Storia della Francia e Massa Finalese: differenze tra le pagine

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{{Divisione amministrativa
{{Storia della Francia}}
|Nome=Massa Finalese
La '''storia della [[Francia]]''' può essere suddivisa in vari periodi, in funzione delle forme politico-istituzionali e degli avvicendamenti dinastici che hanno caratterizzato l'esistenza del paese dalla protostoria ai nostri giorni.
|Panorama=
|Didascalia=
|Bandiera=
|Voce bandiera=
|Stemma=
|Voce stemma=
|Stato=ITA
|Grado amministrativo=4
|Divisione amm grado 1=Emilia-Romagna
|Divisione amm grado 2=Modena
|Divisione amm grado 3=Finale Emilia
|Amministratore locale=
|Partito=
|Data elezione=3
|Data istituzione=
|Superficie=
|Note superficie=
|Abitanti=4185<ref>{{cita web|titolo=La Frazione di Massa Finalese|url=http://italia.indettaglio.it/ita/emiliaromagna/modena_finaleemilia_massafinalese.html}}</ref>
|Note abitanti=
|Sottodivisioni=
|Divisioni confinanti=
|Codice postale=41035
|Prefisso=[[0535]]
|Zona sismica=2
|Gradi giorno=
|Diffusività=
|Nome abitanti=massesi
|Patrono=[[san Geminiano]]
|Festivo=31 gennaio
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=
|Didascalia mappa=
|Sito=
}}
 
'''Massa Finalese''' è una [[Frazione geografica|frazione]] di 4.061 abitanti del comune di [[Finale Emilia]], in [[provincia di Modena]], nella regione [[Emilia-Romagna]].
Nonostante la Francia sia una tra le nazioni più antiche d'[[Europa]], essa si configura in quanto tale solo a partire dal [[Medioevo]], peraltro senza che sia possibile individuarne una data di nascita precisa e irrefutabile. La fondazione della Francia si fa risalire, da taluni, al [[486]], quando il re dei [[Franchi]] [[Clodoveo I|Clodoveo]] conquistò la maggior parte della [[Gallia]]; da altri, al [[IX secolo]], a seguito dello smembramento dell'[[Impero carolingio]]; da altri ancora agli inizi dell'età [[Basso Medioevo|bassomedievale]] ([[XI secolo|XI]]-[[XII secolo]]), con la diffusione e il consolidamento di una lingua ed una civiltà comuni nella massima parte dell'attuale Francia settentrionale. Il termine "Francia" venne impiegato per la prima volta in forma ufficiale a partire dal [[1190]], quando [[Filippo Augusto]] iniziò ad essere denominato, nei documenti, con la formula di ''rex Franciae'' invece di ''rex Francorum''. Il termine era peraltro già stato usato nella ''[[Chanson de Roland]]'', scritta un secolo prima.
La frazione dista 6,87&nbsp;km dal capoluogo del comune di Finale Emilia e 35&nbsp;km dalla città di [[Modena]].
 
== ProtostoriaStoria ==
===Medioevo===
Già in un documento datato 1º novembre 811 viene menzionato, nella forma di ''Saltus Massa Solariensis'', l'abitato di Massa nelle terre dell'attuale fondo Motto. In un altro documento del marzo 1032 invece viene riportata per la prima volta la definizione di ''castrum'', ovvero borgo fortificato, come dimostrato dai rinvenimenti e i relativi scavi iniziati negli anni '70 e che hanno portato inoltre alla luce tre strati archeologici con materiali di età romana, articolati in più nuclei e con edifici di pregio.
 
Nell'alto medioevo, secondo un documento datato 1157, viene citato il ''portus'' della corte di Massa Finalese su un affluente (probabilmente l'attuale Fiumicello) del fiume [[Secchia]], che all'epoca passava per [[Cavezzo]] e aveva un ruolo fondamentale nell'economia della zona; Massa durante quel periodo ebbe una rapida espansione economica e demografica.
Le prime fonti scritte sui popoli insediati nei territori che divennero l'odierna Francia sono di origine [[Grecia|greca]]. Se [[Tucidide]] dedica appena una quindicina di righe della sua ponderosa ''[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|Storia delle guerre del Peloponneso]]'' in 8 libri alla fondazione di [[Marsiglia]] avvenuta due secoli prima,<ref>[[Tucidide]], ''[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|Storia delle guerre del Peloponneso]]'', I, 13</ref> il suo contemporaneo [[Erodoto]] si dimostra più attento alle vicende della [[Gallia]] dedicandovi diverse pagine delle sue ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]''.
Successivamente l'inasprirsi delle lotte tra [[Ducato Estense]] e i [[Pico della Mirandola]] portarono alla distruzione del castello e di gran parte del patrimonio storico, come riportato su una pietra della canonica: ''Le civili discordie che in ogni tempo cagionano sciagure, furono fatali al castello di Massa fondato nel decimo secolo venne distrutto completamente nel MCCCL XXXV''. Il borgo venne così abbandonato dai suoi abitanti e il castello non venne più ricostruito.
 
===Età contemporanea===
Com'è ovvio, la cultura di provenienza dell'autore fa sì che la fondazione greca sia l'elemento centrale della narrazione; le rare citazioni che trattano del resto della Gallia dimostrano la scarsa conoscenza di tali luoghi e delle popolazioni che li abitavano da parte degli antichi greci. Erodoto si sbilancia nella citazione di varie tribù, ad esempio dei [[Liguri]] nella regione marsigliese,<ref>[[Erodoto]], ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]'', V, 9.</ref> ma in generale lo fa senza dare riferimenti precisi sulla loro collocazione; fanno eccezione proprio i Liguri appena citati.
[[File:Stazione di Massa Finalese.jpg|miniatura|sinistra|La vecchia [[stazione di Massa Finalese]] sulla [[ferrovia Modena-Mirandola|ferrovia Modena-Mirandola/Finale]]]]
Nei secoli successivi l'abitato di Massa riprese vita attorno all'antica Pieve, ma non riuscì mai a raggiungere una propria autonomia amministrativa. Con lo sviluppo di Finale, Massa ne divenne col tempo una frazione, ma dopo la seconda guerra mondiale abbandonò la sua vocazione di centro agricolo sviluppandosi rapidamente grazie ad alcuni insediamenti industriali per la lavorazione delle carni e per la produzione di zucchero. Il centro della cittadina si presenta oggi come tanti altri paesi della Bassa modenese, ma la sua periferia vanta alcune ville che testimoniano il soggiorno di una ricca classe di proprietari terrieri.
 
=== Terremoto del 2012 ===
Gli scavi archeologici realizzati a Marsiglia hanno dimostrato che in realtà il sito era attivo anche in epoca antecedente alla "fondazione" greca, ma le attese vestigia "liguri" hanno dovuto cedere il posto ai ritrovamenti di origine [[celti]]ca che sono stati messi in luce da tali campagne. È ormai noto che il [[bacino del Mediterraneo]] presentava già un'attività fervente e che i [[Focei|Focesi]] non erano né i primi, né i soli a operare in quell'area. I [[Fenici]] avevano messo piede sulle coste della Gallia già da alcuni secoli, ma la caratteristica discrezione di questo popolo di commercianti ridusse al minimo le tracce del loro passaggio. Eppure oggi è noto che i fenici erano in grado di sfruttare solide vie commerciali in Gallia e che probabilmente potevano contare anche su punti di scambio nella Gallia interna. Per quanto il dibattito storico in proposito abbia ancora toni abbastanza burrascosi, una cosa è certa: furono i Fenici a introdurre in Gallia l'[[alfabeto]] e la [[scrittura]], innovazioni che i Galli decisero di non utilizzare.
Massa Finalese, insieme al suo capoluogo [[Finale Emilia]], è stata l'epicentro dei [[terremoti dell'Emilia del 2012]], in particolare di quello del 20 maggio 2012. Sono stati riscontrati gravissimi danni alla chiesa di [[San Geminiano]] e al patrimonio rurale della frazione. Il campanile, il più alto e possente della bassa, è stato salvato con una speciale imbragatura di metallo.
 
==Monumenti e luoghi d'interesse==
[[File:Formella 21, platone e aristotele o la filosofia, luca della robbia, 1437-1439dettaglio.JPG|thumb|200px|''''[[Platone]] e [[Aristotele]]'''', particolare della formella del [[Campanile di Giotto]] di [[Luca della Robbia]], [[1437]]-[[1439]], Firenze]]
Il '''casino del Vescovo''' è una villa rinascimentale , appartenuta al Vescovo di Modena per lungo tempo e diventata poi residenza di diverse famiglie.
 
===Castello del Carrobio===
È necessario attendere [[Aristotele]], allievo di [[Isocrate]] e [[Platone]] (tra il [[384 a.C.|384]] e il [[332 a.C.]]), per trovare nelle fonti la prima menzione dei costumi dei [[Celti]] (dal greco Κελτοί, ''Keltoi''), abitanti della regione celtica compresa tra il [[Rodano (fiume)|Rodano]] e le [[Alpi]]. Come la maggior parte degli storici antichi precedenti alla conquista [[Roma antica|romana]], anch'egli insiste soprattutto sulle leggendarie ricchezze del luogo, sul grande valore dei suoi soldati e sui costumi [[Barbaro|barbari]] (intesi in senso moderno) di alcuni celti. Si tratta di fonti copiose<ref>Cfr. Edme Cougny (a cura di), ''Extraits des auteurs Grecs concernant l'histoire et la géographie des Gaules''. Parigi: Renouard, 1878-1892.</ref> che continuano tuttavia a mettere in evidenza la scarsa conoscenza della Gallia nel mondo greco. Sia che si tratti di storici che di geografi, gli autori di questo periodo traggono infatti la loro ispirazione da testi già esistenti e non sottopongono mai a una verifica sul campo, attraverso i viaggi, le affermazioni tramandate dai loro predecessori.
{{vedi anche|Castello del Carrobio}}
[[File:Massa Finalese - il castello.jpg|miniatura|destra|Il [[castello del Carrobio]]]]
Il '''castello del Carrobio''' è una delle maggiori residenze presenti nel territorio della bassa modenese. Il castello fu costruito per volontà di Vittorio Sacerdoti, conte di Carrobio, dal 1898 al 1900. A questo periodo risale il suo primo nucleo, che fu successivamente ampliato dal 1911 al 1914 su progetto dell'ingegnere Ettore Tosatti di [[San Felice sul Panaro]].
Il grande edificio si ispira come modello al castello tedesco di ''Tobitshau'' (oggi [[Tovačov]], in [[Repubblica Ceca]]), di cui era proprietario il fratello della moglie di Vittorio Sacerdoti, una nobildonna austriaca. Il castello è circondato da un ampio parco e situato su quelle che un tempo furono le vaste proprietà terriere del conte di Carrobio; queste includevano anche il bosco della Saliceta, una ex tenuta ducale che si trovava tra i comuni di [[Camposanto]] e [[San Felice sul Panaro]].
 
Il complesso, di grande effetto scenografico, venne costruito come residenza temporanea, ma svolse anche un importante ruolo di rappresentanza. Luogo di feste e ricevimenti, il castello conobbe ospiti illustri appartenenti alla casa regnante, quali il duca di Pistoia Filiberto e il principe del Piemonte [[Umberto II di Savoia]] (ultimo re d'Italia), ma l'inizio della seconda guerra mondiale fu causa di un suo progressivo abbandono. Negli anni successivi il castello cambiò proprietà, ma continuò a non essere più abitato, anzi fu oggetto di numerose spogliazioni.
=== I principati della prima Età del ferro (dall'[[850 a.C.|850]] al [[450 a.C.]]) ===
 
Solo negli [[anni 1990]], grazie all'acquisto della famiglia Folchi, furono avviati lavori di recupero dell'edificio, che divenne nuovamente residenza. La sua struttura massiccia, tutta in pietra ''faccia a vista'', è alleggerita da finestre neogotiche ornate con marmi; nelle sale interne le decorazioni, in puro [[stile liberty]], sono opera del pittore veneziano ''Peres''. Altri abili artigiani hanno contribuito ad impreziosire l'intero complesso con inferriate e cancellate assai elaborate. All'epoca in cui i conti di Carrobio erano proprietari del castello, vi si entrava dall'ingresso principale percorrendo il lungo viale fiancheggiato da tigli che inizia di fronte alla chiesa: il viale è oggi integrato nel parco pubblico cittadino.
Le indagini archeologiche consentono di intuire il manifestarsi di disordini di carattere militare e sociale nelle società relativamente stabili del tardo [[neolitico]] e dell'[[Età del bronzo]]. Tali disordini si possono far risalire circa all'[[850 a.C.]] ovvero all'inizio della [[Età del ferro]], come indica il ''terminus postquem'' (la data di abbandono definitivo) per molti siti.
 
Il castello fu utilizzato per girare il film [[Tutti defunti... tranne i morti]] di [[Pupi Avati]], uscito nel 1977.
Le caratteristiche salienti del periodo sembrano legate al dominio di principati di dimensioni relativamente estese, retti da un'[[aristocrazia]] di stampo guerriero. Questi ''principi e principesse della celtica''<ref>Cfr. Patrice Brun, ''Princes et princesses de la celtique. Le Premier âge du fer en Europe, 850-450 av. J.-C.''. Parigi: Errance, 1987.</ref> organizzavano le proprie sepolture con armi e carri cerimoniali, come nel caso della [[Tomba di Vix]] nella [[Côte-d'Or]] ([[Borgogna]]) e di [[Hochdorf]] nel [[Württemberg]]. La scoperta delle tombe ha inoltre rivelato la presenza di oggetti di lusso provenienti da vari Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui l'[[Egitto]], il che testimonia il carattere commerciale della ricchezza di tali ceti aristocratici.
 
==Infrastrutture e trasporti==
[[File:Ccross.svg|thumb|right|170px|[[Croce celtica]]]]
Massa Finalese era servita dall'[[stazione di Massa Finalese|omonima stazione]] sulla diramazione Cavezzo-Finale Emilia della [[ferrovia Modena-Mirandola]], dismessa nel 1964 e oggi ripristinata a [[pista ciclabile]].
 
==Sport==
Intorno al [[600 a.C.]] sulla costa del Mediterraneo, in un'ansa del fiume Lacydon, venne fondata la colonia commerciale di [[Massalia]] ([[Marsiglia]]) ad opera di marinai originari di [[Focea]], città greca dell'[[Anatolia|Asia Minore]]. Prima e dopo tale data videro la luce altre colonie dello stesso tipo, in particolare nella zona costiera ([[Antibes]] è del [[680 a.C.]]). Marsiglia assunse tuttavia un ascendente decisivo sulle città rivali intorno al [[550 a.C.]], grazie all'afflusso massiccio di esuli focesi conseguente alla presa di Focea da parte dei Persiani. Rafforzata da tale sostegno, la città tentò per diversi secoli di mantenere un proprio ruolo autonomo tra vicini pericolosi quali i [[Celti]], i [[Cartaginesi]], gli [[Etruschi]] e infine i [[Roma antica|Romani]]. Dopo qualche illusione iniziale, fu però presto soverchiata dagli avversari e già dal [[IV secolo a.C.]] rientrò nei ranghi accontentandosi di un ruolo del tutto subalterno a Roma.
{{...}}
Massa Finalese è sede di un [[kartodromo]].
 
==Note==
=== I Celti (dal [[450 a.C.]] al [[II secolo a.C.]]) ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{vedi anche|Celti|Galli}}
*{{cita libro|cognome=Andreolli|nome=Bruno|titolo=Massa Finalese, 1º novembre 811: insediamento, strutture fondiarie e consuetudini giuridiche di un territorio di confine}}
*{{cita libro|cognome=Frison|nome=Carluccio|titolo=Da “Saltus Massa Solariensis” a “Castrum Massa”. Le vicende di una località della Bassa modenese nel medioevo}}
 
== Voci correlate ==
Tra il [[450 a.C.|450]] e il [[400 a.C.]] ebbero nuovamente luogo dei cambiamenti importanti in campo artistico e probabilmente anche politico. In tale periodo, che viene tradizionalmente considerato l'inizio della fase gallica in senso stretto, fece la sua comparsa nello spazio geografico francese la [[cultura di La Tène]] propriamente detta. Pur essendo ancora vivo il dibattito sulla interpretazione dei cambiamenti rilevati dalle indagini archeologiche, è tuttavia molto poco probabile che tale evoluzione sia da attribuirsi a una forma di "invasione", in quanto tale periodo è segnato in particolare dalla potenza militare dei Galli. Questi gruppi di conquistatori, in particolare [[Brenno (III secolo a.C.)|Brenno]] (da non confondersi con l'omonimo del secolo successivo, autore del [[sacco di Roma (390 a.C.)|sacco di Roma]]), si spingevano con incursioni sino in Grecia (si pensi al cosiddetto sacco di [[Delfi]], nel corso delle [[spedizioni celtiche nei Balcani]]) e in Asia Minore (l'odierna [[Turchia]]), dove i [[Galati]] si stabilirono nella regione che prese nome [[Galazia]], ove fondarono la città di Ancyra ([[Ankara]]). Si tratta del noto "Metus gallicus" che gelava il sangue nelle vene dei Romani. Le incursioni galliche avevano un carattere violento e terminavano con il pagamento di un forte riscatto: "[[Vae victis!]]" (''Guai ai vinti!'') era la frase attribuita al capo gallico [[Brenno]]. La stessa [[Roma]], cittadina ancora di modesta importanza, venne colpita nel [[387 a.C.|387]] o nel [[390 a.C.]], dopo la [[battaglia del fiume Allia]], da un'incursione nota come [[sacco di Roma (390 a.C.)|sacco di Roma]]. Marsiglia, che era alleata di Roma, contribuì al pagamento di una parte del riscatto preteso da Brenno.
* [[Diavoli della Bassa modenese]]
 
==Altri progetti==
Si trattava inoltre di un periodo di espansione, destinato a portare vari popoli gallici a imporsi in Gran Bretagna, in Spagna e nell'Italia settentrionale. Si ritrovano infatti gli [[Atrebati]] (da [[Arras]]) nel [[Sussex]], dei [[Parisi (Gallia)|Parisi]] (nella zona di [[Lutetia]], l'attuale [[Parigi]]) nello [[Yorkshire]], dei [[Senoni]] (da [[Sens (Yonne)|Sens]]) sull'[[Mare Adriatico|Adriatico]], dei [[Galli Cenomani|Cenomani]] (da [[Le Mans]]) in [[Lombardia]], dei [[Lingoni]] (da [[Langres]]) lungo il [[Po]]. Non è dato sapere se tali coincidenze nei nomi sono legate a movimenti migratori oppure ad attività di conquista da parte di piccoli gruppi che impongono il proprio nome alle popolazioni locali. Tali toponimi rimarranno legati ai territori e ai capoluoghi delle città galliche sino ai giorni nostri. La grande maggioranza delle città gallo-romane del basso impero assunse nuovamente il nome del popolo di cui era un tempo capitale; tale nome è ancora conservato nella forma francese moderna, sia per le città che per il territorio in cui si trovano:
{{interprogetto}}
Biturigi (da [[Bourges]]): Berry, [[Petrocori]] (da [[Périgueux]]): Périgord, [[Namneti]] (da [[Nantes]]): Nantais, [[Bellovaci]] (da [[Beauvais]]): Beauvaisis, [[Turoni]] (da [[Tours]]): Touraine, [[Abrincati]] (da [[Avranches]]): Avranchin, [[Ruteni]] (da [[Rodez]]): Rouergue, e così via.
 
[[File:Statère des Parisii Cl. I.JPG|thumb|210px|Moneta gallica: statere in oro rinvenuto presso [[Parigi]] (recto)]]
[[File:Statère des Parisii Cl. II.JPG|thumb|210px|Moneta gallica: statere in oro rinvenuto presso [[Parigi]] (verso)]]
 
I territori di queste città formarono in seguito la struttura amministrativa di base dell'impero romano in Gallia. Successivamente anche le [[diocesi]] cristiane ne ripresero i nomi e i confini senza modifiche rilevanti fino alla Rivoluzione francese.
 
Contrariamente all'immagine tradizionale, ereditata dagli autori antichi, e all'immagine moderna che si è per molto tempo appiattita sulla considerazione dei Galli come ''barbari'', le conoscenze odierne sembrano mostrare che la civiltà gallica, e più in generale, celta, nel suo periodo di massima espansione fosse particolarmente florida. Indicazioni come l'apparizione di vere e proprie città fortificate (''[[oppidum|oppida]]'') di dimensioni di gran lunga superiori alle fortezze dei periodi precedenti, o ancora l'uso della moneta, sono dei tratti caratteristici di una civiltà non poi così lontana da quelle presenti in gran parte della penisola italica attorno al [[V secolo a.C.|V]] o al [[IV secolo a.C.]]
 
=== Il periodo dell'indipendenza gallica ([[II secolo a.C.|II]] – [[I secolo a.C.]]) ===
 
{{vedi anche|Gallia}}
 
La prima attestazione del termine [[lingua latina|latino]] ''Galli'' in riferimento alle popolazioni galliche risale a [[Marco Porcio Catone|Catone]] (circa [[168 a.C.]]), che se ne servì per indicare gli abitanti della Celtica che avevano invaso la pianura padana: ovvero gli abitanti della [[Gallia cisalpina]]. Secondo tali fonti latine, in quel periodo le monarchie e oligarchie galliche sembrano cedere il potere a dei magistrati di origine elettiva detti [[vergobret]]. Le istituzioni galliche sembrano tuttavia ben più antiche, trovando le loro origini nelle prime comunità galliche d'epoca pre-romana.
 
I contributi che la Gallia ha apportato alla civiltà romana della tarda repubblica e poi dell'Impero non furono numerosi sotto il profilo linguistico ma piuttosto consistenti nell'artigianato e nell'arte militare (ad esempio, ne fanno parte la [[botte]], la spada, la cotta di maglia e il [[sapone]]). Se si considerano l'[[anfora]], la toga drappeggiata e le terme come altrettanti pilastri dell'Antichità, si nota che essi furono affiancati, in tarda età imperiale, dal barile, dal [[pantalone]] e dal sapone gallici.
 
== Antichità ==
=== La fine dell'indipendenza gallica (dal [[125 a.C.|125]] al [[51 a.C.]]) ===
 
Le regioni sud-orientali della Francia, in particolare la [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]] e la [[Provenza]], che erano chiamate "Gallia togata" in ragione dell'avanzato stato di romanizzazione alla fine dell'indipendenza, vennero conquistate dai Romani già prima della fine del [[II secolo a.C.]] Si tratta della provincia romana detta ''[[Gallia Narbonese]]'', che si stende dai [[Pirenei]] alle [[Alpi]] passando per la valle del [[Rodano (fiume)|Rodano]]. Tali territori furono posti sotto il controllo di Roma in seguito all'atteggiamento ambiguo tenuto dai Galli nel corso delle [[guerre puniche]], teatro dello scontro tra Roma e Cartagine.
 
Con il pretesto di fornire aiuti militari a Marsiglia, il generale romano [[Gaio Sestio Calvino|Sestio Calvino]] conquistò i territori dei [[Salluvi]] costringendone il re alla fuga. Il nome romano si conserva oggi in quello della città di [[Aix-en-Provence]] (in latino ''Aquae Sextiae'', "le acque di Sestio"), mentre quello della capitale dei Salluvi (che domina la città, sita sull'altopiano di [[Oppidum di Entremont|Entremont]], verso Nord) è andato perduto.
 
Nell'agosto del [[121 a.C.]] i Romani, guidati dal console [[Quinto Fabio Massimo Allobrogico|Fabio Massimo]] si scontrarono con un'alleanza di [[Arverni]] e [[Allobrogi]] presso la confluenza dell'[[Isère]]. Il pretesto dell'attacco verso questi ultimi, in effetti, fu proprio quello di aver dato asilo al re dei Salluvi. Il sovrano arverno [[Bituito]] venne fatto prigioniero e portato a Roma per partecipare al trionfo. Nello stesso momento gli [[Edui]], un altro popolo gallico che si opponeva alla egemonia arverna, venivano ricevuti presso il Senato romano e proclamati "amici di Roma". Dopo questa sconfitta dei Galli, il resto dei territori situati a Sud e a Est dei monti [[Cévennes]] vennero sottomessi in breve tempo.
 
[[File:Siege-alesia-vercingetorix-jules-cesar.jpg|right|thumb|280px|[[Vercingetorige]] davanti a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]]]
 
Intorno all'[[80 a.C.]], tuttavia, un capo gallico chiamato [[Celtillo]], padre del futuro [[Vercingetorige]], tentò di restaurare un potere dinastico nei confronti degli Arverni, analogo a quello del periodo di [[Luernio]] e [[Bituito]]. Il tentativo fallì e Celtillo venne arso vivo per mano dell'aristocrazia arverna. Il fratello di questi, [[Gobannitio]], sembra essere stato il principale oppositore di questa manovra; è noto, infatti, che dopo la morte di Celtillo egli acquisì il predominio presso il suo popolo.
 
==== Le Guerre galliche ====
{{vedi anche|Conquista della Gallia}}
 
È necessario attendere il [[58 a.C.]] perché l'ambizione personale di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e la minaccia della pressione germanica sui Galli portino a un nuovo sconvolgimento degli equilibri politici. Il pretesto dell'intervento romano, in questo caso, fu la migrazione degli [[Elvezi]]; tali popolazioni, messe in fuga dalle incursioni dei [[Germani]], tentarono di stabilirsi in Gallia (nel territorio dell'odierna [[Vandea]]) scatenando la collera di altri popoli gallici tra i quali gli Edui. Giulio Cesare, nominato poco tempo prima proconsole delle Gallie, fece quindi irruzione a Nord del Rodano al comando delle proprie legioni. Per legittimare la propria azione, fece ricorso a un [[senatoconsulto]] del [[61 a.C.]] in cui si prometteva assistenza al popolo eduo.
 
===== La rivolta gallica e la vittoria di Cesare ad Alesia =====
{{vedi anche|Vercingetorige|Battaglia di Alesia}}
La guerra fu lunga e cruenta; nel gennaio del [[52 a.C.]], con l'avvento al potere di [[Vercingetorige]], gli Arverni e i popoli loro clienti si sollevarono contro l'esercito del proconsole. Giulio Cesare si trovò in una situazione di grave crisi di fronte alla determinazione dei Galli, la cui sollevazione aveva ormai assunto un carattere quasi generale. La vittoria romana venne conseguita grazie a una politica di assedi, incendi e più in generale di "[[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]]" che riuscì a fiaccare l'impeto disorganizzato dei popoli gallici.
 
La ''[[Gallia comata]]'' conquistata da Giulio Cesare con le [[guerre galliche]] tra il [[58 a.C.|58]] e il [[51 a.C.]], data in cui cadde l'[[oppidum]] di [[Uxellodunum]], ci è nota soprattutto attraverso l'opera del più autorevole protagonisti del campo romano, lo stesso Giulio Cesare: il ''[[De bello Gallico]]''. Si tratta tuttavia di un testo da valutare con le dovute precauzioni, in quanto costituisce prima di tutto un manifesto politico. Fu proprio grazie al trionfo sul ''terror gallicum'' e alla capacità di sfruttare alla perfezione tale vittoria storica in termini politici che Giulio Cesare divenne "la" personalità principale dell'[[Storia antica|antichità]].
 
=== La Gallia romana ===
{{Vedi anche|Gallia Narbonense|Aquitania (provincia romana)|Gallia Lugdunense|Gallia Belgica}}
[[File:Sestertius - Vespasiano - Iudaea Capta-RIC 0424.jpg|250px|left|thumb|[[Sesterzio]] di Vespasiano, coniato nel [[71|71 d.C.]] per celebrare la vittoria nella [[prima guerra giudaica]]; il rovescio della moneta reca la scritta IVDAEA CAPTA, "[[Giudea]] conquistata"]]
 
I processo di romanizzazione e di pacificazione sembrano essere stati relativamente rapidi, quantunque non facili. Lo storico latino [[Giuseppe Flavio]], anch'egli convertito allo stile di vita romano, porta i Galli ad esempio in questo settore, facendo notare che essi avrebbero avuto le risorse militari adeguate a cacciare i Romani.
 
La romanizzazione delle élite fu pressoché immediata; il fenomeno fu reso più forte dalla redazione delle [[Tavole Claudie|Tavole di Lione]], con le quali l'imperatore [[Claudio]] garantì ai Galli l'accesso al [[Senato romano]]. Anche alcune testimonianze epigrafiche suggeriscono che vari [[Druido|druidi]] divennero romani dopo la conquista, forse per opportunismo o per paura di rappresaglie, essendo stata vietata la loro dottrina. In ogni caso, il sincretismo romano diede origine a una vera e propria "Gallia romana". Gli archeologi e gli storici hanno quindi adottato il termine [[gallo-romani]] per indicarne gli abitanti nel periodo successivo alla conquista, benché tale termine non sia mai stato utilizzato dai contemporanei, che continuarono a identificarsi come "Galli".
 
Nel [[21]] d.C. l'imposizione di nuove misure fiscali spinse alla rivolta diversi popoli gallici, tra cui gli [[Andi|Andecavi]] e i [[Turoni]]. Un [[Edui|eduo]] di nome [[Giulio Sacroviro]] si mise alla testa dei contadini insorti nella regione di [[Nevers]] e fronteggiò le truppe romane con gli ausiliari galli di cui era al comando. Sconfitto, si diede la morte immolandosi.
 
Nel [[69]] il [[Batavi|batavo]] [[Gaio Giulio Civile]] sollevò le sue truppe in [[Belgio]], durante la lotta per l'Impero che opponeva [[Vitellio]] e [[Vespasiano]]. Il [[Lingoni|lingone]] [[Giulio Sabino]], un capo gallo assistito da due ufficiali [[treveri]], riuscì a sconfiggere tre legioni romane di stanza lungo il [[Reno]]. Dopo aver spezzato le Tavole di Lione, si fece proclamare "[[Cesare (titolo)|Cesare]]" ma venne ben presto sconfitto dai [[Sequani]]. Catturato dai romani dopo essersi dato alla macchia per nove anni, venne ucciso mediante supplizio insieme alla sua sposa.
 
Questo episodio che testimonia di un'opposizione tra diversi popoli gallici – Sabino era anch'egli alleato di alcuni Germani – è da intendersi più come una indicazione di disordini interni che non della volontà di mettere fine a una qualsiasi dominazione romana. La pace che seguì tali sollevazioni&nbsp;– se si trattò di "pace armata" – venne mantenuta sino ai disordini della metà del [[III secolo]].
 
[[File:Vittelius monnaie ag1.JPG|200px|thumb|left|[[Vitellio|Aulo Vitellio Germanico]], imperatore romano, raffigurato in una moneta del [[69|69 d.C.]]]]
 
Queste "rivolte" sono state in effetti per lungo tempo presentate in chiave nazionalista; è probabile che dopo gli orrori della guerra (che potrebbe aver causato fino a un milione di morti) la maggior parte dei popoli gallici aspirasse alla pace, di cui i Romani erano i nuovi garanti. Inoltre, il regime era relativamente piacevole per le élite galliche, che seppero approfittare con rapidità dei benefici legati alla romanità (divertimenti, cultura, agi, ecc.) vedendo al contempo confermate le proprie prerogative al servizio di Roma.
 
Lo storico Michel Reddé<ref>Michel Reddé, ''L'armée romaine en Gaule''. Parigi: Errance, 1996. ISBN 2-87772-119-1</ref> mostra come la tradizione guerriera dell'aristocrazia gallica sia stata utilizzate con profitto, dapprima per assicurare la pace interna (gli ''equites'' della rinomata cavalleria gallica conservarono i propri equipaggiamenti e le proprie tradizioni, mantenendo l'uniformità di reclutamento all'interno di uno stesso popolo per ciascuna delle ''ali'' e riconoscendo ad alcuni capi il privilegio di battere moneta, come accadde per il sequano Togirix), in seguito nell'ambito dell'impresa che porterà alla conquista della Germania.
 
In effetti, le truppe romane destinate alla pacificazione della Gallia vennero trasferite a guardia del [[limes romano|limes]] (lungo il [[Reno]] e il [[Danubio]]) che protesse efficacemente la Gallia per ben tre secoli; già verso il [[12 a.C.]] l'esercito romano non era più presente entro i confini della Gallia.
 
=== Le crisi del [[III secolo]] ===
 
{{vedi anche|Crisi del III secolo|Invasioni barbariche del III secolo}}
 
Mentre in vari luoghi dell'Impero la [[crisi del III secolo]] consentiva alle spinte secessioniste di coagularsi, verso la metà del III secolo [[Franchi]] e [[Alemanni|Alamanni]] varcarono il [[Reno]] per darsi al saccheggio della Gallia ([[258]]). Per quanto effimero e privo di carattere nazionale, in questo contesto vide la luce il cosiddetto [[Impero delle Gallie]] ad opera del generale [[Postumo]] ([[260]]). Questi fu però ben presto ucciso dalle sue stesse truppe ([[268]]) e la secessione delle province galliche venne repressa da [[Aureliano]] nel [[273]].
 
Nello stesso periodo, lo stato di crisi economica e sociale spinse delle bande di [[bagaudi]] in rivolta contro l'autorità imperiale a rifugiarsi nelle regioni boscose o meno popolate. L'Impero romano riuscì a superare la crisi e presentarsi con maggior forza sotto [[Diocleziano]] ([[284]] – [[313]] o [[316]]) grazie all'istituzione della [[Tetrarchia]] e la resistenza dei bagaudi gallici venne fiaccata proprio da [[Massimiano]], generale di Diocleziano e futuro imperatore.
 
=== Le invasioni germaniche ([[406]] – [[VI secolo]]) ===
 
{{vedi anche|Invasioni barbariche|Storia della Gallia tardo-antica e alto-medioevale}}
 
[[File:Maggioriano.png|thumb|450px|Il regno dei [[Vandali]] nel 457-461]]
 
Nella notte del [[31 dicembre]] [[406]] l'Impero romano subì un'importante invasione; favoriti dal gelo che aveva chiuso nella sua morsa le acque del fiume, gruppi di [[Vandali]], [[Suebi]], [[Alani]] e altri popoli germanici varcarono in massa il ''limes'' imperiale attraversando il [[Reno]] ghiacciato.
 
Nonostante gli sforzi e i buoni risultati militari di [[Flavio Ezio]] contro gli invasori, il potere imperiale in Gallia continuò a perdere terreno e i quadri dell'Impero a disgregarsi fino al trasferimento del potere politico nelle mani dei "re"; questo processo proseguì sino alla caduta dell'Impero romano d'Occidente ([[476]])
 
Nel frattempo, sin dalla metà del III secolo altri popoli barbari avevano iniziato a stabilirsi nei territori imperiali. Durante il [[IV secolo]], erano presenti in Gallia con ''status'' diversi&nbsp;– talvolta sotto forma di federazione (''fœderati''), talvolta come coloni (''laeti''). Fu in particolare l'esercito romano a subire l'influenza barbara: i ricchi possidenti gallo-romani dovettero venire a patti con i capi barbari delle fazioni rivali già da prima della scomparsa del potere imperiale romano.
 
Nel [[V secolo]] [[Childerico I|Childerico]], uno di tali barbari divenuto re (''rex'') dei [[Franchi|Franchi salii]], consolidò in modo stabile il potere militare del suo popolo sui territori situati a Nord della [[Loira (fiume)|Loira]] mediante delle campagne militari al servizio del nuovo ''[[magister militum]]'' [[Egidio (generale romano)|Egidio]] contro i [[Visigoti]], poi al fianco del suo successore [[Paolo (conte)|Paolo]] contro i [[Sassoni]] e infine contro gli Alamanni, rafforzando il [[regno dei Franchi]]. Alla morte di Paolo, Childerico sembrò conquistarsi un ruolo di difensore del clero cattolico, forse grazie ai rapporti che stabilì a Parigi, dove risiedette spesso, con [[santa Genoveffa]].
 
Nel [[464]], alla morte di Egidio, gli successe il figlio [[Siagrio]] "mantenendo in tal modo questa porzione distaccata dell'Impero come bene personale e facendosi attribuire il titolo di re dei Romani".<ref>Ivan Gobry, ''Les premiers rois de France: La dynastie des Mérovingiens''. Parigi, Tallandier, 1998. ISBN 2-235-02171-9</ref> Childerico tornò allora in Belgio per difendere la frontiera dagli attacchi degli Alemanni. Alla sua morte, nel [[481]], divenne re dei Franchi Clodoveo, il suo unico figlio.
 
== Medioevo - ([[476]] caduta dell'Impero romano d'Occidente) ==
 
{{vedi anche|Francia medioevale|Regno franco}}
 
=== I Merovingi (V – [[VII secolo]]) ===
 
{{vedi anche|Merovingi}}
 
[[File:Chlodwigs taufe.jpg|thumb|left|160px|''San Remigio battezza [[Clodoveo]]'']]
 
Il nome della regione francese deriva naturalmente dai [[Franchi]]. Dopo la scomparsa dell'ultimo imperatore d'Occidente nel [[476]], i successi militari e politici di questo popolo germanico e la conversione al Cristianesimo del suo re [[Clodoveo I|Clodoveo]] (circa [[496]]-[[498]]) consentirono ai Franchi occidentali di conquistare praticamente tutta la Gallia. Uno dei fattori del loro successo fu l'adesione dei sovrani alla religione cattolica, condivisa dalla potente aristocrazia gallo-romana; viceversa, gli altri popoli [[barbaro|barbari]] stabilitisi nell'Europa occidentale (quali ad es. [[Burgundi]] e [[Visigoti]]) professavano l'[[arianesimo]]. Si tratta tuttavia di un concetto da affrontare con prudenza. La conversione eccezionale di Clodoveo venne sfruttata dai [[Capetingi]], in epoca molto successiva, per attribuire alla Francia il titolo di "''figlia primogenita della Chiesa''".
 
Contrariamente a un'idea diffusa, Clodoveo non tentò di ''germanizzare'' la Gallia; fece al contrario leva sulle attribuzioni che gli derivavano dall'autorità romana, come i titoli di [[Patrizio (storia romana)|patrizio]] e di [[console (storia romana)|console]]. Il suo titolo di ''re'' venne confermato dall'imperatore di Bisanzio e dal Papa.
 
Le ricerche storiche sulla data di inizio del Medioevo, almeno negli ultimi trent'anni, si stanno orientando verso il riconoscimento dell'esistenza di una [[Tarda antichità|età tardo-antica]], un periodo di transizione durante il quale si mantengono i tratti principali della civiltà della fine dell'Antichità, almeno sino al [[IX secolo]]. Il luogo elettivo per tale prosecuzione dell'Antichità è proprio la Francia, che non conobbe le "età oscure" che affrontarono ad esempio i [[Britanni]] sotto gli attacchi degli [[Irlanda|Irlandesi]] e poi degli [[Anglosassoni]]. Simbolo della simbiosi tra Gallo-Romani e Franchi, tra il [[508]] e il [[510]] Clodoveo fa adottare una legge che stabilisce una rigida eguaglianza tra le due componenti del suo popolo; inoltre, pone fine alla [[Schiavitù nell'antica Roma|schiavitù in senso antico]].
 
La geografia politica del territorio evolve in funzione di guerre, crisi e successioni: il regno di Clodoveo viene presto diviso tra [[Neustria]] e [[Austrasia]], che diventano con la Borgogna passata ai Franchi le forze politiche principali della "Gallia" nel [[VI secolo]]. Il popolo franco si espande a oriente.
 
Grazie agli sforzi della propaganda carolingia, che si adoperò con forza per sminuire il ruolo dei Merovingi, si è creduto per molto tempo che questo periodo corrispondesse a un'epoca di decadenza; in particolare, la fase finale del periodo merovingio è associata al mito dei "re fannulloni". In realtà a partire dal principio del [[VII secolo]] il potere reale s'indebolisce a favore dell'aristocrazia franca, in particolare dei "maestri di palazzo" di entrambe le regioni del regno. Tra di essi il più noto fu [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]], che sconfisse nel [[732]] un esercito [[Musulmani|musulmano]] nei pressi di [[Battaglia di Poitiers (732)|Poitiers]]. Con questa vittoria, i Franchi misero fine alla conquista musulmana in Europa e sfruttarono la confusione esistente nel Sud del paese per instaurare o rafforzare la propria autorità sull'[[Aquitania]], sulle regioni a Sud di [[Lione]] e di [[Clermont-Ferrand]].
 
=== I Carolingi ([[VIII secolo|VII]] – [[X secolo]]) ===
[[File:Frankish empire.jpg|thumb|right|230px|Il regno dei Franchi sotto [[Carlo Magno]].]]
 
{{vedi anche|Carolingi}}
 
I Carolingi o Pipinidi furono una famiglia di origine austrasiatica alla quale appartennero diversi [[maggiordomo di palazzo|maestri di palazzo]] dei sovrani merovingi, tra cui Carlo Martello, prima della conquista della corona franca, avvenuta con [[Pipino il Breve]] ([[751]]). Pipino stabilì un regno di grandi dimensioni intervenendo anche al di là delle proprie frontiere, dando origine tra l'altro allo [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]] dopo una campagna contro i [[Longobardi]].
 
Il regno dei Franchi (''regnum francorum'') unificato dai primi sovrani carolingi conobbe la sua maggiore espansione sotto [[Carlo Magno]] il quale, dopo essere stato eletto dei suoi ''pari'', si fece incoronare dal [[Papa]] "''imperatore dei Franchi e dei Romani''" nel giorno di [[Natale]] dell'[[800]]. Nella cerimonia viene esaltata tutta la magnificenza della Roma antica, dallo sfarzo dei paramenti alla ricchezza dei titoli al potere dei simboli; nulla fu risparmiato per rafforzare l'autorità dell'Imperatore d'Occidente.
 
[[File:Charlemagne.jpg|thumb|left|Statua di [[Carlo Magno]] davanti al Museo Storico di [[Francoforte sul Meno]]]]
 
Carlo Magno estese i confini del regno verso Est fino alla [[Sassonia]] (''dilatatio regni''), verso la [[Bretagna]] a Ovest e fino ai [[Paesi Baschi]] verso Sud. Il suo regno, benché ristabilisse la pompa imperiale romana, segnò la fine dell'Antichità tardiva. Nonostante le attività di propaganda molto efficaci, l'attuale giudizio storico su questo "Impero" in gran parte virtuale è piuttosto critico.
 
Fu tuttavia necessario circa mezzo secolo perché la ''Francie'' (termine che indicò in primo luogo i territori originali del regno franco) potesse dare i natali alla ''France'' (Francia). Quest'ultima venne in un primo tempo indicata con il nome di ''Francie occidentale'' per contrapporla alla ''Francie orientale'', sotto il regno di [[Carlo il Calvo]], nipote di Carlo Magno. Il [[giuramento di Strasburgo]] dell'[[842]] e il [[trattato di Verdun]] dell'[[843]] completarono la distinzione tra i territori destinati a diventare le odierne nazioni [[Francia|francese]] e [[Germania|tedesca]].
 
Nell'[[845]] [[Nominoë]], ''[[missus dominicus]]'' di [[Bretagna]] (''Princeps Veneticae civitatis'') disperse l'esercito franco nella battaglia di Ballon, obbligando Carlo il Calvo a riconoscere l'indipendenza della regione bretone. I Franchi persero [[Rennes]], [[Nantes]] e la regione di [[Rezé]] (''pays de Retz''). Nell'[[856]], con il [[trattato di Louviers]], [[Erispoë]] assunse ufficialmente il titolo di ''Re di Bretagna''. Successivamente, il trattato di Entrammes ([[863]]) riconobbe alla Bretagna la [[Maine (Francia)|Maine]] e una parte dell'[[Angiò]]; nell'[[868]], il trattato di Compiègne ne affermò i diritti sulla penisola del [[Cotentin]] et sulla regione di [[Avranches]].
 
=== I primi [[Capetingi]] ([[XI secolo|XI]] – [[XII secolo]]) ===
 
{{vedi anche|Capetingi}}
 
Succeduti agli ultimi Carolingi, i primi Capetingi avevano poteri limitati sui loro vassalli più potenti, che erano a capo di interi [[principato (diritto)|principati]]. Viceversa, il [[dominio reale]] era ridotto in pratica alla sola regione dell'[[Île-de-France]], una mera vestigia del [[ducato di Francia]] di [[Roberto il Forte]]. Nonostante ciò, i Capetingi furono in grado di rendere ereditaria la successione (contrariamente agli ultimi Carolingi) grazie all'associazione dei propri discendenti alla corona quando il sovrano era ancora in vita, una pratica che venne mantenuta fino a [[Filippo II di Francia|Filippo Augusto]]. Grazie a un'abile politica praticata da molti esponenti della dinastia, garantirono inoltre l'espansione del dominio reale originario sino a trasformarlo in uno dei regni più potenti d'Europa.
 
Occorre tuttavia sgombrare il campo da equivoci sulla natura di tale dominio. Nel [[feudalesimo|sistema feudale]] tutti i grandi feudatari del regno sono tenuti all'omaggio nei confronti del sovrano. I [[vassallo|vassalli]] più prestigiosi del re di Francia erano i sovrani di Angiò e d'Inghilterra. Questo cosiddetto "[[Impero plantageneto]]" aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli, estendendosi dai [[Pirenei]] alla [[Scozia]] passando per l'[[Aquitania]], l'[[Angiò]], la [[Normandia]] e l'[[Inghilterra]]. Considerando i soli domini posti sotto la sua amministrazione diretta il re di Francia era più debole, ma in termini di vassallaggio si trovava effettivamente al vertice del potere feudale. Questa situazione divenne presto intollerabile per i sovrani anglo-angioini, tanto che il contrasto sfociò in non meno di [[guerre dei cent'anni|due guerre dei cent'anni]]. Nonostante ciò, occorre chiarire che i re d'Inghilterra erano vassalli del re di Francia unicamente per i territori che da tale regno dipendevano. Erano invece gli unici [[signore (titolo nobiliare)|signori]] del regno d'Inghilterra, semplice ''provincia'' dell'Impero plantageneto il cui cuore era nell'Angiò; i monarchi "inglesi" di questo periodo nascevano, trascorrevano la loro vita e venivano sepolti sul continente.
 
=== Il Consolidamento dello stato francese (fine del [[XII secolo|XII]] – [[XIII secolo]]) ===
 
Appena salito sul trono, [[Filippo II di Francia|Filippo II]] dovette fare i conti con una coalizione ostile che raggruppava la [[Champagne (provincia)|Champagne]] e la [[Fiandra]], questione che venne risolta nel luglio [[1185]] con la firma del [[trattato di Boves]]. Ciò consentì a Filippo di dedicarsi interamente ai suoi obiettivi primari: la cacciata degli anglo-angioini dal territorio francese e la modernizzazione dello Stato. A quell'epoca, i rappresentanti dei [[Plantageneti]] erano [[Riccardo I d'Inghilterra|Riccardo Cuor di Leone]] e il fratello [[Giovanni d'Inghilterra|Giovanni Senzaterra]]. Il primo morì nel [[1199]] lasciando solo al potere il secondo, sul quale si addensarono le nubi di una ventilata invasione dell'Inghilterra ([[1213]]), destinata a non avere seguito.
 
Benché in posizione di debolezza, Giovanni tentò di reagire formando una coalizione con l'imperatore tedesco [[Ottone IV del Sacro Romano Impero|Ottone IV]] e il conte di [[Fiandra]], che era anche re del [[Portogallo]]. La marina inglese affondò in effetti la flotta francese nel maggio 1213, ma le sorti del conflitto si decisero a terra, a [[Bouvines]]. Il [[27 luglio]] [[1214]] Filippo II ottenne una decisa vittoria sulla coalizione nella [[battaglia di Bouvines]], segnando una svolta cruciale nella storia dell'Occidente. A partire da quel momento, infatti, mentre la Francia si avviò con decisione sulla via della centralizzazione, in Inghilterra i grandi baroni pretesero e ottennero l'adozione della [[Magna Carta]] con una forte limitazione delle prerogative reali e in Germania l'estrema frammentazione dei domini controllati dall'Imperatore si protrasse fino alla metà del [[XIX secolo]].
 
Nel viaggio di ritorno verso Parigi, il popolo francese rese vivaci omaggi al re vincitore, e l'accoglienza di quest'ultima fu degna dei [[trionfo|trionfi]] della [[Roma antica]]. Si tratta della prima espressione di un ''sentimento nazionale'' francese. In seguito ai trionfi e alle conquiste territoriali a Filippo II venne tributato l'appellativo romano di ''[[Augusto (titolo)|Augusto]]'', prendendo quindi il nome di ''Filippo Augusto''.
 
Dopo la battaglia di Bouvines, che segna la fine della prima guerra dei cent'anni combattuta contro gli inglesi, la Francia di Filippo Augusto conobbe un secolo di pace. Inoltre, il clima più clemente del [[XIII secolo]], con estati calde, pochi inverni rigidi (1219, 1225, 1234, 1235, 1276 e 1292) e scarsa diffusione delle epidemie, favorì un consistente aumento della popolazione, che arrivò a 16 milioni di abitanti a fronte degli 8 della Germania e dei 2 dell'Inghilterra. Solo nel [[1225]] si ebbe una [[carestia]] di ampie proporzioni.
 
Le truppe francesi spesso erano impegnate all'estero, ad esempio in Italia in appoggio alla politica dei [[guelfi e ghibellini|guelfi]]. Godettero a lungo di una lusinghiera fama di imbattibilità, fino al [[1282]], quando subirono una dura sconfitta nella [[battaglia di Forlì]].
 
=== Crisi e mutazioni del basso Medioevo ([[XIV secolo|XIV]] – [[XV secolo]]) ===
 
{{vedi anche|Guerra dei cent'anni}}
 
La dinastia capetingia s'interruppe in modo tumultuoso, con il regno successivo di tre dei figli di [[Filippo IV di Francia|Filippo IV]]. Gli scandali legati alle infedeltà coniugali delle nuore del re minarono gravemente il prestigio della monarchia. Il primogenito e successore di Filippo, [[Luigi X di Francia|Luigi X]], morì prematuramente lasciando un erede postumo che visse solo per pochi giorni, [[Giovanni I di Francia|Giovanni I]]. Il fratello di Luigi, sino allora reggente, divenne quindi re con il nome di [[Filippo V di Francia|Filippo V]]. Morto anche quest'ultimo senza eredi, la corona passò infine al terzo fratello, [[Carlo IV di Francia|Carlo IV]].
 
In mancanza di eredi maschi in linea diretta per l'ultimo dei Capetingi, il potere venne trasferito al ramo cadetto della [[Valois|Casa di Valois]]. Questa scelta si scontrava con le ambizioni di un altro pretendente, [[Edoardo III d'Inghilterra|Edoardo III]], re d'Inghilterra la cui discendenza da Filippo il Bello era attraverso la linea materna. La ''[[Legge salica]]'', già invocata in passato da [[Filippo V di Francia|Filippo V]] per escludere dalla successione la figlia di Luigi X, venne usata anche in questo caso dai maggiori feudatari per allontanare la pretesa del re inglese, vista come un grave pericolo per la loro indipendenza. Tale contesa fu la causa diretta della [[guerra dei cent'anni]].
 
[[File:Portrait jeanne d'arc.jpg|thumb|left|125px|[[Giovanna d'Arco]]]]
 
Questo periodo segna definitivamente il distacco tra i due Stati, avviati su percorsi diversi in campo sociale ed economico. La Francia, ricca di acqua e più soleggiata, si presta meglio all'agricoltura. Si orienta quindi verso una società rurale, religiosa e feudale, guidata da un potere centralizzato e indicato da Dio (grazie a [[Giovanna d'Arco]]), accettato dal popolo a condizione che garantisca sicurezza e benessere materiale. L'élite deve quindi assumere un comportamento coerente con il codice cavalleresco per giustificare il proprio stato. Viceversa l'Inghilterra, dal clima piovoso, è più adatta allo sviluppo della pastorizia, in particolare di quella ovina. Lo sviluppo si concentra nelle città e nell'artigianato. Le esigenze della libertà d'impresa si fanno sentire, l'efficienza assume un valore prioritario.
 
Durante questo interminabile conflitto, il territorio francese fu il campo chiuso di combattimenti sporadici ma accaniti tra i re di Francia e d'Inghilterra. Gli inglesi erano privilegiati dalla superiorità tattica del proprio esercito (in particolare degli arcieri) e furono in grado di infliggere alla cavalleria francese, nonostante un forte squilibrio numerico, due cocenti sconfitte a [[Battaglia di Crécy|Crécy]] e [[Battaglia di Poitiers (1356)|Poitiers]]. [[Carlo V di Francia|Carlo V]] ebbe la capacità di evitare le grandi battaglie preordinate e affidò a valorosi condottieri come [[Bertrand du Guesclin]] la riconquista del territorio, riprendendo una a una le [[piazzaforte|piazzeforti]] nemiche con una strategia di [[assedio|assedi]] successivi.
 
Nel [[1337]] agli inglesi restava il controllo unicamente della [[Guyenne]] e di [[Bayonne]], [[Calais]] e [[Cherbourg]]. Durante il regno di [[Carlo VI di Francia|Carlo VI]], colpito da pazzia nel [[1393]], i grandi del regno stabilirono alleanze in funzione delle proprie strategie personali e la situazione divenne molto difficile. I parenti più prossimi del re, il fratello [[Luigi di Valois|Luigi I d'Orléans]] e il potente duca di Borgogna [[Giovanni di Borgogna|Giovanni senza paura]] intesero cogliere l'occasione per estendere il proprio potere; ne scaturì un'aspra rivalità culminata nell'assassinio di entrambi i protagonisti e nel tentativo di [[Trattato di Troyes|modificare la successione]] per scalzare il [[delfino (titolo)|delfino]] [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]]. Questi venne infatti costretto alla fuga da [[Parigi]], meritandosi l'appellativo sprezzante di "''piccolo re di [[Bourges]]''" dopo l'assassinio di Giovanni senza paura, mentre gli inglesi riuscirono a far nominare il proprio sovrano grazie all'appoggio dei [[Duca di Borgogna|Borgognoni]].
 
Ma la chiave del conflitto risiedeva nella scelta della nazionalità. A causa delle strategie di saccheggi e scorrerie (le cosiddette ''cavalcate''), gli inglesi erano odiati dal popolo e sostenuti principalmente dagli artigiani e dagli universitari delle città. Il ruolo di [[Giovanna d'Arco]] fu in questo contesto più politico che militare, agendo da catalizzatore di questa volontà "di ricacciare gli inglesi fuori dalla Francia".
 
Giovanna partecipò all'[[Battaglia di Orléans|assedio di Orléans]] e dopo la [[battaglia di Patay]] insistette affinché l'incoronazione di Carlo VII si tenesse a [[Reims]] (collocazione dal grande valore simbolico e che fu interpretata all'epoca come un ulteriore segnale divino, in quanto Reims era al centro del territorio borgognone). La sua azione consentì di rilegittimare la nascita del re, mettendo a tacere le voci che lo indicavano come figlio naturale del [[Luigi di Valois|duca d'Orléans]] e rendendone possibile l'ascesa al trono. A sua volta, questo fatto spianava la strada verso la riconquista del territorio francese.
 
Viceversa, il ruolo militare di Giovanna d'Arco fu modesto: nell'inverno del [[1429]], dopo aver conquistato il villaggio di [[Saint-Pierre-le-Moûtier]] venne bloccata davanti al borgo di [[La Charité-sur-Loire]] prima di essere fatta prigioniera di fronte a [[Compiègne]] ([[24 maggio]] [[1430]]). La fine del conflitto era ormai vicina: dopo che Carlo VII si fu rappacificato con i duchi di Borgogna ([[Trattato di Arras (1435)|Trattato di Arras]], [[1435]]) gli inglesi si trovarono privi di un potente alleato e del sostegno necessario sul terreno, venendo obbligati ad abbandonare la Francia nel [[1453]].
 
I re di Francia tornarono allora a godere di prestigio e autorità, anche se si trovarono comunque a fronteggiare avversari temibili quali i [[Duca di Borgogna|duchi di Borgogna]], i ''Granduchi d'Occidente'' [[Filippo il Buono]] e [[Carlo il Temerario]], principali rivali di [[Carlo VII di Francia|Carlo VII]] e del figlio di questi [[Luigi XI di Francia|Luigi XI]]. Ai possedimenti in Borgogna si sono infatti aggiunti i [[Paesi Bassi]], arrivando a costituire uno dei regni più potenti d'Europa. Alla morte di Carlo il Temerario ([[1477]]), però, una parte dei suoi possedimenti andò in eredità alla figlia [[Maria di Borgogna]], moglie di [[Massimiliano I del Sacro Romano Impero|Massimiliano d'Austria]], aprendo un nuovo fronte di pericolo.
 
Con la conclusione del Medioevo ebbe termine anche l'epoca dei grandi principati: prima il [[ducato di Borgogna]] ([[1482]]) e poi quello di [[Bretagna]], sconfitto nel [[1488]] e unito al regno di Francia nel [[1532]].
 
== Età moderna ==
{{main|Francia nell'età moderna}}
La [[Pace di Etaples]] (1492) marca, per alcuni, l'inizio dell'età moderna in Francia.
 
Dopo la [[guerra dei Cento Anni]] (1337-1453) e il [[Trattato di Picquigny]] (1475) – la sua fine ufficiale&nbsp;– nel 1492-1493, [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]] firmò altri tre trattati, il primo con [[Enrico VII d'Inghilterra]], il secondo con [[Massimiliano I del Sacro Romano Impero|Massimiliano I di Asburgo]], e il terzo con [[Ferdinando II di Aragona]], rispettivamente ad Étaples (1492), [[Trattato di Senlis (1493)|Senlis]] (1493) e a [[Trattato di Barcellona (1493)|Barcellona]] (1493). Questi tre trattati sgombrarono la via alla Francia di intraprendere le lunghe [[Guerre d'Italia]] (1494-1559), che diedero inizio alla Francia moderna.
 
=== Il Rinascimento francese ===
{{main|Francia rinascimentale}}
 
Il rapido recupero economico e demografico dopo la [[peste nera]] del [[secolo XIV|Trecento]] venne vanificato da una serie di conflitti, come le [[Guerre d'Italia]] (1494-1559), dove gli sforzi francesi furono vanificati dal maggior potere degli Asburgo in Europa.
{{main|Guerre d'Italia}}
 
Il duca di Milano [[Ludovico Sforza]], il quale cercava un alleato contro la [[Repubblica di Venezia]], incoraggiò [[Carlo VIII di Francia]] ad invadere l'Italia, con il pretesto della contesa del trono del [[Regno di Napoli]], all'epoca sotto controllo aragonese. Quando [[Ferdinando I di Napoli]] morì nel [[1494]], Carlo invase la penisola, così per diversi mesi, le armate francesi si spostarono in Italia indisturbate, poiché gli eserciti dei ''[[condottieri]]'' degli staterelli italiani non furono in grado di resistere. Il saccheggio di Napoli provocò una reazione e contro esse, venne formata la [[Lega di Venezia]]. Le truppe italiane sconfissero quelle francesi nella [[battaglia di Fornovo]], obbligando così Carlo a tornarsene in Francia. Ludovico, avendo tradito i francesi a Fornovo, conservò il suo trono fino al [[1499]], quando il successore di
Carlo, [[Luigi XII di Francia]], invase la [[Lombardia]] e assediò [[Milano]].
 
Nel [[1500]], Luigi, avendo raggiunto un accordo con [[Ferdinando II di Aragona]] per dividere Napoli, marciò verso sud da Milano. Nel [[1502]], le armate francesi e aragonesi alleate presero controllo del regno meridionale, ma l'accordo durò poco e si arrivò a una nuova guerra tra Luigi e Ferdinando. Nel [[1503]], Luigi, essendo stato sconfitto nella [[Battaglia di Cerignola]] e nella [[Battaglia del Garigliano]], fu obbligato ad abbandonare Napoli, che venne lasciato al controllo del viceré spagnolo [[Ramon de Cardona]]. Le armate francesi sotto il comando di [[Gaston de Foix, Duca di Nemours|Gaston de Foix]] inflissero agli spagnoli una travolgente sconfitta nella [[battaglia di Ravenna]] nel [[1512]], ma Foix venne ucciso durante la battaglia e i francesi furono costretti a lasciare l'Italia; intanto gli svizzeri invasero Milano, i quali rimisero sul trono [[Massimiliano Sforza]]. La [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] fu vittoriosa, ma si divise ben presto; nel 1513 Venezia si alleò con la France, accordandosi tra loro sulla partizione della Lombardia.
 
Luigi comandò un'altra invasione di Milano, ma venne sconfitto nella [[Battaglia di Novara (1513)|Battaglia di Novara]], alla quale seguirono una serie di vittorie per la Lega Santa, nelle quali le armate francesi, veneziane, e scozzesi vennero irrimediabilmente sconfitte. Comunque la morte di papa Giulio II lasciò la Lega senza una leadership, e quando il successore di Luigi, [[Francesco I di Francia|Francesco I]], sconfisse gli svizzeri nella [[Battaglia di Marignano|Marignano]] nel [[1515]], la Lega collassò, e nei trattati di [[Trattato di Noyon|Noyon]] e Bruxelles, abbandonarono alla Francia e a Venezia l'Italia del Nord.
 
L'ascesa di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo di Spagna]] al [[Sacro Romano Impero|trono imperiale]], una posizione alla quale anche Francesco I mirava, portò al collasso le relazioni tra la Francia e gli Asburgo. Nel [[1519]], un'invasione spagnola nella [[Navarra]], nominalmente feudo francese, diede il pretesto a Francesco di iniziare la guerra; così armate francesi strariparono in Italia ed iniziarono una campagna per scacciare Carlo da Napoli. I francesi, tuttavia, vennero opposti efficacemente dalle tattiche dei [[tercio]] spagnoli e subirono una serie di rovinose sconfitte alla [[Battaglia della Bicocca|Bicocca]] e sulla [[Battaglia del Sesia|Sesia]] contro le truppe spagnole sotto il comando di [[Fernando Francesco d'Avalos|Fernando d'Avalos]]. Con Milano minacciata, Francesco portò un'armata in Lombardia nel 1525, solo per venire battuto e catturato nella [[Battaglia di Pavia (1525)|Battaglia di Pavia]]; imprigionato a [[Madrid]], Francesco fu obbligato ad accettare molte concessioni sui suoi territori italiani nel "Trattato di Madrid" (1526).
[[File:Francis1-1.jpg|thumb|170px|Francesco I, di [[Jean Clouet]]]]
 
L'inconcludente guerra tra Carlo e Francesco iniziò con la morte di [[Francesco Maria Sforza]], duca di [[Milano]]. Quando il figlio di Carlo [[Filippo II di Spagna|Filippo]] ereditò il ducato milanese, Francesco invase l'Itala, conquistando [[Torino]], ma fallì la presa su Milano. In risposta, Carlo invase la [[Provenza]], avanzando fino a [[Aix-en-Provence]], ma tornò in Spagna senza attaccare la città fortificata di [[Avignone]]. La [[Tregua di Nizza]] mise fine alla guerra, lasciando Torino in mani francesi, ma senza aver fatto effettivi cambiamenti nella mappa d'Italia. Francesco, alleandosi con [[Solimano I]] dell'[[Impero ottomano]], lanciò una invasione finale dell'Italia. Una flotta franco-ottomana conquistò la città di [[Nizza]] nel agosto 1543, dopo aver messo l'assedio alla cittadella. I difensori furono rilasciati dopo un mese. I francesi agli ordini di François, cote d'Enghien, sconfissero un esercito imperiale nella [[battaglia di Ceresole]] nel 1544, ma non riuscirono a penetrare in Lombardia. Carlo ed [[Enrico VIII d'Inghilterra]] procedettero per invadere la Francia meridionale, assediando [[Boulogne-sur-Mer|Boulogne]] e [[Soissons]]. La mancanza di cooperazione tra gli eserciti inglesi e spagnoli, assieme alla cresciuta aggressività degli attacchi ottomani, obbligarono Carlo ad abbandonare queste conquiste, venendo restaurato di fatto lo status quo ante.
 
Nel 1547, [[Enrico II di Francia]], che succedette a Francesco I al trono, dichiarò guerra a Carlo con lo scopo di riconquistare l'Italia ed assicurare alla Francia il dominio sulle questioni europee. Un'offensiva in [[Lorena (provincia)|Lorena]] ebbe successo, ma il tentativo dell'invasione francese in [[Toscana]] nel 1553 fu bloccato nella [[Battaglia del Marciano]]. L'abdicazione di Carlo nel 1556 divise l'Impero Asburgico tra il figlio [[Filippo II di Spagna|Filippo]] e il fratello [[Ferdinando I del Sacro Romano Impero|Ferdinando]], e lo spostamento della guerra nelle [[Fiandre]], dove Filippo, insieme a [[Emanuele Filiberto I di Savoia]], sconfissero i francesi a [[Battaglia di San Quintino|San Quintino]]. L'entrata in guerra dell'Inghilterra dopo di quel anno, portò alla conquista francese della città di [[Calais]], l'ultimo possedimento inglese nella terraferma francese, e le armate francesi puntellavano i possedimenti francesi nei [[Paesi Bassi]]; ma Enrico fu costretto ad accettare la [[Pace di Cateau-Cambrésis]], nella quale rinunciava qualsiasi pretesa sull'Italia.
 
=== Guerre di religione e ascesa dei Borbone===
{{main|Guerre di religione francesi}}
 
Non appena le guerre d'Italia finirono, la Francia fu immersa in una crisi interna con gravi conseguenze. Nonostante la conclusione di un Concordato tra la Francia e il Papato (1516), che garantiva alla corona la nomina dei vescovi, la Francia fu profondamente colpita dai tentativi della [[riforma protestante]] di rompere l'unità [[Cattolicesimo|cattolica]]. Una crescente minoranza protestante su base urbana, gli [[Ugonotti]], affrontarono la dura repressione all'epoca di re [[Enrico II di Francia|Enrico II]]. Dopo la morte di Enrico II durante un torneo, il paese venne retto dalla vedova [[Caterina de' Medici]] e dai suoi figli [[Francesco II di Francia|Francesco II]], [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]] e [[Enrico III di Francia|Enrico III]]. La reazione cattolica comandata dal potente [[Enrico di Guisa|Enrico, duca di Guisa]] culminò nel massacro degli Ugonotti del 1562, il primo delle [[Guerre di religione francesi|guerre di religione]], durante la quale eserciti inglesi, tedeschi e spagnoli intervennero in una o nell'altra delle fazioni rivali. Contrari alla monarchia assoluta, gli Ugonotti teorizzavano il [[diritto di ribellione]] e la legittimità del [[tirannicidio]].
 
Le guerre di religione culminarono nella [[guerra dei tre Enrichi]] nella quale [[Enrico III di Francia|Enrico III]] assassinò Enrico di Guisa, capo della [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]], appoggiata dagli spagnoli, e a sua volta il re venne ucciso. Dopo gli assassini di Enrico di Guisa ed Enrico Valois, il conflitto terminò con l'ascesa al trono del protestante [[Enrico IV di Francia|Enrico di Borbone]] e il suo susseguente abbandono del protestantesimo ("Espediente del 1592") effettiva nel 1593, la sua accettazione dalla maggior parte dell'''[[establishment]]'' cattolico (1594) e dal Papa (1595), e la sua promulgazione del decreto di tolleranza, conosciuto come l'[[Editto di Nantes]] (1598), che garantiva libertà di culto ed equità civile.
 
=== La Francia nel Sei-Settecento ===
[[File:Henry IV of france by pourbous younger.jpg|thumb|right|180px|'''[[Enrico IV di Francia|Enrico IV]]''' Re di Francia. Riuscì a pacificare la Francia dopo anni di guerre di religione. Dipinto di [[Frans Pourbus il giovane]].]][[File:Louis XIV of France.jpg|thumb|right|180px|'''[[Luigi XIV]]'''<br />Re di Francia e di Navarra<br />''By [[Hyacinthe Rigaud]] (1701)'']][[File:Ludvig XVI av Frankrike porträtterad av AF Callet.jpg|thumb|right|180px|'''[[Luigi XVI]]'''<br />Ultimo re della Francia di Antico Regime. Dipinto di Antoine-François Callet.]]
La pacificazione della Francia sotto [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]] fu un elemento essenziale per l'inizio dell'egemonia francese in Europa, sebbene alla sua morte avvenuta nel 1610, la reggenza di sua moglie [[Maria de' Medici]] sopportò conflitti interni con le famiglie nobili. La Francia iniziava allora la sua espansione oltremare: i francesi iniziarono a commerciare in [[India]] e [[Madagascar]], fondarono in America settentrionale la [[Nuova Francia]] e penetrarono nella regione dei [[Grandi Laghi (America)|Grandi Laghi]] e del [[Mississippi]], crearono piantagioni nelle [[Indie occidentali]] ed estesero i loro contatti commerciali nel [[Levante (geografia)|Levante]] ed alargarono la loro [[marina mercantile]].
 
Il figlio di Enrico IV [[Luigi XIII di Francia|Luigi XIII]] e il suo ministro (1624-1642) [[Cardinal Richelieu]], elaborarono una politica antitetica alla [[Spagna]] e all'imperatore germanico durante la [[guerra dei trent'anni]] (1618-1648). Dopo aver domato una rivolta degli Ugonotti spalleggiata dagli inglesi (1625-1628), la Francia intervenne direttamente (1635) nel conflitto prestando soccorso all'alleata (protestante) [[Svezia]].
 
Dopo le morti del re e del cardinale, la [[Pace di Vestfalia]] (1648) assicurò l'accettazione universale della frammentazione politica e religiosa della Germania, ma la reggenza di [[Anna d'Asburgo (1601-1666)|Anna d'Austria]] e del suo ministro [[cardinale Mazzarino]] conobbero una crescente rivolta conosciuta come la [[Fronda (movimento)|Fronda]] (1648-1653) che arrivò a una guerra contro la Spagna (1653-1659). Il [[Trattato dei Pirenei]] (1659) formalizzò l'annessione alla Francia (1642) del [[Rossiglione (regione)|Rossiglione]] dopo il collasso della effimera Repubblica catalana.
 
Durante il regno di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] (1643-1715), la Francia divenne la potenza dominante in Europa, grazie anche all'abilità diplomatica di Mazzarino (1642-1661), successore di Richelieu e alle politiche economiche di [[Jean-Baptiste Colbert|Colbert]] (1661-1683). Nuove guerre (la [[guerra di devoluzione]] 1667-1668 e la [[Guerra d'Olanda|guerra franco-olandese]] 1672-1678) portarono ulteriori conquiste territori (l'[[Artois]], le [[Fiandre]] occidentali e la [[contea di Borgogna]], lasciata all'impero nel 1482), ma al prezzo della crescente opposizione delle potenze rivali.
 
La cultura fu parte dell'egemonia francese. Nel primo Seicento, pittori francesi dovevano recarsi a Roma per sprovinciallizzarsi ([[Nicolas Poussin]], [[Claude Lorrain]]), ma [[Simon Vouet]] portò il gusto per il barocco, riassunto nell'[[Académie royale de peinture et de sculpture]], nei dipinti di [[Charles Le Brun]] e nelle sculture di [[François Girardon]]. Con il [[Palais du Luxembourg]], il [[Château de Maisons]] e [[Vaux-le-Vicomte]], l'architettura francese venne ammirata all'estero anche prima della costruzione di [[Palazzo di Versailles|Versailles]] o la colonnata del Louvre. Il salone della cultura parigina mise a punto gli standards del gusto a partire dagli anni [[anni 1630|Trenta]], e con [[Blaise Pascal|Pascal]], [[Descartes]], [[Pierre Bayle|Bayle]], [[Pierre Corneille|Corneille]], [[Jean Racine|Racine]] e [[Molière]], la letteratura francese toccava la sua punta massima.
 
Messo sul trono inglese [[Guglielmo III d'Orange|Guglielmo d'Orange]] nel 1688, l'alleanza antifrancese del 1689 inaugurò l'inizio di un secolo di conflitti ad intermittenza, nel quale la Gran Bretagna iniziava a giocare un ruolo importante, cercando in particolare di tenere la Francia fuori dai [[Paesi Bassi]].
 
La [[battaglie di Barfleur e La Hougue|battaglia di La Hougue]] (1692) fu quella decisiva nella [[guerra della Grande Alleanza|guerra dei Nove anni]] (1689-1697), nella quale venne affermata la supremazia della [[Royal Navy]] britannica.
[[File:Nouvelle-France map-fr it.svg|thumb|left|250px|In [[azzurro]] i possedimenti francesi verso il [[1750]].]]
Dopo la guerra dei Nove anni, la Francia riuscì a prendere solo [[Haiti]]. La [[guerra di successione spagnola]] (1701-1713) finì con lo sfacelo del sogno di Luigi XIV di un impero franco-spagnolo dei Borboni: i due conflitti esaurirono le forze francesi, tra l'altro già indebolite dai cattivi raccolti degli [[anni 1690|anni novanta]] e del [[1709]], oltre che perdita della manodopera specializzata di fede ugonotta conseguente alla revoca ([[1685]]) dell'Editto di Nantes.
 
Il regno di [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]] (1715-1774) vide inizialmente un ritorno alla pace e alla prosperità sotto la reggenza di Filipo d'Orléans (1715-1723), di cui politiche vennero seguite anche dal primo ministro [[André-Hercule de Fleury|Cardinal Fleury]] (1726-1743), Nuovo guerre di successione contro l'Impero (1733-1735 e 1740-1748) che vennero combattute non solo in Europa orientale, ma anche in America e in India. Si arrivò alla stipula del [[trattato di Aquisgrana (1748)|Trattato di Aquisgrana]], con la quale si raggiunse solo una breve tregua. Intanto stava rafforzandosi notevolmente la Prussia, che diventò un nemico della Francia, così venne sancita l'alleanza con i tradizionali nemici degli Asburgo, (la "[[rivoluzione diplomatica]]" del 1756) in contrapposizione alla Gran Bretagna e alla [[Prussia]], potenze emergenti. La nuova alleanza portò alla costosa e fallimentare [[guerra dei sette anni]] (1756-1763). La sconfitta in Nordamerica e in India ridimensionò la potenza coloniale francese.
 
Avendo perso il suo impero coloniale in America, qualche anno dopo la Francia vide una buona possibilità di rifarsi dallo smacco ricevuto dai britannici. Così la Francia venne in soccorso degli insorti americani durante la [[guerra d'indipendenza americana|guerra d'indipedenza]]. La guerra venne conclusa con la stipula del [[trattato di Parigi (1783)|Trattato di Parigi]] del [[1783]].
 
Mentre lo stato si espandeva, si fecero largo nuove idee che mettevano in discussione il ruolo del re nello stato. L'opera di [[Montesquieu]] descrisse la separazione dei poteri. Altri filosofi francesi guadagnarono una forte influenza politica e culturale a livello mondiale, tra cui [[Denis Diderot]], [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau]], il quale con il suo ''[[Contratto sociale]]'' fu un catalizzatore per le riforme sociali in Europa. Fiorirono anche le scienze. Lo scienziato [[Antoine-Laurent de Lavoisier|Antoine Lavoisier]] lavorò per rimpiazzare le arcaiche unitù di misura e di peso, con un sistema coerente. Lavoisier formulò il [[principio di conservazione]] e scoprì l'[[ossigeno]] e l'[[idrogeno]].
 
Con il governo profondamente in debito, [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]] permise le riforme radicali di [[Anne Robert Jacques Turgot|Turgot]] e [[Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes|Malesherbes]], ma la disaffezione dei nobili portarono alle dimissioni di Turgot e di Malesherbes [[1776]]. [[Jacques Necker]] li rimpiazzò. Luigi sostenne la [[rivoluzione americana]] dal [[1778]], ma nel [[Trattato di Parigi (1783)|Trattato di Parigi]] del [[1783]], i francesi guadagnarono poco, tranne che un ovvio aumento del debito, e il governo fu costretto giocoforza ad aumentare le tasse (come la "''vingtième''") e i prestiti. Necker si dimise nel [[1781]], per essere sostituito temporaneamente da [[Charles Alexandre de Calonne|Calonne]] e da [[Étienne-Charles de Loménie de Brienne|Brienne]], ma ritornò nel [[1788]].
All'epoca della Rivoluzione francese del 1789, la Francia era in una profonda crisi istituzionale e finanziaria, ma gli ideali dell'[[Illuminismo]] iniziarono ad entrare nella società più colta.
 
Il [[21 settembre]] [[1792]] la [[monarchia]] francese venne effettivamente abolita con la proclamazione della[[Prima repubblica francese|repubblica]].
 
== Età contemporanea ==
=== La Francia nel periodo rivoluzionario (1789-1815) ===
==== La Rivoluzione ====
{{vedi anche|Rivoluzione francese}}
Alla fine del [[secolo XVIII|Settecento]] le finanze francesi erano dissestate. Nel [[1787]] il ministro delle finanze di Luigi XVI, [[Charles Alexandre de Calonne]], convocò un'assemblea di notabili, ai quali, tra l'altro saltando i parlamenti regionali, veniva chiesto di approvare una nuova tassa sui possedimenti fondiari, che comprendeva anche le proprietà dei nobili e del clero. L'assemblea non apprvò la tassa, invece chiese al re di convocare gli [[stati generali]]. Nell'agosto del [[1788]] Luigi XVI fu d'accordo di convocare gli stati generali per il maggio [[1789]]. Mentre il [[Terzo Stato]] chiese la doppia rappresentanza per bilanciare gli altri due stati, il voto veniva fatto per ordine e quindi la doppia rappresentanza divenne inutile. Questo portò al Terzo Stato di ritirarsi dagli stati generali. I rappresentanti del Terzo Stato si riunirono e si proclamarono [[assemblea nazionale (Francia)|assemblea nazionale]]. Intanto il re per prevenire la nascita dell'assemblea, ordinò la chiusura della Salle des Etats dove l'assemblea si riuniva. Dopo aver trovato le porte chiuse e guardate a vista, si incontrarono il [[20 giugno]] [[1789]] in una sala adibita al gioco della [[pallacorda]] e giurarono di non separarsi fino a che non fosse stata approvata una nuova costituzione. Intanto si aggregarono alcuni membri del primo e del secondo stato.
 
Dopo che il re licenziò il suo ministro delle finanze, [[Jacques Necker]], perché questi aveva dato il supporto ai rappresentanti del Terzo Stato, affioravano preoccupazioni che la legittimità dell'assemblea nazionale poteva essere minacciata dai monarchici. Parigi intanto fu travolta da rivolte. La plebaglia aveva il supporto dalla Guardia francese, con incluse armi e soldati, poiché i ceti dirigenti reali avevano abbandonato la città. Il [[14 luglio]] [[1789]] gli insorti posero gli occhi sugli armamenti all'interno della fortezza della [[Bastiglia (Parigi)|Bastiglia]], visto anche come simbolo della tirannia. Gli insorti assediarono la Bastiglia, uccidento il governatore de Lunay e molte delle sue guardie. [[Gilbert du Motier]], eroe dell'indipendenza americana prese a comando la [[Guardia nazionale francese|Guardia nazionale]] e il re fu obbligato a riconoscere la [[coccarda tricolore]]. Sebbene venne ritrovata la pace, molti nobili videro il nuovo ordine come non accettabile, così emigrarono per spingere i regni vicini a dichiarare guerra al nuovo regime. Per questo periodo di instabilità, lo stato venne colpito per diverse settimane tra il luglio e l'agosto 1789 da un periodo di violenti conflitti di classe.
 
Nell'agosto [[1789]] l'Assemblea Nazionale adottò la [[Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino]], come un primo passo in vista di emanare una costituzione. Usando la dichiarazione d'indipendenza americana, definisce una serie di diritti individuali e collettivi. Influenzata dalla [[dottrina del diritto naturale]], questi diritti venivano considerati naturali e universalmente validi. L'Assemblea Nazionale sostituì le province storiche della Francia con ottantatré dipartimenti, amministrati uniformamente e approssimativamente uguali uno dall'altro in estensione e popolazione. Il [[4 agosto]] [[1789]], con il [[decreto d'agosto]], l'Assemblea abolì il feudalesimo, spazzando via sia i diritti signorili del Primo Stato sia la [[decima]] raccolta dal Secondo Stato. In corso di poche ore il clero, i nobili, città, compagnie e via dicendo, persero i loro secolari privilegi. L'Assemblea abolì alcuni simboli dell''''Ancien Régime'', come le [[livrea|livreee]] e l'[[araldica]]. Nonostante gli intrighi dell'aristocrazia più conservatrice, l'Assemblea continuava a lavorare per dare una nuova costituzione. Una nuova organizzazione giudiziaria fece dei magistrati indipendenti al trono. Il legislatore abolì anche gli uffici ereditari, eccetto la monarchia. Nei casi criminali bisognava trovare le prove. Il re aveva l'unico potere di proporre la guerra, ma con la decisione definitiva del potere legislativo. L'Assemblea decise di abolire le dogane interne e soppresse le corporazioni di arti e mestieri.
 
La Rivoluzione causò un massiccio avvicendamento di poteri dalla Chiesa cattolica allo Stato. Sotto l'Antico Regime, la Chiesa era l'ente con maggiori proprietà fondiarie. Il legislatore decretò nel [[1790]] l'abolizione di raccogliere, da parte dell'autorità ecclesiastica, una tassa sui raccolti, la cancellazione dei privilegi speciali goduti dal clero e la confisca delle proprietà della Chiesa. L'Assemblea risolse in parte la crisi finanziaria della Francia con le confische ai danni della Chiesa.
 
Quando della plebaglia da Parigi attaccò il palazzo reale di Versailles nell'ottobre [[1789]], la famiglia reale fu costretta a trasferirsi nel [[palazzo delle Tuileries]] a [[Parigi]]. Successivamente nel giugno [[1791]] la famiglia reale tentò di scappare in segreto, per ricercare appoggio dalle potenze alleate, ma il re venne scoperto a [[Varennes-en-Argonne|Varennes]] e Luigi e la famiglia furono riportati a Parigi, sotto arresto alle Tuileries.
 
Intanto stavano formandosi le fazioni all'interno dell'Assemblea. Gli oppositori alla rivoluzione si sedevano nei posti alla destra. Poi c'erano i monarchici liberali, che si ispiravano alla monarchia britannica. Il "Partito Nazionale", di centro o centro-sinistra, rappresentava idee più estreme. Tuttavia la maggioranza dell'Assemblea era maggiormente a favore di una [[monarchia costituzionale]], invece di una [[repubblica]]. Con la costituzione del [[1791]] si decise pertanto di lasciare Luigi XVI come re, il quale però doveva prestare giuramento sulla costituzione. Il re doveva dividere il potere con l'Assemblea, ma restava il diritto di veto e la scelta dei suoi ministri.
 
L'Assemblea Legislativa si radunò per la prima volta il [[1º ottobre]] [[1791]] e si trovò nel caos già in meno di un anno. L'Assemblea consisteva di circa 165 [[foglianti]], monarchici costituzionali, alla destra, circa 330 [[girondini]], repubblicani liberali e [[giacobini]], repubblicani radicali, alla sinistra ed infine circa 250 deputati non affiliati. Il re pose subito il veto su alcune questione, come la minaccia di morte agli espatriati che rifiutarono la Rivoluzione e il giuramento del clero. Nel corso di un anno si arrivò a una crisi costituzionale.
 
Intanto nelle questioni estere, nella [[dichiarazione di Pillnitz]] dell'agosto [[1791]], l'Imperatore Leopoldo II, il Conte Carlo di Artois, il futuro [[Carlo X di Francia|Carlo X]], e [[Guglielmo II di Prussia]] fecero della causa di Luigi XVI la loro. Questi nobili chiesero che l'Assemblea fosse dissolta sotto minaccia di guerra, ma, invece di far impaurire i francesi, li fecero infuriare. Come conseguenza i confini vennero militarizzati. Con la Costituzione del 1791 venne adottata la [[monarchia costituzionale]], così il re sostenne la guerra contro l'Austria per incrementare la sua popolarità. Con l'arrivo dell'esercito prussiano in Francia, si stavano formando i primi dubbi sulla condotta dell'aristocrazia. Queste tensioni culminarono nei massacri di settembre. Dopo le prime vittorie dell'esercito rivoluzionario nella [[battaglia di Valmy]] il [[20 settembre]] [[1792]], il giorno dopo venne proclamata la [[Prima repubblica francese]]. Durante gli ultimi mesi del 1792, le armate rivoluzionarie occuparono i Paesi Bassi austriaci, la riva sinistra del Reno, la Savoia e [[Mulhouse]]. Nel frattempo venne costituita la [[Convenzione nazionale]].
[[File:Jacques-Louis David - Marie Antoinette on the Way to the Guillotine.jpg|thumb|right|''[[Maria Antonietta condotta al patibolo]]''. Schizzo di [[Jacques-Louis David]].]]
Dopo l'emissione del [[manifesto di Brunswick]] del luglio [[1792]] che minacciava la popolazione francese dagli attacchi austriaci e prussiani, Lugi XVI venne sospettato di tradimento, venen così arrestato e, assieme alla famiglia, imprigionato. In una sessione dell'Assemblea Legislativa, venne sospesa la monarchia. Poco meno di un terzo dei deputati erano presenti alla votazione, la maggioranza di essi erano Giacobini. Il re venne processato, condannato a morte e ghigliottinato il [[21 gennaio]] [[1793]]. La regina [[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]] seguì il marito al patibolo il [[16 ottobre]].
 
L'esecuzione del re indignò tutta l'Europa monarchica e provocò la formazione della [[Prima coalizione]] antifrancese. La prima repubblica venne assalita da tutte le parti, sia dall'esterno sia dall'interno, nella primavera del [[1793]]. In marzo, l'ovest della Francia, in particolare la [[Vandea]] fu agitata da una rivolta fiolomonarchica, cattolica e controrivoluzionaria. A Parigi scoppiò una rivolta dei [[sanculotti]]. In un stato di crisi, i Montagnardi, la parte più radicale della Rivoluzione, cacciarono i [[girondini]] dalla Convenzione agli inizi di giugno del 1793. I Montagnardi instaurarono un governo estremamente centralizzato, nel quale le decisioni sono prese da un [[comitato di salute pubblica]], dominato dalla personalità di [[Robespierre]]. Vennero prese misure straordinarie contro i nemici, veri e presunti, della Rivoluzione. Nel periodo del [[Regime del Terrore|Terrore]] almeno diciottomila persone, accusate di attività controrivoluzionaria, furono ghigliottinate, o perlomeno, giustiziate con altra modalità. La popolarità di Robespierre iniziò a declinare, così il [[27 luglio]] [[1794]] venne arrestato e poi ghigliottinato. Il nuovo governo venne formato in prevalenza da [[girondini]] sopravvissuti al periodo del Terrore e, dopo aver preso il potere, iniziarono la loro vendetta verso i giacobini e anche a giustiziarne (periodo del [[Terrore bianco]]).
 
La Convenzione approvò la "Costituzione dell'anno III" il [[17 agosto]] [[1795]], un peblisito la ratificò in settembre ed entrò in vigore il [[26 settembre]]. La nuova costituzione creò il [[Direttorio]] e il sistema bicamerale. Il parlamento consisteva in cinquecento rappresentanti e duecentocinquanta senatori. Il potere esecutivo andava così al Direttorio, composto di cinque membri, nominati dal Consiglio degli Anziani, su una lista redatta dal Consiglio dei Cinquecento. La nazione desiderava, al momento tranquillizzarsi per rimarginare le ferite. Chi volle la ressurrezione dell'Antico Regime e d'altro canto, chi volle ristabilire il Terrore, erano in numero insignificante. Le possibilità di interferenze straniere stavano diminuendo, dato che la prima coalizione era collassata. I quattro anni di governo direttoriale fu un periodo di forti inquetudini, poiché continuarono le atrocità, i provvedimenti arbitrari e l'odio tra le parti. Il Direttorio durò fino al [[1799]] quando Bonaparte formò il Consolato.
 
==== Francia Napoleonica ====
{{vedi anche|Primo impero francese}}
 
[[File:Ingres, Napoleon on his Imperial throne.jpg|thumb|Napoleone sul suo trono Imperiale, di [[Jean Auguste Dominique Ingres]]]]
Nel [[1796]] la Francia rivoluzionaria restava ancora in guerra contro l'Austria, la Gran Bretagna, Napoli e la Sardegna. Contro l'Austria furono organizzate due spedizioni, una a nord, comandata dai generali Moreau e Jourdan, e l'altra a sud, con al comando [[Napoleone Bonaparte]] (una terza spedizione aveva lo scopo di sbarcare in Irlanda). Mentre la spedizione in Germania si rivelò un disastro, la campagna d'Italia del giovane comandante corso fu travolgente, poiché, tra il [[1796]] e il [[1798]], tutta la penisola italiana cadde in mano francese. In Italia, Svizzera e Olanda si formarono le cosiddette "repubbliche sorelle".
[[File:Jacques-Louis David 007.jpg|left|thumb|180px|''[[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] attraversa le Alpi'', [[Jacques-Louis David]]]]
Dopo le folgoranti vittorie in Italia [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] decise di invadere l'Egitto, all'epoca alleato della Gran Bretagna, e il Direttorio acconsentì all'impresa. Sulla via dell'Egitto, Napoleone conquistò [[Malta]] a scapito dei [[Cavalieri di San Giovanni]]. In seguito l'esercito francese sconfisse gli Ottomani nella [[Battaglia delle piramidi|battaglia delle Piramidi]]. Nel frattempo la flotta britannica, comandata dall'ammiraglio Nelson, distrusse quella francese nella [[Battaglia del Nilo (1798)|battaglia del Nilo]]. Venuti a conoscenza della disfatta francese, gli ottomani misero in piede un esercito per attaccare Napoleone in Egitto, ma Napoleone ancora una volta preferì contrattaccare. Venne anche pianificata l'invasione della Siria, ma l'assedio di Acri fallì, così Napoleone dovette far ritorno in Europa, lasciando una significativa parte dell'esercito in Egitto. Gli uomini rimasti in Egitto subirono un attacco congiunto dalle forze britanniche e mamelucche, ma vennero respinte nell'assedio del Cairo nel marzo [[1800]]. Nonostante le vittorie sui campi di battaglia, l'esercito francese dovette arrendersi lo stesso, poiché scoppiò un'epidemia.
 
Quando Napoleone ritornò in Francia, il Direttorio si trovava in una posizione assai debole, perché si era formata una nuova [[seconda coalizione|coalizione]] antifrancese (gli austriaci e i prussiani non intendevano accettare le perdite territoriali subite nelle guerre precedenti), mentre i monarchici ambivano alla restaurazione della monarchia. I russi espulsero i francesi dall'Italia, mentre gli austriaci sconfissero l'esercito francese in Svizzera. In questo periodo di gravi difficoltà per la Francia, Napoleone arrivò al potere con il [[colpo di Stato del 18 brumaio]] (novembre 1799) e instaurò il regime del [[Consolato (Francia)|Consolato]]. Gli austriaci vennero battuti nelle [[battaglia di Marengo|battaglie di Marengo]] e Hohenlinden nel [[1800]]. Intanto una flotta francese, comandata dall'ammiraglio [[Louis-René Levassor de Latouche Tréville]] trovò alcuni successi in mare contro i britannici. Alla fine la seconda coalizione antifrancese fu sconfitta e la pace venne ristabilita in due distinti trattati: il [[trattato di Lunéville]] e quello di [[Trattato di Amiens (1802)|Amiens]]. Nel [[1803]] Napoleone cedette [[Louisiana francese|il territorio della Louisiana]] al governo statunitense, in quanto considerato indifendibile.[[File:LouisianaPurchase.png|200px|thumb|left|In verde, i territori ceduti dalla Francia agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] nel [[1803]].]]
 
Il [[21 marzo]] [[1804]] entrò in vigore il [[codice napoleonico]] su tutti i territori sotto controllo francese. Il [[18 maggio]] Napoleone venne incoronato Imperatore dal senato, inaugurando così il [[Primo Impero francese]]. Tecnicamente il dominio di Napoleone era costituzionale, e, sebbene autocratico, era molto più avanzato rispetto alle altre monarchie europee dell'epoca. La proclamazione dell'impero francese venne indotta al momento della guerra contro la [[terza coalizione]] antifrancese. L'esercito francese venne ribattezzato ''[[Grande Armée]]'' nel [[1805]] e Napoleone fece uso della propaganda e del nazionalismo per ottenere il consenso dalla popolazione francese. L'esercito francese raggiunse una confortante vittoria nella [[Battaglia di Ulma|battaglia di Ulm]], dove un intero esercito austriaco venne battuto. Infine Napoleone inflisse agli eserciti austro-russi una grave disfatta ad [[battaglia di Austerlitz|Austerlitz]], distruggendo così la terza coalizione antifrancese. A [[battaglia di Trafalgar|Trafalgar]], dove una flotta frano-spagnola venne sonoramente battuta dai britannici, venne riaffermata la supremazia britannica sui mari. La pace venne sancita con il [[trattato di Presburgo]], con la quale il [[Sacro Romano Impero]] venne sciolto e venne creata da Napoleone la [[Confederazione del Reno]] sugli ex territori austriaci.
 
La distruzione del [[Sacro Romano Impero]] e la drammatica sconfitta austriaca causò l'entrata in guerra della Prussia a fianco della Gran Bretagna e della Russia; quest'alleanza formò la [[quarta coalizione]] antifrancese. Sebbene fosse di fronte a queste tre grandi potenze, la Francia non era da sola a combatterle, dato che aveva una complessa rete di alleanze, per non parlare di stati "vassalli". I prussiani, pur in numero maggiore, vennero sconfitti nella [[battaglia di Jena]] nel 1806. Napoleone conquistò [[Berlino]] e si spinse fino in [[Prussia orientale]], dove sconfisse l'[[Impero Russo]] nella [[battaglia di Friedland]]. Le condizioni di pace vennero dettate nei [[Trattato di Tilsit|trattati di Tilsit]], che obbligò la Russia ad entrare nel [[Blocco Continentale]] e la Prussia a cedere la metà dei suoi territori alla Francia. Il territorio ceduto dalla Prussia costituì il [[Ducato di Varsavia]] e le truppe polacche entrarono nella ''Grande Armée'' in gran numero.
 
[[File:Napoleoniceurope.png|thumb|left|200px|Il [[Primo impero francese]] all'apice.]]
Liberato dagli impegni ad oriente, Napoleone tornò ad ovest, perché la Francia era ancora in guerra con la Gran Bretagna. Solo due paesi erano neutrali nella guerra: Svezia e Portogallo. Nel [[Trattato di Fontainebleau (1807)|Trattato di Fontainebleau]], venne siglata un'alleanza franco-spagnola in funzione antiportoghese, poiché la Spagna mirava ad annettersi il Portogallo. Gli eserciti francesi entrarono in Spagna per attaccare il Portogallo, ma assediarono le fortezze spagnole e conquistarono a sorpresa il regno. [[Giuseppe Bonaparte]], fratello di Napoleone, fu fatto re di Spagna dopo l'abdicazione di [[Carlo IV di Spagna|Carlo IV]]. Questa occupazione della penisola iberica fece scoppiare un'ondata di nazionalismo e ben presto gli spagnoli e portoghesi unitamente combatterono i francesi usando la tattica della [[guerriglia]], sconfiggendoli nella [[battaglia di Bailén]]. La Gran Bretagna inviò aiuti in Portogallo, costringendo l'esercito francese ad evacuare dal Portogallo, come definito nella [[Convenzione di Sintra]] dopo la vittoria alleata nella [[battaglia di Vimeiro]]. La Francia in quel momento controllava effettivamente la [[Catalogna]] e [[Navarra]]. Un altro attacco francese fu lanciato sulla Spagna, diretto da Napoleone in persona. Intanto l'Impero Francese cominciava a non essere più considerato invincibile. Nel 1808 l'Austria formò la [[quinta coalizione]] con l'obiettivo di annientare l'Impero Francese. Gli austriaci sconfissero i francesi nella [[battaglia di Aspern-Essling]], ma le sorti si capovolsero nella [[battaglia di Wagram]]. Intanto i polacchi, alleati di Napoleone, sconfissero gli austriaci nella [[battaglia di Raszyn (1809)|battaglia di Raszyn]]. Sebbene non decisiva come le sconfitte precedenti, il [[Trattato di Schönbrunn|trattato di pace]] causò la perdita, da parte dell'Austria, di ulteriori territori.
 
[[File:Napoleons retreat from moscow.jpg|thumb|Napoleone Bonaparte si ritira da Mosca, dopo la disastrosa campagna di Russia.]]
Nel [[1812]] scoppiò la guerra con la Russia, impegnando Napoleone nella disastrosa [[Campagna di Russia]]. Napoleone assembò un esercito di oltre seicentomila uomini (erano comprese truppe da tutti gli stati sottomessi da Napoleone) per invadere la Russia, che aveva abbandonato il blocco continentale e stava preparando un esercito ai confini con la Polonia. Dopo una lunga marcia e l'inconcludente [[battaglia di Borodino]], nei pressi di [[Mosca]], la ''Grande Armée'' conquistò la città russa, trovandola incendiata e semidistrutta. Questo faceva parte della tattica russa, ossia di fare "[[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]]". Sebbene ci fossero state battaglie, come quella di [[battaglia di Maloyaroslavets|Maloyaroslavets]], l'esercito napoleonico lasciò la Russia decimato dalla rigidità dell'inverno russo. Intanto in Spagna la guerriglia spagnola divenne incontrollabile e le truppe francesi vennero sconfitte nella [[battaglia di Vitoria]] e nella [[battaglia dei Pirenei]]. Dopo questi avvenimenti l'esercito francese evacuò anche la penisola iberica. Con la sconfitta francese sul front4e spagnolo e sul fronte russo, gli stati precedentemente conquistati da Napoleone videro l'opportunità di rispondere all'attacco. Si formò quindi la [[Sesta coalizione]] e gli stati tedeschi della [[Confederazione del Reno]] passarono dall'altra parte. Napoleone fu sconfitto nella [[battaglia di Lipsia]] venendo sopraffatto da eserciti molto più numerosi di quello francese nella [[Campagna dei sei giorni]].
 
Napoleone abdicò il [[6 aprile]] [[1814]], e venne esiliato all'[[isola d'Elba]]. Il [[Congresso di Vienna]] riparò ai cambiamenti politici avvenuti in seguito alle guerre. Il tentativo di Napoleone di restaurare l'Impero, periodo detto dei "[[Cento giorni]]", finì con la sua sconfitta definitiva a [[Battaglia di Waterloo|Waterloo]] nel [[1815]]. La monarchia borbonica venne definitivamente restaurata e [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] ascese al trono come sovrano legittimo.
 
=== La Francia nel XIX secolo (1815-1914) ===
==== La Restaurazione e la "Monarchia di luglio" ====
{{vedi anche|Restaurazione francese|Monarchia di luglio}}
[[File:Louis XVIII2.jpg|150px|thumb|right|Re [[Luigi XVIII di Francia]].]]
A seguito della sua sconfitta nel [[1815]], la monarchia dei [[Borbone|Borboni]] venne definitivamente restaurata in Francia. [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] divenne re il [[6 aprile]] [[1814]], e, dopo i [[cento giorni]] di Napoleone, l'[[8 luglio]] [[1815]]. Il [[4 giugno]] [[1814]] il nuovo re, capendo che ormai i cambiamenti politici e sociali dei venticinque anni precedenti erano irreversibili, diede il beneplacito per una nuova carta costituzionale con la quale limitava alcuni suoi poteri. Tuttavia venne riaffermata la monarchia di diritto divino. Al re venne ancora riservata l'iniziativa di emanare le leggi, ma dovevano essere votate dal parlamento, il quale era diviso in due camere, la prima era la camera dei pari, i cui membri erano nominati dal re, l'altra, la camera dei deputati, i cui membri venivano eletti con suffragio censitario.
[[File:François Pascal Simon Gérard 006.JPG|150px|thumb|right|Re [[Carlo X di Francia]].]]
A Luigi XVIII succeddette nel 1824 il fratello [[Carlo X di Francia|Carlo X]]. Diversamente dal fratello maggiore, Carlo non capì i mutamenti che aveva portato il periodo rivoluzionario, tanto che provò a rinverdire i simboli dell'Antico Regime. In questo periodo della Restaurazione borbonica, la Francia venne agitata da conflitti latenti tra i monarchici reazionari e la borghesia liberale. Nel [[1830]] Polignac, ministro di Carlo X, fece pubblicare alcune ordinanze di chiaro stampo reazionario, come il ristabilimento della censura per la stampa, la dissoluzione delle camere, la modificazione del suffragio censorio, in senso ancor più restrittivo. Allo stesso tempo, il [[12 giugno]] [[1830]], Polignac sfruttò la debolezza del Bey di Algeri per invadere l'[[Algeria]]. La notizia della caduta di Algeri raggiunse Parigi proprio nel momento in cui scoppiarono delle sommosse che condussero alla [[rivoluzione di luglio]]. Carlo X abbandonò Parigi ma la monarchia sopravvisse, con l'arrivo al regno di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo]] d'Orléans, esponente di un ramo cadetto dei Borboni e considerato di orientamento liberale. Il principale cambiamento stava che il concetto di sovranità nazionale rimpiazzò la sovranità di diritto divino. Questo cambiamento si manifestò anche sull'intitolazione del Luigi Filippo, non più "re di Francia", bensì "re dei francesi". La bandiera tricolore rimpiazzò definitivamente la bandiera borbonica. Per onorare le vittime della Rivoluzione di luglio, [[Hector Berlioz]], compose un Requiem; rivide anche la Marsigliese, che divenne l'inno nazionale della Francia. Durante il regno di Luigi Filippo d'Orléans l'alta borghesia, legata allae banche e alla grande impresa, diventò dominante in Francia. Così la monarchia di luglio corrisponde agli inizi dell'industrializzazione della Francia. Lo sviluppo della ferrovia fu spettacolare. La rivoluzione industriale creò una nuova classe sociale, quella dei proletari urbani. Con questi sconvolgimenti sociali, per rimediare alla e inguistizie sociali stavano mettendo le prime radici in Francia le idee [[anarchismo|anarchiche]] e [[socialismo|socialiste]], come formulato dai pensatori [[Pierre-Joseph Proudhon]] e [[Louis Blanc]].
 
In quegli anni la colonizzazione francese nei territori d'oltremare ricevette nuovi impulsi. L'occupazione dell'Algeria si estese anche all'entroterra. Nel 1842 i generali [[Louis-Gustave Binger|Binger]], Crozat e Marchand si lanciarono alla conquista della [[Costa d'Avorio]], ma dovettero far fronte alla resistenza dei [[Samory]].
 
==== La Seconda Repubblica ====
{{vedi anche|Seconda repubblica francese}}
Nel 1847, l'opposizione portata da un'ondata di malcontento dovuta alla corruzione del regime e alla crisi economica organizza in tutto il paese dei banchetti per domandare l'allargamento del corpo elettorale. Poiché la libertà di riunirsi non esisteva, la presenza di questi banchetti repubblicani permette agli oppositori del regime di riunirsi senza infrangere la legge. Il [[22 febbraio]] [[1848]], il potere proibì la tenuta di un banchetto. Questo atteggiamento provocò delle manifestazioni che si susseguirono anche il giorno dopo. Così le truppe dell'esercito sparano alcuni colpi sui manifestanti. Quando tutta Parigi venne a conoscenza della novità, i ceti popolari della città si rivoltarono. Il re allora abdicò per non sentirsi responsabile di un massacro. Gli insorti avevano imparato la lezione del [[1830]]. Pretesero che dei repubblicani si fossero seduti nel governo provvisorio, il quale la sera stessa proclama la repubblica.
 
La Seconda Repubblica istituì definitivamente il [[suffragio maschile]]. Abolì lo [[schiavismo]] su proposta di [[Victor Schœlcher]]. Quest'ultimo non impedì l'esercito francese di iniziare la conquista del [[Senegal]] nello stesso anno. Sotto la pressione popolare vennero adottate alcune misure sociali, come la proclamazione del diritto al lavoro, limitazione della giornata di lavoro a dieci ore a Parigi e a undici ore in provincia. Vennero creati anche degli ''atelier'' nazionali per dare lavoro ai parigini toccati dalla crisi economica, tuttavia nelle elezioni di aprile del [[1848]] i francesi elessero una maggioranza moderata, ostile alle misure innovatrici (500 deputati) o addirittura dei monarchici (300). I socialisti, che difendevano le misure sociali, non sono che un centinaio. Il governo provvisorio decise di chiudere gli ''ateliers'' nazionali. La parte orientale di Parigi si rivoltò all'annuncio di questa decisione. Il generale [[Louis Eugène Cavaignac|Cavaignac]] venne munito di pieni poteri per fermare la ribellione. Troncò la ribellione in un bagno di sangue dopo tre giorni di combattimenti tra il [[23 giugno|23]] e il [[25 giugno]] [[1848]]. Queste « journées de juin » discreditarono la giovanissima repubblica. Gli operai vittime della repressione iniziano a disperdersi, mentre i contadini e i grandi possidenti, timorosi dei disordini sociali, chiesero la stabilità politica.
 
Per decidere al riguardo delle nuove istituzioni, i costituenti si ispirarono agli Stati Uniti, di cui modello fu fatto conoscere da [[Alexis de Tocqueville]] nel suo libro ''De la démocratie en Amérique'' pubblicato nel [[1835]]. La costituzione del [[4 novembre]] [[1848]] scelse di confidare il potere esecutivo a un presidente eletto a suffragio universale diretto per un periodo di quattro anni; poteva ripresentarsi alle elezioni successive dopo un intervallo di quattro anni. Come negli Stati Uniti, l'assemblea e il presidente sono totalmente indipendenti, ma contrariamente al sistema americano il presidente non aveva potere di veto.
 
[[Napoleone III|Luigi Napoleone Bonaparte]], [[Alphonse de Lamartine|Lamartine]], [[Louis Eugène Cavaignac|Cavaignac]] e il socialista [[François-Vincent Raspail|Raspail]] erano i candidati all'elezione presidenziale, la prima a suffragio maschile in Francia. Il nipote di Napoleone I venne eletto presidente per quattro anni il [[10 dicembre]] [[1848]], con il 75% dei voti, presi dai ceti tradizionalisti, approfittando anche della debolezza delle sinistre e dal basso livello di istruzione; certi contadini pensavano di votare addirittura per Napoleone I. La nuova assemblea eletta nel maggio [[1849]] venne dominata dai gruppi monarchici. Indirizza una politica estremamente conservatrice. Invia delle truppe a Roma per mantenere il Papa nel suo dominio temporale minacciato dai rivoluzionari. Votò la [[legge Falloux]] che metteva la scuola sotto controllo della Chiesa cattolica. Il [[31 maggio]] [[1850]], l'Assemblea votò una legge elettorale che escludeva dal corpo elettorale coloro che non potevano dimostrare la residenza nello stesso comune per tre anni, cosicché vennero eliminati tre milioni di elettori, principalmente operai salariati. Opponendosi a queste misure, Luigi Napoleone divenne l'eroe del popolo.
 
Agli inizi del [[1851]], [[Napoleone III|Luigi Napoleone Bonaparte]] chiese una revisione della costituzione per permettergli di ripresentarsi alla fine del mandato. Davanti al rifiuto dell'Assemblea Nazionale, eseguì un colpo di stato il [[2 dicembre]] [[1851]], sciolse l'Assemblea Nazionale, si assicurò i pieni poteri e fece quindi votare un [[plebiscito]] per ratificare la nascita del [[Secondo Impero francese|Secondo Impero]]. Finiva l'esperienza autoritaria della seconda Repubblica.
 
==== Il Secondo Impero ====
{{vedi anche|Secondo impero francese}}
[[File:Franz Xaver Winterhalter Napoleon III.jpg|right|thumb|Napoleone III imperatore|200px]]
Il colpo di stato del [[2 dicembre]] [[1851]] non provocò molte reazioni. Solo poche personalità si opposero apertamente al nuovo regime. Fu il caso di [[Victor Hugo]] che partì in esilio a [[Guernesey]] da dove non cessò di fustigare Lugi Napoleone Bonaparte, chiamato ''Napoléon le petit''. Il plebiscito del [[20 dicembre]] [[1851]] diede al nuovo uomo forte i pieni poteri per redigere una nuova costituzione. Dopo un nuovo plebiscito, venne proclamato imperatore con il nome di [[Napoleone III]]. Napoleone III mise in piedi un regime autoritario. La libertà di stampa venne limitata, gli oppositori vennero perseguitati. La pratica delle candidature ufficiali ridussero l'opposizione al silenzio. Solo qualche repubblicano riuscì a farsi eleggere, ma poiché il paese stava godendo di una buona congiuntura economica, ci furono poche proteste.
 
Dal [[1860]], l'Impero divenne più liberale. [[Napoleone III]] stava perdendo gran parte dell'appoggio dei cattolici poiché stava facilitando il processo unitario in [[Italia]], il che andava contro gli interessi del [[Papato]]. Inoltre, la firma di un trattato di libero scambio con il Regno Unito, all'epoca prima potenza economica e politica, scontentò gli industriali francesi che temevano la concorrenza dei prodotti inglesi. L'imperatore cercò dei nuovi sostenitori, andando incontro ai liberali e alle classi popolari. Il diritto di sciopero venne accordato nel [[1864]]. Gli operai ebbero il diritto di costituire le casse di mutuo soccorso. Il corpo legislativo ottenne poco a poco dei diritti. Poteva criticare il governo, votare il budget. Tornava ad avere l'iniziativa legislativa nel [[1869]]. Il secondo impero stava evolvendosi verso un regime parlamentare, i ministri erano responsabili davanti al parlamento. Questo allentamento dell'autoritarismo del regime venne approvato massicciamente da un plebiscito nel maggio [[1870]]. L'impero stava consolidandosi su basi più democratiche, tuttavia venne spazzato via qualche mese dopo.
 
Il decollo industriale della Francia iniziò durante il Secondo Impero. Il credito venne liberalizzato. Vennero intrapresi grandi opere di ammodernamento a Parigi sotto la direzione del [[barone Haussmann]].
 
Sul piano internazionale la Francia operò un ritorno spettacolare. [[Napoleone III]] era molto influenzato dall'epopea napoleonica. Volle donare alla Francia un ruolo preponderante in Europa e nel mondo. Nel [[1854]] cominciò sotto l'impulso di [[Louis Faidherbe|Faidherbe]] la conquista del [[Senegal]]. <br />
Inoltre la Francia iniziava ad interessarsi dell'[[Indocina]]; dimostrò ancora il suo peso politico nella [[guerra di Crimea]] a fianco dei britannici. Le truppe francesi intervennero anche in [[Messico]] per sostenere l'arciduca Massimiliano che tentò di instaurare un grande impero latino e cattolico. L'avventura messicana fallì miseramente. Massimiliano venne fucilato dai rivoluzionari messicani.
 
Napoleone III sostenne il processo dell'unità italiana e tedesca. In cambio dei suoi aiuti, la Francia ricevette dal giovane regno d'Italia la [[Nizza]] e la [[Savoia (regione storica)|Savoia]]. In cambio della sua neutralità nella [[guerra austro-prussiana]] del [[1866]], Napoleone III reclamò delle compensazioni territoriali che [[Otto von Bismarck]], il cancelliere prussiano, rifiutò di accordargli. Al contrario, vennero moltiplicate le provocazioni verso la Francia per costringerla a dichiarare guerra alla Prussia. Così si arrivò alle ostilità tra Francia e Prussia, che iniziarono il [[19 luglio]] [[1870]]. La Francia poté opporre solo 265000 uomini contro i 500000 prussiani. La guerra girò rapidamente a favore della [[Prussia]]. Il [[6 agosto]] [[1870]] venne persa l'[[Alsazia]]. Napoleone III venne definitivamente sconfitto a [[Sedan]] il [[2 settembre]] [[1870]] e fatto prigioniero.
 
All'annuncio della sconfitta di Napoleone III si formò un governo provvisorio di "salute pubblica", con a capo [[Léon Gambetta]] prima e [[Adolphe Thiers]] poi, che portò all'armistizio con la [[Prussia]] e alla repressione della [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]]. Le prime elezioni, tenutesi nel 1871, videro il successo delle fazioni monarchiche, che però erano divise tra di loro su chi scegliere come re. Dopo 4 anni di incertezza istituzionale, finalmente nel 1875 fu proclamata la [[Terza Repubblica]].
 
==== La Terza Repubblica ====
{{vedi anche|Terza Repubblica francese}}
La [[Terza Repubblica francese]] fu il sistema politico in vigore per quasi settant'anni, dal 1871 (ma ufficialmente dal 1875) alla disfatta del 1940. Era un regime parlamentare, con una presidenza della Repubblica dai pochi poteri, un Parlamento privo di partiti organizzati e caratterizzato dalla breve durata dei governi.
 
La nascita della repubblica vide la Francia occupata dalle truppe straniere, la capitale in un'insurrezione di stampo [[socialismo|socialista]] – la [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] –, che venne violentemente repressa da [[Adolphe Thiers]] – e due province [[Alsazia-Lorena|Alsazia e Lorena]] annesse dall'[[Impero tedesco]]. Per mezzo secolo i francesi sentirono il desiderio di rivincita (''[[revanche]]'') dalla sconfitta patita. La repressione della Comune fu sanguinaria. Si stima che il numero di persone uccise durante ''La Semaine Sanglante'' fosse addirittura di cinquantamila. Settemila venenro esiliati in [[Nuova Caledonia]]. Altre migliaia ripararono in Belgio, Inghilterra, Italia, Spagna e Stati Uniti.
 
Dopo questa sconfitta, i repubblicani dovettero battersi anche contro i movimenti reazionari, i quali rifiutavano l'eredità della rivoluzione del [[1789]]. Sia i [[legittimismo|legittimisti]] e gli [[orleanismo|orleanisti]] erano contrari al [[repubblicanesimo]], visto come un'estensione della modernità e dell'[[ateismo]], che rompeva le tradizioni della Francia. Questo stato durà fino alla crisi del [[1877]], che portò alla presidenza il monarchico [[Patrice de Mac-Mahon]] nel gennaio [[1879]]. La morte di [[Enrico, conte di Chambord]] nel [[1883]] (Enrico V), che, in qualità di nipote di Carlo X, rifiutò di abbandonare i ''[[fleur-de-lys]]'' e la bandiera bianca, simboli borbonici, produsse la fine dell'alleanza dei monarchici francesi. Gli orleanisti accettarono, come [[Adolphe Thiers]], la [[Terza Repubblica francese|repubblica]]. I legittimisti vennero emarginati; alcuni di loro fondarono ''[[Action française|Action Française]]'' nel [[1898]], durante l'''[[Affare Dreyfus|Affaire Dreyfus]]''. Action française divenne un movimento influente negli [[anni 1930|anni trenta]], in particolare tra gli intellettuali del [[Quartiere latino]]. Nel [[1891]], l'enciclica ''[[rerum novarum]]'' di [[Papa Leone XIII]] fece diventare legittimi i movimenti cattolici, che in Francia avevano origine negli sforzi di [[Hughes Felicité Robert de Lamennais]] all'epoca della [[monarchia di luglio]].
 
Inizialmente la Terza repubblica era guidata da monarchici conservatori, ma i repubblicani riuscirono ad arrivare al potere. Nel periodo [[1879]]-[[1899]] arrivarono al potere repubblicani moderati ed ex-radicali (come [[Léon Gambetta]]). Con le leggi di [[Jules Ferry]] vennero poste le basi pr l'educazione gratuita e laica in Francia.
 
I moderati si divisero profondamente sulla [[Affare Dreyfus|questione Dreyfus]]: ciò permise ai radicali di arrivare al potere dal [[1899]]. Durante questo periodo si susseguirono crisi, tra cui quella del tentato colpo di stato di stampo conservatore promosso da [[Georges Boulanger]] nel 1889. Tutto questo dimostrava la fragilità delle istituzioni repubblicane. Le politiche radicali in materia di educazione, come la soppressione delle lingue locali e l'istruzione obbligatoria, servizio di leva, controllo dei ceti operai eliminarono il dissenso interno e i regionalismi. La partecipazione nella [[spartizione dell'Africa]] e nell'acquisizione di altri territori oltremare, come l'[[Indocina francese]], crearono i miti della ''grandeur'' francese. Tutti questi processi trasformarono la Francia da un paese con forti componenti regionali in un stato-nazione. Nella [[guerra sino-francese]] l'ammiraglio [[Amédée Courbet|Courbet]] distrusse la flotta cinese ancorata a [[Fuzhou]]. La Francia istituì un [[protettorato]] nel [[Vietnam]] centro-settentrionale, che venne diviso in [[Tonchino]] e [[Annam]].
 
Nello sforzo di isolare la [[Impero tedesco|Germania]], la Francia arrivò a stringere patti di alleanza con la [[Russia zarista]] nel [[1894]] ([[Alleanza franco-russa]]) e il [[Regno Unito]] nel [[1904]] (''[[Entente cordiale]]''). Nel [[1907]], [[Regno Unito]] e [[Impero russo|Russia]] stipularono a loro volta un accordo dando vita ad una [[Triplice Intesa]] fra le tre potenze. La Francia aveva anche interessi economici in Asia orientale e cercò di alleasi con il Giappone. Durante la [[Missione Iwakura]] l'ambasciatore speciale Iwakura Tomomi chiese assistenza alla Francia per riformare il [[Giappone]]. Vennero così inviate alcune missioni militari in Giappone tra gli anni [[anni 1870|Settanta]] e [[anni 1880|Ottanta]] per aiutare a modernizzare l'esercito giapponese.
[[File:Degradation alfred dreyfus.jpg|right|200px|thumb|La degradazione di [[Alfred Dreyfus]].]]
Tra l'[[secolo XIX|Ottocento]] e il [[secolo XX|Novecento]] l'opinione pubblica francese si divise profondamente sull'''[[Affare Dreyfus|Affaire Dreyfus]]''. Il caso scoppiò verso la fine del [[1894]] quando [[Alfred Dreyfus]], un capitano di origini ebraiche membro dello stato maggiore, venne accusato da un tribunale militare di alto tradimento. Nonostante i documenti su cui si era basato il processo fossero palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale estensore di una lettera indirizzata ad un ufficiale [[Germania|tedesco]] in cui venivano rivelate importanti informazioni militari francesi e non fu riabilitato che da un verdetto della [[Corte di Cassazione|corte di cassazione]] prima del [[luglio]] del [[1906]]. Mentre Dreyfus era imprigionato sull'[[Isola del Diavolo]] nella [[Guiana Francese]] in Francia il caso giudiziario divenne motivo di divisione nel Paese: l'opinione pubblica si divise, in due schieramenti: i ''dreyfusards'' e gli ''antidreyfusards''. I primi, intellettuali, politici e tutti coloro che consideravano l<nowiki>'</nowiki>''[[Affare Dreyfus|affaire]]'' un eclatante caso di [[antisemitismo]], di [[razzismo]] e di [[nazionalismo]] cieco; i secondi, nazionalisti, antisemiti e militari. Un ruolo importante nella formazione dell'[[opinione pubblica]] fu svolto dalla [[stampa]]: in particolare dal giornale ''L'Aurore'', che pubblicò un articolo dello scrittore [[Émile Zola]]; si trattava di una lettera aperta al Presidente della [[Terza Repubblica francese|Repubblica francese]] [[Félix Faure]], suggestivamente intitolata ''[[J'accuse]]'': una denuncia dell'arbitrio giudiziario e della manipolazione dell'informazione.
 
[[File:Tour Eiffel 1878.jpg|thumb|La [[Torre Eiffel]] in costruzione nel luglio [[1888]].]]
Il periodo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento viene spesso chiamato la ''[[Belle Époque]]''. Benché associatò alle innovazioni culturali e i divertimenti popolari (cabaret, can-can, cinema, nuove forme d'arte come l'[[Impressionismo]] e l'''[[Art Nouveau]]''), tuttavia la Francia restava una nazione sociamente e culturalmente divisa. Sul fronte internazionale la Francia era sul punto di far guerra ad altri imperi, come nel caso dell'[[Incidente di Fascioda]] dove si produsse una forte crisi nei rapporti franco-britannici. La [[Prima guerra mondiale]] fu inevitabile, ma i suoi costi umani e finanziari furono catastrofici per la Francia.
 
Nel [[1889]] l'''[[Expo 1889|Exposition Universelle]]'' ebbe luogo a [[Parigi]]. Nello stesso tempo venne eretta la [[Torre Eiffel]]; inizialmente doveva essere demolita ma non venne più rimossa e in seguito divenne uno dei simboli di Parigi e della Francia.
 
=== La Francia nel XX secolo (1914-oggi) ===
==== Prima guerra mondiale ====
Il [[28 giugno]] [[1914]] [[Gavrilo Princip]], un bosniaco membro del [[Mlada Bosna]], assassinò a [[Sarajevo]], capitale della provincia austriaca della [[Bosnia]], l'[[Duca|arciduca]] [[Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este|Francesco Ferdinando]], erede al trono dell'[[impero austroungarico]]. Questo evento portò allo scoppio della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], di cui venne coinvolta, in una complessa rete di alleanze, anche la Francia.
 
L'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia alla fine di luglio. Intanto stavano per mobilitarsi la Russia, la Germania e la Francia. La Germania era la nazione militarmente più preparata all'evento bellico. In seguito, come un [[effetto domino]], la Russia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, la Germania dichiarò guerra alla Russia, la Francia e la Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. La Germania occupò il Lussemburgo il [[2 agosto]] [[1914]] e pose un [[ultimatum]] al neutrale Belgio: doveva permettere all'esercito tedesco il passaggio per invadere la Francia. I belgi rifiutarono e la Germania, in pochissimo tempo, riuscì ad occupare il Belgio.
 
[[File:French bayonet charge.jpg|thumb|Un attacco con baionette francesi nella [[Prima guerra mondiale]]]]
Il piano tedesco consisteva nello sconfiggere velocemente la Francia e poi, nel fronte orientale, passare all'attacco contro la Russia. I tedeschi presero Bruxelles il [[20 agosto]] [[1914]]. Poche settimane dopo riuscirono ad occupare una larga porzione di territorio francese nel nordest. Il piano originale prevedeva di continuare verso sudovest ed attaccare Parigi da ovest. Nel mese di settembre, l'esercito tedesco era a poche decine di chilometri da Parigi, così il governo francese fu costretto a trasferirsi a [[Bordeaux]]. Le armate dell'Intesa riuscirono a fermare l'avanzata tedesca nei pressi del fiume [[Marna (fiume)|Marna]].
 
Sul fronte occidentale, le prime improvvisate [[trincea|trincee]] dei primi mesi diventarono ben presto sempre più complesse, diventando il principale sistema difensivo. Il paesaggio era dominato dalla [[guerra di trincea]], una forma di guerra nella quale entrambi gli eserciti nemici avevano linee di difesa statiche. La guerra di movimento diventò guerra di posizione. Si susseguivano attacchi e contrattacchi da ambo le parti. Nessuna delle parti avanzava molto, ma entrambe pativano numerose perdite in vite umane. I tedeschi e gli alleati dell'Intesa costruirono una lunga linea difensiva di trincee che andava dai confini svizzeri al [[Mare del Nord]]. Lo spazio tra le due trincee era definito il "territorio di nessuno", che variava a seconda del campo di battaglia (solitamente era compreso tra i 100 e i 300 metri). Il soldato comune aveva quattro armi da usare in trincea: il [[fucile a pompa|fucile a ripetizione]], la [[baionetta]], il [[fucile a pompa]] e la [[Bomba a mano|granata]].
 
La guerra nel fronte occidentale venne combattuta soprattutto in Francia e fu caratterizzata da battaglie estremamente violente, spesso con nuovi mezzi di distruzione. Tra le battaglie combattute in Francia vi furono la [[prima battaglia della Marna]], di [[Battaglia di Verdun|Verdun]], della [[Battaglia della Somme|Somme]] e la [[seconda battaglia della Marna]].
 
Quando la Russia abbandonò la guerra nel [[1917]], gli [[imperi centrali]] arrivarono a controllare i Balcani e potevano riversare tutte le loro forze nel fronte occidentale. Intanto stavano entrando in guerra gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], a fianco degli alleati dell'Intesa. Gli imperi centrali speravano di poter vincere la guerra prima che gli statunitensi fossero in grado di fornire aiuti ai loro alleati dell'Intesa. Nel marzo [[1918]] la Germania lanciò una vasta offensiva sul fronte occidentale. A maggio i tedeschi riuscirono a raggiungere ancora una volta la Marna, come nel settembre [[1914]]. Nella [[seconda battaglia della Marna]], gli alleati furono in grado di difendere e anche di contrattaccare. Questo successo alleato fu dovuto in parte all'esaurimento dell'esercito tedesco, in parte all'aiuto fondamentale delle truppe statunitensi. I tedeschi vennero respinti oltre i loro confini. Intanto cadevano anche l'Austria-Ungheria e l'[[Impero ottomano]]. Ai primi di ottobre venne chiesto l'armistizio.
 
Nel [[Trattato di Versailles (1919)|Trattato di Versailles]], dove vennero presi gli accordi, fu [[Georges Clemenceau]] a negoziare per conto della Francia. Alla Germania venne attribuita la responsabilità del conflitto e dovette pagare i danni di guerra. La regione della [[Saarland]], importante per i suoi giacimenti carboniferi e per le sue [[Centro siderurgico|acciaierie]] venne occupata dalla Francia. Le colonie tedesche in Africa furono divise tra la Francia e la Gran Bretagna. L'[[Alsazia]] e la [[Lorena (regione francese)|Lorena]] furono riconquistate dalla Francia. Inoltre la Francia riuscì ad ottenere dalla [[Società delle Nazioni]] il mandato sulla [[Siria]] e il [[Libano]], territori ex-ottomani.
 
==== Les années folles ====
[[Ferdinand Foch]] sostenne la [[Polonia]] nelle rivolte del [[1918]]-[[1919|19]] e nella guerra polacco-sovietic del [[1920]]. La Francia inoltre aiutò la Spagna nella [[guerra del Rif]] nel [[1920]]. Dopo il crollo della borsa di [[Wall Street]] anche la Francia soffrì la [[grande depressione]]. [[Leon Blum]] venne eletto primo ministro dal [[1936]] al [[1937]], diventando così il primo ebreo a capo del governo. Durante la [[guerra civile spagnola]] non diede supporto ai repubblicani spagnoli, data la difficile situazione interna. Negli [[anni 1920|anni venti]], la Francia costruì un elaborato sistema difensivo, la [[linea Maginot]], e di alleanze, in modo da garantirsi da un possibile attacco tedesco. Negli [[anni 1930|anni trenta]] molti francesi, date le massicce perdite della [[Grande guerra]], preferirono una politica di pace, nonostante la violazioni da parte della Germania del Trattato di Versailles e delle annessioni in Austria, in Boemia e Moravia. [[Édouard Daladier]] rifiutò di dichiarare guerra alla Germania e all'Italia senza l'aiuto britannico.
 
==== Seconda guerra mondiale ====
{{main|Regime di Vichy|Francia libera|Resistenza francese}}
[[File:De Gaulle-OWI.jpg|thumb|[[Charles De Gaulle]]|150px]]
L'invasione tedesca della Polonia, iniziata il [[1º settembre]] [[1939]], causò la reazione di Francia e Gran Bretagna, le quali dichiararono guerra alla Germania. Inizialmente gli alleati franco-britannici non lanciarono attacchi massicci e stanziarono in difesa. Intanto la Germania, con la tattica della guerra-lampo ([[Guerra lampo|Blitzkrieg]]) riuscì a conquistare la Polonia. Quando la Germania ebbe le mani libere sul fronte orientale, iniziò ad attaccare ad occidente. La [[battaglia di Francia]] iniziò nel maggio [[1940]]. La [[Wehrmacht]] riuscì a superare la linea Maginot, marciando attraverso la [[foresta delle Ardenne]]. Una seconda armata tedesca venne inviata in [[Belgio]] e nei [[Paesi Bassi]]. In sei settimane di selvaggi combattimenti, i francesi persero novantamila uomini.<ref>Joel Blatt (ed), The French Defeat of 1940 (Oxford, 1998)</ref> Molti civili cercavano un rifugio prendendo le strade francesi. Si calcola che i profughi ammontassero a circa dieci milioni di persone.
[[File:Francia1942itlang.PNG|thumb|left|200px|La suddivisione della Francia durante l'occupazione tedesca]]
I leader francesi si arresero alla [[Germania nazista]] il [[24 giugno]] [[1940]], dopo che le forze britanniche ebbero lasciato il continente tramite il porto di [[Dunkerque]]. La Germania nazista occupò tre quinti del territorio francese, lasciandone il resto, collocato a sud e a ovest, alla [[Francia di Vichy]]: Stato fantoccio collaborazionista con la Germania, venne fondato il [[10 luglio]] [[1940]] e alla sua guida era [[Philippe Pétain]], eroe della [[Prima guerra mondiale]]. Nelle intenzioni doveva essere un regime provvisorio, per sovrintendere all'amministrazione francese, prima dell'eventuale sconfitta britannica, durò invece quattro anni e si impose come regime tirannico. Fu un regime nel complesso unico in tempo di guerra, perché non imposto dai nazisti, ma fondato costituzionalmente attraverso il parlamento. Comunque [[Charles de Gaulle]] si dichiarava, via radio da Londra, capo del governo in esilio, chiamando a raccolta l'esercito della Francia libera, trovando supporto in alcune colonie francesi e il riconoscimento dagli angloamericani.
 
Il regime di Vichy adottò politiche repressive, violente e antisemitiche di propria iniziativa, anche senza la direzione della Germania nazista.<ref>Robert O. Paxton, ''Vichy France, Old Guard and New Order'', New York, 1972</ref> Durante l'occupazione tedesca, settantaseimila ebrei furono deportati nei campi di sterminio, spesso con l'aiuto delle autorità del regime di Vichy. Dopo l'[[Distruzione della flotta francese a Mers-el-Kébir|attacco di Mers-el-Kébir]] nel 1940, dove la flotta britannica distrusse la maggior parte della marina francese, dove perirono circa 1100 marinai, e il [[bombardamento di Dakar]], ci fu un'indignazione nazionale e un sentimento di disaffezione verso l'esercito francese. In seguito, diverse navi, come la Richelieu e la Surcouf si aggregarono all'esercito di liberazione. Nel fronte orientale, diversi piloti francesi combatterono contro la Luftwaffe nello [[squadrone Normandie-Niemen]]. In Francia, ben pochi si organizzarono contro l'occupazione tedesca nell'estate del [[1940]]. Il numero di oppositori crebbe quando il regime di Vichy mostrò il suo vero volto e la sconfitta della Germania nazista stava diventando realtà. Alcuni oppositori formarono il movimento della [[resistenza francese|Resistenza]].<ref>H. R. Kedward, ''In Search of the Maquis'' (Oxford, 1993)</ref> Le più importanti figure della Resistenza francese furono [[Jean Moulin]], torturato poi da [[Klaus Barbie]] (il macellaio di Lione). La crescente repressione culminò nella completa distruzione del villaggio di [[Oradour-sur-Glane]], all'epoca dello sbarco in Normandia. Ci furono anche francesi che si aggregarono alle [[SS]]; nel 1944 venne creata da elementi volontari francesi la [[33. Waffen-Grenadier-Division der SS Charlemagne|Divisione Charlemagne]], impiegata fra l'altro nella [[battaglia di Berlino|difesa di Berlino]] nella primavera del [[1945]].
 
Anche riconoscendo l'estensiva collaborazione, lo storico britannico Simon Kitson ha dimostrato che il [[regime di Vichy]] si impegnò a fermare le tedesche che operavano nella zona libera.<ref>Simon Kitson, ''Vichy et la Chasse aux Espions Nazis,'' Paris, Autrement, 2005; Simon Kitson, ''The Hunt for Nazi Spies'', Chicago, University of Chicago Press, 2007</ref> Furono arrestate 2000 spie, ed alcune addirittura giustiziate. Ciò dimostra che il regime di Vichy voleva preservare la sua autorità.
[[File:Persuit to the West Wall.jpg|thumb|left|200px|<center>Mappa delle campagne di liberazione della [[Francia]] (1944)</center>]]
Nel novembre [[1942]] la Francia di Vichy venne occupata dalle armate tedesche, perché la guerra in Nordafrica stava per essere perduta.
 
Il [[6 giugno]] [[1944]] gli alleati angloamericani lanciarono, in [[Sbarco in Normandia|Normandia]] il [[D-Day]]. Successivamente il [[15 agosto]] sbarcarono in [[Operazione Dragoon|Provenza]] (assieme a 260.000 uomini dell'esercito francese B). Il [[Philippe Leclerc de Hauteclocque|generale Leclerc]] liberò [[Liberazione di Parigi|Parigi]] e Strasburgo e più tardi, assieme la nave Richelieu, rappresentò la Francia a [[Tokio]] durante la resa del Giappone. Tra il [[1944]] e il [[1945]] furono reclutati più di trecentomila uomini per combattere i tedeschi.
 
La Francia venne liberata dalle forze alleate nel [[1944]]. Il giorno in cui la Germania si arrese, l'esercito francese fu implicato nel [[massacro di Setif]] in [[Algeria]].
 
==== Guerra fredda e Quarta repubblica ====
{{main|Prima guerra d'Indocina|Guerra d'Algeria|Crisi di Suez}}
Dopo un iniziale periodo di governo provvisorio inizialmente diretto da [[Charles de Gaulle]], venne emanata una nuova costituzione il [[13 ottobre]] [[1946]], con la quale venne fondata la [[Quarta repubblica francese|Quarta repubblica]] sotto una forma di governo parlamentare, controllata da una serie di coalizioni. [[Vincent Auriol]] ([[1947]]-[[1954]]) il primo presidente della Quarta Repubblica. Ad Auriol succedette [[René Coty]] (1954-[[1958]]). La costituzione del [[1946]] creò anche l'[[Unione francese]], ma durante i successivi sedici anni, l'impero coloniale francese si disintegrò.
 
Lo stato di Israele venne fondato nel [[1948]], la Francia fu almeno inizialmente, un fiero sostenitore dello stato israeliano, anche con la fornitura di armi nella [[guerra arabo-israeliana del 1948|guerra arabo-israeliana]]. La Repubbica francese aveva bisogno di allearsi con Israele per assicurarsi il [[Canale di Suez]] da eventuali minacce in un periodo in cui era forte l'impulso alla decolonizzazione.
 
In Indocina il governo francese fu impegnato contro i ribelli comunisti dei [[Viet Minh]]. La Francia perse le colonie indocinesi durante la [[prima guerra d'Indocina]] nel [[1954]], dopo la [[battaglia di Dien Bien Phu]]. Il [[Vietnam]] venne diviso in due stati, mentre la [[Cambogia]] e il [[Laos]] diventarono indipendenti. La Francia lasciò l'Indocina, per venire rimpiazzata dagli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], i quali furono impegnati nella [[Guerra del Vietnam|seconda guerra d'Indocina]].
 
[[File:Semaine des barricades Alger 1960 Haute Qualité.jpg|thumb|right|300px|Le barricate ad [[Algeri]] nel [[1960]].]]
 
Nel [[1954]] scoppiò la [[guerra d'Algeria]]: fu un lungo periodo di scontri urbani, attentati, guerriglia e repressione che segnò la fine della presenza coloniale [[Francia|francese]] in Nordafrica e si concluse con l'indipendenza dell'[[Algeria]]. Il conflitto vide opporsi l'esercito francese e i francesi d'Algeria da un lato e il [[Front de Libération Nationale|Fronte di Liberazione Nazionale]] (FLN, ''Front de Libération Nationale'') assieme ad altri gruppi indipendentisti dall'altro. La resistenza fu innescata dal FLN nel [[1954]]. Due anni dopo avrebbe avuto luogo il ritiro francese dalla [[Tunisia]] e dal [[Marocco]].
 
Nel [[1956]] un'altra crisi investì le colonie francesi, questa vota in [[Egitto]]. Il [[Canale di Suez]] venne costruito dal governo francese; il 56% delle azioni apparteneva alla repubblica francese, tramite la [[Compagnia del Canale di Suez|Compagnie universelle du canal maritime de Suez]]. La [[Gran Bretagna]], che aveva acquistato le quote egiziane da [[Isma'il Pascià]] era la seconda possidente del canale prima della crisi. Il presidente egiziano [[Gamal Abdel Nasser]], nel [[1956]], [[nazionalizzazione|nazionalizzò]] il canale, nonostante l'opposizione di Francia e Gran Bretagna. La Francia e la Gran Bretagna attaccarono l'Egitto e stipularono l'alleanza con Israele. Israele attaccò da est, la Gran Bretagna da [[Cipro]], la Francia dall'[[Algeria]]. L'Egitto, lo stato arabo più potente all'epoca, venne sconfitto in pochi giorni. Questo evento causò un'ondata di forte indignazione nel mondo arabo e l'[[Arabia Saudita]] mise un embargo sul petrolio diretto in Francia e in Gran Bretagna. Il presidente degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] [[Dwight D. Eisenhower]] obbligò a un cessate il fuoco, poiché minacciò di vendere tutte le sterline per mettere in ginocchio l'economia britannica. L'esercito britannico venne ritirato dal conflitto e Israele, avendo interessi nella regione del [[Penisola del Sinai|Sinai]], lasciò la Francia da sola in Egitto. Sotto forti pressioni, il governo francese alla fine evacuò le sue truppe da Suez. Questa fu una grave sconfitta per la Francia e le minacce americane indignarono la popolazione francese.
 
Questa crisi tra le relazioni tra Francia e Stati Uniti, portò all'abbandono, da parte francese, del comando militare della [[NATO]] nel [[1966]]. Un'altra conseguenza fu che la Francia perse i suoi interessi geopolitici nella regione; questo significò che l'alleanza con Israele stava terminando. Il [[Charles de Gaulle|generale de Gaulle]], che venne eletto nel [[1958]], fece della ''[[Force de frappe]]'', cioè la [[deterrenza|deterrenza nucleare]], un compito prioritario per la difesa francese. La Francia adottò la [[dottrina militare|dottrina]] della ''[[dissuasion du faible au fort]]'' (dissuasione del debole sul forte), ossia la prospettiva strategica che un attacco da parte sovietica avrebbe comunque significato la totale distruzione per entrambe le parti.
 
==== Quinta repubblica ====
Il [[5 ottobre]] [[1958]], quando era in corso ancora la [[guerra d'Algeria]], venne approvata la nuova [[Costituzione francese del 1958|Costituzione]], nella quale il sistema [[parlamento|parlamentare]] veniva rimpiazzato con quello [[Repubblica semipresidenziale|semipresidenziale]].
 
[[Charles de Gaulle]] sfruttò la crisi per creare un nuovo Governo francese in cui la figura del Presidente avesse molti più poteri che in precedenza. Il [[28 settembre]] [[1958]] vi fu un [[referendum]] popolare, e il 79,2% dei votanti appoggiò le modifiche costituzionali proposte da De Gaulle.
 
Il Presidente era inizialmente eletto da un collegio elettorale, ma nel [[1962]] De Gaulle propose che venisse eletto direttamente dai cittadini con lo strumento del [[suffragio universale]]; anche tale modifica costituzionale venne approvata con un referendum il [[28 ottobre]] con li 62% dei consensi.
 
A de Gaulle successero [[Georges Pompidou]] ([[1969]]-[[1974]]) e [[Valéry Giscard d'Estaing]] ([[1974]]-[[1981]]). Nel [[1981]] arrivò all'[[Palazzo dell'Eliseo|Eliseo]] il socialista [[François Mitterrand]], poi rieletto nel [[1988]].
 
Dal [[1970]] sono stati apportati alcuni cambiamenti alla [[Costituzione francese del 1958]]: sono state rimosse le parti in cui si parla della "[[comunità francese]]" in quanto era ormai scomparsa.
 
Nel maggio [[1968]] anche la Francia veniva toccata dalle rivendicazioni studentesche, in campo educativo, sessuale e lavorativo ([[il Sessantotto]] e il [[maggio francese]]).
 
[[File:Nicolas Sarkozy MEDEF.jpg|thumb|180px|[[Nicolas Sarkozy]] presidente della Repubblia francese dal [[2007]].]]
Dopo la [[Muro di Berlino#La_caduta|caduta del muro di Berlino]], si ridussero le potenziali minacce alla Francia. La Francia così ridusse le sue capacità nucleari e abolì il [[servizio di leva]] nel [[2001]]. Nel [[1990]] la Francia di [[François Mitterrand]], con l'''[[Operazione Daguet|Opération Daguet]]'' partecipò alla [[Guerra del Golfo]] contro l'Iraq.
 
Nonostante la fine della [[guerra fredda]], la Francia dovette affrontare la [[guerra al terrorismo]]. Nel [[1994]] il [[volo Air France 8969]] venne dirottato da terroristi islamici con il possibile intento di schiantarlo su [[Parigi]], ma grazie al pronto intervento della [[GIGN]] a [[Marsiglia]], dove l'aereo fu posto a terra, il dirottamento fu un fallimento. Altri attacchi terroristici culminarono con le bombe alla [[metro di Parigi]] nel [[1995]].
 
Negli [[anni 1990|anni novanta]] la Francia promosse lo sviluppo dell'[[Unione Europea]]. Nel [[1992]] la Francia ratificò il [[Trattato di Maastricht]]. Nel [[2002]] l'[[Euro]] rimpiazzò il [[Franco francese]]. [[Jacques Chirac]] divenne presidente della Repubblica il [[17 maggio]] [[1995]].
 
Nel [[1999]] le truppe francesi furono impegnate nella [[Guerra del Kosovo|crisi in Kosovo]]. Nel [[2001]] la Francia contribuì a far cadere il regime talebano in [[Afghanistan]], prendendo parte alla [[Guerra in Afghanistan (2001 - in corso)|guerra in Afghanistan]] fin dall'inizio partecipando all'[[Operazione Enduring Freedom]] e alla missione [[International Security Assistance Force]]; tuttavia si oppose, in maniera assai vivace, all'[[Guerra_in_Iraq#Il_dibattito_sulla_guerra_.28gennaio_2002_-_marzo_2003.29|intervento in Iraq]], sostenendo argomenti che, dopo diversi anni dal rovesciamento del regime di Saddam Hussein, si sono rivelati realistici e fondati.
 
Jacques Chirac venne rieletto nel [[2002]], battendo al [[ballottaggio]] il leader del [[Fronte Nazionale (Francia)|FN]] [[Jean-Marie Le Pen]]. Nel [[2005]] la Francia venne colpita dalle rivolte delle ''[[banlieue]]'', a seguito della morte d due ragazzi di origine africana.
 
Nel [[2007]] venne eletto presidente della repubblica l'ex ministro dell'interno, e rivale di Chirac, [[Nicolas Sarkozy]]. Nel [[2008]], la Francia fu uno dei primi stati a riconoscere l'indipendenza del [[Kosovo]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* ''Alain Decaux raconte l'Histoire de France aux enfants'', Perrin, 1995
* Georges Duby - Robert Mandrou, ''Storia della civiltà francese'', 1996, Il Saggiatore, ISBN 8842802085 9788842802082
 
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