}) dei ''[[muezzin]]'' (in [[Lingua araba|arabo]] <big>مؤذن</big>, ''muʾadhdhin''), che operano nelle [[moschea|moschee]] (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti);
* la ''[[zakat|zakāt]]'' (in [[Lingua araba|arabo]] <big>زكاة</big>), versamento in denaro - obbligatorio per ogni musulmano che possa permetterselo - che rende lecita la propria ricchezza; da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi. Nella quasi totale assenza ormai dello Stato tradizionale percettore - che era dotato di appositi funzionari (''ʿummāl'', pl. di ''ʿāmil'') con ampi poteri cogenti - la ''zakāt'' è oggi prevalentemente autogestita dal pio musulmano, anche se esistono organizzazioni che forniscono aiuto ai fedeli per raccogliere fondi da destinare a opere di carità, per la cui realizzazione la giurisprudenza islamica ha previsto da sempre l'utilizzo delle somme raccolte tramite questa pratica canonica.<ref>Queste organizzazioni sono controllate in Occidente dalle autorità delegate alla pubblica sicurezza per evitare che con le somme raccolte si finanzino operazioni belliche spacciate per ''[[jihād]]''.</ref> La somma da versare, a cadenza annuale, viene calcolata sulla base di un imponibile del 2.5% sul [[capitale finanziario]] del fedele, e vale anche per le aziende. L'[[Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari|OCHA]] ha calcolato che i volumi annuali di tali versamenti sono, come minimo, superiori anche di quindici volte ai valori totali delle donazioni a livello mondiale;<ref>[http://www.newstatesman.com/blogs/politics/2012/08/muslim-zakat-vision-big-society The Muslim Zakat: a vision of the "big society"?]... UN office for the Coordination of Humanitarian Affairs (UNOCHA), included estimates that each year, somewhere between US$200 bn and US$1 trn (£130 bn and £645 bn respectively) are given as mandatory and voluntary donations across the Muslim world. At the low end of this estimate, this is 15 times more than global humanitarian aid contributions in 2011.</ref><ref>Numerosi versi del ''[[Corano]]'' (2:62; 5:69; 18:88; 25:70) equiparano la "fede" religiosa (''īmān'') e l'"opera pia" (''ʿamal ṣāliḥ'') di cui la ''zakāt'' rappresenta l'eccellenza.</ref>
* ''Ṣawm [[ramadan|ramaḍān]]'' (in [[Lingua araba|arabo]] <big>صوم رمضان</big>), ovvero digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di [[Ramadan]] per chi sia in grado di sostenerlo senza concrete conseguenze negative per la propria salute;
* ''[[Hajj|{{unicode|Ḥ|}}ajj]]'' (in [[Lingua araba|arabo]] <big>حج</big>), pellegrinaggio canonico alla [[Mecca]] e dintorni almeno una volta nella vita, nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-ḥijja]], per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
 
Più il flusso della trama avanza, più ci si rende conto che Lucy, inizialmente ritratta come l'elemento sano della relazione, abbia a sua volta gravi turbe psicologiche dovute a una [[gang bang]] subita, quando era adolescente, in un parco di [[Boston]]: la ragazzina non era riuscita a reagire all'aggressione messa in atto da un gruppo di compagni di scuola e quando la violenza viene interrotta dall'arrivo di Tom Brennan, il padre di Lucy, che lavorava come poliziotto, la protagonista si rende contro che il genitore, non avendo assistito alla dinamica iniziale degli eventi, la considera quantomeno corresponsabile dell'increscioso episodio a causa di qualche suo comportamento troppo “leggero” nei confronti dei maschi.
In ambienti come quelli [[sciita]], [[kharigismo|kharigita]] e [[sunnita]]-[[Hanbalismo|hanbalita]] si aggiunge un sesto pilastro: il ''[[jihād]]'' (in [[Lingua araba|arabo]] <big>ﺟﻬﺎﺩ</big>),<ref>Il sostantivo è maschile in arabo ed è del tutto scorretto renderlo femminile per la persistente volontà di tradurlo esclusivamente come "guerra".</ref> ma se nella sua accezione di "''jihād'' maggiore" (''akbar'', dice la [[fiqh|giurisprudenza]]), teso cioè a combattere gli aspetti più deteriori dell'animo umano, esso è accettato da ogni scuola di pensiero sunnita come un potenziale sesto pilastro, la sua accezione di "impegno sacro armato" è talmente densa di condizioni e limitazioni da non consentire che il "''jihād'' minore" (''jihād a{{unicode|ṣ|}}ghar'') sia accettato ''sic et simpliciter'' dal [[madhhab]] [[hanafismo|hanafita]], [[malikismo|malikita]] e [[sciafeismo|sciafeita]] come sesto degli ''arkān al-Islām''.
Da quel momento i rapporti della ragazza con Tom, di cui era la figlia prediletta, sono piuttosto freddi e fondati su un'incomunicabilità non facilitata dalla distanza, dal momento che, dopo la separazione dalla moglie, il padre rimane a [[Boston]] e, malgrado un non troppo onorevole congedo dalla polizia, diviene uno [[scrittore]] di romanzi [[Giallo (genere)|gialli]] di successo.
Non è del resto migliore la relazione di Lucy con la madre, che vive come lei a [[Miami]], lavora come [[agente immobiliare]] e si è risposata con un facoltoso manager [[ebreo]] ed è praticamente nullo il suo rapporto con la sorella, [[cooperazione internazionale|cooperante internazionale]] in [[Darfur]].
 
Lucy, frustrata dai continui insuccessi con Lena, che non riesce a perdere peso, dopo averla a lungo spiata sequestra la giovane artista e la segrega in un appartamento sfitto gestito dalla madre, obbligandola a una dieta strettissima e a pesanti esercizi fisici.
== Ecumenismo islamico ==
Durante la prigionia si scopre che anche Lena ha un difficile rapporto con i genitori: il padre, titolare di una [[ferramenta]], è un uomo serio e onesto ma [[anaffettività|anaffettivo]], la madre, a lungo depressa per ciò, è a sua volta bulimica e obesa ed è stata la causa prima del malsano rapporto di Lena con il cibo,vissuto come sostituto delle mancanti soddisfazioni sentimentali e lavorative.
L'islam è considerato dai suoi fedeli come l'insieme delle rivelazioni elargite da [[Allah]] all'umanità fin dall'epoca del suo primo [[profeta]], [[Adamo]]. Dal punto di vista dei musulmani, l'islam non deve quindi essere considerata come l'ultima Rivelazione in ordine di tempo rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche ([[Ebraismo]] e [[Cristianesimo]]), ma come l'ennesima riproposizione della volontà divina all'umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni (''taḥrīf'') intervenute come effetto del fluire del tempo e dell'azione (talora maliziosa) degli uomini. [[Torah]] (''Tōrāh''), [[Salmi]], [[Avestā]] e [[Vangelo]] (''Injīl''), cui si aggiungeranno in seguito anche i [[Veda]] dell'[[Induismo]], sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.
Nello stesso periodo, Jerry, l'ex fidanzato di Lena, artista molto meno dotato della compagna ma più scaltro negli affari e abile nelle [[pubbliche relazioni]] si presenta a [[Miami]].
Lucy, che ha sequestrato il telefono cellulare di Lena e odia profondamente Jerry perché i suoi tradimenti e il successivo abbandono hanno scatenato la depressione della sua cliente, lo intercetta e, al termine di una colluttazione, lo uccide, nascondendo poi i resti tra i manufatti artistici di Lena, che utilizzava parti anatomiche di animali per le sue [[scultura|sculture]].
 
Più la folle segregazione avanza, più le due ragazze mutano arrivando quasi a scambiarsi i ruoli: Lena, di fronte al cambiamento del suo fisico, ora di nuovo snello e attraente, si convince della necessità di un'alimentazione più sana e diventa sempre più esigente in questo senso, Lucy, per parte sua, trasgredisce sempre più spesso alla sua dieta concedendosi piatti grassi e bevande alcoliche.
Per questo motivo è corretto definire [[Maometto]] "Sigillo dei profeti" (''khaṭam al-nabiyyīn'') ed è un principio fondamentale per la fede islamica credere che con la sua morte sia terminato per sempre il ciclo profetico, tanto che viene accusato di massima empietà (''[[kufra]]''), e di fatto posto al di fuori dell'islam, chiunque lo dichiari riaperto. Nell'islam non vengono pertanto disconosciuti l'[[Antico Testamento|Antico]] e il [[Nuovo Testamento]], della cui origine celeste non si discute, riconoscendo per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da [[Adamo]] a [[Noè]], da [[Abramo]] a [[Mosè]]), come pure quello di [[Gesù]]. Secondo i musulmani, il [[Corano]] è però l'unica e non più modificata affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al [[Giorno del giudizio (islam)|Giorno del giudizio]].
Quando Lucy decide di liberare Lena, quest'ultima, dopo aver acconsentito a un furioso rapporto sessuale con la sua carceriera, riesce a stordirla e immobilizzarla ribaltando così la propria funzione da vittima a carnefice: Lena obbligherà infatti Lucy a nutrirsi solo di cibi ipercalorici e vedere il suo corpo trasformarsi rapidamente.
 
La vicenda ha poi un balzo temporale: il capitolo finale vede le protagoniste conviventi e genitrici di un bambino avuto da Lucy con la [[fecondazione eterologa]], anche i genitori di Lena, pur profondamente cristiani e conservatori, hanno accettato l'omosessualità della figlia mentre Lucy riesce ad avere un rapporto migliore anche con il padre, malgrado Tom Brennan abbia sposato l'odiata ex collega Mona e avuto un bambino da lei.
=== La concezione di Dio ===
L'unica nube che minaccia l<nowiki>'</nowiki>''happy end'' è la polizia di [[Miami]] che, periodicamente, riprende le sue indagini sulla misteriosa scomparsa di Jerry.
[[File:Caligrafia arabe pajaro.svg|thumb|La formula che apre tutte le sure del Corano, tranne la nona: "Bi-smi llāhi al-Raḥmāni al-Raḥīmi" (In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso)]]
{{vedi anche|Dio (Islam)}}
Nel Corano, la [[Sura]] CXII -'' al-Ikhlāṣ'' o "del culto sincero" - fornisce la definizione che Dio dà di sé:
:''Di': «Egli, Dio, è uno, Dio, l'Eterno. Non generò né fu generato e nessuno Gli è pari»'' (in [[Lingua araba|arabo]]: {{Audio|112.AlIkhlas-MisharyRashedAlafasy.ogg|audio}}).<ref>Traduzione di [[Alessandro Bausani]] (''Il Corano'', Firenze, Sansoni, 1961, p. 496).</ref>
Questa sura è considerata la perfetta sintesi dell'Unità islamica, o [[Tawhid|Tawḥīd]], che a sua volta incorpora le caratteristiche di Dio: egli è Unico (''wāḥid'') e Uno (''aḥad'').<br />
Avendo tali caratteristiche, l'islam rigetta apertamente la [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e la visione divina di [[Gesù]], ma ne attende il ritorno alla fine dei tempi.<ref>''E quando fu proposto ad esempio il figlio di Maria, ecco che il tuo popolo vociferò, - dicendo: “È costui migliore dei nostri dèi?”. Ma non ti propongono questo paragone altro che come pretesto di disputa, ché son gente amante di liti. - Egli non è che un Servo cui concedemmo i Nostri favori e ne facemmo un esempio pei Figli d'Israele - (ché, se volessimo, faremmo ereditare la terra, dopo di voi, ad angeli) - ed egli non è che un presago dell'Ora: pertanto non dubitate ch'essa venga, e seguite Me; questo è il retto sentiero.'' (''[[Corano|Cor.]]'', XLIII:57-61, trad. di [[Alessandro Bausani|A. Bausani]], ''cit.'', p. 365).</ref> Dio, entità completamente trascendente, esiste senza avere luogo poiché è Egli stesso il luogo della Sua esistenza; insostanziale, incorporeo, non definibile e non raffigurabile. Tutto l'esistente, di cui è il Creatore ''ex-nihilo'', non è altro che un Suo segno, una Sua manifestazione e un Suo riflesso attraverso cui Egli si rende conoscibile:<ref>[http://www.erfan.ir/77222.html When Allah created material things from absolute nothingness, does it mean that His Power was converted into material power and material form?] - Ustād Husayn Ansāriān,</ref>
 
==Edizioni==
:''“Io ero un tesoro nascosto e volevo essere conosciuto. Ho creato le creature per essere conosciuto.”''<ref>Qāżī Nūrollāh Shushtarī, ''Iḥqāq al-Ḥaqq'', vol. 1, p. 431, Maktabat Āyatollāh al-Marʿashī, Qom, 1409 [[calendario islamico|H.]]</ref>
*{{Cita libro
|autore= [[Irvine Welsh]]
|traduttore= Massimo Bocchiola
|titolo= La vita sessuale delle gemelle siamesi
|anno= 2014
|editore= [[Guanda]]
|edizione= collana Narratori della Fenice
|pagine= 426 pagine
|isbn=9788850242436
}}
 
{{Portale|Scozia}}
Ed è dunque abbandonandosi con fiducia a Dio che il [[musulmano]] guadagna la guida del suo Signore:
[[Categoria:Romanzi di Irvine Welsh]]
 
:''"Io sono secondo l'idea che il Mio servo ha di Me, e Io sono con lui quando Mi menziona; e se Mi menziona in cuor suo, lo menziono in cuor Mio. E se Mi menziona in pubblico, lo menziono in un pubblico migliore di quello; e se si avvicina a Me di un palmo, Mi avvicino a lui di un cubito; e se si avvicina a Me di un cubito, Mi avvicino a lui di un braccio; e se viene da Me camminando, vado da lui correndo."''.<ref>''Ḥadīth Qudsī'', 15, da [[Abu Hurayra|Abū Hurayra]], come trasmesso da [[Bukhari|Bukhārī]], [[Muslim ibn al-Hajjaj|Muslim]], [[Tirmidhi|Tirmidhī]], [[Ibn Maja|Ibn Māja]].</ref>
 
Vita, scienza, potenza, volontà, udito, vista e parola sono attributi che pur appartenendogli totalmente, non ne alterano l'Unità. Il tempo non è una creazione ontologicamente distinta da [[Dio (Islam)|Lui]]. Sovraintende la vita degli uomini<ref>''"Qualunque sia la situazione in cui ti troverai, qualunque sia il brano del Corano che reciterai, voi non farete nulla senza che Noi assistiamo a quel che fate, nulla sfugge al tuo Signore, fosse pure del peso di una tarma, nulla sulla terra e nulla in cielo, più piccolo o più grande di questo, tutto è scritto in un libro chiaro"''. (''Corano'', ''Sūrat Yūnus'', ossia "di Giona", X:61, trad. di Ida Zilio-Grandi, a cura di [[Alberto Ventura|A. Ventura]], Milano, Mondadori, 2010, p. 126.</ref> senza che questi possano vederlo, poiché "''non l'afferrano gli sguardi ed Egli tutti gli sguardi afferra''",<ref>(''Cor.'', VI:103)</ref> ma è pronto ad aiutarli qualora ne avessero bisogno<ref>''Quando i Miei servi ti chiedono di Me, Io sono vicino; ed esaudirò la preghiera di chi prega quando Mi prega; ma essi Mi rispondano e credano in Me, a che possano essere nel vero.'' (''Cor.'', II:186)</ref> ed è all'uomo "''più vicino della vena giugulare''",<ref>''Invero abbiamo creato l'uomo, sappiamo che cosa gli sussurra l'anima sua, e siamo più vicini a lui della sua vena giugulare.'' (''[[Corano|Cor.]]'', L:16, trad. e note di [[Martino Mario Moreno|M. M. Moreno]], Torino, UTET, 1967, p. 473).</ref> rendendo superflua ogni intermediazione sacerdotale. Attraverso i [[Nomi di Dio nel Corano|suoi 99 nomi]] è possibile invocarlo,<ref>''E Dio possiede i nomi più belli, invocatelo dunque con quel nome'' (''Sūrat al-Aʿrāf'', VII:180)</ref> ma data la sua natura trascendente e oscura all'uomo "''non v'ha simile a Lui cosa alcuna''",<ref>''Cor.'', XLII:11</ref> l'islam rifiuta l'idea che Dio assomigli in qualche modo alla sua creatura umana o che vi sia il benché minimo spazio per una concezione [[antropomorfismo|antropomorfica]] di Allāh.<br />
I [[Nomi di Dio nel Corano|99 nomi di Dio]] mirano a qualificarne l'Essenza (''kawn''), esplicitata attraverso tale elenco di attributi: egli sarebbe dunque tra le altre cose, l'Eterno (''Ṣāmad''<ref>''Cor.'', CXIX:1</ref>), la Verità (''al-Ḥaqq''<ref>''Cor.'', XX:114</ref>), l'Esistente di per sé (''al-Ḥayy al-Qayyūm''<ref>''Cor.'', XX:111</ref>), il Sublime (''al-ʿAẓīm''<ref>''Cor.'', LXIX:33</ref>), il Potente (''Qadīr'',<ref>''Cor.'', LXVII:1</ref>), Il Sapiente (''al-Ḥakīm''<ref>''Cor.'', LXXVI:30</ref>), ma anche ''al-Badīʾ'', "Il creatore di ogni cosa".<ref>''Cor.'', VI:101</ref>
La sua Onniscienza è chiaramente enunciata:
:''"È il Primo e l'Ultimo, l'Evidente e il Nascosto, e conosce tutto."''<ref>''Cor.'', LVII:3, versione I. Zilio-Grandi - A. Ventura, p. 338.</ref>
 
=== Luoghi di culto ===
{{vedi anche|Architettura islamica|Arte islamica}}
[[File:Sultan Ahmed Mosque Istanbul Turkey retouched.jpg|miniatura|destra|La [[Moschea Blu]] di [[Istanbul]]]]
[[File:Roof View of a dome, Wazir Khan Mosque, Lahore..jpg|miniatura|destra|Moschea Wazir Khan, [[Lahore]]]]
Luogo deputato (ma non indispensabile) alla ''[[Ṣalāt]]'' è la [[moschea]] (in arabo ''masjid'', al plurale ''masājid''). Non necessariamente delegata a fini liturgici, essa funge anche da luogo d'incontro, di studio e persino di riposo. Al suo interno si usano compiere le cinque preghiere giornaliere obbligatorie, la rottura del digiuno del ''[[ramadan|ramaḍān]]'', la raccolta e ridistribuzione dei fondi della ''[[zakat|zakāt]]''.
 
Dal punto di vista storico, oggi si ritrovano ancora nelle moschee di tutto il mondo elementi introdotti dalle prime moschee di [[Mecca]] e [[Medina]]: è il caso del ''[[miḥrāb]]'', del ''[[minbar]]'', e di un largo cortile esterno, il ''[[sahn]]'' (che poi si sarebbe diffuso anche alle case private), in cui spesso si trovano fontane, o ''[[hawd|ḥawḍ]]'', indispensabili al compimento delle abluzioni necessarie per il conseguimento della [[purità rituale]].
 
La moschea rappresenta di gran lunga l'espressione preminente dell'[[architettura islamica]], a sua volta influenzata dalle normative che regolano l'arte sacra in generale: non vi sono quindi ospitate, in linea generale, rappresentazioni umane o animali. La geometria assume dunque un ruolo di collegamento fra realtà umana e trascendenza divina, data la natura infinita e onnipresente, Una e Unica di [[Allāh]]. Per proiettare questi principi, appartenenti alla dottrina teologica islamica o ''[[Tawhid|Tawḥīd]]'', nella moschea si utilizzano forme e decorazioni tese a trasmettere al fedele la consapevolezza riguardante la stretta correlazione esistente fra il mondo esterno delle forme e quello interiore delle realtà divine, essendo entrambe, per la concezione islamica, appartenenti ad [[Allāh]], considerato sia ''al-Ẓāhir'', "Manifesto", sia ''al-Bātin'', "occulto".<ref>Riguardo all'importanza della geometria nell'arte e nella teologia islamica si possono leggere gli interventi della studiosa presso il reparto di Studi sulle civiltà islamiche all'Università dell'Aga Khan a Londra, Valerie Gonzalez: [http://scgp.stonybrook.edu/archives/984 Geometry and Islamic Art](in inglese), oppure la versione in Italiano: [https://oggiscienza.wordpress.com/2010/08/30/la-geometria-nell%E2%80%99arte-islamica/ La geometria nell'arte islamica] e quelli di Christopher E. Longhurst, Th.D alla Pontificia Studiorum Universitas a Sancto Thoma Aquinate in Urbe, Roma:[http://www.academia.edu/1906595/THEOLOGY_OF_A_MOSQUE_The_Sacred_Inspiring_Form_Function_and_Design_in_Islamic_Architecture Theology of a Mosque]</ref>.
 
A causa di questo stretto rapporto fra teologia e geometria gli architetti musulmani progredirono notevolmente nelle scienze matematiche, scoprendo, per esempio, formule che in [[Civiltà occidentale|Occidente]] sarebbero diventate note solo nel [[XX secolo]].<ref>Il Prof. Peter J. Lu, dell'Università di Harvard, ha condotto un approfondito studio sull'argomento, disponibile [http://www.peterlu.org/content/decagonal-and-quasi-crystalline-tilings-medieval-islamic-architecture qui]. Esso ha anche attirato l'attenzione della stampa internazionale [http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/islam-matematica/islam-matematica/islam-matematica.html Il segreto dell'architettura islamica medioevale "Usa formule matematiche del XX secolo"].</ref> Principali espressioni di questa ricerca sono il [[girih]] e l'[[arabesco]].
 
La contrarietà a rappresentare immagini umane è dettata dall'assenza nel pensiero islamico [[sunnita]] del concetto di santità e dalla possibilità che un qualsiasi essere umano - con l'eccezione di [[Maometto]] - possa intercedere per l'essere umano presso Dio, oltre che dalla precisa determinazione d'impedire qualsiasi degenerazione idolatrica del culto.
{{Immagine grande|Taj_Mahal,_Agra,_Uttar_Pradesh,_India_2005.jpg|1000px|Il [[Taj Mahal]], ad [[Agra (India)|Agra]] ([[India]]).}}
 
=== Rituali e liturgie ===
Il predicatore [[sudafrica]]no Ahmed Deedat<ref>''Come i profeti Abramo, Mosè, Gesù e Muhammad (pace su ognuno di loro) pregavano?'', [http://www.islamhouse.com/d/files/it/ih_articles/single/it_prophets_pray.pdf su www.islamic-invitation.com].</ref> sostiene che l'origine di alcune pratiche devozionali canoniche debba essere rintracciata in quelle di diversi profeti dell'islam precedenti a [[Maometto]], come [[Abramo]], [[Mosè]] o [[Gesù]]. Essi sarebbero:
 
* il rimuovere le scarpe nei luoghi sacri, secondo quanto Dio disse a Mosè sul Monte Sinai;<ref>Giosuè 5:15''</ref>
* il compiere le abluzioni rituali, o ''wuḍūʾ'', secondo ciò che Dio comandò a Mosè e Aronne;<ref>(Esodo 40: 31.32)''</ref>
* Il prostrarsi con il viso rivolto a terra, o ''sujūd'', così come venne fatto da Gesù,<ref>(Matteo 26:39)</ref> Abramo,<ref>(Genesi 17:17)</ref> Mosè<ref>(Numeri 20:6)''</ref> e Giosuè;<ref>Giosuè 5:15</ref>
* il digiuno, o ''ṣawm'', simile a quello del tutto miracoloso compiuto da Gesù (di cui non si conoscono i particolari di svolgimento) per 40 giorni e 40 notti.<ref>Matteo 4:1-2''</ref>
 
La venerazione delle [[reliquie]] è considerata una degenerazione della fede,<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/reliquie_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Enciclopedia Treccani, 2009, Reliquie.]</ref> così come, in generale, la credenza nella possibilità che i santi ([[Wali (santo)|Wali]]) possano intercedere per i viventi; posizioni nate su impulso di versetti perentori.<ref>''Mi fu detto: "Rendi a Dio culto puro, e non essere uno dei pagani, - e non invocare in luogo di Dio chi non può darti né giovamento né danno. Se lo farai sarai tra gli iniqui''. (''Sūrat Yūnus'', X:105-106)''</ref>
Vi sono tuttavia delle eccezioni, del tutto minoritarie e principalmente aventi base etnica,<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/reliquie_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Treccani 2009]| Si citano Bījāpur (Deccan), Rohrī (Sind), Aḥmadābād, [[Gaur (Malda)|Gaur]], [[Delhi]]; talune zone dell'Africa</ref> per quanto riguarda le reliquie; mentre sui santi gli [[sciiti]] e talune confraternite [[Sufismo|Sufi]] si discostano dalla maggioranza [[Sunnismo|sunnita]].
 
Fra le pratiche devozionali, la preghiera obbligatoria - ''[[ṣalāt]]'' - è considerata la più importante:
 
''«La Preghiera è il pilastro della religione. Chiunque ometta intenzionalmente di compierla, ha distrutto la propria religione»''<ref>''Biḥār al-anwār'', vol. 82, pp. 203 e 209.</ref>
 
Altre pratiche, eseguite particolarmente all'interno delle [[Confraternite islamiche|confraternite mistiche]] diffuse in tutto il mondo islamico, sono:
 
* la [[Muraqaba|Murāqaba]] o "meditazione", ampiamente praticata da Maometto nei suoi ritiri sul monte [[Hira'|Ḥirāʾ]], con la pratica chiamata ''taḥannuth'';
* il [[dhikr]], definito come "ricordo" o "invocazione di Dio", che nasce sulla scorta di numerosi versetti coranici come ''coloro che credono, coloro che cui si tranquillano i cuori al ricordo di Dio (non è col ricordo di Dio che si tranquillano i cuori?) - coloro che credono, coloro che operano il bene, ad essi fortuna, ad essi ritorno buono, a la fine!''.<ref>Corano, XIII:28-29</ref> Da ripetere per lo più in silenzio, è usualmente costituito dalla prima parte del ''[[tawhid|tawḥīd]]'': ''lā ilāha illā Allāh'' o dal ''[[takbir|takbīr]]'': ''Allāh[u] Akbar'', o dal semplice ''Huwa'' (Egli);
* il movimento rotatorio su se stessi dei [[Dervisci]], particolarmente praticata dall'ordine dei [[Mawlawiyya|Mevlevi]].
 
Sebbene queste pratiche possano svolgersi anche privatamente, ciò solitamente non avviene. Infatti, in assenza del clero, il musulmano è responsabile della propria fede (''Īmān'') ed è per questo esortato a circondarsi della compagnia di persone rette che possano aiutarlo a percorrere il cammino sulla via di [[Allah]], come diceva lo [[Shaykh]] [[Abu Madyan Shu'ayb]]:
:''Il piacere della vita è solo nella compagnia dei ''fuqarāʾ''.<ref>Definizione del termine [http://books.google.it/books?id=C5xoCnX7CgUC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=fuqara&source=bl&ots=a3lre-PO6r&sig=XRwGTRClZkf0BRuWkXIyxFsP_6E&hl=it&sa=X&ei=4yg0U5HRIuz8yAPi5YCIBA&ved=0CDAQ6AEwBDgK#v=onepage&q=fuqara&f=false ''Il sufismo nelle parole degli antichi'']; riassumibile in uomini poveri o umili di fronte a Dio</ref> Essi sono i sultani, i maestri e i principi. Il ''faqīr'' è colui che ha abbandonato la futile ricerca di questo mondo per intraprendere la ricerca del Reale, ovverosia, del segreto della Sua esistenza. Il primo requisito di questa ricerca è la compagnia delle altre persone che desiderano acquisire tale scienza. Essere parte di esse significa condividerne le difficoltà e le gioie. Da principio, il ''faqīr'' vede le manchevolezze dei ''fuqarāʾ''. Quando impara che essi sono uno specchio per lui — come insegnava il famoso ''ḥadīth''<ref>"il credente è lo specchio del credente" ([[Abu Dawud al-Sijistani|Abū Dāwūd]], 49)</ref> — cessa di combatterli e nel suo cuore comincia a sorgere l'amore per gli amanti di [[Allah]]. In tal modo si approssima allo Shaykh.''<ref>Tratto da "''I cento passi"'' di [[Shaykh Abdalqadir as-Sufi al-Murabit]]</ref>
 
== I profeti ==
{{Vedi anche|Profeti dell'islam|Maometto}}
I musulmani dichiarano che la loro religione si riallaccia direttamente alle tradizioni religiose che sarebbero state predicate dal patriarca [[Bibbia|biblico]] Abramo, considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore. La ragione è che l'islam è (almeno inizialmente) la religione degli [[arabi]], discendenti da [[Ismaele]], mentre gli [[ebrei]] sarebbero i discendenti da [[Isacco]] e i [[cristiani]] sarebbero gemmati dall'ebraismo come una setta ebraica che con [[Paolo di Tarso]] iniziò ad accogliere anche i non-ebrei. E Ismaele e Isacco erano figli di Abramo, sebbene il primo fosse di madre araba e il secondo israelita (fatti tuttavia senza particolare significato in una cultura patrilineare e patriarcale). È per questo che, in chiave puramente formale, l'islam viene classificato come [[religioni abramitiche|religione abramitica]], al pari dell'[[Ebraismo]] e del [[Cristianesimo]].
 
Il primo profeta islamico sarebbe peraltro stato [[Adamo]] e, dopo di lui, Nūḥ ([[Noè]]). Sono annoverati fra i tanti profeti islamici, dopo Ibrāhīm ([[Abramo]]), suo cugino Lūt, i suoi figli Isḥāq ([[Isacco]]) e Ismāʿīl ([[Ismaele]]), Yaʿqūb ([[Giacobbe]]), Yūsuf ([[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]]), Mūsā ([[Mosè]]), Dāwūd ([[Davide]]), Sulaymān ([[Salomone]]), Yaḥyā ([[Giovanni Battista]]) e, prima di Muḥammad, ʿĪsā ibn Maryam (cioè [[Gesù]] di Nazareth, figlio di Maryam, ossia colei che in altro contesto è chiamata [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]),<ref>Si veda [[Gesù nell'islam]].</ref> Maria è considerata anche nel Corano come esempio sublime di devozione femminile a Dio.
 
Alcuni profeti citati dal Corano non sono usualmente identificati con quelli biblici, o la loro identificazione è dubbia: [[Idris (islam)|Idrīs]] (principali proposte [[Enoch (antenato di Noè)|Enoch]] e [[Esdra (Bibbia)|Esdra]]), [[Salih|Ṣāliḥ]] (probabilmente il biblico [[Sela (Bibbia)|Sela]]), [[Hud (profeta)|Hud]] (per alcuni [[Eber]]), Shuʿayb (proposto [[Ietro]], accomunati dal fatto di essere entrambi Madianiti), Dhū l-Kifl (proposti [[Giobbe]] ed [[Ezechiele]]), Dhū l-Qidr o Dhū l-Qadir (il suo racconto è ispirato a quello del babilonese [[Utnapishtim|Ūmnapīštīm]], non c'è equivalente giudeo-cristiano) e Dhū l-Qarnayn (Il Bicorne), identificato principalmente con [[Alessandro Magno]] o [[Ciro il Grande]], ma anche con [[Salomone]]).
 
Dopo Maometto, chiamato per questo "il sigillo dei profeti" (''khātim al-anbiyāʾ''), è un dogma per l'islam che la profezia abbia termine e credere nella riapertura del ciclo profetico è senz'altro considerato dal sunnismo e dallo sciismo ''kufra''.
 
== Culto ==
 
Mentre il culto per Dio, chiamato Allah, è immutabile e del tutto indifferente all'epoca e allo spazio fisico in cui esso è praticato, la liturgia espressa potrà in varie occasioni adattarsi invece al tempo e al luogo in cui il fedele vive. Ciò è in perfetta coerenza col principio condiviso che l'islam sia una religione ''wusṭa'', cioè collocata su una linea "mediana" rispetto agli opposti estremi costituiti dall'ateismo da un lato e da un formalismo rigido di facciata, non pervaso dalla reale comprensione e dalla tolleranza nei confronti di chi sbaglia.<ref>Si veda in merito quanto affermato da [[Ahmad ibn Hanbal]] e dal suo tardo epigono, [[Ibn Taymiyya]], secondo cui «''un musulmano non deve ''mai'' stancarsi di ammonire il fratello che sbaglia''», rendendo così illegittima qualsiasi sanzione personale del peccatore.</ref> È nota l'affermazione di Muḥammad, secondo cui l'islam aborre gli eccessi e il fanatismo, basandosi sull'assunto, più volte ribadito nel [[Corano]], che "Dio non ama gli eccessivi" (II:190; VI:141; VII:31; XVII:26-27; XXV:67; XLIV:31 e LVII:23). Per questo motivo l'estremo rigore sul piano sia della lettera, sia dei contenuti della Legge, corrisponde nei fatti a un'estrema flessibilità.
 
Una visione etnocentrica del culto islamico ha però portato, durante il corso della storia europea, a dei grossi fraintendimenti: se per gli europei medioevali Muḥammad era uno scismatico cristiano<ref>Dante Alighieri nella Divina Commedia rappresenta Maometto e Alì insieme agli scismatici,</ref><ref>Brunetto Latini nel suo ''Li livres dou tresor'' lo rappresenta come un cardinale con mire papali</ref> questa credenza si è evoluta nel corso dei secoli, fino a trasformare i musulmani in "[[Maomettano|maomettani]]"; credenza questa parzialmente diffusa anche nel secolo ventesimo - possibilmente alimentata da una visione dell'islam speculare a quella che i cristiani hanno della propria religione e in particolare della figura di Cristo, divinizzata e dunque adorata. In realtà un musulmano che adorasse Muḥammad, o qualsiasi altro profeta prima di lui, commetterebbe l'errore gravissimo di scambiare i messaggeri, cioè i profeti inviati da Dio sulla terra per annunciare la rivelazione monoteista, con il messaggio, il Dio Unico (''wāḥid'') e Uno (''aḥad'') che non ha generato e non è stato generato (''lam yalid wa lam yūlad'') che avrebbe incaricato Muḥammad di annunciare l'ultima, definitiva rivelazione, rendendolo così "sigillo dei profeti" (''khātim al-anbiyāʾ'').
 
== Testi sacri ==
{{Vedi anche|Corano|Sunna}}
[[File:Jerusalem Dome of the rock BW 3.JPG|thumb|upright=1.6|La [[Cupola della Roccia]] a [[Gerusalemme]], la terza città santa dell'Islam]]
I testi fondamentali a cui fanno riferimento i musulmani sono, in ordine di importanza:
 
* il ''[[Corano]]'' (letteralmente "Recitazione"), che è considerato dai musulmani espresso parola per parola da Dio ([[Allah]]). I musulmani ritengono che Maometto abbia ricevuto il Corano da Dio attraverso l'[[Arcangelo Gabriele]], che glielo avrebbe rivelato in lingua araba.<ref>Questa posizione è stata contestata, recentemente, da Cristoph Luxenberg (''Die syro-aramaeische Lesart des Koran; Ein Beitrag zur Entschlüsselung der Qur'ansprache'', Berlino, 2000), il quale - nel solco della corrente degli studiosi iper-scettici che fa capo a [[John Wansbrough]] - considera invece che la composizione originale del Corano sia avvenuta in ambito siro-aramaico.</ref> È per questo che i fondamentali atti liturgici islamici sono recitati in tale idioma in tutto il mondo musulmano. Dopo la Rivelazione ricevuta da Maometto l'islam crede, per [[dogma]], che nessun altro profeta sarà più identificato da Dio fra gli uomini. Secondo i fedeli, il Corano non venne messo immediatamente per iscritto: Maometto, secondo un'ipotesi fatta propria anche dai [[musulmani]], sarebbe stato analfabeta,<ref>Il suo analfabetismo serve a stornare da lui il sospetto che la rivelazione coranica fosse nient'altro che una sua composizione poetica e che Maometto fosse per ciò stesso invasato dai ''[[jinn]]'', ispiratori dei poeti ma anche apportatori di follia,</ref> e il Corano sarebbe stato perfettamente assimilato da lui per grazia divina, così da poterlo recitare senza esitazioni e impacci ai suoi seguaci che, sovente, lo memorizzarono a loro volta. Solo più tardi (sotto il [[califfo]] [[Uthman]]) fu messo per iscritto (dai ''[[kuttāb]]'') e sistemato con una serie di accorgimenti grafici (i punti diacritici delle varie consonanti arabe [[Omografia (linguistica)|omografe]] e le vocali, o ''ḥarakāt''), all'epoca del [[Wali (governatore)|governatorato]] dell'[[omayyade]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]], verso la fine del [[VII secolo]]-inizi dell'[[VIII secolo|VIII]]. Epoca dopo la quale il testo sacro è rimasto assolutamente immutato.
* la ''[[Sunna]]'' (letteralmente "consuetudine") è costituita da una serie di detti, fatti, silenzi o inazioni, di Maometto. Essa è dunque basata su ''[[ʾaḥādīth]]'' (tradizioni giuridico-religiose), raccolti e tramandati da testimoni ritenuti sicuri. È stata messa in forma scritta solo nel III secolo del [[calendario islamico]] ([[IX secolo]]) nei [[Sei libri]] (''al-kutub al-sitta''), i più importanti dei quali sono universalmente considerati dai musulmani quelli di [[Bukhari|Bukhārī]] e di [[Muslim ibn al-Hajjaj|Muslim]] mentre gli altri furono composti da [[Ibn Maja|Ibn Māja]], [[al-Nasa'i|al-Nasāʾī]], [[Tirmidhi|al-Tirmidhī]] e [[Abu Dawud al-Sijistani|Abū Dāwūd al-Sījistānī]]. Gli [[sciiti]] affiancano loro le opere quali l'''al-Kāfī fī ʿilm al-dīn'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. Yaʿqūb al-Kulīnī/al-Kulaynī (m. 939); il ''Kitāb man lā yaḥḍuruhu l-faqīh'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. ʿAlī, altrimenti noto come [[Ibn Babawayh al-Qummi|Ibn al-Bābūya (o Bābawayh) al-Qummī]] (m. 991) e il ''Tahdhīb al-aḥkām'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. al-Ḥasan al-Ṭūsī (m. 1067 o 1068).
 
I musulmani credono che siano d'ispirazione divina, ma corrotti dal tempo o dalla malizia degli uomini:
 
* il ''[[Vangelo]]'' (chiamato ''Injīl'');
* i ''[[Salmi]]'' (chiamati ''al-Zabūr'');
* la ''[[Toràh|Tōrāh]]'' (chiamata ''Tawrā'');
* l'''[[Avesta]]'' [[zoroastriano]].
 
Il dilemma se trattare gli induisti come politeisti cui offrire l'opportunità fra conversione o morte fu superata grazie all'interpretazione di numerosi dotti musulmani, secondo cui anche i [[Veda]] sarebbero stati un testo d'origine divina, per quanto particolarmente corrotti.
 
Accanto alle sacre scritture, e da esse direttamente ispirata, v'è un'immensa letteratura prodotta nei secoli dalla comunità dei dottori appartenenti sia all'islam [[Sunnismo|sunnita]] sia a quello [[Sciismo|sciita]]: testi di ''[[fiqh]]'' (giurisprudenza), di ''[[kalām]]'' (teologia), di ''[[tasawwuf]]'' (mistica). Non è da trascurarsi infine che, soprattutto per quanto riguarda la mistica islamica o [[sufismo]], molta pregevole letteratura è stata prodotta in versi da autori di espressione araba e persiana soprattutto, ma anche in turco, urdu ecc.
 
== Obblighi morali e sociali ==
{{Vedi anche|Finanza islamica}}
[[File:Masjedolnabi2.JPG|thumb|upright=1.8|[[Moschea]] del Profeta a [[Medina]], seconda città sacra dell'Islam]]
Il [[musulmano]] ha dunque il dovere di assolvere al "''[[jihād]]'' maggiore", additato letteralmente come "sforzo" o "impegno [del singolo] sulla Strada di Dio" (''jahada fī sabīl Allāh''), nella speranza di poter vedere nell'Aldilà il Suo Volto (''li-wajhihi''), grazie alla riuscita impegnativa lotta contro le pulsioni negative del proprio corpo e del proprio spirito.<br />
Nella sua veste "minore", il ''jihād'' viene definito e differenziato dalla ''[[Shari'a|sharīʿa]]''. Se infatti un'offesa o un'aggressione sono portate dalla ''[[dar al-Harb|Dār al-Ḥarb]]'' (il territorio esterno alla dār al-Islām, abitato da non musulmani) nel cuore della ''[[dar al-Islam]]'' (letteralmente "sede (o casa) dell'islam"), l'impegno a prendere le armi per contrastare ed eliminare l'oltraggio incombe su tutta la ''[[Umma]]'', mentre se si intendesse realizzare l'espansione dei confini fisici e spirituali della ''Umma'', l'impegno al ''jihād'' incomberebbe esclusivamente su volontari espressi dalla ''[[Umma]]''. Nel primo caso si parla allora di ''far{{unicode|ḍ|}} ʿayn'' (obbligo individuale), nel secondo invece di ''far{{unicode|ḍ|}} kifāya'' (obbligo collettivo).
 
Generico obbligo è anche quello di "ordinare il bene e vietare il male" (''al-amr bi-l-maʿrūf wa nahy ʿan al-munkar'') ovunque essi si presentino, ricorrendo a ogni mezzo lecito e necessario (con la mano, la parola, la penna o la spada), laddove il bene e il male sono determinati esplicitamente da Dio nel [[Corano]], dovendosi intendere come Bene la sua volontà e Male il disobbedirgli.
 
Nessuna "teologia naturale" è ammessa, che possa far presumere all'intelligenza umana di penetrare razionalmente i confini tra il Volere di Dio e la Sua non-Volontà, essendo la creatura umana tenuta ad assoggettarsi senza distinguo al dettato [[Corano|coranico]]. In senso letterale, la parola "Islàm" significa infatti ''sottomissione'', ''abbandono'' o ''obbedienza'' a Dio. Abbandono a un Progetto divino che concerne l'umanità intera e che l'uomo non può conoscere per la sua intrinseca limitatezza, al quale tuttavia esso si dovrà abbandonare, fiducioso della bontà e della misericordia divina. All'uomo è tutt'al più concesso, giàcché ne ha ricevuto rivelazione attraverso i profeti, di riconoscere e interpretare i segni di Dio (''āyāt Allāh''). Come avvenuto al profeta [[Abramo]] la ragione umana, guidata dal disegno imperscrutabile ma trascendentalmente perfetto di Dio, è portata ad afferrare e riconoscere, in tutto ciò che perisce e muta, la prova incontrovertibile dell'esistenza e della necessità del [[Dio (Islam)|Creatore]] che seguita a creare e ri-creare tutto l'esistente che, pervaso com'è dal suo spirito, senza di lui non potrebbe assolutamente continuare a esistere.<br />
Riflettere sui segni di [[Dio (Islam)|Dio]] è dunque un dovere del musulmano, come più volte ricorda il [[Corano]] (tra cui II:118, 164; III:190; VI:99; XIII:2-3; XXIV:43-54).
 
Dio - al contrario di quanto pensavano i [[mutazilismo|mutaziliti]] - si crede non conceda il [[libero arbitrio]] all'uomo, essendo ogni atto (compreso quello umano) creato da Dio. Egli dà all'uomo tutt'al più il possesso (''iktisāb'') dell'atto compiuto, mentre il presumere di poter creare qualcosa o di penetrare l'insondabile Volontà divina sono peccati di massima superbia, con la conseguenza che il Volere divino dovrà essere accettato senza condizione alcuna da parte delle Sue creature.
 
Questo avviene non solo nelle pratiche di culto - il cui obbligo non si considera assolto convenientemente senza l'osservanza precisa delle loro minuziose modalità (precise ritualità da osservare nel corso del pellegrinaggio obbligatorio alla [[Mecca]] e nei suoi dintorni) -, ma anche nell'ottemperare alle precise e cogenti norme alimentari che, secondo lo schema vetero-testamentario, non si giustificano con motivazioni di carattere razionale, in grado cioè di essere percepite dall'intelligenza umana, ma che devono essere accettate come tutto il resto "senza chiedersi il come e il perché" (''bi-lā kayfa'').
 
Parte di queste norme è il divieto di consumare carne che non sia lecita (''ḥalāl''), ovvero macellata con l'invocazione ad Allāh e menzionando il suo Nome (''Cor.'', V:118, 119, 121) ovvero di animali morti per incidente o cause naturali (V:119): il divieto traeva origine da norme igieniche, ma uniformava anche altre regole diffuse in una società pre-islamica essenzialmente basata sulla pastorizia, che proibivano alcune carni alle donne della tribù, o che prevedevano la macellazione di alcuni capi di bestiame senza che fosse pronunciato il Nome di Allah (VI, 138). La diversa legge alimentare data agli Ebrei nel Levitico (Lev. VII, 22-46; XI, 1-47; XIV, 3-21) - col divieto di consumare grasso degli ovini e dei bovini, eccetto quello del dorso, viscere o frammisto ad ossa - deve essere intesa come un castigo di Allāh per la loro ribellione (''Cor.'', VI:146).
 
=== L'Aldilà ===
{{main|Janna|Inferno islamico|Escatologia islamica}}
Alla creatura umana [[Allāh]] riserva, a seconda della Sua insondabile volontà e del comportamento tenuto dalla Sua creatura - un premio eterno o un castigo.<br />
Il luogo in cui potranno essere godute le delizie [[paradiso|paradisiache]] è il "Giardino" ({{Arabo|ﺟﻨـة|Janna}}), mentre il luogo in cui saranno scontate le azioni malvagie è il Fuoco ({{Arabo|ﻧﺎﺭ|Nār}}).<br />
È oggetto di discussione tra i [[teologia islamica|teologi musulmani]] il tema dell'eternità della pena [[Inferno|infernale]], alle quali assistette [[Maometto]] nel suo mistico viaggio notturno e ascesa al Cielo ([[Isra' e Mi'raj]]).<br />
[[Abu al-Hasan al-Ash'ari]] sosteneva nella sua ''al-Ibāna ʿan uṣūl al-diyāna'' che l'inferno non sarebbe stato eterno per chi fosse stato musulmano ma, vista l'Onnipotenza divina, l'eternità del castigo non poteva essere asserita neppure per ogni altro essere umano.<ref>[[Daniel Gimaret]], ''La doctrine d'al-Ashʿarī'', Parigi, Les Éditions du Cerf (Patrimonie Islam), 1990.</ref>
 
=== Matrimoni misti ===
La struttura familiare islamica permette ai musulmani di sposare donne di fede ebraica o cristiana (Sura V:5) che siano «miḥsanāt», tradotto con «fortificate» e interpretato con «oneste, caste e virtuose».<ref>''Il Corano'', collana Newton Biblios, di Newton Compton Editori, 2001, p. 109</ref> La moglie non musulmana ha diritto di esercitare il suo culto e di consumare i cibi che la sua religione permette. I figli devono essere educati secondo la religione del padre, a pena di [[ripudio]]. La moglie non musulmana può ereditare la sua parte attingendo a quel terzo che la [[Diritto islamico|legge islamica]] consente di legare a chi non sia parte legale di una successione.
Alla donna musulmana è vietato sposare un uomo non musulmano. Tale disposizione discriminatoria è presente anche in altre culture giuridiche semitiche, compresa quella israelitica.<ref>''Deutoronomio'', 7:3-4: "Non t'imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché distoglierebbero da me i tuoi figli che servirebbero dèi stranieri e l'ira del Signore si accenderebbe contro di voi. Egli ben presto vi distruggerebbe". [http://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Deuteronomio%207%3A3%2C%204]</ref> Una simile condizione è regolamentata da leggi dello Stato in gran parte dei paesi a maggioranza islamica.
 
== Assenza di clero ==
[[File:Supplicating Pilgrim at Masjid Al Haram. Mecca, Saudi Arabia.jpg|thumb|left|Folla di pellegrini nella Spianata Sacra della [[La Mecca|Mecca]], la città più santa dell'islam per la presenza della [[Kaʿba]]]]
Le correnti principali dell'Islam non ammettono né riconoscono [[clero]] e tanto meno gerarchie (indirettamente una forma di ambiente clericale esiste però nell'ambito [[Sciismo|sciita]], in cui si crede che l'"Imam nascosto" eserciti un'ineffabile influenza sui ''[[Marja' al-taqlid|marjaʿ al-taqlīd]]''), dal momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le Sue creature.
 
Da non confondere col clero è la categoria degli ''[[imam]]'': musulmani che per le loro conoscenze liturgiche sono incaricati dalla maggioranza dei fedeli di condurre nelle [[moschea|moschee]] la loro [[Ṣalāt|preghiera obbligatoria]].
 
Neppure gli ''[[ʿulamāʾ]]'', che si limitano a interpretare il Corano, possono essere avvicinati a una forma di clero, anche se, nell'assolvere alla loro funzione, di fatto tendono a riaffermare il ruolo privilegiato che deve svolgere la religione islamica nella società.
 
A un ben delimitato ambito giuridico vanno invece ricondotti i ''[[mufti]]'', che sono autorizzati a esprimere pareri astratti nelle diverse fattispecie giuridiche, indicando se una data norma sia o meno coerente con l'impianto giuridico islamico.
 
Similmente devono essere considerati i ''[[qadi|qāḍī]]'' che, storicamente, erano di nomina governativa e chiamati a giudicare in base alle norme della ''[[shari'a|sharīʿa]]'' all'interno di particolari tribunali (definiti ''sciaraitici'') che, un tempo, caratterizzavano le società islamiche ma che sono stati progressivamente soppiantati nella maggioranza dei Paesi islamici da tribunali statali che agiscono in base a una normativa che fa riferimento a codici, per lo più d'ispirazione occidentale, anche se ispirati alla tradizione normativa [[shari'a|sciaraitica]].
 
Forma di ricerca interiore, il [[misticismo]] dell'islam, è incarnato dai ''[[sufi]]''.
 
Il fatto di rapportarsi direttamente con il [[sacro]] e di non ammettere intermediari tra uomo e Dio non rende necessaria la figura del sacerdote (cui quindi non sono, almeno nel Sunnismo, minimamente assimilabili gli ''[[ʿulamāʾ]]'' o i ''[[mufti]]''). Diverso il caso dello Sciismo, dove gli [[Ayatollah]] fungono in qualche misura da intermediazione tra i devoti e l'"[[Imam]] nascosto", la cui [[parusia]] è attesa alla fine dei tempi, ma che agisce ineffabilmente proprio attraverso i dotti.
 
== Scuole giuridiche e teologiche ==
{{vedi anche|Fiqh|Kalam|Madhhab}}
[[File:Madhhab Map3.png|thumb|upright=1.4|Distribuzione delle scuole giuridico-religiose islamiche nel mondo]]
Se ognuno è sacerdote di sé stesso e responsabile dei suoi errori, il discrimine fra quanto è considerato consono all'islam e quanto gli è contrario potrà scaturire solo dall'approfondito dibattito fra esperti "dottori" (''[[ʿulamāʾ]]'') che abbiano compiuto i necessari studi all'interno di strutture d'insegnamento religioso, la cui affidabilità sia riconosciuta senza riserve.
 
Esiste in materia un pluralismo di scuole giuridiche ([[madhhab]]) e teologiche, con numerose diverse interpretazioni di una stessa fattispecie giuridica (salvo, ovviamente, l'impossibilità di discutere gli assetti dogmatici dell'islam, che non sono contestabili, per non incorrere automaticamente nella condanna di ''kufra'' - infedeltà massima - che fa conseguire la qualifica di "eretico" - ''[[Kafir|kāfir]]'', pl. ''kāfirūn''). Tutte le cosiddette "scienze religiose" (''ʿulūm dīniyya'') tendono alla formazione di un consenso maggioritario (''[[ijma|ijmāʿ]]'') circa il modo d'interpretare il disposto [[Corano|coranico]] e [[shari'a|sciaraitico]]. Tale consenso potrà comunque mutare nel tempo, in caso si esprima in tal senso una nuova maggioranza. Si parla di una vera e propria "polverizzazione" dei modi di giudicare della ''[[umma]]'', divisa in numerose scuole teologiche e giuridiche, alle quali potrebbe aggiungere anche l'enorme differenziato panorama costituito dalle [[tariqa|confraternite mistiche]], tanto che qualcuno ritiene che, più che parlare di islam, si dovrebbe parlare di "pluralità di islam" (''Islam''s in [[lingua inglese|inglese]]).
 
== Gruppi religiosi ==
{{Vedi anche|Sunnismo|Sciismo}}
[[File:Muslim in the world.png|upright=1.8|thumb|Stati con popolazione di religione islamica]]
[[File:Sunni-Shia-Ibadi.png|upright=1.8|thumb|Area di diffusione dell'Islam: in arancio il territorio degli Sciiti, in verde quello dei Sunniti]]
I musulmani vengono differenziati in:
* [[Sunniti]], che costituiscono tra l'87 e il 90% del numero complessivo dei devoti musulmani,<ref name=PEW2009>{{cita web|titolo=Mapping the Global Muslim Population|url=http://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/|accesso=21 dicembre 2015}}</ref>) sono maggioritari in quasi tutti i paesi mussulmani (tranne l'[[Iran]], l'[[Azerbaigian]], il [[Bahrein]] e l'[[Oman]]).
* [[Sciiti]], che costituiscono la minoranza più consistente (circa il 10-13%). Essi si richiamano all'eredità di [['Ali ibn Abi Tàlib|ʿAlī ibn Abī Ṭālib]], cugino e genero di Muḥammad, e dei suoi figli [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e, più in particolare, di [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Dominante in [[Iran]], lo sciismo è maggioritario in [[Azerbaigian]] e in [[Bahrein]]. Gli sciiti si dividono a loro volta in:
:* un gruppo maggioritario ([[Duodecimani|duodecimano]], o [[Duodecimani|imamita]] o ''ithnaʿashariyya''),
:* un gruppo minoritario ([[ismailita]], o [[Settimani|settimano]] o ''sabaʿiyya''). Gruppi di [[Ismaele|Ismaeliti]] sono presenti in [[India]],
:* un gruppo più esiguo, detto "[[Zaydismo|zaydita]]", prevalente in [[Yemen]], teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità islamica (''[[Umma]]'') possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca concretamente contro i musulmani reprobi e usurpatori del [[Califfo|califfato]], con un deciso impegno militante che non lasci spazio a un comodo quietismo limitato a un'attività puramente teoretica.
 
* [[Kharigismo|Kharigiti]], un tempo abbastanza diffusi, specialmente in [[Nordafrica]], Iraq e Penisola araba, si dividevano in numerosi sottogruppi - [[sufriti]], [[Azraqiti]], [[Najadat|Najadāt]], [[Nukkariti]] - di cui sussistono solo gli:
:* [[Ibaditi]], oggi maggioritari nel solo [[Oman]], ma presenti anche in qualche località del Nordafrica e dell'Africa Orientale.
 
Di derivazione islamica, ma considerati eterodossi, sono invece:
 
* Gli [[Alawiti]], appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita ma con forti tratti [[gnosticismo|gnosticheggianti]]. Esprime il gruppo dirigente in [[Siria]] fin dall'epoca del Presidente [[Hafiz al-Asad|Ḥāfiẓ al-Asad]].
* I [[Drusi]], di originaria ispirazione ismailita ma presto abbondantemente diversificatisi, sorti in età [[Fatimidi|fatimide]] all'epoca dell'[[Imam|Imàm]]-[[califfo]] [[al-Hakim|al-Ḥākim]]. Sono presenti in [[Libano]], nella regione montagnosa dello [[Shuf|Shūf]], come pure in Siria (Golan, [[Gebel Druso]]) e in [[Israele]].
* I [[Bahá'í|Bahāʾī]], a loro volta gemmati dal [[Babismo]], costretti dalla [[Rivoluzione iraniana|Rivoluzione islamica]] dell'[[Iran]] a rifugiarsi in India e in Occidente (soprattutto [[Canada]] e [[Stati Uniti d'America]]). I suoi fedeli pretendono di costituire una religione "interamente nuova"<ref>[[Alberto Ventura|A. Ventura]], "Confessioni scismatiche, eterodossie e nuove religioni", in ''Islam'', vol. 3 della ''Storia delle religioni'' (a cura di [[Giovanni Filoramo|G. Filoramo]]), Roma-Bari, 1995, p. 411.</ref> e non quindi una eterodossia dell'islam.
* Gli [[Alevismo|Aleviti]] appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita duodecimana, ma con forti aspetti [[gnosticismo|prossimi allo gnosticismo]]. Sono presenti soprattutto in Turchia dove rappresentano almeno il 15% della popolazione.
* Gli [[Ahl-e Haqq|Ahl-e Ḥaqq]], presenti in Iraq e in Iran, di ispirazione sciita ma marcatamente eterodossa.
* L'[[Ahmadiyya|Aḥmadiyya]] di [[Qadian|Qādyān]] ([[India]] settentrionale) e [[Lahore]] ([[Pakistan]]), fondata da [[Mirza Ghulam Ahmad]].
* I [[Sikh]], presenti in India, nati dopo Muḥammad, che ritengono validi alcuni punti del credo islamico (tra cui il monoteismo). Sono considerati tuttavia appartenenti a una religione completamente distaccata dall'islam, e non una sua eterodossia.
* Gli [[yazidi]], il cui sincretismo include anche alcuni elementi dell'islam, pur discostandosene sostanziosamente.
* La "[[Nation of Islam]]" presente negli Stati Uniti, di ispirazione sunnita ma marcatamente eterodossa, tanto da essere considerata dagli storici delle religioni come appartenente a una religione ormai completamente distaccata dall'islam, e non una sua generica eterodossia.
 
== Modelli ispiratori ==
La [[religione]] consiste nella [[fede]] (''al-īmān'') e nella pratica (''al-dīn''). Quali siano stati i modelli religiosi ispiratori è ancora argomento di discussione fra gli storici delle religioni. Se infatti si può parlare, coi dovuti distinguo, di debiti contratti verso il [[Giudaismo]], lo [[Zoroastrismo]], il Cristianesimo orientale e, più ancora, verso il credo delle [[Giudeo-cristianesimo|comunità ebraico-cristiane]] attive nella stessa [[Penisola araba]] - debiti per molti versi e in diversa misura difficilmente negabili - non manca però chi sostiene l'indubbia esistenza di una matrice indigena sud-arabica che affrancherebbe l'Islam da una sorta di tutela strettamente allogena. Del resto non sono episodiche le prove, epigrafiche, artistiche (statuaria votiva) e archeologiche, circa l'esistenza di culti monoteistici negli ambienti culturali sud-arabici e il loro lento accostamento a forme sempre più spiccatamente [[monoteismo|monoteistiche]].<ref>[[Claudio Lo Jacono]], «La cultura araba preislamica». Relazione presentata al convegno Internazionale ''Corano e Bibbia'' organizzato da Biblia (Napoli, 24-26 ottobre 1997). Atti a cura di R. Tottoli, Morcelliana, Brescia, 2000, pp. 117-131.</ref>
 
Che l'Islam appartenga al medesimo contesto di valori dell'[[Ebraismo]] e del [[Cristianesimo]], viene sottolineato dalla sua inclusione tra le cosiddette [[religioni abramitiche]].<ref name="J.Smith98">''Religion, Religions, Religious'', essay by Jonathan Z. Smith, published in book: {{Cita libro |curatore=Mark C. Taylor |titolo=Critical Terms for Religious Studies |annooriginale=1998 |url=http://www.press.uchicago.edu/Misc/Chicago/791572.html |editore=University of Chicago Press |ISBN=978-0-226-79156-2 |capitolo=fifteen |pagine=430}}</ref><ref>[[Jacques Derrida]], ''Once More, Once More: Derrida, the Jew, the Arab'', introduction to Gil Anidjar, ''Acts of Religion'', Routledge, New York & London, 2001.</ref>
 
== Differenze fra islam e islamismo ==
{{Vedi anche |Islamismo}}
Quanto al lessico impiegato, se in contesti linguistici diversi da quello italiano la differenza fra il termine ''islam'' e ''islamismo'' è abbastanza sfumata, in [[lingua italiana|italiano]] una diversità sostanziale invece esiste, perché con la parola ''islam'' s'intende quell'insieme di atti di fede, di pratiche rituali e di norme comportamentali che è praticato da [[Sunnismo|sunniti]] e [[Sciismo|sciiti]] che, insieme, rappresentano quasi il 99% dei fedeli musulmani, mentre il termine ''islamismo'' indica di fatto una concezione dell'uomo e del mondo che si ispira ai valori dell'islam ma che si esprime a livello più propriamente politico.
 
La disciplina che studia l'islam è tradizionalmente detta in italiano ''islamistica'', e ''islamisti'' sono detti i suoi cultori e studiosi. Sennonché, per l'improprio uso fattone da alcuni ''[[mezzo di comunicazione di massa|media]]'' generalisti, il termine "islamista" può essere percepito come sinonimo di "estremista islamico", generando disagio per gli studiosi della materia, che potrebbero in alternativa ricorrere al gallicismo ''islamologi'', se esso non risultasse estraneo alla tradizione accademica.<ref>Si veda anche [[Franco Cardini]] nella nota 2 a p. 14 del suo "Al-Andalus al tempo di Moshe ben Maimon", in (a cura di Geri Cerchiai e Giovanni Rota) ''Maimonide e il suo tempo'', Franco Angeli, Milano, 2007.</ref> ''Islamistica'' resta perciò la dizione accademica della branca disciplinare relativa alla cultura dell'islam.
 
Altra fonte di confusione terminologica si ha negli ultimi anni con il crescente e improprio uso come sostantivo dell'aggettivo ''islamico''.<ref>Cfr. il ''Dizionario Enciclopedico Italiano'' (DEI) dell'Istituto Treccani, vol. VI: «islàmico agg. (pl. m. -ci). Dell'Islam: ''religione i.'', ''cultura i.''; più genericam., che appartiene all'islamismo, inteso non solo come religione ma come sistema politico, sociale e culturale: ''popolazioni i.''; ''il mondo i.''; ''la civiltà islamica''».</ref> Il sostantivo che si riferisce a chi professa la religione islamica è infatti ''musulmano'' (nell'uso corretto si dovrebbe dire: ''i musulmani'' e non ''gli islamici''). L'uso dell'aggettivo come sostantivo, così come il sostantivo ''islamista'' - del tutto sconosciuto a qualsiasi autorevole dizionario italiano, se non nel senso di "studioso dell'islam" - sembra coniato dalla sbrigativa volontà di indicare i militanti di movimenti radicali di matrice islamica che spesso tracimano nel terrorismo, finendo col conferire a quest'ultimo uso una sfumatura negativa che, invece, è evidentemente estranea al termine "musulmano". Ciononostante si assiste a una sua crescente diffusione nei mezzi di comunicazione di massa come semplice sinonimo di quest'ultimo sostantivo/aggettivo.
 
La fede per i musulmani è basata sui "cinque pilastri". Per essere un "uomo dell'islam" si deve possedere perfettamente la fede (''īmān'') in questi principi ed esercitare il bene e la pietà (''birr''). Le parole "islam" e "[[salam]]" (pace) hanno la stessa radice consonantica e sono come fuse. L'islam si configura quindi come "intima pace dell'uomo con Dio" e il ''mùslim'' (musulmano) è colui che si affida con pienezza al Signore. Questo fiducioso abbandono è manifestato dal credente assolvendo per quanto può ai doveri espressi dai cinque ''arkān al-Islām'', vale a dire i cinque "pilastri della fede islamica".
 
L'islam non è soltanto una religione, nel senso tecnico del termine (cfr. il [[Lingua latina|latino]] ''[[Religione#Definizione|religio]]''), che si basi principalmente su un'intima persuasione di fede, ma è anche (e non secondariamente) un'ortoprassi, una serie cioè di azioni e comportamenti obbligatori, perché giudicati "corretti".<ref>Denominati ''ʿibādāt'' se riferiti alle attività cultuali, ''muʿāmalāt'' se riferiti alle relazioni tra gli uomini.</ref> I comportamenti esteriori sono giudicati secondo la ''[[shari'a|sharīʿa]]'', la disciplina legale islamica, mentre per quelli interiori il solo giudice è Dio. Ciò non toglie che, dopo un lungo e animato dibattito teologico durato quasi un secolo,<ref>Il voler subordinare la fede alle opere fu la logica perseguita dagli [[Omayyadi]] per motivi essenzialmente politici e fiscali, al fine cioè di poter seguitare a percepire le imposte non-islamiche anche da chi - i ''[[mawla|mawālī]]'' - si era invece convertito, pur senza aver ancora bene imparato le ritualità e le liturgie previste dall'Islam.</ref> mirante a determinare se per potersi definire "musulmano" bastasse l'''imān'' (la fede) o se invece essa dovesse accompagnarsi o addirittura essere subordinata alle opere (''aʿmāl'') la risposta è stata quella di dare assoluta preminenza alla prima, tant'è vero che per essere considerato a pieno titolo "musulmano" è sufficiente una seria ''[[shahada|shahāda]]'', anche se un musulmano non potrà poi esimersi dall'esprimere coerentemente nei fatti della vita la profondità e la sincerità della sua fede. Questo di per sé eliminerebbe la necessità di parlare di un "[[integralismo religioso|integralismo]] islamico", dal momento che l'islam ha per definizione un approccio "integrale" alla realtà fenomenologica, senza alcuna separazione fra aspetti mondani e ultramondani.
 
== Islam politico ==
{{Vedi anche|Storia dei popoli islamici|Islamismo}}
Dal [[632]] al [[1924]] l'islam politico si è sviluppato nel [[califfato]]. Dal [[1969]] i paesi musulmani fanno riferimento per la difesa dei valori dell'islam all'associazione [[Organizzazione della Conferenza Islamica]]. Dal [[1945]] quelli [[lingua araba|arabofoni]] fanno anche riferimento, ma essenzialmente politico, alla [[Lega Araba]]. Oggi sono 6 i paesi retti ufficialmente da una [[repubblica islamica]], anche se ci sono paesi a maggioranza musulmana che sono repubbliche democratiche (vedi [[Indonesia]], [[Tunisia]], [[Libano]], [[Iraq]], [[Malesia]], [[Pakistan]]). Gli altri Stati a maggioranza musulmana sono o monarchie assolute o dittature o repubbliche (o monarchie costituzionali) democratiche solo nominalmente ([[Turchia]], [[Egitto]], [[Iran]]). Vedi [[democrazia islamica|democrazie islamiche]].
 
== Concezione del mondo ==
Questa dottrina, che non compare nel [[Corano]] e negli ''[[ʾaḥādīth]]'', è stata elaborata da [[Abu Hanifa al-Nu'man|Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān]] e da altri pensatori musulmani nell'arco di cinque secoli. Un periodo di espansione territoriale per l'Islam, che per questo aveva necessità di dotarsi di una visione geo-politica del mondo che, secondo questa concezione, sarebbe diviso in tre parti:
 
* Il "Territorio (lett. "Casa") dell'islam", o "''[[Dar al-Islam|Dār al-Islām]]''"<ref>Sull'uso di tale espressione, ormai puramente accademica, si vedano per tutti [[Alberto Ventura]], "L'islām sunnita nel periodo classico (VII-XVI secolo)", in: ''Islam'', a cura di [[Giovanni Filoramo]], Roma-Bari, Storia delle religioni Laterza, 1999<sup>2</sup>, p. 155 o [[Armand Abel]], ''s.v.'' «Dār al-Islām», in: ''The [[Encyclopaedia of Islam]]'', con annessa Bibliografia.</ref> (o ''Dārunā'', "Il nostro territorio"), dove vivono i musulmani sotto la protezione della Legge islamica e i popoli sottomessi (''[[dhimmi|dhimmī]]''). Gli uomini appartenenti a fedi diverse da quella islamica, fino all'età contemporanea, furono infatti assoggettati al pagamento di un tributo personale, la ''[[jizya]]'', che garantiva loro la protezione da aggressione esterne, venendo esentati dal servizio militare, dal pagamento della ''[[zakat]]'' - tassa riservata ai soli musulmani - venendo garantiti nel godimento di una sostanziosa, anche se limitata, indipendenza amministrativa.<ref>[http://www.alsiraj.net/English/misc/nonmuslims/html/page20.html Link]</ref> Le interpretazioni dei teologi musulmani differiscono sulla possibilità di accettare come ''dhimmī'' fedeli di religioni differenti da quella dei cristiani, ebrei, [[Mazdeismo|zoroastriani]] e [[Sabei (Harran)|sabei]] ma, storicamente, si accettò anche l'[[Induismo]] come religione proteggibile, in quanto esso poteva vantare un testo scritto (i [[Veda]]) che fu considerato anch'esso ispirato divinamente. I teologi [[hanafiti]] considerano ''Dār al-Islām'' anche un territorio non più sotto controllo musulmano che però permette ancora l'amministrazione del culto e la protezione, sia ai musulmani che ai ''dhimmī'',<ref>[http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e491 Oxford Islamic Studies - Dar al-Islam]</ref> ma anche il giurista [[Malikismo|malikita]] [[sicilia]]no, l'Imām [[Imam al-Mazari|al-Māzarī]], affermò questo principio riferendosi al periodo in cui i musulmani erano governati dai [[Normanni]]. In tal modo egli legittimava la loro permanenza nell'isola, da cui essi sarebbero invece dovuti emigrare qualora la Sicilia fosse stata da considerare ''[[Dar al-harb|Dār al-ḥarb]]'', ossia "Territorio della Guerra". Contestato invece l'uso dell'espressione "''{{cn|Dār al-Salām}}''", "Territorio della Pace", malgrado l'uso fattone in una ''fatwa'' di al-Azhar circa l'obsolescenza concettuale della divisione del mondo tra ''Dār al-Salām'' (definizione che sembrerebbe usata come sinonimo di ''Dār al-Islām'') e ''Dār al-ḥarb''.<ref>[http://www.arabwestreport.info/year-2006/week-30/12-azhar-scholars-dar-al-harb-and-dar-al-salam-are-no-longer-valid-under Articolo di Muhammad Khalil, sulla rivista ''Al-Sharq al-Awsaṭ'', 30 (2006), p. 22, sulla ''fatwa'' di al-Azhar circa l'obsolescenza concettuale della distinzione dottrinale classica tra ''Dār al-Salām'' e ''Dār al-ḥarb''].</ref>
* Il "Territorio della Tregua", "''Dār al-ʿahd''"<ref>Così in [[Abu Bakr Sarakhsi|al-Sarakhsī]] (m. 1106), commentatore [[hanafita]] di [[Muhammad al-Shaybani|al-Shaybānī]] nel suo ''Mabsūṭ'', 30 voll., Il Cairo, 1906/1324 [[Calendario islamico|E.]], X, p. 2.</ref> o "''Dār al-Hudna''", territorio non islamico in cui però l'islam è praticabile liberamente. Non può essere attaccato e, al contrario, deve essere difeso dai musulmani che hanno stabilito un patto con le autorità del paese; i musulmani devono anche rispettarne gli usi e i costumi. Se però la controparte rompe i patti, può trasformarsi in Dar al-Harb.<ref>[http://islamicencyclopedia.org/public/index/topicDetail/page/6/id/255 Dar al-Hudna]</ref>
* Il Territorio della Guerra, o "''Dār al-ḥarb''" (talora chiamato "''Dār al-kufr''", "Casa dell'empietà"<ref>Si veda A. Morabia, ''Le Gihad dans l'Islam médiéval'', p. 201.</ref>) riguarda invece i territori confinanti con quelli islamici (ma anche all'interno di quelli<ref>[[David Santillana]], ''Istituzioni di diritto musulmano malichita - con riguardo anche al sistema sciafiita'', 2 voll., Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1925, I, p. 97.</ref>) che non hanno un accordo di pace o di non-aggressione con i paesi musulmani circostanti. Secondo alcuni giuristi musulmani, un territorio a maggioranza musulmana conquistato da forze non-islamiche diventa ''Dār al-ḥarb''. Secondo molti storici, dopo la scomparsa dell'ultimo grande califfato, quello [[Ottomano]], e la frammentazione degli Stati islamici seguita al [[Colonialismo]], questo concetto ha perso molto del suo significato.<ref>[http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e490?_hi=17&_pos=3 Oxford Islamic Studies]</ref>
 
Va comunque sottolineato che tali distinzioni appartengono alla discussione sviluppatasi in età islamica classica e che oggi essa non ha più motivo di essere riproposta, salvo da parte di chi auspica un ritorno a un autoreferenziale islam delle origini.
{{q|La dottrina islamica contemporanea tende a considerare la contrapposizione tra ''dār al-Islām'' e ''dār al-ḥarb'' come superata: la esistenza di trattati e istituzioni internazionali universali impone di considerare i paesi non musulmani come ''dār al-ʿahd'', almeno in assenza di uno stato di guerra effettiva.|Roberta Aluffi Beck-Peccoz, ''s.v.'' «Dār al-Islām», in ''Dizionario dell'Islam'' (a cura di [[Massimo Campanini]]), Milano, Rizzoli, 2005, p. 83}}
 
Il [[proselitismo]] è un obbligo morale per il musulmano (''daʿwa'', "appello" alla conversione) contro il paganesimo e l'idolatria, ma non riguarda i popoli [[monoteismo|monoteisti]], che in diversa misura posseggono già una parte della Rivelazione tramite l'uso delle [[Sacre Scritture]], che sono sempre ispirate dallo stesso Dio, ma rese incomplete e corrotte per via della manipolazione umana. Le popolazioni del Libro sono innanzitutto ebrei e cristiani, ma nel corso dell'[[espansione islamica]] vi furono compresi anche [[mandei]], [[mazdei]], [[induisti]] e [[buddhisti]].
Maometto stesso ha sottolineato in vari ''[[ʾaḥādīth]]'' della sua [[Sunna]] il portato della Rivelazione coranica.
 
Specificando con precisione quali differenze vi siano tra fede e sottomissione politica e impositiva per le [[Ahl al-Kitab|Genti del Libro]], cui la ''[[Umma]]'' islamica deve garantire il libero esercizio del proprio credo nei territori dell'islam, pur dovendo rinunciare a qualsiasi forma di proselitismo e pur accettando, in quanto comunità protette, la superiorità politica dell'islam, la lealtà verso la ''Umma'' in quanto entità politica e il pagamento di un tributo. Questa sostanziale "tolleranza religiosa" fu tra i fattori che permisero la veloce conquista dei territori dell'Impero bizantino, dove le eresie cristiane (come il [[monofisismo]]) erano invece pesantemente combattute e dove la tassazione era più alta di quella richiesta dagli arabi conquistatori.
 
== Demografia ==
Uno studio demografico del 2009, condotto in 232 tra stati e territori, ha riferito che il 23% della popolazione mondiale, pari all'incirca a 1,57 miliardi di persone, è di fede musulmana. Di questi si stima che oltre il 75-90% siano sunniti, mentre gli sciiti sarebbero il 10-20%,<ref name=":0">{{Cita web|url = http://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/|titolo = Mapping the Global Muslim Population}}</ref><ref>{{Cita web|url = http://www.britannica.com/EBchecked/topic/295507/Islam|titolo = Islam - Encyclopaedia Britannica}}</ref><ref>{{Cita web|url = https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2122.html|titolo = CIA}}</ref> con una piccola restante minoranza appartenente ad altre sette.<ref name=":0" /> Circa 57 paesi sono a maggioranza musulmana,<ref name=":0" /> gli arabi rappresentano circa il 20% di tutti i musulmani del mondo.<ref>{{Cita libro|autore = Ilyas Ba-Yunus; Kassim Kone|titolo = Muslims in the United States|anno = 2006i|editore = Greenwood Publishing Group|p = 172|ISBN = 0-313-32825-0}}</ref>
 
La maggioranza dei musulmani vive in Asia e in Africa.<ref>{{Cita web|autore = Oxford Islamic Studies online|url = http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e1087|titolo = Islam: An Overview}}</ref> Circa il 62% si trova in Asia, con oltre 683 milioni di fedeli tra Indonesia, Pakistan, India e Bangladesh.<ref name=":0" /> In Medio Oriente, i paesi non arabi, come la Turchia e l'Iran, sono i paesi con la più ampia maggioranza musulmana. In Africa, Egitto e Nigeria hanno le comunità musulmane più numerose.<ref>{{Cita web|url = http://www.nationmaster.com/graph/rel_isl_num_of_mus-religion-islam-number-of-muslim|titolo = Number of muslim by country}}</ref>
 
La maggior parte delle stime indica la presenza islamica in Cina come quantificabile approssimativamente in 20-30 milioni di persone (dall'1,5% al 2% della popolazione cinese).<ref>{{Cita web|autore = CIA|url = https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ch.html|titolo = The World Factbook}}</ref><ref>{{Cita web|autore = U.S. Department of State|url = http://www.state.gov/j/drl/rls/irf/2006/71338.htm|titolo = China (includes Tibet, Hong Kong, and Macau)}}</ref><ref>{{Cita web|autore = China daily|url = http://www.chinadaily.com.cn/bizchina/2008-07/09/content_6831389.htm|titolo = NW China Region eyes global Muslim market}}</ref><ref>{{Cita web|autore = Muslim Media Network|url = http://muslimobserver.com/chinese-muslim-scholars/|titolo = Chinese Muslim Scholars}}</ref> Tuttavia, i dati forniti dall'International Popolation Center dell'università statale di San Diego al U.S. News & World Report sostengono che la Cina abbia 65,3 milioni di musulmani. L'islam è la seconda religione per numero di fedeli, dopo il cristianesimo, in molti stati europei, e si sta lentamente avvicinando al secondo posto anche nelle Americhe, con un numero tra i 2.454.000, secondo il Pew Forum, e approssimativamente 7 milioni, secondo il CAIR (Council on American-Islamic relations), negli Stati Uniti.<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|autore = CAIR|url = http://icnl.com/files/Masjid_Study_Project_2000_Report.pdf|titolo = The Mosque in America a national portrait}}</ref>
 
== In Italia ==
{{vedi anche|Islam in Italia}}
 
== Critiche e Controversie ==
{{Vedi anche|Antislamismo}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
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* [[Louis Gardet]], ''Conoscere l'islam'', Catania, Ed. Paoline, 1959
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* [[Philip Hitti]], ''Storia degli Arabi'', Firenze, La Nuova Italia, 1966)
* [[Michelangelo Guidi]], ''La religione dell'Islam'', in ''Storia delle religioni'' diretta da P. Tacchi Venturi, 1970-71, vol. V
* [[Claude Cahen]], ''L'Islamismo I'', vol. 14 della Storia Universale, Milano, Feltrinelli, 1969
* [[Gustav E. von Grunebaum]], ''Islamismo II'', vol. 15 della Storia Universale, Milano, Feltrinelli, 1972
* [[Francesco Gabrieli]], ''L'islam nella storia'', Bari, Dedalo, 1966
* [[Francesco Gabrieli]], ''Maometto e le grandi conquiste arabe'', Milano, Il Saggiatore, 1967
* [[Umberto Rizzitano]], ''Storia degli Arabi dall'epoca preislamica ad oggi'', Palermo, U. Manfredi, 1971
* [[André Miquel]], ''L'islam. Storia di una civiltà'', Torino, SEI, 1973
* [[Laura Veccia Vaglieri]], ''L'Islam da Maometto al secolo XVI'', Milano, Vallardi, 1974
* [[William Montgomery Watt]]-[[A.T. Welch]], ''L'islam, Maometto, il Corano'', Milano, Jaca Book, 1981
* [[Alessandro Bausani]], ''L'Islam'', Milano, Garzanti, 1980
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* [[Alfonso Maria Di Nola]], ''L'Islam'', Roma, Newton Compton, 1989
* [[Sergio Noja]], ''Storia dei popoli dell'islam'', 4 volumi, Milano, Oscar Mondadori, 1990-94
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* [[Annemarie Schimmel]], ''L'Islam'', Bologna, EDB, 1992
* [[Gerhard Endress|G. Endress]], ''Introduzione alla storia del mondo musulmano'', Venezia, Marsilio, 1994.
* [[Ira M. Lapidus]], ''Storia delle società islamiche'', Torino, Einaudi, 1993-1995 (vol. I. ''Le origini dell'Islam''; vol. II. ''La diffusione dell'Islam''; vol. III. ''I popoli musulmani'')
* [[Paolo Branca]], ''Introduzione all'Islam'', Milano, Paoline, 1995
* [[Giorgio Vercellin]], ''Istituzioni del mondo musulmano'', Torino, Einaudi, 1996
* [[G. Crespi-G. Samir Eid]], ''L'islam: storia, fede, cultura'', Brescia, Ed. La Scuola, 1996
* [[Claudio Lo Jacono]], [[Khaled Fouad Allam]], [[Alberto Ventura]], ''Islam'' - ''Storia delle religioni'' (curata da [[Giovanni Filoramo]]), Roma-Bari, Laterza (Biblioteca Universale), 1999
* [[Carlo Saccone]], ''I percorsi dell'Islam. Dall'esilio di Ismaele alla rivolta dei nostri giorni'', Padova, EMP, 2003 (prima ed. 1999)
* [[Biancamaria Scarcia Amoretti]], ''Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia'', Roma, Carocci, 2001
* [[Bernard Lewis]], ''Gli Arabi nella storia'', Roma-Bari, Laterza, 2001
* [[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo)'' 1. ''Il Vicino Oriente'', Torino, Einaudi, 2004
* [[G. Delle Donne]], ''Maometto, il Profeta dell'Islam, e il suo tempo'', Milano, Simonelli Editore, 2005
* [[Hans Küng|H. Küng]], ''Islam: passato, presente futuro'', Milano, Rizzoli-BUR, 2005
* Gerhard Gäde, ''"Adorano con noi il Dio unico"'' (Lumen gentium 16). Per una comprensione cristiana della fede islamica, Roma, Borla, 2008
* [[Sadik J. Al-Azm]], ''L'illuminismo islamico'', Roma, Di Renzo Editore, 2001
* [[Toufiq Fahd]], «L'Islam», in ''Storia delle religioni'', vol. IX, a cura di H.-C. Puech, Bari, Laterza, 1977 (rist. dalla stessa casa editrice sotto il titolo ''Storia dell'islamismo'')
* [[Sayyid Hosein Nasr]], ''Ideali e realtà dell'Islam'', Milano, Rusconi, 1988
* [[Albert Hourani]], ''Storia dei popoli arabi. Da Maometto ai nostri giorni'', Milano, Mondadori, 1998
* [[Tariq Ramadan]], ''Maometto. Dall'islam di ieri all'islam di oggi'', Torino, Einaudi, 2007
* [[Allama Tabataba'i]], ''Muhammad alla luce dell'islam'', Camagnola, 1982
* [[Martin Lings]], ''Il profeta Muhammad. La sua vita secondo le fonti più antiche'', SITI, Trieste 1988
* [[F. Schuon]], ''Comprendere l'islam'', Milano, SE, 1989
* [[Abu l-A'la Maududi|Abu l-Ala Mawdudi]], ''Conoscere l'islam'', Roma, Ed. Mediterranee, 1873
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* [[G. Finazzo]], ''I musulmani e il cristianesimo - Alle origini del pensiero islamico (secc. VII-X)'', Roma, Edizioni Studium, 2005
* [[Gustav E. von Grunebaum]], ''Classical Islam: a History 600 AD to 1258 AD'', Chicago, 1970
* [[Hugh Kennedy]], ''The Prophet and the Age of the Caliphates'', London-New York, Longman, 1986
* [[Giorgio Levi Della Vida]], ''Arabi ed Ebrei nella storia'', Napoli, Ricciardi, 1984
* [[Bernard Lewis]], ''Uno sguardo dal Medioriente'', Roma, Di Renzo Editore, 1999
* [[Robert Mantran]], ''L'espansione musulmana dal VIII all'XI secolo'', Milano, Mursia, 1978
* [[Carlo Saccone]], ''Allah il Dio del Terzo Testamento. Letture coraniche'', Milano, Medusa, 2006
* [[Maurice Lombard]], ''Splendore e apogeo dell'Islam: VIII-XI secolo'', Milano, Rizzoli-BUR, 1991
* [[Tariq Ramadan]], ''Essere musulmano europeo'', Troina (En), Città aperta, 2002.
* [[M. Khalid Rhazzali]], ''L'islam in carcere. L'esperienza religiosa dei giovani musulmani nelle prigioni italiane'', FrancoAngeli, Milano, 2010
* [[Ciro Sbailò]], ''Il Governo della Mezzaluna. Saggi sul diritto islamico'', Leonforte, Euno, 2010
* IDEM, ''Principi sciaraitici e organizzazione dello spazio pubblico nel mondo islamico. Il caso egiziano, Padova, CEDAM, 2012
* [[Joseph Schacht]], ''Introduzione al diritto musulmano'', Torino, Ed. [[Fondazione Giovanni Agnelli]], 1995
* [[R. Schulze]], ''Il mondo islamico del XX secolo. Politica e società civile'', Milano, Feltrinelli, 1998
* [[Massimo Introvigne]], ''Islam. Che sta succedendo? Le rivolte arabe, la morte di Osama bin Laden, l'esodo degli immigrati'', Milano, Sugarco, 2012, ISBN 978-88-7198-618-0
* [[Norman Daniel]], ''Gli Arabi e l'Europa nel Medioevo'', Bologna, il Mulino, 1981 (rist. 2007)
* [[William Montgomery Watt]], ''L'islam e l'Europa medievale'', Milano, Mondadori, 1991
* [[Maxime Rodinson]], ''Il fascino dell'islam'', Bari, Dedalo, 1988
* [[Franco Cardini]], ''Europa e Islam. Storia di un malinteso'', Roma-Bari, Laterza, 1999
* [[M.R. Menocal]], ''Principi, poeti, visir. Un esempio di convivenza pacifica tra musulmani, ebrei e cristiani'', Milano, Il Saggiatore, 2003
* [[M.R. Menocal]], ''The Arabic Role in Medieval Literary History'', Philadelphia, Un. of Pennsylvania Press, 1990
* [[S. Hunke]], ''Allahs Sonne ueber dem Abendland. Unser arabisches Erbe'', Stuttgart, DVA, 1989
* [[Claudio Lo Jacono]], [[Giacomo E. Carretto]], [[Alberto Ventura]], (a cura di [[Francesco Gabrieli]]), ''Maometto in Europa. Arabi e Turchi in Occidente'', Milano, Mondadori, 1982 (ed. in francese della Bordas di Parigi e in tedesco della List Verlag di [[Monaco di Baviera|Monaco]] nel 1983)
* [[Francesco Gabrieli]] - [[Umberto Scerrato]], ''Gli Arabi in Italia (cultura, contatti, tradizioni)'', Milano, Garzanti (già Scheiwiller), 1979
* [[Michele Amari]], ''Storia dei musulmani in Sicilia'', 3 volumi, revisione a cura di C. A. Nallino, Catania, Romeo Prampolini, 1933-39
* [[F. Maurici]], ''Breve storia degli Arabi in Sicilia'', Palermo, Flaccovio Ed., 1999
 
== Voci correlate ==
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* [[Allah]]
* [[Architettura islamica]]
* [[Calendario islamico]]
* [[Cinque pilastri dell'Islam]]
* [[Concezione della morte nell'Islam]]
* [[Consulta per l'islam italiano]]
* [[Coranisti]]
* [[Corano]]
* [[Cristianesimo e islam]]
* [[Democrazia islamica]]
* [[Dio (Islam)]]
* [[Egira]]
* [[Finanza islamica]]
* [[Fatwa]]
* [[Fiqh]]
* [[Fondamentalismo islamico]]
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* [[Islam in Italia]]
* [[Jihād]]
* [[Islamismo]]
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* [[Movimenti liberali nell'islam]]
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* [[Storia della donna nell'Islam]]
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