I promessi sposi e Pendolo: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 151.18.134.42 (discussione), riportata alla versione precedente di Lumacorno
 
m Aggiunto collegamento alla pagina sull'approssimazione per piccoli angoli
 
Riga 1:
{{notaNota disambigua}}
Il '''pendolo semplice''' (o pendolo matematico) è un sistema [[fisica|fisico]] costituito da un filo inestensibile e da una [[massa (fisica)|massa]] puntiforme (''m)'' fissata alla sua estremità e soggetta all'[[forza di gravità|attrazione gravitazionale]] (che supponiamo uniforme nello [[spazio (fisica)|spazio]] e costante nel [[tempo]]). Questo sistema apparentemente banale è stato reso celebre dall'impegno sperimentale e teorico profuso dallo studioso [[Galileo Galilei]], che ne ha correttamente descritto la proprietà principale, ovvero l'[[isocronismo]].<ref>A seguito di un'erronea interpretazione della raffigurazione nei trattati medievali arabi di alcuni sistemi di [[filo a piombo]] per la determinazione del piano orizzontale in strumenti astronomici, in alcuni testi moderni si attribuisce la scoperta del pendolo come sistema di misura del tempo al grande astronomo egiziano [[Ibn Yunus (astronomo)|Ibn Yunus]] ([[950]]-[[1009]]) (cfr. Adolf Müller, ''Elementi di astronomia ad uso delle scuole e per istruzione privata'', Volume 1, ed. Desclée Lefebure e c., p. 106). Questa attribuzione è stata confutata in King, D. A. (1979). "Ibn Yunus and the pendulum: a history of errors". Archives Internationales d'Histoire des Sciences 29 (104): 35–52.</ref>
{{citazione|Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; |''I promessi sposi'', [[:s:I_promessi_sposi/Capitolo_I#Quel#Quel|incipit]]}}
{{Libro
|titolo= I promessi sposi
|titoloalfa= Promessi sposi, I
|immagine= I promessi sposi - 2nd edition cover.jpg
|didascalia= La copertina dell'edizione del [[1840]] del romanzo
|autore= [[Alessandro Manzoni]]
|annoorig= [[1827]] poi [[1840]] e [[1842]]
|forza_cat_anno = 1827
|genere= [[romanzo]]
|sottogenere= [[romanzo storico]]
|lingua = Italiano
|ambientazione= [[Lombardia]], [[1628]] - [[1630]]
|protagonista= [[Renzo Tramaglino]] e [[Lucia Mondella]]
|antagonista= [[Don Rodrigo]], [[Conte Attilio]], [[Conte Zio]]
|altri_personaggi= [[Don Abbondio]], [[Innominato]], [[Padre Cristoforo]], [[Padre provinciale (personaggio)|Padre provinciale]], [[Monaca di Monza]], [[Agnese (I promessi sposi)|Agnese]]
}}
'''''I promessi sposi''''' è un celebre [[romanzo storico]] di [[Alessandro Manzoni]], ritenuto il più famoso e il più letto tra quelli scritti in [[lingua italiana]]<ref>{{cita libro | nome=Archibald | cognome=Colquhoun |wkautore=Archibald Colquhoun | titolo=Manzoni and his Times | anno=1954 | editore=J. M. Dent & Sons | città=Londra }}</ref>. Preceduto dal ''[[Fermo_e_Lucia#Fermo_e_Lucia|Fermo e Lucia]]'', spesso considerato romanzo a sé, fu edito in una prima versione nel [[1827]] (detta edizione ventisettana); rivisto in seguito dallo stesso autore, soprattutto nel linguaggio, fu ripubblicato nella versione definitiva fra il [[1840]] e il [[1841]]-42 (edizione quarantana).
 
==Impostazione delle equazioni del moto e loro soluzione==
Ambientato dal [[1628]] al [[1630]] in [[Lombardia]] durante il [[Ducato_di_Milano#Il_.C2.ABperiodo_spagnolo.C2.BB_.281535-1706.29|dominio spagnolo]], fu il primo esempio di [[romanzo storico]] della [[letteratura italiana]]. Secondo un'interpretazione [[Risorgimento|risorgimentista]], il periodo storico era stato scelto da Manzoni con l'intento di alludere al [[Regno Lombardo-Veneto|dominio austriaco]] sul [[nord Italia]]. Quella che Manzoni vuole descrivere è la società italiana di ogni tempo, con tutti i suoi difetti che tuttora mantiene.<ref>[[Otello Ciacci]], ''Studi manzoniani'',
[[Immagine:Pendolo_semplice.jpg|thumb|right|Il pendolo semplice]]
A. Signorelli, 1975 p.3 e sgg</ref>
Se [[accelerazione di gravità]] <math>g</math> , velocità iniziale e direzione iniziale del filo sono complanari il pendolo oscilla in un piano verticale, descrivendo in particolare una [[traiettoria]] [[cerchio|circolare]], a causa dell'inestensibilità del filo. Se si scelgono coordinate polari (come illustrato nel disegno), si possono scrivere le equazioni del moto, che assumono la seguente forma:
Il romanzo si basa su una rigorosa ricerca storica e gli episodi del [[XVII secolo]], come ad esempio le vicende della [[Monaca di Monza]] e [[Peste del 1630|la grande peste del 1629-1631]], si fondano tutti su documenti d'archivio e cronache dell'epoca. Manzoni per il suo romanzo prende come base la religione cattolica, infatti, uno dei "personaggi" principali che viene nominato raramente all'interno della vicenda (anche se importantissimo se si vuole capire l'aspetto religioso) è la Provvidenza, la mano di Dio che aiuta e che cerca di riportare l'umanità sulla via del bene. Si sbaglia quando si considerano Renzo e Lucia ( i personaggi principali del romanzo) unici protagonisti.
 
:<math>m (\ddot r - r \dot \theta^2) = m g \cos \theta - T_f</math>
I protagonisti si possono dividere in tre gruppi:
 
:<math>m (r \ddot \theta + 2 \dot r \dot \theta) = - m g \sin \theta</math>
- Protagonista storico: Il secolo (1600). Manzoni tesse il suo racconto su una base di fatti realmente accaduti durante questo secolo.
 
La prima equazione corrisponde alla componente radiale di <math>\mathbf{F} = m \mathbf{a}</math> e la seconda alla componente tangenziale.
- Protagonista religioso: La Provvidenza, la mano di Dio.
<math>T_f</math> è la tensione del filo. Ora, essendo la lunghezza del filo <math>r</math> costante nel tempo per ipotesi, si deve avere:
 
:<math> \ddot r = \dot r = 0</math>
- Protagonisti materiali: Renzo Tramaglino e Lucia Mondella (i promessi sposi).
 
ed inoltre le masse, che compaiono ad ambo i membri si semplificano. Si ottengono quindi le equazioni più semplici:
Il romanzo di Manzoni viene considerato non solo una pietra miliare della letteratura italiana, ma anche un passaggio fondamentale nella nascita stessa della [[lingua italiana]]. Nei dialoghi, riporta anche diversi esempi di parlato spontaneo non ammissibili nella [[lingua standard]].
 
:<math> T_f = m \left(g \cos \theta + l \dot \theta^2\right)</math>
== L'opera ==
[[Immagine:I promessi sposi - Lake Como.jpg|thumb|upright=1.2|Quel ramo del lago di Como...]]
È considerata l'opera più rappresentativa del [[Risorgimento]] e del [[romanticismo italiano]] e una delle massime opere della [[letteratura italiana]]. Dal punto di vista strutturale è il primo [[romanzo moderno]] nella storia di tutta la letteratura italiana. L'opera ebbe anche un'enorme influenza nella definizione di una [[lingua nazionale]] [[Questione della lingua|italiana]].<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'',Einaudi Scuola, Torino 1992, pp. 651-653</ref>.
 
:<math> l \ddot \theta = - g \sin \theta</math>
Considerato principalmente un romanzo storico, in realtà l'opera va ben oltre i ristretti limiti di tale genere letterario: il Manzoni infatti, attraverso la ricostruzione dell'Italia del Seicento, non tratteggia soltanto un grande affresco storico, ma prefigura degli evidenti parallelismi con i processi storici di cui era testimone nel suo tempo, non limitandosi ad indagare il passato ma riflettendo su costanti 'umane' - culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche.. - e tracciando anche un'idea ben precisa del senso della storia, e del rapporto che il singolo ha con gli eventi storici che lo coinvolgono<ref>Alessandro Manzoni, ''I promessi sposi'', a cura di Ezio Raimondi e Luciano Bottoni, Principato, Milano 1988, pp.VIII-XI</ref>.
 
dove la lunghezza costante del filo è stata indicata, come è consuetudine, con la lettera <math>l</math> invece che, come in precedenza, con <math>r</math>. Notiamo ora che l'equazione che ci interessa, in quanto determina il moto angolare del pendolo (l'unico non banale, essendo il moto radiale nullo), è solo la seconda, mentre la prima risulterebbe utile solamente per determinare, in seguito, la tensione del filo. Scegliamo di approssimare la seconda equazione per piccoli angoli, ovvero considerando solo il termine lineare nello sviluppo in serie di Taylor del seno:
È al tempo stesso [[romanzo di formazione]] (si veda in particolare il percorso umano di Renzo), ma per alcune ambientazioni e vicende presenti (la Monaca di Monza, il rapimento di Lucia segregata poi nel castello), ha anche caratteristiche che lo possono accomunare ai [[Romanzo gotico|romanzi gotici]] sette-ottocenteschi.
Il romanzo tuttavia è anche e soprattutto filosofico, profondamente cristiano, dominato dalla presenza della Provvidenza nella storia e nelle vicende umane. Il male è presente, il gioco dei contrapposti egoismi genera effetti a volte disastrosi nella storia, ma Dio non abbandona gli uomini, e la fede nella Provvidenza, nell'opera manzoniana, permette di dare un senso ai fatti e alla storia dell'uomo.{{citazione|Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. (I promessi sposi, cap. XXXVIII)}}
 
:<math> l \ddot \theta = - g \theta</math>
In particolare il romanzo ha un suo punto di forza nella scelta e nella raffigurazione dei personaggi, resi tutti con grande forza narrativa, scolpiti a tutto tondo dal punto di vista psicologico e umano, tanto che alcuni di essi sono diventati degli stereotipi umani, usati ancora oggi nel linguaggio comune (si pensi ad esempio a un "[[don Abbondio]]" o alla figura di "un [[Azzeccagarbugli]]" o di una "[[Perpetua (personaggio)|Perpetua]]"). Una rappresentazione psicologica così accurata dei suoi personaggi fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente "positivo" o "negativo". Anche il malvagio trova un'occasione di umanità e redenzione, così come anche il personaggio positivo, quale ad esempio Renzo, non è immune da difetti, azioni violente e riprovevoli ed errori anche gravi. La stessa Lucia viene tacciata spesso come egoista e addirittura [[solipsismo|solipsista]], e non sempre a torto: il discorso di padre Cristoforo a Lucia al [[Lazzaretto di Milano|Lazzaretto]], benché paterno e benevolo, è durissimo. Lo stesso Padre Cristoforo, il personaggio forse più positivo del romanzo assieme al cardinale [[Federigo Borromeo]] (e anch'egli non è esente da tragici errori, come si vede dal Romanzo stesso e dalla ''[[Storia della colonna infame|Colonna Infame]]''), ha anche lui una grave macchia nel suo passato.
È anche questa caratteristica quindi a consentire al romanzo di elevarsi ben al di sopra del livello medio dei romanzi storici e gotici dell'Ottocento.
 
che è l'equazione differenziale dell'[[oscillatore armonico]] di [[velocità angolare|pulsazione]] <math>\sqrt{g/l}</math>. Diventa così possibile determinare anche il periodo di una oscillazione completa, ovvero il tempo impiegato dal pendolo per andare da un estremo all'altro e ritornare nell'estremo iniziale.
La maestria del Manzoni nel tratteggiare i suoi personaggi emerge soprattutto nei dialoghi, scritti con sottile cura, che spesso sono i veri rivelatori dei personaggi, della loro psicologia e delle loro motivazioni.
Si trova
:<math> T = 2 \pi \sqrt{\frac{l}{g}}</math>
 
La legge di oscillazione è dunque indipendente dalla massa e, nell'ipotesi di piccoli angoli, si riduce ad un oscillatore armonico, indipendente quindi anche dall'ampiezza dell'oscillazione.
== La stesura e le edizioni ==
===''Fermo e Lucia''===
[[File:I promessi sposi - ch1.jpg|thumb|Illustrazione di [[Don Abbondio]] di fronte ai [[Bravi (I promessi sposi)|bravi]] di [[Don Rodrigo]]]]
La prima idea del romanzo risale al 24 aprile [[1821]]<ref>"come è attestato dalla data che si legge all'inizio del manoscritto autografo". Lanfranco Caretti, ''Manzoni.Ideologia e stile, Einaudi, Torino, 1975, p.43</ref>, quando [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] cominciò la stesura del ''Fermo e Lucia'', componendo in circa un mese e mezzo i primi due capitoli e la prima stesura dell'Introduzione. Interruppe però il lavoro per dedicarsi al compimento dell'''[[Adelchi (Manzoni)|Adelchi]]'', al progetto poi accantonato della tragedia ''[[Spartaco (tragedia)|Spartaco]]'', e alla scrittura dell'ode ''[[Il cinque maggio]]''.<br /> Dall'aprile del [[1822]] il ''Fermo e Lucia'' fu ripreso con maggiore lena e portato a termine il 17 settembre [[1823]] (sarebbe stato pubblicato nel [[1915]] da Giuseppe Lesca col titolo ''"Gli sposi promessi"''). In questa prima redazione è presente, in nuce, la trama del romanzo. Tuttavia, il ''Fermo e Lucia'' non va considerato come laboratorio di scrittura utile a preparare il terreno al futuro romanzo, ma come opera autonoma, dotata di una struttura interna coesa e del tutto indipendente dalle successive elaborazioni dell'autore. Rimasto per molti anni inedito, il ''Fermo e Lucia'' viene oggi guardato con grande interesse. Anche se la tessitura dell'opera è meno elaborata di quella de ''I promessi sposi'', nei quattro tomi del ''Fermo e Lucia'' si ravvisa un romanzo irrisolto a causa delle scelte linguistiche dell'autore che, ancora lontano dalle preoccupazioni che preludono alla terza ed ultima scrittura dell'opera, crea un tessuto verbale ricco, dove s'intrecciano e si alternano tracce di lingua letteraria, elementi dialettali, latinismi e prestiti di lingue straniere. Nella seconda Introduzione a ''Fermo e Lucia'', l'autore definì la lingua usata {{citazione|un composto indigesto di frasi un po' lombarde, un po' toscane, un po' francesi, un po' anche latine; di frasi che non appartengono a nessuna di queste categorie, ma sono cavate per analogia e per estensione o dall'una o dall'altra di esse.}}
Anche i personaggi appaiono meno edulcorati e forse più pittoreschi di quella che sarà la versione definitiva.<br />
Sullo sfondo la [[Lombardia]] del [[XVII secolo]] è dipinta come scenario non pacificato, il cui potere politico coincide con l'arbitrio del più forte, la cui ragione (come insegna [[La Fontaine]]) è sempre la migliore. Romanzo dell'arbitrio e della violenza, mostra l'eterna oppressione dei potenti nei confronti degli "umili", riprendendo il tema già presente nell'Adelchi dei "due popoli", quello degli oppressi e quello degli oppressori, vicenda eterna di ogni tempo.
 
Se però l'ampiezza dell'oscillazione <math>\theta_\mathrm{max} </math> non è piccola, si può dimostrare che il periodo del pendolo dipende da essa secondo la formula
===La ''Ventisettana''===
Una seconda stesura dell'opera (la cosiddetta ''Ventisettana'', che è la prima edizione a stampa) fu pubblicata da [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] nel [[1827]], con il titolo ''I promessi sposi, storia milanese del sec. XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni'', e riscosse notevole successo. La struttura più equilibrata (quattro sezioni di estensione pressoché uguale), la decisa riduzione di quello che appariva un "romanzo nel romanzo", ovvero la storia della Monaca di Monza, la scelta di evitare il pittoresco e le tinte più fosche a favore di una rappresentazione più aderente al vero sono i caratteri di questo che è in realtà un romanzo diverso da ''Fermo e Lucia''.<ref>Lanfranco Caretti, ''Manzoni. Ideologia e stile'', Einaudi, Torino 1975, pp.46-53</ref>
 
:<math>T=4\sqrt{\frac{l}{g}}K\left(\sin^{2} \frac{\theta_\mathrm{max}}{2}\right)</math>
[[Alessandro Manzoni|Manzoni]] non era, tuttavia, soddisfatto del risultato ottenuto, poiché il linguaggio dell'opera era ancora troppo legato alle sue origini lombarde. Nello stesso [[1827]] egli si recò, perciò, a [[Firenze]], per ''risciacquare'' - come disse - ''i panni in [[Arno]]'', e sottoporre il suo [[romanzo]] ad un'ulteriore e più accurata revisione linguistica, ispirata al dialetto fiorentino considerato lingua unificatrice.
 
dove <math>K</math> è l'[[integrale ellittico]] completo di prima specie, valutato in <math>\sin^{2} \frac{\theta_\mathrm{max}}{2}</math>. I primi due termini dello sviluppo in serie di potenze dell'integrale forniscono l'espressione
===La ''Quarantana''===
[[File:Francesco Hayez 040.jpg|thumb|upright=1.3|Ritratto di [[Alessandro Manzoni]] a opera di [[Francesco Hayez]]]]
Tra il [[1840]] e il [[1842]], [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] pubblicò quindi la terza ed ultima redazione de ''I promessi sposi'', la cosiddetta ''Quarantana'', cui oggi si fa normalmente riferimento. Il proliferare di edizioni abusive, dovuto al grande successo dell'opera, spinse Manzoni a dotare l'edizione di alcune attrattive in più: un corredo di illustrazioni, l'utilizzo della carta e dell'inchiostro migliori e l'aggiunta, in allegato, di un romanzo del tutto nuovo, ''[[Storia della colonna infame]]''. Per le illustrazioni, Manzoni pensò dapprima a [[Francesco Hayez]], che ne inviò due a [[Parigi]], «ove vennero incise nel bosso da Lacoste, e, per parere concorde, furono scartate. In seguito l'Hayez declinò l'offerta adducendo come scusa che un simile lavoro gli avrebbe rovinata la vista». Lo scrittore chiese quindi aiuto in Francia all'amica [[Bianca Milesi Mojon]], che si rivolse al pittore francese [[Louis Boulanger]]. Nemmeno questo tentativo, testimoniato da un solo disegno, si rivelò fruttuoso.<ref>''Immagini della vita e dei tempi di Alessandro Manzoni'' (a cura di M. Parenti), Firenze, Sansoni, 1973, pp. 155-159</ref>
 
:<math> T = 2 \pi \sqrt{\frac{l}{g}}\left(1+\frac{{\theta_\mathrm{max}}^{2}}{16}\right)</math>
Quando [[Francesco Gonin]], giovane e promettente pittore piemontese, fu ospitato a [[Milano]] da [[Massimo d'Azeglio]], il Manzoni riconobbe in lui la persona giusta. Concluso l'accordo, Gonin si mise all'opera. Il suo lavoro convinse pienamente l'autore, che con il Gonin intrattenne nei primi mesi del 1840 una fitta corrispondenza.<ref>''Immagini della vita e dei tempi di Alessandro Manzoni'', cit., pp. 160-161</ref> Il rapporto fra i due è di grande intesa, lo scrittore guida la mano del pittore nella composizione di questi quadretti. La forza espressiva delle litografie è notevole, al lettore si rivela un mondo vastissimo di volti e fisionomie sempre diverse; personaggi che passano dal solenne al grottesco, dall'ascetico al torbido, in una composizione che non trascura mai una certa accattivante ironia. Su quest'ultimo punto si consideri, ad esempio, la vignetta che chiude l'introduzione, dove è di scena lo stesso scrittore, in camicione da notte e pantofole, mentre sfoglia davanti ad un rassicurante camino un librone, che potrebbe essere tanto il resoconto secentesco della vicenda, quanto il romanzo che chi legge ha sotto gli occhi in quel momento. La più recente critica manzoniana, si pensi solamente a [[Ezio Raimondi]] o a [[Salvatore Silvano Nigro]], ha lungamente sottolineato il valore esegetico di questo apparato di immagini, vero e proprio [[paratesto]] alla narrazione delle vicende matrimoniali dei due protagonisti. Le moderne edizioni, che non si rifanno ai criteri della stampa [[copia anastatica|anastatica]], privano i lettori di uno strumento essenziale alla comprensione del testo. Oggi sfugge anche ai più colti fruitori dell'opera di Manzoni che uno dei nodi principali de ''I promessi sposi'' consiste proprio nel rapporto che intercorre fra lettera e immagine.
 
approssimata a meno di un infinitesimo dell'ordine di <math>{\theta_\mathrm{max}}^{4}</math>.
Aver trovato l'illustratore non era tuttavia sufficiente: era necessario anche un buon incisore. Per tramite del pittore e incisore Giuseppe Sacchi, Manzoni riuscì a far venire dalla Francia i transalpini Bernard e Pollet e l'inglese Sheeres. La direzione del lavoro fu affidata al Gonin, incaricato di valutare e approvare le incisioni. Siccome queste ultime andavano a rilento, l'autore fece pressione sul Sacchi perché venissero inviati d'oltralpe altri collaboratori, e fu accontentato con l'arrivo dei francesi Victor e Loyseau. A questo punto Manzoni poté pensare al contratto con gli stampatori Redaelli e Guglielmini, firmato il 13 giugno 1840.<ref>''Immagini della vita e dei tempi di Alessandro Manzoni'', cit., pp. 162-167</ref>
 
L'[[Approssimazione per angoli piccoli|approssimazione per piccoli angoli]] va bene per ottenere una formulazione semplice dell'integrazione dell'equazione differenziale.
Secondo un tipico ''cliché'' della narrativa europea fra Settecento e Ottocento che l'influenza de ''I promessi sposi'' avrebbe rilanciato<ref>Si pensi a "Il nome della rosa" di Umberto Eco (Bompiani 1980), la cui ironica introduzione esordisce con la frase: "Naturalmente, un manoscritto..."</ref>, il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo, che racconta la storia di Renzo e Lucia. Nulla sappiamo dell'autore di questo manoscritto, salvo che ha conosciuto da vicino i protagonisti della vicenda, e non si esclude che lo stesso Renzo possa aver reso edotto questo curioso secentista lombardo della sua storia. Il ''[[tòpos]]'' della trascrizione della vicenda narrata da un testo o trascritta dalla voce diretta di uno dei protagonisti permette all'autore di giocare sull'ambiguità stessa che sta alla base del moderno romanzo realistico-borghese, ovvero il suo essere un componimento di fantasia che, spesso, non disdegna di proporsi ai suoi lettori come documento storico reale ed affidabile.
 
Anche per angoli piccolissimi andrebbe effettuata la correzione di cui sopra per il calcolo del periodo esatto solo che la differenza potrebbe essere impercettibile.
Conclude il testo la ''Storia della colonna infame'', in cui Manzoni ricostruisce il clima di intolleranza e ferocia in cui si svolgevano gli assurdi processi contro gli [[untore|untori]], al tempo della peste raccontata del romanzo. Secondo alcuni studiosi, non sarebbe un'appendice ma il vero finale del romanzo, come dimostrerebbe l'impaginazione stessa, stesa dallo stesso Manzoni.
 
Tale differenza non è impercettibile se il pendolo viene usato per orologi che devono contare tempi molto lunghi (vedi più avanti "Pendolo cicloidale").
Interessante anche l'analisi narratologica dell'opera manzoniana, da cui si comprende la distanza esistente fra narratore ed autore.<ref>[http://spazioinwind.libero.it/terzotriennio/rom/ps_narra.htm Promessi sposi: il narratore - Terzo triennio - Francesco Toscano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
==Bilancio energetico==
===La struttura del romanzo===
Moltiplicando membro a membro la seconda equazione del moto per <math>\dot \theta</math> si ottiene:
Nella narrazione l'[[intreccio]] si discosta poco dalla [[fabula]] e solo quando la trama lo richiede. Ciò accade per esempio quando l'autore tratta parallelamente le vicende di [[Renzo]] e [[Lucia]], le vicende storico-sociali (carestia, guerra, peste) o quando compie delle [[analessi]] per le [[biografie]] di [[fra Cristoforo]] (capitolo IV), della [[monaca di Monza]] (cap. IX-X), dell'[[Innominato]] (Cap. XIX) e del [[cardinale]] [[Federigo Borromeo]] (Cap. XXII).
:<math> l \dot \theta \ddot \theta = - g \dot \theta \sin \theta</math>
L'Autore poi, per narrare le vicende, si affida ad un ''narratore eterodiegetico'' (esterno) e ''onnisciente'' il quale conosce tutto della storia. Il narratore partecipa ai fatti, li spiega, li commenta, inserendovi proprie considerazioni e riflessioni, usando spesso anche l'[[ironia]]. Alcune volte sono presenti altre voci narranti di secondario grado, in particolare quella dell'ipotetico autore del [[manoscritto]] seicentesco.
che, riconoscendo una derivata rispetto al tempo e moltiplicando membro a membro per <math>l</math>, si riconduce a:
:<math>\frac{d}{dt} \left(l^2 \frac{\dot \theta^2}{2} - g l \cos \theta\right) = 0</math>
ovvero la quantità tra parentesi risulta conservata nel tempo. Tale quantità, a meno di un fattore <math>m</math> e di una eventuale costante additiva è l'energia del pendolo: il primo addendo costituisce l'[[energia cinetica]] ed il secondo l'[[energia potenziale gravitazionale]].
 
Si può quindi verificare che, agli estremi dell'oscillazione, in cui <math>\dot \theta = 0</math> per definizione, si ha solo energia potenziale, ovvero la particella ha solo energia di posizione e non di movimento; mentre, scegliendo uguale a <math>+mgl</math> la succitata costante additiva dell'energia, si può affermare che nel punto di minimo vi è solo ''[[energia cinetica]]'', cioè solo energia di movimento e non di posizione.
Il ritmo narrativo è costituito da rallentamenti e accelerazioni con l'uso di diverse tipologie di sequenze (narrative, dialogiche, espositive, descrittive, riflessive).
 
== Pendolo fisico ==
== Genesi interna e genesi esterna ==
{{vedi anche|Pendolo fisico}}
[[File:I promessi sposi - don Rodrigo.jpg|thumb|Ritratto di [[don Rodrigo]], simbolo della prepotenza e della crudeltà]]
La genesi interna del romanzo ''I promessi sposi'' è costituita dalle idee di partenza, dall'ideologia di base che la poetica di Manzoni doveva propagandare. È stata evinta soprattutto grazie alle lettere che lo stesso scrisse mentre stava preparando le diverse edizioni. Il romanzo era fondato, infatti, su tre perni principali:<ref>{{cita web |url=http://www.digila.it/public/iisbenini/transfert/Bernazzani/4B%20Mercurio/Materiale/CD_158Utile,vero,dilettevole.pdf |titolo=Lettera a Cesare d'Azeglio Sul Romanticismo|accesso= 11 agosto 2011}}</ref>
 
Il pendolo semplice non è che un caso particolare: un qualunque oggetto fissato ad un punto di sospensione e soggetto alla gravità costituisce un pendolo, talvolta denominato ''pendolo fisico''. In questo caso la forza di gravità agisce sul centro di massa dell'oggetto e la componente di tale forza perpendicolare alla congiungente con il punto di sospensione risulta:
# ''Il vero per soggetto'': l'autore mette al centro la ricostruzione storica degli eventi che caratterizzarono quei luoghi a quel tempo.
# ''L'utile per scopo'': l'opera deve mirare ad educare l'uomo ai valori che Manzoni vuole diffondere.
# ''L'interessante per mezzo'': l'argomento del romanzo deve essere moderno, popolare, e quindi avere forti legami con la realtà contadina ed operaia.
 
:<math>F = -mg\sin\vartheta</math>
La genesi esterna, invece, comprende tutte le letture e gli autori che hanno ispirato Manzoni. Tra le principali abbiamo l<nowiki>'</nowiki>''[[Ivanhoe (romanzo)|Ivanhoe]]'' di [[Walter Scott]] da cui l'autore prende l'ispirazione per la tipologia del romanzo che sarà a sfondo storico, la ''Storia Milanese'' (del [[1600]]) di [[Giuseppe Ripamonti]], da cui l'autore prende, appunto, la maggior parte degli avvenimenti storici che verranno intrecciati con le vicende dei personaggi.<ref>I Promessi sposi, ed. Bulgarini, Firenze, 1992, commento di Gilda Sbrilli</ref>. Altre fonti sono le opere dell'economista [[Melchiorre Gioia]] e del [[cardinale]] [[Federico Borromeo]] al cui scritto ''De Pestilentia'' Manzoni si ispirò per l'episodio della madre di Cecilia.
 
Il [[momento meccanico]] risultante sul pendolo, considerato rispetto al punto di sospensione è pertanto:
Secondo il critico [[Giovanni Getto]] una fonte per l'opera manzoniana potrebbe essere stata anche la ''Historia del Cavalier Perduto'', [[romanzo erotico]] - [[romanzo cavalleresco|cavalleresco]] del XVII secolo scritto dal vicentino [[Pace Pasini]].<ref>[http://www.gianniroghi.it/Testi/l%27europeo/6019%20%20%281%29.htm Alessandro Manzoni È Al Centro Delle Discussioni Nel Mondo Culturale Italiano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Il prof. Claudio Povolo dell'[[Università Ca' Foscari Venezia|Università di Venezia]] con recenti documentati studi ha dimostrato che una ulteriore fonte del romanzo potrebbe essere la storia di [[Paolo Orgiano]], signorotto di [[Orgiano]] ([[Vicenza]]), violento, rapitore di donne, condannato al carcere a vita nel processo del 1607. Molte sono le analogie con la vicenda descritta nei ''Promessi sposi''.<ref>[http://ladomenicadivicenza.it/a_ITA_1634_1.html La Domenica di Vicenza - Settimanale di Politica e Attualità - Ad Orgiano sorgerà un museo… manzoniano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
[[File:I promessi sposi - fra Cristoforo.jpg|thumb|Ritratto di [[fra Cristoforo]], personificazione della bontà, della saggezza e della Provvidenza Divina]]
Molti personaggi e situazioni del romanzo manzoniano presentano analogie con precedenti opere della letteratura europea. L'argomento è trattato molto esaurientemente anche dal critico [[Giovanni Getto]] nel suo libro ''Manzoni europeo''. Per limitarsi ad alcuni cenni, c'è da rilevare una evidente analogia fra il capolavoro manzoniano e i romanzi dello scozzese [[Walter Scott]] iniziatore del [[romanzo storico]]. Manzoni però elimina gli aspetti favolosi presenti nelle opere di Scott (per esempio, in ''Ivanhoe'' nel primo capitolo si parla del "favoloso dragone Wantley" e di "riti della superstizione [[druida|druidica]]" ). Esistono rapporti con il gusto inglese del “quotidiano”, tipico del ''romanzo borghese'' dell'Inghilterra sette-ottocentesca ([[Samuel Richardson]], [[Jane Austen]], [[Thomas Hardy]], [[William Thackeray]], per citare gli autori più noti), gusto trasferito dal Manzoni sul mondo popolare. Riguardo all'[[Innominato]], sono state notate analogie col [[mito]] [[satanismo|satanico]] del “grande ribelle”, personaggio [[titanismo|titanico]] e [[individualismo|individualista]] presente in certi poeti romantici inglesi e tedeschi come [[Friedrich Schiller|Schiller]] e [[Byron]] (ad esempio ne ''[[I masnadieri (Schiller)|I Masnadieri]]'' di Schiller e ne ''[[Il_corsaro_(Byron)|Il Corsaro]]'' di [[Byron]]). [[Egidio]] e, in minor misura, [[don Rodrigo]] richiamano gli eroi [[Libertinismo|libertini]] del Settecento francese, moralmente anticonformisti, dissacratori della tradizione e rinnegatori della virtù nell'esaltazione del desiderio, degli istinti naturali, come i protagonisti dei romanzi del Marchese [[De Sade]] (''[[Storia di Juliette]]'', ''[[Justine o le disavventure della virtù]]'').<br />
[[Lucia Mondella|Lucia]] è la giovane innocente e virtuosa, perseguitata come Clarissa Harlowe dell'omonimo romanzo di [[Samuel Richardson]], inoltre il suo rapimento si può avvicinare a quello di lady Rowena descritto da [[Walter Scott]] in ''Ivanhoe''. Il rapimento di Lucia e la sua prigionia nel tetro castello dell'[[Innominato]] nonché la descrizione del castello e del suo ambiente (capitolo XX) richiamano analogie con il [[romanzo gotico]], il genere “nero” inglese del Settecento: ''The monk'' di [[Matthew Gregory Lewis]], ''The castle of Otranto'' di [[Horace Walpole]], ''The Mysteriers of Udolpho'' di [[Ann Radcliffe]].<br />
Per la storia di [[Gertrude]] si è trovato un riferimento nel romanzo ''La monaca'' di [[Diderot]]: è la storia della monacazione forzata di una figlia della ricca [[borghesia]]. Nel romanzo di [[Diderot]] c'è però una avversione contro le istituzioni ecclesiastiche, risalente all'[[Illuminismo]], che è assente in Manzoni.
Inoltre si rileva una descrizione più positiva in [[Diderot]] in cui manca la cupezza tragica di Manzoni.<br />
Sono riscontrabili echi dal [[romanzo epistolare]] ''[[Giulia o la nuova Eloisa]]'' di [[Jean-Jacques Rousseau]]: la descrizione del paesaggio del [[lago di Ginevra]] (v. il [[lago di Como]] nel romanzo manzoniano), la figura di Giulia (lettera XVIII, III parte) che richiama quella di [[Lucia Mondella|Lucia]]. Le avventure di [[Renzo Tramaglino|Renzo]] sono accostabili a quelle del [[picaro]] dei [[romanzo picaresco|romanzi picareschi]] spagnoli del XVI e XVII secolo.<ref>[[Giovanni Getto]], ''Manzoni europeo '' , Biblioteca europea di cultura, ed. Mursia, 1971.</ref> <ref>Per i rapporti col romanzo contemporaneo si veda anche in ''Storia della letteratura italiana'' '800-'900 di F. Gavino Olivieri, pag. 48, Nuove Edizioni Del Giglio, Genova, 1990. </ref>
 
:<math>M = - m g d \sin\vartheta</math>
==Gli umili e la Provvidenza==
[[File:I promessi sposi - ch13.jpg|thumb|left|Il Cancelliere Ferrèr che acquieta la folla di [[Milano]] in tumulto, promettendo pane e giustizia]]
''I Promessi Sposi'' sono una vicenda di umili. Si attua un capovolgimento della storia: gli umili sono i veri protagonisti. [[Lucia Mondella]] è una contadina umile, riservata e dotata di grande fede religiosa. [[Renzo Tramaglino]] ha le doti di un uomo di popolo: bontà, giustizia, religiosità, liberalità, ingenuità. Gli umili sono i protagonisti della storia, non come eserciti o gruppi sociali, ma ciascuno per sé, con il suo gruzzolo di sentimenti e di idee e le sue opere buone. Intorno ai due protagonisti, Renzo e Lucia, è presente un mondo di esseri semplici, contadini, artigiani, barcaioli, barrocciai, sempre pronti al bene nei pensieri e nelle opere. C'è, nel romanzo, la vita del villaggio, con i suoi interni squallidi e le campagne, bruciate dalla siccità. Ogni vicenda storica è vista in quanto aderisce alla vita degli umili, li agita, procura loro sofferenza. È questa novità di un giudizio morale che esce da tutte le norme e le convenzioni ed attua il [[paradosso]] del [[Vangelo]], che dà al romanzo la sua sostanza religiosa e rivoluzionaria.
Il romanzo ha uno sfondo popolano dove gli umili sono solidali nella sventura. Non vi sono solenni quadri storici, ma è presente la fisionomia varia e minuta di un'epoca. I grandi personaggi sono in funzione subordinata: protettori dei deboli ([[Federigo Borromeo]], [[fra Cristoforo]]) o incarnano gli aspetti negativi di un secolo (don Rodrigo, Azzeccagarbugli, conte Attilio, conte Zio, padre provinciale). I reggitori del destino dei popoli sono macchiette insignificanti: capitani di ventura, sovrani, ministri, il conte duca d'Olivares, Ferrer, il vicario di provvisione.<ref>[[Natalino Sapegno]], ''Compendio di storia della letteratura italiana'', cit., vol. III, pp. 210-15</ref>
Il romanzo manzoniano è stato sempre considerato dalla critica tradizionale il romanzo della ''Provvidenza divina''. L'intervento di Dio è vivo in tutto il romanzo, ma avvertito con la fede semplice degli umili: "quel che Dio vuole, Lui sa quel che fa; c'è anche per noi"; "lasciamo fare a Quel lassù"; "tiriamo avanti con fede, Dio ci aiuterà". L'opera di Dio si sente soprattutto negli affanni e nelle tribolazioni; essa è una presenza paterna, amorosa e severa. "La ''provida sventura'' del coro di [[Ermengarda]] ([[Adelchi (Manzoni)|Adelchi]]), il ''Dio che atterra e suscita che affanna e che consola'' dell'ode napoleonica, sono anche il filo conduttore la trama segreta del romanzo, ma espressi in termini più delicati, familiari, popolareschi."<ref>[[Natalino Sapegno]], ''Compendio di storia della letteratura italiana'', Firenze, La Nuova Italia, 1952, vol. III, pp. 215-18</ref> Nell'epilogo dell'''Addio monti'' (cap. VIII) l'autore scrive: "Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto, e non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una certa e più grande". Il "sugo" di tutta la storia del romanzo (cap. XXXVI) sta nelle parole di [[fra Cristoforo]] a Renzo e Lucia: "Ringraziate il cielo che v'ha condotti a questo stato, non per mezzo dell'allegrezze turbolente e passeggere, ma co' travagli e tra le miserie, per disporvi ad un'allegrezza raccolta e tranquilla". La ''provida sventura'' è il dolore che redime, che purifica ed eleva spiritualmente l'animo.
La ''Provvidenza'' è intesa come una fiducia in [[Dio]] e nella sua Grazia, un invito ad affidarsi alla [[Fede]] e agli insegnamenti cristiani di fronte alle avversità della vita:" È una delle facoltà singolari ed incomunicabili della religione cristiana, il poter indirizzare e consolare chiunque, in qualsivoglia congiuntura, a qualsivoglia termine, ricorra ad essa" (cap. X).
[[File:I promessi sposi - ch23.jpg|thumb|Il pentimento dell'[[Innominato]] di fronte al Cardinale [[Federigo Borromeo]]]]
"Il pessimismo cristiano di [[Adelchi (Manzoni)|Adelchi]] si è schiarito ed intenerito in questo dono di fiducia e di attesa in questa luce di ''allegrezza raccolta e tranquilla''".<ref>[[Natalino Sapegno]], ''Compendio di storia della letteratura italiana'', vol. III.</ref>.Tuttavia a questa chiave di lettura tradizionale del romanzo, che vede appunto nella "Provvidenza" la vera protagonista della vicenda, si contrappone un'altra, invero molto stimolante, soprattutto perché foriera di riflessioni ancora di scottante attualità. Avanzata dallo scrittore [[Leonardo Sciascia]] (1920-1989), uno dei massimi autori italiani del secolo scorso, ma in effetti già fatta propria dal critico salernitano [[Angelandrea Zottoli]], uno dei maggiori e nello stesso tempo misconosciuti studiosi manzoniani- nel suo ''Il sistema di don Abbondio'', (Laterza, Bari 1933) - tale chiave di lettura, pur senza ovviamente voler negare il rilevante aspetto religioso dell'opera, vede nel romanzo soprattutto "un disperato ritratto dell'Italia", del Seicento, dei tempi del Manzoni e dei giorni nostri, di sempre (L. Sciascia, «Corriere della Sera», 3-8-1985). Secondo questa ottica, dunque, il vero protagonista del romanzo sarebbe Don Abbondio, proprio il personaggio "perfettamente refrattario alla Grazia e che della Provvidenza si considera creditore" (L. Sciascia, ''Cruciverba'', Einaudi 1983 - Adelphi 1998). In effetti, simbolo di grettezza ed egoismo portato a livelli sublimi, il curato manzoniano finisce proprio per identificare il prototipo dell'italiano peggiore, menefreghista, convinto che la regola principe alla base della civile convivenza sia quella di farsi gli affari propri anche di fronte alle più palesi iniquità, atteggiamento mentale e di vita che finisce con il favorire le prepotenze di chi calpesta leggi e persone emarginando altresì in maniera micidiale chi tale andazzo vuol combattere. Insomma quel tipo di italiano ancora oggi lungi dall'essere stato messo all'angolo e che già nel finale dei ''Promessi sposi'' appare, secondo Sciascia, come il vero vincitore, perché Don Abbondio se la cava allegramente senza pagare dazio a nessuno, tetragono alle sofferenze di Renzo e Lucia, ma anche ai rimproveri del cardinale Borromeo che converte sì il terribile Innominato, ma non il curato con cui predica praticamente al vento! E proprio l'esigenza di non continuare a subire il "sistema di Don Abbondio", secondo Sciascia, costituisce il vero motivo per cui, alla fine del romanzo, a tempesta placata, Renzo e Lucia decidono di abbandonare, stavolta spontaneamente, il loro paese (L. Sciascia, ''Cruciverba'', op. cit): perché quel sistema, a dispetto del lieto fine, "è uscito temprato dalla vicenda" (L. Sciascia op. cit.), quel sistema in cui accanto a Don Abbondio fanno spicco i "Ferrer dal doppio linguaggio", gli "Azzeccagarbugli", i Conti Zio,i Padri Provinciali" e più in generale "le coscienze che facilmente si acquietano"(ibidem).
 
dove <math>d</math> rappresenta la distanza tra punto di sospensione e centro di massa. Applicando la seconda equazione cardinale si trova che
In quanto romanzo storico e "sociale", i ''Promessi sposi'' delineano un quadro completo delle gerarchie tra le diverse classi sociali nella società lombarda del [[Seicento]] e delle attività che le caratterizzano. L'autore scrive (cap. I): " Il [[clero]] vegliava a sostenere e ad estendere le sue [[Immunità (diritto)|immunità]], la [[nobiltà]] i suoi privilegi, il [[militare]] le sue esenzioni. I mercanti, gli artigiani erano arrolati in maestranze e in confraternite, i giurisperiti formavano una lega, i medici una [[corporazione]]". Dato che il romanzo ha un carattere volutamente popolare, Manzoni è attento a figure della piccola [[borghesia]] (mercanti e artigiani) e degli strati più umili della società (contadini e operai).<ref>''I Promessi sposi'', di Vincenzo Jacomuzzi e Attilio Dughera, ed. Petrini, pag. 537.</ref>
 
:<math>I \ddot \theta = - m g d \sin\vartheta</math>
== Il paesaggio ==
Il Manzoni ha la facoltà sovrana del poeta di vedere e suggerire, senza guastarle esprimendole, le segrete affinità tra l'anima e il mondo e le misteriose influenze dell'uno sull'altra, è tra i nostri poeti uno di quelli che ebbero più profondo e religioso il sentimento della natura e che in questa sentirono meglio [[Dio]]. Domina nello sfondo del romanzo il paesaggio familiare di [[Lombardia]], con i suoi cieli, i suoi monti, le sue acque, la sua mite luce autunnale :"Quel cielo di Lombardia così bello quand'è bello, così splendido, così in pace" (Cap. XVII).
Il paesaggio è calato nella realtà storica ed umana del romanzo. La sobrietà delle descrizioni è il risultato di uno scarnimento ricco di possibilità liriche ed evocative; i passi descrittivi sono trascrizioni di un momento di vita interiore. Il paesaggio è sempre smorzato e triste, in armonia con il tono del racconto.<ref>Mario Marcazzan, ''Il paesaggio dei Promessi Sposi'', in "Humanitas", III, 1948, pp. 1198-1203.</ref> L'autore non si diffonde in descrizioni paesistiche, tuttavia l'aria del paese natìo circola in tutti i capitoli, evocata dalle azioni degli uomini. Nei riquadri paesistici spesso s'insinua una musica elegiaca, che nasce dalla riverenza con cui il poeta si accosta agli aspetti della natura. In effetti, l'intero incipit dell'opera è una dettagliata descrizione del paesaggio del Lecchese, fino poi a inquadrare la figura di [[Don Abbondio]], e quindi dei due [[Bravi (I promessi sposi)|bravi]], puntando finalmente sulle persone anziché sui luoghi.
 
dove <math>I</math> rappresenta il [[momento di inerzia]] del pendolo rispetto al [[centro di istantanea rotazione|centro di rotazione]], che in questo caso è punto di sospensione. L'equazione si riduce in forma simile a quella dell'oscillatore armonico anche in questo caso, purché si considerino piccole oscillazioni. Si trova quindi:
[[Manzoni]] segue la concezione, propria del [[Romanticismo]], di un paesaggio proiezione di emozioni, sensazioni, stati d'animo dei personaggi. Per esempio il paesaggio è oggettivo e realistico nel primo capitolo ("Quel ramo del lago di Como.."); descritto con affettuosa nostalgia e profonda, accorata intimità da [[Lucia]] nell' "Addio monti...." (cap.VIII); pauroso e minaccioso nel bosco sull'[[Adda]] (cap. XVII) allorché l'animo di [[Renzo]] è pieno di timori, ansie, tensione e stanchezza; aspro, arido, minaccioso e incutente paura nella valle del castello dell'[[Innominato]] del quale rispecchia la personalità e lo stile di vita.
 
:<math>T = 2\pi\sqrt{\frac{I}{mgd}}</math>
== Trama ==
[[Immagine:I promessi sposi - Renzo.jpg|thumb|Renzo Tramaglino]]
[[Immagine:I promessi sposi - Lucia.jpg|thumb|Lucia Mondella]]
La vicenda è ambientata in Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola. I protagonisti sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani operai tessili che vivono in una località del lecchese, nei pressi del lago di Como, allo sbocco del fiume [[Adda]].
Il romanzo ebbe un impatto tanto forte sull'immaginario collettivo italiano che si volle per forza identificare il "paesello" dei Promessi Sposi e così, dopo i più capziosi ragionamenti, si scelsero due quartieri di [[Lecco]], Olate ed Acquate che, ancora oggi, si contendono questo ruolo. Di fatto Manzoni non si riferiva a luoghi precisi e nel romanzo gli unici indicati chiaramente sono il quartiere lecchese di [[Pescarenico]], dove si trovava il convento di Padre Cristoforo, e il castello della guarnigione spagnola, posto in riva al lago. Ogni cosa è pronta per il matrimonio di Renzo e Lucia quando un signore del luogo, Don Rodrigo, scommette con il cugino Attilio che riuscirà ad esercitare lo ''jus primae noctis'' su Lucia. Perciò il curato del paese, don Abbondio, incaricato di celebrare il matrimonio, viene minacciato durante la sua solita passeggiata serale da due bravi di don Rodrigo, affinché non sposi i giovani. In preda al panico, don Abbondio cede subito. Il giorno dopo imbastisce delle scuse a Renzo per prendere tempo e rinviare il matrimonio, non esitando ad approfittare della sua ignoranza per utilizzare come spiegazione frasi in [[lingua Latina|latino]].
 
Confrontando questa formula con la corrispondente del pendolo semplice, si può concludere che il pendolo fisico oscilla con lo stesso periodo di un pendolo semplice di lunghezza
===La finzione del manoscritto seicentesco===
Il romanzo si apre, come già accennato in un precedente paragrafo, con una finzione letteraria: la trascrizione dell'inizio di un [[manoscritto]] (una "Historia") di un romanzo del [[Seicento]], nello stile altisonante e ampolloso proprio della lingua del tempo ("questo dilavato e graffiato [[autografo]]"). In esso è scritto che mentre la Storia ufficiale si occupa solo dei grandi avvenimenti e dei personaggi famosi, il nostro Autore vuole raccontare la storia di umili persone del popolo. Tale finzione o "falso" letterario serve a inquadrare le vicende narrate in uno sfondo storico. Si crea così una duplice prospettiva nella quale vengono visti gli avvenimenti: una secondo i fatti narrati, attribuiti all'autore del manoscritto; l'altra secondo i commenti e le riflessioni del romanziere sulle vicende trattate. Si tratta di un espediente già usato da altri autori: per esempio [[Walter Scott]] in [[Ivanhoe]], [[Nathaniel Hawthorne]] ne [[La lettera scarlatta]], [[Cervantes]] nel [[Don Chisciotte]] (il manoscritto arabo di Cide Hamete Benengeli), [[Matteo Maria Boiardo]] nell'[[Orlando Innamorato]], [[Ludovico Ariosto]] nell'[[Orlando furioso]], [[Giacomo Leopardi]] nel preambolo al ''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco'' nelle [[Operette morali]]. L'espediente verrà ripreso nel Novecento, tra gli altri, da [[Umberto Eco]] nel romanzo [[Il nome della rosa]].
 
:<math>l = \frac{I}{md}</math>
Nel corso del romanzo vengono usati dal Manzoni degli asterischi, come in occasione di due [[analessi]] all'inizio del IV capitolo (biografia di [[padre Cristoforo]]) e all'inizio della biografia di [[Gertrude]] (capitolo IX). L'espediente, come scritto nell' ''Introduzione'', è motivato dall'ipotetico autore del manoscritto con l'opportunità di attribuire un certo anonimato e una certa indefinitezza alla vicenda, per rispetto e prudenza nei riguardi di casate e personaggi che al tempo di quello scritto (il Seicento) potessero essere ancora vivi: ("questi asterischi vengono tutti dalla circospezione del mio anonimo") scrive Manzoni nel IV capitolo.
 
Tale lunghezza è detta '''lunghezza ridotta''' o '''lunghezza equivalente''' del pendolo fisico.
===Quel ramo del lago di Como===
L'intonazione del passo iniziale è sentimentale e nostalgica, pur nella sua concretezza descrittiva. L'atteggiamento psicologico ed artistico di Manzoni è di chi rivede i luoghi cari della sua infanzia e li ricostruisce amorosamente in tutti i loro particolari. L'aggettivo dimostrativo iniziale (''Quel'') esprime con efficace evidenza il senso del ricordo.
Nella descrizione c'è una pittoricità a larghe tinte che si fa via via sempre più minuziosa; nella solitudine dei luoghi è come il vagheggiamento dell'anima. Lo scrittore passa, con tecnica che si può dire cinematografica, dall'ampiezza ed indeterminatezza delle prime immagini (il ramo del lago "che volge a mezzogiorno", le "due catene non interrotte di monti") ad un successivo articolarsi di particolari, resi con immediatezza e freschezza quasi fotografiche.
C'è freschezza di acquerello nel quadro del lago e domina sempre il gusto dello spettacolo panoramico, un'atmosfera idillica di silenzio e di solitudine alpestre ("Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio dell'acqua, di qua lago....di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora......."). Il gusto dello spettacolo panoramico è per esempio ben evidente quando Manzoni scrive: " Il luogo stesso da dove contemplate que' vari spettacoli, vi fa spettacolo d'ogni parte....".
Lo scenario della natura si restringe poi per mostrarci il mondo irrequieto e travagliato degli uomini ("Per una di queste stradicciole tornava bel bello......").<ref>Pietro Mazzamuto, ''A. Manzoni, "I Promessi Sposi"'', Palermo, Palumbo, 1955, pp. 9-11 (note).</ref>
 
== Pendolo a torsione ==
[[Umberto Eco]] ha scritto <ref>''Panoramica con carrellata'', "L'Espresso", 24 febbraio 1985.</ref>: " Una delle osservazioni che mi rendono più felice è scoprire che Manzoni in questa pagina sta facendo del cinema. Manzoni ha deciso che la sua descrizione dell'ambiente deve procedere anzitutto per un movimento che un tecnico cinematografico chiamerebbe di ''zoom'', è come se la ripresa fosse fatta da un aereo: cioè la descrizione parte come fatta dagli occhi di Dio, non dagli occhi degli abitanti. [....] La visione geografica, a mano a mano che procede dall'alto verso il basso, diventa visione topografica e include potenzialmente gli osservatori umani. Non appena questo avviene, la pagina compie un altro movimento, questa volta non di discesa dall'alto geografico al basso topografico, ma dalla profondità alla lateralità: sino ad arrivare a dimensioni umane, dove la carta si annulla nel paesaggio concreto. A questo punto l'ottica si ribalta, i monti vengono visti di profilo, come se finalmente li guardasse un essere umano a piedi".
Un pendolo a torsione è costituito da un filo inestensibile e di massa trascurabile alla cui estremità è fissato un corpo rigido. Se si fa ruotare il corpo attorno all'asse passante per il filo, quest'ultimo si torce producendo un ''momento torcente'' dato da <math>\vec{\tau}=-\chi\vartheta\hat{k}</math>, dove <math>\chi=\frac{\pi}{2}G\frac{R^4}{l}</math> (nel caso il corpo rigido sia un disco) è detta ''costante di torsione''. Esso ha segno meno perché tende a far ruotare il corpo nel verso opposto al moto. Prendendo come polo il centro di rotazione e applicando la [[seconda equazione cardinale]] della dinamica <math>\vec{M}^{(e)}\!\!=-\chi\vartheta\hat{k}=\frac{d\vec{L}}{dt}=\frac{d(I\dot{\vartheta}\hat{k})}{dt}</math>, otteniamo la seguente equazione differenziale:
:<math>\ddot{\vartheta}+\frac{\chi}{I}\vartheta=0</math>,
dove <math>I</math> è il momento d'inerzia del corpo rigido rispetto all'asse di rotazione, avente soluzione
:<math>\vartheta=\vartheta_{max}\cos{(\omega t+\varphi)}</math>.
Essa rappresenta l'equazione di un moto armonico semplice di pulsazione
:<math>\omega=\sqrt{\frac{\chi}{I}}</math>.
Applicando il teorema di conservazione dell'energia meccanica (siccome non vi sono forze dissipative), ricaviamo che l'''energia potenziale torsionale'' dovuta al momento del filo risulta essere:
:<math>U(\vartheta)=\frac{1}{2}\chi\vartheta^2</math>.
 
==Pendolo cicloidale==
===L'incontro tra fra Cristoforo e don Rodrigo===
Il '''pendolo [[cicloide|cicloidale]]''' è un tipo di moto periodico ideato da [[Christiaan Huygens]] intorno al [[1659]] con una peculiare proprietà: le sue oscillazioni sono isocrone indipendentemente dalla loro ampiezza. Si è visto infatti che questo vale nel caso del pendolo semplice solo per ampiezze abbastanza piccole. Huygens dimostrò invece che un punto materiale che oscilla seguendo una traiettoria cicloidale sotto l'azione della gravità ha un periodo costante che dipende unicamente dalle dimensioni della cicloide.
Renzo però, parlando con Perpetua, la domestica di don Abbondio, capisce che qualcosa non quadra e la costringe a rivelare la verità. Si consulta così con Lucia e con sua madre, Agnese, e insieme decidono di chiedere consiglio a un avvocato, detto [[Azzecca-garbugli]]; questi, inizialmente crede che Renzo sia un bravo, e come tale è disposto ad aiutarlo, ma appena capisce la situazione scaccia precipitosamente il giovane. Così i tre si rivolgono a padre Cristoforo, loro "padre spirituale", cappuccino di un convento poco distante. Il frate decide di affrontare don Rodrigo, e si reca al suo palazzo; ma quegli accoglie con malumore il frate, intuendo il motivo della visita; Cristoforo tenta di farlo recedere dal suo proposito, ma viene cacciato via in malo modo.
 
L'equazione della cicloide in forma parametrica è
La forza evangelica di [[fra Cristoforo]], straordinariamente accresciuta dalla provocazione, la sua semplice e terribile minaccia determinano nella coscienza addormentata di [[don Rodrigo]] un segno visibile di un remoto risveglio. La sua violenza persuasiva ed ispirata spalanca per un istante all'atterrito antagonista le porte della vera, autentica vita.
 
:<math>x = a (\theta - \sin{\theta}) \; ; \; y = a (1 + \cos{\theta})</math>
===La notte degl'imbrogli e dei sotterfugi===
[[File:I promessi sposi - ch6.jpg|thumb|Fra Cristoforo inveisce contro Don Rodrigo]]
Intanto Agnese propone ai due promessi un [[matrimonio a sorpresa]], pronunciando davanti al curato le frasi rituali alla presenza di due testimoni. Con molte riserve da parte di Lucia, il piano viene accettato, quando fra Cristoforo annuncia il fallimento del suo tentativo di convincere don Rodrigo. Intanto don Rodrigo medita il rapimento di Lucia, e una sera alcuni bravi irrompono nella casa delle donne, che però trovano deserta: Lucia, Agnese e Renzo sono infatti a casa di don Abbondio per tentare di ingannarlo, ma falliscono, e si devono riparare al convento di fra' Cristoforo, perché frattanto vengono a sapere del tentato rapimento.
Contemporaneamente fallisce anche il rapimento di Lucia da parte dei bravi che sono messi in fuga dal trambusto scoppiato nel villaggio.
Il Manzoni, maestro di psicologia collettiva, ha schizzato qui alcuni temi che svolgerà nel grande affresco della sommossa milanese.
 
dove ''a'' è la lunghezza del raggio della circonferenza che genera la cicloide. Siano quindi ''x'' e ''y'' le coordinate del punto di massa ''m'' che oscilla sotto l'azione della gravità. L'energia potenziale del punto è
Secondo il Critico Geno Pampaloni, la notte degli imbrogli è costruita come una perfetta [[sinfonia]]. "Possiamo distinguere quattro tempi, diversi per ritmo e colore. Il capitolo comincia con un allegro temperato, da [[opera buffa]].... prevale il comico che fa centro sulla figura di don Abbondio.[...] Il secondo tempo (apparizione dei due promessi e reazione di don Abbondio) è un buffo tempestoso [....] Poi esplode un tempo drammatico, incubi e paure si affastellano e si incrociano in un clima da tregenda: le campane a martello, la fuga, l'urlo di Menico nella casetta occupata dai bravi. E infine l'[[adagio]] finale, dolcissimo e solenne, dell'addio, traversando il lago, nella luce lunare della notte tornata disperatamente silenziosa e serena". <ref>''I promessi sposi'', a cura di Geno Pampaloni, De Agostini, Milano, 1988. </ref>
 
:<math>U = m g y</math>
===La fuga===
Renzo, Lucia e Agnese giungono al convento di Pescarenico dove padre Cristoforo espone loro i suoi progetti: Renzo si rifugerà presso il convento dei cappuccini a Milano dove cercherà padre Bonaventura, mentre Lucia troverà aiuto dal padre guardiano del convento nei pressi di Monza. Il religioso ha già scritto una lettera per ognuno dei confratelli e le consegna ai tre.
 
mentre l'energia cinetica è
===L'Addio ai monti===
{{vedi anche|Addio ai monti}}
[[Immagine:I promessi sposi - ch8.jpg|thumb|''Addio monti'' con il [[Resegone]] e il villaggio di Pescarenico sullo sfondo.]]
Secondo quanto padre Cristoforo ha preordinato, Renzo, Lucia e Agnese scendono alle rive dell'Adda e salgono su una piccola barca. Lucia medita sull'addio ai monti.
 
:<math>K = \frac{1}{2} m(\dot{x}^{2} + \dot{y}^{2})</math>.
È una pagina permeata di spiritualità ed [[elegia]]. Domina fin dalle prime note un movimento verticale, che va dal cielo alla terra, per risalire di nuovo al cielo, e che è come un preludio all'ascensione spirituale contenuta nella chiusa. Il pianto segreto di Lucia sulle cose più care che deve abbandonare si compone di un gesto che è tra i più belli che la poesia italiana ha saputo attribuire alle creature femminili. È la grande notte di Lucia, il suo paesaggio trepido e segreto: senza l'"Addio" Lucia non avrebbe mai rivelato la parte più gelosamente custodita del proprio cuore. Il notturno vigilante del lago è uno dei più belli di malinconia e serenità della poesia italiana.<ref>[[Giovanni Getto]], ''Lettere italiane'', 1961, pp. 428-32.</ref>
 
Poiché
===In convento a Monza===
Giunta al convento "pochi passi distante da Monza", Lucia viene accompagnata dal padre guardiano al convento di Monza dove vive Gertrude, la "signora" (la cui storia è ispirata a quella di suor Maria Virginia de Leyva) che prende la giovane sotto la sua protezione. Dopo l'incontro con Lucia, Manzoni racconta la biografia della monaca di Monza.
Gertrude è figlia di un principe feudatario di Monza di cui il narratore, seguendo l'"Anonimo", tralascia il nome. Per conservare intatto il patrimonio del primogenito si era deciso prima ancora che nascesse che sarebbe entrata in convento. L'educazione della bambina è continuamente orientata a convincerla che il suo destino di monaca sia il più desiderabile. Divenuta adolescente però, Gertrude comincia a dubitare di tale scelta. Tuttavia, un po' per timore, un po' per riconquistare l'affetto dei genitori, compie i vari passi previsti per diventare monaca. In convento soggiace alle attenzioni di Egidio, uno "scellerato di professione", in una relazione che avviluppa la "sventurata", colpevole non meno che vittima, in un gorgo di menzogne, intimidazioni, ricatti - proferiti e subiti - e complicità, anche nell'omicidio di una conversa che minacciava di far scoppiare lo scandalo rivelando la tresca.
 
:<math>\dot{x} = a\dot{\theta}(1 - \cos{\theta}) \; ; \; \dot{y} = - a \dot{\theta} \sin{\theta}</math>
===I tumulti di Milano===
[[File:I promessi sposi - Monaca di Monza.jpg|thumb|Ritratto della [[Monaca di Monza|monaca]] di [[Monza]]]]
Renzo, a Milano, non potendo subito ricoverarsi nel convento indicatogli da Fra' Cristoforo, dato che padre Bonaventura è in quel momento assente, rimane coinvolto nei tumulti scoppiati in quel giorno per il rincaro del pane. Renzo si fa trascinare dalla folla e pronuncia un discorso in cui critica la giustizia, che sta sempre dalla parte dei potenti. È tra i suoi ascoltatori un "birro" in borghese, che cerca di condurlo in carcere ma Renzo, stanco, si ferma in un'osteria, dove il poliziotto viene a conoscenza, con uno stratagemma, del suo nome. Andato via costui, Renzo si ubriaca e rivolge nuovi appelli alla giustizia agli altri avventori. L'oste lo mette a letto e corre a denunciarlo per proteggere i propri interessi. Il mattino dopo Renzo viene arrestato ma riesce a fuggire e si ripara nella zona di Bergamo, nella Repubblica di Venezia, da suo cugino Bortolo, che lo ospita e gli procura un lavoro sotto falso nome. Intanto la sua casa viene perquisita e viene fatto credere che sia uno dei capi della rivolta. Nel frattempo il conte Attilio, cugino di don Rodrigo, chiede a suo zio, membro del Consiglio Segreto, di far allontanare fra' Cristoforo, cosa che il conte ottiene dal padre provinciale dei cappuccini. In questo modo padre Cristoforo viene trasferito a Rimini.
 
si ha
È un grande quadro della follia umana, una visione di violenza e di stoltezza, ma sollevata da un'ironia senza punte e cordiale. All'irrazionale moto della folla i singoli personaggi si mescolano e si acconciano. La folla che ha perduto i lumi crede di aver ragione e se non gliela danno, se la fa con le sue mani. Renzo s'inserisce meccanicamente nella massa urlante e trova nel coro la sua voce segreta mille volte ripetuta. È un capitolo epico od eroicomico degli imbrogli e delle inversioni di questo mondo. I luoghi topici dell'episodio sono la "profondità metafisica" del capitano di giustizia, il chilo agro del Vicario di provisione, la frusta del cocchiere, il Ferrer. Ogni gesto in questa prospettiva di umana follia è innalzato nel cielo della poesia per l'efficacia liberatrice del sorriso manzoniano.<ref>[[Mario Sansone]], ''L'opera poetica di Alessandro Manzoni'', Milano-Messina, Principato, 1947, pp. 319-22.</ref>
 
:<math>\dot{x}^{2} + \dot{y}^{2} = 2 a^{2} \dot{\theta}^{2} (1 - \cos{\theta})</math>
La folla appare come una massa grigia di automi, ognuno dei quali contagia e ossessiona l'altro. "Un ronzio crescente per la strada", "uno sbucar di persone, un accozzarsi, un andare a brigate, un far crocchi" (cap. XII): nel tumulto di [[Milano]] siamo di fronte ad una moltitudine anonima, ad un gregge senza capo accozzato da un comune sentimento che qualcosa bisogna pur fare.<ref>Mario Biagini, ''Introduzione ai Promessi Sposi'', Milano-Messina, Principato, 1952, pp. 145-48. </ref>
 
e ricordando le trasformazioni
===L'Innominato===
[[Immagine:I promessi sposi - Innominato.jpg|thumb|L'Innominato]]
Don Rodrigo chiede aiuto all'Innominato, potentissimo e sanguinario signore, che però da qualche tempo riflette sulle proprie responsabilità, sulle vessazioni di cui si è reso autore o complice per attestare la propria autorità sui signorotti e al di là della legge, e sul senso della propria vita. Costui fa rapire Lucia dal Nibbio, con l'aiuto di Egidio e la complicità di Gertrude, e Lucia viene portata al castello dell'Innominato. Lucia, terrorizzata, supplica l'Innominato di lasciarla libera e lo esorta a redimersi dicendo che "Dio perdona molte cose per un atto di misericordia". La notte che segue è per Lucia e per l'Innominato molto intensa. La prima fa un voto di castità alla Madonna perché la salvi e quindi rinuncia al suo amore per Renzo. Il secondo trascorre una notte orribile, piena di rimorsi, e sta per uccidersi quando scopre, quasi per volere divino (le campane suonano a festa in tutta la vallata), che il cardinale Federigo Borromeo è in visita pastorale nel paese. Spinto dall'inquietudine che lo tormenta, la mattina si presenta in canonica per parlare con il cardinale. Il colloquio, giungendo al culmine di una tormentata crisi di coscienza che egli maturava da tempo, sconvolge l'Innominato, che si converte impegnandosi a cambiare vita e per prima cosa libera Lucia, che viene ospitata presso la casa di don Ferrante e donna Prassede, coppia di signori milanesi amici del Borromeo. Intanto il cardinale rimprovera duramente don Abbondio per non aver celebrato il matrimonio. Poco dopo scendono in Italia i [[Lanzichenecchi]], mercenari tedeschi che combattono nella guerra di successione al Ducato di Mantova, i quali mettono a sacco il paese di Renzo e Lucia e diffondono il morbo della peste. Molti, tra cui don Abbondio, Perpetua e Agnese, trovano rifugio nel castello dell'Innominato, che si è fatto fervido campione di carità.
 
:<math>\cos{\frac{\theta}{2}} = \sqrt{\frac{1 + \cos{\theta}}{2}}</math>
===La peste===
[[File:Cardinale&DonAbbondio.jpg|thumb|upright=1.4|Il colloquio tra il Cardinal [[Federigo Borromeo]] e il mite [[Don Abbondio]]]]
Con i Lanzichenecchi entra nella penisola la peste: se ne ammalano Renzo, che guarisce, e don Rodrigo, che viene tradito e derubato dal Griso, il capo dei suoi bravi (che, contagiato anch'egli dalla peste, non godrà dei frutti del suo tradimento). Don Rodrigo viene portato dai monatti al [[Lazzaretto di Milano|Lazzaretto]] in mezzo agli altri appestati. Renzo, guarito, torna al paese per cercare Lucia, preoccupato dagli accenni fatti da lei per lettera a un suo voto di castità fatto quando era dall'Innominato, ma non la trova, e viene indirizzato a Milano, dove apprende che si trova nel [[Lazzaretto di Milano|Lazzaretto]]. Qui trova anche padre Cristoforo, indomito nel servizio sebbene segnato dalla malattia, che scioglie il voto di Lucia e invita Renzo a perdonare don Rodrigo, ormai morente.
 
:<math>\sin{\frac{\theta}{2}} = \sqrt{\frac{1 - \cos{\theta}}{2}}</math>
La peste viene descritta in maniera scrupolosa e nei minimi particolari nelle sue prime manifestazioni, nelle reazioni suscitate, negli interventi positivi e negativi degli uomini chiamati a occuparsene (dai medici, ai politici, alla chiesa). Agli errori delle autorità, alla voluta disinformazione si somma l'ignoranza superstiziosa della popolazione. Ne deriva uno sconvolgimento drammatico della città intera, attraversata da Renzo, ormai guarito, come un luogo infernale pieno di pericoli e di insidie mortali.
 
si ottiene
La parte più drammatica di questa descrizione si trova nel capitolo 34, con una delle più celebri frasi della letteratura italiana:
 
:<math>U = 2mga \left(\cos{\frac{\theta}{2}}\right)^{2} \; ; \; K = 2m a^{2} \dot{\theta}^{2} \left(\sin{\frac{\theta}{2}}\right)^{2}</math>.
"Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato".
 
Introducendo
In tale capitolo si parla anche di Cecilia, "di forse nov'anni", che, ormai morta, è posta sul carro dei monatti dalla madre, che li implora di non toccare il piccolo corpo composto con tanto amore, e chiede poi di tornare dopo a "prendere anche me e non me sola" (per questo episodio Manzoni trasse ispirazione dal ''De pestilentia'' di [[Federigo Borromeo]]). La donna è presentata piena di dignità umana e di amore materno che riuscirà a impietosire anche il "turpe monatto" che le voleva strappare la bambina. Il personaggio è descritto accostando coppie di termini in [[antitesi]] collegati da forme oppostive e negative (cap. XXXIV): "una giovinezza avanzata ma non trascorsa"; una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale"; "la sua andatura era affaticata, ma non cascante".
:<math>q = \cos{\frac{\theta}{2}}</math>,
si ottiene
:<math>\dot{q} = - \frac{1}{2} \dot{\theta} \sin{\frac{\theta}{2}}</math>.
 
La grandezza ''q'' si può considerare [[coordinata generalizzata]] del punto oscillante, e la sua derivata <math>\dot{q}</math> come velocità generalizzata.
La descrizione della carestia, della fame, della calata dei [[Lanzichenecchi]] sono prove corali dell'immensa rappresentazione della peste. La peste descritta nel romanzo ha il carattere della necessità: superflua perciò ogni nota storica. Il prologo del dramma è nella descrizione di [[don Rodrigo]] preso dal contagio. La peste appare nel suo vario orrore quando Renzo viene al suo paese e poi a Milano. Nella descrizione della città colpita dal morbo è una spaventevole verosimiglianza: non più la luce dell'alba cara al Manzoni ma la spietata intensità del sole a picco. La descrizione dei carri dei [[monatti]] è pagina potente e sinistra. Un'immagine di follia è nella corsa del cavallaccio spinto dal frenetico cavaliere. L'accordo dei vari temi dell'episodio si rivela però nelle note soavi della scena della madre di Cecilia, nell'umoristico contrasto tra l'angoscia dell'ambiente e il comico errore dei monatti su Renzo scambiato per [[untore]], nell'idillica visione dell'ospedale degli innocenti, dove i bimbi allattati da donne e da capre suggeriscono il senso di una società favolosa come l'età dell'oro.<ref>[[Francesco Flora]], ''Storia della letteratura italiana'', Milano, Mondadori, 1940, vol.III, pp. 243-45.</ref>
Allora
Le principali fonti storiche utilizzate dal Manzoni furono: ''De peste quae fuit anno 1630'' ("La peste del [[1630]]") di [[Giuseppe Ripamonti]]; ''Ragguaglio dell'origine et giornali successi della gran peste'' di [[Alessandro Tadino]].<ref>Capitolo XXXI</ref>
 
<math>U = 2mga q^{2} \; ; \; K = 8m a^{2} \dot{q}^{2}</math>.
Nella letteratura precedenti famose narrazioni sulla peste furono le seguenti:
* la peste di [[Atene]] (430-425 a.C.) diffusasi durante la [[guerra del Peloponneso]] (tra le vittime ci fu anche lo statista [[Pericle]]). Ne parla lo storico greco [[Tucidide]] nella sua opera ''La Guerra del Peloponneso''. La descrizione della peste di Atene è narrata poeticamente nel V libro del [[De rerum natura]] di [[Lucrezio]];
* la peste nera del [[1348]]-[[1350]] descritta da [[Giovanni Boccaccio]] nel suo [[Decameron]];
* l'epidemia di peste a [[Londra]] descritta da [[Daniel Defoe]] nella sua opera ''La peste di Londra''.
Posteriore all'opera manzonaina nel [[Novecento]] è il romanzo ''La peste'' dello scrittore francese [[Albert Camus]], romanzo che però ha un contenuto [[allegorico]].
 
L'energia potenziale è una funzione quadratica della coordinata ''q'', e l'energia cinetica è una funzione quadratica della sua derivata (e i coefficienti sono costanti). Da ciò risulta che le oscillazioni del pendolo sono isocrone e armoniche di periodo
=== Conclusione ===
Infine i due promessi si incontrano nel [[Lazzaretto di Milano]], dove Renzo era andato alla ricerca di Lucia. Con l'aiuto di padre Cristoforo superano lo scoglio rappresentato dal voto di Lucia e tornano al loro paese dove don Abbondio prima tentenna, poi acconsente a celebrare le nozze (avuta conferma della morte di Don Rodrigo). Si trasferiscono infine nella bergamasca; Renzo acquista con il cugino una piccola azienda tessile e Lucia, aiutata dalla madre, si occupa dei figli. Hanno una prima figlia che chiamano Maria, come segno di gratitudine alla Madonna, e poi ne arriveranno altri.<br />
Il significato dell'opera suggerito da Manzoni è che con la fede in Dio tutti i problemi e le disgrazie si possono superare. Manzoni, traslando le problematiche del suo tempo in questo contesto romanzesco lascia inoltre una morale di grande importanza: è il popolo, nella sua condizione povera e umile, il vero protagonista della storia. Dio istituisce secondo Manzoni una Provvidenza che non decide al posto dell'uomo, ma determina un perpetuo equilibrio, pertanto il popolo deve giustamente cercare di riscattarsi e reclamare il proprio diritto di vivere e lasciare un proprio segno nella storia.<ref>"Manzoni, col "sugo" della storia nella chiusa dei ''Promessi sposi'', lascia intendere che il libro è un [[romanzo a tesi]]; e fiumi d'inchiostro si sono versati in proposito. Ma potrebbe anche sostenersi che il libro è un romanzo ''di'' tesi, un teorema con più ipotesi compresenti e alternative, un «romanzo di idee sotto specie di romanzo storico» (cfr. Caretti, cit., p.32)" Pietro Gibellini, ''La parabola di Renzo e Lucia. Un'idea dei "Promessi sposi"'', Morcelliana, Brescia, 1994; si veda anche, quale superamento della banalità del preteso "lieto fine", Ezio Raimondi, "Il romanzo senza idillio : saggio sui Promessi Sposi", Einaudi, Torino, 1974 e successive edizioni.</ref>
 
<math>T = 2 \pi \sqrt{\frac{4a}{g}}</math>.
== L'ambientazione geografica ==
Il romanzo è ambientato in Lombardia, più precisamente in una zona che comprende il ramo [[Lecco|lecchese]] del [[Lago di Como]], l'Adda, Monza, Milano e Bergamo. Questa scelta non è casuale dato che Manzoni scrive di luoghi a lui familiari.
 
Huygens utilizzò la sua scoperta per realizzare orologi a pendolo molto precisi. Per costruire il pendolo cicloidale occorre sospendere il pendolo ad un filo posto fra due archi di cicloide, in modo tale che esso segua il loro profilo facendo percorrere anche al peso attaccato una traiettoria cicloidale.
== Personaggi ==
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
!width=10% align=center | Personaggio
!width=10% align=center | Tipo/ruolo
!width=10% align=center | Caratteristiche socio-economiche
!width=10% align=center | Psicologia
!width=10% align=center | Comportamento
|-
| align=center | [[Don Abbondio]] || principale, per codardia si trasforma in aiutante dell'antagonista (simboleggia chi, pur investito di responsabilità istituzionali, si piega al più forte), personaggio meschino e reietto è un succube che tenta di avere il minor danno proprio a discapito dei più poveri. || [[curato]] del paese, vocazione non spirituale ma di convenienza; non benestante; esercita una forma di [[banco di pegni]]. || pavido, egoista, pauroso e codardo si ispira alla regola di "scansare tutti i contrasti e cedere quelli che non può scansare" || don Abbondio è succube del suo tempo, della sua epoca e delle ingiustizie presenti in essa; non riuscendo ad affrontarle tenta di scansarle. Viene paragonato ad un vaso di terracotta che viaggia insieme ad altri vasi di ferro su un carro. Egli risulta vittima della società perché non possiede un carattere forte e determinato ("non era nato con un cuor di leone").
|-
| align=center | [[Perpetua (I promessi sposi)|Perpetua]] || personaggio minore (simboleggia la sincerità, la genuinità) || domestica di don Abbondio; " aveva passato l'età sinodale dei 40, rimanendo nubile, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche." || pragmatica, dolce, determinata || sa ubbidire e comandare, tollerare e imporre, non sa mantenere i segreti, poiché ha un animo abbastanza semplice, e "rozzo". Termine scurrile usato nel primo capitolo contro Don Abbondio: "Oh che birbone".
|-
| align=center | [[Renzo Tramaglino]]<ref>Nella prima stesura si chiamava Fermo Spolino. In entrambi i casi il cognome allude all'attività lavorativa (operaio tessile); come anche il cognome [[Mondella]], Tramaglino è tuttora presente in Lombardia, e anche in altre [[regioni d'Italia]]. Vedi[http://www.gens.info/italia/it/turismo-viaggi-e-tradizioni-italia#.UO67pKxXuSo]</ref> || protagonista (simboleggia gli ingenui volenterosi) || operaio tessile e contadino, condizioni economiche medie, orfano, fidanzato di Lucia || animo buono, dai valori morali semplici e onesti; ma anche ingenuo e impulsivo, e per questo capace di cacciarsi nei guai, come accade a Milano. ||
|- umile, riservato, pudico, ingenuo.
|- persona di buon cuore, ma che, se istigata, può diventare persino violenta.
| align=center | [[Lucia Mondella]] || protagonista, vittima (simboleggia l'innocenza, i valori puri del cattolicesimo) || fidanzata di Renzo, tessitrice, orfana di padre vive con la madre Agnese. || timorata di Dio, dotata di una morale solida, ma anche capace di sottili astuzie; come quando dà a fra Galdino una gran quantità di noci perché concluda prima la questua e torni presto al convento a chiamare Fra' Cristoforo; o come quando, vedendo che l'Innominato comincia a commuoversi, esplode in accenti ancora più accorati, che lo inducono a capitolare. || Lucia appare più equilibrata e coerente di Renzo e di Agnese, anche se talvolta cede alle loro pressioni e si lascia convincere ad agire contro i propri principi, come quando accetta di partecipare al matrimonio a sorpresa.
|-
| align=center | [[Agnese (I promessi sposi)|Agnese]] || aiutante dei protagonisti (simboleggia i valori pragmatici e materni) || tessitrice, madre di Lucia || pragmatica, sicura di sé, dotata di furbizia "di paese" || materno, protettivo, impulsivo
|-
| align=center | [[Azzecca-garbugli]] || aiutante dell'antagonista (simboleggia la manipolazione della legge a difesa dei privilegi) || avvocato trasandato || meschino || al servizio dei potenti, comicità di gesti e smorfie
|-
| align=center | [[Padre Cristoforo]] (Lodovico) || aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo coraggioso, capace di prendere posizione in difesa dei più deboli) || [[padre cappuccino]], appartenente a una benestante famiglia di mercanti || irrequietezza interiore, disciplina d'umiltà, somma spiritualità religiosa || costante astinenza, autocontrollo, senso della giustizia, determinazione e coraggio
|-
| align=center | [[Don Rodrigo]] || antagonista, incapricciato di Lucia (simboleggia i prepotenti e il malgoverno spagnolo dell' epoca) || nobiluomo || orgoglioso, maligno || prepotente, capriccioso, offensivo, sarcastico, violento
|-
| align=center | [[Griso]] || aiutante dell'antagonista (simboleggia la violenza gratuita) || uno dei [[Bravi (I promessi sposi)|bravi]]|| opportunista || prepotente, violento
|-
| align=center | [[Monaca di Monza]] (Gertrude, "la Signora") || aiutante della protagonista, poi dell'antagonista; è ispirata ad un personaggio storico (suor Maria Virginia de Leyva, la [[Monaca di Monza]]; attraverso il racconto delle sue vicende, Manzoni denuncia la monacazione forzata) || figlia di un potente signore di Monza, secondo Manzoni è sempre stata indirizzata alla vita in convento, anche se ciò andava contro la sua natura || frustrata, rancorosa, debole, indecisa, ambigua || autoritario, capriccioso, enigmatico
|-
| align=center | [[Conte zio]] || aiutante dell'antagonista (simboleggia la classe dei potenti e corrotti) || potente rappresentante della famiglia, membro del Consiglio Segreto, zio del conte Attilio (cugino aiutante dell'antagonista don Rodrigo, cinico e amorale) || risoluto || serio, paternalistico, consapevole del suo potere
|-
| align=center | [[Innominato]] || aiutante dell'antagonista, poi dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia il pentimento, la conversione, la redenzione, valori base del cristianesimo) || nobile, potente fuorilegge || crudele, risoluto, inquieto, introspettivo, sensibile || dapprima violento, "aspro, dominante e ostile" (v. valle); poi, a seguito del pentimento, umile e desideroso di espiazione
|-
| align=center | [[Nibbio (personaggio)|Nibbio]] || aiutante dell'antagonista || capo dei bravi || fedele, inquieto || un uomo crudele che rimane toccato dai pianti di una fanciulla
|-
| align=center | Oste || aiutante dell'antagonista (simboleggia mentalità cittadina) || oste || opportunista, prudente, egoista || teso al proprio interesse e alla propria sicurezza
|-
| align=center | [[Bortolo]] || aiutante del protagonista (simboleggia valori familiari) || tessitore, cugino di Renzo || altruista || disponibile, pragmatico
|-
| align=center | [[Cardinale]] [[Federigo Borromeo]] || aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo puro e ispirato) || da facoltosa famiglia lombarda, [[arcivescovo di Milano]] || autentica e profonda spiritualità cristiana || puro, umile, caritatevole, altruista, disponibile, pacato e santo
|-
| align=center | [[Sarto (personaggio)|Sarto]] || aiutante della protagonista (simboleggia l'uomo umile, il buon cristiano) || sarto || altruista || disponibile, goffo e imbarazzato
|-
| align=center | [[Donna Prassede]] || aiutante ambigua della protagonista (simboleggia il [[bigottismo]]) || nobildonna milanese, moglie di don Ferrante || benefattrice bigotta, dalla carità e dalla morale malintesa, pregiudizi arroganti e autoritari || disponibile ma intrigante, autoritario, malizioso
|-
| align=center | [[Don Ferrante (personaggio)|Don Ferrante]] || aiutante della protagonista (simboleggia l'ottusa cultura erudita e accademica) || uomo di cultura, marito di donna Prassede || vuota erudizione || non comanda né ubbidisce, studia tutto il giorno con rabbia e compiacenza della moglie, professore di [[cavalleria]], quotato consigliere su [[questioni d'onore]]
|-
| align=center | [[Conte Attilio]] || aiutante di Don Rodrigo, di cui è il cugino || nobile proveniente da Milano, sembra più importante di don Rodrigo || dal carattere molto semplice || sa trasformare il suo comportamento, scherzoso con don Rodrigo, serioso e truffaldino con il conte Zio
|-
| align=center | [[Tonio (I promessi sposi)|Tonio]] || aiutante di Renzo || Compaesano di Renzo, lo aiuterà nel tentativo di matrimonio per sorpresa venendo a far da testimone (ovviamente sotto compenso) || Furbo e acuto, si dimostra molto affettuoso nei confronti del fratello Gervaso, che definisce "un sempliciotto", mentre in realtà egli è un disabile mentale.
|-
| align=center | [[Padre provinciale (personaggio)|Padre provinciale]] || il superiore di padre Cristoforo || || ||
|-||
|}
 
==Note==
== Fonti manzoniane ==
<references/>
Tra le fonti storiche del romanzo, esaminate da Tano Nunnari, ''«Il più di quello studio se n’è andato…»''.'' Le fonti storiche dei «Promessi sposi»'',  Milano, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, 2013, si possono ricordare le seguenti.
* [[Giuseppe Ripamonti]], ''Historia Patria.''
* M. Gioia, ''Sul commercio de' commestibili e caro prezzo del vitto''.
* F. Borromeo, ''De pestilentia quae Mediolani anno 1630 magnam stragem edit''.
* C.G. Cavatio della Somaglia, ''Alleggiamento dello Stato di Milano per le imposte e loro ripartimenti''.
* L. Ghirardelli, ''Il memorando contagio seguito in Bergamo l'anno 1630''.
* P. La Croce, ''Memoria delle cose notabili successe in Milano intorno al mal contagioso l'anno 1630''.
* A. Lampugnano, ''La pestilenza seguita in Milano l'anno 1630''
* [[Ludovico Antonio Muratori]], ''Del governo della peste e delle maniere di guardarsene''
* G. Ripamonti, ''De peste quae fuit anno 1630 libri V desumpti ex annalibus urbis''
* F. Rivola, ''Vita di Federigo Borromeo Cardinale del titolo di Santa Maria degli Angeli, ed Arcivescovo di Milano''
* F. Verri, ''Osservazioni sulla tortura''
 
==Voci correlate==
== Frasi e personaggi proverbiali ==
* [[Isocronismo]]
''I promessi sposi'' hanno dato origine a diverse frasi ed espressioni che in Italia sono entrate nell'uso comune. Alcuni esempi: Da "''Questo matrimonio non s'ha da fare''" a "''Perpetua''", che ora identifica per antonomasia le collaboratrici dei parroci; da "''latinorum''" a "''[[Carneade]]''", per definire un illustre sconosciuto, e ancora da "''Azzecca-garbugli''" per definire un avvocato di scarsa etica professionale (o, in generale un arruffone che incanta il prossimo solo a parole), a "''i capponi di Renzo''" per indicare in senso figurato soggetti deboli e destinati a soccombere che si perdono nel litigare fra di loro, invece di far fronte comune contro la fine che li attende.
* [[Jean Richer]]
 
* [[Pendolo di Wilberforce]]
Sono spesso citati inoltre interi brani del romanzo che vengono tuttora imparati a memoria e recitati, come ''"Addio, monti sorgenti dall'acque..."'' e ''"Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno..."'', tutti riferimenti al paesaggio dei dintorni [[Provincia di Lecco|lecchesi]].
* [[Moto armonico]]
 
* [[Pendolo composto]]
== Opere derivate ==
* [[Pendolo balistico]]
[[Dino Buzzati]], autore del Novecento, ha scritto, sulla base del capitolo manzoniano sulla malattia di don Rodrigo, il racconto ''La peste motoria'', vivace trasposizione in cui la malattia aggredisce non più gli uomini ma le autovetture, e i monatti sono dipendenti degli sfasciacarrozze.
* [[Pendolo orizzontale]]
 
* [[Pendolo di Foucault]]
== Adattamenti ==
* [[Pendolo di Kater]]
 
* [[Pendolo di Newton]]
=== Opera lirica ===
*[[Jean Pigeon]]
* ''[[I promessi sposi (Ponchielli)|I promessi sposi]]'' di [[Amilcare Ponchielli]] (1856 - seconda versione 1872)
* ''[[I promessi sposi (Petrella)|I promessi sposi]]'' di [[Errico Petrella]] (1869)
 
=== Musical ===
* ''[[I promessi sposi Musical]]'' di [[Tato Russo]] (in scena dal 2000 al 2003) con [[Michel Altieri]] (Renzo) e [[Barbara Cola]] (Lucia) -Premio Massimini come miglior attore a Michel Altieri.
* ''[[I promessi sposi - Opera moderna]]'' di [[Michele Guardì]] (in scena dal 18 giugno 2010) con [[Noemi Smorra]] nei panni di Lucia, [[Graziano Galatone]] nei panni di Renzo, [[Giò Di Tonno]] nei panni di Don Rodrigo, [[Lola Ponce]] nei panni della Monaca di Monza, [[Vittorio Matteucci]] nei panni dell'Innominato e [[Christian Gravina]] nei panni di Fra' Cristoforo e del cardinale Borromeo.
 
=== Cinema ===
* ''[[I promessi sposi (film 1909)|I promessi sposi]]'' (1909)
* ''[[I promessi sposi (film 1913)|I promessi sposi]]'' (1913)
* ''[[I promessi sposi (film 1923)|I promessi sposi]]'' (1923)
* ''[[I promessi sposi (film 1941)|I promessi sposi]]'' (1941)
* ''[[I promessi sposi (film 1964)|I promessi sposi]]'' (1964)
* ''[[Il monaco di Monza]]'' (1963), parodia interpretata da [[Totò]], [[Nino Taranto]] ed [[Erminio Macario]]
 
=== Sceneggiati televisivi ===
[[File:Romina ed Albano con Felice Chiusano e Lucia Mannucci.jpg|thumb|lright|240px|[[Romina Power]] (Lucia) ed [[Al Bano]] (Renzo) con [[Felice Chiusano]] (don Abbondio) e [[Lucia Mannucci]] (Agnese) nella parodia dei ''Promessi Sposi'' realizzata nel [[1985]] dal [[Quartetto Cetra]]]]
* ''[[I promessi sposi (sceneggiato televisivo 1967)|I promessi sposi]]'' regia di [[Sandro Bolchi]] (1967) principali interpreti: [[Massimo Girotti]], [[Paola Pitagora]], [[Nino Castelnuovo]], [[Tino Carraro]], [[Luigi Vannucchi]], [[Salvo Randone]].
* ''[[I promessi sposi (sceneggiato televisivo 1989)|I promessi sposi]]'' regia di [[Salvatore Nocita]] (1989) principali interpreti: [[Alberto Sordi]], [[Danny Quinn]], [[Burt Lancaster]], [[Franco Nero]], [[Helmut Berger]].
* ''[[Renzo e Lucia]]'' regia di [[Francesca Archibugi]] (2004) principali interpreti: [[Stefano Scandaletti]], [[Michela Macalli]], [[Paolo Villaggio]], [[Laura Morante]], [[Carlo Cecchi]], [[Stefano Dionisi]], [[Gigio Alberti]], [[Stefania Sandrelli]]
 
=== Parodie ===
* ''[[I promessi sposi (Quartetto Cetra)|I promessi sposi]]'' regia di [[Antonello Falqui]], con il [[Quartetto Cetra]] (1985)
* ''[[I promessi sposi (sceneggiato televisivo 1990)|I promessi sposi]]'' regia di [[Massimo Lopez]], [[Anna Marchesini]] e [[Tullio Solenghi]] (1990)
* "''[[I promessi sposi in dieci minuti]]''", riduzione-parodia degli [[Oblivion (cabaret)|Oblivion]], regia di Lorenzo Scuda e Davide Calabrese (2009)
 
=== Parodie a fumetti ===
* ''[[I promessi paperi]]'' (1976)
* ''[[I promessi topi]]'' (1989)
 
== Note ==
{{References|2}}
 
== Voci correlate ==
* [[Alessandro Manzoni]]
* [[Crisi del XVII secolo]]
* [[Luoghi manzoniani]]
* [[Peste del 1630]]
* [[Peste di San Carlo]]
* [[Romanzo storico]]
* [[San Carlo Borromeo]]
* [[Serata Manzoni]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=pendolo|wikt|commons=Category:Pendulums}}
{{interprogetto|testo|testo_preposizione=de|q|q_preposizione=tratte da|b=I promessi sposi|b_oggetto=un testo di commento|b_preposizione=ai|commons|etichetta=''I promessi sposi''}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.promessi-sposifisi.polimi.it/complementi/Applets.html Riassunti e divisione in sequenzeApplet di ogni capitolomeccanica].
* {{cita web|http://www.matematicamente.it/storia-della-scienza/66-fisica-per-le-superiori/2300-il-pendolo-di-kater-sp-8846|Pendolo di Kater a cura di Leonardo Latella}}
* [http://www.liberliber.it/audioteca/m/manzoni/i_promessi_sposi/mp3/manzoni_i_promes.m3u Audiolibro - Lettura integrale su [[Liber Liber]]]
* {{cita web|url=https://php.math.unifi.it/archimede/archimede/curve/guida/paginaindice.php?id=3&idd=8|titolo=Pendolo cicloidale}}
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Personaggi de I promessi sposi}}
{{Portale|letteratura|Lombardia|storiameccanica}}
{{Link VdQ|cs}}
 
[[Categoria:LeccoPendolo| ]]
[[Categoria:I promessi sposi| Vincoli]]