Giovanni delle Bande Nere e Discussione:Ekaterina Pantjuchina: differenze tra le pagine

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{{Progetti interessati
{{nota disambigua|altri significati|[[Giovanni dalle Bande Nere (disambigua)]]}}
|progetto = Sport/Calcio femminile
{{Bio
|progetto2 = Biografie
|Nome =
|accuratezza =
|Cognome = Giovanni dalle Bande Nere
|scrittura =
|PostCognome = oppure '''delle Bande Nere''' al secolo '''Giovanni di Giovanni de' Medici'''
|Sessofonti = M
|immagini =
|LuogoNascita = Forlì
|note =
|GiornoMeseNascita = 6 aprile
|AnnoNascitautente = 1498
|data =
|LuogoMorte = Mantova
|GiornoMeseMorte = 30 novembre
|AnnoMorte = 1526
|Attività = condottiero
|Epoca= 1500
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =  del [[Rinascimento]]
|Immagine = Giovanni delle Bande Nere.JPG
|Didascalia = Il [[monumento a Giovanni delle Bande Nere]] di [[Baccio Bandinelli]] in piazza San Lorenzo a [[Firenze]]
}}
 
== Collegamenti esterni modificati ==
== Biografia ==
Figlio del fiorentino [[Giovanni il Popolano|Giovanni de' Medici]] (detto ''il Popolano'') e di [[Caterina Sforza]], la signora guerriera di [[Forlì]] e [[Imola]], una delle donne più famose del Rinascimento, che si era strenuamente difesa da [[Cesare Borgia]] nella sua rocca forlivese. Venne chiamato Ludovico in onore dello zio [[Ludovico il Moro]], duca di Milano, ma alla morte del padre, avvenuta quando aveva pochi mesi d'età, la madre gli cambiò il nome in Giovanni.
 
Gentili utenti,
Fu ritenuto da [[Niccolò Machiavelli]] l'unica figura capace di difendere i regni italiani dalla discesa di [[Carlo V]]. Giovanni passò la propria infanzia in un convento, poiché la madre era prigioniera di [[Cesare Borgia]].
 
ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina [[Ekaterina Pantjuchina]]. Per cortesia controllate la [https://it.wikipedia.org/w/index.php?diff=prev&oldid=98305951 mia modifica]. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a [[:m:InternetArchiveBot/FAQ|queste FAQ]]. Ho effettuato le seguenti modifiche:
Nel [[1509]] [[Caterina Sforza]] morì, ed essendo morto anche [[Luffo Numai]], primo tutore di Giovanni, la tutela del giovane passò al canonico [[Francesco Fortunati]] e al ricchissimo fiorentino [[Jacopo Salviati]], marito di [[Lucrezia de' Medici]], figlia di [[Lorenzo il Magnifico]].
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170704133131/http://rfs.ru/national_team/woman/women_national_team/contains/13710.html per http://www.rfs.ru/national_team/woman/women_national_team/contains/13710.html
 
Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot
Jacopo Salviati dovette spesso rimediare con la propria autorità e fama alle numerose intemperanze del ragazzo, ma nel [[1511]] non poté evitargli il bando da Firenze, per l'uccisione di un suo coetaneo in una lite tra bande di ragazzi, bando ritirato l'anno successivo.
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 12:43, 7 lug 2018 (CEST)
Quando il Salviati fu nominato ambasciatore a [[Roma]] nel [[1513]] Giovanni lo seguì, e qui fu iscritto nelle milizie pontificie grazie all'intercessione del Salviati presso [[papa Leone X]], fratello di [[Lucrezia de' Medici]].
 
Il suo ''battesimo del fuoco'' nel nuovo ruolo di soldato papale avvenne il [[5 marzo]] [[1516]] nella guerra contro [[Urbino]] al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo ventidue giorni, dopo i quali [[Francesco Maria I della Rovere]] si arrese; nonostante la propria indole irrequieta, Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia - indisciplinati, rozzi e individualisti - disciplina e obbedienza. Ebbe anche modo di osservare, con acume caratteristico, il declino della cavalleria pesante.
 
Al momento di crearsi una propria compagnia Giovanni scelse perciò di impiegare [[cavallo|cavalli]] piccoli e leggeri, preferibilmente turchi o berberi, adatti a compiti tattici quali schermaglie d'avanguardia o imboscate; individuò nella mobilità l'arma più utile da usare. Un accento particolare fu messo sullo spirito di corpo, allora assai carente. I nuovi venuti ricevevano un addestramento particolare, spesso impartito da Giovanni personalmente; sovente i traditori erano condannati a morte.
 
Sposò [[Maria Salviati]], figlia di [[Jacopo Salviati|Jacopo]], che gli diede un figlio, [[Cosimo I de' Medici|Cosimo]], destinato un giorno a diventare [[Granducato di Toscana|Granduca]] di Toscana.
 
Nel [[1520]] sconfisse diversi signorotti ribelli marchigiani, tra i quali [[Ludovico Uffreducci]] che restò ucciso in battaglia presso [[Falerone]]. Nel [[1521]] [[papa Leone X|Leone X]] si allea con l'imperatore [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]] contro [[Francesco I di Francia|Francesco I]], per consentire agli [[Sforza]] di tornare padroni di [[Milano]] e per occupare le città perdute di [[Parma]] e [[Piacenza]]; Giovanni è assoldato e posto sotto il comando di [[Prospero Colonna]].
Partecipa in novembre alla battaglia di Vaprio d'[[Adda]]: oltrepassa il fiume controllato dai francesi e li mette in fuga, aprendo la strada per [[Pavia]], Milano, Parma e Piacenza.
 
[[Immagine:Gbnere pace 1.jpg|250px|left|thumb|Ritratto ad opera di [[Gian Paolo Pace]]]]
Il [[1º dicembre]] muore [[papa Leone X|Leone X]], e Giovanni per manifestare il lutto fa annerire le insegne, che fino ad allora erano a righe bianche e viola, diventando così famoso presso i posteri come ''Giovanni dalle Bande Nere''.
 
Nell'agosto [[1523]] Giovanni viene ingaggiato dagli imperiali, e nel gennaio del [[1524]] attacca di notte il campo del francese [[Cavalier Baiardo]], mentre questi dormiva e lo mette in fuga, facendo prigionieri oltre trecento soldati.
Successivamente affronta gli [[Svizzera|Svizzeri]], la più temuta fanteria dell'epoca, che intanto sono calati dalla [[Valtellina]] in aiuto dei Francesi; Giovanni li sconfigge a [[Caprino Bergamasco]], costringendo l'armata francese a lasciare l'Italia.
 
Intanto a Roma diviene papa [[papa Clemente VII|Clemente VII]], della famiglia [[De' Medici|Medici]], cugino della madre di Giovanni, Caterina; il nuovo pontefice paga tutti i debiti di Giovanni, chiedendogli, però, in cambio, di passare con i Francesi.
Questo accade nel novembre-dicembre [[1524]] quando [[Francesco I di Francia|Francesco I]] entra nuovamente in Italia per una campagna militare e ritorna in [[Lombardia]] schierandosi sotto [[Pavia]], dove subirà la celebre cocente [[battaglia di Pavia (1525)|sconfitta]] e la prigionia.
 
La compagnia di Giovanni non partecipa alla battaglia: in una scaramuccia il [[18 febbraio]] [[1525]] Giovanni "fu da uno archibuso in uno stinco di gamba gravemente ferito" (G. G. Rossi, Vita di Giovanni de' Medici).
Spesso vengono confusi i fatti e gli "attrezzi" del febbraio 1525 con quelli del novembre 1526, quando, effettivamente, Giovanni verrà ferito ad una coscia da un colpo di falconetto. Anche [[Pietro Aretino]], nella famosissima e suggestiva lettera (la n. 4 del primo libro) dà la medesima versione" "... ecco (oimè) un moschetto che gli percuote quella gamba già ferita d'archibuso..."). Allo stesso modo, nel descrivere i momenti ed i luoghi delle cure la storiografia corrente pare non aver tenuto più di tanto in considerazione i documenti e le testimonianze ufficiali.
In effetti Giovanni viene subito trasportato a Piacenza, come relaziona Maestro Abramo, il medico inviato dal marchese di Mantova. Ma il 7 di marzo (in M. Tabanelli, Giovanni de' Medici dalle Bande Nere) Giovanni arriva nel parmense: "... si fece portare nel parmigiano a i castelli della sorella" (G.G. Rossi, cit.). Solo nel mese di maggio Giovanni si recherà a [[Venezia]], dove potrà giovarsi, nell'ultima parte della convalescenza, dei benefici bagni termali della vicina Abano. Le sue Bande Nere in parte lo seguono, in parte si sciolgono.
 
A Venezia Giovanni potrebbe mettersi al servizio della [[Serenissima]], ma è tipo troppo ribelle e declina con la frase: «Né a me si conviene per esser io troppo giovane, né ad essa perché troppo attempata».
 
Nel [[1526]] re [[Francesco I di Francia|Francesco I]] torna libero e in maggio, nasce la [[lega di Cognac]] contro l'Impero; papa Clemente si schiera con il re Francesco ed a Giovanni è affidato il comando delle truppe pontificie. Il [[6 luglio]] il capitano generale [[Francesco Maria I della Rovere]], di fronte alle soverchianti forze imperiali, abbandona Milano, ma Giovanni rifiuta l'ordine di fare la stessa cosa e attacca la retroguardia del nemico alla confluenza del [[Mincio]] col [[Po]], sconfiggendo i [[lanzichenecchi]], mercenari tedeschi capeggiati da [[Georg von Frundsberg]].
La sera del [[25 novembre]], nelle vicinanze di [[Governolo]], Giovanni viene colpito alla coscia da un colpo di [[falconetto]], (probabilmente fornito da [[Alfonso I d'Este]]) che gli procura una gravissima ferita.
 
{{quote|... Giovanni de' Medici co' cavalli leggieri; e accostatosi più arditamente perché non sapeva che avessino avute artiglierie, avendo essi dato fuoco a uno de' falconetti, il secondo tiro roppe la gamba alquanto sopra al ginocchio a Giovanni de' Medici; del quale colpo, essendo stato portato a Mantova, morí pochi dí poi,...| [[Francesco Guicciardini]] - [[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia d'Italia]], lib. 17 cap. 16}}
 
Viene subito trasportato a [[San Nicolò Po]] ma non si trova un medico perciò è trasportato a Mantova presso il palazzo di Luigi Gonzaga detto "Rodomonte", dove il chirurgo Abramo, che già lo aveva curato con successo due anni prima, gli amputa la gamba. Per effettuare l'operazione il medico chiede che 10 uomini tengano fermo Giovanni.
 
[[Pietro Aretino]] testimone oculare, descrive le sue ultime ore in una lettera a Francesco Albizi: {{quote|«Neanco venti» disse sorridendo Giovanni «mi terrebbero», presa la candela in mano, nel far lume a sé medesimo, io me ne fuggii, e serratemi l'orecchie sentii due voci sole, e poi chiamarmi, e giunto a lui mi dice: «Io sono guarito», e voltandosi per tutto ne faceva una gran festa.}}
 
La [[cancrena]] è però inarrestabile e nel giro di pochi giorni lo porta alla morte. Il valoroso condottiero si spegne il [[30 novembre]] [[1526]], e viene sepolto tutto armato nella [[Chiesa di San Francesco (Mantova)|chiesa di San Francesco]] a Mantova.
Giovanni, in agonia, aveva inizialmente pensato di affidare il comando delle truppe a [[Lucantonio Cupano]], uno dei suoi più fidi soldati o al nipote [[Pier Maria III Rossi]] di [[San Secondo Parmense]], figlio della sorella Bianca Riario, ma è tutto inutile: prive del loro capo e del suo carisma, le bande si sciolgono.
 
Sempre [[Pietro Aretino]] testimonia: {{quote| Si mosse a ragionar meco, chiamando Lucantonio con estrema affezione; e dicendo io: «Noi manderemo per lui», «Vuoi tu», disse, «che un par suo lasci la guerra per veder amalati?». Si ricordò del conte di San Secondo, dicendo: «Almen fusse egli qui, che gli restarebbe il mio luogo».}}
 
E anche [[Giovan Girolamo de' Rossi]], nipote di Giovanni e fratello del Conte di San Secondo, conferma: {{quote|Esso signore le raccomandò nella morte sua al conte Pietromaria Rosso di San Secondo, suo nipote, scrivendo a papa Clemente che non poteva darle più concenevolmente ad altri che a lui, il quale, per essere suo nipote e continovamente nutrito da lui nella guerra, sarebbe da i suoi soldati temuto e amato più d'ogni altro.}}
 
== Le Bande Nere ==
L’origine delle Bande Nere può farsi risalire alle compagnie che il giovane Giovanni de’Medici comandò durante la [[guerra di Urbino]] del [[1517]].
Questo breve conflitto fu per Giovanni una “scuola militare” nella quale egli si formò per la fase cruciale delle guerre d'Italia, quella compresa tra il [[1521]] e il [[1527]], dove si guadagnò grande fama prima di essere mortalmente ferito a [[Governolo]].
Durante questi anni Giovanni e le sue Bande cambiarono ripetutamente campo, passando prima al servizio di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]], poi di [[Francesco I di Francia|Francesco I]], poi ancora di Carlo V e quindi nuovamente di Francesco I. Ferito alcuni giorni prima della [[battaglia di Pavia (1525)|battaglia di Pavia]], Giovanni fu portato a [[Piacenza]] per esservi curato. Le sue Bande, rimaste senza il loro capitano, nulla poterono contro la massa dei [[Lanzichenecchi]] imperiali sortiti dalla città assediata.
 
La guerra, ripresa con la [[Lega di Cognac]], vide nuovamente Giovanni schierato dalla parte del pontefice [[Clemente VII]].
Le Bande operarono come una forza distaccata dal grosso dell’esercito della Lega, guidato da [[Francesco Maria della Rovere]], duca d’Urbino. Il “Gran Diavolo” con i suoi cavalieri e archibugieri tormentò gli imperiali diretti a Roma, creando loro grosse difficoltà. La sua morte rivelò la pochezza delle virtù militari del duca d'Urbino che lasciò via libera al nemico.
Le Bande Nere sopravvissero alla morte di Giovanni per quasi due anni.
All'inizio del [[1527]] diedero ancora una volta prova della loro efficienza difendendo [[Frosinone]] dall’esercito del Viceré di [[Napoli]]. Nell'aprile dello stesso anno Clemente VII, ansioso di alleggerirsi delle gravose spese che il mantenimento di truppe mercenarie comportava, fidandosi dell’accordo con [[Carlo di Lannoy]] e ingannato da [[Carlo III di Borbone-Montpensier|Carlo di Borbone]], licenziò “imprudentissimamente - scrive il Guicciardini - quasi tutti i fanti delle bande Nere”. Un migliaio di questi, raccolti da [[Renzo da Ceri]] dopo che il pontefice ebbe finalmente realizzato che gli imperiali avrebbero investito Roma, tentarono di difendere la città dall'assalto nemico venendo in gran parte uccisi sulle mura.
 
Le Bande, passate al soldo di Firenze, furono affidate ad [[Orazio di Giampaolo Baglioni|Orazio Baglioni]] e parteciparono alla sciagurata spedizione guidata da [[Odet de Foix]], visconte di [[Lautrec]], per la conquista del regno di Napoli. Nel corso di questa campagna ebbero modo di distinguersi più volte per il loro valore. Non mancarono comunque dimostrazioni di crudeltà e ferocia, come avvenne in occasione della [[Assedio di Melfi|presa di Melfi]] “ dove - così ci informa il Sanuto - introno per forza dentro amazando tutti chi trovorono, fanti homeni et done, fino i putti, et fatti presoni, et sachizato la terra, nè alcun si salvò se non quelli se butorono de muri, quali si amazavano et erano etiam presi et morti”.
Orazio Baglioni cadde in una scaramuccia sotto [[Napoli]] il [[22 maggio]] [[1528]].
Alla fine di agosto le Bande, falcidiate dai continui combattimenti e dalla [[peste]], si arresero agli imperiali insieme ai resti dell’esercito della Lega, cessando definitivamente di esistere.
 
Il nome di ''Nere'' con cui le bande di Giovanni de’Medici passarono alla storia, e con cui esse stesse cominciarono a nominarsi dopo la morte del loro condottiero, era dovuto al colore delle loro bandiere che Giovanni aveva cambiato da bianco e violetto in nero in segno di lutto per la morte dello zio, il papa [[Leone X]].
Le Bande Nere rappresentarono la migliore espressione della strategia e tattica “all’italiana” emerse nel corso delle guerre rinascimentali. Composte in gran parte da archibugieri, si trattava di truppe leggere molto mobili, particolarmente adatte alla “piccola guerra”. Mentre negli scontri campali non erano in grado di sostenere l’urto dei massicci quadrati di [[picchieri]] se non erano sostenute a loro volta da fanterie inquadrate in ordine chiuso, nella guerriglia, nei colpi di mano, nelle azioni di avanguardia o di copertura erano tra il meglio che il “mercato” [[]]potesse offrire. Non per niente le parti in lotta si contesero sempre i loro servigi a suon di ducati.
 
Giovanni era d’altra parte un professionista della guerra e anche molto abile, e come tale si faceva pagare profumatamente per il suo servizio. Tuttavia non era solo il denaro ad attirarlo ma anche la speranza che, alleandosi ora all’una ora all’altra parte, gli riuscisse prima o poi di ritagliarsi un feudo tutto suo. Il denaro, e si trattava di cifre enormi, gli era d'altronde indispensabile per pagare i soldati e mantenere così unita la compagine delle sue Bande. In un’epoca dove tutto era in vendita egli restò comunque sempre fedele a Firenze e alla casata dei Medici, rappresentata per l’occasione dai pontefici [[Leone X]] e [[Clemente VII]].
 
Finché il primo fu in vita, Giovanni rimase a fianco degli ispano-imperiali, alleati della Chiesa. Morto [[Leone X]] passò dalla parte dei francesi, poi ancora con gli spagnoli e quindi allettato dalle ricche offerte di Francesco I, ritornò con i francesi, tanto più che il nuovo papa, Clemente VII, propendeva per il re di Francia. Da quel momento diventò l’implacabile nemico dei lanzichenecchi tedeschi che lo gratificarono con il significativo soprannome di Gran Diavolo.
 
La fama di Giovanni e delle sue Bande si diffuse rapidamente. In esse si arruolarono, come ci testimonia ancora Guicciardini, i “migliori fanti Italiani che allora prendessero soldo”; molti vi entrarono più per spirito di avventura che per vera sete di guadagno, visto che la disciplina vi era più severa che nelle altre formazioni e il soldo il più delle volte era lento ad arrivare e sovente non arrivava affatto. Nelle loro file vi erano letterati falliti o velleitari, cadetti di famiglie nobili squattrinati e in cerca di riscatto, avventurieri professionisti, disperati e rifiuti della società, contadini che per non morire di fame si arruolavano per fare ad altri quello che era stato fatto a loro. Abili con l’archibugio e con la spada, questi soldati si trasformavano da Gran Diavoli del campo di battaglia a diavoli della rapina, della violenza e del saccheggio quando se ne presentava l’occasione e soprattutto quando le paghe tardavano troppo ad arrivare.
 
Tra essi vi erano anche disertori e traditori. I primi una volta ripresi, venivano impiccati mentre i secondi, non appena scoperti, venivano inesorabilmente ”passati per le picche” dai loro stessi compagni, a simboleggiare la punizione collettiva che colpiva chi era venuto meno al giuramento di fedeltà al capitano e al vincolo solidale verso i propri compagni d’arme.
 
Le Bande Nere non furono mai molto numerose. Anche nei loro momenti migliori non superarono le 4000 unità. A [[Caprino]] contro gli Svizzeri vi erano 200 cavalieri pesanti, 300 leggeri e 3000 archibugieri; a Pavia 50 cavalieri pesanti, 200 leggeri e circa 2000 fanti. A Governolo Giovanni attaccò gli imperiali con 400 archibugieri, che furono trasportati a cavallo sul campo di battaglia da altrettanti cavalieri. Frosinone fu difesa da 1800 fanti.
 
Le Bande erano costituite quasi interamente da italiani, per lo più toscani e romagnoli, con la probabile aggiunta di lombardi durante il periodo nel quale Giovanni operò nell’Italia del nord. Ciò perché i paesi dell’Appennino tosco-emiliano fornivano uomini che costavano poco ed erano, almeno all’inizio della loro carriera di soldati, di poche pretese; inoltre i mercenari stranieri, lontani da casa, erano meno fidati e più propensi alla diserzione e a cambiare padrone.
 
Nel volgere di breve tempo, sotto la guida di Giovanni, la Bande diventarono una formazione d’elite, con pochi riscontri nel panorama delle [[compagnie di ventura]] italiane, di cui costituirono l’ultimo e più importante esempio.
Ebbero vita breve, come il loro giovane condottiero.
Con lui entrarono nella storia, dopo la sua morte diventarono leggenda.
 
== Ritratti ==
{{quote|''Non mi snudare senza ragione. Non mi impugnare senza valore.''|Scritta riportata sulla spada visibile nella statua degli [[Uffizi]]}}
[[Immagine:Jean des Bandes Noires Offices Florence.jpg|thumb|200px|Giovanni dalle Bande Nere agli Uffizi]]
Un ritratto di Giovanni dalle Bande Nere, dipinto da [[Gian Paolo Pace]] è conservato presso la [[Galleria degli Uffizi]] a Firenze. Il dipinto fu regalato da [[Pietro Aretino]] a [[Cosimo I de' Medici]], figlio di Giovanni, ed era stato, in un primo tempo, commissionato a [[Tiziano]], che però non poté realizzare il ritratto per altri impegni. La notizia ci arriva da [[Giorgio Vasari]] (''[[Vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri]]'').
 
La [[Monumento a Giovanni delle Bande Nere|statua]] che lo ritrae seduto in [[Piazza San Lorenzo (Firenze)|Piazza San Lorenzo]] a Firenze fu commissionata da suo figlio [[Cosimo I de' Medici]] a [[Baccio Bandinelli]]. Un suo ritratto ottocentesco si trova anche in una nicchia nel lato corto degli [[Uffizi]] verso l'[[Arno]], accanto ad altri famosi condottieri fiorentini ([[Francesco Ferrucci]], [[Pier Capponi]] e [[Farinata degli Uberti]]).
 
Presso il [[Museo Stibbert]] di Firenze e' visibile il corsaletto funebre di Giovanni dalle Bande Nere.
 
== Filmografia ==
*''[[Giovanni dalle Bande Nere (film 1910)|Giovanni dalle Bande Nere]]'', regia di [[Mario Caserini]] (1911)
*''[[Condottieri (film 1937)|Condottieri]]'' conosciuto anche come ''Giovanni dalle Bande Nere'', regia di [[Luis Trenker]] e [[Werner Klingler]] (1937)
*''[[I condottieri, Giovanni delle bande nere]]'', regia di [[Luis Trenker]] (1950)
*''[[Giovanni dalle Bande Nere (film 1956)|Giovanni dalle Bande Nere]]'', regia di [[Sergio Grieco]] (1956)
*''[[Il mestiere delle armi]]'', regia di [[Ermanno Olmi]] (2001)
 
== Bibliografia ==
* (a cura di) Mario Scalini, ''Giovanni delle Bande Nere'', Milano, Silvana editoriale, 2001
* Giorgio Batini, ''Capitani di Toscana'', Firenze, Edizioni Polistampa, 2005, pp. 150 - 157 ISBN 88-8304-915-2
*Giovangirolamo de Rossi, "Vita di Giovanni de Medici detto delle bande nere", Roma, Salerno Editrice, 1996.
 
==Altri progetti==
{{ip|commons=Category:Giovanni dalle Bande Nere}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.condottieridiventura.it/condottieri/m/1066%20%20%20%20%20%20GIOVANNI%20DEI%20MEDICI.htm Approfondimento]
* [http://www.compagniabandenere.it/Giovanni.php Approfondimenti e Curiosità]
 
{{portale|biografie|guerra|Medici}}
 
[[Categoria:Famiglia Medici|Giovanni dalle Bande Nere]]
[[Categoria:Personalità legate a Forlì]]
[[Categoria:Mercenari italiani]]
 
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[[ca:Giovanni dalle Bande Nere]]
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