Granducato di Toscana e Stadio Sandro Cabassi: differenze tra le pagine

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{{F|stadi di calcio d'Italia|febbraio 2015}}
{{F|stati scomparsi|arg2=Toscana|gennaio 2013}}
{{Impianto sportivo
{{Stato storico
|immagine =
|nomeCorrente = Granducato di Toscana
|nazione = ITA
|nomeCompleto = Granducato di Toscana e Ducati di Firenze e Siena
|ubicazione = Via Carlo Marx, 26 <br> [[Carpi]] (MO)
|nomeUfficiale = Magnus Ducatus Tusciae (o Etruriae)
|portalelocazione = Carpi
|uso = Calcio
|linkStemma = Great coat of arms of the Grand Duchy of Tuscany.svg
|uso2 = Ciclismo su pista
|linkBandiera = Flag of the Grand Duchy of Tuscany (1840).svg
|posti = 5510
|linkLocalizzazione = Granduchy of Tuscany (1920) ___location.svg
|linkMappaospiti = 689
|struttura = Pianta ellittica
|paginaStemma =
|copertura = Tribuna centrale, tribune laterali
|paginaBandiera = Bandiera del Granducato di Toscana
|annofondazione = 1926
|motto = Sotto una Fede et Legge un Signor solo
|proprietario = [[Carpi|Comune di Carpi]]
|lingua = [[lingua italiana|italiano]]
|usufruttuario = {{Calcio Carpi}}<br/><small>(1928-)</small>
|capitale principale = [[Firenze]]
|materiale superficie = [[Erba|Erba naturale]]
|inno = [[La Leopolda]]
|dimensioni terreno = 105 x 68 m
|altre capitali= [[Siena]] per lo Stato Nuovo
|pista atletica = Assente - impianto dotato di [[velodromo]]
|dipendente da = [[Sacro Romano Impero]] dal 1569 al 1648 e dal 1737 al 1765
|progetto =
|dipendenze = marchesato di [[Groppoli]], marchesato di Santa Sofia di Marecchia, feudi imperiali in accomandigia
|ristrutturazione = 2011, 2016
|governo = [[Monarchia]]
|nomestadio = Stadio Sandro Cabassi
|titolo capi di stato = Sua Altezza Reale il Granduca (Magnus Dux Etruriae) poi Sua Altezza Serenissima Imperiale e Reale il Granduca (dal 1737)
|usoLink = Calcio (sport)
|titolo principe successore = Sua Altezza Reale il Gran Principe (Magnus Princeps Etruriae)
|annoapertura = 14 ottobre 1928 (prima partita disputata) 21 ottobre 1928
|elenco capi di stato = [[Granduchi di Toscana]]
|disciplina usufruttuario = [[Calcio (sport)|Calcio]]
|organi deliberativi = [[Senato dei Quarantotto|Senato]] e [[Consiglio dei Duecento]]
|organo giudiziario = Consiglio degli Otto di Pratica, poi Supremo Tribunale di Giustizia (1777)
|inizio = 1569
|primo capo di stato = [[Cosimo I de' Medici]]
|stato precedente = [[File:Coat of arms of the House of Medici.svg|17px]] [[Ducato di Firenze]] <small>(dal 1532 al 1569)</small><br /> Vari comuni toscani <br /> [[File:Bandera de Siena.png|20px|border]] [[Repubblica di Siena]] <br /> [[File:Flag of the Duchy of Lucca.svg|20px|border]] [[Ducato di Lucca]]
|evento iniziale = Concessione del titolo di Granduca di Toscana al Duca di Firenze [[Cosimo I de' Medici]]
|fine = 1859 (de facto), 1860 (de jure)
|ultimo capo di stato = [[Ferdinando IV di Toscana]]
|evento finale = annessione plebiscitaria al Regno di Sardegna del 1860
|stato successivo = [[File:Flag of the Kingdom of Etruria.svg|20px|border]] [[Regno di Etruria]] <small>(dal 1799 al 1814)</small><br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Province Unite del Centro Italia]]
|evento finale| annessione plebiscitaria al Regno di Sardegna (Regno d'Italia dal 1861)
|area geografica = Italia
|territorio originale = Toscana del Nord
|superficie massima = ca. 21.050 km² nel 1815 ([[Congresso di Vienna]]), ca. 22.550 km², dopo l'annessione di [[Lucca]] e le revisioni territoriali con Parma e Modena
|periodo massima espansione = 1848
|popolazione = 2.000.000
|periodo popolazione = 1859
|moneta = [[Fiorino toscano]], [[Lira toscana]]
|risorse = Ferro, Mercurio, Marmo, Alabastro, grano, vini, olio, seta greggia
|produzioni = Tessuti, metalli lavorati
|commerci con = Stati Italiani, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Levante, Crimea, America
|esportazioni = Grano, vino, marmo, alabastro, ferro, olio, paglia, seta, tessuti, lana, cuoio, manufatti tessili e metallici
|importazioni = derrate alimentari, prodotti coloniali
|religioni preminenti = [[Cattolicesimo]]
|religione di stato = [[Cattolicesimo]]
|altre religioni = [[Ebraismo]], [[Protestantesimo]], [[Ortodossia]]
|classi sociali = nobili e patrizi, clero, borghesi e commercianti, artigiani, mezzadri e contadini.
}}
Lo '''stadio Sandro Cabassi''' è un impianto sportivo della città di [[Carpi]] ([[Provincia di Modena|MO]]), che ospita le partite casalinghe del [[Carpi Football Club 1909]]. Nel [[2015]] l'inadeguatezza strutturale dell'impianto agli standard del massimo campionato italiano ha indotto il club carpigiano a trasferirsi per una stagione presso lo [[Stadio Alberto Braglia]] di [[Modena]], pur continuando ad usufruire del Cabassi come campo di allenamento.
Il '''Granducato di Toscana''' fu uno Stato indipendente esistito dal [[1569]] al [[1859]], sotto la dinastia dei [[Medici]] prima e degli [[Asburgo-Lorena di Toscana|Asburgo-Lorena]] poi.
A partire dalla stagione [[Serie B 2016-2017|2016-2017]] lo stadio è stato nuovamente assegnato al club carpigiano dopo un accordo con il Comune. Lo stadio ha inoltre subito dei lavori di restyling con l'aggiunta di una nuova curva da quasi 2000 posti per adeguarsi agli standard della Serie B.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/carpi-cabassi-stadio-1.2298066|titolo=Carpi, ufficiale il ritorno al Cabassi}}</ref>
Durante tale periodo il Granducato di Toscana riuscì a conservare la propria indipendenza e a svilupparsi fino a essere uno degli stati più prosperi e moderni in [[Europa]].
 
== Storia ==
=== L'ascesa dei Medici: dalla repubblica al Granducato ===
{{Vedi anche|Repubblica di Firenze|Medici}}
A partire dal [[1434]], anno in cui [[Cosimo de' Medici|Cosimo il Vecchio]] fa trionfalmente ritorno dall'esilio veneziano al quale l'aveva costretto l'anno precedente il governo oligarchico reggitore della città, la famiglia [[Medici]] prende a esercitare su Firenze un potere di fatto (per il quale è stata coniata la definizione di "criptosignoria") che si consoliderà sotto [[Piero di Cosimo de' Medici|Piero di Cosimo detto il Gottoso]] e suo figlio [[Lorenzo il Magnifico]]. Nel [[1494]] [[Piero di Lorenzo de' Medici|Piero di Lorenzo detto lo Sfortunato]], incapace di opporsi efficacemente all'ingresso del [[re di Francia]] [[Carlo VIII]] in Firenze, è costretto alla fuga. In città viene restaurato il regime repubblicano, mentre la [[Repubblica di Pisa]] riacquista la propria indipendenza, che tuttavia perderà nuovamente nel [[1509]].
 
La prima partita nel Polisportivo dell'A.C. Carpi fu giocata il 14 ottobre 1928, quando fu battuto per 5-1 dalla Pro Gorizia (Girone C del campionato di Prima Divisione Nord). L'impianto, che era ancora incompleto, venne inaugurato ufficialmente con il tipico taglio del nastro il 21 ottobre del 1928. Fu intitolato nel 1939 a Mario Papotti (un ragazzo deceduto durante la [[guerra civile spagnola]]), per poi essere intitolato a Sandro Cabassi (giovane partigiano aderente al [[Fronte della gioventù per l'indipendenza nazionale e per la libertà|Fronte della gioventù]] modenese morto nel [[1944]]) al termine della Seconda Guerra Mondiale. La tribuna coperta venne invece inaugurata nel [[1938]].
=== Verso il Granducato ===
{{Vedi anche|Repubblica di Siena|Stato dei Presidi}}
[[File:Angelo Bronzino 036.jpg|thumb|[[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]], primo [[Granduca di Toscana|Granduca]]]]
[[File:Coat of arms of the Grand Duchy of Tuscany (1562-1737).svg|thumb|Stemma del Granducato dal 1562 al 1737]]
Il ritorno dei Medici ([[1512]]) vede al governo della città il cardinale Giulio, figlio naturale di [[Giuliano de' Medici|Giuliano di Piero di Cosimo]], che nel [[1523]] sarà eletto papa con il nome di [[Clemente VII]]. Nel [[1527]], tuttavia, dopo il [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma]] da parte delle truppe di [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]], i fiorentini insorgono proclamando nuovamente la repubblica: solo l'accordo tra il papa Medici e l'imperatore consentirà la sconfitta definitiva dell'ultimo regime repubblicano, dopo un [[Assedio di Firenze|lungo assedio]]. Nel [[1531]] [[Alessandro de' Medici, duca di Firenze|Alessandro de' Medici]] prende possesso del governo della città; l'anno dopo riceve il titolo ducale, dà vita al [[Senato dei Quarantotto]] e al [[Consiglio dei Dugento]], riformando le antiche istituzioni repubblicane e comunali. Morirà nel [[1537]] per mano di [[Lorenzo di Pier Francesco de' Medici]], meglio noto come Lorenzino o Lorenzaccio. Il governo viene dunque assunto da [[Cosimo I de' Medici|Cosimo]], figlio di [[Giovanni dalle Bande Nere]], discendente del ramo cadetto, e [[Maria Salviati]], nipote di Lorenzo il Magnifico.
 
L'impianto era concepito per uso polisportivo: intorno al campo da calcio si sviluppa infatti un [[velodromo]] di cemento, successivamente caduto in disuso.
Il nuovo duca dà inizio a una politica espansionistica che avrà una tappa fondamentale nella conquista di Siena ([[1555]]) e nella fine della repubblica senese, ratificata da [[Filippo II di Spagna]] nel quadro del [[trattato di Londra (1557)|trattato di Londra]] ([[1557]]) che sancirà anche la costituzione dello [[Stato dei Presidii]], posto sotto il controllo di viceré spagnoli, nell'Argentario, già area di influenza senese. Siena stessa sarà governata attraverso la costituzione di uno ''Stato Nuovo'' (o ''Ducato di Siena'') e manterrà un'autonomia governativa e amministrativa con proprie istituzioni, rispetto al resto del granducato, seppur con burocrati e funzionari toscani graditi ai Medici.
 
A seguito della promozione del {{Calcio Carpi|N}} in [[Serie C]], gli spalti vennero ampliati con l'aggiunta di due tribune laterali (opposte alla principale) e due curve (realizzate in struttura metallica ed applicate sopra le curve del vecchio velodromo). Negli [[anni 1990]] venne creata la tribuna distinti scoperta e venne rinnovata la tribuna stampa. Nel 2000 alcuni problemi strutturali obbligarono a chiudere al pubblico le curve.
Con la [[bolla pontificia|bolla]] emessa da [[papa Pio V]] il 27 agosto [[1569]] Cosimo ottiene il titolo di [[granduca di Toscana]]. Alla sua morte ([[1574]]), gli succede il figlio [[Francesco I de' Medici|Francesco]].
La dinastia medicea reggerà le sorti del granducato fino alla morte di [[Gian Gastone de' Medici|Gian Gastone]] ([[1737]]), quando la Toscana, priva di un erede legittimo, sarà concessa a [[Francesco I di Lorena|Francesco III Stefano]], [[duca di Lorena]], consorte di [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa]], [[arciduchessa d'Austria]], in base ad accordi già stipulati tra le dinastie europee nel [[1735]].
 
Nel [[2009]], dopo la fusione del Carpi con la società sportiva Dorando Pietri, la tribuna principale venne dotata di seggiolini bianchi e rossi (che vanno a comporre la scritta ''CARPI''); contemporaneamente vengono messi a norma gli spogliatoi e viene ristrutturato il tunnel d'ingresso dei giocatori.
=== I Lorena ===
{{Vedi anche|Asburgo-Lorena (Toscana)|Asburgo-Lorena|Lorena (dinastia)}}
Il primo granduca della [[Asburgo-Lorena (Toscana)|dinastia lorenese]] riceve l'investitura della Toscana con diploma imperiale del 24 gennaio 1737; destinato ad affiancare la moglie sul trono imperiale (prima coreggente, riceve la nomina a imperatore nel [[1745]]) e affida il governo della Toscana a una reggenza presieduta da [[Marc de Beauvau, principe di Craon]], compiendo una sola visita nella regione ([[1739]]).
 
Dall'estate [[2011]], a seguito della promozione in [[Lega Pro Prima Divisione]] del [[Carpi Football Club 1909|Carpi]] vengono avviati i lavori per la ristrutturazione dell'impianto (strutturalmente inadeguato ad ospitare le partite di terza serie). I lavori prevedono l'estensione della capienza da 2685 a 4164 posti (mediante la ristrutturazione delle curve (inutilizzate dal [[2000]]) e un ripensamento degli spazi sulle tribune), miglioramenti alla sicurezza dell'infrastruttura e potenziamento dell'impianto di illuminazione. I lavori, costati circa 1,2 milioni di [[euro]], a causa di alcuni problemi sorti in seno all'amministrazione comunale carpigiana, partono ufficialmente a dicembre [[2011]] e durano 4 mesi. Per l'intera durata dei lavori, il [[Carpi Football Club 1909|Carpi]] trasferisce il proprio terreno casalingo allo [[Stadio Giglio]] di [[Reggio nell'Emilia]], rientrando al ''Cabassi'' il 27 maggio 2012, in occasione della semifinale di ritorno dei play-off promozione contro il Sorrento (terminata 0-1 per gli ospiti).
La Toscana, divenendo di diritto e di fatto un feudo dell'impero, è in questi primi anni una pertinenza politica ed economica della corte di [[Vienna]]. Il celebre mecenatismo dei Medici con le loro numerose e famose committenze, improvvisamente cessa: anzi il nuovo granduca ereditando le vaste e cospicue proprietà medicee, fa incetta delle imponenti collezioni raccolte nel corso dei secoli. In occasione della visita di [[Francesco I di Lorena|Francesco Stefano]] a Firenze, vengono trasferite a Vienna numerosissime opere d'arte dei palazzi medicei, con una lunga processione di carri che per tre giorni escono da Porta San Gallo. Questo suscita lo sdegno degli stessi fiorentini che si sentono legittimi eredi e della stessa principessa elettrice palatina Anna Maria, ultima rappresentante della famiglia Medici che, alla sua morte, lascia i propri beni e collezioni private alla città di Firenze, andando così a costituire il primo nucleo della "Galleria Palatina".
 
A seguito della promozione in [[Serie B]] del Carpi, un sopralluogo di un delegato [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|FIGC]] evidenziò la necessità di effettuare interventi migliorativi della sicurezza, della videosorveglianza, nonché per le riprese tv, mentre non sono stati sollevati problemi di capienza dello stadio (insufficiente per gli standard della serie cadetta, ma comunque ammissibile tramite un'apposita deroga emessa dalla [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|Federcalcio]]). Il club biancorosso ha così potuto disputare al Cabassi due campionati di seconda serie, per poi essere costretto ad abbandonarlo e a trasferirsi allo [[Stadio Alberto Braglia]] di [[Modena]] nel [[2015]], a seguito della promozione in [[Serie A]], allorché è emersa l'impossibilità di adeguare l'impianto ai regolamenti del massimo campionato nazionale. L’ultima partita prima del trasferimento a Modena si giocò il 16 agosto 2015 e fu contro il Livorno nel Terzo Turno di Coppa Italia: un 2-0 nei supplementari firmato dal brasiliano [[Ryder Matos|Matos]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ilmostardino.it/2015/08/16/il-mostardino-live-carpi-livorno-coppa-italia-terzo-turno-formazioni-ufficiali/|titolo=Matos rovescia il Livorno: 2-0 Carpi e prima qualificazione al quarto turno di Coppa Italia ‹ IL MOSTARDINO.IT|accesso=10 giugno 2017}}</ref>
Questo periodo non è caratterizzato dalla tradizionale affezione della popolazione e della dirigenza toscana verso i propri regnanti. Con l'arrivo del nuovo dinasta e della nuova classe politica lorenese che si dimostra spesso ottusa e sfruttatrice della situazione toscana crea un netto distacco con l'alta società fiorentina che si vede defraudata in parte delle antiche cariche politiche.
Solo con la dichiarazione del 14 luglio 1763, il granducato, da pertinenza imperiale, viene qualificato nella dinamica dinastica come secondogenitura con la clausola che, nel caso di estinzione della linea cadetta, lo Stato sarebbe ritornato tra i possedimenti imperiali. Deceduto il secondogenito Francesco, è nominato erede dello Stato toscano il terzogenito Pietro Leopoldo a cui viene riconosciuta la dignità sovrana con rescritto imperiale del 18 agosto 1765.
 
Nell'estate [[2016]] viene ufficializzato l'accordo tra la società calcistica e l'amministrazione comunale che stabilisce il nuovo utilizzo dello stadio Cabassi a partire dalla stagione [[Serie B 2016-2017|2016-2017]] per il nuovo campionato di [[Serie B]], aumentando la capienza dell'impianto con una nuova curva per circa 2000 posti.<ref>http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/sport/carpi-cabassi-stadio-commissione-1.2582723</ref> Il 15 ottobre 2016 i biancorossi vincono per 2-0 contro il Latina con una doppietta di [[Antonio Di Gaudio|Di Gaudio]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ilmostardino.it/2016/10/15/carpi-latina-2-0-gioia-al-cabassi-e-magie-di-di-gaudio-per-il-terzo-posto/|titolo=Carpi-Latina 2-0: gioia al Cabassi e magie di Di Gaudio per il terzo posto ‹ IL MOSTARDINO.IT|accesso=10 giugno 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilmostardino.it/2016/10/11/verso-carpi-latina-dopo-25-partite-si-ritorna-al-cabassi/|titolo=Verso Carpi-Latina: dopo 25 partite si ritorna al Cabassi ‹ IL MOSTARDINO.IT|accesso=10 giugno 2017}}</ref> Il 24 dicembre 2016 la nuova Curva Ovest viene intitolata ad Alberto Bertesi e Guerrino ''Ciccio'' Siligardi, due personaggi di spicco nella storia del calcio carpigiano.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilmostardino.it/2016/12/24/carpi-inaugurata-la-curva-bertesi-siligardi-caliumi-tributo-a-due-grandi-figure-del-calcio-carpigiano/|titolo=Carpi: inaugurata la Curva Bertesi-Siligardi. Caliumi: “Tributo a due grandi figure del calcio carpigiano” ‹ IL MOSTARDINO.IT|accesso=10 giugno 2017}}</ref> Il 4 giugno 2017, in occasione della finale d'andata dei play-off di Serie B contro il Benevento (0-0), il Cabassi registra il suo nuovo record di spettatori con il primo tutto esaurito della stagione. Qualche centinaio in più dei 5175 che videro il derby contro il Modena del 15 ottobre 1989 (1-1 il risultato) nel “vecchio” impianto da 4144 posti.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilmostardino.it/2017/06/10/serie-b-2016-17-carpi-statistiche-in-casa-e-dato-sugli-spettatori-al-cabassi/|titolo=Serie B 2016-17, Carpi: statistiche in casa e dato sugli spettatori al Cabassi ‹ IL MOSTARDINO.IT|accesso=10 giugno 2017}}</ref>
Nelle mani di [[Pietro Leopoldo di Lorena]] ([[1765]]-[[1790]]) il granducato conosce la fase più innovativa del governo lorenese, in cui una solida politica agraria si accompagna alle riforme del commercio, dell'amministrazione pubblica e della giustizia.
 
==Struttura==
Come Granduca di Toscana, Leopoldo è un chiaro esempio di sovrano illuminato e le sue riforme si contraddistinguono per una propensione agli scopi pratici più che a quelli teorici.
 
Lo stadio presenta le seguenti caratteristiche:
Nella sua opera riformatrice si avvale di importanti funzionari come [[Giulio Rucellai]], [[Pompeo Neri]], [[Francesco Maria Gianni]], [[Angelo Tavanti]].
 
*Posti totali: 5584 spettatori
Il granduca avvia una [[liberismo|politica liberista]] raccogliendo l'appello di [[Sallustio Antonio Bandini]] del quale fa pubblicare l'inedito ''Discorso sulla Maremma'', promuovendo la [[Bonifica idraulica|bonifica]] delle [[palude|aree paludose]] nella [[Maremma]] e nella [[Val di Chiana]] e favorendo lo sviluppo dell'[[Accademia dei Georgofili]]. Introduce la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole, ma l'avvenimento capitale è, dopo tanti secoli, la liquidazione delle [[corporazione|corporazioni]] di origine [[Medioevo|medioevale]], ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività [[industria]]le. Introduce poi la nuova tariffa [[dogana]]le del [[1781]], in base alla quale vengono aboliti tutti i divieti assoluti, che sono sostituiti da dazi protettivi, tenuti, del resto, a un livello molto basso in confronto a quelli allora in vigore.
*Larghezza campo: 66,05 [[metri|m]]
*Lunghezza campo: 105,60 [[metri|m]]
*Fondo: [[Erba|Erba naturale]]
*Copertura spalti: tribuna centrale e tribune laterali
 
L'impianto è sprovvisto di pista di [[atletica leggera]], mentre è dotato di un [[velodromo]] in cemento, che fa il periplo del campo correndo parallelo alle tribune. La pista ciclistica è caduta in disuso ed è parzialmente coperta dalle tribune stesse.
La trasformazione del [[fisco|sistema fiscale]] è da Pietro Leopoldo intrapresa fin dai suoi primi anni di regno e nel [[1769]] viene abolito l'[[appalto]] generale e cominciata la [[riscossione]] diretta delle imposte. Esitante si rivela invece il sovrano fra la politica di Tavanti, che fino al 1781 attraverso il [[catasto]], intende prendere la proprietà fondiaria come termine di misura per l'imposizione fiscale e, dopo la morte di Tavanti, nel 1781, quella di [[Francesco Maria Gianni]], suo maggiore collaboratore dal quel momento, che concepisce un piano di eliminazione del [[debito pubblico]] attraverso la vendita dei diritti fiscali che lo Stato ha sulla terra dei sudditi. Si sarebbe poi passati a un sistema fondato esclusivamente sull'imposizione indiretta; operazione questa che, iniziata nel [[1788]], non è ancora ultimata nel [[1790]] quando Leopoldo diviene Imperatore.
 
===Settori e capienza===
Riforma certi aspetti della [[legge|legislazione]] toscana ma il suo maggior progetto, la redazione di un nuovo [[codice (diritto)|codice]], che [[Pompeo Neri]] avrebbe dovuto realizzare, non giunge a termine per la morte del Neri stesso, mentre i progetti di [[costituzione]] non hanno seguito a causa della sua partenza per [[Vienna]].
*Tribuna centrale: 437 posti + 30 posti stampa
In campo [[Chiesa (istituzione)|ecclesiastico]] Pietro Leopoldo si ispira ai principi del [[giurisdizionalismo]], sopprimendo i [[convento|conventi]] e abolendo i vincoli di manomorta. Inoltre l'alto clero della [[Toscana]] si volge religiosamente verso il [[Giansenismo]], rappresentato dal vescovo di [[Pistoia]] [[Scipione de Ricci]], tanto che il granduca gli fa organizzare un [[Sinodo di Pistoia|sinodo]] a Pistoia nel [[1786]] per riformare l'organizzazione ecclesiastica toscana secondo i principi giansenisti.
*Tribuna biancorossa: 508 posti
*Tribuna azzurra: 478 posti
*Curva Ovest: 1880 posti
*Curvetta 4: 85 posti
*Curvetta 5: 99 posti
*Curva Est: 689 posti
*Distinti: 1334 posti
*Settore disabili: 22 posti + 22 posti accompagnatori
 
==Incontri internazionali==
Il programma uscito da questo sinodo, riassunto in 57 punti e frutto dell'intesa con Pietro Leopoldo, interessa gli aspetti patrimoniali e culturali e afferma l'autonomia delle Chiese locali rispetto al [[Papa]] e la [[Conciliarismo|superiorità del Concilio]], ma le forti opposizioni del resto del [[clero]] e del [[popolo]] lo spingono a rinunciare a questa riforma.
Lo stadio ha ospitato un'amichevole dell'[[Nazionale Under-18 di calcio dell'Italia|Under-18 azzurra]].
 
{{Incontro internazionale
Nel periodo [[1779]]-[[1782]] Pietro Leopoldo avvia un progetto costituzionale che continua ulteriormente nel [[1790]] per fondare i poteri del sovrano secondo un rapporto contrattualistico. Anche questa politica però suscita forti opposizioni, e il granduca, che proprio in quell'anno saliva al trono imperiale è costretto a rinunciarvi.
|Codice disciplina = CA
 
|Giornomese = 12 aprile
Ma la [[Riformismo|riforma]] più importante introdotta da Pietro Leopoldo è l'abolizione degli ultimi retaggi giuridici medievali in materia giudiziaria. All'inizio del suo regno in tema di giustizia vige la più assoluta confusione data dalla sovrapposizione incontrollata delle migliaia di norme accumulatesi nel corso dei secoli. I vari provvedimenti e leggi principesche (decreti, editti, motu propri, ordinanze, dichiarazioni, rescritti) validi in tutto il granducato incontravano eccezioni e particolarismi comunali, statutari e consuetudinari che ne limitavano grandemente l'efficacia. L'esigenza di dare una prima riorganizzazione mediante una loro raccolta sistematica è fatta dal Tavanti che collaziona tutte le leggi toscane dal 1444 al 1778. Una prima fase riguarda le abolizioni di privilegi giuridici comunali e corporativi come l'abolizione della censura ecclesiastica e i vantaggi riconosciuti agli Ebrei di Livorno, la limitazione degli effetti del maggiorascato, del fidecommesso e della manomorta degli enti ecclesiastici.
|Anno = 2011
 
|Ora = 15:00 [[Central European Summer Time|CEST]]
In materia penale vigevano ancora, fino alla riforma del 1786, i "quattro delitti infami" di origine medievale (lesa maestà, falso, buon costume e delitti atroci e atrocissimi). In un colpo solo Pietro Leopoldo abolisce il reato di [[lesa maestà]], la [[confisca dei beni]], la [[tortura]] e, cosa più importante, la [[pena di morte]] grazie al varo del nuovo [[Codice criminale toscano|codice penale]] del [[1786]] (che prenderà il nome di ''Riforma criminale toscana'' o ''Leopoldina''). La Toscana sarà quindi il primo Stato nel mondo ad adottare i principi di [[Cesare Beccaria]], il più importante [[illuminismo|illuminista]] italiano che nella sua opera ''[[Dei delitti e delle pene]]'' invocava appunto l'abolizione della pena capitale.
|Nazionale 1 = ITA
 
|Altro1 = Under-18
Nel 1790, alla morte del fratello [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe]], privo di eredi, riceve la corona asburgica; il figlio [[Ferdinando III di Toscana|Ferdinando]] divenne così Granduca in un periodo che già si presentava agitato alla luce degli avvenimenti rivoluzionari francesi.
|Nazionale 2 = ENG
 
|Altro2 = Under-18
[[File:Ferdinand Third of Tuscany1.jpg|thumb|Ferdinando III]]
|Punteggio 1 = 1
In politica interna, il nuovo Granduca non ripudiò le riforme paterne che avevano portato la Toscana all'avanguardia in Europa, precedendo in alcuni campi persino la [[Rivoluzione Francese]] allora in corso ma cercò di limitarne alcuni eccessi, soprattutto in campo religioso, che erano stati accolti malvolentieri dal popolo.
|Punteggio 2 = 1
 
|Marcatori 1 = [[Stefano Beltrame (calciatore)|Beltrame]] {{goal|58}}
In politica estera, Ferdinando III cercò di restare neutrale nella tempesta succeduta alla Rivoluzione Francese ma fu costretto ad allinearsi alla coalizione antirivoluzionaria su forti pressioni dell'[[Inghilterra]], che minacciava di occupare [[Livorno]] e l'8 ottobre [[1793]] dichiarò guerra alla Repubblica Francese. La dichiarazione non ebbe però effetti pratici e anzi, la Toscana fu il primo Stato a concludere la pace e a ristabilire le relazioni con [[Parigi]] nel febbraio [[1795]].
|Marcatori 2 = {{goal|45+1}} [[Saido Berahino|Berahino]]
 
|Arbitro = [[Michael Fabbri|Fabbri]]
La cautela del Granduca non servì però a tenere fuori la Toscana dall'incendio napoleonico: nel [[1796]] le armate francesi occupavano Livorno per sottrarla all'influenza britannica e lo stesso [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] entrava in Firenze, ben accolto dal sovrano e occupava il Granducato, pur non abbattendo il governo locale. Solo nel marzo [[1799]] Ferdinando III fu costretto all'esilio a [[Vienna]], in seguito al precipitare della situazione politica della penisola. Le truppe francesi rimasero in Toscana fino al luglio [[1799]], quando furono scacciate da una controffensiva austrorussa a cui diedero aiuto gli insorti sanfedisti del "[[Viva Maria!]]", partito dall'insurrezione di Arezzo (difatti l'esercito venne nominato Armata Austro-Russo-Aretina).
|Nazarbitro = ITA
 
|Stadio = Stadio Sandro Cabassi
La restaurazione fu breve; già l'anno dopo Napoleone tornava in Italia e ristabiliva il suo dominio sulla Penisola; nel [[1801]] Ferdinando doveva abdicare al trono di Toscana, ricevendo in compenso prima ([[1803]]) il [[Granducato di Salisburgo]], nato con la secolarizzazione dell'ex stato arcivescovile e poi ([[1805]]) il [[Granducato di Würzburg]], altro Stato sorto con la secolarizzazione di un principato vescovile.
|Città = Carpi
 
|Sfondo =
=== Il Regno di Etruria ===
}}
{{Vedi anche|Regno di Etruria|Primo Impero francese}}
Il 9 febbraio [[1801]], con il [[trattato di Lunéville]], la Toscana viene ceduta dall'[[Austria]] alla [[Francia]]. Soppresso il Granducato di Toscana, viene istituito il [[Regno di Etruria]], al cui comando si succedono [[Ludovico I di Borbone]] ([[1801]]-[[1803]]) e [[Carlo Ludovico di Borbone]] ([[1803]]-[[1807]]).
 
Nel dicembre [[1807]] il Regno d'Etruria viene soppresso e la Toscana è amministrata per conto dell'[[Primo Impero francese|impero francese]] da [[Elisa Bonaparte|Elisa Bonaparte Baciocchi]], nominata a capo del restaurato Granducato di Toscana. Suddiviso amministrativamente in tre dipartimenti dipendenti ognuno da un prefetto ([[Dipartimento dell'Arno]] con capoluogo Firenze, [[Dipartimento del Mediterraneo]] con capoluogo Livorno e [[Dipartimento dell'Ombrone]] con capoluogo Siena), il Granducato ha rovinata la propria economia già in crisi per le lunghe guerre e invasioni. Il cosiddetto "[[Blocco continentale]]" imposto da Napoleone a tutti i territori marittimi a lui sottoposti, vede crollare quello che rimaneva dei floridi traffici che avevano caratterizzato il [[porto di Livorno]] per tutto il XVII e XVIII secolo e di conseguenza l'economia della Toscana.
 
[[File:Mappa del Granducato di Toscana nel 1815.png|thumb|upright=1.4|left|Granducato di Toscana nel 1815]]
 
=== La Restaurazione e lo Stato unitario italiano ===
{{C|mancano del tutto gli eventi del 1848|storia|ottobre 2012}}
Ferdinando III tornò in Toscana solo nel settembre [[1814]], dopo la caduta di Napoleone. Al [[Congresso di Vienna]], ottenne alcuni ritocchi del territorio con l'annessione del [[Principato di Piombino]], dello [[Stato dei Presidii]], dei feudi imperiali di [[Vernio]], [[Monte Santa Maria Tiberina]] e [[Anghiari|Montauto]] e la prospettiva dell'annessione del [[Ducato di Lucca]], seppur in cambio di alcune enclaves toscane in [[Lunigiana]].
 
La [[Restaurazione]] in Toscana fu, per merito del Granduca, un esempio di mitezza e buon senso: non vi furono epurazioni del personale che aveva operato nel periodo francese; non si abrogarono le leggi francesi in materia civile ed economica (salvo il [[divorzio]]) e dove si effettuarono restaurazioni si ebbe il ritorno delle già avanzate leggi leopoldine, come in campo penale.
 
Molte istituzioni e riforme napoleoniche sono mantenute o marginalmente modificate: la legislazione con i codici di commercio, il sistema ipotecario, la pubblicità dei giudizi, lo stato civile, conferma e supera molte delle innovazioni introdotte dai francesi, tanto da rendere lo Stato uno dei più moderni e all'avanguardia in materia. Da qui un orientamento indipendente dello spirito pubblico che diviene scarsamente sensibile agli appelli delle società segrete e carbonare che stanno sorgendo nel resto d'Italia.
 
Le maggiori cure del restaurato governo lorenese furono per le opere pubbliche; in questi anni si realizzarono numerose strade (come la Volterrana), acquedotti e si diede inizio ai primi seri lavori di bonifica della [[Valdichiana]] e della [[Maremma]], che videro l'impegno personale dello stesso sovrano. Ferdinando III pagò questo lodevole impegno personale con la contrazione della [[malaria]], che lo condusse a morte nel [[1824]].
 
[[File:Leopold II of Tuscany.jpg|thumb|Leopoldo II di Toscana in un ritratto di [[Pietro Benvenuti]], [[1828]]]]
Alla morte del padre nel 1824 [[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II]] assunse il potere e subito dimostrò di voler essere un sovrano indipendente, appoggiato in questo dal ministro [[Vittorio Fossombroni]], che seppe sventare una manovra dell'ambasciatore austriaco conte di Bombelles per influenzare l'inesperto granduca. Questi non solo confermò i ministri che aveva nominato il padre ma diede subito prova della sua sincera voglia di impegnarsi con una riduzione della tassa sulla carne e un piano di opere pubbliche che prevedeva la continuazione della bonifica della [[Maremma grossetana|Maremma]] (tanto da essere soprannominato affettuosamente "Canapone" e ricordato dai Grossetani con un monumento scultoreo collocato in [[Piazza Dante (Grosseto)|Piazza Dante]]), l'ampliamento del [[porto di Livorno]], la costruzione di nuove strade, un primo sviluppo delle attività turistiche (allora chiamate "''industria del forestiero''") e lo sfruttamento delle miniere del granducato.
 
Dal punto di vista politico, il governo di Leopoldo II fu in quegli anni il più mite e tollerante negli stati italiani: la censura, affidata al dotto e mite Padre [[Mauro Bernardini]] da [[Cutigliano]], non ebbe molte occasioni di operare e molti esponenti della cultura italiana del tempo, perseguitati o che non trovavano l'ambiente ideale in patria, poterono trovare asilo in Toscana, come accadde a [[Giacomo Leopardi]], [[Alessandro Manzoni]], [[Guglielmo Pepe]], [[Niccolò Tommaseo]]. Alcuni scrittori e intellettuali toscani come [[Francesco Domenico Guerrazzi|Guerrazzi]], [[Gian Pietro Viesseux]] e [[Giuseppe Giusti]], che in altri stati italiani avrebbero sicuramente passato dei guai, poterono operare in tranquillità. È rimasta celebre la risposta del granduca all'ambasciatore austriaco che si lamentava che "''in Toscana la censura non fa il suo dovere''", al quale ribatté con stizza "''ma il suo dovere è quello di non farlo!''". Unico neo in tanta tolleranza e mitezza fu la soppressione della rivista "[[Antologia (rivista)|Antologia]]" di [[Gian Pietro Viesseux]], avvenuta nel [[1833]] per le pressioni austriache e comunque senza ulteriori esiti civili o penali per il fondatore.
[[File:Flag of the Grand Duchy of Tuscany (1848).gif|thumb|La bandiera del Granducato nel [[1848]]: il [[tricolore]], con sovraimpresse le armi della casata degli Asburgo-Lorena.]]
[[File:Sigismondo.5.JPG|right|thumb|S.A.I.R. Sigismondo d'Asburgo Lorena, attuale Granduca titolare di Toscana]]
 
Nell'aprile [[1859]], nell'imminenza della [[Seconda guerra di indipendenza italiana]] contro l'Austria, Leopoldo II proclamò la neutralità ma ormai il governo granducale aveva i giorni contati: in Firenze la popolazione rumoreggiava e le truppe davano segni di insubordinazione.
 
Il 27 aprile, verso le quattro, davanti a una grande folla tumultuante per le strade di Firenze e all'aperta rivolta dell'esercito, Leopoldo II partì in carrozza da [[Palazzo Pitti]], uscendo per la porta di Boboli, verso la strada di [[Bologna]]. Aveva appena rifiutato di abdicare a favore del figlio [[Ferdinando IV di Toscana|Ferdinando]].
 
La pacifica rassegnazione al corso della storia (il Granduca non pensò mai a una soluzione di forza) e le modalità del commiato, con gli effetti personali caricati in poche carrozze e le attestazioni di simpatia al personale di corte, fecero sì che negli ultimi momenti di permanenza in Toscana gli ormai ex sudditi riacquistassero l'antica stima per Leopoldo: la famiglia granducale fu salutata dai fiorentini, levantisi il cappello al passaggio, con il grido ''"Addio babbo Leopoldo!"'' e accompagnata con tutti i riguardi da una scorta fino alle [[Firenzuola|Filigare]], ormai ex dogana con lo [[Stato Pontificio]]. Alle sei pomeridiane di quello stesso giorno, il Municipio di [[Firenze]] constatò l'assenza di alcuna disposizione lasciata dal sovrano e nominò un governo provvisorio.
 
Rifugiatosi presso la [[Vienna|corte viennese]], l'ex granduca abdicò ufficialmente solo il successivo 21 luglio; da allora visse in [[Boemia]], recandosi a [[Roma]] nel [[1869]], dove morì il 28 gennaio [[1870]]. Nel [[1914]] la sua salma fu poi trasportata a [[Vienna]] per essere sepolta nel mausoleo degli [[Asburgo]], la ''[[Cripta Imperiale (Vienna)|Cripta dei Cappuccini]]''.
 
Ferdinando IV salì virtualmente al trono di [[Toscana]] dopo l'abdicazione del padre nel [[1859]], fu un protagonista involontario del [[Risorgimento]] in quanto fino al passaggio della Toscana al [[Regno d'Italia]] ([[1860]]) ne era diventato Granduca anche se non viveva a Firenze e non fu mai incoronato veramente. A seguito del decreto reale del 22 marzo 1860 che riuniva la Toscana al [[Regno di Sardegna]], Ferdinando IV pubblicò a Dresda il 26 marzo successivo la sua protesta ufficiale verso tale annessione e a seguito della soppressione dell'indipendenza toscana con decreto reale del 14 febbraio 1861, pubblicò una successiva protesta del 26 marzo 1861 contestando il titolo di "Re d'Italia" a Vittorio Emanuele II.
 
Nonostante ciò, anche dopo la soppressione del Granducato, Ferdinando, avendo mantenuta la "fons honorum" e la collazione degli Ordini dinastici, continuò a elargire titoli e decorazioni.
 
== Capi di Governo ==
* Presidenti della Reggenza
** principe [[Marc de Beauvau, principe di Craon]], 1738-1744
** conte [[Emmanuel de Nay, conte di Richecourt]], 1744-1757
** generale [[Antoniotto Botta Adorno]], 1757-1765
* Primi Ministri e governi toscani
** prof. [[Pompeo Neri]], 1767-1776
** cav. [[Angelo Tavanti]], 1777-1782
** sen. [[Francesco Maria Gianni]], 1789-1790
** sen. [[Antonio Serristori]], 1790-1791, reggente
** marchese [[Federico Manfredini (politico)|Federico Manfredini]], 1791-1796
** cav. [[Francesco Seratti]], 1796-1798
** principe Neri Corsini, 1798-1799
** reggenza del Senato fiorentino, 1799-1800
** Gen.le Annibale Sommariva, sen. Luigi Bartolini Baldelli, sen. Marco Covoni, sen. Amerigo Antinori, 19 giugno - 15 ottobre 1800
** Pierallini, Cercignani, Lessi, Piombanti, ottobre/novembre 1800
** Chiarenti, Pontelli, De Ghores, 24 ottobre 1800-1º marzo1801
** sen. conte [[Giulio Giuseppe Mozzi|Giulio Mozzi del Garbo]], 1801-1807
** commissario granducale principe [[Giuseppe Rospigliosi]], 1º maggio 1814-25 settembre 1814
** conte [[Vittorio Fossombroni]], 1815-1844
** principe [[Neri Corsini (1771-1845)|Neri Corsini]], 1844-1845
** avv. [[Francesco Cempini]], 1845-1848
** marchese [[Cosimo Ridolfi]], giugno/luglio 1848
** prof. [[Gino Capponi]], 17 agosto 1848-27 ottobre 1848
** [[Francesco Domenico Guerrazzi]], [[Giuseppe Montanelli]], [[Giuseppe Mazzoni]], 8 febbraio-27 marzo 1849
** Francesco Domenico Guerrazzi, dittatore, 28 marzo 1849-12 aprile 1849
** avv. [[Giovanni Baldasseroni]], 1849-1859
** marchese Neri Corsini, 26-27 aprile 1859
* Governo provvisorio
** comm. [[Carlo Boncompagni]], 7 maggio 1859 - 12 luglio 1859
** barone [[Bettino Ricasoli]], 1859 - 13 marzo 1860.
 
== Ordini cavallereschi toscani ==
* [[Ordine di Santo Stefano Papa e Martire|Insigne Sacro e Militare Ordine di Santo Stefano Papa martire]], creato il 15 marzo 1561
* [[Ordine di San Giuseppe|Ordine del Merito di San Giuseppe]], creato il 9 marzo 1807
* [[Ordine della Croce bianca]] o della Fedeltà, fondato nel 1815
* [[Decorazione del merito industriale]], istituita con decreto del 21 giugno 1852 per riconoscere e onorare chiunque abbia pubblicamente acquisita notorietà e benemerenza verso l'industria toscana. La decorazione era una medaglia d'oro con l'effigie di Leopoldo II e sul retro l'epigrafe "''Alla Industria''". Aveva due classi e tra gli insigniti più noti si ricordano [[Giovanni Baldasseroni]], il conte [[Francesco De Larderel]], il professor [[Filippo Corridi]], il marchese [[Cosimo Ridolfi]], presidente dell'[[Accademia dei Georgofili]], il barone [[Bettino Ricasoli]], [[Emanuele Fenzi]], finanziere.
* [[Ordine del merito civile]] e del merito militare, istituito con decreto sovrano del 19 dicembre 1853, come benemerenza per il servizio e la fedeltà dati al principe e allo Stato. L'Ordine aveva tre gradi di cavalieri che potevano essere anche esteri ed era concesso ai soli militari con il grado di ufficiali per i primi due gradi. La decorazione era una croce a cinque spicchi riuniti al centro da uno scudo circolare, recante sul dritto la cifra "L. II" e intorno l'epigrafe "Merito Militare" e sul recto l'anno di istituzione "1853". Tra gli insigniti spiccavano [[Giovanni Baldasseroni]], e tra gli stranieri i generali austriaci [[Radetzy]] z' Radetz e [[Folliot de Crenneville]].
 
== Rappresentanze estere ==
Il Granducato di Toscana, nel corso del [[XIX secolo]], fu rappresentato da propri [[ambasciatore|ambasciatori]] all'estero presso le corti dell'[[Impero austriaco]], del [[Regno delle Due Sicilie]], della [[Francia]], del [[Belgio]], della [[Gran Bretagna]], del [[Regno di Sardegna]] e dello [[Stato Pontificio]]; in [[Spagna]] e nell'[[Impero ottomano]] era, invece, rappresentata da diplomatici [[austria]]ci.
 
Di contro, varie potenze estere furono accreditate presso la corte lorenese di Firenze: Austria, Due Sicilie, Francia, Regno Unito, [[Portogallo]], [[Prussia]], Russia, Sardegna e Stato Pontificio, Svizzera. Invece, il Belgio, il [[Brasile]] e la [[Impero russo|Russia]] ebbero propri ambasciatori con sede a [[Roma]], mentre il [[Svezia|Regno di Svezia e Norvegia]] aveva il proprio a [[Napoli]].
 
Più numerose furono le rappresentanze consolari a Firenze, Livorno e in altre città toscane: [[Amburgo]], Austria, [[Regno di Baviera|Baviera]], Belgio, Brasile, [[Brema (stato)|Brema]], [[Cile]], [[Danimarca]], Due Sicilie, [[Ecuador]], Francia, Gran Bretagna, [[Grecia]], [[Hannover (stato)|Hannover]], [[Lubecca]], [[Messico]], [[Ducato di Modena e Reggio|Modena e Reggio]], [[Meclemburgo]], [[Oldenburg (stato)|Oldenburgo]], [[Paesi Bassi]], [[Ducato di Parma e Piacenza|Parma e Piacenza]], Portogallo, Prussia, Sardegna, [[Regno di Sassonia|Sassonia]], Spagna, [[Stati Uniti d'America]], Svezia e Norvegia, [[Svizzera]], [[Tunisi]], Turchia, [[Uruguay]], [[Regno di Württemberg|Württemberg]].
 
Numerosi sono, infine i consolati toscani nel mondo a dimostrazione dei vasti commerci e affari: Aleppo, Alessandria d'Egitto, Algeri, Amburgo, Amsterdam, Ancona, Anversa, Atene-Pireo, Bahia, Beirut, Barcellona, Bastìa, Bayreuth, Bona, Bordeaux, Cadice, Cagliari, Civitavecchia, Corfù, Francoforte sul Meno, Genova, Gibilterra, Ginevra, Lima, Lione, Lisbona, Londra, Malta, Marianopoli, Marsiglia, Mobile, Montevideo, Napoli, Nizza, New Orleans, New York, Odessa, Palermo, Roma, S. Pietroburgo, Ragusa, Salonicco, Smirne, Stoccolma, Trieste, Tripoli di Libia, Tunisi, Venezia.
 
== Amministrazione e Ministeri ==
Con l'avvento dei Lorena l'amministrazione statale fu riorganizzata in modo più razionale e moderno. Il governo, inizialmente, in assenza del granduca, impegnato a regnare come imperatore (1745-64), fu composto da un Consiglio di Reggenza, formato da esponenti vicini alla causa lorenese e da notabili fiorentini. Nonostante nel consiglio fossero presenti uomini come [[Gaetano Antinori]], [[Neri Venturi]], [[Carlo Rinuccini]] e [[Carlo Ginori]], tutti di un certo livello e rigore morale e con iniziative imprenditoriali e moderne, l'economia e il bilancio statale non decollava.
 
I Presidenti del consiglio di Reggenza, nominati dal granduca, non furono all'altezza della situazione e si rivelarono uomini rapaci e senza scrupoli ([[Marc de Beauvau, principe di Craon|de Craon]], [[Emmanuel de Nay, conte di Richecourt|Richecourt]]) che impoverirono ulteriormente le già esauste casse statali e favorivano la nuova classe dirigente lorenese che spesso provvedeva allo sfruttamento indiscriminato.
 
Il proliferare di nuove tasse e il dare in appalto, a far data dal 1741, a privati avventurieri francesi tutti i principali servizi pubblici (dogane, gabelle, poste, zecca, magona, ecc.) senza alcun obbligo di rendiconto, rese il governo reggente inviso alla popolazione toscana, spesso sostenuta da parte dell'antica nobiltà che non aveva gradito l'arrivo di un sovrano straniero.
 
L'amministrazione centrale era costituita da varie Segreterie (ministeri) che dipendevano giuridicamente dalla Signoria del [[Consiglio dei Duecento]] (organo esecutivo della Reggenza), mentre l'antico Senato fiorentiono composto da 48 membri era ormai quasi completamente esautorato.
 
Con il nuovo granduca [[Pietro Leopoldo]] il potere sovrano ritorna direttamente a Firenze. Riformatore illuminato il principe, coadiuvato da ministri dalla mentalità moderna e aperta, procede a riformare le istituzioni dello Stato, eliminando gli organi ormai desueti e inutili e sostituendoli con uffici più moderni e aderenti alla realtà. Il primo interfento viene fatto verso le antiche magistrature fiorentine, provvedendo alla loro riorganizzazione o abolizione.
 
Tra le sedici magistrature civili della città di Firenze, sono abolite o riformate: Commissari dei quartieri, Capitani delle quattro compagnie del Popolo e i relativi Gonfalonieri di compagnia, il Maggior Generale Sergente delle Milizie a capo della MIlizia cittadina, Proconsole delle Arti, Cinque Uffiziali Magistrati del Tribunale di Mercatanzia, Consiglio delle Sette Arti Maggiori e relativi Gonfalonieri, Consiglio delle quattordici Arti Minori e relativi Gonfalonieri, Banchi delle Corporazioni.
 
Le Segreterie all'avvento di [[Pietro Leopoldo]] erano coordinate dalla Superiore Direzione degli Affari dello Stato ed erano quella:
* di Stato: gestione degli affari interni
* delle Finanze: erario statale e regie rendite (Regia Depositerìa)
* del Regio Diritto: interpretazione e applicazione del diritto statale
* di Sanità: tutela della salute pubblica
* Scrittoio delle Fabbriche: opere pubbliche
* Scrittoio delle Possessioni: amministrazione delle proprietà granducali
* dei Dieci Commissari di Guerra: abolita nel 1769 e ricostituito come dicastero unitario (1770)
* degli Studi: istruzione, scuole e Università
* del Buon Governo
* degli Affari esteri (1770)
* dell'Interno (1770)
 
In ossequio al particolarismo giuridico-amministrativo, inoltre, per il ducato di [[Siena]] vi erano proprie istituzioni.
 
Con la riforma del 16 marzo 1848 la Superiore Direzione degli Affari dello Stato fu ripartita in 5 ministeri poi divenuti 7. Alla vigilia della caduta dei Lorena, il governo era organizzato con i seguenti ministeri:
* Affari Esteri: rapporti internazionali e gestisce anche l'ufficio Passaporti e visti
* Interno: dal 1852 assorbe la sezione di Pubblica Beneficenza ed è organizzato in tre sezioni (Amministrazione e Ordini cavallereschi, Polizia amministrativa e sanitaria, Pubblica Beneficenza); vi fa parte anche un sezione relativa ai Municipi
* Giustizia e Grazia
* Guerra
* Finanze, Commercio e Lavori Pubblici: suddiviso in due sezioni (affari amministrativi e contabili della Corte dei conti, censimento, registro, poste, banche, reali possessioni, bonifiche, regia avvocatura, archivio di stato e quella degli affari generali delle dogane, marina mercantile, zecca, lavori pubblici, ferrovie, telegrafi ecc.)
* Pubblica Istruzione: a cui dipendeva fino al 1853 la sezione di Pubblica Beneficenza
* Affari Ecclesiastici (sezione ecclesiastica e quella di stato civile e statistica generale).
 
Vi era inoltre il Consiglio di Stato che andò progressivamente a sostituire il Consiglio privato del Principe con specifiche competenze amministrative e di giustizia.
 
Con la Legge di riforma del 22 luglio 1852 fu diviso in tre sezioni (Giustizia e Grazia, Interno, Finanze). Come Consulta del Principe dava pareri negli affari a lui sottoposti (di sua volontà, su richiesta ministeriale, nei casi di legge); come Tribunale Supremo del contenzioso amministrativo era giudice inappellabile di supremo grado (ricorsi della Corte dei conti, delle Prefetture compartimentali, ricorsi dei Consigli di Prefettura in materia di appalti pubblici, sulle vertenze per le affrancazioni dell'ex principato di Piombino, sulle vertenze delle bonifiche e corsi d'acqua della Maremma pisana, sulla tassa delle macellazioni).
 
L'amministrazione locale gestiva le varie comunità toscane con rappresentanti del governo centrale fiorentino per i centri più importanti (governatori e capitani) e dai magistrati delle comunità che variavano per ogni centro in base alle tradizioni storiche delle proprie istituzioni. Infatti ogni città e centro toscano, anche dopo la conquista fiorentina, aveva generalmente mantenuto le proprie magistrature, usi e organizzazioni. Ricorrenti, nelle varie comunità, erano tuttavia il Consiglio degli Anziani e il [[Gonfaloniere]] togato, avente poteri analoghi a quelli degli odierni sindaci.
Il governo era perifericamente rappresentato dai vari Governatori, Capitani, Vicari e podestà che esercitavano anche attività giurisdizionali, sanitarie, di polizia. La figura del Commissario regio aveva funzioni straordinarie e temporanee per particolari situazioni con l'accentramento di tutti i poteri statali a livello locale (legislazione, sanità, polizia).
 
Al fine di uniformare le datazioni degli atti ufficiali con gran parte delle altre potenze europee, nel 1750 il calendario toscano fu riformato. Fino a tale data si faceva infatti uso del cosiddetto "stile fiorentino" per il quale la datazione andava dal 25 marzo "ab incarnatione", primo giorno dell'anno toscano, variando così il computo degli anni rispetto al calendario gregoriano.
 
== Confini e ripartizione amministrativa ==
[[File:Cippotoscana.jpg|thumb|Cippo di confine tra il Granducato di Toscana e il [[Ducato di Parma e Piacenza]] presso [[Ramiseto#Frazioni|Miscoso]]. Nel 1847 il confine tra i due stati scomparve e il territorio venne annesso al [[Ducato di Modena e Reggio]].]]
La Toscana granducale aveva i confini diversi da quelli regionali attuali, anche se al momento dell'[[Unità d'Italia]] nel 1859 erano ormai assai simili, cioè seguendo indicativamente quelli naturali.
 
Nel periodo pre-napoleonico, a nord c'erano le due [[exclave]] della [[Lunigiana]] con [[Pontremoli]] e [[Fivizzano]] e la piccola porzione di [[Albiano Magra]] e [[Caprigliola]] nella [[valle del Magra]], separate dal resto della Toscana dal [[Ducato di Massa]]. Sulla costa versiliese l'exclave di [[Pietrasanta]] e [[Seravezza]], mentre nella [[valle del Serchio]] il piccolo distretto del Barghigiano ([[Barga]]). Il corpo principale del granducato abbracciava grosso modo l'intera regione. Ne era esclusa la provincia attuale di [[Lucca]], che allora costituiva una repubblica e poi dal 1815 un ducato indipendente (eccetto la [[Garfagnana]] che era sotto il dominio estense), e a sud il [[principato di Piombino]] con l'isola d'Elba e lo [[Stato dei Presidii]]. A est lo Stato toscano abbracciava anche i territori appenninici del versante romagnolo ([[Romagna Toscana|Romagna granducale]]) fin quasi alle porte di [[Forlì]], comprendendo i centri di [[Terra del Sole]], [[Castrocaro]], [[Bagno di Romagna]], [[Dovadola]], [[Galeata]], [[Modigliana]], [[Portico e San Benedetto]], [[Premilcuore]], [[Rocca San Casciano]], [[Santa Sofia (Italia)|Santa Sofia]], [[Sorbano]], [[Tredozio]], [[Verghereto]], [[Firenzuola]], [[Marradi]], in gran parte sottratti nel 1923. Sul [[Marecchia]] comprendeva l'enclave di [[Santa Sofia (Badia Tedalda)|Santa Sofia di Marecchia]] e quella di Cicognaia, oggi [[Ca' Raffaello]]. Rimanevano esclusi i [[feudi imperiali]] di [[Vernio]], di [[Monte Santa Maria Tiberina|Santa Maria Tiberina]] e di [[Sorbello]], rispettivamente contea dei [[Bardi (famiglia)|Bardi]] e marchesati dei [[Bourbon del Monte Santa Maria|Bourbon del Monte]] fino alle soppressioni napoleoniche e alla conseguente annessione toscana.
 
Nel periodo post napoleonico e pre-unitario, furono ceduti ai ducati di Parma e di Modena i feudi della [[Lunigiana]]. Il [[principato di Piombino]] l'Elba e lo [[Stato dei Presidii]] furono annessi dopo il [[congresso di Vienna]] nel [[1815]]. Dal 1847 fu acquisito il [[Ducato di Lucca]].
 
Lo Stato toscano, unificato dai Medici, era suddiviso amministrativamente in Ducato vecchio o fiorentino, ducato nuovo o senese e la provincia pisana come parte integrante del ducato vecchio. Il ducato nuovo, annesso con la caduta dell'antica [[repubblica di Siena]], aveva proprie magistrature e proprie istituzioni, in una sorta di unione personale del granduca con quello fiorentino.
Questo stato di cose rimase sostanzialmente immutato fino alla seconda metà del [[XVIII secolo]] con la nuova [[Lorena (dinastia)|dinastia lorenese]]. Il Granducato così, fino alle riforme amministrative del granduca [[Pietro Leopoldo]], era ripartito in:
 
* Stato fiorentino (Ducato Vecchio) con capitale Firenze (centro politico di tutto il Granducato). Questo era distinto in contado fiorentino (la campagna circostante la città), e suddiviso e amministrato nel quartiere di San Giovanni con il vicariato di Pontassieve e Rignano da cui dipendevano varie podesterie, il quartiere di Santa Croce con i vicariati di S. Giovanni in Valdarno e di Radda da cui dipendevano varie podesterie, il quartiere di Santa Maria Novella con il capitanato di Prato e il vicariato di Scarperia e numerose podesterie, il quartiere di Santo Spirito con il capitanato di San Miniato al Tedesco, il vicariato di Certaldo e alcune podesterie.
 
Molti dei comunelli della campagna, che raggruppavano le piccole comunità, erano spesso aggregati in leghe rurali. Molte di queste avevano origini antichissime e gestivano gli interessi comuni che rappresentavano. Tra le più note si ricordano:
 
* lega della [[Val d'Ambra]] (Badia Agnano, Migliari, [[Castello di Montozzi|Montozzi]], San Pancrazio, [[Pergine Valdarno]]) dipendente dalla podesteria di [[Bucine]];
* lega del [[Colline del Chianti|Chianti]] (composta dai terzieri di [[Radda]], [[Greve in Chianti|Greve]] e [[Castellina in Chianti]]);
* lega d'[[Avane]] ([[Cavriglia]], San Donato, Lucolena, Castelnuovo, Montegonzi);
* lega del [[Galluzzo]] (Galluzzo, [[Impruneta]]);
* lega di [[Cintoia]]
* lega di [[Vaglia (Italia)|Vaglia]]
* lega di [[Sesto Fiorentino]]
* lega di [[Val di Greve]]
* lega di Tagliaferro ([[San Piero a Sieve]]).
 
Vi era poi il vasto distretto fiorentino che, pur non facente parte della campagna di Firenze, godeva di alcune prerogative ed esenzioni fiscali concesse dalla "Dominante", come era soprannominata la capitale. Il distretto era ripartito nei contadi di Pistoia (Cortine delle porte Carratica, Lucchese, al Borgo, San Marco), cui faceva capo il capitanato omonimo con i vicariati di [[San Marcello Pistoiese|San Marcello]] e [[Cutigliano]], [[Pescia]], [[Montecarlo]] e varie podesterie. Ne facevano parte anche il [[Casentino]] con il vicariato di [[Poppi]] da cui dipendevano varie podesterie, la [[Romagna toscana]] con i capitanati di [[Castrocaro]] e [[Terra del Sole]], Portico e [[San Benedetto in Alpe]], [[Palazzuolo]] e [[Marradi]], [[Rocca San Casciano]] e i vicariati di [[Sorbano]], [[Firenzuola]] e Montagna fiorentina, [[Verghereto]], [[Bagno di Romagna]] e Val di Sarnio, dai quali dipendevano le podesterie di [[Galeata]], [[Modigliana]], [[Dovadola]], [[Tredozio]], [[Premilcuore]] e infine il contado della [[Val di Chiana]] costituito dal capitanato di [[Arezzo]] con i vicariati di [[Pieve Santo Stefano]] e di [[Monte San Savino]] e alcune podesterie, il capitanato di [[Sansepolcro]] con i vicariati di [[Sestino]] e Massa Trabaria, [[Badia Tedalda]], il capitanato di [[Montepulciano]] con il vicariato di [[Anghiari]] e il capitanato di [[Cortona]] con i vicariati di [[Valiano]] e di [[Monterchi]].
 
Facevano parte del distretto fiorentino anche varie exclaves territoriali: il capitanato di [[Livorno]] e del Porto con la podesteria di [[Crespina]], il capitanato dipendente da Livorno di [[Portoferraio]] nell'[[Isola d'Elba|Elba]], il capitanato della [[Versilia]] con [[Pietrasanta]] e le podesterie di [[Seravezza]] e di [[Stazzema]], il capitanato di [[Pontremoli]] e il capitanato di [[Bagnone]], Castiglione e del Terziere in Lunigiana con il vicariato di [[Fivizzano]], Albiano e [[Caprigliola]] e varie podesterie (poi uniti nel governatorato della [[Lunigiana]], il vicariato di [[Barga]] con il suo distretto (Barghigiano), il vicariato di [[San Gimignano]] con la podesteria di [[Colle Valdelsa]]. Infine il feudo allodiale mediceo di [[Santa Sofia (Badia Tedalda)|Santa Sofia di Marecchia]], concesso ai milanesi [[Colloredo]].
 
Parte integrante dello Stato fiorentino, ma esclusa dai privilegi concessi al distretto, era la Provincia pisana, cioè il territorio già appartenuto all'antica [[repubblica di Pisa]] al momento della sua annessione: capitanato di [[Pisa]] con i vicariati di [[Vicopisano]] e di [[Lari (Casciana Terme Lari)|Lari]] da cui dipendevano numerose podesterie, i capitanati di [[Volterra]], di [[Bibbona]], di [[Campiglia Marittima|Campiglia]], di [[Castiglione della Pescaia]] da cui dipendevano varie podesterie, e il capitanato del [[Isola del Giglio|Giglio]] con sede nel castello dell'isola.
 
* Lo Stato senese o nuovo, amministrativamente indipendente da quello fiorentino, faceva capo a [[Siena]] e al suo contado suddiviso nelle [[masse di Siena|masse dei terzi]] di Città, di [[Porta Camollìa]] (fino al 1777), di San Martino; da questo dipendevano il capitanato di [[Grosseto]] e [[Scansano]], i vicariati di [[Montalcino]], [[Lucignano]], [[Pienza]], [[Manciano]] e [[Montemerano]], [[Pitigliano]], l'antica contea di [[Santa Fiora]], [[Radicofani]], [[Arcidosso]], [[Massa Marittima|Massa di Maremma]], [[Sorano]] e [[Sovana]], [[Chiusi]] con molte podesterie dipendenti.
 
I maggiori centri dello Stato erano distinti in città, terre e borghi. Tra le città si ricordano:
* [[Firenze]], capitale dello Stato detta "La Dominante" che continua a godere di privilegi ed esenzioni fiscali; alla metà del XVIII secolo aveva circa 73.950 abitanti, ponendosi come ottava città italiana per sviluppo demografico, seguendo Napoli, Palermo, Venezia, Milano, Roma, Torino, Genova.
* [[Pisa]], capoluogo della Provincia Pisana e principale centro universitario dello Stato; verso il 1750 ha circa 9.000 abitanti e la città è in netta decadenza economica.
* [[Siena]], capoluogo dello Stato Senese, dalla sua conquista medicea è oppressa da leggi e vincoli economici e fiscali pur mantenendo un proprio governo e proprie magistrature cittadine; a metà del XVIII secolo ha circa 18.000 abitanti.
* [[Livorno]], città dal 1606 è il maggior porto dello Stato ed è un centro cosmopolita caratterizzato da un vivace sviluppo demografico, economico e culturale; verso il 1750 ha circa 41.000 abitanti ed è la seconda città toscana e dodicesima italiana per sviluppo demografico dopo Firenze, Bologna, Catania e Messina.
* [[Pistoia]], sotto i Lorena ritrova un notevole sviluppo economico per la produzione di lana, seta e ferriere.
* [[Prato]], in concorrenza con la vicina Pistoia per la produzione di lana e panni, diviene città nel 1653 ed è famosa sin dal Medioevo per la sua Fiera annuale di settembre.
* [[Arezzo]], è il principale centro agricolo e politico della Toscana orientale e della Val di Chiana in corso di bonifica.
* [[Cortona]], antichissima città etrusca e principale centro della Val di Chiana è nota come centro culturale archeologico; nel 1799 capeggia con Arezzo la rivolta delle popolazioni contro i Francesi ("''[[Viva Maria]]''").
* [[Sansepolcro|Borgo San Sepolcro]], è un importante centro della valle tiberina toscana, noto per la sua vita economica e la produzione di merletti.
* [[San Gimignano]], cittadina fortificata ha perso ogni importanza dopo le guerre regionali e subisce un grave crisi economica provocata anche dall'assenza di strade carrozzabili praticabili, decadendo al grado di castello.
* [[San Miniato]] al Tedesco, città dal 1612, domina la strada maestra del medio Valdarno che da Firenze conduce a Pisa e al mare; ha una certo rilievo culturale e qui vi ha origine la famiglia dei [[Bonaparte (famiglia)|Buonaparte]].
* [[Volterra]], antichissima città, è possente fortezza e nota per la produzione dell'allume e dell'alabastro.
* [[Montalcino]], centro della Valdorcia, fu l'ultima roccaforte senese a resistere ai Medici.
* [[Montepulciano]], domina parte della Valdichiana e ha perso di importanza dopo lo smantellamento della sua fortezza.
* [[Colle Val d'Elsa]], centro agricolo della Val d'Elsa e centro amministrativo della zona al confine amministrativo con lo Stato senese.
* [[Pescia]], città dal 1699, è strategicamente importante essendo sul confine lucchese.
* [[Portoferraio]], acquistata nel 1559, diviene città nel 1637 ed è, dopo Livorno, la piazzaforte più munita dello Stato e base navale dal 1751 di quello che resta della flotta militare toscana.
* [[Grosseto]], capoluogo della [[Maremma senese]], è in piena decadenza economica e demografica, anche a causa della malaria che minaccia tutta la zona, tanto che in estate rimane praticamente spopolata trasferendosi a Scansano perfino gli organi amministrativi (estatatura); nel 1750 ha circa 1.500 abitanti.
* [[Massa Marittima|Massa di Maremma]], altra città della zona in netta decadenza; verso il 1750 ha circa 600 abitanti.
* [[Pontremoli]] è annessa nel 1650 e diviene città nel 1778; è capoluogo della [[Lunigiana]] granducale e progressivamente ha una buona vita culturale ed economica, essendo sulla direttrice commerciale per la Lombardia.
 
Dopo le riforme leopoldine, che crearono la Provincia inferiore senese con Grosseto (1766; capitanati di Grosseto, [[Massa Marittima]], [[Sovana]], [[Arcidosso]] e le podesterie di [[Scansano]], [[Giglio]], [[Castiglione della Pescaia]], [[Pitigliano]], [[Sorano]], [[Santa Fiora]], [[San Giovanni delle Contee]], [[Castell'Ottieri]]) e istituirono le comunità (1774), e superata la suddivisione napoleonica nei tre Dipartimenti d'Arno (Firenze), Ombrone (Siena), Mediterraneo (Livorno) ognuno suddiviso in prefetture, con la restaurazione si ricreò in parte l'antica organizzazione amministrativa.
 
Intorno al 1820 lo Stato toscano era diviso amministrativamente nelle quattro Province di Firenze con Livorno e il Porto, Pisa, Siena, Grosseto, con quattro governatorati (Firenze, Livorno, Pisa, Siena), sei commissariati regi (Arezzo, Pistoia, Pescia, Prato, Volterra, Grosseto), trentasei vicariati nella provincia fiorentina, cinque in quella pisana, sette in quella senese e nove in quella grossetana con un centinaio di podesterie.
 
A) [[Provincia Fiorentina]] (Campagna, Montagna, Romagna, Lunigiana, Valdarno, Versilia, Porto)
* Governo di Firenze: vicariati di Pontassieve, San Giovanni Valdarno, Radda e Chianti, Scarperia e Mugello, Firenzuola, Fucecchio, San Miniato, Empoli, Certaldo, Colle Valdelsa, Barga, Pietrasanta, Bagno di Romagna, Rocca San Casciano, Modigliana, Marradi, Pontremoli, Fivizzano, Bagnone;
** Commissariato di Arezzo e Valdichiana: vicariati di Monte San Savino, Montepulciano, Cortona, Castiglion Fiorentino, Valiano, Anghiari;
** Commissariato di Pistoia: vicariato di San Marcello e Cutigliano;
** Commissariato di Pescia: podesterie di Borgo a Buggiano, Montecarlo;
** Commissariato di Prato: podesteria di Carmignano;
* Governo di Livorno e Porto: vicegoverno di Portoferraio;
 
B) [[Provincia Pisana]] (Campagna, Volterrano, Maremma, Principato di Piombino)
* Governo di Pisa: vicariati di [[Vicopisano]], [[Lari (Italia)|Lari]] e, più tardi, [[Pontedera]],
** Commissariato di Volterra: vicariati di Campiglia, Piombino; podesterie di San Giuliano, Vicchio, Palaia, Peccioli, Pomarance, Rosignano, Castagneto, Monteverdi;
 
C) [[Provincia Senese]] (Interna, Maremmana)
* Governo di Siena: vicariati di Casole, Pienza, Radicofani, Asinalunga, Montalcino, Abbadia San Salvatore, Chiusi; podesterie di Radicondoli, Chiusdino, Sovicille, Torrita, San Quirico, San Casciano dei agni, Piancastagnaio, Asciano, Rapolano, Murlo, Castelnuovo della Berardenga, Monticiano, Montieri, Buonconvento, Sarteano, Chianciano, Cetona;
** Commissariato di Grosseto: vicariati di Scansano, Massa di Maremma, Pitigliano, Orbetello, Arcidosso, Castiglione della Pescaia, Manciano: podesterie di Monticello, Roccastrada, Campagnatico, Gavorrano, Monterotondo, Sorano, San Giovanni d'Asso, Magliano, Montiano, Giglio Castello, Castel del Piano, Cinigiano, Santa Fiora, Roccalbegna, Montepescali, Capalbio.
 
Una sostanziale riforma amministrativa del territorio si ebbe nel 1849 con l'applicazione del regio decreto del 9 marzo 1848 che istituì sei compartimenti ([[Compartimento di Firenze]], [[Compartimento di Pistoia]], [[Compartimento di Arezzo]], [[Compartimento di Pisa]], [[Compartimento di Siena]], [[Compartimento di Grosseto]]) e due governi ([[Governo di Livorno]], [[Governo dell'Isola d'Elba]]). Alle precedenti province, divenute prefetture, furono aggiunte Lucca e l'Isola d'Elba, quest'ultima dipendente da Livorno che aveva un governatore civile e militare. I circondari di Prefettura erano suddivisi in delegazioni di prima, seconda e terza classe.
 
Nel 1850 furono istituite alcune sottoprefetture: Pistoia, San Miniato, Rocca San Casciano, Volterra, Montepulciano, Portoferraio, mentre rimasero delegazioni di governo di prima classe solo quelle di Firenze (quartieri di San Giovanni, Santa Croce, Santo Spirito, Santa Maria Novella) e di Livorno (terzieri del Porto, San Marco, San Leopoldo). Tale situazione rimarrà sostanzialmente immutata fino alla sua abolizione con la Legge del 20 marzo 1865 del nuovo [[Regno d'Italia]].
 
== Feudi e proprietà terriere granducali ==
Come ogni stato costituitosi nell'[[Ancien régime|Ancien Regìme]] anche la Toscana con la signoria granducale medicea aveva sviluppato la propria [[feudo|feudalità]]. Lo Stato toscano, pur formalmente feudo immediato dell'impero, aveva la possibilità per mezzo dei propri granduchi di esercitare quella podestà feudale tipica dei sovrani del tempo.
 
A partire dal XVII secolo, con [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I]] si cominciarono a concedere i primi feudi a famiglie che si erano dimostrate particolarmente vicine alla [[Medici|casa medicea]], assicurandosene la fedeltà con la concessione di vaste terre in forma di vassallaggio feudale.
 
Tra i primi feudi concessi vi fu la contea di [[Santa Fiora]], presso il [[Monte Amiata]]; contea sovrana di un ramo degli [[Sforza]] (poi Sforza Cesarini) che aveva ceduto i propri poteri sovrani al granduca, il quale la restituì alla famiglia sotto forma di feudo granducale. A partire dalla fine degli anni venti del [[XVII secolo]] tali concessioni divennero sempre più numerose e frequenti. Tale situazione rimase pressoché immutata fino alla legge sull'abolizione dei feudi, promulgata dalla [[Reggenza toscana]] nel 1749 cui seguì la promulgazione della Legge del 1º ottobre 1750 che disciplinò le regole della [[nobiltà]] toscana. Di fatto, tuttavia, molti feudi continuarono a sopravvivere fino quasi alla fine del regno di [[Pietro Leopoldo]]. I feudi erano distinti in [[Marchesato|marchesati]] e [[conte]]e ed erano classificati in feudi granducali (di nomina granducale), misti (di origine imperiale o pontificia), autonomi (in accomandigia).
 
Tra i marchesati si ricordano:
 
* del Barone ([[Montemurlo]]): [[Tempi]], dal 10.12.1714 al 1770
* del [[Bucine|Bùcine]]: [[Vitelli]], dal 9.06.1646
* del Calcione ([[Lucignano]]): [[Lotteringhi della Stufa]], 1632-1799
* Campiglia in Val d'Orcia: [[Guicciardini]], dal 28.01.1621
* Camposelvoli/Camporsevoli ([[San Casciano dei Bagni]]): [[Giugni]], dal 26.06.1630
* [[Capolona]]: [[Vitelli]], 1645-1749
* Capraia e Castellina di Greti: [[Frescobaldi]], 5.06.1741 al 1776
* della [[Castellina Marittima]], tenuta del Terriccio e Val di Perga: [[de' Medici]] di Ottajano, ramo collaterale dei granduchi, dal 17.03.1628 al 1770
* [[Castelnuovo di Val di Cecina]]: [[Albizi]], dall'8.12.1639 al 1776
* [[Castiglion Fibocchi]] e S. Giustino: [[del Borro]], dal 10.10.1644 al 1749
* [[Castiglion Fiorentino]]: [[Bourbon del Monte Santa Maria|Bourbon del Monte]], 1664-1749
* Castiglioncello del Trinoro e [[Sarteano]]: Fanelli dal 1617 al 1770
* [[Cecina (Italia)|Cecina]], [[Bibbona]], [[Riparbella]], [[Guardistallo]], [[Casale Marittimo]]: [[Carlo Ginori]], 1738-1755
* [[Cetona]]: [[Vitelli]], dal 1559 al 1770
* [[Chianni]], Rivalto, Montevaso e Mela: Riccardi, 16.4.1629 al 1749
* [[Groppoli]] in [[Lunigiana]], ai Brignole-Sale, 4.07.1592-1774
* [[Lajatico]] e Orciatico: [[Corsini]], dal 10.07.1644 al 1749
* [[Loro Ciuffenna]]: [[Capponi (famiglia)|Capponi]], 1646-16654
* [[Magliano in Toscana|Magliano]], Pereta, Monteano: [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] d'Aragona di Padova, dal 14.8.1559 e di nuovo dal 24.05.1661 al 1776
* [[Montefollonico]] e Torrita: conti [[Coppoli]] di [[Perugia]], dal 1618
* [[Montemassi]]: [[Malaspina]] di [[Mulazzo]] dal 1632 al 1770, poi a Domenico Cambiaso di Genova fino al 1776
* [[Montescudaio]], Casaglia: [[Ridolfi (famiglia)|Ridolfi]], dal 10.05.1648 al 1727 e dal 13.09.1735 al 1778
* [[Monteverdi Marittimo]] e Canneto: [[Incontri]], dal 7.12.1665 al 1749
* [[Montevitozzo]]([[Sorano]]): marchesi [[Barbolani di Montauto]], dal 10.02.1635 al 1784
* [[Monticiano]]: [[d'Elci]]
* [[Orciano Pisano]]: degli [[Obizzi]] di Padova, dal 19.04.1630 al 1783
* [[Ponsacco]] e [[Camugliano]]: [[Niccolini (famiglia)|Niccolini]], dal 23.10.1637 al 1776
* [[Roccalbegna]]: Bichi
* [[San Lorino]] o S. Leolino ([[Londa]]): [[Guadagni]], dal 26.07.1645 al 1749
* [[San Quirico d'Orcia]]: [[Chigi]]
* [[San Savino]]: [[Orsini]]
* [[San Vincenzo (Italia)|San Vincenzo]]: Serristori
* [[Saturnia]]: [[Ximenes d'Aragona]], dal 3.10.1593 al 1794
* [[Terrarossa]]: [[Malaspina]] di [[Filattiera]], 20.12.1628-1761
* Treschietto e Vico: [[Malaspina]] di [[Filattiera]], 1698-1761
 
Le contee erano:
 
* [[Alberese]]: principi [[Corsini]]
* Bellavista e [[Calboli]]: Paolucci
* [[Castagneto Carducci]] e [[Bolgheri]]: [[della Gherardesca]], fino al 1749 e dal 17.04.1776
* [[Castell'Azzara]]: [[Baschi (Italia)|Baschi]]
* [[Cavriglia]]: baroni [[Ricasoli Firidolfi]]
* [[Cesa]]: Mensa vescovile di [[Arezzo]] (feudo ecclesiastico dall'XI secolo)
* [[Chianciano]] e [[Sarteano]]: [[Manenti]]
* [[Chitignano]]: [[Ubertini]], contea imperiale
* [[Elci]]: [[Pannocchieschi]] di [[Travale]]
* [[Elmo (Sorano)|Ermo Vivo]]: [[Cervini]] 1707-1749
* [[Lorenzana]], Coll'Alberti e Tremoleto: Lorenzi dal 7.05.1722 al 1783, poi ai [[Giuli]]
* [[Magliano in Toscana|Magliano]]: marchesi [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] d'Aragona, dal 14.08.1559 al 1776
* [[Maggiona]] e [[Badia Prataglia]]: abati di [[Camaldoli]] (feudo ecclesiastico)
* Magnale: abati di [[Vallombrosa]] (feudo ecclesiastico)
* [[Montegiovi]]: [[Bourbon del Monte]]
* [[Montepescali]]: Federighi fino al 1776
* [[Monte San Savino]]: [[Orsini]], 1604-1744
* [[Monticiano]]: Pannocchieschi [[d'Elci]] di Travale fino al 1770
* [[Montieri]] e Boccheggiano: marchesi [[Salviati]]
* [[Paganico]] e Monteverdi: marchesi Patrizi dal 1630
* [[Piancastagnaio]]: marchesi [[Bourbon del Monte Santa Maria]], dal 20.11.1601
* [[Rignano sull'Arno]]: Paoli
* [[Santa Fiora]] e [[Scansano]]: [[Cesarini Sforza|Sforza Cesarini]], 1601
* [[Santa Sofia (Badia Tedalda)|Santa Sofia]]: [[Colloredo]]-[[Mels]] di [[Milano]], 23.09.1615-1794
* della [[Sassetta (Italia)|Sassetta]]: [[Ramirez de Montalvo]], dal 19.10.1563
* [[Chiesa di Santa Lucia allo Stale|Stale]]: abati benedettini di S. Lucia, fino al 19.08.1771 (feudo ecclesiastico)
* Turicchi (Pontassieve): Mensa vescovile di [[Fiesole]] (feudo ecclesiastico dall'XI secolo)
* Urbech (Foreste casentinesi, [[Stia]]): Mazzoni [[Guidi]] fino al 1747, marchese [[Carlo Ginori]] dal 1756
 
Altri feudi vassalli con autonomia:
* contea di [[Pitigliano]] (1613): [[Orsini]]
* contea di [[Castell'Ottieri]], [[San Giovanni delle Contee]] e [[Montorio (Sorano)|Montorio]] (1616): [[Ottieri]] di Rugomagno, dal 1789 agli [[Orsini]]
* marchesato di [[Monte Santa Maria]] (1424): [[Bourbon del Monte]]
* contea di [[Montauto]]: [[Barbolani di Montauto|Barbolani]]
* contea di [[Chitignano]]: [[Ubertini]]
* marchesato di [[Sorbello]] (1416): [[Bourbon del Monte]] di Sorbello
Vi erano inoltre alcuni feudi imperiali che, seppure sovrani e autonomi, erano posti sotto il protettorato toscano (accomandigia). Erano questi molti dei marchesati della [[Lunigiana]] ([[Mulazzo]], [[Groppoli]], [[Tresana]], Olivola, ecc) e le contee di [[Vernio]] e di Santa Maria in Val Tiberina.
 
Anche la famiglia sovrana aveva molte proprietà immobiliari e vaste estensioni fondiarie. In particolare in forma di tenute e fattorie. Con le bonifiche delle campagne vasti appezzamenti di terreno passarono alla Corona e all'[[Ordine di Santo Stefano]]; è il caso delle varie fattorie granducali della Val di Chiana e della Val di Nievole. Con la politica di economia attuata dai Lorena, molte di queste proprietà, di fatto da tempo trascurate ed abbandonate, vennero alienate a privati. Anche le numerose bandite di caccia furono in parte vendute o liberate dal vincolo della caccia anche con specifiche leggi dello Stato come quella del 13 luglio 1772. Di seguito alcune proprietà terriere granducali:
* Real Fattoria di Abbadia in [[Val di Chiana]], 19 poderi
* R. Fattoria di Acquaviva già di Paglieti a [[Montepulciano]], 18 poderi
* R. Fattoria di [[Alberese]] presso la foce dell'[[Ombrone]]
* R. Fattoria di [[Altopascio]], 40 poderi, venduta nel 1783
* R. Fattoria dell'[[Antignano]] presso [[Livorno]]
* R. Fattoria di [[Artimino]] presso [[Poggio a Caiano]], venduta nel 1792
* R. Fattoria del Bastardo in Val di Chiana, 18 poderi
* R. Fattoria di [[Bettolle]] presso [[Sinalunga]]
* R. Fattoria di Caldana presso [[Siena]]
* R. Fattoria di [[Campiglia]] in [[Val di Cornia]]
* R. Fattoria di Casabianca presso [[Murlo]]
* R. Fattoria di Casabianca presso [[Pisa]]
* R. Fattoria delle Cascine di [[Bientina]]
* R. Fattoria di Castel Martini a [[Larciano]], venduto nel 1776
* R. Fattoria di [[Castellottieri]] in [[Maremma]]
* R. Fattoria di [[Castiglione della Pescaia]] in Maremma
* R. Fattoria di Collecchio a [[Magliano]] in Maremma
* R. Fattoria delle Chianacce, 10 poderi in Val di Chiana
* R. Fattoria di [[Collesalvetti]] presso Livorno
* R. Fattoria delle Doganelle presso [[Giuncarico]]
* R. Fattoria di Dolciano, 17 poderi presso [[Chiusi]]
* R. Fattoria di [[Empoli]] lungo le rive dell'Arno
* R. Fattoria di [[Frassineto]], 21 poderi in Val di Chiana
* R. Fattoria delle Ginestre a [[Carmignano]]
* R. Fattoria presso [[Massa Marittima]]
* R. Fattoria di Montefalcone sulle [[Cerbaie]]
* R. Fattoria di [[Montevarchi]], 19 poderi lungo il corso dell'Arno e una porzione a Valercole presso Gaville
* R. Fattoria di [[Nugola]] presso LIvorno, venduta nel 1783
* R. Fattoria delle Piànora presso [[S. Maria a Monte]]
* R. Fattoria di [[Ponte a Cappiano]], 27 poderi presso [[Fucecchio]], venduta nel 1788
* R. Fattoria di [[Scansano]] in Maremma
* R. Fattoria di S. Donnino e S. Moro presso [[Campi Bisenzio]]
* R. Fattoria di [[Sorano]] in Maremma, venduta nel 1780
* R. Fattoria di [[San Giovanni delle Contee]] in Maremma, venduta nel 1783
* R. Fattoria di [[Santo Regolo]] presso [[Fauglia]] (Pisa), venduta nel 1804
* R. Fattoria di [[Stabbia]], 11 poderi in due parti separate presso [[Cerreto Guidi]], venduta nel 1777
* R. Fattoria Il Terzo, 11 poderi presso [[Montevettolini]]
* R. Fattoria di [[Vecchiano]] 900 ettari presso la foce del [[Serchio]], venduta nel 1784
* R. Fattoria di [[Vicopisano]]
* Tenuta del Barchetto della Pineta, venduta nel 1775
* del [[Barco Reale]] sul [[Monte Albano]], venduta con legge del 13 luglio 1772
* delle [[Cascine]] di S. Donnino a Firenze, venduta nel 1788
* delle Cascine dell'Isola presso [[Fiesole]]
* delle [[Cascine di Tavola]] presso [[Prato]]
* di [[Coltano]] e [[Castagnolo]] a nord di Livorno
* dell'Isola del [[Lago di Sesto]] o di Bientina
* della [[Marsiliana]] in Maremma, venduta nel 1783
* di [[Montauto]] in Maremma, venduta nel 1760
* di [[Panna]] presso [[Scarperia]], venduta nel 1780, la bandita venduta il 13 luglio 1772
* di Piano di Morrano presso [[Pitigliano]], venduta nel 1793
* del [[Pigelleto]] presso [[Piancastagnaio]] sull'Amiata
* del [[Poggio Imperiale]] presso Firenze
* di Pomonte a [[Scansano]], venduta nel 1782
* di [[Salviano]], Trègolo e Cala Mosca a Livorno
* di [[San Rossore]] presso [[Pisa]]
* del [[Suese]] a nord di Livorno, venduta nel 1780
* del [[Tombolo]] a nord di Livorno
* bandita di Alamanni e [[Careggi]] (Firenze)
* villa dell' Ambrogiana (Empoli)
* villa di Appeggi (Firenze) venduta con legge del 13 luglio 1772
* la Banditella a sud di Livorno
* di Batone, venduta il 13 luglio 1772
* del castello di [[Cafaggiolo]], venduta il 13 luglio 1772
* del Capitanato vecchio di [[Livorno]]
* di Carlone, venduta il 13 luglio 1772
* di [[Castiglioncello]] e [[Rosignano]] a sud di Livorno
* di [[Cenaia]]
* della Cornacchia
* della Coroncina (Siena), venduta il 13 luglio 1772
* delle Cascine di Firenze
* di [[Castelfiorentino]], venduta il 13 luglio 1772
* di [[Castello]] a Firenze, venduta il 13 luglio 1772
* dei Colli di [[Signa]]
* delle Due Strade, venduta il 13 luglio 1772
* dell'[[Impruneta]]
* dell'[[Isolotto]] (Firenze)
* di [[Lavaiano]]
* di [[Malmantile]] (Montelupo)
* di [[Migliarino]] (Pisa)
* di Quercia Grossa (Siena), venduta il 13 luglio 1772
* del Padule (Siena), venduta il 13 luglio 1772
* di [[Poggio Capponi]]
* di [[Ponsacco]] (Valdera)
* di [[Pratolino]], venduta il 13 luglio 1772
* di [[Stabbia]] (Poggibonsi), venduta il 13 luglio 1772
* di [[San Martino alla Palma]] (Firenze), venduta il 13 luglio 1772
* di [[Valtriano]] (Pisa)
* de [[la Vettola]] (Pisa)
* di [[Vinci]], venduta il 13 luglio 1772
*
 
== Comunicazioni e trasporti ==
=== Strade ===
{{F|stati scomparsi|arg2=Toscana|agosto 2009}}
La cattiva amministrazione del territorio degli ultimi [[Medici]] aveva generalmente reso inagibile la già insufficiente viabilità della Toscana, aggravata anche dal fenomeno del brigantaggio nelle zone più remote dello Stato come la [[Valdichiana]] e la [[Maremma]]. Tracciate senza pianificazione, prive di regolamenti e di manutenzione, le strade toscane erano in stato di semi abbandono, risultando spesso dei semplici sentieri appena visibili per scomparire in pantani o nella polvere, interrotte da torrenti o guadi privi di segnalazioni. Specie nella stagione invernale divenivano in gran parte del tutto impraticabili per la pioggia. Con l'avvento dei Lorena si avvertì l'esigenza, già sotto la Reggenza, di potenziare e risarcire la rete viaria non solo per usi militari, ma anche e principalmente per sviluppare il commercio dei prodotti agricoli e delle derrate. La necessità di rendere le strade non più tratturi o sentieri per i trasporti di merci "con il basto a soma" ma anche a uso dei barrocci, carriaggi e diligenze, andò di pari passo con la liberalizzazione del commercio interno a cominciare da quello delle granaglie della Maremma senese. Occorreva ristrutturarne i tracciati, aprirne di nuovi, regolamentare il loro uso. Nel 1769 la competenza della loro manutenzione e controllo fu tolta ai "Capitani di Parte Guelfa" sottoposti al magistrato dei "Nove Conservatori" per passare con la riforma del 1776 alla cura delle comunità che venivano attraversate dalle strade regie postali.
 
Il primo regolamento organico per il servizio di posta dei corrieri, procaccia e vetturini risale al [[1746]], con il quale la figura professionale del procaccia fu l'unica abilitata a condurre le diligenze fuori città. Le strade erano classificate in base alla competenza amministrativa per la loro gestione: maestre o regie postali (di lunga comunicazione a cura del governo), comunitative (collegavano le varie città o paesi, a cura dei comuni), vicinali (tra varie proprietà, a cura dei proprietari che le usavano).
 
La loro tecnica costruttiva variava secondo le esigenze distinguendole in lastricate (solo per le vie delle grandi città), selciate (fatte con pezzi di macigno; erano le più conosciute), alla "rinfusa" con pietre a secco o con calcina per resistere all'erosione. In pianura invece erano semplicemente massicciate di terra battuta. Le strade maestre erano principalmente adibite al trasporto della posta e dei viaggiatori con le diligenze e come tali erano servite da luoghi di sosta per il cambio dei cavalli e il ristoro dei passeggeri con osterie e locande. Nel piano lorenese di recupero della rete stradale ovviamente i maggiori sforzi si orientarono verso le strade postali maestre.
 
Tra le principali strade maestre di età medicea poi divenute in età lorenese "Regie Maestre Postali" si ricordano:
* [[via Bolognese]] (oggi [[Strada statale 65 della Futa|SS. 65]]): conduceva da [[Firenze]], uscendo da [[Porta San Gallo (Firenze)]] a [[Bologna]], attraverso il [[Passo della Futa]]; fu la via postale più antica tracciata nell'Appennino tosco-emiliano. Da mulattiera fu trasformata in carrozzabile con la costruzione del nuovo tratto osteria di Novoli-Pietramala e poi da [[Porta San Gallo]] oltre le Filigare fino al confine pontificio. I lavori durarono dal [[1749]] al [[1752]], mentre in territorio papale dal [[1759]] al [[1764]] a causa delle difficoltà nelle trattative tra i due governi per aprire una comunicazione più agevole e le frequenti proteste delle comunità di [[Scarperia]] e [[Firenzuola]] che si videro così tagliate fuori dalla direttice commerciale. Nel tratto toscano furono aperte sei poste per il cambio dei cavalli: Fontebuona, Cafaggiolo, Montecarelli, Futa (sede di dogana), Covigliaio, Scaricalasino (oggi [[Monghidoro]]), la Posta di Filigare;
* [[via Romana]] (oggi [[Strada statale 2 Via Cassia|SS. 2, Cassia]]): andava da Firenze ([[Porta Romana (Firenze)|Porta Romana]]) fino a [[Siena]] ([[Porta Camollia]]) per uscire di nuovo da Porta Romana e correre fino a [[Radicofani]], Ponte Centino sul torrente Evella ed entrare in territorio papale. Nel [[1757]] il reggente [[Antoniotto Botta-Adorno]] decise di ristrutturarla senza modificarne il tracciato; i lavori continuarono dal 1759 fino al [[1763]], finché nel [[1783]]-[[1790|90]], furono costruiti i ponti in muratura sui vari fiumi e torrenti che attraversava ([[Ombrone]], [[Orcia]]). Nei confini toscani furono aperte 15 poste per il cambio: [[Galluzzo]], San Casciano, [[Tavarnelle]], [[Poggibonsi]], Staggia, Castiglioncello di [[Monteriggioni]], [[Siena]], Monteroni d'Arbia, [[Buonconvento]], Torrenieri, La Poderina, Ricorsi, Le Conie, Radicofani, Torricella;
* [[via Aretina]] (oggi [[Strada statale 69 di Val d'Arno|SS. 69]] e [[Strada statale 71 Umbro Casentinese Romagnola|71]]): andava da Firenze ([[Porta La Croce]], Pontassieve, Incisa, San Giovanni Valdarno, Figline Valdarno fino ad [[Arezzo]], passava sotto [[Cortona]] (Camucia) ed entrava nei territori papali presso il [[lago Trasimeno]]. I primi lavori di ristrutturazione furono iniziati nel [[1761]] da [[Porta San Niccolò]] al borgo di [[Incisa in Val d'Arno|Incisa]], tagliando fuori l'antico tratto che partiva da Firenze uscendo da [[Porta San Nicolò]] per San Donato in Collina, Bagno a Ripoli, Incisa, per essere terminati sotto [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo]]; aveva le poste di Pontassieve, Incisa, Figline, San Giovanni, Montevarchi, Lèvane, Ponticino, Arezzo, Puliciano, Castiglion Fiorentino, Camicìa, Terontola;
* [[via Pisana]] (oggi [[Strada statale 67 Tosco Romagnola|SS. 67]]): iniziava da Firenze ([[Porta San Frediano]]) per arrivare lungo il [[Valdarno]] inferiore alla Porta Fiorentina a [[Pisa]]. Da qui si diramava (Porta Santa Maria) per [[Pietrasanta]] a nord e a sud ([[Porta a Mare]]) per [[Livorno]] (Porta a Pisa)<!--DA CONTROLLARE I NOMI DELLE PORTE DI PISA IN BASE ALLA VOCE SULLE MURA DI PISA-->. Diversi restauri con varianti di tracciato si ebbero negli anni [[1754]]-1757 e poi nel [[1771]] al confine con la provincia pisana (ponte alla Cecinella) e alla macchia di [[Tombolo (Pisa)|Tombolo]] a nord di Livorno ([[1777]]). Furono costruiti anche numerosi ponti sui torrenti che attraversava; aveva molte fermate di posta: [[Lastra a Signa]], [[Montelupo Fiorentino|Montelupo]], Cortenuova, Scala, San Romano, Castel del Bosco, [[Pontedera]], [[Cascina (Italia)|Cascina]], Riglione, Pisa, verso nord al confine lucchese con Torre del lago, verso sud [[San Piero a Grado]] e [[Livorno]];
* [[via Lucchese]]: da Pisa ([[Porta a Lucca]]) andava ai [[San Giuliano Terme|Bagni di San Giuliano]] e passando "sotto monte" raggiungeva Rigoli, [[Ripafratta]] per entrare nello Stato lucchese presso Cerasomma a 4 km dalla città con le poste di San Giuliano, Ripafratta. Si denominava via Lucchese anche la strada che da Firenze (Porta al Prato) conduceva al confine lucchese presso Pescia con le poste di Castello, Sesto fiorentino, Calenzano, [[Prato]], Agliana, Pistoia (Porta Fiorentina) e con la variante Peretola, San Piero, Poggio a Caiano, Olmi, Pistoia;
* via Versiliese (oggi [[Strada statale 1 Via Aurelia|SS. 1]] e [[Strada statale 62 della Cisa|62]]): coincideva con la via pisana fino a Pietrasanta (exclave toscana) per andare poi, presso il [[Lago di Porta]] a [[Montignoso]] ed entrare nel [[Ducato di Massa]]. Superata [[Avenza]] entra in territorio genovese. Una diramazione da [[Sarzana]] portava in [[Lunigiana]] e [[Pontremoli]], divenendo una mulattiera. Solo nel [[1809]] fu iniziata una carrozzabile per la [[Passo della Cisa|Cisa]] che fu completata solo nel [[1859]];
* [[via Traversa]] (oggi [[Strada statale 429 di Val d'Elsa|SS. 429]]): si diramava dalla strada pisana presso la località "Osteria bianca" a [[Ponte a Elsa]], vicino [[Empoli]], risaliva la [[Valdelsa]] fino a [[Poggibonsi]] dove si ricongiungeva con la Romana. Fu tracciata in età medicea per il trasporto delle derrate, attraversando i vari borghi agricoli da [[Castelfiorentino]] a [[Certaldo]] fino a Poggibonsi;
* [[via del Littorale]] o dei Cavalleggeri (oggi [[Strada statale 1 Via Aurelia|SS. 1]] e [[Strada provinciale 23 della Principessa|via della Principessa]]): partiva da Livorno (Porta ai Cappuccini) e seguiva la linea della costa fino a [[Torre Nuova (Piombino)|Torre Nuova]] dopo [[San Vincenzo (Italia)|San Vincenzo]], presso il confine con il [[Principato di Piombino]]. Aveva funzioni eminentemente militari, a uso dei Cavalleggeri della costa. Era percorribile solo a cavallo, ma dal [[1776]] è inclusa nelle "Strade Regie o Maestre" con la costruzione di numerosi ponticelli per l'attraversamento dei torrenti. A Torre Nuova un imbarco portava a [[Portoferraio]];
* [[via Lauretana (Toscana)|via Lauretana]]: restaurata e rettificata da Pietro Leopoldo;
* [[via Grossetana]]: andava da Siena (Porta San Marco) fino a [[Paganico]], [[Batignano]], e [[Grosseto]]. Detta anche "consolare grossetana" ed era in uso dal [[1626]]. Anche tale strada fu restaurata nel [[1765]], con la sostituzione di ponti di legno con quelli di muratura;
* via dell'Abetone (oggi [[Strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero|SS. 12]] e [[Strada statale 66 Pistoiese|66]]): fu tracciata con scopi militari e strategici per volontà del governo austriaco che voleva unire i propri stati con i [[feudi imperiali]] di [[Mantova]], [[Modena]] e la Toscana. Il tratto modenese fu aperto nel [[1777]] da [[Pistoia]] (Porta al Borgo), risalendo verso le Piastre, Campo Tizzoro, [[San Marcello Pistoiese]], Pianosinatico fino Boscolungo presso il valico dell'[[Abetone]] dove tuttora due piramidi in pietra segnavano i confini degli stati modenese e toscano. Nel [[1778]] divenne carrozzabile con inaugurazione della strada nel [[1781]]. L'opera fu considerata ciclopica per il tempo essendo per molti tratti scavata nella roccia e con la costruzione di due arditi ponti sulla [[Lima (fiume Italia)|Lima]] e sul [[Sestaione]], quest'ultimo con un'altezza di 28 metri;
* via Pistoiese: andava da Pistoia al valico di Serravalle e discendeva nella Val di Nievole fino a Borgo a Buggiano;
* [[via della Valdinievole]]: risarcita con nuovi tratti e unioni con strade preesistenti, fu aperta nel 1783. Andava da Pistoia (Porta Lucchese) a [[Serravalle Pistoiese|Serravalle]], Borgo a Buggiano, Bellavista, Poggio di San Colomba (Santa Maria a Monte) e [[Pescia]] fino al confine lucchese (dogana del Cardino);
* [[via della Romagna]]: iniziata nel [[1783]] come barrocciabile partiva da Firenze per arrivare a Pontassieve e, risalendo la valle, raggiungeva San Godenzo, quando nel [[1788]] i lavori di prosecuzione verso le valli romagnole fu interrotta. Il tratto da Ponticino a [[Castrocaro Terme e Terra del Sole]] fino al confine pontificio fu terminato nel 1836.
 
Dal 1825 sono tracciate nuove strade regie per migliorare i traffici dello Stato: la Firenze-Pontassieve-Incisa, la Sarzanese, la Pisa-Pistoia, Pisa-Piombino, delle Colmate o Arnaccio; sono aperti nuovi passi appenninici (Muraglione, 1835, Porretta, 1847, Cerreto, 1830, Cisa, 1859).
 
Di maggiore uso furono invece le cosiddette "vie d'acqua". I fiumi e i canali erano per il tempo più pratici e rapidi per gli spostamenti di persone e merci. Quelli più noti furono:
* [[Arno]]: fino al [[XX secolo]] il suo corso era in gran parte navigabile dalla foce fino al [[Porto di Mezzo]], poco prima di [[Lastra a Signa]], alle porte di Firenze, dove le merci scaricate, proseguivano via terra. Era percorso dai caratteristici navicelli, imbarcazioni larghe a basso pescaggio che potevano portare fino a 140 sacchi di grano;
* [[canale dei Navicelli]]: fu scavato entro il [[1575]] per congiungere il [[porto di Livorno]] con Pisa ([[Porta a Mare]]); qui passata la dogana, con una serie di chiuse il naviglio veniva immesso in Arno. Era molto usato anche dai viaggiatori per evitare il tratto della strada pisana, disastrato e paludoso del Tombolo. Partito da Livorno il navicello impiegava quasi 5 ore per arrivare a Pisa;
* [[Fosso del Mulino]]: a Pisa ci si imbarcava dalla cosiddetta "[[Darsena delle gondole]]" presso [[Porta di Santa Marta]] e si arrivava a Ripafratta presso il [[Serchio]], dova iniziava il [[Canale Ozzeri]] in territorio lucchese che portava fino a Lucca attraverso il canale della Formicola che arrivava al porto fluviale della città a [[San Concordio]] ([[Il Fiumicello]]) e al [[lago di Sesto]] e di nuovo in Arno;
* [[canale Maestro della Chiana]]: scavato per drenare la [[Valdichiana]] dalle vaste paludi che la ricoprivano, col tempo divenne un canale a uso commerciale essendo navigabile per circa 30 miglia. Vi si affacciavano i porti di [[Torrita di Siena]], di [[Cortona]] e scalo di Foiano (località Ponte presso Foiano), il porto di Brolio, quello di Cesa, quello di Puliciano, di Pieve al Toppo, di Ponte alla Nave ove le merci erano sbarcate e spedite a soma via terra ad Arezzo e Firenze;
* [[canale del Terzo]]: emissario del [[Padule di Fucecchio]] era percorso dai navicelli che dall'Arno lo risalivano fino al padule ai porti delle Case e delle Morette. Da qui una mulattiera, poi barrocciabile ([[1783]]) conduceva a soma le merci fino a [[Monsummano Terme]] e Pistoia.
* [[Ombrone]]: il fiume maremmano era parzialmente navigabile con i navicelli dalla foce fino alla dogana di [[Torre della Trappola]] e da qui la merce prendeva la via di terra fino a [[Grosseto]].
 
Per le Ferrovie vedi [[Ferrovie toscane]].
 
== Demografia ==
Con il [[Rinascimento]] e il risorgere delle attività economiche riacquistano importanza numerosi centri rurali posti lungo le principali direttive commerciali. Le città poste sulle strade che da nord scendono verso [[Roma]] si sviluppano nuovamente. Sono dissodate e colonizzate nuove terre con i primi tentativi di bonifica e tra il secoli XVII e XVIII prende progressivamente forma il tipico paesaggio toscano.
 
Dai primi censimenti documentati si rileva che nel 1552 il granducato raggiungeva la stima di circa un milione di abitanti, mentre verso il 1745 sono aumentati di circa 200.000 unità. Secondo fonti più precise nel 1738 vi sono circa 890.600 sudditi e nel 1765 circa 945.000. La densità della popolazione si ritiene che ammonti nel corso del XVIII secolo a circa 110 abitanti per chilometro quadrato con punte minime di 17 abitanti nel Senese e di 9 abitanti nel Grossetano (4% della popolazione). La più alta densità si trova nel Valdarno e nelle campagne circostanti Firenze e Pisa. Il maggiore incremento demografico si rileva nelle campagne, nonostante le periodiche carestie che ne falcidiano la popolazione. Quella dal 1764 è particolarmente terribile con folle di poveri affamati che accorrono nelle città o si aggirano nella campagna mangiando erbe, ghiande e cortecce degli alberi. Tale crisi demografica fu accentuata anche dal concomitante arruolamento forzato imposto ottusamente dal reggente [[Antoniotto Botta Adorno]], facendo fuggire molti contadini dalla Toscana.
Anche la politica liberistica dei primi Lorena favorì il ripopolamento delle zone rurali; determinante fu la legge sulla libera circolazione dei grani della Maremma (1739), restaurando così una certa libertà di commercio che soffriva dei pesanti vincoli doganali e fiscali interni allo Stato. Anche la legge del 1749 sull'abolizione dei feudi, favorisce una parcellizzazione delle proprietà terriere e una maggiore diffusione della ricchezza immobiliare e liberando le comunità municipali da tutte le imposizioni feudali che le opprimevano.
 
Con il nuovo secolo la popolazione nel 1801 raggiunge il 1.096.641 abitanti, arrivando nel 1814 a 1.154.686 e nel 1836 1.436.785. La capitale Firenze è seguita per densità demografica da Livorno che nel 1836 ha 76.397 abitanti e da Pisa che raggiunge i 20.943 a fronte della sua provincia che assomma 329.482 abitanti. Seguono Siena con 139.651 (18.875 in città), la città di Pistoia con 11.266 abitanti, Arezzo con 228.416 (di cui 9.215 in città), e Grosseto con 67.379 abitanti (2.893 in città).
La popolazione toscana nel 1848 ha un totale di 1.724.246 abitanti ripertiti per compartimenti (province):
* [[compartimento di Firenze]] 585.899
* [[compartimento di Lucca]] 200.598
* [[compartimento di Pisa]] 217.681
* [[compartimento di Siena]] 180.693
* [[compartimento di Arezzo]] 212.699
* [[compartimento di Pistoia]] 150.413
* [[compartimento di Grosseto]] 74.795
* [[governo di Livorno]] 81.407
* [[vicegoverno dell'Elba]] 20.061
 
== Società ==
Anche in Toscana si erano andate formando nei secoli le classi sociali che caratterizzano gli Stati dell'ancient regime (nobiltà, clero e popolo).
La corte fiorentina era il fulcro della società e della politica toscana e anche quando ai Medici si sostituirono i Lorena, la reggia di palazzo Pitti, sebbene privata fino al 1765 di un reale granduca, continuò a essere considerata il centro ideale dello Stato insieme al Palazzo vecchio. All'antica nobiltà medicea, in gran parte conservatrice e bigotta, cominciò ad affiancarsi una nuova dirigenza lorenese spesso costituita non solo da nobili fedeli alla casa lorenese, ma anche avventurieri e sfruttatori della nuova situazione politica toscana a loro favorevole. Tuttavia, questo scontro che ben presto si verificò tra la classe dirigente medicea, austera e immobilista e la nuova dirigenza più moderna e imprenditoriale rinnovò la stasi sociale che era andata creandosi negli ultimi decenni della dinastia toscana.
 
* [[Nobiltà]]
Fino al 1750 la Toscana non ha un proprio [[diritto nobiliare]], continuando ad avvalersi del [[diritto comune]] e delle norme relative all'''[[Ordo decurionum]]'' introdotto nei [[Municipio (storia romana)|municipi]] del [[basso impero romano]].
La "''Legge per Regolamento della [[nobiltà]] e [[cittadinanza]]''" promulgata a Vienna il 31 luglio 1750 si richiama in gran parte agli Statuti e alla giurisprudenza dell'Ordine di Santo Stefano del 1748. Per l'occasione è creata una "Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza" composta da 5 deputati di nomina granducale cono lo scopo di identificare e riconoscere le famiglie aventi diritto a far parte del patriziato e della nobiltà. Con questa legge si dettano i principi generali per riconoscere a un soggetto la dignità di nobile ed entrare a far parte della nobiltà civica: il godimento della cittadinanza da lungo tempo in una della "Patrie nobili" distinguendo quelle antiche in cui vi sono patrizi, cioè nobili che hanno diritto al cavalierato dell'[[Ordine di Santo Stefano papa e martire|Ordine di Santo Stefano]] e i semplici nobili, cioè quelli che possono dimostrare patenti di nobiltà da almeno 200 anni - o come a Firenze prima del 1532 - (Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Arezzo, Volterra, Cortona) da quelle nuove cui vi appartengono i semplici nobili (Montepulciano, San Sepolcro, Colle Valdelsa, San Miniato, Prato, Livorno, Pescia), avere un ricco patrimonio anche con feudi nobili, appartenere a uno degli ordini nobili, aver ricevuto diploma di nobiltà dal sovrano, vivere con decoro proporzionato alle proprie entrate o esercitare la mercatura o professione nobile, essere o appartenere a famiglia che ha rivestito la carica di Gonfaloniere della città (nobiltà civica). La legge per porre fine alla confusione e gli arbitri del passato pone come fonte legittimante per lo status di nobile il solo atto del sovrano. Il loro riconoscimento ne permette l'iscrizione nel "[[libro d'oro]]" della propria città. Succede di un anno la precedente legge del 15 marzo 1749 "Sopra i feudi ed i feudatari" che a sua volta riorganizza i poteri feudali in Toscana.
La classe aristocratica toscana basava fondamentalmente la propria ricchezza sulle rendite fondiarie. Era rappresentata dalla nobiltà locale che godeva dei numerosi privilegi, specialmente fiscali concessi dai granduchi per comprarsi la loro fedeltà e servigi. I suoi esponenti, proprietari terrieri ascendevano alle più alte magistrature dello Stato ed entravano nel cavalierato dell'ordine toscano di Santo Stefano spesso di diritto se residenti nelle "Patrie Nobili", che a sua volta godeva di uno status privilegiato in tema di riscossioni ed esenzioni da tributi. La nobiltà oltre a possedere un proprio patrimonio privato (beni allodiali) poteva riceve l'investitura di feudi dello Stato, spesso dietro versamento di somme alla cassa granducale, da cui ricevevano ulteriori introiti. Solo con la legge del 1749 sull'abolizione dei feudi e dei relativi diritti feudali sulla terra si pone un freno al potere economico che aveva assunto la classe aristocratica. La legge promulgata dal granduca-imperatore tramite il segretario della giurisdizione granducale [[Giulio Rucellai]], riduce il potere politico dei feudatari, proibisce la loro ingerenza sulle entrate delle comunità, equiparandoli in materia fiscale a tutti gli altri sudditi. Le lunghe controversie e resistenze condotte dalla nobiltà portano solo alla fine del secolo alla progressiva nascita di una media borghesia terriera che si svilupperà solo nel secolo successivo. La stessa legge disciplina i casi di esclusione dei soggetti e loro successori dallo status di nobile (delitto di lesa maestà, esercizio di arti vili come il commercio al minuto, notariato, medicina, meccanica), mentre altre attività artistiche come pittura e scultura non sono cause ostative.
Questo permette l'iscrizione nel [[libro d'oro]] di [[nobiltà fiorentina|Firenze]] di 267 famiglie nobili, a [[Siena]] di 135 famiglie (103 patrizie e 32 nobili), a [[Livorno]] di 46 famiglie nobili.
 
* [[Clero]]
Il clero che sotto gli ultimi Medici dominava la corte, continua a influenzare la politica del periodo della Reggenza lorenese. Analogamente ai nobili, prelati e preti continuavano ad avere molti privilegi di natura fiscale e giuridica, esentandoli dagli obblighi dell'autorità statale (privilegia canonis, fori, immutatis, competentiae).
 
* [[Borghesia]]
La borghesia è la classe emergente ed eterogenea che ha sempre caratterizzato la società cittadina toscana. Il medio ceto mercantile, professionista, artigiano e finanziario si avviava a divenire anche proprietario fondiario.
Dal periodo medievale continuava a essere suddivisa in base al mestiere svolto. Continuava a sussistere l'antica struttura corporativa con le sette Arti Maggiori (giudici e notai, mercanti di Calimala, cambiatori e banchieri, mercanti della lana, mercanti della seta, medici e speziali), le cinque arti medie (beccai, fabbri, calzaioli, maestri di pietre e legnami, galigai) e le nove arti minori (vinattieri, fornai, oliandoli, chiavaioli, linaioli, legnaioli, corazzai e armieri, vaiai e cuoiai, albergatori). Queste corporazioni avevano propri privilegi con magistrati civili e penali, statuti e propri tribunali, propri consoli che ne rappresentavano l'autonomia e la rappresentanza, ne facevano uno Stato nello Stato.
 
* Contadini
La società rurale era in maggioranza costituita dai contadini, generica categoria che non era neppure considerata come classe sociale, comprendendovi anche i piccoli proprietari coltivatori diretti e i salariati vincolati alla terra da contratti id [[mezzadria]]. L'incertezza giuridica e l'assenza di reali tutele sociali tenevano il contadino in una prevalente condizione di instabilità e povertà finanziaria. Contro le angherie e i privilegi dei padroni terrieri non vi era possibilità d'appello. Indipendentemente dalla produzione annuale, la metà del ricavato dal podere andava al proprietario terriero spesso riducendo il contadino e la sua famiglia alla "''miserabile condizione di consumarsi di stento e di fame"''. Inoltre erano obbligati a pagare del proprio la metà della "decima parrocchiale" sul fondo coltivato.
Nonostante il grave sfruttamento, l'ignoranza, l'alta mortalità, il grave indebitamento, la denutrizione e la drammatica vita itinerante per le frequenti disdette annuali delle mezzadrie, la popolazione rurale non abbandona le campagne incrementando anzi lo sviluppo demografico.
Prima delle riforme leopoldine che portarono a vasti appoderamenti moderni delle campagne, i mezzadri vivevano in capanne di legno con il tetto di paglia con famiglie di 10-15 membri in stretta promiscuità, spesso in compagnia di animali. Vi erano inoltre su quasi un milione di abitanti nello Stato circa 40.000 disoccupati e mendichi. I disoccupati si arrangiavano facendo i "pigionali" rurali, cioè braccianti che prestavano occasionalmente la propria mano d'opera (ad opra) nei campi per lavori straordinari o le raccolte.
 
== Economia ==
Le riforme lorenesi sono tese a risanare con una politica economica programmatica la situazione disastrosa ereditata dagli ultimi Medici. Favorendo la libera iniziativa privata e il libero sviluppo della produzione i governi lorenesi spingono le innovazioni in tre principali settori: l'agricoltura valutata come principale attività economica del paese, il commercio e l'attività manifatturiera, la realizzazione di opere pubbliche tesa ad agevolare una più agile circolazione del commercio e dare lavoro ai sudditi, migliorandone così il tenore di vita. A queste Pietro Leopoldo vi affianca le importanti riforme civili, amministrative, giudiziarie e sociali, portando così il Granducato a raggiungere l'avanguardia europea in molti settori.
Una caratteristica dell'economia rurale toscana è l'istituto di origini comunali della [[mezzadria]] che coinvolge la popolazione contadina nella produzione terriera dei grandi proprietari. Il podere, inteso come fondo terriero organizzato (culture, allevamento, casa colonica, approvvigionamento idrico, ecc.) diviene elemento essenziale del mondo contadino del tempo. Si ritiene che all'avvento di Pietro Leopoldo i poderi toscani siano circa 48.000, benché la maggior parte di essi non assicurassero una piena sussistenza ai coloni e alle loro famiglie.
La proprietà fondiaria è distribuita tra il patrimonio della Corona (Possessioni granducali), costituito da palazzi, tenute, bandite di caccia, residenze, fattorie e poderi che assicuravano le rendite alla famiglia regnante, patrimonio privato delle grandi famiglie nobili e dai feudi concessi loro, dal patrimonio ecclesiastico dei vari ordini religiosi, enti, pievi e ospedali, vincolato dalla manomorta, dal patrimonio di ordini laicali e di altre istituzioni (ordini cavallereschi, Opere pie, ospedali laici). La nobiltà locale a lungo contrasterà la spinta governativa dell'abolizione dei feudi e privilegi terrieri (1749-1783). Tra le famiglie possidenti, si stima che alla metà del XVIII secolo, i marchesi Riccardi fossero i più facoltosi.
Benché l'80% della popolazione si dedichi all'agricoltura, per i suddetti limiti, la produzione spesso non è sufficiente al fabbisogno interno statale. Durante le frequenti carestie si devono così importare granaglie dal [[Levante (geografia)|Levante]] e poi dalla [[Penisola di Crimea|Crimea]] russa.
Le prime bonifiche in [[Valdichiana]] e nella [[Maremma Pisana]] danno però già un primo incremento frumentario, passando dai 5.200 quintali del 1765 ai 90.900 del 1783 a seguito delle nuove terre messe a cultura. Apprezzabile è anche la produzione dell'olio un po' su tutto il territorio, mentre la produzione di vino raggiunge una produttività e qualità apprezzabili solo nel corso del XIX secolo, tale da renderlo prodotto di esportazione. Altre forme di produzione rurale sono i foraggi e il bestiame nella [[Maremma]].
 
Molto ricca invece la produzione di legname ricavato dalle foreste della catena appenninica. I tagli sono ben regolamentati e periodici o a rotazione, impedendo l'impoverimento del manto forestale in gran parte di proprietà demaniale o ecclesiastica. Il legname era usato per gli arsenali navali di Pisa e Livorno o per i carbonai.
L'attività manifatturiera, benché inizi a svilupparsi e ad assumere connotati industriali solo dalla metà del XIX secolo, già dal secolo precedente si ha la produzione della paglia per fabbricarne i famosi "cappelli di Firenze" poi esportati in tutto il mondo (New York, 1822; Vienna, 1836; Australia, 1855). La produzione tessile e in particolare della seta, benché abbia perso la prosperità dei secoli passati e venga fatta in condizioni di arretratezza dei telai continua a sussistere, sebbene con la grave limitazione del divieto di esportazione della cosiddetta "seta soda" (seta greggia); analogamente l'industria del cotone è ormai limitata alle attività domestiche e rurali dei telai casalinghi, se si considera che al tempo di Pietro Leopoldo in Toscana vi sono appena 4.000 telai sparsi nelle comunità rurali. Più rilevante la produzione delle porcellane di [[Doccia]] a opera di [[Carlo Ginori]], le terrecotte dell'[[Impruneta]].
Tra le attività estrattive gran parte delle miniere sono quasi esaurite per il secolare sfruttamento: in Maremma le principali materie sono lo zolfo di Pereta e il marmo di Campiglia, la pietra serena di Firenzuola, Gonfolina e Fiesole, il raro rame che viene ricavato a Montecatini in Val di Cecia, le allumiere di Volterra e di Montioni, il mercurio presso Montaione, il marmo statuario di Serravezza, le saline di Livorno e Portoferraio con tutte le limitazioni di natura giuridica che ancora il diritto romano in uso riconosce al proprietario terrierio che continua ad avere il dominio assoluti "dal cielo all'inferno", avendo così la facoltà di impedire l'escavazione delle miniere sottostanti le sue proprietà. Anche l'estrazione del ferro continua ad avere un certo rilievo benché la proprietà delle miniere elbane sia dei principi di Piombino. La lavorazione del ferro (le Magone) è localizzata sulla costa maremmana con forni e ferriere (una dal 1577 a Follonica poi specializzata nella ghisa, una a Valpiana presso Massa Marittima dal 1578 e l'altra al Fitto di Cecina dal 1594), sul lago dell'Accesa (1726), già usufruito in età etrusca, e ancora in Versilia, nella Montagna pistoiese ricca di carbone di legna e di acqua dove il materiale ferroso viene faticosamente portato attraverso il mare fino a Livorno, i canali e l'Arno fino al porto di Signa e da qui fino a Pistoia su carri per proseguire con i muli fino alla montagna (Pracchia, Orsigna, Maresca, Mammiano, Sestaione, Cutigliano e la stessa Pistoia).
 
== Sanità e assistenza sociale ==
Dopo la grande pestilenza del 1630, il governo granducale rafforzò le proprie misure sanitarie non solo sulle frontiere terrestri ma soprattutto su quelle marittime. Livorno fu sede del dipartimento di Sanità Marittima con un'importante capitaneria di porto con giurisdizione su tutto il mare toscano, isole comprese. Vi facevano capo sia i comandi della Marina militare sia di quella Mercantile, l'Ufficio di Ispezione di Sanità da cui dipendevano anche le amministrazioni dei Lazzeretti portuali. Altre deputazioni di sanità, riorganizzate con la riforma del 1851 erano distinte per ordine di giurisdizione e d'importanza in tre classi: Portoferraio, Porto Longone ([[Porto Azzurro]]), Porto S. Stefano, Viareggio (Uffici di sanità e della marina mercantile) appartenevano alla 1ª classe, Talamone, Port'Ercole, Castiglione della Pescaia, Piombino-porto appartenevano alla 2ª classe e infine alla 3ª classe Porto Vecchio di Piombino, Rio Marina, Marciana Marina, Marina di Campo. Vi erano inoltre degli uffici distaccati di sanità per il controllo della costa (Pianosa, scalo di Follonica, Baratti, Giglio porto, scalo di Bocca d'Arno, scalo di Forte dei Marmi.
La popolazione quando non era curata e assistita nelle proprie abitazioni, condizione questa per le classi più agiate, era ricoverata in ospedali e asili, generalmente gestiti da Opere Pie di beneficenza pubblica. Tra questi si ricordano a Firenze l'Arcispedale di Santa Maira Nuova, il San Bonifazio e Santa Lucia, lo Spedale degl'Innocenti, la Casa Pia del Lavoro (1815), l'orfanatrofio del Bigallo (per i bambini abbandonati e gli orfani tra i 3 e i 10 anni), gli ospizi di S. Onofrio, i due notturni, di S. Domenico, e di S. Agnese. Nelle altre città tra i principali nosocomi si ricordano gli Spedali di S. Antonio e della Misericordia a Livorno, la Casa di Carità, le Case Pie e del Refugio, a Lucca lo Spedale civile e l'ospizio di maternità, il manicomio di Fregionaia, a Pisa gli Spedali Riuniti di S. Chiara e dei trovatelli, la Pia Casa della Misericordia, e ancora gli Spedali Riuniti di Siena, gli Spedali di S. Maria sopra i ponti ad Arezzo, la Pia Casa di mendicità, gli Spedali Riuniti di Pistoia e quello di Grosseto.
In particolare, le varie confraternite laicali, e in particolare quelle della [[Misericordia|arciconfraternita della Misericordia]] che si diffusero, grazie anche alla benevolenza e gli aiuti economici dati dagli stessi granduchi, in tutta la regione erano particolarmente attive nell'assistenza alle classi meno abbienti. Proprietarie di chiese, ospedali, istituti di cura, asili, camposanti assistevano gli abbandonati e i mendicanti, curavano i malati poveri e i pellegrini, assistevano carcerati e tumulavano con esequie religiose i giustiziati a morte e i deceduti per le pubbliche strade, distribuivano viveri e vestiario o assegnavano doti alle ragazze indigenti. Il loro vasto patrimonio fu in gran parte incamerato dallo Stato a seguito delle soppressioni leopoldine del 1785. Al momento delle soppressioni si stima che solo a Firenze e suo distretto vi fossero circa 398 istituti laici di carità.
 
== Cultura ==
=== Istruzione ===
Fino alla prima metà del XIX secolo non vi è una vera istruzione pubblica, le classi più agiate istruiscono i figli o con insegnanti privati (maestri e precettori) o presso istituti tenuti da religiosi ([[Barnabiti]], [[Scolopi]], [[Gesuiti]]). Le poche scuole vivono con i sussidi dello Stato o di qualche benefattore e sono male organizzate.
 
Le materie insegnate sono suddivise in vari corsi (umanità, retorica, filosofia, geometria, grammatica, teologia morale, fisica, latino, greco, ecc.). Dalla metà del XVIII secolo si cominciano a organizzare anche Scuole femminili pubbliche per l'insegnamento del leggere, scrivere, fare di conto, arti femminili (cucito, ricamo, cucina, ecc.), doveri sociali, religione, grammatica italiana, francese, geografia, musica, disegno, ballo. Ma con le riforme leopoldine molti istituti furono soppressi e le scuole riorganizzate e aggregate tra loro.
 
Centro di cultura europea per tutto il [[Rinascimento]], il Granducato eredita e sviluppa l'enorme patrimonio artistico e intellettuale anche nei secoli successivi, sia pure in forma più dimessa e circoscritta. Con i Lorena viene rivivacizzata l'attività artistica e viene ricostituito una classe dirigente di intellettuali toscani che insieme all'attività economica è l'aspetto più vistoso dello Stato in tutto il panorama ristagnante dell'Italia del Settecento. Viene rinnovata e ridata dignità agli Studi universitari de [[Università di Pisa|"La Sapienza" di Pisa]], famosa per l'insegnamento del diritto e de "Lo Studio" di [[Università di Siena|Siena]], divenendo i centri dell'illuminismo toscano e italiano, mentre a Firenze c'è una nota scuola chirurgica presso Santa Maria Novella. Da questi centri di cultura si formano uomini come [[Bernardo Tanucci]], [[Leopoldo Andrea Guadagni]], [[Claudio Fromond]], [[Paolo Frisi]], [[Antonio Cocchi]], [[Leonardo Ximenes]].
 
Con l'abolizione della censura ecclesiastica (1754) si passa al [[giusnaturalismo]] che libera in molti aspetti la cultura toscana dal controllo della [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] e dall'aristotelismo. Questo permette una maggiore libertà nel transito delle idee e delle correnti culturali, in forma diversa, ma complementare, attraverso due centri importanti: Firenze, raccordi dei contatti di tipo continentale del mondo mitteleuropeo e francese e Livorno, centro portuale e mercantile cui affluiscono le tendenze anglosassoni. Per tutto il XVIII secolo, infatti, nel giudizio comune britannico, Livorno costituisce un riferimento economico importante come si rileva anche dai registri dei [[Lloyd's di Londra|Lloyds]] di Londra.
 
=== Accademie e società culturali ===
Aspetto caratteristico toscano furono le numerose Accademie e Società fondate per scopi letterari o scientifici. A Firenze si ricordano:
* [[Accademia Fiorentina]] (1549) per la purezza della lingua fiorentina sugli altri dialetti toscani;
* [[Accademia della Crusca]] (1583) per la purezza della lingua letteraria italiana del XIV e XV secolo, curando la pregevole pubblicazione periodica e aggiornata di un apposito Vocabolario;
* [[Accademia degli Apatisti]] (1635) con finalità letterarie e fusa nel 1783 a quella della Crusca e Fiorentina;
* [[Accademia dei Georgofili]] (1753) fondata per iniziativa del conte [[Ludovico Fantoni]] e dell'abate [[Ubaldo Montelatici]] per lo studio delle coltivazioni e dell'agricoltura intesa come primario lavoro produttivo;
* [[Accademia Etrusca]] (1727), fondata a Cortona per lo studio dei reperti archeologici etruschi che andavano acquistando sempre più interesse e reviviscenza per gli studi antiquari;
* [[Accademia delle Arti e del Disegno]] (1563) per l'insegnamento delle Belle Arti e il controllo critico nel campo della figurativa tradizionale;
* [[Accademia degli Intronati]] (1460) fondata a Siena con scopi scientifico-letterari;
* [[Accademia dei Fisiocritici]] (1691), fondata a Siena per l'arte medica;
* Accademia dei Dubbiosi (1644), fondata a Livorno per scopi letterati e storici;
* Accademia Labronica, fondata ancora a Livorno per interessi letterari;
* [[Accademia Colombaria|Accademia Società Letteraria La Colombaria]] (1735) fondata a Firenze come centro studi di scienze morali e letterarie; ne fu socio lo stesso [[Ludovico Antonio Muratori]];
* Società Botanica (1716) a Firenze per lo studio della botanica e sua raccolta sistematica in un museo, divenendo presto un centro di ricerche sistematiche dipendente dallo Studio fiorentino di scienze mediche dell'Ospedale di Santa Maria Nuova.
 
=== Divertimenti ===
Nelle classi più agiate, dove il tempo libero era maggiore, sono diffusi i giochi di società come quelli delle carte, gli scacchi, il biliardo. Dalla Francia, sin dalla fine del '600 comincia ed essere in uso la "[[pallacorda]]" con l'apertura di ambienti per tale gioco in varie città, mentre dal '700 entrano in uso, per l'influenza inglese, le prime corse ippiche che godono della partecipazione di molti cittadini. Continuano ed essere diffusi i vari giochi e gare popolari come espressione del folclore cittadino. È il caso del [[calcio fiorentino]] che viene occasionalmente giocato anche in altre città, del [[gioco del ponte]] a Pisa, del [[palo della cuccagna]], o del [[palio marinaro]] a Livorno.
 
Le occasioni di divertimento erano poi offerte dalla "villeggiatura" nei mesi estivi che, nata per sfuggire il pericolo di epidemie, più frequenti nella stagione calda, porta le classi ricche a trascorrere lunghi periodi nelle residenze di campagna facendone una vera moda. Nel XVIII secolo riacquista una certa importanza anche l'attività termale di cui la Toscana è ricca di centri. Già il granduca Giangastone de' Medici amplia e sviluppa le antiche terme pisane di [[San Giuliano Terme|San Giuliano]], già note a [[Carlomagno]]. Ma è con [[Pietro Leopoldo di Lorena|Pietro Leopoldo]] che, con l'apertura delle nuove terme di [[Montecatini Terme|Montecatini]], l'attività termale acquista rinomanza e caratteri di una moda che coinvolgerà presto tutta l'alta società europea, creando i presupposti per un vero turismo in senso moderno che caratterizzerà tutto l'800. Tra i maggiori centri termali si ricordano, oltre quelli già citati, [[Uliveto Terme]], [[Bagno a Ripoli]], [[San Casciano Val di Pesa]], [[Poggibonsi]], [[Casciana Terme]], [[Caldana]], [[Monsummano]], [[Chianciano]], [[Rapolano Terme]], [[Bagno Vignoni]], [[Saturnia]].
 
== Stato e Chiesa ==
Benché la religione di Stato sia quella cattolica romana, i Medici hanno sempre favorito la tolleranza verso altre religioni in particolare nella loro nuova città di [[Livorno]]. Per ragioni di natura economico-demografica è incoraggiata la presenza di comunità straniere anche acattoliche come quella ebraica ([[Comunità ebraica di Firenze|comunità di Firenze]], [[Comunità ebraica di Livorno|Livorno]], [[Comunità ebraica di Pisa|Pisa]], [[Comunità ebraica di Pitigliano|Pitigliano]]) o quelle di varia fede protestante ([[anglicani]], [[calvinisti]], [[luterani]]), per arrivare ai Greci e Russi ortodossi e ai musulmani.
 
Su tale situazione la [[Santa Inquisizione]] vigila attentamente, intervenendo presso il governo nei casi che ritiene opportuni.
Il clero, specie con i [[Gesuiti]] introdotti sotto [[Cosimo III]], domina l'ambiente della corte fiorentina. Gode da tempo di molti privilegi e immunità di origine medievale e feudale come l'esenzione dagli obblighi verso l'autorità civile (esonero dal giudizio dei Tribunali di stato, speciale tutela penale, esenzioni fiscali, ecc.). Con il fenomeno della [[manomorta]] il clero è in possesso di vaste proprietà immobiliari con una rendita annua che sotto la Reggenza ammonta a oltre 1.700.000 scudi contro la rendita statale di 335.000 scudi. Tale situazione non più tollerabile sotto il governo illuminato dei Lorena viene progressivamente smantellata con l'abolizione delle prigioni dell'Inquisizione (1754) e la chiusura di molti suoi uffici periferici, fino alle più drastiche riforme leopoldine che eliminarono i Tribunali del S. Uffizio (1782) e gran parte dei privilegi ecclesiastici, seguiti da tutta una serie di limitazioni sulle forme esteriori di religiosità, l'interdizione delle sepolture nelle chiese, fino ad arrivare a un tentativo di costituire una propria Chiesa nazionale toscana con l'aiuto di [[Scipione de' Ricci]], [[Diocesi di Pistoia|vescovo di Pistoia]].
Nel 1749 sono regolamentate le feste di precetto:
* quelle riferite alla vita di Cristo (Natale, Circoncisione, Epifania, Ascensione, Corpus Domini);
* quelle riferite alla vita di Maria (Concezione, Natività, Annunciazione, Purificazione, Assunzione o Dormizione);
* tutte le domeniche, e le feste dei SS. Pietro e Paolo, Ognissanti, dei patroni delle varie città.
 
Lo Stato è ripartito in tre Province ecclesiastiche:
* '''Provincia Florentina'''
** Arcidiocesi di Firenze
** Fiesole
** Pistoia e Prato (1653)
** San Miniato (1622)
** [[Diocesi di Sansepolcro|Borgo San Sepolcro]] (1520)
** Colle (1592)
* '''Provincia Pisana'''
** Arcidiocesi di Pisa e Corsica
** Pescia (1726)
** Pontremoli (1787)
** Pietrasanta e Versilia (1787)
** Livorno (1806)
* '''Provincia Senensis'''
** Arcidiocesi di Siena (1459)
** Chiusi
** Grosseto (1138)
** Massa di Maremma (1110)
** Sovana
** Pitigliano
 
Vi sono poi Diocesi dipendenti direttamente dalla Provincia Romana della Santa Sede:
* Arezzo
* Cortona (1325)
* Pienza (1462)
* Montalcino (1462)
* Montepulciano (1561)
* Volterra
 
Oltre al clero ordinario anche le numerose famiglie religiose possiedono vaste proprietà e privilegi. Tra i maggiori ordini religiosi distribuiti nello Stato vi sono:
* gli [[Agostiniani]], in ordini maschile e femminile e terziario (priorato di San Giovanni)
* i [[Domenicani]], proprietari di molti conventi (Fiesole, Livorno), in decadenza per la politica ostile del governo toscano nei loro riguardi
* i [[Ordine dei Carmelitani Scalzi|Carmelitani]] scalzi, organizzati nella Congregazione di San Elia (1599)
* i [[Francescani]] distinti nelle famiglie dei [[Ordine dei frati minori|Minori]], [[Cappuccini]] e [[Conventuali]]
* i [[Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio|Fatebenefratelli]], con la stessa regola degli agostiniani
* i [[Barnabiti]], che godettero di grande prestigio specie sotto i Medici che li incoraggiarono ad aprire scuole e istituti per l'educazione dei giovani fino alle soppressioni leopoldine
* i [[Teatini]], che ebbero il loro centro principale al santuario mariano di [[Montenero (Livorno)|Montenero]] (Livorno) fino al loro allontanamento nel 1791
* i [[Benedettini]], proprietari di vaste tenute ed eremi erano distinti in [[Camaldolesi]], feudatari delle foreste appenniniche della zona di [[Badia Prataglia]] con sedi a [[Camaldoli]], [[Monte Corona]] (sede principale fino al 1861), [[Buonsollazzo]] e San Lorenzo in Firenze, [[Certosini]] con le certose del Galluzzo (1344), della Gorgona (1705-1776), di [[Calci]] (1366), di Maggiano (fino al 1785), Pontignano (1343-1782) e [[Belriguardo]] (1345-1782) tutte a Siena, i [[Vallombrosani]], con i centri di [[Vallombrosa]], San Salvi a Firenze, [[Passignano]], San Trinita a Firenze, Montenero dal 1791, e i feudi della contea di Magnale e marchesato di Monteverdi e Canneto, [[Olivetani]], con centro a [[Abbazia di Monte Oliveto Maggiore|Monte Oliveto]]
* i [[Serviti]], della regola agostiniana, con centro a [[Montesenario]]
* i [[Gesuiti]], dapprima molto influenti, decaddero per le ostilità governative fino alla loro cacciata e soppressione nel 1773.
 
== Esercito e Marina ==
=== Esercito ===
Con le proprie ambizioni espansionistiche [[Cosimo I de' Medici]] comprende la necessità presidiare il territorio creare proprie truppe locali. Nel 1537 sono costituite le "bande" o compagnie locali con arruolamento a ruolo. I maschi toscani sono arruolati nella fascia di età tra i 20 ed i 50 anni sia con arruolamento volontario che coatto, procedendo con un commissario generale ad una selezione ogni 3 o 4 anni in base alle esigenze contingenti, escludendo i cittadini fiorentini per inaffidabilità e quelli pistoiesi perché troppo turbolenti ed indisciplinati. Con le periodiche riviste militari si procedeva ad ispezioni che aggiornavano lo stato dei componenti (inabilità, inidoneità fisica, limiti di età raggiunti, trasferimenti). Dipendevano in ambito giudiziario per delitti in servizio o procedimenti disciplinari da un "magistrato delle bande", dipendente dal Segretario di Guerra.
Dal [[XVII secolo]] il granducato è ormai privo di ambizioni espansionistiche. Dopo le lunghe guerre che portarono Firenze all'annessione di gran parte dell'odierna Toscana e con l'ultima grande guerra contro Siena, il governo mediceo e poi lorenese mantennero un esercito composto da poche unità di mercenari e da veterani che spesso svolgevano solo un controllo interno sul territorio per l'assoluta assenza di nemici limitrofi, affiancando nei compiti di tutela dell'ordine pubblico il bargello ed i suoi birri. Le uniche fortezze che continuarono ad assolvere un rilievo militare e difensivo furono le piazzeforti di [[Livorno]] e di [[Portoferraio]] per la sicurezza del mare e delle coste, continuamente minacciata dai corsari barbareschi magrebini e turchi. Per tale ragione fu costituita nel corso del XVI secolo una linea difensiva di [[torri costiere]] con circa 81 località fortificate.
Le truppe delle bande andarono drasticamente riducendosi tanto che alla fine del principato mediceo erano poco più di 12.000 con molti veterani e di cui circa 7.000 professionisti tra graduati e soldati.
Sotto la Reggenza nel 1738 si procede alla riforma, costituendo a fianco della struttura per bande con reclutamento locale, introdotta da Cosimo I, un Reggimento di Guardie lorenesi e uno toscano. Nel 1740 i Reggimenti divengono tre: Capponi, poi denominato Lunigiana, Pandolfini poi divenuto Romagna e uno squadrone di cavalleria. Con legge del 13 settembre 1753 sono abolite le bande locali e mantenuti i soli tre reggimenti regolari. Fu introdotto nuovamente il servizio militare obbligatorio. Per il suo totale disuso da lungo tempo e fattosi gravoso durante la [[guerra dei Sette Anni]] (1756-1763), ci furono molte diserzioni e fughe delle popolazioni specialmente rurali nei vicini Stati della Chiesa. Nel 1756 i tre battaglioni di oltre 3.000 toscani sono mandati alla guerra e nel 1758 con l'accordo "per sussidi di soldati all'impero" questi sono posti al servizio di [[Maria Teresa d'Asburgo]].
 
Verso il 1820 l'apparato militare dello Stato dipendeva dal Dipartimento della Guerra, diretto dal ministro [[Vittorio Fossombroni]], segretario di stato. Il Comandante Supremo delle truppe era il generale [[Jacopo Casanuova]], mentre capo dello Stato Maggiore era il colonnello [[Cesare Fortini]].
Le piazze militari ereano: Firenze con le fortezze da Basso e di Belvedere, Livorno, Portoferraio, Pisa, Siena, Grosseto, Volterra, Arezzo, Pistoia, Prato, Isola del Giglio, Isola di Gorgona e successivamente Orbetello, Follonica, Monte Filippo, Talamone, Porto Santo Stefano, Lucca, Viareggio.
 
L'esercito era composto da:
* Battaglione d'artiglieria
* Battaglione dei Granatieri
* Fanteria suddivisa dei reggimenti "Regio Ferdinando" e "Regio Leopoldo" e da tre battaglioni
* Cacciatori a cavallo "Dragoni" suddivisi in:
** Regia Guardia del Corpo o Guardia Nobile
** Regia Guardia degli Anziani
** Corpo degli Invalidi
** Corpo dei Veterani
** Granatieri
** Fucilieri (fanteria di linea)
** Squadroni di Dragoni (Firenze, Siena, Pisa, Livorno)
* Artiglieria da fortezza e costa: cannonieri guardiacoste dell'Elba (4 Compagnie)
* Battaglione dei Coloniali
* Cacciatori Volontari della costa in tre Battaglioni a Pisa, Cecina, Grosseto e Compagnia cacciatori Versilia.
Nel 1836 l'esercito era composto da 7.600 uomini di cui 2.560 nei due reggimenti di fanteria, 3.200 in tre reggimenti di fucilieri, 880 nel battaglione d'artiglieria, 360 in un battaglione pistoiese, 300 nei fucilieri a cavallo e 300 nei cavalleggeri del Littorale.
Nella seconda metà del XIX molti reparti militari furono riformati:
* Reggimento dell'Imperiale e Regia Gendarmeria, istituito con decreto del 24 ottobre 1849 e riformato il 10 aprile 1856 in reggimento di Stato Maggiore e di Stato Minore, due battaglioni con 4 compagnie ciascuno e uno squadrone di cavalleria (1800 uomoni con 160 cavalieri);
* Corpo degli Ingegneri militari, istituito il 28 dicembre 1849 per i lavori alle fortezze e fabbriche militari, ripartito nelle 5 direzioni di Firenze, Livorno, Lucca, Portoferraio, Orbetello;
* Real Corpo d'Artiglieria, istituito il 10 agosto 1853 in sostituzione del Reggimento d'Artiglieria, con due compagnie di campo e una da piazza, 2 battaglioni di cannonieri e 4 compagnie di Guardiacoste continentali;
* Cacciatori a cavallo, il cui reggimento sciolto il 13 maggio 1852 è sostituito da una divisione in stato maggiore e minore e 2 squadroni con 260 uomini e 234 cavalli;
* Fanteria di linea, distinta dal 13 maggio 1852 in 8 battaglioni, ognuno con 618 uomini e ripartita in 2 brigate da 4 battaglioni, divenendo poi 11 battaglioni (veliti, bersaglieri);
* Battaglione di cannonieri guardacoste insulari, dall'8 giugno 1856, in 4 compagnie per un totale di 402 uomini;
* Cacciatori Volontari di costa e di frontiera, distinti in 6 battaglioni (Pisa, Volterra, Orbetello, Arezzo, Firenze, Pistoia);
 
=== Marina ===
{{vedi anche|Marina del Granducato di Toscana}}
Grazie all'[[Ordine di Santo Stefano papa e martire|Ordine di Santo Stefano]] il granducato poté usufruire sin dalla sua costituzione e per incremento degli stessi sovrani di una propria flotta militare. La sede della flotta divenne il [[porto di Livorno]] che custodiva al sicuro nelle sue darsene le [[galee]] o galere stefaniane. Base della marina militare toscana, Livorno fu fino a metà del XVIII secolo, il porto di partenza della guerra di corsa dei cavalieri di Santo Stefano che nelle loro "caravane" annuali andavano a contraccambiare le scorrerie dei corsari ottomani e barbareschi. Al riguardo, tra le varie imprese militari si ricordano la difesa di [[Malta]] dall'invasione ottomana del 1565, con l'invio di quattro galee nell'isola assediata, la spedizione di 15 unità navali contro [[Tunisi]] nel 1573, la partecipazione alla [[battaglia di Lepanto]] con 12 galere guidate dall'ammiraglia "La Capitana" e condotta da [[Cesare Canaviglia]] e [[Orazio Orsini]]. Oltre alla "Capitana", parteciparono alla battaglia di Lepanto sotto le insegne pontificie, la "Grifona", la "Toscana", la "Pisana", la "Pace", la "Vittoria", la "Fiorenza", la "San Giovanni", la "Santa Maria", la "Padrona", la "Serena" e "Elbigina". In questa fase, la bandiera da guerra era rossa bordata di giallo su tre lati (escluso quello dell'asta) con al centro una croce di Malta in un disco bianco<ref name = rbvex>{{cita web |http://www.rbvex.it/toscana.html | Toscana su rbvex.it | 3 agosto 2011}}</ref>
 
Nel 1604 la flotta era costituita dalle grosse galere la "Capitana", "Padrona", "Fiorenza", "Santa Maria", "Siena", "Pisana" e "Livornina" con un equipaggio composta da 1055 schiavi imbarcati. Nel 1611 la flotta fu incrementata da nuove grosse galere: "San Cosimo", "Santa Margherita", "San Francesco", "San Carlo", "Santa Cristina", con un totale di 1400 schiavi imbarcati. La flotta toscana raggiunge così nel 1615 un totale di dieci grosse galere, due galeoni, e vari vascelli e navicelli, rendendola rispettata e temuta in tutto il Mediterraneo occidentale.
 
La politica di neutralità toscana che i [[Medici]] decisero di assumere negli anni successivi, portò nel 1649 alla cessione dell'intera flotta alla [[Francia]], mantenendo solo quattro galee per il servizio di controllo della costa (Capitana, Padrona, San Cosimo, Santo Stefano) con un equipaggio che nel 1684 raggiungeva i 750 schiavi imbarcati.
 
Le nuove acquisizioni territoriali del [[congresso di Vienna]] e le scorrerie barbaresche portano Ferdinando III nel 1814 a richiedere all'Austria le navi della flotta ex-napoleonica, ma senza esito, e quindi vengono messe in cantiere alcune imbarcazioni di stazza non elevata (una galeotta e un felucone), e successivamente altre unità minori, un [[brigantino]], una [[goletta]], uno [[sciabecco]], quattro [[cannoniera|cannoniere]] e tre [[speronara|speronare]]<ref name = MMI>[http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/toscana.aspx Marina Militare<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
Nel 1749, con la sottoscrizione di pace con la Porta Ottomana e le Reggenze barbaresche di Tripoli, Tunisi e Algeri, il governo lorenese ritenne non più necessario mantenere una base militare navale e una numerosa flottiglia<ref name = MMI/>. Così dal 1751 le tre galere rimaste furono trasferite a [[Portoferraio]] che divenne la nuova base della flotta. In questo periodo la sua marina ammonta a circa 200 unità con 12 ufficiali inglesi e vari sottufficiali. Verso il 1749, con l'ascesa al trono di Francesco III, granduca di Toscana e marito di Maria Teresa d'Asburgo, venne adottata la bandiera asburgica, con aquila bicipite nera coronata e spada nelle due zampe su sfondo giallo, che venne sostituita nel 1765<ref name = rbvex/>.
 
=== Flotta commerciale ===
La Toscana non ha mai avuto una vera flotta commerciale propria, né propri equipaggi. I bastimenti toscani si riducevano a navigli di piccola stazza con [[vela latina]], dove la presenza di marinai toscani era minima. Molto diffusi erano i navicelli a vela latina, usati principalmente per il trasporto di merci e derrate sull'Arno fino al porto fluviale di [[Porto di Mezzo]], nei pressi di [[Lastra a Signa]], mentre lungo le coste per il piccolo cabotaggio erano in uso la [[tartana]] e il [[leuto]] di proprietà di alcuni elbani.
 
Fino alla pace con l'[[Impero ottomano]] il commercio marittimo era poco sicuro e i commercianti toscani non si sentivano sicuri ad affidare le proprie merci a navi toscane, la cui bandiera non poteva essere efficacemente difesa a livello internazionale. Veniva perciò fatto frequentemente uso di navi appartenenti alla marina commerciale della [[Repubblica di Ragusa]], repubblica marinara dalmata neutrale e posta sotto il protettorato degli Ottomani.
I [[Lorena (dinastia)|Lorena]] per primi incoraggiarono dalla seconda metà del [[XVIII secolo]] la creazione di una piccola marina mercantile toscana. Il porto di Livorno divenne nuovamente un importante punto strategico e si tentò di favorire proprio qui la costituzione di una flotta mercantile per creare un commercio autonomo attivo con l'"Editto di Marina e di Navigazione mercantile toscana" del 10 ottobre 1748.
 
La preoccupazione maggiore fu di formare uno specifico ceto di marinai locali, quando la maggior parte di essi erano stranieri (francesi, corsi, napoletani, britannici, danesi, genovesi, greci), stabilitisi a Livorno nel corso del Settecento.
 
Nel 1750 dagli [[Arsenale della Repubblica|Arsenali di Pisa]] uscirono tre grandi [[vascelli]], armati con 50 cannoni e 300 soldati per il trasporto di mercanzie fino a [[Costantinopoli]]. Ultimo intervento temporale per incoraggiare il commercio marittimo toscano fu la nascita nel 1786 della "Compagnia di commercio toscana" per le rotte con le Americhe.
 
== Monete e misure ==
Il sistema toscano monetario e di misura si basava sull'antichissimo sistema duodecimale di origini etrusco-romane. La moneta di cambio per eccellenza era il [[Fiorino]] d'oro, conosciuto e apprezzato in tutta Europa per il suo valore aureo intrinseco e oggetto di numerose falsificazioni e imitazioni da parte di altre potenze. Ovviamente il valore di cambio delle monete toscane mutava nel corso dei secoli. Al momento dell'Unità italiana la moneta di conto base del granducato era la [[Lira toscana]] o fiorentina, equivalente a 84 centesimi di lira italiana del tempo. Una Lira era costituita da 20 soldi toscani. La [[zecca (moneta)|zecca]] era a Firenze e a Pisa.
Le unità di misura, richiamandosi alle loro origini medievali, in particolare quelle agrarie, potevano variare da città a città, anche se diventavano sempre più di uso comune quelle fiorentine.
Di seguito le monete di corso e di conto in circolazione nel Granducato.
 
* 1 [[Leopoldino]] d'oro = 200 Paoli = 133,33 lire toscane = 80 fiorini d'oro
* 1 [[Ruspone]] d'oro = 60 Paoli = 40 Lire toscane = 24 Fiorini = 3 Zecchini
* 1 [[Zecchino]] o Fiorino d'oro = 20 Paoli = 13,33 Lire = 8 Fiorini
* 1 [[Francescone]] d'argento = 10 Paoli = 1 Scudo o Piastra = 6,66 Lire = 4 Fiorini (5,60 lire italiane)
* 1 [[Franceschino]] d'argento o 1/2 Francescone = 5 Paoli = 1/2 Scudo
* 1 [[Paolo]] = 40 Quattrini = 0,4 Fiorini = 8 Crazie (0,56 lire italiane)
* 1 [[Lira toscana|Lira]] = 20 soldi = 1,50 Paoli = 0,60 Fiorini (0,84 lire italiane)
* 1 [[Testone]] = 3 Paoli = 2 Lire
* 1 [[Crazia]] = 5 quattrini o 1 soldo e 8 denari = 0,125 Paoli = 0,083 Lire (7 centesimi italiani)
* 1 [[Fiorino toscano]] = 100 quattrini = 2,5 Paoli = 1,66 Lire (1,40 lire italiane)
* 1 [[Soldo]] = 3 quattrini = 12 denari = 0,075 Paoli = 0,05 Lire = 0,03 Fiorini
* 1 [[Quattrino]] = 4 Denari = 0,025 Paoli = 0,0155 Lire = 0,01 Fiorini
 
Le unità di misura più diffuse:
* 1 miglio toscano = 1,660&nbsp;km
* 1 braccio fiorentino = 0,583 m
* 1 pertica = 3 m
* 1 canna = 2,92 m
* 1 passetto = 1,167 m
* 1 denaro = 0,24 m
* 1 quattrino = 0,944&nbsp;cm
* 1 scrupolo = 8,744&nbsp;m²
* 1 staio = 1703&nbsp;m² (equivalente alla superficie seminata con uno staio di grano)
* 1 stioro o staioro = 525&nbsp;m²
* 1 pertica agraria = 600&nbsp;m²
* 1 tavola = 340,619&nbsp;m²
* 1 quadrato di 10 tavole = 3406,19&nbsp;m²
* 1 staioro a corda = 525&nbsp;m² (in pianura)
** a Pisa:
* 1 moggiola = 525&nbsp;m²
* 1 stioro = 562,02&nbsp;m²
** a Livorno:
* 1 pertica = 52&nbsp;m²
* 1 saccata = 2 ettari
** a Siena:
* 1 staio = 1300,91&nbsp;m²
* 1 quartuccio = 0,38 litri aridi per cereali
** a Grosseto:
* 1 staio = 1300,90&nbsp;m²
* 1 moggio = 31221,82&nbsp;m² e 584,70 litri aridi
* 1 oncia = 28,16 g
* 1 denaro = 2,35 g (1/12 di oncia)
* 1 grano =&nbsp;g 0,058 (1/24 di denaro)
* 1 granetto = 1/24 di grano
* 1 libbra = 333,33 g (circa 1/3&nbsp;kg.)
* 1 scrupolo = 1,175 g = 20 grani
* 1 boccale = 1,140 l
* 1 quartuccio = 0,28&nbsp;l di vino, 0,26 di olio
* 1 fiasco = 2,279 l
* 1 barile = 45,58&nbsp;l di vino, 33,43 di olio (a Pisa = 32,68 l)
* 1 moggio = 585 l
* 1 staio = 24,36 litri aridi (per granaglie)
* 1 sacco = 3 staia
* 1 moggio = 24 staia
 
== Calendario ==
Sin dall'età medievale era invalso l'uso nelle tre grandi repubbliche toscane (Firenze, Pisa, Siena) di computare l'anno dal 25 marzo,"ab Incarnatione" secondo la formula di stile. Tuttavia, tale calendario con l'adozione progressiva negli altri stati europei del calendario gregoriano, creava complessi problemi di natura giuridica ed economica con particolare riferimento alla redazione di atti pubblici e contratti privati.
Così la nuova dinastia Lorenese fu indotta ad adeguarsi, come fecero nello stesso periodo Gran Bretagna e Svezia, al nuovo calendario, anticipando - con la legge del 18 settembre 1749 - il capodanno al 1º gennaio 1750.
== Bandiera e stemma di stato ==
{{Vedi anche|Bandiera del Granducato di Toscana}}
La bandiera del granducato si identificò sotto i [[Medici]] con il loro stemma di famiglia su sfondo, dapprima tripartito di rosso con fascia bianca poi solo bianco. Con il cambio dinastico bandiera di stato e stemma si fecero più complessi. La bandiera, dapprima avente l'[[aquila bicipite]] dell'impero sopra quattro fasce orizzontali in campo oro, fu sostituita con [[Pietro Leopoldo]] da un tricolore rosso e bianco a fasce trasversali, analogo a quello dell'[[Austria]], su cui campeggiava lo stemma dei [[Lorena (dinastia)|Lorena]]. L'arma granducale era quindi costituita da uno stemma inquartato. Il primo quarto era partito a quattro fasce rosse in campo bianco (pretensione degli Angiò di Napoli) e la [[croce di Lorena]] in oro, il secondo quarto era costituito da un leone rampante in oro, coronato in campo azzurro, il terzo quarto era tripartito in bande azzurre su campo bianco e un palo rosso, il tutto bordato da gigli d'oro in campo azzurro, il quarto quarto rappresentava due barbi d'oro addossati in campo azzurro, seminato da quattro croci in oro ai lati (pretensione del Ducato di Bar). Sopra tutto campeggiava uno scudo al centro sormontato dalla corona granducale, interzato in palo: nel primo una banda in rosso caricata da tre [[alerioni]] d'argento (Lorena), nel secondo o centrale, interzato di rosso con fascia bianca (Medici e Asburgo), nel terzo cinque palle di rosso disposte a cinta, sormontate da una più grande d'azzurro, caricata da tre gigli d'oro (Medici), il tutto su campo d'oro.
Al grande scudo sono accollate le insegne degli ordini di Santo Stefano, del Toson d'oro e poi di San Giuseppe. Il grande stemma è sovrastato dalla grande corona granducale e accolto nel manto principesco rosso foderato di [[ermellino]].
 
== Cronotassi dell'espansione fiorentina e toscana ==
* 1270: conquista di [[Poggibonsi]]
* 1306: [[Scarperia]]
* 1329: [[Pistoia]]
* 1332: [[Firenzuola]]
* 1337: [[Arezzo]]
* 1342: dedizione di [[Barga]]
* 1343: perdita di Arezzo
* 1349: [[Colle Valdelsa]] e [[San Gimignano]]
* 1350: [[Prato]]
* 1361: [[Staggia Senese]] e [[Volterra]]
* 1370: [[San Miniato]]
* 1384: riconquista di [[Arezzo]]
* 1390: [[Montepulciano]]
* 1391: [[Romagna toscana]], [[Marradi]], [[Dovadola]]
* 1404: Verghereto in Romagna
* 1406: [[Pisa]] e suo territorio, [[Castiglione della Pescaia]], [[Gavorrano]]
* 1411: [[Cortona]]
* 1421: [[Livorno]]
* 1428: Sorbano in Romagna
* 1438: [[Montecarlo]] e [[Motrone]] in [[Versilia]]
* 1441: [[Sansepolcro]], [[Casentino]], [[Poppi]], [[Val Tiberina]]
* 1447: perdita di Gavorrano e Castiglione della Pescaia
* 1451: marchesato di [[Castiglione del Terziere]]
* 1464: completamento della [[Romagna Toscana]]
* 1468: [[Sarzana]], [[Fivizzano]]
* 1471: [[Bagnone]]
* 1502: cessione di Sarzana e alta Lunigiana
* 1510: annessione definitiva di Pietrasanta e dei suoi territori (la Versilia)
* 1546: [[Rocca Sigillina]] in Lunigiana
* 1548: [[Portoferraio]]
* 1549: marchesato di [[Filattiera]]
* 1551: [[Corlaga]] in Lunigiana
* 1557: [[Siena]] e suo territorio
* 1559: completamento dello Stato senese ([[Montalcino]])
* 1574: marchesato di [[Lusuolo]], Riccò
* 1578: marchesato di [[Groppoli]], Arpio, Casarossa, Costa, Cravilla, Talavorno
* 1604: contea di [[Pitigliano]]
* 1606: contea di [[Rocca Sigillina|Sorano]]
* 1616: contea di [[Castell'Ottieri]]
* 1618: marchesato di [[Terrarossa]]
* 1633: contea di [[Santa Fiora]]
* 1650: [[Pontremoli]] e suo territorio
* 1772: marchesati di [[Calice al Cornoviglio|Calice]], Veppo e [[Madrignano]]
* 1815: principato di [[Piombino]] e [[Stato dei Presidii]]
* 1847: [[Ducato di Lucca]]
* 1849: cessione di [[Pontremoli]] e Lunigiana
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* [[Cristina Badon]], ''Il reticolo delle strade postali italiane in epoca moderna'', Prato 2004
* [[Paolo Bellucci]], ''I Lorena in Toscana. Gli uomini e le opere'', Firenze 1984
* [[Furio Diaz]], ''Il granducato di Toscana. I Medici'', Torino 1976
* [[Furio Diaz]], ''Il Granducato di Toscana: i Lorena dalla Reggenza agli anni rivoluzionari'', Torino 1997
* [[Giorgio Falossi]], ''Storia e guida ai Comuni toscani'', Milano 1970
* [[Domenico Guadagnini]], ''Storia degli Ordini Equestri'', Venezia 1926
* [[Regione Toscana]], ''La Toscana e i suoi comuni'', Firenze 1980 e 1985
* [[Emanuele Repetti]], ''Dizionario Geografico-fisico-storico della Toscana'', Firenze 1845
* [[Marcello Vannucci]] ''I Lorena, granduchi di Toscana'', Roma 1998
* Boris Gombač, ''Atlante storico delle diocesi toscane'', Sommacampagna (VR), Cierre Grafica, 2015; ISBN 978-88-98768-3-05 (p. 430).
 
== Voci correlate ==
* [[Elenco dei Signori di Toscana]]
* [[Regno di Etruria]]
* [[Repubblica fiorentina]]
* [[Stati italiani preunitari]]
* [[Stato dei Presidi]]
* [[Lorena (dinastia)]]
* [[Nobiltà fiorentina]]
* [[Famiglie senatorie del Granducato di Toscana]]
* [[Regione Carabinieri "Toscana"]]
 
*[[Carpi Football Club 1909]]
== Altri progetti ==
*[[Carpi]]
{{interprogetto|commons=Category:Grand Duchy of Tuscany}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Stati italiani alla Pace di Cateau-Cambrésis}}
* [http://www.carpifc1909.it/stadio-sandro-cabassi/ Stadio Cabassi] sul sito ufficiale del Carpi FC 1909
{{Stati italiani ai Trattati di Utrecht e Rastadt}}
{{Stati italiani alla Pace di Aquisgrana}}
{{Stati italiani nell'epoca napoleonica}}
{{Stati soggetti alla Francia rivoluzionaria e napoleonica}}
{{Stati italiani al Congresso di Vienna}}
{{Stati italiani all'armistizio di Villafranca}}
 
{{ControlloStadi diSerie autoritàB}}
{{Portale|storia d'Italia|Toscanacalcio}}
 
{{DEFAULTSORT:Cabassi, Sandro}}
[[Categoria:Granducato di Toscana| ]]
[[Categoria:Impianti sportivi della provincia di Modena]]
[[Categoria:Architetture di Carpi]]
[[Categoria:Sport a Carpi]]
[[Categoria:Carpi F.C. 1909]]