Annibale e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2018 ottobre 31: differenze tra le pagine

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|Nome = Annibale Barca
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|Immagine = [[File:Mommsen p265.jpg|220px]]
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|Didascalia = Un busto di marmo, ritenuto di Annibale, ritrovato a [[Capua]]; alcuni storici hanno messo in dubbio la sua autenticità<ref>Lancel, Serge (1995) ''Hannibal cover: "Roman bust of Hannibal. Museo Archeologico Nazionale. Naples"''.</ref>
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|Soprannome =
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 6 |voce = Il gatto dagli occhi d'oro |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 ottobre 31 |multipla = |argomenti = letteratura |temperatura = 100 }}
|Data_di_nascita = [[247 a.C.]]
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|Nato_a = [[Cartagine]]
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|Data_di_morte = [[183 a.C.]]
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|Morto_a = [[Gebze|Libyssa]]
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|Cause_della_morte = suicidio con veleno
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|Luogo_di_sepoltura =
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 12 |voce = Instabilità della combustione |turno = 2 |tipo = semplificata |data = 2018 ottobre 31 |multipla = |argomenti = fisica, astronautica |temperatura = 91 }}
|Etnia =
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|Religione =
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|Nazione_servita = [[Cartagine]]<br />[[Dinastia seleucide|Impero seleucide]]
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|Forza_armata = [[Esercito cartaginese]]
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 1 |voce = Armando Picchi Calcio |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 ottobre 31 |durata = < un giorno |multipla = }}
|Arma =
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|Corpo =
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|Reparto=
|Anni_di_servizio = 226-190 a.C.
|Grado = [[condottiero|generale comandante in capo]]
|Ferite =
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|Guerre = [[Seconda guerra punica]]<br /> [[Guerra contro Antioco III e lega etolica|Guerra contro Antioco III]]
|Battaglie = [[Assedio di Sagunto]]<ref name="LivioPeriochae21.2">{{cita|Periochae|21.2}}.</ref><br />[[Battaglia del Ticino]]<ref name="LivioPeriochae21.5">{{cita|Periochae|21.5}}.</ref><br />[[Battaglia della Trebbia]]<ref name="LivioPeriochae21.7">{{cita|Periochae|21.7}}.</ref><br />[[Battaglia del Lago Trasimeno]]<br />[[Battaglia di Canne]]<br />[[Battaglie di Nola]]<br />[[assedio di Capua (211 a.C.)|assedio di Capua]]<br />[[Battaglia del Silaro]]<br />[[Prima battaglia di Herdonia]]<br />[[Seconda battaglia di Herdonia]]<br />[[Battaglia di Numistro]]<br />[[Battaglia di Ascoli (209 a.C.)|Battaglia di Ascoli]]<br />[[Battaglia di Grumento]] <br />[[Battaglia di Crotone]]<br />[[Battaglia di Zama]]
|Comandante_di = Corpo di spedizione in Spagna (221-219 a.C.)<br />Corpo di spedizione in Italia (219-202 a.C.)
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
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|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Annibale
|Cognome = Barca
|ForzaOrdinamento = Annibale
|Sesso = M
|LuogoNascita = Cartagine
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 247 a.C.
|LuogoMorte = Libyssa
|LuogoMorteLink = Gebze
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 183 a.C.
|Epoca = -200
|Epoca2 = -100
|PreAttività = fu un
|Attività = condottiero
|Attività2 = politico
|Nazionalità = cartaginese
|PostNazionalità = , famoso per le sue vittorie durante la [[Seconda guerra punica]]
}}
[[Theodor Mommsen]] lo ha definito "il più grande generale dell'antichità"<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. II, tomo 2, p. 661.</ref>.
 
Figlio del comandante [[Amilcare Barca]], Annibale, profondamente nemico di [[Repubblica romana|Roma]] e deciso a combatterla, concepì ed eseguì un audace piano di guerra per invadere l'[[Italia (epoca romana)|Italia]]. Marciando dalla [[Spagna preromana|Spagna]], attraverso i [[Pirenei]] e le [[Alpi]], scese nella penisola, dove sconfisse le [[Legione romana|legioni]] romane in quattro battaglie principali – [[battaglia del Ticino]] ([[218 a.C.]]),<ref name="LivioPeriochae21.5"/> [[battaglia della Trebbia]] ([[218 a.C.]]),<ref name="LivioPeriochae21.7"/> [[battaglia del Lago Trasimeno]] ([[217 a.C.]]), [[battaglia di Canne]] ([[216 a.C.]]) – e in altri scontri minori.
 
Dopo la battaglia di Canne i Romani evitarono altri scontri diretti e gradualmente riconquistarono i territori del sud Italia di cui avevano perso il controllo. La Seconda guerra punica terminò con l'attacco romano a Cartagine, che costrinse Annibale al ritorno in Africa nel [[203 a.C.]] dove fu definitivamente sconfitto nella [[battaglia di Zama]], nel [[202 a.C.]]
 
Dopo la fine della guerra, Annibale guidò Cartagine per alcuni anni, ma, costretto all'esilio dai Romani, nel [[195 a.C.]] si rifugiò dal re [[Seleucidi|seleucide]] [[Antioco III]] in [[Siria]] dove continuò a propugnare la guerra contro Roma. Dopo la sconfitta di Antioco III Annibale si trasferì presso il re [[Prusia I]] in [[Bitinia]]. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale preferì suicidarsi; era il [[183 a.C.]].
 
Dotato di grandi capacità tattiche e strategiche, avveduto e sagace, Annibale, dopo le impressionanti vittorie iniziali, continuò a battersi tenacemente in Italia per oltre 15 anni con il suo piccolo esercito di veterani isolato in territorio nemico, cercando fino all'ultimo di contrastare il predominio di Roma<ref>G. Granzotto, ''Annibale'', pp. 265-266.</ref>. Per le straordinarie qualità dimostrate durante la sua carriera militare, Annibale è considerato uno dei più grandi generali della storia<ref>M.Bocchiola/M.Sartori, ''Canne. Descrizione di una battaglia'', p. 58.</ref>. [[Polibio]], suo contemporaneo, lo paragonava a [[Publio Cornelio Scipione Africano]]<ref>Polibio, ''Storie'', pp. 650 e 655.</ref>; altri lo hanno accostato ad [[Alessandro Magno]], [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]<ref>B.H. Liddell Hart, ''Scipione Africano'', pp. 217-240. Lo storico militare britannico analizza in dettaglio le qualità di questi quattro condottieri e definisce Annibale "il massimo tattico della storia", mentre considera Napoleone il più grande "stratega logistico" di tutti i tempi. Nel complesso però afferma che Scipione Africano era fornito di qualità pari, se non superiori, agli altri massimi condottieri.</ref><ref>I. Montanelli, ''Storia di Roma'', p. 121. L'autore definisce Annibale "il più brillante condottiero dell'antichità" e afferma che "molti lo pongono sullo stesso piano di Napoleone".</ref>.
 
== Biografia ==
{{Citazione|Se è cosa certa, e nessuno la mette in dubbio, che il popolo romano ha superato tutti gli altri popoli in valore, non si può tuttavia negare che Annibale superò tutti gli altri comandanti in abilità, quanto il popolo romano sta al di sopra di tutte le genti in forza|Cornelio Nepote, ''Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium'', XXIII. Hannibal. 1-2|si verum est, quod nemo dubitat, ut populus Romanus omnes gentes virtute superarit, non est infitiandum Hannibalem tanto praestitisse ceteros imperatores prudentia, quanto populus Romanus antecedat fortitudine cunctas nationes|lingua=la}}
=== Origini familiari e gioventù ===
 
Annibale (dal punico ''Hanniba'al'' חניבעל, ''Dono'' [o ''Grazia''] ''di [[Baal]]'') era il figlio maggiore del condottiero cartaginese protagonista della [[Prima guerra punica]]. [[Amilcare Barca|Amilcare]] che era stato soprannominato "Barca" (da ''Barak'' che in punico significava "fulmine"); egli era nato nel 247 a.C. e i suoi fratelli minori erano [[Asdrubale Barca]] e [[Magone Barca]].
 
[[File:Beaumont-Hannibal-Chambéry.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.6|[[Claudio Francesco Beaumont]], ''Annibale giura odio ai Romani'' (olio su tela, 330 × 630 cm del XVIII secolo)]]
 
Il padre Amilcare, dopo la sconfitta di [[Cartagine]] nella Prima guerra punica e dopo aver domato la [[rivolta dei mercenari]] e dei sudditi libici,<ref name="Livio21,2,1">[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 2, 1.</ref> era determinato, in contrasto con i propositi conservatori del partito aristocratico di Cartagine, a sviluppare un importante programma di espansione e rafforzamento della città in funzione anti-romana. Secondo la tradizione storiografica antica egli avrebbe contato in prospettiva per la lotta contro Roma, sul supporto dei suoi tre figli maschi, "i tre leoncini" allevati "per la rovina di Roma"<ref>S. Lancel, ''Annibale'', p. 22.</ref>.
Amilcare riuscì a convincere il "Senato" cartaginese a dargli un esercito per conquistare l'[[Spagna|Iberia]] che alcune fonti indicano come un dominio cartaginese perduto.<ref name="Livio21,2,1"/> Cartagine fornì solo una forza relativamente ristretta e Amilcare accompagnato dal figlio Annibale, che allora aveva nove anni, intraprese nel 237 la marcia lungo le costa del Nord Africa fino alle Colonne d'[[Ercole]]. Gli altri due figli, Asdrubale e Magone, restarono a Cartagine. In questo momento si colloca il celebre episodio del giuramento di Annibale bambino. Secondo la tradizione storiografica iniziata da [[Polibio]] e perpetuata da altri storici antichi, prima della partenza per la Spagna, Amilcare avrebbe fatto giurare solennemente al figlio che egli non sarebbe mai stato amico di Roma; l'evento, messo in dubbio dagli storici moderni, è divenuto esemplare per rappresentare simbolicamente il sentimento di odio eterno di Annibale verso Roma che rimase effettivamente l'elemento dominante della vita del condottiero cartaginese<ref>S. Lancel, ''Annibale'', pp. 51-52.</ref>.
 
La campagna di Amilcare in Spagna ebbe successo: pur con poche truppe e pochi finanziamenti, egli sottomise le città iberiche scegliendo come base operativa la vecchia colonia punica di Gades, l'odierna [[Cadice]]. Egli riaprì le miniere per autofinanziarsi, riorganizzò l'esercito e iniziò la conquista. Fornendo alla madrepatria convogli di navi cariche di metalli preziosi che aiutarono Cartagine nel pagamento dell'ingente debito di guerra con [[Roma]], Amilcare ottenne grande popolarità in patria. Sfortunatamente rimase ucciso durante l'attraversamento di un fiume. Venne scelto come suo successore il marito di sua figlia, [[Asdrubale Maior|Asdrubale]].<ref name="Livio21,2,3">[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 2, 3.</ref> Per otto anni Asdrubale comandò le forze cartaginesi consolidando la presenza punica, edificando una nuova città ([[Carthago Nova]] – oggi Cartagena). Asdrubale, impegnato nel consolidamento delle conquiste cartaginesi in Iberia, approfittò delle relativa debolezza di Roma che doveva fronteggiare i Galli in Italia e in Provenza per strappare il riconoscimento della sovranità cartaginese a sud del fiume Ebro.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 2, 3-5 e 7.</ref>
 
=== Ascesa militare (221 - 219 a.C.) ===
[[File:Hannibal route of invasion-it.svg|upright=1.4|thumb|Invasione di Annibale dalle Alpi, durante la [[seconda guerra punica]].]]
 
Asdrubale morì nel [[221 a.C.]] pugnalato in circostanze mai veramente chiarite.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 2, 6.</ref> I soldati, a questo punto, acclamarono loro comandante all'unanimità, il giovane Annibale.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 3, 1.</ref> Aveva ventisei anni e ne aveva passati diciassette lontano da Cartagine. Il governo cartaginese confermò questa scelta.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 4, 1.</ref>
{{Citazione|''I veterani credevano'' (nel vedere Annibale) ''che fosse stato loro restituito [[Amilcare Barca|Amilcare]] giovane'' (il padre), ''notando nello stesso identica energia nel volto e identica fierezza negli occhi, nella fisionomia del suo viso''.|[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 4, 2.}}
 
Annibale cominciò ad attaccare la popolazione degli [[Olcadi]], che si trovavano a sud dell'Ebro, sottomettendo poco dopo la loro capitale [[Cartala]] (l'odierna [[Orgaz]]) e costringendoli a pagare un tributo ([[221 a.C.]]).<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 5, 3-4.</ref> L'anno successivo ([[220 a.C.]]), dopo aver trascorso l'inverno a [[Nova Carthago]] carico di bottino, fu la volta dei [[Vaccei]], che sottomise anch'essi riuscendo ad occupare le loro città di [[Hermantica]] e poi [[Arbocala]] (identificabile forse con la moderna [[Zamora (Spagna)|Zamora]]), dopo un lungo assedio.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 5, 5-6.</ref> Gli abitanti di ''Hermantica'', in seguito, dopo essersi ricongiunti con il popolo degli [[Olcadi]], riuscirono a convincere i [[Carpetani]] a tendere al generale [[Cartaginesi|cartaginese]] una trappola sulla via del ritorno, nei pressi del fiume [[Tago]].<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 5, 7-8.</ref> Annibale riuscì però a battere i loro eserciti congiunti, composti da ben 100.000 armati (principalmente Carpetani). Egli infatti riuscì in un primo momento a evitare l'imboscata che gli avevano teso presso il fiume Tago, e quando le forze nemiche, a loro volta, cercarono di attraversarlo cariche di armi e bagagli per disporsi a muovere battaglia contro i cartaginesi, furono irrimediabilmente sconfitte e sottomesse.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 5, 9-17.</ref> Annibale, dopo due anni trascorsi a completare la conquista dell'Iberia a sud dell'[[Ebro]], si sentì pronto alla guerra contro Roma.
 
=== Assedio di Sagunto (219 a.C.) ===
{{Vedi anche|Assedio di Sagunto}}
[[File:Francisco Domingo Marques The Final Day of Sagunto in 219 BC.jpg|left|thumb|upright=1.4|''Gli ultimi giorni di Sagunto'' ([[Francisco Domingo Marqués]], 1869)]]
 
Decise così di muovere guerra a [[Sagunto]]<ref name="Livio21,5,2">[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 5, 2.</ref> – città alleata a Roma – con la motivazione che si trovava a sud dell'Ebro e quindi rientrava nei territori di competenza dei [[Cartaginesi]] e non dei Romani, anche se le era stata imposta dai Romani, con la violenza e l'inganno, un governo fantoccio filo-romano che ora attaccava gli alleati dei Cartaginesi (vedi Polibio e lo storico M. Bontempelli). L'assedio durò otto mesi e terminò nel [[219 a.C.]] con la conquista della città.<ref>{{cita|Periochae|21.2}}.</ref> Conquista agevolata da Roma che, impegnata su altri fronti, credeva di avere tempo a disposizione: "Ma, facendo ciò, i Romani sbagliarono. Li prevenne Annibale, occupando Sagunto." (Polibio). Per questo la guerra non si svolse in Spagna, nonostante i Romani avessero come base Sagunto, ma in Italia. "I Romani, avendo notizia della disgrazia occorsa a Sagunto, non stettero affatto a discutere se fare o non fare guerra, come assurdamente riferiscono alcuni scrittori" (Polibio). Invece, appena saputo dell'attacco a Sagunto, essi inviarono un'ambasceria a Cartagine per lamentare queste violazioni<ref>{{cita|Periochae|21.4}}.</ref> e in cui comandavano di consegnare Annibale e tutti i suoi generali o di aspettarsi un tremendo attacco.
 
Il senato cartaginese, ricevuta alla fine di marzo [[218 a.C.]] un'ambasceria romana, capeggiata dal ''[[princeps senatus]]'' [[Marco Fabio Buteone]], non accettò le condizioni dei romani (restituzione di Sagunto e consegna di Annibale). La guerra divenne inevitabile.<ref>{{cita|Periochae|21.4}}.</ref>
 
=== La seconda guerra punica (219-201 a.C.) ===
{{Vedi anche|Seconda guerra punica}}
 
==== La lunga marcia: da ''Nova Carthago'' alle Alpi (218 a.C.) ====
[[File:Hannibal traverse le Rhône Henri Motte 1878.jpg|upright=1.4|thumb|La traversata del [[Rodano]] da parte dell'armata di Annibale (disegno di [[Henri Motte]] del 1878)]]
Nella primavera del 218 a.C., sul finire di maggio, dopo aver lasciato il comando della Spagna centrale e meridionale al fratello [[Asdrubale Barca|Asdrubale il giovane]], Annibale, iniziò la grande marcia. 80.000<ref name="Eutropio3.8">[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', III, 8.</ref>-90.000 fanti<ref name="AppianoVII,1,4"/><ref name="PolibioIII35.1"/> e 10.000<ref name="Eutropio3.8"/>-12.000 cavalieri,<ref name="AppianoVII,1,4">{{cita|Appiano|''Guerra annibalica'', VII, 1, 4}}.</ref><ref name="PolibioIII35.1">{{cita|Polibio|III, 35, 1}}.</ref> oltre a 37 elefanti,<ref name="AppianoVII,1,4"/><ref name="Eutropio3.8"/> lasciarono [[Carthago Nova]] con meta l'[[Italia romana|Italia]].
 
Dopo aver valicato il confine del fiume Ebro,<ref name="LivioPeriochae21.1">{{cita|Periochae|21.1}}.</ref> iniziarono i primi problemi. L'opposizione delle genti iberiche stanziate a nord dell'Ebro fu molto forte. [[Polibio]] scrive che Annibale "''dovette combattere contro almeno quattro tribù''": gli [[Ilergeti]], i [[Bargui]], gli [[Ausetani]] e i [[Lacetani]]. A difendere le nuove conquiste [[Tarragona]], [[Barcino]] (l'odierna [[Barcellona]]), [[Gerona]] e tutta quella che oggi è nota come [[Costa Brava]], Annibale lasciò [[Annone]] con 11&nbsp;000 uomini. Altri uomini furono congedati e tornarono in Spagna.<ref>{{cita|Polibio|III, 35, 5}}.</ref>
 
Tolti dal numero i congedati, i morti in battaglia, i dispersi e i disertori, 50&nbsp;000 fanti, 9&nbsp;000 cavalieri e i 37 elefanti raggiunsero la colonia greca di [[Empúries|Emporion]] (attuale [[Ampurias]]) ed oltrepassarono i [[Pirenei]] valicando il [[Colle del Perthus]] durante il mese di agosto.<ref>{{cita|Polibio|III, 35, 7}}.</ref> Dopo un relativamente facile attraversamento dei Pirenei, Annibale dovette scontrarsi con le tribù galliche alleate alla colonia greca di [[Marsiglia]] e – contrariamente alle aspettative del generale cartaginese&nbsp;– del tutto indifferenti alla situazione delle consorelle che occupavano la [[Pianura Padana]] e sentivano la pressione delle armi romane. Raggiunto il [[Rodano (fiume)|Rodano]] agli inizi di settembre, Annibale trovò ad aspettarlo [[Magilo]], re dei [[Boi]] (popolazione della [[Gallia Cisalpina]]), venuto ad aiutare il generale cartaginese ad attraversare le Alpi al fine di combattere il comune nemico: Roma.<ref>{{cita|Polibio|III, 44}}.</ref>
 
Nel frattempo il console [[Publio Cornelio Scipione]] (padre del futuro [[Scipione l'Africano]]), che aveva radunato in agosto il suo esercito a [[Pisa]] per imbarcarlo alla volta della Spagna, venne raggiunto dalla notizia che Annibale aveva varcato i Pirenei e decise di bloccarlo sul Rodano poiché, non essendo il fiume guadabile, Annibale avrebbe dovuto costruire un ponte di barche per attraversarlo col suo imponente esercito, con conseguente rallentamento nella marcia. Così il console veleggiò verso la città alleata di Massilia, l'odierna Marsiglia, alle foci del fiume.<ref>{{cita|Polibio|III, 41}}.</ref>
Annibale dopo aver annullato la resistenza di alcune tribù celtiche, mandò la cavalleria numidica in avanscoperta e avvenne il primo contatto con l'esercito nemico: trecento cavalieri che pattugliavano la zona. Fu solo una scaramuccia, ma le distanze fra i due eserciti si erano ormai annullate.
 
==== Passaggio delle Alpi (218 a.C.) ====
[[File:Hannibal's ways thru south Alps.jpg|left|thumb|upright=1.0|Le possibili vie seguite da Annibale per raggiungere l'[[Italia romana]].]]
[[File:Col du Mont Cenis.JPG|thumb|left|upright=1.0|Uno dei "passi" da dove potrebbe essere transitato Annibale con il suo esercito e i suoi elefanti: il [[passo del Moncenisio]].]]
 
Il generale cartaginese volle evitare lo scontro immediato con Scipione, poiché il suo scopo era di arrivare in Italia con il massimo di forze e poi infliggere una serie di sconfitte umilianti ai romani favorendo in questo modo la defezione delle popolazioni italiche assoggettate; così dopo aver fatto passare il fiume all'esercito, elefanti compresi, puntò verso nord risalendo il corso del Rodano. Polibio e Livio hanno descritto con molti dettagli la tecnica impiegata da Annibale per far attraversare gli elefanti che erroneamente gli antichi ritenevano incapaci di nuotare. Nei racconti dei due storici il condottiero cartaginese avrebbe fatto costruire grandi zattere coperte da uno strato di terreno per ingannare gli animali che docilmente salirono sulle imbarcazioni; alcuni avrebbero attraversato camminando sul fondale e usando le proboscidi mantenute fuori dall'acqua per respirare<ref>S. Lancel, ''Annibale'', p. 111.</ref>.
 
Lo storico greco Polibio scrive che Annibale arrivò col suo esercito all'altezza del fiume [[Isère]], affluente di sinistra del Rodano, ma non aggiunge nessuna informazione circa il valico delle Alpi: probabilmente se ne era già persa la memoria o la cosa era ritenuta superflua.<ref>{{cita|Polibio|III, 45-55}}.</ref> Se avesse risalito la val d'Isère Annibale avrebbe potuto raggiungere diversi passi, come il [[Moncenisio]] oppure il lontano [[colle del Piccolo San Bernardo]] (''Cremonis iugum'') che viene citato anche da [[Cornelio Nepote]] con il nome di ''Saltus Graius''.<ref>[[Cornelio Nepote]], ''Annibale'', III.</ref> Anche lo storico romano [[Tito Livio]] cita l'Isère, ma subito dopo, come se Annibale avesse fatto una inversione, ci presenta il condottiero cartaginese presso il fiume Durance (''Druentia'', in latino), altro affluente di sinistra che risalendo la valle del Rodano si incontra prima dell'Isère. Dalla Durance, scrive Livio, Annibale andò "per vie agevoli" al valico delle Alpi, ma non lo nomina (anch'egli evidentemente non sa quale sia o non ritiene opportuno citarlo, trattandosi di una via forse ben nota). Livio, comunque, esclude il Piccolo San Bernardo: afferma come cosa certa che il primo popolo che Annibale incontrò dopo la discesa dalle Alpi furono i Celti Taurini, mentre se fosse disceso dal Piccolo San Bernardo avrebbe incontrato i Salassi ed altri popoli. Il Monginevro (1.850 m) è uno dei passi che si possono raggiungere dalla Durance. Esso era attraversato da un antichissimo percorso che poi divenne una importante strada romana nel 121 a.C., la [[via Domizia]].
 
Una più recente ricostruzione, che è compatibile con la risalita per la valle della Durance, colloca il passaggio per il [[Colle dell'Autaret]] ed il Colle Arnas nelle [[Valli di Lanzo]] e la discesa verso quello che è l'attuale comune di [[Usseglio]]. L'Autaret è un passo a 3.077 m. Era la fine di ottobre e Annibale riuscì a raggiungere la [[Pianura Padana]] poco prima dell'inverno, mantenendo quell'effetto sorpresa che voleva ottenere. Il tutto descritto in modo particolareggiato nel romanzo storico la "Druida di Margun - Hanniba'al"<ref>{{Cita libro|autore = Sisto Merlino|titolo = La Druida di Margun - Hanniba'Al|anno = 2015|editore = All Graphic Work snc|città = Villanova Canavese|p = |pp = 270|ISBN = 9788890501845|url = www.druida.info}}</ref> e Valli di Lanzo Touring Vol I<ref>{{Cita libro|autore = Sisto Merlino|titolo = Valli di Lanzo Touring Vol I|anno = |editore = All Graphic Work|città = Villanova Canavese|p = 1-40|pp = |ISBN = 978-88-905018-0-7|url = www.vallidilanzo.it}}</ref>.
 
Altra ipotesi di ricerca, vede Annibale impegnato più a nord alla ricerca di una valico, indirizzato dalle guide degli alleati [[Boi]]: avendo verificato che le principali vie d'accesso alla Gallia Cisalpina ([[Monginevro]], [[Moncenisio]], [[Piccolo San Bernardo]]) fossero ben sorvegliate dalle truppe romane e alleate, diresse l'esercito più a nord, fino ad ''Agaunum'' (oggi [[Saint-Maurice (Svizzera)]], prossima al [[Lago Lemano]]), dove si sarebbe scontrato con la tribù dei Nantuati, subendo le più gravi perdite nel suo tragitto alpino. Da qui avrebbe risalito la valle dell'Entremont, puntando a sud e giungendo in territorio cisalpino attraverso il Col di Menouve (m 2.801) o per il vicino Col di Annibale, entrambi a est del [[Colle del Gran San Bernardo]]. A questo punto, Annibale avrebbe eluso la sorveglianza romana in territorio valdostano attraversando colli minori, quali il Col Flassin (m 2.615) e il Col di Garin (m. 2805), transitando per la [[Val di Cogne]] e giungendo in vista della pianura sui colli del Bardoney (m. 2.833) o dell'Ariettaz (m. 2.939) entrambi con sbocco in [[Val Soana]], garantendosi così un notevole effetto sorpresa.<ref>Riccardo Petitti, ''Annibale sulle orme di Ercole''.</ref>
Dei sessantamila che avevano attraversato i Pirenei, quasi 50&nbsp;000 tra fanti e cavalieri e tutti i 37 elefanti (di cui, secondo Polibio, solo uno, [[Surus]] il ''Siriano'', in un primo momento riuscirà a sopravvivere all'inverno, per poi morire l'anno successivo durante la discesa in Etruria), riuscirono ad arrivare nella Pianura Padana. Sconfiggendo tribù montane, difficoltà del terreno e intemperie, Annibale aveva compiuto una delle imprese militari più memorabili del mondo antico. Assai dettagliata è la descrizione dell'attraversamento in Livio che cita anche un geniale metodo per spaccare le rocce che impedivano il passaggio (metodo confermato anche da Vitruvio e Plinio): Annibale riscaldò la roccia e un volta raffreddatasi la spezzò dopo averla ricoperta di aceto. Interessante la visione di un gigantesco masso sopra Malciaussia volutamente spezzato dall'uomo.
 
==== Le grandi vittorie in Italia: dal Ticino a Canne (218-216 a.C.) ====
[[File:Aníbal vencedor contempla por primera vez Italia desde los Alpes.jpg|thumb|upright=1.4|''Annibale vincitore contempla per la prima volta l'Italia, dalle Alpi'', (dipinto di [[Francisco Goya]]).]]
 
La sua improvvisa apparizione fra i Galli della Pianura Padana fece staccare molte tribù dalla appena stipulata alleanza con Roma. Dopo una breve sosta per lasciare riposare i soldati, Annibale si assicurò le posizioni alle spalle sottomettendo la tribù ostile dei [[Taurini]] (nei dintorni dell'odierna [[Torino]]). Quindi mosse lungo la valle del Po sconfiggendo i Romani, guidati dal console [[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio Cornelio Scipione]], in un combattimento presso ''[[Victimulae]]'' lungo il [[Ticino (fiume)|Ticino]]; il console rischiò di essere ucciso e la cavalleria numidica si dimostrò molto pericolosa; le legioni si ritirarono e furono costrette ad evacuare buona parte dell'attuale Lombardia.<ref>[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', III, 9. {{cita|Polibio|III, 65}}. {{cita|Periochae|21.5-6}}.</ref> Nel dicembre dello stesso anno ebbe l'opportunità di mostrare la sua capacità strategica quando [[Battaglia della Trebbia|attaccò al fiume Trebbia]], vicino [[Piacenza]], le forze di [[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio Cornelio Scipione]] (padre dell'[[Scipione Africano|Africano]]), cui si erano aggiunte le legioni di [[Tiberio Sempronio Longo (console 218 a.C.)|Tiberio Sempronio Longo]].<ref>{{cita|Polibio|III, 68, 13-15}}.</ref> Tatticamente la battaglia anticipò quella di Canne. L'eccellente fanteria pesante romana si incuneò nel fronte dell'esercito cartaginese, ma i Romani furono accerchiati ai fianchi dalle ali della cavalleria numidica e respinti verso il fiume, dove furono sorpresi da un contingente di truppe opportunamente nascosto da Annibale lungo la riva. Dei 16.000 legionari e 20.000 alleati, si salvarono circa 10.000 uomini che ripiegarono nella colonia romana di [[Piacenza]] fondata da pochi anni ([[218 a.C.]]).<ref name="LivioPeriochae21.7"/><ref>{{cita|Polibio|III, 71-74}}.</ref>
 
Dopo aver resa sicura la sua posizione nel nord Italia con questa battaglia, Annibale acquartierò le sue truppe per l'inverno fra i Galli, il cui zelo per la sua causa cominciò a scemare a causa dei costi del mantenimento dell'esercito punico. Nella primavera del [[217 a.C.]] Annibale decise di trovare a sud una base di operazioni più sicura.<ref>{{cita|Polibio|III, 78}}.</ref> Con le sue truppe e l'unico elefante sopravvissuto all'inverno, attraversò quindi l'Appennino senza incontrare opposizione. Lo attendevano grosse difficoltà nelle paludi dell'Arno, dove perse molte delle sue truppe per i disagi e le malattie e dove egli stesso perse un occhio.<ref>{{cita|Polibio|III, 79}}; {{cita|Periochae|22.1}}.</ref>
{{Citazione|Annibale scampò a stento, con grande pena, sull'unico elefante sopravvissuto, molto sofferente per una grave forma di oftalmia che lo aveva colpito, a causa della quale gli fu infine anche tolto un occhio...|{{cita|Polibio|III, 74, 11 e 79, 12}}.}}
Nepote invece afferma che non poté più utilizzare l'occhio destro bene come prima.<ref>{{cita|Cornelio Nepote|''Annibale'', IV}}.</ref>
[[File:Diretto in Apulia Annibale sfugge al Temporeggiatore applicando torce sulle corna dei buoi.jpg|left|upright=1.6|thumb|Annibale sfugge al Temporeggiatore, ingannandolo sulla reale entità delle proprie forze, applicando nella notte delle torce accese sulle corna dei buoi.<ref>{{cita|Polibio|III, 93 - 94}}.</ref>]]
Avanzò quindi in Etruria su terre più elevate, seguito dalle nuove legioni romane.<ref>{{cita|Polibio|III, 80-82}}.</ref> Dopo aver devastato e saccheggiato il territorio, organizzò un abile imboscata contro le truppe del console [[Gaio Flaminio]]. Con l'aiuto della nebbia riuscì a sorprendere i romani nella [[Battaglia del Lago Trasimeno]]; Annibale posizionò le sue truppe sulle colline che sovrastavano la via lungo il lago che le legioni, ignare del pericolo, stavano percorrendo; al momento convenuto i soldati del condottiero cartaginese calarono all'improvviso dalle colline sulle truppe romane in marcia che furono intrappolate sulle spiagge e nelle acque del lago. La battaglia si concluse con la completa disfatta dei romani; morì anche il console Flaminio, ucciso da un cavaliere celtico.<ref>{{cita|Polibio|III, 83-85}}.</ref><ref>S. Lancel, ''Annibale'', pp. 145-147.</ref><ref>G. Charles-Picard, ''Annibale'', pp. 219-220.</ref>
 
Annibale credette forse di avere la strada per Roma aperta. Ma se da un lato era vero che nessun esercito si frapponeva più fra lui e Roma, man mano che si addentrava in [[Umbria]], dovette constatare che le popolazioni continuavano a rimanere fedeli a Roma e a lui ostili,<ref>A [[Spoleto]], l'ingresso dal lato nord della antica cinta muraria romana reca ancora il nome di Porta Fuga, in ricordo dell'episodio che vide gli spoletini respingere i soldati di Annibale. Scrive [[Tito Livio]]: "Attraversa l'Umbria e arriva a [[Spoleto]]. Dopo aver devastato il suo territorio, cerca di occupare la città; respinto dopo una carneficina dei suoi soldati, e ritenendo dal poco successo del tentativo contro una piccola colonia, che una città come Roma gli avrebbe opposto ingenti forze, dovette desistere dirigendosi verso il [[Regio V Picenum|Piceno]]".</ref> pertanto preferì sfruttare la sua vittoria per spostarsi dal Centro al Sud Italia tentando di suscitare una rivolta generale contro il dominio di Roma. Suo malgrado, questa strategia a lungo andare fallì, nonostante un iniziale successo. Infatti la maggior parte delle città sottomesse a Roma non si ribellarono come lui aveva sperato.
 
Controllato e infastidito da vicino dalle truppe del dittatore [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo]] che sarà detto "il Temporeggiatore"<ref>{{cita|Periochae|22.6}}; {{cita|Polibio|III, 87, 6}}.</ref>, in questa fase Annibale riuscì solo parzialmente nel suo intento di minare la solidità dello stato romano. Dal punto di vista militare invece egli continuò a mostrare una grande abilità tattica: in un'occasione, anche se apparentemente in difficile posizione nella pianura campana, riuscì a sfuggire con uno stratagemma e a raggiungere le ricche pianure dell'[[Apulia]], dove i Romani non osarono affrontarlo per timore della superiore cavalleria cartaginese.<ref>{{cita|Periochae|22.8}}; {{cita|Polibio|III, 90 - 94}}.</ref> Annibale inoltre non mancò di seminare confusione e sospetto nel campo nemico incendiando e devastando i terreni attraversati dal suo esercito ma risparmiando i possedimenti di Fabio Massimo, insinuando in questo modo il dubbio su possibili accordi segreti con il dittatore romano.<ref>{{cita|Periochae|22.9}}.</ref>
[[File:Annibale a Canne.jpg|thumb|right|upright=1.6|Annibale percorre trionfalmente il campo di [[battaglia di Canne]] dopo la vittoria (stampa ottocentesca).]]
Nel complesso durante la campagna del [[217 a.C.]] Annibale non riuscì a ottenere la collaborazione delle principali popolazioni italiche, ma l'anno seguente, grazie a nuove, impressionanti vittorie, ebbe l'opportunità di mettere in grave difficoltà il sistema di alleanze di Roma con i popoli alleati dell'Italia meridionale. Un grande esercito romano costituito da otto legioni e comandato dai consoli [[Lucio Emilio Paolo (console 219 a.C.)|Lucio Emilio Paolo]] e [[Gaio Terenzio Varrone]], avanzò verso di lui in Apulia e accettò [[battaglia di Canne|battaglia nei pressi di Canne]].<ref>{{cita|Polibio|III, 107}}.</ref> Ponendo al centro dello schieramento la fanteria ibero-gallica (che come previsto cedette rapidamente sotto l'urto dell'attacco frontale dei legionari) e sui due lati la fanteria pesante africana, armata in parte con armi romane catturate nelle precedenti battaglie, Annibale attirò la massa delle legioni romane in una trappola.<ref>{{cita|Polibio|III, 113.6-9}}.</ref> Nel tentativo di sfondare le linee dei Galli, i Romani furono attaccati sui fianchi dalla fanteria pesante africana e presto, compressi in uno spazio ristretto, non poterono far valere la loro superiorità numerica e furono messi in difficoltà. Inoltre la cavalleria pesante numidica sbaragliò subito la cavalleria romano-italica, e, mentre la cavalleria leggera numidica, inseguiva i resti della cavalleria nemica, rientrò in campo alle spalle delle legioni romane già in grave difficoltà, completando l'accerchiamento.<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', Volume I, tomo 2, pp. 747-749.</ref> Annibale riuscì quindi a circondare le legioni e a distruggerle quasi completamente.<ref>{{cita|Polibio|III, 114-116}}.</ref> Le legioni romane, attaccate da tutte le direzioni e senza spazio di manovra, furono progressivamente distrutte; quasi 45.000 legionari, novanta senatori, trenta tra ex-consoli, pretori ed edili, [[battaglia di Canne|caddero sul campo di battaglia]], venne ucciso anche il console Emilio Paolo; 10.000 furono i prigionieri e solo 3.000 circa riuscirono a rifugiarsi a [[Venosa|Venusia]] con l'altro console Varrone<ref>{{cita|Periochae|22.10}}; {{cita|Polibio|III, 117}}.</ref>
 
Le perdite di Annibale furono circa 6.000 uomini. Questa vittoria favorì finalmente importanti defezioni e portò al suo fianco gran parte delle popolazioni meridionali, tra cui la [[Daunia]], parte del [[Sannio]], la [[Lucania]] e il [[Bruzio]], mentre l'Etruria e i Latini restarono fedeli all'Urbe. Il condottiero sperò forse in un primo tempo di aver raggiunto la vittoria finale; alcuni prigionieri furono inviati a Roma per trattare il riscatto ma il senato romano rifiutò ogni discussione e si dimostrò deciso a continuare la guerra.
In queste condizioni egli non ritenne possibile portare un attacco diretto a Roma nonostante questa apparisse indebolita dopo le gravi perdite subite. Annibale quindi preferì dispiegare le truppe sul territorio occupato nel meridione per consolidare le sue posizioni e favorire ulteriori defezioni<ref>A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol. I, p. 109.</ref>. Dopo la battaglia di Canne l'evento più importante della guerra in Italia fu l'alleanza di Annibale con [[Capua (antica)|Capua]], allora la seconda maggior città d'Italia.<ref>{{cita|Polibio|VII, 1, 1-2}}.</ref>, dove l'esercito cartaginese trascorse l'inverno del 216-215 a.C., avendo finalmente la possibilità dopo tre anni di continui combattimenti, di riposare<ref name="SL178">{{cita|Lancel 2002|p. 178}}.</ref>. La tradizione storiografica romana ha dato grande importanza a questi cosiddetti "[[ozi di Capua]]" che avrebbero compromesso la solidità e la combattività di Annibale e del suo esercito, fiaccati dai piaceri del soggiorno nella città campana<ref name="SL178"/>. Questa interpretazione tradizionale peraltro non trova alcun riscontro in Polibio ed è stata fortemente svalutata dalla storiografia moderna che la ritiene tendenziosa ed errata; in realtà Annibale e il suo esercito avrebbero continuato a dimostrare la loro superiorità per altri undici anni in Italia senza subire reali sconfitte<ref name="SL178"/>.
 
==== Gli anni trascorsi nell'Italia meridionale (215-203 a.C.) ====
{{Vedi anche|Trattato tra Annibale e Filippo V di Macedonia}}
 
Negli anni successivi Annibale dovette rinunciare a grande manovre offensive e limitarsi a controllare le principali città dell'Italia meridionale. Non riuscì più a costringere i suoi nemici ad una nuova grande battaglia campale; i romani ritornarono alle tattiche di logoramento di Quinto Fabio Massimo e dispiegarono sul campo un numero sempre più elevato di legioni per controllare il territorio e recuperare lentamente le posizioni perdute<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 267.</ref>.
 
Annibale cercò inizialmente di sfruttare la grande vittoria di Canne; inviò a Cartagine il fratello Magone per illustrare i brillanti successi raggiunti e richiedere rinforzi, ma i dirigenti della città, preoccupati per la situazione in Spagna, si limitarono ad inviare un piccolo contingente di cavalleria<ref>S. Lancel, ''Annibale'', pp. 173-174.</ref>. Il condottiero cartaginese nel 215 a.C. tentò di estendere il suo dominio in Italia meridionale ma subì alcuni insuccessi nel tentativo fallito di [[battaglie di Nola|occupare Nola]] difesa dal tenace [[Marco Claudio Marcello]].<ref>{{cita|Livio|XXIII, 44-46}}.</ref> Egli cercò anche di organizzare una grande coalizione internazionale contro Roma e concluse un importante trattato di alleanza con [[Filippo V di Macedonia]]<ref>{{cita|Polibio|VII, 9}}; {{cita|Livio|XXIII, 33-34}}.</ref>, Annibale inoltre entrò in contatto anche con gli inviati del giovane re di [[Siracusa]], [[Geronimo di Siracusa|Geronimo]], che sembrava disposto a cooperare nella lotta contro Roma.<ref>S. Lancel, ''Annibale'', pp. 181-182.</ref>
[[File:Campania bellum Hannibalicum 214 aC.png|left|thumb|upright=1.8|Campagna di Annibale in Campania nel 214 a.C.]]
 
Nel 214 a.C. Annibale occupò il [[Bruzio]] e conquistò gli importanti porti di [[Locri Epizefiri|Locri]] e [[Crotone]] da dove sperava di poter entrare in contatto con la madrepatria<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 790-792.</ref>, ma un [[battaglia di Nola (214 a.C.)|nuovo attacco a Nola]] venne respinto da Claudio Marcello; nel 213 a.C. la situazione sembrò volgere nuovamente a favore di Cartagine: Siracusa ruppe l'alleanza con Roma e l'intera Sicilia si ribellò; Annibale [[assedio di Taranto (212 a.C.)|riuscì a conquistare]], grazie alla collaborazione di una fazione della città, la colonia greca di [[Taras (Taranto)|Taranto]], anche se la rocca che controllava l'importante porto, rimase in mano ai Romani.<ref>{{cita|Livio|XXV, 7-11}}; {{cita|Polibio|VIII, 24-34}}.</ref>. Nel 212 a.C. il centro delle operazioni divenne Capua dove i Romani concentrarono sei legioni per assediare e riconquistare la città: la situazione del cartaginese divenne più difficile. Annibale continuò tuttavia a battersi coraggiosamente e raggiunse altre vittorie locali<ref>G. Granzotto, ''Annibale'', pp. 22-223.</ref>; dall'Apulia ritornò in Campania in soccorso di Capua;<ref>{{cita|Livio|XXIV, 12}}.</ref> il pretore [[Tiberio Sempronio Gracco (console 215 a.C.)|Tiberio Sempronio Gracco]] venne ucciso in un agguato, due formazioni legionarie romane furono distrutti nella [[battaglia del Silaro]] e nella [[Battaglia di Herdonia (212 a.C.)|prima battaglia di Erdonia]]<ref>S. Lancel, ''Annibale'', p. 196.</ref>; i romani sospesero temporaneamente l'assedio di Capua.
 
Nel 211 a.C. tuttavia le legioni romane, in assenza di Annibale, ritornarono ad [[assedio di Capua (211 a.C.)|assediare Capua]] la cui situazione divenne drammatica. Annibale rientrò ancora in Campania, ma dopo soli cinque giorni, temendo che a Capua potesse trovarsi intrappolato dall'arrivo dei nuovi consoli, che lo avrebbero così tagliato fuori dai necessari rifornimenti, giunse alla conclusione che era impossibile sbloccare un simile assedio con un attacco di forza.<ref>{{cita|Polibio|IX, 4.5-6}}.</ref> La soluzione che egli escogitò fu quella di [[incursione di Annibale verso Roma|marciare in modo rapido e inaspettato]] contro [[Roma (città antica)|Roma]] stessa, «''che era il centro della guerra''», provocando negli abitanti un tale spavento, da indurre Appio Claudio a sbloccare l'assedio e correre in aiuto della patria, oppure dividere il proprio esercito, nel qual caso sia le forze inviate a Roma in aiuto, sia quelle lasciate a Capua sarebbero state facilmente battibili.<ref>{{cita|Polibio|IX, 4.7-8}}; {{cita|Livio|XXVI, 7.3-5}}.</ref>
{{citazione|[...] il desiderio di una tale impresa non lo aveva mai abbandonato. [...] Annibale non si nascondeva dall'essersi lasciato sfuggire l'occasione dopo la [[battaglia di Canne]]|{{cita|Livio|XXVI, 7.3}}.}}
 
La marcia proseguì attraverso il [[Sannio]] ed arrivò a tre chilometri dalla città sperando in questo modo di alleggerire la situazione di Capua.<ref>{{cita|Periochae|25.7}}.</ref> L'improvvisa avanzata del cartaginese provocò il panico nella popolazione, ma, non disponendo delle forze e dell'equipaggiamento per un lungo assedio, egli ben presto dovette ritirarsi nuovamente<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 792-794.</ref>. Tito Livio nel suo resoconto di questa famosa incursione di Annibale fino alle porte di Roma (''Hannibal ad portas'') inserisce elementi scarsamente attendibili su eventi climatici soprannaturali che avrebbero scosso la risolutezza del condottiero e riferisce del comportamento impavido del Senato di Roma<ref>{{cita|Lancel 2002|pp. 198-199}}.</ref>. In realtà Annibale, avendo raccolto un notevole bottino dopo il saccheggio del territorio intorno a Roma e ritenendo che il suo piano per distrarre le legioni romane dall'assedio di Capua fosse sostanzialmente fallito, decise autonomamente di ritornare in Campania.<ref>{{cita|Polibio|IX, 4-7}}.</ref> Il condottiero cartaginese inflisse una sconfitta alle truppe romane che, al comando del console [[Publio Sulpicio Galba Massimo]], lo avevano seguito,<ref>{{cita|Polibio|IX, 7.7-9}}.</ref> ma non poté più impedire la caduta di Capua.<ref>{{cita|Mommsen 2001|vol. I, tomo 2, p. 794}}.</ref>
 
Nella città campana, le autorità locali ritennero impossibile prolungare la resistenza; ritenendo che Annibale non potesse più portare aiuto e sperando nella clemenza di Roma, decisero di arrendersi. La repressione di Roma fu spietata: i nobili campani vennero in buona parte giustiziati e tutti gli abitanti vennero venduti come schiavi; Capua, ridotta in rovina, venne trasformata in borgo agricolo sotto il controllo di un prefetto romano. La brutale vendetta di Roma fece vacillare la decisione delle altre popolazioni vicine. Annibale peraltro ottenne ancora alcune vittorie: nel [[210 a.C.]] [[Battaglia di Herdonia (210 a.C.)|sconfisse un altro esercito proconsolare a Herdoniae]] (oggi Ordona) in Apulia. Però Quinto Fabio Massimo, nonostante i suoi quasi settant'anni, assalì Taranto che espugnò l'anno successivo. 30.000 abitanti furono venduti come schiavi. Era il [[209 a.C.]] e Roma con 10 delle sue 25 legioni attive (circa 200.000 uomini mobilitati) continuava la graduale riconquista del Sannio e della Lucania.
 
Nel [[208 a.C.]] i nuovi consoli, l'esperto Marco Claudio Marcello, la "spada di Roma" e conquistatore di Siracusa,<ref>{{cita|Polibio|VIII, 37}}.</ref> e [[Tito Quinzio Crispino]], sembrarono decisi finalmente ad attaccare in campo aperto Annibale in quel momento accampato con il suo esercito a [[Venosa]]; ma il cartaginese si dimostrò ancora una volta superiore: i due consoli furono attirati in un'imboscata, Marcello venne ucciso sul posto e Crispino mortalmente ferito. L'esercito romano, rimasto senza capi, batté in ritirata. Annibale subito accorse a Locri nel Bruzio dove disperse le forze romane che l'assediavano; cadde prigioniero anche il comandante romano, il futuro storico [[Lucio Cincio Alimento]]; la campagna del 208 a.C. si chiuse favorevolmente per il condottiero cartaginese<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 282.</ref>.
 
[[File:Giovanni Battista Tiepolo 069.jpg|thumb|upright=0.8|Annibale ritrova il capo mozzato del fratello Asdrubale, ucciso dai Romani, affresco di [[Giovambattista Tiepolo]], 1725-1730 ca, [[Vienna]], [[Kunsthistorisches Museum]].]]
 
Nel [[207 a.C.]] sembrò che finalmente la madre patria avesse deciso di fornire importanti aiuti ad Annibale; il fratello Asdrubale riuscì a superare l'opposizione del giovane [[Publio Cornelio Scipione Africano|Publio Cornelio Scipione]] e marciò dalla Spagna fino in Italia dopo aver attraversato le Alpi. Annibale, informato dell'arrivo del fratello, dal Bruzio mosse verso nord; il console [[Gaio Claudio Nerone]] non riuscì a bloccarlo e il condottiero raggiunse con il suo esercito l'Apulia, dove sperava di riuscire a concertare un ricongiungimento con un esercito cartaginese che stava discendendo l'Italia agli ordini del fratello<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 800-801.</ref>. In realtà i romani intercettarono i messaggeri inviati da Asdrubale e quindi Annibale rimase all'oscuro delle sue intenzioni e rimase fermo in Apulia; il console Nerone con abile manovra tenne impegnato Annibale mentre con una parte delle sue forze marciò a nord dove insieme all'altro console [[Marco Livio Salinatore|Livio Salinatore]] sconfisse Asdrubale nella [[battaglia del Metauro]]<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, pp. 283-284.</ref>. Il fratello di Annibale venne ucciso e la sua testa venne gettata nell'accampamento cartaginese<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 284.</ref>.
 
Annibale decise quindi di ritornare nelle montagne del [[Brutium]] dove era intenzionato a perseverare ancora e resistere. Il fratello superstite [[Magone Barca|Magone]] venne fermato in [[Liguria]] [[205 a.C.]] – [[203 a.C.]] e l'[[Trattato tra Annibale e Filippo V di Macedonia|alleanza con Filippo V di Macedonia]] non gli portò alcun vantaggio a causa del tempestivo intervento della flotta e dell'esercito romano in Grecia.
 
Dal 205 al 203 a.C. Annibale rimase praticamente bloccato nel Bruzio; egli difese tenacemente le sue ultime posizioni; non poté impedire la caduta di Locri ma i comandanti romani, ancora intimoriti dalla sua impressionate reputazione, rinunciarono ad attaccarlo<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 803-804.</ref>. Dopo il fallimento di Magone in Liguria nel 203 a.C. e le vittorie di Cornelio Scipione in Africa, giunse l'ordine da Cartagine di ritornare in patria e infine nell'autunno 203 a.C. Annibale dovette abbandonare l'Italia portando con sé i suoi veterani e i volontari italici disposti a seguirlo<ref>H. H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p. 285.</ref>. Egli in realtà era consapevole da tempo che la sua lunga campagna nella penisola era fallita; fin dal 205 a.C. aveva fatto incidere, secondo la tradizione dei condottieri ellenistici, un'iscrizione in bronzo al Tempio di [[Era (mitologia)|Hera]] a [[Area archeologica di Capo Colonna|Capo Lacinio]] dove venivano descritte le sue imprese in Italia<ref>{{cita|Bernardi 1979|vol.I, p. 114}}.</ref>.
 
La capacità di Annibale di rimanere in campo per quindici anni senza soste in Italia in mezzo agli eserciti nemici, nell'ostilità della popolazione, senza mezzi e aiuti adeguati; le sue quasi continue vittorie in grandi battaglie campali e in numerosi scontri minori e soprattutto la capacità del condottiero cartaginese di mantenere sempre la coesione e la fedeltà delle sue truppe nel corso dell'interminabile ed estenuante campagna, sono state considerate da Polibio i maggiori successi della sua carriera militare<ref>G. Daly, ''La battaglia di Canne'', pp. 185-186.</ref>. Anche [[Theodor Mommsen]] ha espresso grande ammirazione per la capacità di Annibale per oltre dieci anni di combattere una guerra difensiva di logoramento contro un gran numero di eserciti nemici; lo storico tedesco ritiene "meraviglioso" che il condottiero cartaginese sia riuscito a combattere con "eguale perfezione" due tipi di guerra completamente diversi: l'audace campagna offensiva dei primi anni in Italia e le lunghe operazioni difensive dal 215 al 203 a.C.<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, p. 790.</ref>.
 
==== Ritorno in Africa (203-202 a.C.) ====
[[File:HannibalFrescoCapitolinec1510.jpg|thumb|left|upright=1.4|Particolare da un [[affresco]] (ca [[1510]]) al Palazzo del Campidoglio (Museo Capitolino) di [[Roma]].]]
 
Nel [[204 a.C.]] [[Publio Cornelio Scipione]] Africano, che l'anno prima era stato eletto console, portò la guerra in Africa con 25.000 uomini. Scipione si alleò con [[Massinissa]], re numida avversario dell'altro re numida, [[Siface]], che lo aveva cacciato dal regno con l'aiuto dei cartaginesi, e ne poté usare la cavalleria, molto più adatta alle nuove tattiche belliche di quella romana. Cartagine cercò di intavolare trattative di pace ma Scipione sconfisse le forze di Asdrubale e Siface in due consecutive battaglie.
 
Il ritorno di Annibale in Africa tuttavia rinforzò la resistenza cartaginese e rinsaldò il morale della popolazione, ridando il vantaggio al partito della guerra; il condottiero ricevette il comando delle truppe disponibili, un misto di milizie cittadine e dei suoi veterani e mercenari trasferiti dall'Italia.
 
Nel [[202 a.C.]], dopo un'inutile conferenza di pace con Scipione, si scontrò con lui nella [[battaglia di Zama]]. Scipione disponeva di un esercito efficiente e addestrato e poteva impiegare l'ottima cavalleria numidica di Massinissa, ma Annibale ideò un nuovo piano di battaglia che mise in difficoltà le legioni romane. La battaglia fu aspra e combattuta, l'intervento delle riserve di veterani di Annibale sembrò dare ancora una possibilità di vittoria al cartaginese ma alla fine l'arrivo della cavalleria di Massinissa fu decisivo; la vittoria di Scipione fu completa e Annibale dovette fuggire ad Adrumento con pochi superstiti<ref>S. Lancel, ''Annibale'', pp. 263-265.</ref>. La sconfitta a Zama pose fine alla residua resistenza di Cartagine e alla Seconda guerra punica, ma Annibale diede un'ultima prova delle sue grandi qualità di condottiero, dimostrandosi in grado, anche nelle circostanze sfavorevoli del momento, di concepire e controllare l'andamento tattico della battaglia meglio del suo brillante avversario<ref>G. Brizzi, ''Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma'', p. 384.</ref>.
 
=== Annibale a Cartagine (201-195 a.C.) ===
Annibale aveva appena 46 anni e dimostrò di saper essere non solo un condottiero, ma anche un uomo di stato. Dopo un periodo di oscuramento politico, nel [[195 a.C.]] tornò al potere come [[suffeta]] (capo del governo). Il titolo era diventato abbastanza insignificante, ma Annibale gli ridiede potere e prestigio.
 
L'economia cartaginese, pur se deprivata degli introiti del commercio, stava riprendendo vigore con un'agricoltura specializzata. Annibale tentò una riforma dello Stato per incrementare le entrate fiscali, ma l'oligarchia, sempre gelosa di lui, tanto da accusarlo di aver tradito gli interessi di Cartagine quando era in Italia, evitando di conquistare Roma quando ne aveva avuto la possibilità, lo denunciò ai sempre sospettosi Romani.
 
=== L'esilio ===
{{Vedi anche|Guerra contro Antioco III e lega etolica}}
 
Annibale preferì scegliere un volontario esilio. Prima tappa fu [[Tiro (città)|Tiro]], la città-madre di Cartagine. Dopo fu a [[Efeso]] alla corte di Antioco III, re dei [[Seleucidi]]. Questo re stava preparando una guerra a Roma. Annibale si rese subito conto che l'esercito siriaco non avrebbe potuto competere con quello romano. Consigliò quindi di equipaggiare una flotta e portare un esercito nel sud Italia aggiungendo che ne avrebbe preso lui stesso il comando. Antioco III, però ascoltò piuttosto cortigiani e adulatori e non affidò ad Annibale nessun incarico importante. Nel [[190 a.C.]] Annibale fu posto al comando della flotta fenicia, ma fu sconfitto in una battaglia alle foci dell'Eurimedonte.
 
Dalla corte di Antioco che sembrava pronto a consegnarlo ai Romani, Annibale fuggì per nave fino a Creta. È celebre l'aneddoto del suo inganno; i Cretesi non volevano lasciarlo più partire a meno che non lasciasse nel loro tempio principale l'oro che aveva con sé come offerta votiva. Egli allora finse di acconsentire. Consegnò un grosso quantitativo di ferro appena ricoperto da un sottile strato d'oro e trafugò invece le sue barre fondendole e nascondendole all'interno di statue di magnifica fattura che egli portava sempre con sé e che i Cretesi gli permisero di portar via. Da Creta quasi subito ritornò in Asia.
 
Racconta Plutarco che Annibale si spinse a cercare rifugio nel lontano regno del re Artassa, nell'attuale Armenia, dando molti consigli al proprio ospite, tra l'altro sulla costruzione di un nuova città in una zona del territorio di natura eccellente e assai amena, ma incolta e trascurata. Artassa fu ben felice di conferire l'incarico di dirigere i lavori al condottiero cartaginese, che diede prova di ottimo urbanista, contribuendo all'edificazione della nuova capitale degli Armeni, nei pressi del fiume Mezamòr, a nord del monte Ararat, che prese il nome (in onore del sovrano) di Artaxana; conosciuta per tutta l'antichità e presente a lungo nelle carte geografiche, è oggi quasi del tutto scomparsa.
 
In seguito Annibale tornò a volgersi ad Occidente, chiedendo rifugio a Prusia, il re di Bitinia, nell'attuale Anatolia. Qui fece costruire la seconda città dopo Artaxana, che chiamò, ancora una volta in onore del proprio ospite, Prusia – di cui ancora rimangono le vestigia dell'Acropoli – che in seguito diventerà Bursa, futura prima capitale dell'Impero Ottomano.
 
La parabola del condottiero cartaginese si concluse proprio in Bitinia, nei pressi di Lybissa, l'attuale [[Gebze]], 40&nbsp;km a est di Bisanzio. Secondo Nepote, un legato bitinico informò per errore l'inviato romano [[Tito Quinzio Flaminino]], vincitore nel 197 a.C. della [[seconda guerra macedonica]], della presenza di Annibale in Bitinia (Nep., Hannibal, XII). Ancora una volta i Romani sembrarono determinati nella sua caccia e inviarono Flaminino per chiedere la sua consegna. Prusia accettò di consegnarlo, ma Annibale scelse di non cadere vivo nelle mani del nemico. A Libyssa sulle spiagge orientali del [[Mar di Marmara]] prese quel veleno che, come diceva, aveva a lungo conservato in un anello: sangue di bue.
 
Curioso (ma non si sa quanto veritiero) a questo punto l'oracolo che, in giovane età, lo aveva sempre convinto che sarebbe morto in Libia, a Cartagine e che citava testualmente: "Una zolla libyssa (libica) ricoprirà le tue ossa". Immaginiamo quale fosse il suo stupore quando apprese il nome di quella lontana località in cui si era rifugiato. Le sue ultime parole si dice fossero: "Poiché i Romani non hanno tempo di aspettare la morte di un vecchio, vediamo di fare loro questo favore". L'esatta data della sua morte è fonte di controversie. Generalmente viene indicato il [[182 a.C.]] ma, come sembra potersi dedurre da Tito Livio, potrebbe essere stato il [[183 a.C.]], lo stesso anno della morte del suo vincitore: Scipione l'Africano.
 
A [[Gebze]], più precisamente 40º 46' 57" N 29º 26' 30" E, si trova un monumento che ricorda il grande Annibale. Tale monumento fu voluto nel 1934 da [[Mustafa Kemal Atatürk]] (creatore della Turchia repubblicana), e realizzato dopo la sua morte. Tale monumento porta incisa tale epigrafe:
 
{{Citazione|Annibale 247 a.C. – 183 a.C.<br />
Questo monumento è stato costruito come espressione di apprezzamento per il grande generale nel centesimo anniversario della nascita di Atatürk. Annibale sconfisse i Romani dopo aver ricevuto come rinforzi degli elefanti a Barletta. Quando seppe che Prusia re di Bitina stava per consegnarlo al nemico, si suicidò a Libyssa (Gebze) nel 183 a.C.}}
 
== Annibale nella Storia ==
=== Fonti antiche ===
Lo storico [[Impero romano|romano]] [[Tito Livio]], che descrisse vizi e virtù del grande condottiero cartaginese, di lui ricorda che:
{{Citazione|Massima era la sua audacia nell'affrontare i pericoli, massima la sua prudenza negli stessi, da nessun disagio il suo corpo poteva essere affaticato, né il suo coraggio poteva essere vinto. [...] Era Annibale il primo tra i fanti ed i cavalieri. Egli nell'avviarsi alla battaglia precedeva tutti, e finito lo scontro tornava per ultimo.|[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 4, 5-8.}}
Egli aveva però anche notevoli vizi secondo lo storico:
{{Citazione|...una feroce crudeltà, una perfidia più che cartaginese, niente di vero o santo, nessun rispetto per la religione, nessun timore per gli dei, nessuno per il giuramento.|[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXI, 4, 9.}}
Polibio riferisce che:
{{citazione|È certo che nei suoi confronti prevalse, tra i Cartaginesi, la fama di avaro, tra i Romani, quella di essere crudele.|{{cita|Polibio|IX, 26.11}}.}}
 
Lo storico greco peraltro, nel suo tentativo di scrivere una storia "pragmatica" neutrale e oggettiva, emette nel complesso un giudizio molto positivo su Annibale e non da molto credito alle accuse contro di lui. Polibio, pur essendo ostaggio greco a Roma, entrato nel circolo degli Scipioni&nbsp;– acerrimi nemici del cartaginese&nbsp;– ne loda le qualità di condottiero:
{{citazione|Nessuno potrebbe non approvare il modo di comandare, il valore e la forza dimostrati da quest'uomo, se considerasse la lunghezza di questo periodo, e facesse attenzione alle battaglie grandi e piccole, agli assedi, alle defezioni delle città, alle difficoltà delle situazioni e inoltre alla grandezza dell'intero piano e della sua attuazione per il quale, avendo Annibale combattuto per sedici anni senza interruzioni contro i romani in Italia, non lasciò mai le sue truppe allontanarsi dal campo di battaglia: invece tenendole unite sotto il suo controllo come un bravo timoniere, fece attenzione affinché uomini così numerosi non si sollevassero contro di lui o gli uni contro gli altri anche se impiegò soldati che non solo non appartenevano allo stesso popolo ma addirittura a razze diverse...|{{cita|Polibio|XI, 19}}.}}
 
La figura di Annibale, il grande nemico di Roma, ha sofferto inevitabilmente di una storica distorsione. I soli scritti su di lui sono le fonti romane, ovviamente molto ostili, in quanto Roma lo considerò il peggior nemico che avesse dovuto fronteggiare nella sua storia.
[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] quando parlava dei due grandi nemici di Roma usò per [[Pirro]] il termine "onorevole", mentre definiva "crudele" Annibale.
 
Le accuse al cartaginese in realtà sono in parte tendenziose e frutto della propaganda romana. Riguardo la sua presunta crudeltà e empietà, le fonti ricordano peraltro che, quando al Lago Trasimeno morì il console Gaio Flaminio, Annibale ne cercò invano il corpo sul campo di battaglia. In un'altra occasione le ceneri del console Marcello furono restituite alla famiglia. Ma quando [[Marco Livio Salinatore]] e [[Gaio Claudio Nerone]] sconfissero Asdrubale alla [[Battaglia del Metauro]], la testa del fratello di Annibale fu gettata nel campo cartaginese.
 
Lo storico [[Giovanni Brizzi]] ha dato una nuova interpretazione delle accuse di crudeltà e ferocia rivolte dalla tradizione antica ad Annibale; lo studioso sostanzialmente afferma che effettivamente durante la campagna d'Italia il condottiero si comportò con grande brutalità e commise numerose atrocità come l'uccisione di prigionieri, i saccheggi, le devastazioni dei terreni coltivati, le deportazioni, l'uccisione in massa di civili, la profanazione di luoghi santi<ref>G. Brizzi, ''Metus Punicus'', pp. 42 e 47-49.</ref>. Soprattutto nell'ultima parte della campagna egli infierì ancor più su avversari e popolazioni ritenute infide. Lo storico inoltre ritiene che il misterioso personaggio di "[[Annibale Monomaco]]" descritto da Polibio e ritenuto dallo storico greco il principale fautore nell'esercito cartaginese di un comportamento brutale e di una condotta criminale della guerra<ref>Polibio, ''Storie'', IX, 24.</ref>, non sia un personaggio reale ma una specie di ''alter ego'' fittizio di Annibale creato dalla fantasia dello storico spartano Sosilo per rappresentare letterariamente il "lato oscuro" della personalità del cartaginese<ref>G. Brizzi, ''Metus Punicus'', pp. 43 e 49-50.</ref>.
 
=== Valutazioni moderne ===
[[File:Hannibal Slodtz Louvre MR2093.jpg|upright=0.8|thumb|[[Annibale Barca]] (scultura di [[Sébastien Slodtz]] del [[1704]], [[Museo del Louvre]] di [[Parigi]])]]
 
Il nome di Annibale è molto conosciuto nella cultura popolare, a dimostrazione della sua importanza nella storia del mondo occidentale. L'autore dell'articolo nell'Enciclopedia Britannica del 1911 così lo descrive:
{{Citazione|Sul genio militare di Annibale non vi possono essere due opinioni. Un uomo che per quindici anni riesce a tenere il campo in una terra ostile e contro potenti forze guidate da una serie di abili generali deve essere un comandante e uno stratega supremo. Per stratagemmi e imboscate certamente superò tutti i generali dell'antichità. Senza dimenticare lo scarso aiuto fornitogli dalla madrepatria. Quando dovette fare senza i suoi veterani, organizzò sul momento truppe fresche. Non abbiamo mai sentito di ammutinamenti nei suoi eserciti anche se composti di Libici, Iberici e Galli. E ancora; tutto quello che sappiamo di lui proviene da fonti ostili. I Romani lo hanno tanto temuto e odiato che non poterono rendergli giustizia. Tito Livio parla di sue grandi qualità ma anche di suoi egualmente grandi vizi, fra cui segnala la sua più che punica perfidia e l'inumana crudeltà. Per la prima non vi era altra giustificazione della sua consumata bravura nelle imboscate. La seconda deriva, noi crediamo, dal fatto che in certi casi si comportò come le usanze belliche dell'epoca consentivano. Certo non arrivò alla brutalità di Claudio Nerone con la testa di Asdrubale. Polibio dice semplicemente che fu accusato di crudeltà da Romani e di avarizia dai Cartaginesi. In effetti Annibale ebbe acerrimi nemici e la sua vita fu una continua lotta contro il destino}}
 
Secondo il filosofo francese [[Montesquieu]]:
{{Citazione|Se si esaminano bene la quantità di ostacoli che si pararono davanti a Annibale e che quell'uomo eccezionale superò tutti, si ha il più bello spettacolo che l'antichità ci abbia fornito<ref>In: K. Christ, ''Annibale'', p. 194.</ref>}}
 
Le parole di [[Napoleone Bonaparte]]:
{{Citazione|Quell'Annibale che è veramente il più audace di tutti i generali, forse il più sorprendente, perché così ardito, sicuro, di idee così vaste in tutto...<ref>In: K. Christ, ''Annibale'', pp. 194-195.</ref>}}
Il politico e storico francese [[Adolphe Thiers]], paragonandolo a Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte, ha scritto:
{{Citazione|Annibale a tutti superiore, perché il suo genio, vasto quanto il loro, era alieno da egoismo<ref>In: G. Granzotto, ''Annibale'', p. 70.</ref>}}
 
Lo storico tedesco [[Leopold von Ranke]]:
{{Citazione|Nessuno ha mai eguagliato Annibale in quanto capo di un esercito in guerra<ref>In: K. Christ, ''Annibale'', pp. 198-199.</ref>}}
 
Anche il grande storico tedesco [[Theodor Mommsen]] ha esaltato Annibale nella sua monumentale opera dedicata a Roma antica:
{{Citazione|Nessuno come lui seppe accoppiare il senno con l'entusiasmo, la prudenza con la forza<ref name="TM707">In: T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo II, p. 707.</ref>}}
{{Citazione|Egli era un uomo grande; dovunque egli andava gli sguardi si fermavano su di lui<ref name="TM707"/>}}
 
Annibale fu anche l'eroe preferito di [[Sigmund Freud]], come egli stesso riferisce ne [[l'interpretazione dei sogni]], perché rappresenterebbe il conflitto tra la tenacia degli ebrei e la Chiesa Cattolica.<ref>{{cita libro|autore= Sigmund Freud|titolo= L'Interpretazione dei sogni|annooriginale= 1899 |pagina 149 -150}}</ref>.
 
La storiografia moderna considera senza dubbio Annibale uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi<ref>AA.VV., ''Enciclopedia universale Rizzoli Larousse'', vol. I, voce: "Annibale", p. 493.</ref>, "insuperato" nell'antichità, ed evidenzia la sua grande capacità di comando, la esatta comprensione della strategia e della tattica sulla base della moderna scuola ellenistica, la perfetta conoscenza di ogni aspetto dell'arte militare, qualità sviluppate fin dalla giovane età sotto il consiglio del padre Amilcare<ref name="AB105">A. Bernardi, ''Storia d'Italia'', vol I, p. 105.</ref>. In un lavoro di Giovanni Brizzi del 2011 si definisce espressamente Annibale "il più grande generale di tutti i tempi"<ref>G. Brizzi, ''Metus Punicus'', quarta pagina di copertina.</ref>. Dal punto di vista della percezione politica della realtà invece il condottiero cartaginese è apparso agli storici meno perspicace e non perfettamente edotto delle caratteristiche effettive dello stato romano-italico. Verosimilmente egli, legato alla cultura greca e ai suoi ideali di libertà politica, si attendeva una pronta defezione generale degli alleati italici e una entusiastica adesione ai suoi sbandierati programmi di liberazione dei popoli dal predominio di Roma<ref name="AB105"/>. In questo caso Annibale non comprese completamente la reale solidità della struttura politica della Repubblica romana, sottovalutò la capacità di resistenza dei suoi avversari e la concordanza di interessi economico-politici delle classi dominanti dei popoli alleati di Roma<ref name="AB105"/>.
 
Odiato e temuto dai romani in vita e anche dopo la sua morte, Annibale con il trascorrere del tempo divenne ed è rimasto un personaggio quasi mitologico della storia del mondo occidentale<ref>K. Christ, ''Annibale'', p. 222.</ref><ref>S. Lancel, ''Annibale'', pp. 332-334.</ref>; nei secoli la sua figura è stata studiata con maggiore equanimità dagli storici e le colpe attribuitagli dalla propaganda romana riguardo la sua crudeltà e la sua slealtà sono state in gran parte messe da parte e depurate dagli elementi propagandistici presenti<ref>T. Mommsen, ''Storia di Roma antica'', vol. I, tomo 2, pp. 706-707.</ref>. Annibale è assurto a "eroe epico", non privo di una tragica grandezza morale per la sua coerenza, l'incorruttibilità, la linearità sia nei periodi di massimo successo come nelle infelici fasi finali della sua vita, fino al tragico suicidio con cui egli volle concludere con dignità la sua esistenza dedicata interamente alla lotta contro il predominio di Roma<ref>K. Christ, ''Annibale'', p. 246.</ref><ref>G. Granzotto, ''Annibale'', pp. 311-312.</ref>.
=== Letteratura ===
* [[Gisbert Haefs]], ''Annibale'', [[Marco Tropea Editore]], [[1999]]; Net, [[2003]] - (Ed. originale: ''Hannibal'', [[1999]])
* {{de}} [[Hans Baumann]], ''Ich zog mit Hannibal'' (Sono andato con Annibale), Reutlingen, 1960.
=== Cinematografia ===
* ''Hannibal: The Man Who Hated Rome'' ([[2006]]) — Diretto da [[Edward Bazalgette]], interpretato da [[Alexander Siddig]]; film-documentario realizzato dalla [[BBC]].
* ''[[The Great Battles of Hannibal]]'' ([[1997]]) — Cartone animato inglese.
* ''[[Annibale (film)|Annibale]]'' ([[1960]]) — Diretto da [[Carlo Ludovico Bragaglia]], interpretato da [[Victor Mature]]. Italia.
* ''Scipione l'Africano'', film del 1937, diretto da [[Carmine Gallone]] e interpretato da [[Camillo Pilotto]] nel ruolo di Annibale. Pur essendo pregiudizialmente favorevole ai Romani, tributa un grande omaggio ad Annibale e al suo esercito, con il condottiero cartaginese visto come un uomo spregiudicato, ma anche come un coraggioso combattente.
* ''Hannibal the Conqueror'' film in fase di sviluppo, diretto e interpretato da [[Vin Diesel]]. La data pre annunciata per questo film è il 2014
 
== Note ==
{{references}}
 
== Bibliografia ==
<div class="references-medium" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
;Fonti primarie:
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=Historia Romana (Ῥωμαϊκά)|volume=VII e VIII|cid=Appiano|lingua=grc}} Versione in inglese [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html qui].
* {{Cita libro|autore=[[Cornelio Nepote]]|titolo=De viris illustribus |url=https://la.wikisource.org/wiki/De_viris_illustribus_(Cornelius_Nepos)|cid=Cornelio Nepote|lingua=latino}} [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* {{Cita libro|autore=[[Eutropio]]|titolo=Breviarium ab Urbe condita|url=https://la.wikisource.org/wiki/Breviarium_historiae_romanae|volume=III|cid=Eutropio|lingua=latino}} [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* {{Cita libro|autore=[[Plutarco]]|titolo=Vite parallele|url=https://el.wikisource.org/wiki/%CE%92%CE%AF%CE%BF%CE%B9_%CE%A0%CE%B1%CF%81%CE%AC%CE%BB%CE%BB%CE%B7%CE%BB%CE%BF%CE%B9|volume=Epaminonda e Scipione l'Africano; Pericle e Fabio Massimo; Pelopida e Marcello|cid=Plutarco|lingua=grc}} [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* {{Cita libro|autore=Polibio|wkautore=Polibio|titolo=[[Storie (Polibio)|Storie (Ἰστορίαι)]]|volume=VII|cid=Polibio|lingua=grc}} Versioni in inglese disponibili [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/home.html qui] e [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0234%3Abook%3D1%3Achapter%3D1 qui].
* {{cita libro|autore=Strabone|wkautore=Strabone|titolo=Geografia|volume=V|cid=Strabone|lingua=grc}} Versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html qui].
* {{Cita libro|autore=Tito Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Ab Urbe condita libri|url=http://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita|volume=XXI-XXX|cid=Livio|lingua=latino}} [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* {{Cita libro|autore=Tito Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Periochae|url=http://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita_%E2%80%93_Periochae|volume=21-30|cid=Periochae|lingua=latino}} [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
 
;Fonti storiografiche moderne
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Annibale, strategia e immagine|anno=1984|editore=Provincia di Perugia|città=Città di Castello|cid=Brizzi 1984}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio|anno=1997|editore=Patron|città=Bologna|ISBN=978-88-555-2419-3|cid=Brizzi 1997}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Annibale. Come un'autobiografia|anno=2003|editore=Bompiani|città=Milano|ISBN=88-452-9253-3|cid=Brizzi 2003}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma|anno=2007|editore=Laterza|città=Bari-Roma|ISBN=978-88-420-8332-0|cid=Brizzi 2007}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Metus Punicus. Studi e ricerche su Annibale e Roma|anno=2011|editore=Angelini Editore|città=Imola|ISBN=978-88-87930-67-2|cid=Brizzi 2011}}
* {{Cita libro|autore=Gilbert Charles-Picard|titolo=Annibale il sogno di un impero|anno=1990|editore=Orsa Maggiore editrice|città=Torriana (FO)|ISBN=88-239-0173-1|cid=Charles-Picard}}
* {{cita libro|autore=Massimo Centini|titolo=Sulle orme di Annibale|editore=Il Punto|città=Torino|anno=1997|ISBN=978-88-86425-35-3|cid=Centini 1997}}
* {{cita libro|autore=Karl Christ|titolo=Annibale|editore=Salerno editrice|città=Roma|anno=2005|ISBN=978-88-8402-487-9}}
* {{cita libro|autore=V. Costanzi|titolo=voce «Annibale»|collana=Enciclopedia Biografica Universale|città=Roma|editore=Ist. Enc. Ital.|anno=2006|pp=544–551}}
* {{cita libro|autore=Gianni Granzotto|wkautore=Gianni Granzotto|titolo=Annibale|editore=Oscar Mondadori|anno=1998|città=Milano|ISBN=978-88-04-45177-8}}
* {{cita libro|autore=G. Haefs|titolo=Annibale. Il romanzo di Cartagine|editore=Marco Tropea Editore|anno=1999|città=Tropea|ISBN=978-88-438-0194-7}}
* {{cita libro|autore=Serge Lancel|titolo=Annibale|editore=Jouvence|città=Roma|anno=2002|ISBN=978-88-7801-280-6|cid=Lancel 2002}}
* {{cita libro|autore=Riccardo Petitti|titolo=Annibale sulle orme di Ercole|editore=Cossavella Editore|città=Ivrea|anno=2000|ISBN=978-88-88105-09-3|cid=Petitti 2000}}
* {{cita libro|Barbara L. Picard|titolo=Annibale|editore=Orsa Maggiore Editrice|anno=1990|ISBN=978-88-239-0173-5}}
* {{cita libro|autore=André Piganiol|wkautore=André Piganiol|titolo=Le conquiste dei romani|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1989|cid=Piganiol 1989}}
* {{cita libro|autore=Paolo Proserpio|titolo=Le battaglie di Annibale. Da Sagunto a Zama|editore=Varesina Grafica Editrice|anno=1971|città=Varese}}
* {{cita libro|autore=Howard H.Scullard|titolo=Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine|editore=BUR|volume=vol.I|città=Milano|anno=1992|ISBN=88-17-11574-6|cid=Schullard 1992}}
 
;Romanzi storici
* {{cita libro|autore=David Anthony Durham|titolo=Annibale|editore=Piemme editori|città=Casale Monferrato|anno=2005|ISBN=978-88-384-8853-5}}
* {{cita libro|autore=Franco Forte|titolo=Carthago. Annibale contro Scipione l'Africano|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2012|ISBN=978-88-04-60932-2}}
* {{cita libro|autore=[[Santiago Posteguillo]]|titolo=L'Africano|editore=[[Edizioni Piemme|Piemme]]|città=Casale Monferrato|anno=2014|id=978-8856632958}}
* {{cita libro|autore=Paolo Rumiz|wkautore=Paolo Rumiz|titolo=Annibale. Un viaggio|editore=Feltrinelli Editore|città=Milano|anno=2008|ISBN=978-88-07-88287-6}}
</div>
 
== Voci correlate ==
* [[Prima guerra punica]]
* [[Polibio]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.scribd.com/doc/244225312/Articoli-da-InStoria#page=24” Le guerre puniche] su una rivista di storia
* [http://www.warfare.it/tattiche/tattica_annibalica.html La tattica annibalica su Warfare – arte militare, storia e cultura strategica]
* [http://www.fordham.edu/halsall/ancient/polybius-hannibal.html Ancient History Sourcebook: Polibio (ca. 200 a.C.-118 a.C.): Il carattere di Annibale]
* [http://www.repubblica.it/indici/speciale/altri/2007annibale/index.htm "Il ritorno di Annibale" di Paolo Rumiz, inviato del quotidiano "[[La Repubblica]]" – un reportage sulle orme di Annibale]
 
{{Seconda guerra punica}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie|Cartagine}}
 
[[Categoria:Condottieri cartaginesi]]
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