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{{S|album hip hop}}
{{titolo errato|Capanno degli attrezzi|}}
{{Album
|titolo = Beerbongs & Bentleys
|artista = Post Malone
|tipo album = Studio
|giornomese = 27 aprile
|anno = 2018
|durata = 64:26
|numero di dischi = 1
|numero di tracce = 18
|genere = PBR&B
|genere2 = Pop rock
|genere3 = Cloud rap
|genere4 = Pop
|nota genere =
|etichetta = [[Republic Records]]
|produttore = Andrew Watt, Aubrey Robinson, Blueysport, Cashio, Diego Ave, [[Frank Dukes]], [[London on da Track]], [[Louis Bell]], [[PartyNextDoor]], [[Post Malone]], Prep Bijan, Roark Bailey, [[RoccStar]], [[Scott Storch]], Swish, Tank God, Tariq Bright, [[Teddy Walton]], Twice as Nice
|registrato =
|formati =
|numero dischi d'oro =
|numero dischi di platino =
|precedente = [[Stoney (album)|Stoney]]
|anno precedente = 2016
|successivo =
|anno successivo =
|singolo1 = [[Rockstar (Post Malone)|Rockstar]]
|data singolo1 = 15 settembre 2017
|singolo2 = [[Candy Paint]]
|data singolo2 = 20 ottobre 2017
|singolo3 = [[Psycho (Post Malone)|Psycho]]
|data singolo3 = 23 febbraio 2018
|singolo4 = [[Ball for Me]]
|data singolo4 = 8 maggio 2018
|singolo5 = [[Better Now (Post Malone)|Better Now]]
|data singolo5 = 5 giugno 2018
}}
'''''Beerbongs & Bentleys''''' è il secondo [[album in studio]] del [[rapper]] [[Stati Uniti d'America|statunitense]] [[Post Malone]], pubblicato il 27 aprile 2018 da [[Republic Records]].
Album molto atteso dal pubblico, programmato per uscire nel 2017 ma poi pubblicato nell'Aprile 2018. Raggiunse lo stato di eleggibile a [[disco di platino]] a soli quattro giorni dall'uscita.
 
== Tracce ==
* ''Targeted articles:''
{{Tracce
(ho deciso di spostare questa sezione nella ("apposita") [[Discussioni_utente:Filippof/Sandbox|pagina di discussione]].)
|Titolo1 = Paranoid
== Test di formattazione e varie ==
|Durata1 = 3:44
=== Vedi se ti hanno risposto ===
|Titolo2 = Spoil My Night
[[:en:Wikipedia:Reference_desk/Language#Comprehension_help|Comprehension help]]
|Featuring2 = [[Swae Lee]]
 
|Durata2 = 3:27
=== Definizioni di servizio ===
|Titolo3 = Rich & Sad
{{quote|Configurazione di caratteristiche individuali e di modalità di comportamento che determina gli speciali adattamenti di un individuo al suo ambiente. |[[Ernest Hilgard]], definizione di [[personalità]] <ref>''Psicologia — Corso introduttivo'', [[Giunti]], Firenze, 1971 pag. 518</ref>}}
|Durata3 = 3:23
 
|Titolo4 = Zack and Codeine
{{quote|La salute mentale richiede che la nostra percezione di noi stessi corrisponda effettivamente, in linea generale, alla percezione che gli altri hanno di noi; nelle malattie mentali si rileva sempre una distorsione della valutazione di sé.|Ernest R. Hilgard <ref>''Psicologia — Corso introduttivo'', [[Giunti Editore]], [[Firenze]] [[1971]], pag. 570</ref>}}
|Durata4 = 3:23
 
|Titolo5 = Takin' Shots
=== Esempio di ''quoting'' bilingue ===
|Durata5 = 3:37
{{quote|Era la mia voce antica<br />ignara dei densi succhi amari.<br />La sento lambire i miei piedi<br />sotto le fragili felci bagnate.<br /><br />Ahi, voce antica del mio amore,<br />ahi, voce della mia verità,<br />ahi, voce del mio aperto costato,<br />quando tutte le rose nascevano dalla mia lingua<br />e il prato non conosceva l'impassibile dentatura del cavallo!.|F. G. Lorca, ''Poemas del lago Edem Mills'', ''Poema doble del algo lago Edema'', a Eduardo Ugarte|Era mi voz antigua<br />ignorante de los densos jugos amargos.<br />La adivino lamiendo mis pies<br />bajo los frágiles helechos mojados.<br /><br />¡Ay voz antigua de mi amor,<br />ay voz de mi verdad,<br />ay voz de mi abierto costado,<br />cuando todas las rosas manaban de mi lengua<br />y el césped no conocía la impasible dentadura del caballo!|lingua=es}}
|Titolo6 = [[Rockstar (Post Malone)|Rockstar]]
 
|Featuring6 = [[21 Savage]]
=== Sartre ===
|Durata6 = 3:37
 
|Titolo7 = Over Now
{{quote|La vertigine è angoscia in quanto temo non di cadere nel precipizio, ma di gettarmici io stesso. |[[Jean-Paul Sartre]] <ref>''[[L'essere e il nulla]]'' pag. 65</ref>}}
|Durata7 = 4:07
 
|Titolo8 = [[Psycho (Post Malone)|Psycho]]
{{quote|Proust ammette senz'altro la pluralità successiva dei Me, ma questa concessione, se presa alla lettera, ci fa cadere nelle difficoltà insormontabili che hanno incontrato al loro tempo gli associazionisti.|[[Jean-Paul Sartre]], ''[[L'essere e il nulla]],'' pag. 151}}
|Featuring8 = [[Ty Dolla Sign]]
 
|Durata8 = 3:41
{{quote|La conoscenza ci pone di fronte all'assoluto e c'è una verità della conoscenza. Ma questa verità, benché non ci dia niente di più e niente di meno dell'asssoluto, rimane strettamente umana.|[[Jean-Paul Sartre]], ''[[L'essere e il nulla]],'' pag. 268}}
|Titolo9 = [[Better Now (Post Malone)|Better Now]]
 
|Durata9 = 3:50
{{quote|Devo essere colui la cui funzione è di far esistere gli alberi e l'acqua, le città e i campi, e gli altri uomini, per poi donarli all'altro che li dispone in mondo, proprio come la madre, nelle società matronimiche, riceve i titoli e il nome, non per custodirli, ma per trasmetterli direttamente ai suoi figli.|[[Jean-Paul Sartre]], ''[[L'essere e il nulla]],'' pag. 430}}
|Titolo10 = [[Ball for Me]]
 
|Durata10 = 3:27
{{quote|Così è la stessa cosa ubriacarsi in solitudine o guidare i popoli. Se una di queste attività prevale sull'altra non sarà a causa del suo scopo reale, ma a causa del grado di coscienza che essa possiede del suo scopo ideale; e, in questo caso, succederà che il quietismo dell'ubriaco prevarrà sull'inutile agitazione del condottiero di popoli.|[[Jean-Paul Sartre]], ''[[L'essere e il nulla]],'' pag. 711}}
|Featuring10 = [[Nicki Minaj]]
 
|Titolo11 = Otherside
=== Saint-Exupéry ===
|Durata11 = 3:48
 
|Titolo12 = Stay
{{quote|Poi, siccome nulla vacillava, nulla vibrava, nulla tremava, e rimanevano fissi il giroscopio, l'altimetro e il regime del motore, si stirò un po', appoggiò la nuca al cuoio dello schienale, e s'immerse in quella profonda meditazione del volo, nella quale si assapora una inesplicabile speranza.|[[Antoine de Saint-Exupéry]] <ref>''[[Volo di notte (romanzo)|Volo di notte]],'' pag. 7</ref>}}
|Durata12 = 3:28
 
|Titolo13 = Blame It on Me
{{quote|"Noi non chiediamo di essere eterni, ma di non vedere gli atti e le cose perdere improvvisamente il loro senso. Allora il vuoto che ci sta intorno si mostra..."|[[Antoine de Saint-Exupéry]] <ref>''[[Volo di notte (romanzo)|Volo di notte]],'' pag. 98</ref>}}
|Durata13 = 4:22
 
|Titolo14 = Same Bitches
=== Kafka ===
|Durata14 = 4:22
 
|Featuring14 = [[G-Eazy]] & [[YG (rapper)|YG]]
{{quote|In un apparato amministrativo esteso come quello del conte può succedere che una sezione disponga questo, un'altra quello, senza che una sappia dell'altra; il controllo superiore è estremamente preciso, ma per sua stessa natura arriva troppo tardi, e così può sempre nascere una piccola confusione.|[[Franz Kafka]]<ref>''[[Il castello]],'' pag. 60</ref>}}
|Titolo15 = Jonestown
 
|Note15 = Interlude
{{quote|Vede la borsa da viaggio, una vita agitata, non è fatta per chiunque. È vero, d'altra parte, che non potrei più fare a meno di un lavoro del genere, ogni altro lavoro mi sembrerebbe insulso.|[[Franz Kafka]]<ref>''[[Il castello]],'' pag. 262</ref>}}
|Durata15 = 1:51
 
|Titolo16 = 92 Explorer
{{quote|Ma se sono diventati una necessità, dico io, anche questo, almeno indirettamente, è un risultato dei regolamenti, e contestare la natura degl'interrogatori notturni equivarrebbe quasi — esagero un po', naturalmente, e perciò, come esagerazione, ho il diritto di dirlo —, equivarrebbe a contestare addirittura i regolamenti.|[[Franz Kafka]]<ref>''[[Il castello]],'' pag. 265</ref>}}
|Durata16 = 3:32
 
|Titolo17 = [[Candy Paint]]
=== Palahniuk ===
|Durata17 = 3:49
{{quote|Nella versione moderna della storia di Edipo è la madre che uccide il padre e si prende il figlio. <br />E non è che puoi divorziare da tua madre. <br />Oppure ucciderla.|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 21</ref>}}
|Titolo18 = Sugar Wraith
 
|Durata18 = 3:47
{{quote|"Guadagnarsi la libertà a forza di masturbazioni" disse la Mamma. "Michel Foucault sarebbe impazzito per una cosa simile."|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 197</ref>}}
 
{{quote|Che è italiana non lo diresti, a prima vista. Non puzza d'aglio, e non ha quintali di pelo sotto le ascelle. È venuta qui per iscriversi alla facoltà di medicina. La stramaledetta facoltà di medicina. Nell'Iowa. La verità è che gli immigrati tendono ad essere più americani di quelli che qui ci nascono.|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 79</ref>}}
 
{{quote|Lo facciamo tutti i giorni. Uccidiamo chi deve ancora nascere per salvare chi invecchia. […] Ogni volta che bruciamo un litro di benzina o un ettaro di foresta tropicale non stiamo forse uccidendo il futuro per salvare il presente?|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pagg. 124-125</ref>}}
 
{{quote|Oggi il nostro sforzo è quello di fingere di non essere i peggiori nemici di noi stessi.|[[Chuck Palahniuk]], ''[[La scimmia pensa, la scimmia fa]]''}}
 
{{quote|È patetico come non siamo capaci di convivere con ciò che non comprendiamo. Come abbiamo bisogno di etichettare e spiegare e dissezionare tutto quanto. Persino le cose inspiegabili per definizione. Persino Dio.|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 227</ref>}}
{{quote|Se la scelta è fra non essere amati ed essere vulnerabili, sensibili ed emotivi, allora l'amore potete anche tenervelo.|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 223</ref>}}
{{quote|Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.<br />A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.<br />Oppure possiamo scegliere da noi.<br />E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 279</ref>}}
{{quote|In un mondo dove si lavora sulla carta, dove si usano le macchine, dove il tempo e la fatica e i soldi ci passano accanto lasciando così poco di concreto, Denny che incolla le pietre sembra l'unico sano di mente.|[[Chuck Palahniuk]] <ref>''[[Soffocare]],'' pag. 255</ref>}}
 
=== Hesse ===
{{quote|Si capiva che aveva pensato più degli altri, e nel mondo intellettuale possedeva quell'oggettività quasi fredda, quella sicurezza di sapere e di pensiero che hanno soltanto gli uomini veramente dotati di spirito, i quali sono senza ambizione e non desiderano mai di brillare o persuadere gli altri o di avere ragione ad ogni costo.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 42</ref>}}
 
{{quote|Nessuno scrive così male come i difensori delle ideologie che invecchiano, nessuno fa il suo mestiere con meno pulizia e meno sforzi.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 139</ref>}}
 
{{quote|Sotto a tutti, poi, stanno i Paria, che non sono una casta, non sono uomini, non sono nulla, non hanno nemmeno il diritto di esistere.|[[Massimo Mila]] <ref>''Nota introduttiva'' a ''[[Siddharta]]'' ([[Hermann Hesse]]), pag. 13</ref>}}
 
{{quote|Io non credo in nessuna cosa così profondamente, nessuna idea mi è sacra come quella dell'unità, come l'idea che la totalità del mondo è un'unità divina e che tutto il dolore, tutto il male consiste in ciò: che noi singoli non ci sentiamo parte inscindibile del tutto.|[[Hermann Hesse]] <ref>Fonte: ''Cronologia'' premessa a ''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 20</ref>}}
 
{{quote|Si capiva che aveva pensato più degli altri, e nel mondo intellettuale possedeva quell'oggettività quasi fredda, quella sicurezza di sapere e di pensiero che hanno soltanto gli uomini veramente dotati di spirito, i quali sono senza ambizione e non desiderano mai di brillare o persuadere gli altri o di avere ragione ad ogni costo.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 42</ref>}}
 
{{quote|In principio non vi è innocenza né semplicità: tutto ciò che è creato, anche le cose apprentemente più semplici, sono già colpevoli, sono già molteplici, buttate nel sudicio fiume del divenire e non possono mai più, mai più risalire la corrente. [...] Ogni nascita è separazione dal tutto, è limitazione, distacco da Dio, nuovo doloroso divenire. Il ritorno al tutto, l'annullamento della dolorosa individuazione, il divenir Dio significa aver allargato talmente la propria anima da poter riabbracciare l'universo.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, ''dissertazione" omonima, pag. XXXI</ref>}}
 
=== Thackeray ===
{{quote|Nessuno meglio di me saprebbe mettere da parte i motivi di astio, e quando faccio valere il mio punto di vista, posso dire di essere tra le più placide creature del mondo.|[[William Makepeace Thackeray]] ''[[Le memorie di Barry Lyndon|Barry Lyndon]]''}}
 
{{quote|Sukey Capermore era talmente appassionata del ballo che non avrebbe esitato a danzare a un funerale, se fosse stata invitata da qualcuno, e io ero troppo un uomo di spirito per avermene a male di fronte a quella evidente offesa, e pertanto danzammo lo stesso, insieme ad alcune coppie del peggior volgo… farmacisti, mercanti di vino, avvocati e tutta la feccia del genere cui è consentito di partecipare alle nostre serate pubbliche.|[[William Makepeace Thackeray]], ''[[Le memorie di Barry Lyndon|Barry Lyndon]],'' pag. 297}}
{{quote|A Quatre Bras, ricordava Llewellyn del 28° Reggimento, "l'orzo nel campo era così alto che… il nemico, persino mentre attaccava i nostri quadrati, era obbligato a mandare avanti un uomo particolarmente audace, il quale, cavalcando alla disperata, riuscisse a piantare una bandiera, con funzione di segnale, proprio davanti alle nostre baionette.|[[John Keegan]] <ref> ''[[Il volto della battaglia]]'', ISBN 8851522480, pagg. 135 </ref> }}
 
=== O' Shea ===
 
{{quote|Tutti — dal trentenne con l'aria da studente e i capelli a spazzola che prendeva appunti in cinese alla biondina con la camicetta attillata e la gonna troppo corta, dallo sportivo con i pantaloni larghi da corsa e la maglietta sudata all'ottuagenario con gli occhi arrossati e la giacca a spina di pesce macchiata da decenni di polvere di gesso — erano consapevoli di essere i potenziali testimoni della risoluzione di un problema fondamentale nel solco di una tradizione trimillenaria.|[[Donal O' Shea]] <ref>''La congettura di Poincaré'', ISBN 8817023573, pag. 14 </ref>}}
 
{{quote|Mi sono formulato una mia idea del mondo, e ho scoperto che non è rotondo come lo descrivono, ma che ha la forma come di una pera molto rotonda, eccetto dove si trova il gambo, che è il punto più elevato. Altrimenti si può dire che abbia la forma di un a palla molto rotonda su un punto della quale è come se ci fosse un capezzolo di donna, e che questo sia il punto più alto e più vicino al cielo.|[[Cristoforo Colombo]] <ref>Fonte: Donal O' Shea], ''La congettura di Poincaré'', ISBN 8817023573, pag. 19 </ref> }}
 
=== Guedji ===
 
{{quote|Si può sempre passare dall'altra parte dello specchio, tra le entità negative, irrazionali. immaginarie, a patto di tornare con le mani piene di meraviglie.|[[Denis Guedj]], ''[[Il teorema del pappagallo]],'' pag. 329}}
 
{{quote|"Mi domando cosa farebbe lei, senza l'etimologia!" mormorò Lea.<br />
"Amerei di meno le parole."|[[Denis Guedj]], ''[[Il teorema del pappagallo]],'' pag. 157}}
=== Eco ===
 
{{quote|Come a dire un paio di alari che avrebbero disonorato qualsiasi caminetto, una pendola in smalto blu scrostato, cuscini forse una volta ricamati a colori vivaci, alzate portafiori con putti in ceramica scheggiati, instabili tavolini di stile imprecisato, un cestino portabiglietti in ferro rugginoso, indefinibili scatole pirografate, orridi ventagli di madreperla decorati con disegni cinesi, una collana che pareva d'ambra, due scarpini di lana bianca con fibbie incrostate di diamantini d'Irlanda, un busto sbreccato di Napoleone, farfalle sotto vetro incrinato, frutti in marmo policromo sotto una campana una volta trasparente, noci di cocco, vecchi album con modesti acquarelli di fiori, qualche dagherrotipo incorniciato (che in quegli anni non aveva neppure l'aria di cosa antica) — così che chi si fosse depravatamente invaghito di uno di quei vergognosi avanzi di pignoramenti di famiglie disagiate e, trovandosi di fronte il sospettosissimo proprietario, ne avesse domandato il prezzo, si sarebbe sentito richiedere una cifra tale da disamorare il più perverso dei collezionisti di teratologie antiquariali.|[[Umberto Eco]], ''[[Il cimitero di Praga]],'' pagg. 8-9}}
 
{{quote|Dovrebbe sapere che l'unico modo di controllare una setta eversiva è prenderne il comando, o almeno averne sul nostro libro paga i capi principali. Non è che si scoprono i piani dei nemici dello stato per illuminazione divina.|[[Umberto Eco]], ''[[Il cimitero di Praga]],'' pag. 202}}
 
{{quote|Mi rendevo conto ora che l'aspetto più irritante di un omicidio è l'occultazione del cadavere, e dev'essere per questo che i preti sconsigliano di uccidere, tranne naturalmente in battaglia, dove i corpi si lasciano agli avvoltoi.|[[Umberto Eco]], ''[[Il cimitero di Praga]],'' pag. 268}}
 
{{quote|Santiddio, lo spionaggio (e il controspionaggio) sono cose troppo serie per lasciarle fare ai militari; professionisti come Lagrange e Hébuterne non avevano mai combinato pasticci del genere, ma cosa puoi attenderti da gente che un giorno è buona per il Servizio Informazioni e domani per il Quarto Fucilieri in Tunisia, o che è passata dagli zuavi pontifici alla Legione straniera?|[[Umberto Eco]], ''[[Il cimitero di Praga]],'' pagg. 482-483}}
 
{{quote|Di questo Proust mi dicono che è un pederasta venticinquenne autore di libri fortunatamente inediti, e Monet un imbrattatele di cui ho visto un quadro o due, dove costui sembra guardare il mondo con occhi cisposi.|[[Umberto Eco]], ''[[Il cimitero di Praga]],'' pag. 483}}
 
{{quote|Forse le loro divinità bugiarde che necessariamente non esistono (o non esistono necessariamente, comunque si voglia intendere la negazione di questa modalità)?|[[Umberto Eco]], ''[[Il nome della rosa]],'' pag. 358}}
 
{{quote|L'autore dovrebbe morire dopo aver scritto. Per non disturbare il cammino del testo.|[[Umberto Eco]], ''Postille a [[Il nome della rosa]],'' pag. 509}}
 
=== Altri ===
 
{{quote| "We've heard a good bit in this courtroom about public key encryption," said Albright. "Are you familiar with that?"
 
"Yes, I am," said Diffie, in what surely qualified as the biggest understatement of the trial.
 
"And how is it that you're familiar with public key encryption?"
 
"I invented it."|Joe Mullin<ref>[http://arstechnica.com/tech-policy/2013/11/newegg-on-trial-mystery-company-tqp-re-writes-the-history-of-encryption/ Newegg on trial: Mystery company TQP rewrites the history of encryption], su [[Ars Technica]] del 21 novembre 2013</ref>}}
 
{{quote|"Non fa differenza. Suo padre per lei è morto nel preciso momento in cui ha saputo che stava per morire. Il resto è, come dire, formalità corporale. Niente di più." |[[Andrea Camilleri]], ''[[Il ladro di merendine]],'' capitolo 19}}
 
{{quote|Non manifesta antipatia o timore. L'avversione per i negri dovrà apprenderla. Secondo i citati Autori, il bambino è spesso picchiato quando viene sorpreso a giocare con un bambino negro, e gli si fa comprendere che si continuerà a picchiare fintanto che si ostinerà a giocare con un bambino negro. In tal modo, per timore della punizione, egli apprende il pregiudizio razziale.|David Krech, Richard S. Crutchfield, Egerton L. Ballachey (ed. ital. a cura di Giulia Villone Betocchi, traduzione di Anna Maria Asprea)<ref>''Individuo e società: manuale di psicologia sociale'', Giunti Barbèra, Firenze 1973, pagg. 89-90</ref>}}
 
{{quote|Lui, ''ha-Shem, Hu,'' che magari può anche non esistere, come sussurrano o affermano o proclamano tutti quelli che hanno la forza o il disperato coraggio di chiamarsi ''tout court'' atei, e come talora temono (o sperano?) tutti gli altri: ma che certamente ''è,'' e ''sarà'' per sempre, nei secoli dei secoli.|[[Franco Cardini]]<ref> ''Gerusalemme,'' pag. 23</ref>}}
 
{{quote|Surveillance as a business model is the only thing that makes a site like Facebook possible.|[[Maciej Cegłowski]], ''[http://idlewords.com/bt14.htm The Internet With A Human Face - Beyond Tellerrand 2014]'' }}
 
{{quote|Nella luce delle nostre vivide tradizioni, nel nome dei nostri maestri scomparsi ma vivi nella nostra riverente memoria, nel ricordo di tante battaglie combattute in nome dei più puri ideali e vinte col generoso consenso del popolo, approntiamo gli animi e le intelligenze per la prossima e non meno impegnativa battaglia.|[[Giovanni Leone]], Discorso per i vent'anni della [[DC]] a [[Napoli]]<ref>Fonte: [[Camilla Cederna]], ''[[Camilla_Cederna#Giovanni_Leone._La_carriera_di_un_presidente|Giovanni Leone. La carriera di un presidente]],'' pag. 166</ref>}}
 
{{quote|La prima qualità di ogni scienza è quella di essere profetica.|[[Pierpaolo Pasolini]]<ref>Fonte: [[Camilla Cederna]], ''[[Camilla_Cederna#Giovanni_Leone._La_carriera_di_un_presidente|Giovanni Leone. La carriera di un presidente]],'' pag. 181</ref>}}
 
{{quote|Dato che la loro situazione li costringe a fare molte scelte, i poveri hanno meno energie per studiare, lavorare e fare altre cose che potrebbero consentirgli di entrare nella classe media.|[[John Tierney]],<ref>Collegamenti esterni in punto:
*[http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/t/john_tierney/index.html Recent Tierney columns] at the [[New York Times]]
*[http://select.nytimes.com/packages/khtml/2005/09/19/opinion/20050919_TIERNEY_FEATURE.html "Meet John Tierney"], ''New York Times'' biographical video interview</ref> ''[[Internazionale (rivista)|Internazionale]],'' n. 919, pag. 56}}
 
{{quote|Ciò può essere nei voti di coloro che intravedono in una nuova guerra la vendetta di templi crollati, non nei nostri.|[[Benito Mussolini]]<ref>Fonte: [[Arrigo Petacco]], ''Faccetta nera: storia della conquista dell'impero,'' pag. 81</ref>}}
 
{{quote|Chissà se quell'essere aveva paura, in quegli abissi. No, doveva esserci abituato. E poi il sole l'aveva visto. Era per questo che spruzzava.|[[Antonio Monda]], ''L'America non esiste,'' Pag. 12}}
 
{{quote|Nell'Europa occidentale la formazione delle nazioni è sempre stata caratterizzata da una prima fase relativamente apolitica e spesso violenta in cui il sovrano acquisisce il potere militare e territoriale, fonda una burocrazia e allarga la sua base economica, a cui segue la fase di vera e propria fondazione della nazione attraverso l'educazione, l'allargamento della partecipazione al potere e il radicamento di un senso di lealtà civica. La situazione di partenza in Cina era completamente differente. Là infatti tutti questi processi dovettero avvenire contemporaneamente.|Helwig Schmidt-Glintzer<ref>[http://www.de-cn.net/zfa/de4429679.htm 10 Fragen an Helwig Schmidt-Glintzer], Deutsch-chinesisches Kulturnetz, April 2009</ref><ref>[http://idw-online.de/pages/de/news237946 Helwig Schmidt-Glintzer neuer Vorsitzender der Deutschen Vereinigung für Chinastudien (DVCS)], Pressemitteilung der Herzog August Bibliothek vom 29. November 2007</ref> ''Storia della Cina,'' pag. 231}}
 
{{quote|"Dimmi la parola, mamma, se ora la sai. La parola nota a tutti gli uomini." ed essa non dà risposta. <ref>(Il passo commentato, in lingua originale:)<blockquote>«STEPHEN: (EAGERLY) Tell me the word, mother, if you know now. The word known to all men.</br>THE MOTHER: Who saved you the night you jumped into the train at Dalkey with Paddy Lee? Who had pity for you when you were sad among the strangers? Prayer is allpowerful. Prayer for the suffering souls in the Ursuline manual and forty days' indulgence. Repent, Stephen.» </br>([[James Joyce]], ''[[Ulisse (Joyce)|Ulysses]])''</blockquote> </ref> Molte sono state le interpretazioni date a questo brano. La maggior parte dei lettori ha immaginato che la parola nota a tutti gli uomini fosse "amore", sebbene un critico sostiene che sia "morte" ed un altro "sinteresi"; quest'ultima suona come l'unica parola ''ignota'' a tutti gli uomini. […]</br> Se Joyce l'avesse omesso deliberatamente o no è ancora tema di congetture e dibattiti. […] Nel manoscritto, queste righe recitano così: <blockquote> ''Do you know what you are talking about? Love, yes. Word known to all men. Amor vero aliquid alicui bonum vult et ea quae concupiscimus.''</blockquote> […] La frase latina congiunge due periodi nella ''Summa contra gentiles'' di Tommaso d'Aquino […]. Nell'accettare questa prospettiva Stephen Dedalus <ref> [[Stephen Dedalus]] è — assieme a [[Leopold Bloom]] — il protagonista dell<nowiki>'</nowiki>''Ulisse''.</ref> segue il proprio maestro Dante il quale, come dice Virgilio nel XVII canto del ''Purgatorio'' […] "Né creator né creatura mai", cominciò el, "figliol fu sanza amore, […] e tu 'l sai".|[[Richard Ellmann]] <ref> ''Prefazione'' all<nowiki>'</nowiki>''[[Ulisse (Joyce)|Ulisse]]'' di [[James Joyce]], pagine IX e X. Il corsivo sull'aggettivo "ignota" è mio. </ref>}}
 
{{quote|1=Il vero cultural bias è tradurre da enW senza valutare il giusto rilievo, come se enW e le fonti che propone fossero la Bibbia o, il che è peggio, che il taglio che essa dà ai suoi temi sia sempre giusto. Personalmente ''detesto'' la sociologia, ma non mi metterei a discettare nei termini ''fonti serie = enciclopedicità,'' poiché l'errore sta nel "lemmificare" un mero esempio. Allo stesso modo Kant e Hegel (et al.) hanno discusso di [[estetica]] e [[sublime]] in relazione al canto degli uccelli, ma si tratta di strumenti esemplificativi.|2=[[utente:Pequod76|Pequod76]], [[Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Orientamento_della_carta_igienica|Votazione sulla cancellazione della voce "Orientamento della carta igienica"]]}}
 
{{quote|However vast the darkness, we must supply our own light.|[[Stanley Kubrick]] in his 1968 interview with [[Playboy]]<ref>Fonte: [http://daringfireball.net/linked/2011/08/25/supply-our-own-light Daring Fireball]</ref>}}
 
{{quote|Si drizzò per scrutare oltre le canne, ma non vide niente: né robot, né ponti scintillanti, né astronavi. Solo altre canne. Si mise in ascolto, ma il vento non gli portò il suono ormai familiare di etimologi semifolli che si davano la voce da un capo all'altro del territorio melmoso.|[[Douglas Adams]], ''[[La vita, l'universo e tutto quanto]],''<ref>Disponibile su [http://www.scribd.com/doc/30063924/Adams-La-Vita-l-Universo-e-Tutto-Quanto Scribd.com]</ref>}}
 
{{quote|La capacità dell'uomo di razionalizzare l'irrazionalizzabile per giustificare le proprie passioni o le attività del gruppo a cui appartiene, mostra quanta strada gli resti ancora da compiere prima di diventare ''Homo sapiens.'' […] Per quel tanto che c'è in noi della pecora, non c'è minaccia maggiore e più mortale che quella di perdere contatto col resto del branco e trovarsi isolati. Così l'idea stessa di giusto e d'ingiusto, di vero e di falso, è condizionata dal branco.|[[Erich Fromm]], ''Psicanalisi e religione,'' pag. 53}}
 
 
{{quote|Cinquantacinque punti in testa, di cui ventuno solo a un orecchio. Sei dita rotte. Quattro costole. Un gomito. Spalle lussate a volontà e una clavicola fratturata. Distorsioni varie alle gambe. Un collaterale rotto e una sublussazione del ginocchio. Uscite dal campo per infortunio: nessuna.|''Il barone, un’autobiografia'' <ref>Tratto dalla [[Andrea Lo Cicero|voce ''Andrea Lo Cicero'']], Wikipedia, L'enciclopedia libera</ref>}}
 
{{quote|Sul vessillo della modernità è scritto: non abbiamo tempo.|Alarico Mariani Marini <ref>[http://www.radioradicale.it/soggetti/alarico-mariani-marini Alarico Mariani Marini | RadioRadicale.it]</ref> <ref>"L'avvocato e la parola", La Previdenza Forense, n. 2-2010, pag.109, ISSN 1827 - 7462</ref>}}
 
{{quote|E siccome queste, lo so, non erano che parole, le solite parole ingannevoli e disperate che soltanto un vero bacio avrebbe potuto impedirle di proferire, di esse, appunto, e non di altre, sia suggellato qui quel poco che il cuore ha saputo ricordare.|[[Giorgio Bassani]] <ref>''[[Il giardino dei Finzi-Contini]],'' [[explicit]]</ref>}}
 
{{quote|I bambini vennero presto per assistere all'impiccagione.|[[Ken Follett]], ''[[I pilastri della terra]],'' ''[[incipit]]'' <ref>Con un magistrale tocco ad effetto, tale ''incipit'' è pedissequamente ripreso nell'attacco di uno degli ultimi capitoli, a pagina 1019</ref>}}
 
{{quote|Ero al bujo. Sai che mi piace veder morire il giorno ai vetri d'una finestra e lasciarmi prendere e avviluppare a poco a poco dalla tenebra, e pensare: - «Non ci sono più!» - pensare: - «Se ci fosse uno in questa stanza, si alzerebbe e accenderebbe un lume. Io non accendo il lume, perché non ci sono più. Sono come le seggiole di questa stanza, come il tavolino, le tende, l'armadio, il divano, che non hanno bisogno di lume e non sanno e non vedono che io sono qua. Io voglio essere come loro, e non vedermi e dimenticare di esser qua».|[[Luigi Pirandello]] <ref>[http://www.classicitaliani.it/pirandel/novelle/04_058.htm Novelle per un anno, a cura di Mario Costanzo, Premessa di Giovanni Macchia, I Meridiani vol. I, Arnoldo Mondadori editore, Milano1985]</ref>}}
 
{{quote|Che si guardi alla diminuzione delle bare oppure all'aumento delle culle, le differenze di sviluppo economico, e quindi di condizioni di vita e di opportunità, incidono fortemente sulla demografia.|Vittorio Beonio-Brocchieri <ref>''La memoria ed il tempo'', volume 2, Einaudi Scuola 2006, ISBN 9788828605416, pagina 5</ref>}}
 
{{quote|Premesso che il creazionismo è una teoria che di scientifico ha poco, segnalo che esistono primati (non uomini) che si accoppiano anche frontalmente. Ma il solo fatto di pensare ad una divisione animalesco non-animalesco tradisce una concezione antropocentrica e sessuofobica che ha più dell'onanismo mentale che dello scientifico.|<small>[[Utente:Biopresto|<span style="color:blue">'''Uomo in ammollo''']] </span></small> 13:00, 26 dic 2008 (CET)<ref>Fonte: [[Discussione:Vagina|pagina di discussione]] della [[vagina|voce: "Vagina"]] in [[Wikipedia]]</ref>}}
 
{{quote|Academics write hieratic prose that is not meant for demotic readers. A social class of priests and professors are needed to interpret the cryptic words for the common reader. This Wiki article of ''Actual Idealism'' could be considered to be a classic example of the academic manner. [[:en:Analytic Philosophy]], with its purpose of clarification, came into being in response to such uncommunicative writing.|[[:en:User:Lestrade|Lestrade]] ([[:en:User talk:Lestrade|talk]]) 19:58, 12 April 2008 (UTC)Lestrade <ref>Dalla pagina di discussione di [[:en:Actual Idealism]] </ref>}}
 
{{quote|Quanto enim operatio conveniens fuerit perfectior, tanto delectatio erit maior.|[[Tommaso d'Aquino]] <ref>(Quanto più l'essere che opera è perfetto, tanto più perfetta è la ''delectatio'' che proverà nell'operazione.) Fonte: ''Dante Alighieri, La Divina Commedia,'' Nota integrativa a Inf. VI, 107, pagina 202, commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi, ISBN 9788804546542</ref>}}
 
{{quote|Ma che cosa, al fondo, l'uomo moderno cerca sempre? Qual è il suo progetto fondamentale, la sua prima scelta? La risposta ci è fornita da quella che Sartre chiama (in polemica con quella, naturalistica, di Freud) la ''psicoanalisi esistenzialista''. Questa non deve mai dimenticare, nelle sue descrizioni e nella sua interpretazione del comportamento umano, la natura essenzialmente libera e progettuale del per-sé, senza cercare le proprie spiegazioni nell'inconscio (che per Sartre non esiste). Ciò che il per-sé vuole nel suo fondo è di essere. Essendo nulla, esso desidera tuttavia l<nowiki>'</nowiki>''essere.'' Non l'essere in-sé; opaco, vischioso, agglutinante in cui l'uomo si sente gettato e che suscita in lui un sentimento (che assume, come l'angoscia, rilevanza metafisica) di ''nausea.''|DIALOGOS AUTORI E TESTI PENSIERO MODERNO, Autore Coautore: CIOFFI GALLO LUPPI, Editore: B.MONDADORI, ISBN 8842452653 pag. 347 }}
 
=== Nietzsche ===
{{quote|È mio sincero convincimento che un tedesco, il quale per il solo fatto di essere tedesco ritenga di essere qualcosa di ''più'' di un ebreo, sia un personaggio da commedia, per non dire da manicomio.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref>Fonte: Nota introduttiva a ''Genealogia della morale,'' pag. XV, ISBN 8845905888 </ref> }}
 
{{quote|''Pereat mundus, fiat philosophia, fiat philosophus,'' fiam!|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Genealogia della morale]], '' pag. 100</ref>}}
 
{{quote|- Incuranti, beffardi, violenti - così ''ci'' vuole la saggezza: è una donna, ama unicamente un guerriero. <br />''Così parlò Zarathustra''|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Genealogia della morale]], '' pag. 89</ref>}}
 
{{quote|La ''matematica'' certo non sarebbe nata se si fosse saputo fin dall'inizio che in natura non esiste una linea esattamente dritta, né un vero cerchio, né un'assoluta misura di grandezza.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' pag. 37</ref>}}
{{quote|La perfetta chiarezza di tutte le rappresentazioni oniriche, la quale ha come presupposto la fede incondizionata nella loro realtà, ci riporta ad antichi stati dell'umanità, quando l'allucinazione era oltremodo frequente e prendeva intere comunità, interi popoli. Dunque, nel sonno e nel sogno, noi eseguiamo ancora una volta il compito dell'umanità primitiva.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' pag. 38</ref>}}
 
{{quote|Apparentemente egli lotta per una maggiore dignità e un più alto significato dell'uomo; in effetti, non vuol rinunciare ai presupposti ''più efficaci'' della sua arte, ossia al mitico, al fantastico, all'estremo, al senso del genio: ritiene dunque il permanere del suo modo di creare più importante della dedizione scientifica al vero in ogni sua forma, per quanto semplice questa possa apparire.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 146, pag. 99</ref>}}
 
{{quote|Su questo morboso eccesso di sentimento, sulla profonda corruzione della mente e del cuore a esso necessaria, agiscono tutte le invenzioni psicologiche del Cristianesimo: esso vuole annientare, spezzare, stordire, inebriare, solo una cosa esso non vuole: la ''misura,'' e perciò è, nel senso più profondo, barbarico, asiatico, non nobile, non greco.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 114, pag. 98</ref>}}
 
{{quote|''Il libro diventato quasi un uomo.'' È cosa che non finisce mai di sorprendere uno scrittore il fatto che il libro, non appena si sia staccato da lui, continui a vivere una vita per conto proprio; per lui è come se la parte distaccata di un insetto proseguisse il suo cammino. Forse egli lo dimentica quasi del tutto, forse si eleva al di sopra delle idee espresse nel libro, forse anche non lo capisce più e ha perduto le ali con le quali volava allora, quando concepì quel libro: intanto quello si cerca i suoi lettori, infiamma esistenze, allieta, spaventa, genera nuove opere, diviene l'anima di proponimenti e di azioni — insomma: vive come un essere dotato di spirito e anima e tuttavia non è un uomo. La sorte più felice sarà toccata all'autore che, da vecchio, potrà dire che tutto ciò che è stato in lui di pensieri e di sentimenti vivificanti, fortificanti, nobilitanti, rischiaranti, continua a vivere nei suoi scritti, e che egli stesso non rappresenta altro che la grigia cenere, mentre dappertutto il fuoco viene salvato e propagato. Se poi si considera che ogni azione di un uomo, non soltanto un libro, diventa in qualche modo motivo di altre azioni, decisioni, pensieri, che tutto ciò che accade si annoda in modo indissolubile con tutto ciò che accadrà, si conosce la sola vera ''immortalità'' che ci sia, quella del movimento: ciò che una volta ha mosso, è incluso ed eternato nella catena dell'essere, come un insetto nell'ambra.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 208, pag. 144</ref>}}
 
{{quote|Nella solitudine il solitario divora se stesso, nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, aforisma 348, pag. 122</ref>}}
 
{{quote|''L'ombra:'' Ho arrossito, nel colore in cui posso farlo. Mi è venuto in mente che ho spesso giaciuto ai tuoi piedi come un cane, e che tu allora — </br>
''Il viandante:'' E non potrei in tutta fretta fare ancora qualcosa che ti piacesse? non hai nessun desiderio? </br>
''L'ombra:'' Nessuno, fuorché il desiderio che il "cane" filosofo<ref>Il filosofo cinico [[Diogene di Sinope|Diogene]]</ref> ebbe davanti al grande Alessandro: togliti un poco dal mio sole, ho troppo freddo.</br>
''Il viandante:'' Che devo fare? </br>
''L'ombra:'' Cammina verso questi pini e guarda intorno verso i monti; il sole tramonta.</br>
''Il viandante:'' Dove sei? Dove sei?|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' [[explicit]]</ref>}}
 
=== Rawlins ===
{{quote|Questo libro è per voi se non sapete granché sui computer e volete sapere cosa possono fare per voi — o a voi. Racconta la storia di come noi siamo diventati schiavi dei nostri inservienti silicei, e di come un giorno potrebbero essere loro a diventare i nostri schiavi.<br /> Leggetelo in spiaggia.| [https://www.cs.indiana.edu/~rawlins/ Gregory J. E. Rawlins], [http://tecalibri.altervista.org/R/RAWLINS-GJE_computer.htm ''Schiavi del computer?]'' pag. X }}
{{quote|L'intelligenza artificiale, in effetti, ha il problema di porre sé stessa fuori dal problema.| [https://www.cs.indiana.edu/~rawlins/ Gregory J. E. Rawlins], [http://tecalibri.altervista.org/R/RAWLINS-GJE_computer.htm ''Schiavi del computer?]'' pag. 143}}
 
=== Veronesi ===
{{quote|''Cosa simboleggia, dottore? La normalità che perdura nella mia vita sottosopra? Il calore domestico che sopravvive nel gelo del cambiamento? Il caos calmo che ho dentro?''|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (libro)|''Caos calmo'']], pag. 241}}
 
{{quote|Sapevamo, Pietro, che una fusione di quelle proporzioni genera un dio molto debole, cioè Boesson, e un esercito di frustrati, umiliati, rimossi, trasferiti, licenziati; sapevamo che genera valore in borsa, quando viene annunciata, ma poi svilisce e azzera la qualità del lavoro prodotto dalle società che ne fanno parte, e che alla lunga diventa un fallimento per tutti. Lo sapevamo perché l'avevamo visto succedere, e spesso ne avevamo anche approfittato.|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (libro)|''Caos calmo'']], pag. 72}}
 
{{quote|Terminale, ossidrico, definitivo, è il bacio assoluto, l<nowiki>'</nowiki>''ur-bacio,'' che ci scioglie e ci fa colare uno dentro l'altra, e ci disperde nella caotica bellezza dell'universo…|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (libro)|''Caos calmo'']], pag. 333}}
 
{{quote|Non è vero che il mistero genera mistero, è solo paccottiglia romantica. Il mistero genera conseguenze logiche, come tutto.|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (libro)|''Caos calmo'']], pag. 418}}
 
=== Carofiglio ===
{{quote|E poi i libri, naturalmente. Mancava qualcosa, certo. Ma io ero uno che da piccolo restava molto impressionato quando gli dicevano di pensare ai bambini dell'Africa che muoiono di fame.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 49}}
 
{{quote|Come se mi prosciugasse dalla mia personale inquietudine, attirandola nel suo cupo vortice, come se l'indistinta paura di un pericolo esterno mi liberasse dalla paura, peggiore e meno controllabile di un pericolo interno. Quando faccio di queste passeggiate, in posti deserti e spettrali, poi mi addormento come un bambino e normalmente mi sveglio anche di buon umore.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pagg. 50-51}}
 
{{quote|Uscendo per strada, con un movimento studiato, mi tirai su il bavero dell'impermeabile, anche se non ce n'era nessun bisogno.<br />
Chi legge troppi libri spesso fa cose di cui non c'è nessun bisogno.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 75}}
 
{{quote|Quella notte non dormii. Ero ancora un bambino e proprio per questo seppi, come poche altre volte nella mia vita, cosa vuol dire sentirsi un uomo.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 81}}
 
{{quote|Voglio dire: ci vedevamo, andavamo a cena, c'era il sesso e poi lui mi faceva un regalo. Non ho esperienza di matrimoni ma credo che in molti casi funzionino esattamente nello stesso modo.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pagg. 170-171}}
 
{{quote|Dopo ''non c'è problema'' ti rimangono tre passaggi: ''un attimino, quant'altro'' e ''piuttosto che'' nell'immonda accezione disgiuntiva. A quel punto sei maturo per andare all'inferno, nel girone degli assassini della lingua italiana.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 202}}
{{quote|Niente, come assistere allo sgretolamento di un'abilità che davi per scontata, riesce ad evocare con più forza l'idea inquietante del tempo che passa.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 233}}
{{quote|''Chi è costei che sorge come l'aurora,''<br /> ''bella come la luna, fulgida come il sole,''<br />'' terribile come schiere a vessilli spiegati?''|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 283<ref>(''[[Cantico dei cantici]]'', 6, 10)</ref>}}
{{quote|Adorno diceva che la forma più alta di moralità è non sentirsi mai a casa, nemmeno a casa propria.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 333}}
{{quote|Come una piccola luce nel buio, mi venne in mente una frase di Hannah Arendt.<br /> Il rimedio all'imprevedibilità della sorte, alla caotica incertezza del futuro è la facoltà di fare e mantenere promesse.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 329}}
{{quote|Per qualche minuto, anzi, mi parve di averlo proprio deciso, di lasciar perdere tutto, e per quei minuti provai un senso di totale padronanza, di equilibrio instabile e perfetto. Il senso di perfezione che hanno solo le cose provvisorie e destinate a finire presto.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le perfezioni provvisorie]],'' pag. 310}}
 
{{quote|Mamma insegnava analisi matematica e calcolo differenziale e mi aveva sempre parlato di chiromanzia, astrologia e lettura delle carte come di pratiche barbare, da ciarlatani e per sottosviluppati.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Gianrico_Carofiglio#Racconti|Non esiste saggezza]],'' pag. 152}}
 
{{quote|Non lo sapevo proprio cosa andavo a cercare, ma avevo la mia rabbia, il mio bastone alla cintura e un bicchiere di vino da quindici gradi in corpo.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Gianrico_Carofiglio#Racconti|Non esiste saggezza]],'' pag. 161}}
 
=== Mazzantini ===
{{quote|In realtà l'unica cosa che so di me è che non mi piace soffrire. Sono cresciuta in un mondo orizzontale, spuntato forse, ma confortante.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 46</ref>}}
 
{{quote|Una notte facemmo l'amore sui giornali sparsi in terra, l'inchiostro della stampa stinse sui nostri corpi accaldati, un pezzo di un soldato sovietico in Afghanistan restò tatuato sulla schiena di Diego.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 118</ref>}}
 
{{quote|Un giorno ancora a venire Goijko avrebbe detto: "Ora so cos'è l'arte..." e, attraversandomi con quello sguardo unto, ebete di intelligenza, "è Dio che ha nostalgia degli uomini."|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 193</ref>}}
 
{{quote|Sì, una coda l'abbiamo riportata, sporca ci scivola dietro, ci si mette tra i passi. Una coda ferita. Bisogna darle il tempo, qualche giorno e poi cadrà… un lembo di carne che puzza e morirà. E torneremo a essere noi, quelli di prima. Culi lisci e aperitivi al sole.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 316</ref>}}
 
{{quote|Non sono mai stata veramente amica di questa ragazza accidentata, ha fatto tutto da sola. Ma stasera penso che qualcosa ha fatto davvero, che certe persone ti entrano dentro come il cancro, non sai bene quando.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 341</ref>}}
 
{{quote|Uomo, donna, bambino", gli sembrano parole che sporcano la sua missione. […] <br /> È come sparare sui conigli", sorride. Poi la crosta della faccia s'indurisce e e resta quel misero stupore, quello del diavolo che guarda se stesso.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], [[passim]]'' pagg. 400-402</ref>}}
 
{{quote|Non so ancora se è il mio bambino, se sarà il mio. Dovrò aspettare il giorno in cui sarà lui, in terza elementare, che mi battezzerà. Ma intanto lo tengo. E sono già il lupo. Sono il cecchino che torna sul campo di neve a guardare il buco nella nuca.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 404</ref>}}
 
{{quote|Vede un aratro che solca un campo, le lame che scuoiano le zolle. Sa che quel campo è il suo corpo, e il rumore è quello della testa che sbatte contro il muro dove l'hanno spinta.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]], pag. 501</ref>}}
 
=== Carcopino ===
{{quote|Nulla cambia così rapidamente come le abitudini degli uomini.|[[Jérôme Carcopino]] <ref>''La vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'Impero,'' GLF Editori Laterza, 2007, ISBN 8842041947, 9788842041948 pag. 3</ref>}}
 
{{quote|E d'un colpo proviamo l'impressione che quella Roma, in cui persino le latrine del palazzo imperiale, ornate e misteriose come un santuario sotto la sua cupola, comprendevano tre posti fianco a fianco, che quella Roma, dico, insieme mistica e terra-terra, artistica e carnale, se ne va a raggiungere — lontana da noi — senza imbarazzo e senza vergogna, l'epoca dei merinidi, fino al fondo del Maghreb.|[[Jérôme Carcopino]] <ref>''La vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'Impero,'' GLF Editori Laterza, 2007, ISBN 8842041947, 9788842041948 pag. 53</ref>}}
 
 
=== Altri/2 ===
 
{{quote|Ritenevo di essere pronta a tutto; mi credevo pressoché decisa a sacrificare te, la bambina il mio avvenire e allo stesso tempo — puoi capirlo? — mi eri più caro che mai.|[[Arthur Schnitzler]] <ref>''[[Doppio sogno]],'' pagg. 14-15</ref>}}
 
{{quote|Vieni con me, straniera non-straniera. Vieni a onorare la madre, a visitare i serpenti della cisterna.|[[Antonia Arslan]]<ref>''[[La strada di Smirne]],'' pag. 110</ref>}}
 
 
{{quote|La posizione buddhista in generale poggia sul convincimento che si debbano accettare anzitutto i fatti. I buddhisti credono nella rinascita delle anime sotto un nuovo sembiante ma suppongono che, dopo molteplici ricerche, la scienza possa anche giungere alla conclusione definitiva che la reincarnazione non esiste. Se questa ipotesi verrà provata anche noi dovremo accettarla e l'accetteremo. In linea di principio l'atteggiamento buddhista a qualunque proposito è il seguente: la convinzione deve concordare con i fatti.|[[Tenzin Gyatso]], XIV [[Dalai Lama]] — ''Samsara,'' pagina 80}}
 
{{quote|Contro il tiro del Dio si credono difesi soltanto coloro che sono perduti.|[[Corano]], VII,99}}
 
{{quote|Ciò che manca alla natura umana non è il vigore, non è il tempo, è la costanza nell'operare.|[[Sallustio]], ''Guerra di Giugurta'' <ref>Citato ne ''Il Corano,'' volume I, Nota alla Sura VIII, pag. 267. ISBN 8804401303</ref>}}
 
{{quote|È certo che il Cusano è un riformatore del pensiero medioevale e uno degli iniziatori del pensiero moderno; lo prova il fatto stesso che la Chiesa lo dimenticò e il suo pensiero fu studiato dai filosofi laici che vi avevano ritrovato uno dei precursori della filosofia classica moderna.|[[Antonio Gramsci]] <ref>''Il Risorgimento,'' pag.26</ref>}}
 
{{quote|Ma appena si presenta come merce, il tavolo si trasforma in una cosa sensibilmente sovrasensibile. Non solo sta coi piedi per terra, ma, di fronte a tutte le altre merci, si mette a testa in giù, e sgomitola dalla sua testa di legno dei grilli molto più mirabili che se cominciasse spontaneamente a ballare.|[[Karl Marx]] <ref>''[[Il Capitale]], '' Libro primo, pag. 52 </ref>}}
 
{{quote|Dovete immaginare un posatoio che si protende dalle acque dell'Abisso. Sopra di esso sta un airone grigio, l'araldo di tutte le cose a venire. L'uccello apre il suo becco e rompe il silenzio della notte primeva con il richiamo della vita e del destino che "determina ciò che è e ciò che non è". La fenice, quindi, incarna il Logos originario, il Verbo o la dichiarazione del destino che media tra la mente divina e le cose create.|Rundle Clark <ref>Tratto da [[Robert Bauval]] e Adrian Gilbert ''Il mistero di Orione,'' pag. 221-222</ref>}}
 
{{quote|Come diceva Lucács: il romanzo è l'epopea del mondo disertato dagli dei.|[[Alessandro Baricco]] <ref>Introduzione al suo ''[[Omero, Iliade]], '' pag. 8 </ref>}}
 
{{quote|Forse anche il cappero è peloso a foglie tomentoso farionose compare oltre che su wiki anche su altri libri o siti di botanica. Così come che ci sono 250 specie di Capperacace. E' la vita! <br />
Il testo è in elaborazione. Se hai la grazia di lasciarlo riempire di altre informazioni vedrai che si arricchirà di molti contributi copiati da tanti altri testi. Si chiama la storia del pensiero umano.|Anonimo [[Indirizzo_IP#La_raccolta_dei_dati|IP]], dalla [[Discussioni_utente:Furriadroxiu|pagina di discussione di Furriadroxiu]].}}
 
{{quote|La vita del grande cardinale Giulio Mazzarino è davvero un misterioso enigma. Un italiano francese, un soldato dottore di leggi, un laico senza ordini sacri e un eminentissimo cardinale, un forestiero e uno di casa, un esiliato e un plenipotenziario, un suddito e un amico del Re. Un illustre perseguitato che perpetrò oltraggi gloriosi. Una fenice che rinasce dalle proprie ceneri.|''Orazione funebre per [[Giulio Mazzarino|Mazzarino]]'' <ref>Fonte: ''La memoria e il tempo'', vol. I, ISBN 9788828605409, pag. 352</ref>}}
 
{{quote|La Biblioteca [contiene]… Tutto: la storia minuziosa dell'avvenire, le autobiografie degli arcangeli, il catalogo fedele della Biblioteca, migliaia e migliaia di cataloghi falsi, la dimostrazione della falsità di questi cataloghi, la dimostrazione della falsità del catalogo autentico, l'evangelo gnostico di Basilide, il commento di questo evangelo, il commento del commento di questo evangelo, il resoconto veridico della tua morte, la traduzione di ogni libro in tutte le lingue, le interpolazioni di ogni libro in tutti i libri. |[[Jorge Luis Borges]]}}
 
 
{{quote|Un grumo di odio gli si era piantato dentro la gola come una scheggia affilata.|[[Niccolò Ammaniti]] <ref>''[[Come Dio comanda]],'' pag. 21</ref>}}
 
 
{{quote|Essi devono convincersi anzitutto che non è impossibile annullare i contrari, trasformare il male in bene, la notte in giorno, il nero in bianco. L'atman, dicono gli indiani, il tao, dicono i cinesi; la grazia dicono i cristiani.|[[Ervino Pocar]] <ref>''Cronologia'' premessa a ''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 23</ref>}}
 
{{quote|L'illusione di tagliare i fondi [per la ricerca] equivalga a tagliare gli sprechi può prosperare solo tra gli ignoranti. Basta leggere un qualunque libro di storia per sapere che la fame non stimola alcuna virtù, anzi.|Claudio Arezzo <ref>Fonte: AA.VV. ''Matematici al lavoro,'' pag. 194 ISBN 978885180098</ref>}}
 
 
{{quote|Se la nostra classe intellettuale non avesse ricevuto un'educazione così raffinata, e avesse imparato la boxe, si sarebbe impedito ai lenoni, ai disertori e a una tale gentaglia di fare una rivoluzione in Germania. Poiché la rivoluzione fu vittoriosa non per gli atti arditi, forti, coraggiosi di quelli che la facevano ma per la vile, commiserevole indecisione di quelli che dirigevano lo Stato, e ne avevano la responsabilità.|[[Adolf Hitler]], ''[[Mein Kampf]],'' pag. 37}}
 
{{quote|— Chi sei?<br />— Sono l'uomo che doveva sposare la ragazza che tu non avresti scelto, che doveva prendere l'altra strada del bivio, dissetarsi all'altro pozzo. Tu non scegliendo hai impedito la mia scelta.<br /> — Dove stai andando?<br /> — A un'altra locanda da quella che tu incontrerai.<br /> — Dove ti rivedrò?<br /> — Impiccato a un'altra forca da quella cui ti sarai impiccato. Addio.|[[Italo Calvino]], ''[[Il castello dei destini incrociati]],'' pag. 61}}
 
{{quote|Venere danza incoronata nel cielo della vegetazione, circondata dalle incarnazioni di Zeus multiforme; ogni specie ed individuo e tutta la storia del genere umano non sono che un casuale anello di una catena di mutazioni e evoluzioni.|[[Italo Calvino]], ''[[Il castello dei destini incrociati]],'' pag. 60}}
 
{{quote|In war, truth is the first casualty. Correspondents are more effective than grunts. Grunts merely kill the enemy. All that matters is what we write, what we photograph. History may be written with blood and iron but it's printed with ink. Grunts are good show business but we make them what they are. The lesser services like to joke about how every Marine platoon goes into battle accompanied by a platoon of Marine Corps photographers. That's affirmative. Marines fight harder because Marines have bigger legends to live up to.|[[Gustav Hasford]], ''[[The Short-Timers]],'' pag. 22}}
 
 
{{quote|Tocca al pubblico che legge giudicarci: e crediamo di doverlo distinguere da quello che parla.|[[Denis Diderot]], ''Prospectus'' <ref>Fonte: ''Encyclopédie - Tutte le tavole'' ISBN 8804504951, pag. XL; la frase è ''ibidem'' attribuita però alla penna di [[d'Alembert]].</ref>}}
 
{{quote|Tutto ciò è quasi un simbolo: l'uomo enciclpedico ''scava'' la natura intera con segni umani; non si è mai soli, nel paesaggio enciclopedico; in mezzo all'accumulo degli elementi, c'è sempre un ''prodotto'' fratello dell'uomo: l'oggetto è la sigla umana del mondo.|[[Roland Barthes]] <ref>''Le tavole dell' '' Encyclopédie, saggio introduttivo a Diderot e d'Alembert, ''Encyclopédie - Tutte le tavole'' ISBN 8804504951, pag. VIII </ref>}}
 
{{quote|Lo stesso spirito analitico, arma della ragione trionfante, non può che ''duplicare'' il mondo da spiegare, secondo un processo di circolarità infinita che è lo stesso del dizionario […] In una parola, la frattura del mondo è impossibile: basta uno sguardo — il nostro — perché il mondo sia eternamente pieno.|[[Roland Barthes]] <ref>''Le tavole dell' '' Encyclopédie, saggio introduttivo a Diderot e d'Alembert, ''Encyclopédie - Tutte le tavole'' ISBN 8804504951, pag. XVI </ref>}}
 
{{quote|La scienza è un rifugio per tipi timidi o bizzarri o eccentrici. […] Chi negli anni Venti era studente a Gottinga […] poteva credere davvero di essere finito in un manicomio. Ogni singolo partecipante sembrava un caso grave. La cosa minore che si potesse fare era inventare per gioco un tipo di balbuzie. Robert Oppenheimer, che era uno studente del semestre avanzato, pensava che ci si potesse dare un tono adottando una forma particolarmente elegante di balbuzie [la tecnica njum njum]. se uno era un tipo strano ''[oddball],'' si sentiva lì come a casa sua. |[[Max Delbrück]] <ref>Fonte: Fischer, Ernst Peter, ''Aristotele, Einstein e gli altri'', ISBN 887078455X, pag. 378</ref>}}
 
{{quote|Ogni volta che mi chiesero, anche in sede giudiziaria, se io fossi massone, sempre risposi che non era vero, ma mai dissi "è falso". Direi "è falso" se mi attribuissero la qualità di mafioso o di camorrista o di appartenente alla triade cinese.|[[Francesco Cossiga]] <ref>Fonte: [[Ferruccio Pinotti]], ''Fratelli d'Italia'', ISBN 8817018090, pag. 92</ref>}}
 
=== Manfredi ===
 
{{quote|Elizabeth gli cinse il collo e lo baciò. ll calore delle sue labbra si comunicò a tutto il suo corpo, gli corse per la spina dorsale, gli invase il petto, gli confuse la mente.<br />Per un attimo soltanto avvertì come una fitta dolorosa nel cavo del torace… come se d'un tratto vi fosse caduto, per mettervi radici, il seme di un'oscura disperazione. |[[Valerio Massimo Manfredi]] <ref>''[[Palladion]],'' pag. 93</ref>}}
 
{{quote|Cosa ci faceva, stupido, in un convento di frati in via di estinzione quando poteva affondare la lancia in una terra ubertosa, mangiare del frutto proibito, volare alto in un cielo senza nubi, veleggiare in un mare verde come lo smeraldo, toccare l'ombelico del mondo, spirare fiamme come un dragone, finché era in tempo (tempus irreparabile fugit?) prima di tornare mortale, foglia di autunno su un albero… prima di imboccare la discesa che porta alla morte (stipendium peccati, mors).|[[Valerio Massimo Manfredi]] <ref>''[[Palladion]],'' pag. 127</ref>}}
 
{{quote|Come relitti abbandonati sulla spiaggia del mare cronologico.|[[Valerio Massimo Manfredi]] <ref>''Palladion,'' ISBN 8804350057</ref>}}
 
=== Muriel Barbery ===
 
{{quote|Troppo comodo rimproverare ai fenomenologi il loro autismo senza gatto; io ho dedicato la vita alla ricerca dell'atemporale. Ma chi persegue l'eternità raccoglie solitudine.|[[Muriel Barbery]] <ref>''[[L'eleganza del riccio]],'' pag. 205</ref>}}
 
{{quote|Siccome, pur essendo sempre educata, raramente sono gentile, non mi amano; tuttavia mi tollerano perché corrispondo fedelmente al paradigma della portinaia forgiato dal comune sentire.|[[Muriel Barbery]] <ref>''[[L'eleganza del riccio]],'' pag. 13 </ref>}}
 
=== Ruskin ===
 
{{quote|Nell'agire umano solo ciò che è cattivo può essere perfetto, nel senso peggiore del termine.|[[John Ruskin]] <ref>''[[Le pietre di Venezia]],'' pag. 212-213</ref>}}
 
=== Proust ===
==== I. ====
{{quote|Ignorante di architettura, diceva, "Cari miei, prendetemi pure in giro se volete, forse non sarà bello secondo le regole, ma la sua vecchia sagoma bizzarra mi piace. Sono sicura che se suonasse il piano non suonerebbe picchiando solo sui tasti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' libro I, ''Dalla parte di Swann,'' pag. 167</ref>}}
 
{{quote|Ma, quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l'immenso edificio del mondo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. I, ''[[Dalla parte di Swann]],'' pag. 149</ref>}}
 
{{quote|La ragazza di cucina era un'entità fisica e morale, un'istituzione permanente alla quale prerogative immutabili assicuravano una sorta di continuità e di identità, attraverso un seguito di forme passeggere nelle quali si incarnava, infatti non riuscimmo mai ad avere la stessa persona per due anni di seguito.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. I, ''[[Dalla parte di Swann]],'' pag. 184</ref>}}
 
{{quote|Quando più tardi, nel corso della vita, ebbi occasione di incontrare, nei conventi per esempio, delle incarnazioni veramente sante della carità, esse avevano generalmente un'aria allegra, positiva, indifferente e brusca da chirurgo che ha premura, quel viso sul quale non si legge nessuna commiserazione, nessun intenerimento dinanzi all'umana sofferenza, nessun timore di ferirla, che è appunto il viso senza dolcezza, il viso antipatico e sublime della vera bontà .|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. I, ''[[Dalla parte di Swann]],'' pag. 186</ref>}}
 
{{quote|Ma quando sparisce una fede le sopravvive, e via via sempre più viva, per mascherare la mancanza del potere che abbiamo perduto di dar realtà a cose nuove, un attaccamento feticistico alle cose vecchie che essa aveva animato, come se in esse, e non in noi, risiedesse il divino e la nostra incredulità attuale avesse una causa contingente, la morte degli dei.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. I, ''[[Dalla parte di Swann]],'' pag. 549</ref>}}
 
==== II. ====
{{quote|(un grave quesito sociale: sapere se la parete di vetro proteggerà sempre il festino degli animali meravigliosi e se la gente oscura che scruta avidamente nella notte non verrà a catturarli nell'acquario e mangiarseli).|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. II, ''[[All'ombra delle fanciulle in fiore]],'' pag. 288</ref>}}
{{quote|Per quanto riguarda le belle ragazze che vedevo passare, dal giorno in cui avevo saputo che le loro guance potevano essere baciate, ero diventato più curioso della loro anima. E l'universo mi era sembrato più interessante.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. II, ''[[All'ombra delle fanciulle in fiore]],'' pag. 321</ref>}}
{{quote|Nel genere umano, la frequenza di virtù identiche in tutti non è meno strabiliante della molteplicità di difetti particolari a ciascuno.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. II, ''[[All'ombra delle fanciulle in fiore]],'' pag. 351</ref>}}
{{quote|Quella fugacità degli esseri che ci sono sconosciuti, che ci obbligano a disancorarci dalla vita abituale dove le donne che frequentiamo finiscono per svelare i loro difetti, ci pone in quello stato di ricerca ove niente più ferma la nostra immaginazione. Ora, spogliare di essa i nostri piaceri significa ridurli a se stessi, a niente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. II, ''[[All'ombra delle fanciulle in fiore]],'' pag. 408</ref>}}
 
{{quote|D'altronde, siccome dinanzi a quelle ragazze non ero ancora disincantato dall'abitudine, avevo la facoltà di vederle, vale a dire di provare un profondo stupore ogni volta che mi ritrovavo in loro presenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. II, ''[[All'ombra delle fanciulle in fiore]],'' pag. 561</ref>}}
 
{{quote|E mentre Françoise toglieva i ganci delle imposte, staccava le stoffe, tirava le tende, il giorno estivo che lei scopriva davanti ai miei occhi sembrava altrettanto morto, altrettanto immemore di una suntuosa e millenaria mummia che la nostra vecchia domestica avesse liberato con cautela di tutte le sue bende, prima di farla apparire, imbalsamata nella sua veste d'oro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. II, ''[[All'ombra delle fanciulle in fiore]],'' [[explicit]]</ref>}}
 
==== III. ====
 
{{quote|La duchessa mi aveva visto, sì, una volta con suo marito, ma non doveva certo ricordarsene, né soffrivo del fatto che guardasse, dato il posto che occupava nel palco, le madrepore anonime e collettive del pubblico della platea, perché ero felice di sapere la mia persona confusa in mezzo ad esse, quando, al momento in cui in virtù delle leggi della rifrazione, la forma confusa del protozoo privo di esistenza individuale che ero, venne probabilmente ad iscriversi nel flusso impassibile dei suoi occhi azzurri, vidi allora un bagliore illuminarli: la duchessa da dea divenuta donna, e apparendomi d'un tratto mille volte più bella, levò verso di me la mano guantata di bianco che teneva appoggiata sul parapetto del palco e l'agitò in segno di amicizia, il mio sguardo si sentì incrociato dall'incandescenza involontaria e dalla fiamma degli occhi della principessa la quale, senza volerlo aveva suscitato quella conflagrazione semplicemente muovendoli per cercare di vedere chi sua cugina avesse salutato, e costei, che mi aveva riconosciuto, riversò su di me la pioggia scintillante e azzurra del suo sorriso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. III, ''[[I Guermantes]],'' pagg. 72-73</ref>}}
 
{{quote|L'egoismo dei nervosi cresce con la loro pretesa sensibilità; non possono sopportare da parte degli altri l'esibizione di malesseri ai quali prestano, quando si tratta di loro stessi, la massima attenzione.<br />[…]<br />Il duca non era affatto imbarazzato di parlare dei malesseri suoi e della moglie a un morente, infatti lo interessavano di più: gli sembravano più importanti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. III, ''[[I Guermantes]],'' pag. 20 e pag. 659</ref>}}
 
{{quote|La nebbia, fin dal mio risveglio, aveva fatto di me, invece dell'essere centrifugo che siamo nelle belle giornate, un uomo ripiegato su se stesso, desideroso di un angolo del fuoco e di un letto da dividere con qualcuno, Adamo freddoloso alla ricerca di un'Eva sedentaria, in quel mondo diverso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. III, ''[[I Guermantes]],'' pag. 389</ref>}}
 
{{quote|"Ma cosa mi dite?" esclamò lei fermandosi un istante e alzando i suoi begli occhi azzurri e malinconici, ma pieni di perplessità. Posta, per la prima volta in vita sua, tra due doveri così diversi, come salire in carrozza per andare a un pranzo, e testimoniare pietà a un uomo che sarebbe morto, non trovava nel codice delle convenienze nulla che le indicasse la procedura da seguire; e non sapendo a quale delle due dare la precedenza, pensò di dover fingere di non credere che la seconda alternativa potesse attuarsi, in modo da poter obbedire alla prima che, in quel momento, richiedeva meno sforzo, ritenendo così che la maniera migliore di risolvere il conflitto fosse di negarlo. "Volete scherzare?" disse a Swann.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. III, ''[[I Guermantes]],'' pag. 657</ref>}}
 
==== IV. ====
 
{{quote|È vero che questi suoni erano talmente violenti, che, se non fossero stati continuamente ripresi un'ottava più alta da un gemito parallelo, avrei potuto credere che una persona ne stesse sgozzando un'altra accanto a me, e che poi l'assassino e la sua vittima risuscitata facessero un bagno per cancellare le tracce del delitto.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pagg. 32-33; commento dell'autore medesimo, [[ibidem]]: «Ne conclusi più tardi che una sola cosa è rumorosa quanto la sofferenza, ed è il piacere, soprattutto quando vi si aggiungono — in mancanza della paura di avere bambini, caso che qui non poteva darsi, malgrado l'esempio poco probante della ''Leggenda aurea'' — preoccupazioni immediate di pulizia.»</ref>}}
 
{{quote|La ragione ci apre gli occhi, un errore dissipato ci offre un senso in più.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 38</ref>}}
 
{{quote|Ma vedo che le metafore vi lasciano sordo, e la storia di Francia indifferente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 36</ref>}}
 
{{quote|Ma a volte il futuro abita in noi senza che lo si sappia, e le nostre parole che credono di mentire abbozzano una realtà che non tarderà ad attuarsi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 70</ref>}}
 
{{quote|Ogni attività dello spirito, se non soggiace al reale, ne è facilitata.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 83</ref>}}
 
{{quote|Se l'abitudine è una seconda natura, essa ci impedisce di conoscere la prima, di cui non ha né la crudeltà, né gli incanti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 206</ref>}}
 
{{quote|Credo che mentirei se dicessi che già cominciava la dolorosa e perenne diffidenza che doveva ispirarmi Albertine, a maggior ragione il particolare carattere gomorrita che doveva rivestire questa diffidenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 245</ref>}}
 
{{quote|E, dinanzi all'impermeabile di Albertine, nel quale l'instancabile vagabonda delle giornate piovose sembrava diventata un'altra persona e che, incollato a lei, plasmabile e grigio, pareva non tanto dover proteggere il suo abito dall'acqua, quanto esserne impregnato e aderire al corpo della mia amica come per prendere l'impronta per uno scultore, strappai quella tunica che sposava gelosamente un seno desiderato e attirando Albertine a me:<br />
:"Ma tu non vuoi, viaggiatrice indolente<br />
:sognare sulla mia spalla posandovi la fronte?"<ref>Versi tratti da ''La Maison du Bergere,'' di [[Alfred de Vigny]]. ''[N.d.T.]''</ref><br />
le dissi prendendole il capo tra le mani e mostrandole le grandi praterie inondate e mute che si stendevano nel crepuscolo fino all'orizzonte chiuso sulle catene parallele di vallate lontane e azzurrastre.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 336</ref>}}
 
{{quote|D'altronde, e forse proprio perché la morte degli altri gli pareva un evento così definitivo e volgare, il pensiero della sua gli faceva orrore e rifuggiva qualsiasi riflessione potesse riferirvisi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 373</ref>}}
 
{{quote|La medicina, quando non riesce a guarire, cerca di cambiare il significato dei verbi e dei pronomi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 378</ref>}}
 
{{quote|Siccome il marchese era strabico — il che dà un'intenzione spiritosa anche agli imbecilli — l'effetto di quel riso era di riportate uno spicchio di pupilla sul bianco che altrimenti invadeva completamente l'occhio.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 469</ref>}}
 
{{quote|Il cameriere entrava. Non gli dicevo che avevo suonato parecchie volte perché mi rendevo conto che, fino allora, mi ero limitato a sognare di suonare. Ero però spaventato al pensiero che quel sogno aveva avuto la nitidezza della conoscenza. La conoscenza avrebbe dunque avuto, a sua volta, l'irrealtà del sogno?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 478</ref>}}
 
{{quote|Quanto alla mia gelosia, essa mi spingeva a lasciare il meno possibile Albertine, benché sapessi che non ne sarei guarito completamente se non separandomi da lei per sempre.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 513</ref>}}
 
{{quote|Spero almeno che il sangue dei miei due avversari, malgrado il loro diverso rango, sia tale che io possa farlo scorrere senza vergogna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 577</ref>}}
 
==== V. ====
<!-- *************** Attenzione, in data 04/07/2012 ho terminato l'inserimento di quotes riferiti al libro V; i prossimi inserimenti riguarderanno il libro VI, "La fuggitiva", quanto meno. ************** -->
 
{{quote|Era d'altronde più che scusabile perché la realtà, anche se necessaria, non è mai completamente prevedibile; coloro che vengono a sapere sulla vita di un altro qualche particolare esatto, ne traggono subito conseguenze che esatte non sono, e vedono nel fatto recentemente scoperto la spiegazione di cose che non hanno invece alcun rapporto con loro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 22</ref>}}
 
{{quote|Certo, se avesse detto come un'Odette: "Questa grossa bugia è proprio vera?", non mi sarei inquietato perché la ridicolaggine stessa dell'espressione si sarebbe potuta spiegare con l'insulsaggine femminile.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 35</ref>}}
 
{{quote|Magnifico errore di una moltiplicazione per sedici che dà tanta bellezza al risveglio e introduce nella vita un'autentica innovazione, simile a quei grandi cambiamenti di ritmo che in musica fa sì che, in un andante, una croma abbia la stessa durata di una minima in un prestissimo, e che sono ignorati allo stato di veglia. La vita vi è quasi sempre la stessa, da qui le delusioni del viaggio. |[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 151</ref>}}
 
{{quote|Ma allora la dea Mnemotecnica si china su di noi e ci tende, sotto forma di "abitudine di chiedere il caffellatte", la speranza della resurrezione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 153</ref>}}
 
{{quote|Si dice che la bellezza sia una promessa di felicità. Inversamente, la possibilità del piacere può essere un inizio di bellezza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 173</ref>}}
 
{{quote|La curiosità amorosa è simile a quella che suscitano in noi i nomi di paesi: sempre delusa, essa rinasce e resta sempre insaziabile.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 176</ref>}}
 
{{quote|Eravamo arrivati in un quartiere più popolare, e la presenza di una Venere ancillare dietro ogni banco lo rendeva simile a un altare suburbano ai piedi del quale avrei voluto passare la vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 204-205</ref>}}
 
{{quote|Troviamo innocente desiderare, ma atroce che l'altro desideri.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 207</ref>}}
 
{{quote|Viveva così semplicemente che nessuno sospettava fosse ricco, e se anche lo si fosse saputo ci si sarebbe comunque ingannati perché allora lo si sarebbe creduto avaro mentre nessuno fu mai così generoso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 222</ref>}}
 
{{quote|Ora, in società, non resta che la conversazione che, per quanto sciocca, ha il potere di sopprimere le donne riducendole a domande e risposte.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 222</ref>}}
 
{{quote|In una celeste bilancia gli appariva su un piatto la sua vita, sull'altro quel breve scorcio di muro così ben dipinto in giallo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 226</ref>}}
 
{{quote|Infine, alcuni istanti prima dell'ultimo respiro la morte, come una suora che invece di distruggerci ci avesse curato, viene ad assistere ai nostri ultimi istanti, cinge di un'aureola suprema l'essere per sempre penetrato dal gelo, il cui cuore ha cessato di battere.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 240</ref>}}
 
{{quote|Probabilmente per ogni uomo la vita di qualsiasi altro prolunga nell'oscurità sentieri insospettati.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 246</ref>}}
 
{{quote|Soltanto l'omosessualità che sopravvive malgrado gli ostacoli, vergognosa, marchiata di infamia, condannata è la sola alla quale possa corrispondere nel medesimo essere un affinamento di qualità morali.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 248</ref>}}
 
{{quote|Così, gli esseri che "eran di quelli" non erano soltanto coloro che lui aveva creduto tali, ma tutta un'immensa parte del pianeta composta sia di donne che di uomini che amavano non soltanto gli uomini ma anche le donne; e il barone messo di fronte al nuovo significato di un'espressione che gli era così familiare, si sentiva torturato da un 'inquietudine dell'intelligenza non meno che del cuore, di fronte a quel duplice mistero in cui veniva ad accrescersi la sua gelosia e insieme si rivelava l'improvvisa inadeguatezza di una definizione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 259</ref>}}
 
{{quote|Il fatto è che la gelosia generalmente è parziale a localizzazioni intermittenti, sia perché è il prolungamento doloroso di un'ansia provocata, vuoi da una persona vuoi da un'altra che la nostra amica potrebbe amare, sia dalla pochezza del nostro pensiero, capace di realizzare soltanto ciò che riesce a rappresentarsi e lascia il resto in un'indeterminatezza di cui è relativamente impossibile soffrire.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 270</ref>}}
 
{{quote|Succede per la società come per il sesso, che non si sa fino a che punto di perversione possa giungere quando si è lasciato per una volta che ragioni estetiche ne dettino le scelte. |[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 282</ref>}}
 
{{quote|Così l'atmosfera era decorata di tanto in tanto da un sorriso di ragazza, ornamento semplice e sparso delle serate come dei giorni. Ci si ricorda di un'atmosfera perché delle ragazze in essa ci hanno sorriso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 291</ref>}}
 
{{quote|Come ogni potere ecclesiastico, considerava le debolezze umane meno gravi di ciò che può indebolire il principio di autorità, nuocere all'ortodossia, modificare l'antico Credo nella sua piccola Chiesa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 293</ref>}}
 
{{quote|Madame Verdurin si sedette in disparte, gli emisferi della sua fronte bianca, leggermente rosata, magnificamente convessi, i capelli scostati, in parte a imitazione di un ritratto del XVIII secolo, in parte per un bisogno di freschezza da febbricitante cui il pudore impedisca di rivelare il proprio stato, isolata divinità, deputata a presiedere alle solennità musicali, dea del wagnerismo e dell'emicrania, specie di Norna quasi tragica evocata dal genio in mezzo a quei noiosi, davanti ai quali, più del solito, avrebbe disdegnato di esprimere, ascoltando una musica che conosceva meglio di loro, le proprie impressioni.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 298</ref>}}
 
{{quote|Quella patria perduta, i musicisti, non la ricordano più, ma ognuno di loro rimane sempre inconsciamente accordato in un coro unisono con lei; delira di gioia quando canta in favore della sua patria, la tradisce a volte per amore delle a gloria, ma, allora, ricercando la gloria la fugge, e solo disprezzandola la ritrova; quando intona quel canto singolare la cui monotonia — poiché qualunque sia il soggetto trattato rimane identico a se stesso — prova nel musicista l'immutabilità degli elementi che compongono la sua anima.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 308</ref>}}
 
{{quote|Farsi vedere raramente va bene, ma dare la priorità al prezioso piuttosto che alla rarità che è negativa, va ancora meglio.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 325</ref>}}
 
{{quote|Io stesso, che, senza alcuna vanteria, ho commentato ai miei alunni, in tutta innocenza, la filosofia del nominato Emanuele Kant, non vedo, per il caso di casistica mondana che mi sta davanti, nessuna indicazione in quella ''Critica della ragion pratica,'' dove il grande spretato del protestantesimo platoneggiò secondo la moda tedesca per una Germania preistoricamente sentimentale e aulica, a tutti i fini utili a un misticismo pomeraniano.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[La prigioniera]],'' pagg. 336-337</ref>}}
 
{{quote|Ski, all'inizio assumeva un'aria arguta, poi si lasciava sfuggire, come suo malgrado, un unico suono di risa, come un primo richiamo di campane, seguito da un brusco silenzio in cui lo sguardo sottile sembrava esaminare da buon conoscitore il lato comico di ciò che stava dicendo, poi partiva un secondo scampanio di risa che ben presto diventava un ilare ''Angelus.''|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 344, nota a piè di pagina</ref>}}
 
{{quote|Non mi stupii del resto che trovasse questa replica tanto spiritosa perché già in molte altre occasioni avevo notato nelle persone la stessa tendenza centrifuga, oggettiva, che le spinge ad abdicare, quando si divertono allo spirito degli altri, alla severità che avrebbero verso il proprio, e a notare, a mettere in evidenza ciò che loro sdegnerebbero di creare.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 350</ref>}}
 
{{quote|Era noioso come uno scienziato, per il quale non esiste nient'altro all'infuori della sua specialità, irritante come una persona informata che tragga vanto dei segreti di cui è in possesso, e muoia dalla voglia di divulgarli, antipatico come coloro che, non appena si tratti dei loro difetti, si inorgogliscono senza accorgersi di essere sgradevoli, sottomesso come un maniaco e irresistibilmente imprudente come un colpevole.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[La prigioniera]],'' pag. 176</ref>}}
 
{{quote|In quel momento, sotto la fronte bombata della Dea musicista, si agitava la sola cosa che certe persone non possono tenere per sé, la parola che non solo è abietto ma è anche imprudente pronunciare.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[La prigioniera]],'' pag. 373</ref>}}
 
{{quote|Vi assicuro, se posso esprimermi come monsignor d'Hulst, che non mi annoio di certo quando ricevo la visita di quel feudale che, volendo difendere Adone contro la nostra epoca di miscredenti, ha seguito l'istinto della sua razza e, con piena innocenza sodomitica, si è fatto crociato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 390</ref>}}
 
{{quote|A partire da una certa età, per amor proprio o per sagacia, le cose che desideriamo di più sono quelle per le quali fingiamo indifferenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 407</ref>}}
 
{{quote|Guardavo una fiamma bruciare in un sol colpo un romanzo che avevo impiegato milioni di minuti a scrivere.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 414</ref>}}
 
{{quote|Quella sera capii che tra le cause che avevano potuto indurmi, all'improvviso, senza rendermene conto se non a poco a poco, a recitare quella commedia della rottura, c'era soprattutto il fatto che, quando in un impulso come ne aveva mio padre, io minacciavo la sicurezza di qualcuno, siccome, come lui, non avevo poi il coraggio di mettere in atto le mie minacce, per non lasciar credere che si trattasse soltanto di parole al vento, mi spingevo assai lontano nelle apparenze della sua realizzazione e non vi desistevo se non quando l'avversario, essendosi convinto della mia sincerità, si era spaventato davvero.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 416</ref>}}
 
{{quote|Ma, anche se lei avesse rinunciato per sempre a tutti per me, io sarei stato ancora più deciso a non lasciarla mai, perché la gelosia rende crudele la separazione ma la gratitudine la rende impossibile.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 417</ref>}}
 
{{quote|Mi sentivo, ma non mi credevo, padrone dell'avvenire, perché capivo che quella sensazione derivava dal fatto che esso non esisteva ancora, quindi ancora non ero gravato dalla sua necessità.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 420</ref>}}
 
{{quote|E in amore è più facile rinunciare a un sentimento che perdere un'abitudine.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 420</ref>}}
 
{{quote|Non pensavo che lei uscisse senza avvertirmi ma era il mio inconscio a pensarlo, così come l'inconscio della nonna sussultava alle mie scampanellate mentre lei era senza conoscenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 431, nota a piè di pagina</ref>}}
 
{{quote|Françoise aveva pochi difetti, ma questi avevano creato in lei, per servirli, delle autentiche doti che in altre occasioni quasi sempre le mancavano.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 432</ref>}}
 
{{quote|Ma l'argenteria antica — essendo stata fusa due volte, al momento dei trattati di Utrecht, quando lo stesso re, imitato dai grandi signori, aveva donato il suo vasellame, e poi nel 1789 — è rarissima.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 434</ref>}}
 
{{quote|Questa reazione alla delusione che suscitano all'inizio i capolavori può essere, in effetti, attribuita a un indebolimento dell'impressione iniziale o allo sforzo indispensabile per estrarne la verità. Due ipotesi che si ripresentano per ogni problema importante: i problemi della realtà dell'Arte, della Realtà, dell'Eternità dell'anima.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pagg. 440-441</ref>}}
 
{{quote|Nella musica di Vinteuil c'era quel genere di visioni che è impossibile esprimere e quasi proibito contemplare, poiché quando al momento di addormentarci riceviamo la carezza del loro incanto, nell'istante stesso in cui la ragione ci ha già abbandonato, gli occhi si chiudono e, prima di avere avuto il tempo di conoscere non solo l'ineffabile ma l'invisibile, ci si addormenta.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 441</ref>}}
 
{{quote|Tutto ciò è assai lontano da me, a meno che in me non ci siano parti che ignoro, giacché non ci si realizza che per gradi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 447</ref>}}
 
{{quote|Si ama solo ciò in cui si persegue qualcosa di inaccessibile, si ama solo ciò che non si possiede, e presto tornavo a rendermi conto che non possedevo Albertine.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 452</ref>}}
 
{{quote|(Non so se fosse il caso di Albertine, ma tuttavia è ben strano, come fosse la testimonianza di una fede nel bene nei più increduli, questa perseveranza nel mentire che hanno tutti coloro che ci ingannano. Per quanto si dica loro che le bugie ci fanno più male di una confessione, potrebbero alla lunga restarne convinti, ma un istante dopo mentirebbero per essere coerenti con quello che prima ci hanno detto di essere o con quanto ci hanno detto che noi eravamo per loro. È così che un ateo, che tiene alla propria vita, si fa ammazzare per non smentire l'idea che la gente ha del suo coraggio.)|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pagg. 452-453</ref>}}
 
{{quote|E forse, tuttavia, se le fossi stato assolutamente fedele, non avrei sofferto di infedeltà che non sarei stato nemmeno capace di immaginare.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 454</ref>}}
 
{{quote|La realtà è più abile dei nemici, lancia i suoi attacchi nei punti del nostro cuore in cui non li aspettiamo, dove non abbiamo preparato una difesa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 458</ref>}}
 
{{quote|Non avevo mai pensato finora a questo appartamento, che adesso assumeva per me un'orribile bellezza. L'ignoto della vita degli esseri è come quella della natura che ogni scoperta scientifica fa retrocedere ma non annulla.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 461</ref>}}
 
{{quote|Era interamente ricoperta da motivi arabescati come Venezia, come i palazzi di Venezia nascosti, alla maniera delle sultane, dietro un velo traforato di pietra, come le rilegature della Biblioteca Ambrosiana, come le colonne orientali che simboleggiano alternativamente la morte e la vita, si ripetevano nello scintillio della stoffa di un blu intenso che via via che il mio sguardo vi penetrava si mutava in oro malleabile, attraverso quelle stesse trasmutazioni che, all'avanzare delle gondole, cambiano in metallo fiammeggiante l'azzurro del Canal Grande.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 464</ref>}}
 
{{quote|Si sarebbe detto che, offesa con me, non volesse donarmi un segno di tenerezza che più tardi potesse apparirmi come una falsità che smentiva i nostri dissapori; che accordasse i suoi atti a tali dissapori ma con misura, sia per non farmelo notare, sia perché interrompendo con me i rapporti carnali, volesse però, comunque sia, rimanermi amica. La baciai allora una seconda volta, stringendo contro il mio cuore l'azzurro scintillante e dorato del Canal Grande e gli uccelli accoppiati simbolo di morte e resurrezione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 468-469</ref>}}
 
{{quote|Così, quel malinconico pezzo eseguito dai colombi era una specie di canto del gallo in tono minore, che non si innalzava verso il cielo, non saliva verticalmente, ma regolare come il raglio di un asino, avvolto di dolcezza, passava da un colombo all'altro seguendo una stessa linea orizzontale, senza mai raddrizzarsi, né cambiare il suo lamento laterale in quel gioioso richiamo che l'allegro dell'Introduzione e il Finale avevano lanciato tante volte.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 471</ref>}}
 
 
{{quote|Siamo riusciti ad attraversare il cerchio di tela che avevamo creduto, per un momento, non avremmo mai potuto oltrepassare; abbiamo schiarito la tempesta, ritrovato la serenità del sorriso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 495</ref>}}
 
 
==== VI. ====
 
{{quote|Sentivo di averlo in mio possesso perché, essendo l'avvenire ciò che ancora non esiste se non nel nostro pensiero, ci sembra possibile modificarlo con l'intervento ''in extremis'' della nostra volontà.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 25</ref>}}
 
{{quote|Per rappresentarsi una situazione sconosciuta, l'immaginazione prende a prestito elementi noti e, proprio per questo, non riesce a rappresentarsela.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 29</ref>}}
 
{{quote|Ma è estremamente raro che ci si lasci in buoni rapporti, perché se i rapporti fossero buoni non ci si lascerebbe.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 30</ref>}}
 
{{quote|Per quanto riguardava la stessa Albertine, lei esisteva unicamente sotto la forma del suo nome che, salve alcune rare pause al momento del risveglio, si inscriveva nel mio cervello e vi si fissava indelebilmente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 38</ref>}}
 
{{quote|Prima, quando era ancora riferito a lei, credevamo che la nostra felicità dipendesse dalla sua presenza, invece dipendeva soltanto dalla fine della nostra angoscia.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 39</ref>}}
 
{{quote|Per gli individui, il plagio umano a cui è difficile sfuggire (ma anche per i popoli che perseverano nei loro errori e li aggravano) è il plagio di se stessi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pagg. 42-43</ref>}}
 
{{quote|Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 47</ref>}}
 
{{quote|Era possibile, ma non era vero, e quella parte di verità era per l'appunto una menzogna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 49</ref>}}
 
{{quote|Ci sono momenti della vita in cui nasce una sorta di bellezza dalla molteplicità dei guai che ci piovono addosso, incrociati come motivi wagneriani, e dalla consapevolezza, che di conseguenza ne emerge, che gli avvenimenti non sono situati nell'insieme di riflessi visibili nel misero specchietto che l'intelligenza reca davanti a sé e che chiama l'avvenire, ma sono fuori di noi e sorgono all'improvviso come qualcuno che sia testimone di un delitto.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 52</ref>}}
 
{{quote|Credetemi, da parte mia non dimenticherò mai quella passeggiata due volte crepuscolare (scendeva la sera e noi stavamo per lasciarci) che solo la notte eterna cancellerà dalla mia mente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 52</ref>}}
 
{{quote|Il mondo non è stato creato una volta per tutte per ciascuno di noi. Vi si aggiungono, nel corso della vita, cose che non avremmo mai sospettato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 90</ref>}}
 
{{quote|A volte immersi in una nebbia che ci dava l'illusione di essere circondati da un immenso lago, a volte in serate limpide in cui il chiaro di luna, smaterializzando la terra, facendola apparire celeste, a due passi da noi, come durante il giorno è solo in lontananza, chiudeva i campi e i boschi, con il firmamento al quale li aveva assimilati, nell'agata arborizzata di un unico azzurro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 95</ref>}}
 
{{quote|Il nostro più giusto e crudele castigo per l'oblio totale, pacificato come quello dei cimiteri, con cui ci siamo distaccati da coloro che non amiamo più, consiste nel prevedere come inevitabile questo stesso oblio nei confronti di chi amiamo ancora.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 97</ref>}}
 
{{quote|E anche, in una stagione più avanzata, quelle sere trionfali in cui gli uffici, i collegi, dischiusi come cappelle, lambiti da una polvere dorata lasciano che la strada si adorni di quelle semidee che, chiacchierando non lontano da noi con le loro simili, ci mettono addosso la febbre di penetrare nella loro esistenza mitologica, mi ricordavano solo la tenerezza di Albertine che, accanto a me, mi era di impedimento ad accostarmi a loro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 101</ref>}}
 
{{quote|Ma non era più possibile, era morta; così anche, per paura di depravarla, avevo sempre finto di non capire, le sere in cui sembrava offrirmi dei piaceri che altrimenti non avrebbe forse richiesto ad altri, e che ora suscitavano in me un desiderio furioso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 105</ref>}}
 
{{quote|Non ero un solo uomo, ma una sfilata di un esercito composito in cui coesistevano degli appassionati, dei gelosi — dei gelosi di cui nessun uomo era geloso della stessa donna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 106</ref>}}
 
{{quote|Siccome, semplicemente pensando a lei la risuscitavo, i suoi tradimenti non potevano non essere quelli di una morta, dato che l'istante in cui li aveva compiuti diveniva l'istante attuale non soltanto per Albertine ma per quello dei miei ''io,'' subitamente evocato, che la contemplava. Di modo che nessun anacronismo poteva mai dividere la coppia indissolubile, dove a ogni colpevole si sarebbe immediatamente appaiato un geloso querulo e sempre contemporaneo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 107</ref>}}
 
{{quote|Mi sembrava, in effetti, nelle ore in cui soffrivo meno, che in qualche modo beneficiassi della sua morte, perché una donna è di maggior utilità nella nostra vita se invece che elemento di felicità è strumento di dolore, e non ce n'è nessuna il cui possesso sia tanto prezioso quanto quello delle verità che essa ci rivela facendoci soffrire.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 113-114</ref>}}
 
{{quote|Quando parliamo dell'"amabilità" di una donna, forse non facciamo che proiettare all'esterno il piacere che proviamo a vederla, come i bambini quando dicono: "Mio caro lettino, mio caro cuscinetto, miei cari piccoli biancospini!".|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 114</ref>}}
 
{{quote|Ma noi non possiamo giudicare con lo stesso metro il fascino di una persona che è come tutte le altre, esterna a noi, dipinta all'orizzonte del nostro pensiero, e quello di una persona che, in seguito a un errore di localizzazione, dovuto a certi avvenimenti, ma tenace, si è insediata nel nostro corpo, al punto che, domandarci, retrospettivamente, se un certo giorno abbia o meno guardato una donna nel corridoio di un trenino marittimo, ci fa provare le stesse sofferenze di un chirurgo che cercasse una pallottola nel nostro cuore.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 114-115</ref>}}
 
{{quote|Rivedevo Albertine mentre sedeva alla pianola, rosea sotto i capelli neri; sentivo sulle mie labbra che lei cercava di dischiudere, la sua lingua, la sua lingua materna, incommestibile, nutritizia e santa, di cui la fiamma e la rugiada secrete erano tali che anche quando lei la faceva semplicemente scivolare sulla superficie del mio collo, del mio ventre, quelle carezze superficiali ma in qualche modo fatte dall'interno della mia carne, esteriorizzata come una stoffa che mostrasse il suo rovescio, assumevano, anche negli sfioramenti più esteriori, quasi la misteriosa dolcezza di una penetrazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 115</ref>}}
 
{{quote|Per disperarsi bisogna ancora tenere a questa vita che non potrà che essere infelice.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''`[[La fuggitiva]],'' pag. 116</ref>}}
 
{{quote|Siano le condizioni sociali ad impedirlo o le previsioni della saggezza, in realtà non si ha alcuna presa sulla vita di un altro essere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 126</ref>}}
 
{{quote|E per quanto straziante sia il sacrificio, non rinunceremmo qualche volta a serbare come amici, dopo la loro morte, coloro che abbiamo amato, per paura di averli anche come giudici?|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 130</ref>}}
 
{{quote|Se Albertine avesse potuto sapere quel che poi sarebbe successo sarebbe rimasta con me. Ma questo voleva dire soltanto che se si fosse vista morta, avrebbe preferito restare con me in vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 134</ref>}}
 
{{quote|Pertanto, con l'ingenuità degli antichi teologi, io immaginavo quella creatura viva nell'atto di concedermi, non già le spiegazioni che avrebbe potuto darmi, ma, estrema contraddizione, quelle che, in vita, mi aveva sempre rifiutato.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 132</ref>}}
 
{{quote|L'indomani giunse una lettera la cui busta bastò a farmi fremere; avevo riconosciuto la calligrafia di Aimé, perché ogni persona, anche la più umile, ha alle proprie dipendenze quei piccoli esseri familiari, vivi e tuttavia distesi in una specie di torpore sulla carta: vale a dire i caratteri della propria scrittura e che lei sola possiede.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 146</ref>}}
 
{{quote|Ricordandomela com'era sul mio letto, mi pareva di vedere la sua coscia ricurva, la vedevo, era un collo di cigno che cercava la bocca dell'altra ragazza.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 150</ref>}}
 
{{quote|Era l'immagine di una morta, ma poiché quella morta viveva, mi fu facile fare immediatamente ciò che non avrei esitato a compiere se fosse stata accanto a me da viva (quello che farei se dovessi mai ritrovarla in un'altra vita), le perdonai.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 154</ref>}}
 
{{quote|Costruito dalla contiguità dei ricordi che si susseguivano l'un l'altro, il nero tunnel sotto il quale il mio pensiero fantasticava da troppo tempo perché potesse badare a sé stesso, veniva interrotto bruscamente da uno sprazzo di sole che cullava in lontananza un universo sorridente e azzurro dove Albertine non era più che un ricordo sorridente e pieno di fascino.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 158</ref>}}
 
{{quote|E questo continuava anche dopo la sua morte perché la memoria bastava a mantenere la vita reale che è mentale.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 167</ref>}}
 
{{quote|Certo, noi ignoriamo la particolare sensibilità di ogni essere, ma, di solito, non sappiamo nemmeno di ignorarla perché la sensibilità degli altri ci è indifferente.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 171</ref>}}
 
{{quote|Come un fiore tenebroso e sconosciuto che mi fosse recato dall'oltretomba da un essere nel quale non avessi saputo scoprirlo, mi sembrava di vedere dinnanzi a me il Desiderio incarnato d'Albertine che Andrée era per me, come Venere era per Giove.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 172</ref>}}
 
{{quote|Nell'universo vago e inesistente in cui si svolgevano le passeggiate di Albertine e di Andrée, mi sembrava che questa, con una creazione successiva e diabolica, aggiungesse all'opera di Dio una vallata maledetta.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 173</ref>}}
 
{{quote|E quel piacere doveva essere assai intenso per sconvolgere a tal punto la creatura che lo provava e strapparle quel linguaggio sconosciuto che sembrava designare e commentare tutte le fasi del delizioso dramma vissuto dalla ragazzina che il velo, sempre abbassato per gli altri salvo che per se stessa su ciò che avviene nella misteriosa intimità di ogni donna, nascondeva ai miei occhi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 177</ref>}}
 
{{quote|Adesso capivo i vedovi che crediamo si siano consolati perché sposano la sorella della moglie, invece proprio questo prova che sono inconsolabili.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 181</ref>}}
 
{{quote|Così che avrei potuto credere — se non avessi fatto l'esperienza della presenza insopportabile di un'altra — di rimpiangere più un bacio che certe labbra, un piacere più che un amore, un'abitudine più che una persona.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 181</ref>}}
 
{{quote|Tutte le curiosità che avevo avuto un tempo per la sua vita, quando la conoscevo solo di vista, e, d'altra parte, tutti i desideri della mia vita, si fondevano in questa sola curiosità: sapere come Albertine provasse piacere, vederla con altre donne, forse perché, scomparse loro, io sarei rimasto solo con lei, ultimo e padrone.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 182</ref>}}
 
{{quote|L'idea della sua unicità non era più un "a priori" metafisico attinto nell'individualità di Albertine, come un tempo accadeva per le passanti, ma un "a posteriori" costituito dall'embricatura contingente ma indissolubile dei miei ricordi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 184</ref>}}
 
{{quote|Come c'è una geometria nello spazio, c'è una psicologia nel tempo, in cui i calcoli di una psicologia piana non sarebbero più esatti perché non vi si terrebbe più conto del tempo e di una delle forme che esso riveste: l'oblio; l'oblio di cui cominciavo a sentire la forza, potente strumento di adattamento alla realtà in quanto a poco a poco distrugge in noi il passato che ancora sopravvive ed è, con la realtà, in perenne contraddizione.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 185</ref>}}
 
{{quote|La sventura degli esseri umani è quella di non essere per noi che immagini stampate da collezione sottoposte nel nostro pensiero a un continuo deterioramento.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 185</ref>}}
 
{{quote|La mia gelosia, essendo tenuta a bada da quella sensazione di intrigante e dolce tristezza che provavo, i miei sensi si risvegliavano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 189</ref>}}
 
{{quote|Subito, allo sguardo che posavo sull'una o sull'altra di loro, si accompagnava immediatamente lo sguardo curioso, furtivo, intraprendente, riflesso di inafferrabili pensieri che di nascosto Albertine avrebbe lanciato su di loro e che, germinando, il mio con un'ala misteriosa, rapida e azzurrastra, pervadeva quei viali, fino a quel momento così naturali, di quel brivido di un ignoto che il mio desiderio da solo non sarebbe riuscito a risvegliare, perché per me non aveva niente di strano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 189</ref>}}
 
{{quote|E l'atto di quella ragazza nel risalire in auto non lo constatavo soltanto con i miei occhi, come una visione superficiale che si attua così spesso durante una passeggiata: divenuto una sorta di atto durevole mi sembrava si estendesse anche nel passato con quella parte che gli era stata aggiunta che si appoggiava così voluttuosamente, così tristemente contro il mio cuore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 190</ref>}}
 
{{quote|Ed ecco che l'avevo vista, per nulla diversa dalle sue amiche, salvo che per quello sguardo dissimulato che stabiliva tra lei e me una segreta intromissione in parti della sua vita evidentemente nascoste alle sue amiche, e che me la facevano apparire più accessibile — quasi mia a metà — più dolce di quanto non sono di solito le ragazze dell'aristocrazia.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 193</ref>}}
 
{{quote|Sarebbe stato un caso veramente straordinario che di quelle tre ragazze una si chiamasse Mademoiselle d'Eporcheville e fosse proprio quella che mi aveva guardato quasi sorridendo (prima verifica topica della mia supposizione) ma non quella che andava in una casa di appuntamenti.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 193</ref>}}
 
{{quote|Un tempo, invece, quando venivo riaccompagnato a casa dagli Champs-Elysées da Françoise, covando impotenti desideri e impossibilitato a servirmi dei mezzi pratici della civiltà, amavo come un selvaggio, anzi, poiché non avevo la possibilità di muovermi, come un fiore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 194-195</ref>}}
 
{{quote|Ma già sul suo viso lo stupore e la collera erano spariti sotto il mero e vischioso sorriso di una pietà trascendente e di un'ironia filosofica, liquido colloso che il suo amor proprio offeso secerneva per guarire la ferita.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 196</ref>}}
 
{{quote|Poi considerai quale pane spirituale sia un giornale ancora caldo e umido della stampa recente e della nebbia del mattino in cui viene distribuito, fin dall'alba, alle governanti che lo portano al loro padrone con il caffè e latte, pane miracoloso, moltiplicabile, che è contemporaneamente uno e diecimila, che resta identico per tutti pur entrando contemporaneamente innumerevole in ogni casa.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 197</ref>}}
 
{{quote|E mi riprometto d'ora in avanti di leggerli sempre e leggere anche il nome dell'autore; ma, come un amante geloso che non inganna la propria donna per poter credere alla sua fedeltà, penso con tristezza che la mia attenzione futura non influenzerà, non ha retrospettivamente influenzato quella degli altri.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 198</ref>}}
 
{{quote|È una Venere collettiva, di cui non si possiede che un arto mutilato se ci si attiene al pensiero dell'autore, perché esso non si realizza completamente se non nella mente dei suoi lettori.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 199</ref>}}
 
{{quote|In quel medesimo istante, io vedevo il mio pensiero per tanta gente — o per coloro che non erano in grado di comprenderlo, la ripetizione del mio nome e come un'evocazione imbellita di me stesso — brillare su di loro, colorire il loro pensiero in un'aurora che mi riempiva di maggior forza e di una gioia ben più trionfante di quella multiforme che in quel medesimo istante compariva rosa a tutte le finestre.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 200</ref>}}
 
{{quote|Quel perpetuo errore che è la "vita" non dà le sue mille forme solo all'universo visibile e udibile, ma anche all'universo sociale, all'universo sentimentale e storico ecc.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 204</ref>}}
 
{{quote|Benissimo l'Affare Dreyfus, ma allora tanto vale che il mio droghiere qua all'angolo si dichiari nazionalista per pretendere di essere ricevuto da noi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 208</ref>}}
 
{{quote|Probabilmente — poiché a tutti i livelli della società una vita mondana e frivola paralizza la sensibilità e toglie il potere di risuscitare i morti — la duchessa apparteneva a quella categoria di persone che per amare veramente hanno bisogno della presenza (di quella presenza che, da vera Guermantes, lei eccelleva a prolungare) ma, cosa, più rara, ne hanno bisogno anche per detestare un po'.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 210</ref>}}
 
{{quote|Questo, a volte, malgrado la sua frivolezza, dava alla condotta di Madame de Guermantes un che di abbastanza nobile unito a molta bassezza. Infatti, mentre i tre quarti degli esseri umani adulano i vivi e non tengono più in alcun conto i morti, lei spesso, invece, dopo la loro morte, faceva ciò che avrebbero desiderato quelli che aveva maltrattato in vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 209-210</ref>}}
 
{{quote|"Ma certo!" replicò Madame de Guermantes con un tono malinconico che attestava la sua comprensione per il dolore della figlia, e con un eccesso di voluta intensità che le permetteva di fingere di non essere sicura di ricordarsi proprio esattamente di suo padre.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 212</ref>}}
 
{{quote|Allo stesso modo un antisemita nel momento in cui dimostra la propria affabilità a un ebreo, parla male degli israeliti genericamente, modalità che gli permette di essere offensivo senza apparire villano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 212-213</ref>}}
 
{{quote|Gilberte apparteneva, o almeno appartenne in quegli anni, alla varietà più diffusa di struzzi umani, quelli che nascondono la testa nella speranza, non di essere visti, cosa che essi ritenevano poco probabile, ma di non vedere che li si vede, il che, a loro, sembra già molto, e permette di affidarsi per il resto alla fortuna.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 219, nota a p.d.p.</ref>}}
 
{{quote|Avevo quasi le lacrime agli occhi nel dirlo, ma, per la prima volta, mi faceva un certo piacere parlarne. E a partire da quel momento cominciai a scrivere a tutti che avevo avuto un gran dolore, e a smettere di provarlo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 222</ref>}}
 
{{quote|Quasi tutti i sogni rispondono alle domande che ci poniamo con affermazioni complesse, con regie dai molti personaggi, ma che non hanno domani.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 225</ref>}}
 
{{quote|E poiché succede per il dolore come per il desiderio delle donne, che aumenta se ci si pensa, aver molto da fare renderebbe molto più facile sia la castità che l'oblio.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 227</ref>}}
 
{{quote|Mi consolava forse più facilmente il constatare che colei che avevo amato, dopo un certo tempo non era più che un pallido ricordo, che il non ritrovare in me quella vana attività che ci fa perdere il tempo a tappezzare la nostra vita di una flora umana vivace e parassita, vita di cui non resterà nulla dopo la morte, già estranea a tutto quanto avevamo conosciuto e alla quale, per altro, la nostra senilità, chiacchierona, malinconica e futile cerca di piacere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 228</ref>}}
 
{{quote|Ora questo essere nuovo mi recava, al contrario, con l'oblio una soppressione quasi totale della sofferenza, e quest'essere, così temuto, così benefico, altro non era che uno dei miei io di ricambio che il destino tiene in serbo per noi, e che, senza più ascoltare le nostre preghiere, più di quanto non faccia un medico chiaroveggente e autoritario, sostituisce, nostro malgrado, con un opportuno intervento, all'io veramente troppo ferito.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 229</ref>}}
 
{{quote|Mi ricordo che eravamo in camera mia, perché in quel momento mi faceva piacere avere una mezza relazione carnale con lei, a causa di quell'aspetto collettivo che il mio amore, all'inizio, aveva avuto, e che ora riprendeva per le ragazze della piccola banda, amore a lungo indiviso tra loro e, soltanto negli ultimi mesi che avevano preceduto e seguito la sua morte, associato per breve tempo unicamente alla persona di Albertine.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 230</ref>}}
 
{{quote|L'abitudine a pensare impedisce a volte di sperimentare la realtà, immunizza contro di essa, la fa apparire ancora pensiero. Non c'è idea che non abbia con sé la propria smentita, una parola la parola contraria.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 238</ref>}}
 
{{quote|In questo caso l'aiutava il fatto che non temeva più Albertine, perché la realtà degli esseri sopravvive in noi per poco tempo dopo la morte, e in capo a qualche anno essi sono come quelle divinità delle religioni estinte che si offendono senza timore perché si è smesso di credere alla loro esistenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 238-239</ref>}}
 
{{quote|Per questo spesso, parlando a persone la cui buona salute, e soprattutto la consapevolezza della loro buona salute, l'esasperava, l'avevo spesso sentita dir loro che avevano un'aria molto malata, e dichiarare, nella speranza di irritarle, che lei stava benissimo di salute, cosa che continuò a sostenere anche nei momenti in cui stava davvero male, fino al giorno del distacco della morte, quando non le importò più che le persone felici stessero bene e sapessero che lei stava morendo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 239</ref>}}
 
{{quote|Perché fondamentalmente non era cattiva, e se la sua natura non superficiale, quella un po' più profonda, non era, come si credeva al primo momento a causa delle sue delicate attenzioni, la gentilezza, ma piuttosto l'invidia e l'orgoglio, la sua terza natura, più profonda ancora, la vera, ma non completamente realizzata, tendeva alla bontà, all'amore verso il prossimo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 240</ref>}}
 
{{quote|Mentiamo per difendere il nostro piacere, o il nostro onore, se la divulgazione del piacere è contraria all'onore. Si mente tutta la vita, anche, e soprattutto, forse soltanto a coloro che ci amano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 246</ref>}}
 
{{quote|E in effetti, conoscere in tutta la sua laidezza Albertine, non era, malgrado la mia ragione volesse negarlo, sceglierla e amarla?|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 247</ref>}}
 
{{quote|Anche nel più completo accecamento la perspicacia persiste sotto la forma stessa della predilezione e della tenerezza, così abbiamo torto a parlare, in amore, di scelta sbagliata, poiché, posto che vi sia una scelta, questa non può essere che sbagliata.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 248</ref>}}
 
{{quote|Perché l'uomo è quell'essere che ha la facoltà di ridiventare in pochi secondi più giovane di parecchi anni, e, circondato dalle mura del tempo che vi naviga, ma come in una vasca in cui il livello mutasse continuamente mettendolo alla portata, ora di un'epoca, ora di un'altra.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 248</ref>}}
 
{{quote|Ma bisogna soprattutto dirsi questo: la bugia, da un lato, è un tratto del carattere, da un altro, in donne che altrimenti non sarebbero bugiarde, è una difesa naturale, improvvisata all'inizio, e poi sempre più organizzata contro quel pericolo immediato che potrebbe distruggere tutta una vita: l'amore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 253</ref>}}
 
{{quote|D'altra parte, non è un caso se persone intellettuali e sensibili si concedono sempre a donne insensibili e inferiori, e tengono tanto a loro che la prova di non esserne amate non le guarisce dal sacrificare tutto pur di serbare accanto a sé una tale donna.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 253</ref>}}
 
{{quote|Ma allora, queste indiscrezioni che si compiono dopo che la vita terrena di una persona si è conclusa, non provano, in fondo, che nessuno crede in una vita futura?|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 255</ref>}}
 
{{quote|Ma quella ragione ultima, che elevava quasi a una sorta di parossismo appassionato le due prime, lui stesso forse l'ignorava, e le altre due esistevano realmente in Albertine, quando il pomeriggio della replica aveva voluto andare da Madame Verdurin, il piacere, del tutto onesto, di rivedere delle amiche d'infanzia che per lei non erano affatto viziose come lei non lo era per loro, chiacchierare con loro, far loro vedere, con la sua sola presenza dai Verdurin, che la povera ragazza che così avevano conosciuto, era ora invitata in un salotto famoso, e anche il piacere di ascoltare la musica di Vinteuil.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 261</ref>}}
 
{{quote|La verità e la vita sono assai ardue, e, alla fin fine, mi restava di esse, senza riuscire a conoscerle, un'impressione in cui la tristezza era forse superata dalla stranezza.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 262</ref>}}
 
{{quote|Da molto lontano, appena oltrepassato San Giorgio, scorgevo quell'ogiva che già mi aveva visto, e lo slancio dei suoi archi spezzati aggiungeva al suo sorriso di benvenuto la distinzione di uno sguardo più elevato e quasi incompreso.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 264</ref>}}
 
{{quote|E poiché a Venezia le cose magnifiche, incaricate di darci le sensazioni familiari della vita, sono opere d'arte, significa falsare il carattere di questa città, sotto il pretesto che la Venezia di certi pittori è freddamente estetica nella sua parte più celebre (eccetto nei superbi studi di Maxime Dethomas) rappresentandone solo gli aspetti miserabili, là dove sparisce ciò che ne costituisce lo splendore, e per rendere Venezia più intima e più vera, farla rassomigliare ad Aubervilliers.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 265</ref>}}
 
{{quote|Ma dopo essere stato in passato, in un primo senso e per viltà, infedele a ognuno dei miei desideri concepito come unico, poiché avevo ricercato un oggetto analogo e non lo stesso che non speravo più di ritrovare, ora, sistematicamente, ricercavo donne che, in quanto tali, Albertine non aveva conosciute e io d'altronde non ricercavo più quelle che, un tempo, avevo desiderate.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 268</ref>}}
 
{{quote|Infatti la vecchiaia ci rende incapaci di intraprendere ma non di desiderare.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 276</ref>}}
 
{{quote|I suoi articoli, dove ogni parola era soppesata, assomigliavano a quei bollettini medici ottimisti cui segue immediatamente la morte del malato.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 279</ref>}}
 
{{quote|Albertine non era stata per me che un coacervo di pensieri ed era sopravvissuta alla sua morte fisica fintanto che quei pensieri esistevano in me; inversamente, ora che quei pensieri erano morti, Albertine non risuscitava affatto con il suo corpo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 284</ref>}}
 
{{quote|Lei era ora ciò che un tempo era stata Albertine; il mio amore per Albertine non era stato che una forma passeggera della mia devozione alla giovinezza. Crediamo di amare una ragazza e non amiamo in lei, ahimè! che quell'aurora di cui il suo viso riflette momentaneamente il rossore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 287</ref>}}
 
{{quote|Il nostro amore della vita non è che un vecchio legame di cui non sappiamo più liberarci. La sua forza è nel suo perdurare. Ma la morte che lo interrompe ci guarirà dal desiderio di immortalità.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 288</ref>}}
 
{{quote|Per me è giunta l'ora in cui, quando mi ricordo del Battistero, davanti alle acque del Giordano, dove San Giovanni immerge il Cristo, mentre la gondola ci attendeva davanti alla Piazzetta, non mi è indifferente che in quella fresca penombra, accanto a me ci sia stata una donna, avvolta nel suo lutto, con il fervore rispettoso ed entusiasta della donna anziana che si vede a Venezia nel quadro di ''Sant'Orsola'' del Carpaccio, e che quella donna, dalle guance rosse e dagli occhi tristi, nei suoi veli neri, e che nulla per me potrà far uscire da quel santuario dolcemente illuminato di San Marco, in cui sono sicuro di ritrovarla perché essa vi ha lì il suo posto, riservato e immutabile come un mosaico, sia mia madre.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 290</ref>}}
 
{{quote|Avevo riconosciuto tutto, e quel mantello dimenticato, avendomi reso, per guardarlo, gli occhi e il cuore di colui che sarebbe andato a Versailles con Albertine, mi pervase per un istante di una vaga sensazione, ben presto dissipata, di desiderio e di malinconia. |[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 291</ref>}}
 
{{quote|Forse questa era la prova che aveva proprio qualcosa da nascondere, forse a causa di questo era stata schernita e disprezzata, e l'atteggiamento che assumeva per evitare che lo si credesse di lei, era come quell'avversione che gli animali provano per le persone che li hanno picchiati.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 294</ref>}}
 
{{quote|E siccome non ci sono grandi differenze tra il ricordo di un sogno e il ricordo di una realtà, finivo per chiedermi se non si fosse originata durante il mio sonno, in un cupo frammento di cristallizzazione veneziana, quella strana fluttuazione che offriva, alla prolungata meditazione del chiaro di luna, una vasta piazza circondata da romantici palazzi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 296</ref>}}
 
{{quote|Subito l'idea di tutte le ore di piacere carnale di cui la nostra partenza mi avrebbe privato, elevò quel desiderio, che esisteva in me allo stato cronico, all'altezza di un sentimento e lo immerse nella malinconia e nel vago.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 296</ref>}}
 
{{quote|I palazzi mi parevano ridotti ai loro semplici elementi e masse di marmo, simili a tutti gli altri, e l'acqua a una combinazione di idrogeno e ossigeno, eterna, cieca, anteriore ed esteriore a Venezia, ignara dei Dogi e di Turner.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 297</ref>}}
 
{{quote|Non soltanto non conteneva più mia madre, ma siccome non avevo la calma sufficiente per permettere al mio pensiero di posarsi sulle cose che mi stavan davanti, esse cessarono di contenere qualcosa anche di me, anzi, cessarono di essere Venezia, come se fossi stato io a introdurre un'anima nelle pietre dei palazzi e nell'acqua del Canale.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 300</ref>}}
 
{{quote|Lungo il percorso, dal treno, vedemmo prima Padova e poi Verona venirci incontro, dirci addio fino quasi alla stazione, e mentre noi ci allontanavamo, ritornare, esse che non partivano, l'una alle sue pianure, l'altra alla sua collina.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 300</ref>}}
 
{{quote|Una buona parte di ciò che crediamo, ed è così fino alla fine, con un'ostinazione pari alla buona fede, viene da un primo errore sulle premesse.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 302</ref>}}
 
{{quote|Infatti l'ottimismo è la filosofia del passato. Gli eventi che sono accaduti, essendo tra tutti i possibili i soli che conosciamo, il male che ci hanno causato ci sembra inevitabile e per quel poco di bene che necessariamente hanno portato con sé, attribuiamo loro il merito, immaginandoci che senza di loro non si sarebbe prodotto.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 306</ref>}}
 
{{quote|Non solo perché adesso che si sapeva ricevuto non aveva più alcun piacere ad essere invitato, ma perché dei due vizi che se lo erano a lungo disputato, il meno naturale, lo snobismo, cedeva il posto ad un altro meno artificioso, poiché indicava una sorta di ritorno, anche se distorto, verso la natura.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 314</ref>}}
 
{{quote|Dapprima si era detto che la nonna sarebbe stata sorpresa a quelle notizie, poi che si sarebbe rattristata, il che era semplicemente un modo di dire che la nonna non avrebbe provato piacere per un avvenimento così straordinario, ma la mamma, non potendo ammettere che sua madre potesse essere stata privata di un piacere, preferiva pensare che era meglio così, poiché quella notizia non avrebbe potuto farle che dispiacere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 321</ref>}}
 
{{quote|"Sarà", concluse la vice-maitresse in tono scettico, ma non aveva alcuna prova, ed era convinta che, nel nostro secolo, la perversità dei costumi gareggiasse con l'assurdità calunniatrice delle chiacchiere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 309</ref>}}
 
{{quote|E la tristezza, cupa come un trasloco, amara come la gelosia, che quei matrimoni mi suscitarono con l'improvvisa imprevedibilità dello choc che subivo, fu così profonda che più tardi mi venne ricordata attribuendomene assurdamente il merito, come fosse stata tutto il contrario di ciò che al momento fu, cioè un doppio, triplo e anche quadruplo presentimento.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 310</ref>}}
 
{{quote|Jupien era sincero nella sua indignazione; nelle persone cosiddette immorali l'indignazione è altrettanto forte quanto in quelle morali; è appena un po' diverso l'oggetto.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 327</ref>}}
 
 
{{quote|Soltanto chi abbia avuto per lungo tempo un'amante si premura di togliere il mantello alla propria moglie prima di entrare in un ristorante, e avere verso di lei i dovuti riguardi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 329</ref>}}
 
{{quote|Gli omosessuali sarebbero i migliori mariti del mondo se non recitassero la commedia di amare le donne.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva]],'' pag. 333</ref>}}
 
==== VII. ====
 
{{quote|Ma, com'era stato per Elstir nei confronti di Chardin, si può rifare ciò che si ama solo ripudiandolo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. </ref>}}
 
{{quote|L'anima di quel Guermantes si era dileguata; ma l'incantevole testa dagli occhi penetranti dell'uccello volato via era venuta a posarsi sulle spalle di Mademoiselle de Saint-Loup, facendo a lungo sognare quelli che avevano conosciuto suo padre. La trovavo molto bella: piena ancora di speranze, ridente, composta di quegli stessi anni che io avevo perduto, assomigliava alla mia giovinezza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 448</ref>}}
 
{{quote|Lo spirito ha i suoi paesaggi, la cui contemplazione gli è concessa solo per poco.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 452</ref>}}
{{quote|Il corpo imprigiona lo spirito in una fortezza; ben presto la fortezza viene assediata da ogni lato e, alla fine, lo spirito deve arrendersi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 453</ref>}}
 
{{quote|Per darne un'idea bisognerebbe rifarsi a paragoni con le arti più nobili e più disparate, infatti un tale scrittore, il quale per altro farebbe apparire le facce opposte di ogni carattere, per metterne in evidenza il volume, dovrebbe preparare minuziosamente il proprio libro con costanti raggruppamenti di forze come per un'offensiva, sopportarlo come una fatica, accettarlo come una regola, costruirlo come una chiesa, seguirlo come un regime, superarlo come un ostacolo, conquistarlo come un'amicizia, supernutrirlo come un neonato, crearlo come un mondo senza trascurare quei misteri che hanno la loro spiegazione solo in altri mondi, e il cui presentimento è quello che più ci commuove nella vita e nell'arte.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 449 </ref>}}
 
{{quote|Dice Victor Hugo:<blockquote>Occorre che l'erba cresca e i bambini muoiano.</blockquote> Io dico che la legge crudele dell'arte è che gli esseri muoiano esaurendo tutte le sofferenze, affinché l'erba spunti non dall'oblio ma dalla vita eterna, l'erba folta delle opere feconde sulle quali le future generazioni verranno gioiosamente a fare le loro "colazioni sull'erba", incuranti di chi dorme là sotto.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 456 </ref>}}
 
==== Emendamento personale ====
{{quote|Ma quando sparisce una fede le sopravvive, e via via sempre più vivo,<ref>La ''lectio'' "vivo" è una correzione apportata da Filippof, giacché la traduzione italiana consultata recita "viva" nel medesimo passo.</ref> per mascherare la mancanza del potere che abbiamo perduto di dar realtà a cose nuove, un attaccamento feticistico alle cose vecchie che essa aveva animato, come se in esse, e non in noi, risiedesse il divino e la nostra incredulità attuale avesse una causa contingente, la morte degli dei.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. I, ''[[Dalla parte di Swann]],'' pag. 549</ref>}}
==== Fiancheggiatori ====
{{quote|La villania riappare quando l'infelicità cessa, e ciò permette alla nostra eticità di ripiombare al suo livello normale.|[[Harold Bloom]] <ref>''Proust, la vera credenza della gelosia sessuale'', pag. 12, saggio introduttivo a ''Dalla parte di Swann'', primo volume de ''[[Alla ricerca del tempo perduto]]'' di [[Marcel Proust]] — ISBN 8817013296 </ref>}}
 
{{quote|L'omosessualità e lo snobismo sono per Proust due desideri accomunati dalla perversità e dalla lancinante illusorietà del loro oggetto. L'omosessuale come lo snob cerca nella realtà l'equivalente di un fantasma che si è forgiato da solo nella propria mente, e che lo tormenta senza speranza; entrambi simboleggiano in forma estrema una condizione comune a tutti gli uomini.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[I Guermantes]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 9</ref>}}
 
{{quote|L'atteggiamento di Proust nei confronti della realtà (di tutta la realtà) è quello di un decifratore; per lui, che si è lasciato dietro le spalle le immagini convenzionali e le sintesi bell'e fatte, tutto è segno, e tutto è problema: tutto attende un nome e un'interpretazione.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Sodoma e Gomorra]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 9</ref>}}
 
{{quote|In amore il tentativo che ognuno compie di uscire da se stesso lo porta a sbattere contro le pareti del proprio io, sulle quali il desiderio proietta (come la lanterna magica sui muri della stanza di Combray) immagini fantasiose quanto illusorie e deludenti.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[La prigioniera]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 8</ref>}}
 
{{quote|Da una certa data in poi vivere e scrivere cessano di essere per Proust due attività separate, dotate di reciproca indipendenza; ogni forma di osmosi diventa possibile tra loro, ed egli sperimenta come una realtà quotidiana l'affermazione del ''Tempo ritrovato,'' secondo cui "la vera vita, la sola finalmente scoperta e resa comprensibile, la sola vita di conseguenza vissuta, è la letteratura".</br>
[…]</br>
L'opera era diventata così consustanziale alla vita dello scrittore, che esse non potevano che finire insieme.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[La fuggitiva]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pagg. 5 e ''[[passim]]'' 7-8</ref>}}
 
{{quote|L'autore di questa distruzione, il vero protagonista del volume, è il Tempo, qui visto come un'entità che uccide e che cancella, in antitesi con il Tempo che restituisce e che resuscita, oggetto della scoperta finale del ''Tempo ritrovato.''|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[La fuggitiva]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 9</ref>}}
 
=== Foucault ===
{{quote|E, se la prigione assomiglia agli ospedali, alle fabbriche, alle scuole, alle caserme, come può meravigliare che tutte queste assomiglino alle prigioni?|[[Michel Foucault]] <ref> ''[[Sorvegliare e punire]],'' pag. 247</ref>}}
 
{{quote|Noi siamo nella società del professore-giudice, dell'educatore-giudice, del "lavoratore sociale"-giudice; tutti fanno regnare l'universalità del normativo, e ciascuno nel punto in cui si trova vi sottomette il corpo, i gesti, i comportamenti, le condotte, le attitudini, le prestazioni. La rete carceraria, sotto le sue forme compatte o disseminate, coi suoi sistemi di inserzione, distribuzione, sorveglianza, osservazione, è stata il grande supporto, nella società moderna, del potere normalizzatore.|[[Michel Foucault]] <ref> ''[[Sorvegliare e punire]],'' pag. 336</ref>}}
 
{{quote|Tutta l'istituzione parapenale, che è fatta per non essere prigione, culmina nella cella, sui muri della quale è scritto, a lettere nere, "Dio ti vede".|[[Michel Foucault]] <ref>''[[Sorvegliare e punire]],'' pag. 325</ref>}}
 
{{quote|Il luogo in cui si forma il sapere non è il giardino patologico in cui Dio aveva distribuito le specie, bensì una coscienza medica generalizzata, diffusa nello spazio e nel tempo, aperta e mobile, legata ad ogni esistenza individuale, ma anche alla vita collettiva della nazione, sempre vigile sul dominio infinito ove il male, con aspetti diversi, tradisce la sua grande forma massiccia.|[[Michel Foucault]] <ref>''[[Nascita della clinica]],'' pag. 46</ref>}}
 
{{quote|L'anatomia ha potuto diventare patologica solo nella misura in cui il patologico anatomizza. La malattia, autopsia della notte del corpo, dissezione del vivo.|[[Michel Foucault]] <ref>''[[Nascita della clinica]],'' pag. 152</ref>}}
 
{{quote|La percussione non si giustifica se la malattia è fatta solo di una trama di sintomi: essa diviene necessaria se il malato non è altro che un cadavere iniettato, botte mezza piena.|[[Michel Foucault]] <ref>''[[Nascita della clinica]],'' pag. 182</ref>}}
 
{{quote|In realtà, la medicina offre all'uomo moderno il volto ostinato e rassicurante della sua finitudine; in essa la morte è detta e ridetta, ma al contempo scongiurata; e se essa annuncia senza posa all'uomo il limite che questi porta con sé, gli parla anche del mondo tecnico che è la forza armata, positiva e piena della sua finitudine. <br />[…]<br />L'Empedocle di Hölderling che giunge, per volontario cammino, sull'orlo dell'Etna, è la morte dell'ultimo mediatore tra i mortali e l'Olimpo, è la fine dell'infinito sulla terra, la fiamma che ritorna al suo fuoco originario e lascia come sola traccia rimanente ciò che appunto doveva essere abolito dalla sua morte: la forma bella e chiusa dell'individualità; dopo Empedocle, il mondo sarà posto sotto il segno della finitudine, in questo spazio senza conciliazione ove regna la Legge, la dura legge del limite; l'individualità avrà per destino di assumere sempre figura nell'oggettività che la manifesta e la cela, che la nega e la fonda: «anche qui, il soggettivo e l'oggettivo scambiano le loro figure». In modo che può parere strano a prima vista, il movimento che sorregge il lirismo nel XIX secolo fa tutt'uno con quello grazie al quale l'uomo ha assunto una conoscenza positiva di se stesso; ma deve forse stupire che le figure del sapere e quelle del linguaggio obbediscano alla stessa legge profonda, e che l'irruzione della finitudine sovrasti, allo stesso modo, questo rapporto dell'uomo con la morte, che da una parte autorizza un discorso razionale, e dall'altra dischiude la fonte d'un linguaggio che si dispiega indefinitamente nel vuoto lasciato dall'assenza degli dei?|[[Michel Foucault]] <ref>''[[Nascita della clinica]],'' pagg. 224-225</ref>}}
 
=== Tolstoj ===
 
{{quote|Tutte le famiglie felici si assomigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo. |[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''Incipit'' di ''[[Anna Karenina]]''</ref>}}
 
{{quote|Non gli veniva nessuna risposta, tranne quella generica che la vita dà a tutte le questioni più complicate e insolubili: vivere giorno per giorno, cioè dimenticare. Cercare l'oblio nel sonno gli era impossibile almeno fino alla notte: non poteva far ritorno alla musica cantata dalle caraffine-donne; dunque, bisognava stordirsi in quell'altro sogno che è la vita.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' pag. 18</ref>}}
 
{{quote|Lo scopo dell'evoluzione è proprio questo: saper godere di ogni cosa.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]]'', I vol. pag. 59</ref>}}
 
{{quote|Vassienka Veslovski aveva ignorato sino a quel momento come l'eleganza di un cacciatore consistesse appunto nella trascuratezza del vestito in contrasto con la perfezione dell'arma e degli accessori da caccia.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' II vol. pag. 179</ref>}}
 
{{quote|Il lume che rischiarava per lei il libro della vita, pieno di affanni, di dolore e di male, s'accese d'una vampa più viva che mai, illuminando ai suoi occhi tutto quello che prima era avvolto nelle tenebre; poi crepitò, tremolò e si spense per sempre.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' II vol. pag. 414</ref>}}
 
{{quote|Ogni uomo, esaminando nei minimi particolari il complicato gioco delle condizioni della propria esistenza, è involontariamente indotto a credere di essere il solo al quale si imponga la necessità di far fronte a tante complicazioni e di sbrigare affari tanto imbrogliati, e non immagina che gli altri, come lui, devono districare casi altrettanto imbarazzanti.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' pag. 393</ref>}}
 
{{quote|In tutto il corpo dell'animale e particolarmente nella testa, c'era qualcosa di deciso e di energico, e la sua espressione era piena di dolcezza. Frou-Frou era una di quelle bestie che sembrano non parlare soltanto perché la conformazione della bocca non lo consente loro.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' pag. 240</ref>}}
 
{{quote|Rimase a lungo immobile, con gli occhi aperti nel buio, e le pareva di sentire la luminosità del proprio sguardo.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' pag. 197</ref>}}
 
{{quote|Nulla crea tanto antagonismo come la divergenza delle opinioni sui particolari delle idee astratte.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' pag. 494</ref>}}
 
{{quote|Non esistono condizioni alle quali l'uomo non possa assuefarsi, soprattutto quando vede che tutti quelli che gli sono vicini vivono nello stesso modo.|[[Lev Nikolaevič Tolstoj]] <ref>''[[Anna Karenina]],'' Vol. II, pag. 339</ref>}}
 
=== Pascal ===
{{quote|L'anno di grazia 1654,<br />
Lunedí, 23 novembre, giorno di san Clemente papa e martire e di altri nel martirologio,
Vigilia di san Crisogono martire e di altri,<br />
Dalle dieci e mezzo circa di sera sino a circa mezzanotte e mezzo,<br />
Fuoco.<br />
Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti.<br />
Certezza, Certezza. Sentimento. Gioia. Pace.<br />
Dio di Gesú Cristo.<br />
''Deum meum et Deum vestrum.''<br />
“Il tuo Dio sarà il mio Dio”.<br />
Oblio del mondo e di tutto, fuorché di Dio.<br />
Lo si trova soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.<br />
Grandezza dell'anima umana.<br />
“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto”.<br />
Ch'io non debba essere separato da lui in eterno.<br />
Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia.<br />
Mi sono separato da lui.<br />
''Dereliquerunt me fontes aquae vivae.''<br />
“Mio Dio, mi abbandonerai?”.<br />
“Questa è la vita eterna, che essi ti riconoscano solo vero Dio e colui che hai inviato: Gesú Cristo”.<br />
Gesú Cristo.<br />
Gesú Cristo.<br />
Mi sono separato da lui; l'ho fuggito, rinnegato, crocifisso.<br />
Che non debba mai esserne separato.<br />
Lo si conserva soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.<br />
Rinuncia totale e dolce.<br />
Sottomissione intera a Gesú Cristo e al mio direttore.<br />
In gioia per l'eternità per un giorno di esercizio sulla terra.<br />
''Non obliviscar sermones tuos. Amen.''|[[Blaise Pascal]], ''Pensieri,'' a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1967, pagg. 421-422.}}
=== Carlos Ruiz Zafón ===
{{quote|Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior di qualcuno.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 10}}
 
{{quote|Anni dopo, ogni volta che avrebbe infilato la rivoltella nella bocca di un prigioniero e premuto il grilletto l'ispettore capo Francisco Javier Fumero si sarebbe ricordato di quando vide il cranio della madre esplodere come un'anguria matura vicino ad un chiosco di Las Planas e non provò niente, se non quel senso di fastidio che suscitano le cose morte.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 203}}
 
{{quote|Un segreto conta quanto coloro da cui dobbiamo proteggerlo.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 15}}
 
{{quote|Latino, ragazzo. Non esistono lingue morte, ma solo cervelli in letargo.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 17}}
 
{{quote|Potrei farti un riassunto ma sarebbe come descrivere una cattedrale dicendo che è un ammasso di pietre che culminano in una guglia.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 31}}
 
{{quote|Le donne capiscono subito quando un uomo si è perdutamente innamorato di loro, soprattutto se il maschio in questione è un minorenne un po' tonto.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 31}}
 
{{quote|Nei miei sogni di adolescente, lei e io saremmo sempre stati due amanti che fuggivano in sella a un libro, pronti a dileguarsi in un mondo immaginario fatto di illusioni di seconda mano.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 31}}
 
{{quote|— Mai sentito, ed è quanto di peggio si possa dire di un musicista. Sicuro di non essertelo inventato? <br />
— Magari. |[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 55}}
 
{{quote|Quando si renderà conto che i libri fanno compagnia ma portano solo miseria e deciderà di svaligiare una banca o di fondarne una, che è lo stesso, venga a trovarmi e le spiegherò un paio di cose su chiavistelli e serrature.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 64}}
 
{{quote|Parigi è l'unica città al mondo in cui morire di fame è ancora considerata un'arte.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 66}}
 
{{quote|Il cinematografo è stato inventato per intrattenere masse di analfabeti e, a cinquant'anni dalla sua nascita, non è cambiato molto.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 87}}
 
{{quote|Nessuno lo è, neanche Freud; le donne per prime non lo sono, ma è come la corrente elettrica: non c'è bisogno di prendere la scossa per capire come funziona.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 88}}
 
{{quote|Esercito, matrimonio, Chiesa e banca: i quattro cavalieri dell'Apocalisse. Sì, sì, rida pure.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 88}}
 
{{quote|Se si vuole davvero possedere una donna, bisogna imparare a pensare come lei. Tutto il resto, il morbido involucro che ti fa perdere la ragione e l'onore, viene di conseguenza. […] <br />
Non a caso il maestro diceva: mostratemi un dongiovanni e smaschererò il finocchio che è in lui.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 129}}
 
{{quote|No, mi dispiace. Però posso offrirle una caramella Sugus, che, come è stato scientificamente dimostrato, contiene la stessa quantità di nicotina di un Montecristo e in più un mucchio di vitamine.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 139}}
 
==== Zafon, finale ====
 
{{quote|Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 272}}
{{quote|Ogni cosa va perduta, a cominciare dalla vergogna.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 273}}
{{quote|È un dato statistico: muore più gente nel proprio letto che in trincea.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 278}}
{{quote|Oggi la mia attività verrebbe definita spionaggio, ma in tempo di guerra siamo tutti spie.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 296}}
{{quote|Solo il rimorso offre una seconda opportunità.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 331}}
{{quote|Quando si lavora non si ha il tempo di guardare la vita negli occhi.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 333}}
{{quote|Le guerre personali, come ogni altra guerra, non sono molto diverse dagli spettacoli di marionette.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 372}}
{{quote|Julian si esprimeva con la lucidità perentoria dei folli che sono immuni dall'ipocrisia della realtà.|[[Carlos Ruiz Zafón]], ''[[L'ombra del vento]],'' pag. 399}}
 
=== Jobs (, ''Steve'' Jobs) ===
 
{{quote|In every user interface study we’ve ever done […], [we found] it’s pretty easy to learn how to use these things ‘til you hit the file system and then the learning curve goes vertical. So you ask yourself, why is the file system the face of the OS? Wouldn’t it be better if there was a better way to find stuff?</br></br>
Now, e-mail, there’s always been a better way to find stuff. You don’t keep your e-mail on your file system, right? The app manages it. And that was the breakthrough, as an example, in iTunes. You don’t keep your music in the file system, that would be crazy. You keep it in this app that knows about music and knows how to find things in lots of different ways. Same with photos: we’ve got an app that knows all about photos. And these apps manage their own file storage. […]</br></br>
And eventually, the file system management is just gonna be an app for pros and consumers aren’t gonna need to use it.|[[Steve Jobs]]<ref>Fonte: [http://oleb.net/blog/2012/06/steve-jobs-on-the-file-system/ Ole Begemann, ''Steve Jobs on the File System,''] (oleb.net)</ref>}}
 
{{quote|Credo che le varie religioni siano tante porte della medesima casa. A volte penso che la casa esista e a volte no. È il grande mistero.|[[Steve Jobs]]<ref>Fonte: [[Walter Isaacson]], ''Steve Jobs,'' pag. 27</ref> }}
 
{{quote|La gente che sa di cosa sta parlando non ha bisogno di Power Point.|[[Steve Jobs]]<ref>Fonte: [[Walter Isaacson]], ''Steve Jobs,'' pag. 362</ref> }}
 
{{quote|Gli dissi: fa' finta di avere il controllo assoluto della situazione e la gente penserà che tu l'abbia davvero.|Nathan Bushnell a [[Steve Jobs]]<ref>Fonte: [[Walter Isaacson]], ''Steve Jobs,'' pag. 68</ref>}}
 
=== Codice delle leggi di [[Utente:Filippof/Preambolo_Hammurabi|Hammurabi]] ===
{{quote|Qualora qualcuno accusi un altro, ponendo un bando su di lui, ma non possa provare l'accusa, allora quello che ha accusato sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 1}}
 
{{quote|Qualora qualcuno abbia portato un'accusa contro un uomo, e l'accusato salti nel fiume, qualora egli affondi nel fiume l'accusatore prenda possesso della sua casa. Ma qualora il fiume provi che l'accusato non è colpevole, e qualora ne esca indenne, allora chi aveva portato l'accusa sia messo a morte, mentre chi era saltato nel fiume prenderà possesso della casa appartenuta all'accusatore.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 2}}
 
{{quote|Qualora qualcuno porti un'accusa di qualche crimine davanti agli anziani, e non provi ciò che ha denunciato, qualora si tratti di un crimine per cui è prevista la pena capitale, sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 3}}
 
{{quote|Qualora egli convinca gli anziani ad imporre una multa in cereali o denaro, riceva la multa che l'azione produce.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 4}}
 
{{quote|Qualora un giudice esamini un caso, raggiunga una decisione, e presenti il suo giudizio per iscritto; qualora poi appaia un errore nella sua decisione, e ciò dipenda da sua colpa, paghi allora dodici volte la multa da lui stabilita nel caso, e sia pubblicamente rimosso dal posto di giudice, né mai più vi sieda per rendere giustizia.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 5}}
 
{{quote|Qualora qualcuno derubi la proprietà di un tempio o della corte, sia messo a morte, e così chi riceva la refurtiva da lui sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 6}}
 
{{quote|Qualora qualcuno compri dal figlio o dallo schiavo di un altro uomo, senza testimoni o un contratto, argento o oro, un bue o una pecora, un asino o qualunque cosa, o qualora egli ne prenda dominio, è considerato un ladro, e sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 7}}
 
{{quote|Qualora qualcuno rubi bestiame o pecore, o un asino, o un maiale o una capra, qualora esso appartenga a un dio o alla corte, il ladro paghi trenta volte tanto; qualora appartengano a un uomo liberato del re paghi egli il decuplo; qualora il ladro non abbia nulla con cui pagare, sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 8}}
 
{{quote|Qualora una persona perda un bene, e lo ritrovi in possesso di un altro: qualora il possessore dica "Un mercante me l'ha venduto, ho pagato un prezzo di fronte a testimoni", ed il proprietario della cosa dica, "Porterò testimoni che conoscono la mia proprietà", allora l'acquirente porti il mercante che gliel'ha venduto, ed i testimoni dell'acquisto, ed il proprietario porti i testimoni che possono identificare la sua proprietà. Il giudice esamini le loro testimonianze - tanto dei testimoni davanti ai quali fu pagato, quanto di coloro che identificano sulla parola il bene perduto. Il mercante allora si dimostra un ladro e sia messo a morte. Il proprietario del bene smarrito riceve la sua proprietà, e chi l'aveva comprato riceve il denaro pagato dal patrimonio del mercante.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 9}}
 
{{quote|Qualora l'acquirente non porti il mercante e i testimoni davanti ai quali ha comprato il bene, ma il proprietario porta testimoni che lo identificano, allora il compratore è un ladro e sia messo a morte ed il proprietario riceve il bene perduto.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 10}}
 
{{quote|Qualora il proprietario non porti testimoni per identificare il bene perduto, è un malfattore, ha calunniato e sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 11}}
 
{{quote|Qualora i testimoni non siano subito reperibili, allora il giudice fissi un limite, allo spirare di sei mesi. Qualora i suoi testi non siano comparsi nei sei mesi, è un malfattore, e sopporti la multa del caso pendente.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 12}}
 
{{quote|Qualora qualcuno rubi il figlio minorenne di un altro, sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 14}}
 
{{quote|Qualora qualcuno prenda uno schiavo della corte maschio o femmina, o uno schiavo maschio o femmina di un uomo liberato, fuori dalle porte della città, sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 15}}
 
{{quote|Qualora qualcuno riceva in casa sua uno schiavo fuggitivo (maschio o femmina) della corte, o di un uomo liberato, e non lo porti fuori alla pubblica proclamazione del capo della casa, il padrone della casa sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 16}}
 
{{quote|Qualora qualcuno trovi schiavi (maschi o femmine) fuggitivi in aperta campagna e li riporti al padrone, il padrone degli schiavi lo ricompensi con due shekels d'argento.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 17}}
 
{{quote|Qualora lo schiavo non fornisca il nome del padrone, il ritrovatore lo porti al palazzo; segua un ulteriore ricerca, e lo schiavo sia restituito al suo padrone.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 18}}
 
{{quote|Qualora egli tenga gli schiavi in casa sua, e siano presi là, sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 19}}
 
{{quote|Qualora lo schiavo che egli abbia preso fugga da lui, allora giuri ai padroni dello schiavo, e sia libero da ogni biasimo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 20}}
 
{{quote|Qualora qualcuno apra un buco in una casa (apra per rubare), sia messo a morte davanti a quel buco e sepolto.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 21}}
 
{{quote|Qualora qualcuno sia colto sul fatto di rubare, allora sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 22}}
 
{{quote|Qualora il ladro non sia trovato, allora il derubato denunci sotto giuramento l'ammontare della sua perdita; allora la comunità, e ... sul cui terreno e territorio e nel cui dominio era [, ] lo indennizzino per la merce rubata.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 23}}
 
{{quote|Qualora siano rubate persone, allora la comunità e... paghino una mina d'argento ai loro parenti.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 24}}
 
{{quote|Qualora il fuoco distrugga una casa e qualcuno che viene per porre l'occhio sulla proprietà del padrone della casa prenda la proprietà del padrone della casa, egli sia gettato esattamente in quel medesimo fuoco.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 25}}
 
{{quote|Se un capo o un uomo (soldato comune), cui è stato ordinato di andare sulla via maestra del re per la guerra non va, ma assolda un mercenario, se trattiene il compenso, allora questo capo o uomo sia messo a morte, e chi lo rappresentava prenda possesso della sua casa.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 26}}
 
{{quote|Qualora un capo o uomo (soldato comune) sia preso nella sfortuna del re (catturato in battaglia) e qualora i suoi campi e il giardino siano dati ad un altro e questi ne prenda possesso, qualora egli ritorni e raggiunga il suo posto, il suo campo ed il giardino gli siano restituiti, egli ne ritornerà in possesso.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 27}}
 
{{quote|Qualora un capo o uomo sia preso nella sfortuna di un re, se suo figlio è in grado di entrare in possesso, allora il campo ed il giardino siano dati a lui, egli succederà nell'asse ereditario di suo padre.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 28}}
 
{{quote|Se suo figlio è ancora giovane, e non può prendere possesso, un terzo del campo e del giardino sia dato a sua madre, ed ella lo prenderà.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 29}}
 
{{quote|Se un capo o un uomo lascia la sua casa, giardino e campo e lo da in affitto, e qualcun altro prende possesso della sua casa, giardino e campo e lo usa per tre anni: se il primo proprietario ritorna e rivendica la sua casa, giardino e campo, non sia dato a lui, ma continui ad usarlo chi ne prese possesso e lo usò.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 30}}
 
{{quote|Qualora egli lo dia in affitto per un anno e poi ritorni, la casa, giardino e campo gli sia restituito, ed egli torni a dominarlo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 31}}
 
{{quote|Qualora un capo o un uomo sia catturato nella "Strada del Re" (in guerra), e un mercante lo riscatti, e lo riporti al suo posto; qualora egli abbia i mezzi nella sua casa per pagare il riscatto, si riscatti lui stesso: qualora non abbia alcunché nella sua casa per riscattarsi, sia riscattato dal tempio della sia comunità; qualora non vi sia alcunché nel tempio con cui pagare, paghi la corte. Il suo campo, giardino, e casa non siano dati per l'acquisto della sua libertà.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 32}}
 
{{quote|Qualora un ... o un ... si registri come un ritirato dalla "Strada del Re", e mandi un mercenario o un sostituto, ma lo ritiri, allora il ... o ... sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 33}}
 
{{quote|Qualora un ... o un ... leda la proprietà di un capitano, ferisca il capitano, o porti via dal capitano un dono offerto dal re, allora il ... o ... sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 34}}
 
{{quote|Qualora qualcuno compri i bovini o le pecore che il re ha dato ai capi da lui, perde il suo denaro.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 35}}
 
{{quote|Il campo, il giardino, e la casa di un capo, di un uomo, o di uno soggetto a pagare una rendita, non può essere venduto.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 36}}
 
{{quote|Qualora qualcuno compri il campo, il giardino, e la casa di un capo, uomo, o di uno soggetto a pagare una rendita, la sua tavola di vendita sia rotta (dichiarata invalida) e perda il suo denaro.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 37}}
 
{{quote|Un capo, uomo, o uno soggetto a pagare una rendita non può assegnare la sua tenuta del campo, casa, e giardino a sua moglie o figlia, e nemmeno possa assegnarli per un debito.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 38}}
 
{{quote|Egli può, comunque, assegnare un campo, giardino, o casa che ha comprato, e tenerlo come proprietà, a sua moglie o figlia o darlo per debito.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 39}}
 
{{quote|Egli può vendere il campo, giardino, e casa ad un mercante (agente reale) o ad altro pubblico ufficiale, mantenendo il compratore l'usufrutto sul campo, casa e giardino.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 40}}
 
{{quote|Qualora qualcuno recinti il campo, giardino, e casa di un capo, uomo, o di uno soggetto a pagare una rendita, allestendo una palizzata; se il capo, uomo o il soggetto a pagare una rendita ritorna al campo, giardino, e casa, la palizzata che gli era stata data divenga sua.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 41}}
 
{{quote|Qualora qualcuno prenda in uso un campo per coltivarlo, e non ne ricavi alcun raccolto, si deve provare che egli non abbia lavorato sul campo, e dovrà consegnare cereali, quanti ne ha ottenuti il suo vicino, al proprietario del campo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 42}}
 
{{quote|Qualora non coltivi il campo, ma lo lasci giacere incolto, darà cereali come il suo vicino al proprietario del campo, ed il campo che ha lasciato giacere incolto dovrà ararlo, seminarlo e renderlo al suo proprietario.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 43}}
 
{{quote|Qualora qualcuno prenda il dominio di un campo lasciato incolto per renderlo arabile, ma è pigro, e non lo rende arabile, seminerà il campo incolto nel quarto anno, lo erpicherà e coltiverà, e lo renderà al proprietario, e per ogni decina di gan (una misura d'area) dieci gur di cereali gli saranno pagati.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 44}}
 
{{quote|Qualora un uomo dia in affitto il suo campo per coltivazione contro una rendita stabilita, e riceva la rendita, ma il maltempo sopravvenga a distruggere il raccolto, il danno cade sul coltivatore del suolo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 45}}
 
{{quote|Qualora non riceva una rendita fissa per il suo campo, ma lasci per tale titolo metà o la terza parte del raccolto, il cereale sul campo sia diviso proporzionalmente tra il coltivatore ed il proprietario.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 46}}
 
{{quote|Se il coltivatore, poiché non ha avuto successo nel primo anno, ha fatto coltivare il terreno da altri, il proprietario non può sollevare alcuna eccezione; il campo è stato coltivato ed egli riceve il raccolto secondo l'accordo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 47}}
 
{{quote|Se qualcuno ha un debito per un prestito, e una tempesta danneggia i cereali, o il raccolto perisce, o i cereali non crescono per carenza di acqua; in quell'anno non ha bisogno di dare al creditore alcuna quantità di cereali, egli lava nell'acqua la tavola in cui è segnato il debito e non paga alcuna rendita per tale anno.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 48}}
 
{{quote|Qualora qualcuno prenda denaro da un mercante, e dia al mercante un campo coltivabile a frumento o a sesamo e gli ordini di piantare frumento o sesamo nel campo, e di eseguire il raccolto; qualora il coltivatore pianti frumento o sesamo nel campo, al raccolto il frumento o il sesamo apparterrà al proprietario del campo ed egli pagherà il frumento come rendita, per il denaro ricevuto dal mercante, ed egli dia ciò che serve alla sussistenza del coltivatore al mercante.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 49}}
 
{{quote|Qualora egli dia un campo da frumento coltivato a frumento, o un campo da sesamo coltivato a sesamo, il frumento nel campo appartenga al proprietario del campo, e restituisca il denaro al mercante come prestato.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 50}}
 
{{quote|Qualora non abbia denaro per rifondere, allora paghi in frumento o sesamo al posto del denaro come prestato per ciò che ha ricevuto dal mercante, secondo la tariffa reale.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 51}}
 
{{quote|Qualora il coltivatore non pianti frumento o sesamo nel campo, il contratto del debitore non è indebolito.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 52}}
 
{{quote|Qualora uno sia troppo pigro per tenere il suo argine in condizioni appropriate, e non lo tiene così; qualora dunque l'argine rompa e tutti i campi siano allagati, allora colui nel cui argine avvenne la rotta sia venduto per denaro, ed il denaro rimpiazzi il frumento di cui ha causato la perdita.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 53}}
 
== Note ==
{{references|4}}
 
<!-- Hidden
== Tracce per nuove pagine "Ca' Foscari" ==
Circa altre possibili voci su wikipedia, non c'è che l'imbarazzo della scelta: ci sarebbe da ampliare la voce di Isnenghi, e poi ci sono molti altri suoi allievi più titolati di me: questo mi toglierebbe dall'imbarazzo di aver più spazio del mio "maestro" e di risultare come unico suo "allievo"! Però, obbiettivamente, non si può chiederti di metterti alla caccia di notizie non sempre reperibili su internet. Comunque, se la cosa ti appassiona, ti segnalo qualche nome di miei amici/colleghi/allievi di Isnenghi, con un link da cui partire per cercare ulteriori informazioni:
 
=== [[Eva Cecchinato]] ===
http://www.laterza.it/autore_scheda.asp?id_autore=3836&pr=
Eva Cecchinato
 
nata a Venezia il 10 gennaio 1975.
 
Nell’anno accademico 1999-2000 ho conseguito la Laurea in Lettere presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con una tesi dal titolo La rivoluzione restaurata. Il 1848-1849 a Venezia fra memoria e oblio, poi pubblicata nel 2003.
 
Nel gennaio del 2006 ho conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino, con una ricerca dal titolo I volontari italiani. Garibaldini e garibaldinismo dall’Unità alla Grande guerra (1861-1915).
 
Nell’anno accademico 2006-2007, come docente a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, mi è stato affidato un corso di Storia contemporanea (corso frontale per studenti part-time).
 
Sono attualmente assegnista presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia con una ricerca sulla tradizione garibaldina nel Novecento.
 
Mi sono finora dedicata prevalentemente ai temi della memoria e della sua monumentalizzazione, del contesto politico-culturale veneziano in età liberale, dell’eredità e della rielaborazione delle guerre e delle rivoluzioni del Risorgimento, del garibaldinismo nella fase postunitaria. Su questi aspetti ho partecipato a diversi convegni e seminari.
 
Ho curato per la UTET il primo volume, relativo al Risorgimento, di un’opera ideata e diretta da Mario Isnenghi su Gli italiani in guerra. conflitti, identità, memorie, dall’Ottocento all’Italia repubblicana. Per lo stesso volume ho scritto personalmente diversi saggi.
 
Collaboro da anni alle varie attività di ricerca dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea.
 
Elenco delle principali pubblicazioni:
 
Monografie:
- La rivoluzione restaurata. Il 1848-1849 a Venezia fra memoria e oblio, Il Poligrafo, Padova 2003.
 
- Camicie rosse. I garibaldini dall’Unità alla Grande Guerra, Laterza, Roma-Bari 2007.
 
Curatele:
- Da Milano a Capua. Diario di Ismaele Boga, garibaldino. 1860-1861, trascrizione e cura di Eva Cecchinato, Edizioni Nova Charta, Padova 2005.
- Fare l’Italia. Unità e disunità nel Risorgimento, a cura di Mario Isnenghi ed Eva Cecchinato (I volume de Gli italiani in guerra. Conflitti, identità, memorie dal Risorgimento ai giorni nostri, direzione scientifica di Mario Isnenghi), UTET, Torino 2007.
 
Articoli, saggi, atti di convegno:
 
- Tra due «assedii». L’immagine ufficiale della città attraverso le pagine della «Gazzetta Uffiziale di Venezia» (1849-1861), in «Venetica», XIII, 1999, s. III, 2, pp. 117-170.
 
- La rivoluzione restaurata. Il 1848-49 a Venezia fra memoria e oblio, in Università Ca’ Foscari-Venezia. Dipartimento di Studi Storici, Annali 2001. Studi e materiali dalle tesi di laurea, Unicopli, Milano 2002, pp. 79-100.
 
- Guerra e rivoluzione. Immagini e memorie dei combattenti del 1848-49 nel Veneto, in «Venetica», XVI, 2002, s. III, 6, pp. 15-41.
- La definizione della natura della Cassa di Risparmio di Venezia attraverso i suoi rapporti con il Comune e La Cassa di Risparmio di Venezia e l’edilizia popolare. Discussioni, strategie e progetti per la soluzione del problema abitativo della città, in Giannantonio Paladini, Uscire dall’isola. Venezia, risparmio privato e pubblica utilità 1822-2002, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 249-252 e 255-263.
- Il «nemico» austriaco e lo «straniero interno» nella stampa locale e nazionale durante la Strafexpedition, in 1916 – La Strafexpedition. Gli Altipiani vicentini nella tragedia della Grande Guerra, Atti del Convegno di Asiago, 12-15 settembre 2002, Gaspari, Udine 2003, pp. 201-215.
 
- Martiri ed eroi. I complessi monumentali cittadini e le ridefinizioni della venezianità, in La partigiana veneta. Arte e memoria della Resistenza, Atti del Convegno di Venezia, 4 maggio 2001, a cura di Maria Teresa Sega, Nuova Dimensione, Portogruaro (Venezia) 2004, pp. 27-46.
- L’anticlericalismo come ideologia e il laicismo come metodo nell’esperienza della Giunta Selvatico, in Venezia nell’età di Riccardo Selvatico, Atti del Convegno di Venezia, 30 novembre, 1 e 2 dicembre 2001, a cura di Tiziana Agostini, Ateneo Veneto, Venezia 2004, pp. 52-98.
- Venezia e la democrazia italiana, in I laboratori toscani della democrazia e del Risorgimento: la “repubblica” di Livorno, l’ “altro” Granducato, il sogno italiano di rinnovamento, Atti del Convegno di Livorno, 5 e 6 dicembre 2002, a cura di Laura Dinelli e Luciano Bernardini, ETS, Pisa 2004, pp. 451-471.
- I percorsi della memoria. Ricordi e racconti della Resistenza, in Memoria resistente. La lotta partigiana a Venezia e provincia nel ricordo dei protagonisti, a cura di Giulia Albanese e Marco Borghi, Nuova Dimensione, Portogruaro (Venezia) 2005, pp. 21-51.
- «Biografie dei sovversivi». Profili e itinerari garibaldini dopo l’Unità, in «Italia contemporanea», 2006, 243, pp. 303-323.
- La storia di Venezia e la rivoluzione del 1848-49. «Narrazioni» e dinamiche di legittimazione, in «Rassegna storica del Risorgimento», XCIII, 2006, 4, pp. 541-560.
 
- Le ceneri e la memoria. La tomba di Daniele Manin e il dovere del ricordo, in Memoria, rappresentazioni e protagonisti del 1848 italiano, Atti del Convegno di Vicenza, 26 e 27 novembre 1999, a cura di Renato Camurri, Cierre, Sommacampagna (Vr) 2006, pp. 291-344.
- Searching for a Role: Austrian Rule, National Perspective and Memories of the ‘Serenissima’ in Venice, 1848-1866, in Different Paths to the Nation. Regional and National Identities in Central Europe and Italy, 1830-1870, Atti del Convegno di Trento, 24 e 25 giugno 2004, a cura di Laurence Cole, Palgrave McMillan, Basingstoke 2007, pp. 122-143.
- Eva Cecchinato, Mario Isnenghi, La nazione volontaria, in Storia d’Italia, Annali 22. Il Risorgimento, a cura di Alberto Mario Banti e Paul Ginsborg, Einaudi, Torino 2007, pp. 697-720.
 
- Le parole sono pietre. Monumenti e lapidi del Risorgimento tra guerre regia e memoria garibaldina, in Forze armate e beni culturali. Distruggere, costruire, valorizzare, a c. di Nicola Labanca, Luigi Tomassini, Unicopli, Milano 2008, pp. 153-175
 
- Il primo volontariato. I garibaldini, in Fare il soldato. Storie del reclutamento in Italia, a cura di Nicola Labanca, Unicopli, Milano 2008, pp. 48-68.
 
*[[Daniele Ceschin]]
http://www.sissco.it/index.php?id=1231&tx_wfqbe_pi1%5Bidsocio%5D=425
;questo è valido
 
=== [[Giulia Albanese]] ===
http://www.sissco.it/index.php?id=1231&tx_wfqbe_pi1%5Bidsocio%5D=6
;A) questo è valido
;B) ''Ed è anche già linkato da Eva Cecchinato, non serve disorfanare.
 
=== [[Alessandro Casellato]]===
http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=7043&persona=001979&vista=curr
 
''Secondo Gilda, questo è l'unico che "merita".''
 
=== E perchè non la stessa Gilda? ===
{{Bio
|Nome = Gilda
|Cognome = Zazzara
|Sesso = F
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 1977
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = storica
|Epoca = 2000
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità =
}}
 
== Collegamenti esterni ==
Benché di origini lombarde, Gilda Zazzara — allieva e collaboratrice di [[Mario Isnenghi]] — dopo la laurea in [[storia contemporanea]] conseguita presso l'[[Università di Bologna]] , vive ed opera da diversi anni a [[Venezia]]. È infatti ricercatrice presso l'[[Università "Ca' Foscari" di Venezia|Università di Ca' Foscari]], ed al momento si occupa precipuamente della storia degli [[anni 1960|anni '60]].
* {{Collegamenti esterni}}
 
== Pubblicazioni ==
* ''Politica e organizzazione della cultura in Italia. L'istituto Gramsci e gli storici. 1968-1979''
* ''La democrazia dinanzi ai giudici. Lelio Basso e i ribelli dell'Amiata'', Fondazione Basso, [[Roma]], [[2003]]
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=9961 Pagina personale sul sito di Ca' Foscari]
 
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cambio
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*Adesso che ci penso, tutte le persone di cui sopra (me compreso) collaborano ad una rivista online di storia che si chiama S-nodi:
http://www.scriptaweb.it/labiblioteca/biblio.mv?Screen=PROD&Store_Code=Scripta&Product_Code=181
Una voce sulla rivista non sarebbe male, dal mio punto di vista...
;chiesti ulteriori dati
 
 
 
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{{Post Malone}}
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|hip hop}}