Relazioni bilaterali tra Italia e Libia e Leonida Repaci: differenze tra le pagine

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{{Bio
{{Infobox relazioni bilaterali
|Nome = Leonida
|paese1=Italia
|Cognome = Rèpaci
|paese2=Libia
|PostCognome = <ref name="Treccani">«[http://www.treccani.it/enciclopedia/leonida-repaci/ Rèpaci, Leonida]» dal sito dell'[[Enciclopedia Italiana|Enciclopedia Italiana Treccani]], Roma (on line)</ref>
|immagine = Italy Libya Locator.png
|ForzaOrdinamento = Repaci, Leonida
|Sesso = M
|LuogoNascita = Palmi
|GiornoMeseNascita = 5 aprile
|AnnoNascita = 1898
|LuogoMorte = Marina di Pietrasanta
|GiornoMeseMorte = 19 luglio
|AnnoMorte = 1985
|Epoca = 1900
|Attività = scrittore
|Attività2 = saggista
|Attività3 = poeta
|AttivitàAltre =, [[drammaturgo]] e [[pittore]]
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Leonida_Repaci_1956.jpg
|Didascalia = Leonida Rèpaci nel 1956
}}
Fratello dell'avvocato e politico [[Francesco Repaci]], e zio di [[Antonino Repaci]] magistrato e scrittore, nel [[1929]], insieme a [[Carlo Salsa]] e [[Alberto Colantuoni]], fondò il [[Premio Viareggio]], del quale è stato presidente fino alla morte.
 
== Biografia ==
'''Le relazioni bilaterali tra [[Italia]] e [[Libia]]''' (a partire dall'indipendenza del [[Regno Unito di Libia]] nel [[1951]]) hanno attraversato diverse fasi.
Leonida Rèpaci nacque a [[Palmi]], in [[provincia di Reggio Calabria]], il 5 aprile del [[1898]]. Ebbe un'infanzia difficile nella quale sua madre rimase vedova con dieci figli e con pochi soldi.
 
Dopo il terremoto del 1908, il fratello avvocato lo portò a [[Torino]] dove completò gli studi superiori. Si iscrisse in seguito alla facoltà di [[Giurisprudenza]] ma, a causa dello scoppio della [[Prima guerra mondiale]], fu costretto suo malgrado ad interrompere gli studi. Venne arruolato e mandato al fronte dove ottenne, con una medaglia d'argento, anche il congedo illimitato dopo il ferimento a Malga Pez.
Le relazioni sono state particolarmente difficoltose nei primi venti anni della [[Repubblica Araba di Libia]] di [[Muammar Gheddafi]]. I nodi centrali hanno riguardato i beni confiscati alle imprese e ai privati italiani nel [[1970]] e le richieste libiche di risarcimento per danni coloniali e di guerra.
Un momento di forte tensione si è raggiunto nel [[1986]], a seguito dell'attacco americano a [[Tripoli]] e [[Bengasi]] e all'[[attacco missilistico libico contro Lampedusa]].
La situazione dei rapporti bilaterali è andata migliorando a partire dal ''Comunicato congiunto Dini-Mountasser'' del [[1998]], fino alla stipula del [[trattato di Bengasi]] di amicizia e cooperazione nel [[2008]]. La Libia di Gheddafi è divenuta per l'Italia un alleato sulla sponda nordafricana e un fornitore di energia (gas e petrolio), fino alla [[Prima guerra civile in Libia|guerra civile libica]].
 
Tornato a [[Palmi]] scrisse il poemetto ''La Raffica'' ispirato alla morte di Anita, Nèoro e Mariano tre dei suoi nove fratelli, morti a causa dell'epidemia di ''spagnola''. Nel [[1919]] ritornò a Torino e conseguì la laurea, l'anno seguente prese l'abilitazione all'avvocatura e incominciò a frequentare ambienti e personaggi politici di sinistra.
== Relazioni coloniali ==
{{Vedi anche|Libia italiana}}
La Libia fu una [[colonia del Regno d'Italia]] nell'[[Africa settentrionale]], durata ufficialmente dal [[1912]] al [[1947]].
 
Durante l'occupazione delle fabbriche [[Antonio Gramsci]] in persona, che aveva recensito un suo libro ne ''[[Avanti!|l'Avanti]]'' torinese, lo chiamerà a collaborare a ''[[L'Ordine Nuovo]]'', rivista fondata dallo stesso Gramsci, da [[Angelo Tasca]], [[Palmiro Togliatti]] e [[Umberto Terracini]] con articoli molto critici verso i prodromi della nascente dittatura fascista, che vennero pubblicati accanto a quelli di [[Piero Gobetti|Gobetti]], [[Lenin]], [[Trotsky]], [[Thomas Mann]] e altri famosi letterati dell'epoca<ref>{{Cita web|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-il-rapporto-con-antonio-gramsci/3253/default.aspx|titolo=}}</ref>.
== La chiusura del contenzioso con il Regno Unito di Libia ==
{{vedi anche|Regno Unito di Libia}}
A seguito della [[risoluzione ONU]] n. 388 del 15 dicembre 1950, l'Italia e il [[Regno Unito di Libia]] (monarchia dei [[Senussi]]) conclusero nel 1956 un trattato ([[ratifica]]to con legge n. 843/[[1957]]) con il quale l'Italia acconsentiva al passaggio di proprietà di tutte le infrastrutture costruite dagli [[italo-libici|italiani in Libia]] e inoltre ripagava alla Libia i danni dell'occupazione, con un limitato indennizzo in sterline.
I contributi previdenziali degli [[italo-libici]] venivano passati al governo di Tripoli, con l'impegno di onorarli.<ref>[http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1957/lexs_35333.html Testo del trattato del 1957 e della legge di ratifica]</ref>
 
Rèpaci lasciò quindi Torino per [[Milano]] dopo la [[marcia su Roma]], ma continuò a collaborare a ''L'Ordine nuovo'', firmandosi con lo pseudonimo di ''Gamelin'', il protagonista del romanzo ''Gli dei hanno sete'' di [[Anatole France]].
== La rivoluzione di Gheddafi e la riapertura del contenzioso ==
Il colpo di stato del 1969 che porta al governo [[Gheddafi]] conduce anche alla riapertura del contenzioso con l'Italia sul passato coloniale. La nuova giunta militare sfrutta l'Italia come "nemico esterno" per cementare il consenso interno, attraverso iniziative propagandistiche quali la confisca dei beni (compresi i contributi previdenziali) e l'espulsione degli [[italo-libici]], e l'istituzionalizzazione del "giorno della vendetta".
 
La sua intransigenza ideologica supportata da un carattere ribelle e bellicoso lo porterà ad assumere la difesa degli imputati dell'[[Strage del Diana|attentato al teatro Diana]], ponendosi in modo esplicito contro il regime e, tra il 1922 e il 1924 a misurarsi in duello addirittura contro [[Galeazzo Ciano]] e padrino nel duello contro [[Roberto Farinacci|Farinacci]].
=== Richieste di risarcimento per danni coloniali e di guerra ===
Il nodo centrale del rapporto politico resta la pretesa libica di risarcimenti per i danni causati dagli italiani nel corso della colonizzazione e delle guerre combattute su suolo libico. La questione ha ispirato diverse discussioni: se l'attuale Libia (mai indipendente prima del 1951) era internazionalmente riconosciuta come parte del territorio italiano, i danni provocati dalle operazioni militari italiane degli [[anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]], nonché della [[Seconda guerra mondiale]] sul fronte nordafricano, avrebbero colpito lo stesso territorio italiano e non quello di un altro Stato, tra le altre cose nessuno Stato europeo ha mai pagato dei soldi per dei presunti danni derivati dal possesso coloniale di un altro territorio ora indipendente.
 
Nel 1924 il [[Partito Comunista d'Italia]] presentò la sua candidatura alle elezioni politiche insieme a quella di [[Francesco Buffoni]]<ref>{{Cita libro|titolo=Leonida Rèpaci, Taccuino politico, a cura di Giulio Vassalli, Soveria Mannelli, Rubettino Editore, 2001, p. 46 - 47}}</ref>. Tuttavia i due non furono eletti poiché non ebbero la preferenza dell'Esecutivo che andò a [[Luigi Repossi]] e [[Bruno Fortichiari]].
In egual misura l'Italia potrebbe chiedere dei danni all'attuale governo libico per i danni derivati dalle numerose rappresaglie dei ribelli libici durante il periodo coloniale, essendo richieste alquanto assurde sono state accantonate. A queste singolari richieste si contrappone anche la necessità di mantenere un rapporto politico disteso, per una serie di motivi: l'importanza delle operazioni di estrazione del petrolio che l'[[ENI]] avviò in Libia sin dal [[1956]], la possibilità di collaborare nella lotta contro il [[fondamentalismo]] ed il [[terrorismo]], la ricerca della stabilità nel [[Mediterraneo]].
 
Nell'agosto 1925 Rèpaci venne arrestato a Palmi, insieme ad altri comunisti e [[socialismo|socialisti]], come presunto assassino di Rocco Gerocarni, gerarca fascista del luogo durante una festa religiosa; il processo servì al regime per scardinare la roccaforte rossa e abbattere uno degli scogli socialisti più forti in [[Calabria]]: inaspettatamente Rèpaci venne assolto ma l'accaduto avvelenerà per sempre di diffidenze e sospetti i rapporti con i suoi concittadini, essendo diffusa la voce riguardante influenze del partito fascista sulla sua assoluzione. I testimoni falsi di quel processo alla fine o confessarono o si suicidarono e Rèpaci venne assolto dopo sei mesi di carcere.
=== I beni confiscati agli Italiani in Libia ===
{{vedi anche|Italo-libici}}
 
Si dimise dal PCd'I quache settimana dopo la sua liberazione convinto che la lotta politica fosse ormai divenuta impossibile per coloro che restavano in patria, e che i risultati non fossero proporzionati ai sacrifici. Tuttavia continuò la sua battaglia politica scrivendo libri in difesa delle idee socialiste e comuniste.
Nel [[1970]], dopo l'avvento della rivoluzione libica, gli oltre ventimila italiani residenti in Libia sono stati espulsi dal Paese e hanno subito la confisca di tutti i beni in violazione del trattato italo-libico del 1956, stipulato sulla base della Risoluzione Onu del 1950 che condizionava l'indipendenza del [[Regno Unito di Libia]] al rispetto dei diritti e degli interessi delle minoranze residenti nel Paese.
 
Nel [[1925]] dopo aver portato in teatro il racconto ''La madre incatenata'', iniziò ''La storia dei Rupe'', che nel 1933 gli farà vincere il [[Premio Bagutta]] e, tra varie versioni, lo accompagnerà fino agli [[anni 1970|anni settanta]].
Il valore dei beni è stato calcolato, al 1970, dal Governo italiano in 200 miliardi di lire per il solo valore immobiliare. Includendo i depositi bancari e le varie attività imprenditoriali ed artigianali con relativo avviamento, questa cifra supera i 400 miliardi di Lire che, attualizzati al [[2006]], significa circa 3 miliardi di euro. In trentasette anni, non vi è mai stato un provvedimento ad hoc che prevedesse l'adeguato risarcimento per la confisca del 1970. Gli aventi diritto hanno beneficiato solo delle provvidenze previste dalle leggi di indennizzo a favore di tutti i cittadini italiani che hanno perso beni all'estero.
 
Dopo aver lavorato, fra il 1923 e il 1925, alla redazione de ''[[l'Unità]]'', collaborò poi alla ''[[Gazzetta del Popolo]]'' e a ''[[La Stampa]]''.
La confisca del 1970 è stata giustificata da Gheddafi come parziale ristoro dei danni derivanti dalla colonizzazione, una sorta di acconto sul preteso saldo che oggi riesce ad ottenere, anche se la distinzione da parte del leader libico fra beni confiscati e le responsabilità delle vittime della stessa è sempre stata netta. Il Governo italiano da parte sua non ha mai preteso dai libici il rispetto del trattato violato ricorrendo alla prevista clausola arbitrale (art. 9) né ha mai posto sul tappeto il valore di quei beni “restituiti” al popolo libico se non altro per diminuire le pretese del colonnello.
 
Nel [[1929]], da una sua idea, con il contributo di Salsa e Colantuoni, nasce a Milano il [[Premio Viareggio]]<ref>Repaci mantenne la presidenza per tutto il resto della sua vita. Grazie al suo grande senso organizzativo, il «Viareggio» continua ad essere a tutt'oggi uno dei premi di letteratura più ambiti della letteratura italiana.</ref>. Nei giorni del premio Viareggio, immerso nel grande fervore organizzativo, conobbe e sposò Albertina Antonelli<ref>La coppia visse affiatata fino alla morte di lei, avvenuta nel [[1984]].</ref>.
Nell'accordo [[Lamberto Dini|Dini]]-Mountasser del luglio 1998 che doveva chiudere tutto il contenzioso non si fa minimamente cenno al valore dei beni confiscati agli italiani. Per quanto riguarda i visti di ingresso in Libia, dopo l'iniziale entusiasmo seguito alla visita dell'allora presidente del Consiglio [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] a Gheddafi nel 2004, nella quale il problema sembrava poter essere superato, ad oggi i cittadini italiani rimpatriati nel 1970 non possono rientrare nel Paese se non dopo aver compiuto 65 anni, tramite un viaggio organizzato e con i documenti di ingresso sia in italiano che in arabo. L'AIRL<ref>[http://www.airl.it Airl.it]</ref> è oggi l'associazione che rappresenta e difende i diritti di tutti i rimpatriati, lotta dal 1972 per il completamento dell'indennizzo, fondando la propria battaglia su precisi presupposti giuridici e morali.
 
Il 9 settembre 1943, assieme a tre amici (Pacini, Tosi, e Bernini) portandosi dietro un folla di popolani, assaltò un deposito d'armi a [[Palazzo Pallavicini Rospigliosi]], episodio che diede il via alla [[Resistenza romana]]<ref>{{Cita web|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-1925-1943-lavventura-di-un-antifascista/2956/default.aspx|titolo=}}</ref>.
=== I crediti delle aziende italiane in Libia ===
Si sente parlare ogni tanto dei [[credito|crediti]] degli italiani in Libia, collegando questo problema con l'avvento di [[Gheddafi]] e con l'esproprio dei beni e la cacciata degli Italiani, avvenuta nel [[1970]]. In realtà, vi sono diversi aspetti della vicenda. I "crediti delle aziende italiane in Libia" propriamente detti, risalgono ad attività economiche posteriori al 1970: i meno recenti risalgono all'inizio degli [[Anni 1980|anni ottanta]], i più recenti all'inizio degli anni [[2000]]. La ragione dell'insolvenza libica per questi imprenditori non sta nella volontà politica di danneggiare gli Italiani, ma deriva da vertenze di natura amministrativa o commerciale. La varietà dei casi, trattandosi di 105 aziende, sfugge a classificazioni.
 
Più tardi fu messo in contatto con il movimento militare del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] e successivamente entrò nel Comitato politico che riuniva allora l'ala intransigente del partito. Costituì il movimento delle bande partigiane, del cui comando fece parte assieme ai fratelli [[Carlo Andreoni|Andreoni]], Alberto Vecchietti, [[Ezio Malatesta]] e [[Aladino Govoni]].<ref>{{Cita libro|titolo=Leonida Rèpaci, Taccuino politico, a cura di Giuliano Vassalli, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2001, p. 48}}</ref>
Il [[Governo della Repubblica Italiana|Governo italiano]], nello spirito di cancellazione del passato nato dal ''Comunicato congiunto'' (vedi sopra), chiese nel 2000 ai creditori dei vari Enti libici di far conoscere le rispettive situazioni per negoziarle come un blocco di crediti. La somma dei crediti pretesi raggiunse il livello di oltre 620 milioni di [[euro]] e la difficile trattativa ebbe inizio. I libici chiesero che la parte italiana calcolasse i crediti indiscutibili all'interno dei 620 milioni di euro; ottenuta la risposta, chiesero di ricalcolarla con i loro esperti, arrivando a conclusioni totalmente diverse; su insistenza italiana, produssero nel 2004 una proposta di rimborso forfettario, naturalmente inferiore ai 600 milioni. Riversata ai creditori, la proposta fu rifiutata e si tornò alla carica. Ad un certo punto i libici dissero (confermando un concetto già espresso in precedenza) che i creditori del gruppo potevano farsi avanti comunque ''uti singuli'', smentendo poi questa possibilità al verificarsi del primo caso concreto.<ref>[http://www.difesa.it/Templates/Structured/RassegnaStampa/PdfNavigator.aspx?NRMODE=Published&NRNODEGUID=%7bCA929F6B-050D-4D7E-B078-6C7A35DEDD1D%7d&NRORIGINALURL=%2fSala%2bStampa%2fRassegna%2bstampa%2bOn-Line%2fPdfNavigator%2ehtm%3fDateFrom%3d11-11-2007%26pdfIndex%3d51&NRCACHEHINT=Guest&DateFrom=11-11-2007&pdfIndex=51 articolo riassuntivo sul rapporto bilaterale],"Il Sole 24 Ore", 11 novembre 2007</ref>
 
Finita la [[Seconda guerra mondiale]], Repaci, spinto dal suo spiccato senso organizzativo, fondò con [[Renato Angiolillo]] il quotidiano indipendente ''[[Il Tempo]]'' rimanendone condirettore dal giugno al dicembre 1944. Nel febbraio [[1945]], rotto il sodalizio con Angiolillo, fondò un nuovo quotidiano, ''[[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]'', che però visse soltanto 14 mesi. Successivamente accettò la direzione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Umanità (rivista)|Umanità]]'', insieme a [[Giuseppe Faravelli]] e [[Virgilio Dagnino]]. Organizzò infine con [[Mario Socrate]] e [[Franco Antonicelli]] il memorabile convegno ''Cultura e Resistenza'', a [[Venezia]].
== La crisi diplomatico-militare del 1986 ==
{{vedi anche|Attacco missilistico libico di Lampedusa}}
 
Il dopoguerra dopo il ripristino del Premio Viareggio per Rèpaci fu un susseguirsi frenetico di proposte e idee che lo fecero maturare positivamente sia intellettualmente sia a livello umano che sociale; fondò e presiedette il [[Premio Fila delle Tre Arti]], e il [[Premio Sila]] ([[1948]]).<br />Nel 1948 dietro insistenza di alcuni amici decide di candidarsi, senza poi venire eletto, al collegio senatoriale di Palmi nella lista del [[Fronte Democratico Popolare]]. Nel [[1950]] divenne componente del [[Consiglio Mondiale della Pace]] e nel [[1951]] membro della Giuria Internazionale per i Premi della Pace. Collaborò in seguito anche a ''[[Milano Sera]]'', a ''[[Vie nuove]]'' e a ''[[Paese Sera]]''.
Negli [[anni 1980|anni ottanta]] [[Gheddafi]], a fini anti-israeliani e anti-americani, arrivò a sostenere gruppi [[terrorismo|terroristi]] quali l'[[Irlanda|irlandese]] [[Provisional IRA|IRA]] ed il [[Palestina|palestinese]] [[Settembre Nero]], venendo anche accusato di aver organizzato degli attentati in [[Sicilia]], [[Scozia]] e [[Francia]].
Divenuto il nemico numero uno degli [[Stati Uniti d'America]], egli fu progressivamente emarginato dalla [[NATO]]. Inoltre, il 15 aprile [[1986]], Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense [[Ronald Reagan]]: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello, che era stato avvertito del bombardamento da [[Bettino Craxi]], allora Presidente del Consiglio in Italia<ref>[http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_31/craxi_tripolo_b3b07fa8-a715-11dd-90c5-00144f02aabc.shtml I libici rivelano 20 anni dopo: «Così Craxi salvò Gheddafi»]. [[Corriere della Sera]], 31 ottobre 2008.</ref>.
 
A metà egli anni '50 venne chiamato da [[Orazio Barbieri]], che in quel momento ricopriva la carica di Segretario Generale dell'Associazione dei rapporti culturali con l'[[Unione Sovietica]] “Italia-Urss” presieduta dal senatore [[Antonio Banfi]], a dirigere il mensile “Realtà sovietica” organo ufficiale dell'Associazione. Inoltre fece parte del Congresso degli Intellettuali voluto da [[Iosif Stalin|Stalin]] in [[Varsavia]]<ref>{{Cita libro|titolo=Santino Salerno, A Leonida Rèpaci. Dediche dal '900, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2003, p. 138}}</ref>
All'epoca del bombardamento americano contro [[Tripoli]], avvenuto il 14 aprile [[1986]], il primo ministro italiano [[Craxi]] fu reputato eccessivamente prudente e fu per questo criticato dalla stampa nazionale<ref>"Ma tenero è il governo", su Repubblica, 27 ottobre 1989, p. 2: "la linea del governo italiano (...) quando si tratta della Libia, è sempre incline ad una prudenza, per non dire una condiscendenza, che ha già sollevato in passato perplessità e critiche non solo in Italia, ma anche all'estero".</ref> per non aver reagito alla rappresaglia libica (il lancio di [[missili su Lampedusa]]). Oltre venti anni dopo è emersa una ben diversa descrizione dei fatti<ref>Data da Abdel-Rahman Shalgam, ministro degli esteri della Libia, a margine del convegno italo-libico alla Farnesina del 30 ottobre 2008, e confermata in una recente intervista da [[Giulio Andreotti|Andreotti]], allora ministro degli esteri, in [http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/esteri/libia-italia/attaccousa-conferma/attaccousa-conferma.html ''Andreotti e il ministro libico confermano "Craxi avvertì Gheddafi del bombardamento Usa"'' da Repubblica.it], vedere anche [http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_31/craxi_tripolo_b3b07fa8-a715-11dd-90c5-00144f02aabc.shtml Corriere della Sera], che include riferimenti a precedenti rivelazioni nello stesso senso del senatore Sdi Cesare Marini.</ref> secondo cui Craxi avvertì preventivamente [[Gheddafi]] dell'imminente attacco statunitense su Tripoli, consentendogli in tal modo di salvarsi.
 
Nel [[1956]] vinse il [[Premio Crotone]] con ''Un riccone torna alla terra'' e due anni dopo il [[Premio Villa San Giovanni]] con la ''Storia dei fratelli Rupe''. A poco a poco si allontanò dall'attività giornalistica per dedicarsi alla stesura definitiva della trilogia ''Storia dei Rupe'', e il secondo volume, ''Tra guerra e rivoluzione'', vinse nel [[1970]] il Premio Sila. In quel periodo la sua naturale irrequietezza lo portò a darsi alla [[pittura]], con discreto successo sia di critica sia di pubblico, allestendo personali a Milano e a Roma. La morte colse il "Leone mai domo" a [[Pietrasanta]] (Lucca) il 19 luglio 1985.
Si tratta di una ricostruzione conforme con le note posizioni del governo italiano, che considerava la ritorsione americana, scaturita dalla politica di appoggio al terrorismo della [[Libia]], come un atto improprio, che non doveva coinvolgere come base di partenza dell'attacco il suolo italiano. Tale versione è coerente anche con alcune ricostruzioni dei [[missili su Lampedusa]], segnatamente quella<ref>Proposta da Cesare Marini nell'intervista a Il Riformista del 4/19/2003.</ref> secondo cui i missili sarebbero stati un espediente per coprire "l'amico italiano" agli occhi degli americani: lo dimostrerebbe la scarsa capacità offensiva di penetrazione dei missili, che per altro sarebbero caduti in mare senza cagionare alcun danno.
 
== La tematica ==
Tale tesi, nel contempo, però, non spiega come facesse Craxi a conoscere l'attacco due giorni prima, visto che esso fu condotto da navi della VI flotta alla fonda nel [[golfo della Sirte]] e che ostentatamente all'epoca si disse<ref>Loren Jenkins, “Libyan missile fire protested by Italy”, The Washington Post , April 16, 1986, p. A23.</ref> che il governo italiano - e nessun altro governo della [[NATO]], ad eccezione di quello britannico - non era stato coinvolto nella sua preparazione<ref>Come ammesso dal Generale di Squadra Aerea Basilio Cottone, che ha dichiarato "so con certezza che non venimmo nemmeno avvisati del raid contro Tripoli. Ricordo la sorpresa quella notte quando i nostri radar scoprirono gli aerei diretti in Libia" : "Il generale Cottone: mai arrivati missili a Lampedusa", intervista di Clara Salpietro del 20 settembre 2005 su Pagine di Difesa</ref>. Sul punto, però, è giunta recentemente una testimonianza diretta del consigliere diplomatico di Craxi a palazzo Chigi, l'ambasciatore Antonio Badini, secondo cui [[Reagan]] inviò [[Vernon Walters]] ad informare il governo italiano dell'imminente attacco a [[Gheddafi]] e Craxi, non essendo riuscito a convincere gli americani a desistere, decise di salvare la vita al leader libico per evitare un'esplosione di instabilità in un Paese islamico di fronte all'Italia<ref>La Repubblica, 31 ottobre 2008, p. 19.</ref>.
L'opera di Rèpaci si può definire autobiografica e a diretto contatto con la vita vissuta, fin dal suo esordio ''L'ultimo cireneo'' ([[1923]]) dove racconta del suo ferimento al fronte, al libro ''[[In fondo al pozzo]]'' la esperienza traumatica del carcere, per arrivare alla ''La Pietrosa racconta'' ([[1984]]) una rievocazione sentimentale della moglie tanto amata. Infine la sua opera più cara per l'impegno profuso nel tempo la trilogia ''[[Storia dei Rupe]]'' la vicenda di una famiglia italiana numerosa e fattiva della media borghesia provinciale la quale esprime il travaglio del tempo attraverso esperienze sociali, spirituali e psicologiche dei primi trent'anni del Novecento; lo scrittore dimostra in questo un interesse preminente per i problemi e le vicende della sua terra. Nella narrazione oltre al filone autobiografico si aggiungono temi politici e sociali con un autentico e totale impegno realistico, ma si caratterizza anche un eccesso lirico descrittivo pieno di colore e di violenza intrisa di travolgente sensualità.
 
Nel [[1959]] [[Federico Fellini]] lo fa partecipare, nella parte di sé stesso, al film [[La dolce vita]], insieme alla pittrice [[Anna Salvatore]] e all'attrice [[Laura Betti]].
== Il ''Comunicato congiunto Dini-Mountasser'' (1998) ==
[[Gheddafi]] avanzò nel tempo pretese più o meno concrete, in alcuni momenti approfittando del rancore verso l'Italia per dare sferzate di orgoglio e di unità nazionale al suo popolo e per ribadire il proprio controllo sul Paese. Nel tentativo di chiarire i termini della questione, condotto molto lentamente e sagacemente dalle diplomazie italiana e libica, il punto di svolta si ebbe nel 1998, quando il 4 luglio fu firmato a [[Roma]] il ''Comunicato congiunto''<ref>[http://www.airl.it/accorditrattati2.php Testo del Comunicato Congiunto] del 1988</ref>, documento che prevedeva di principio esborsi dell'[[Erario]] italiano, ma che (confermando la prudenza con la quale l'Italia voleva continuare a trattare il problema) non fu mai inviato a ratifica parlamentare.
 
== Opere ==
L'accordo prevedeva una serie di azioni dirette da parte del [[Governo della Repubblica Italiana|Governo italiano]] (ricerca dei familiari dei libici deportati in Italia, aiuto allo [[sminamento]], aiuto ai libici danneggiati), nonché la realizzazione di progetti economici a cura di una società mista che avrebbe raccolto contributi da vari soggetti pubblici e privati, italiani e libici. Nell'accordo [[Lamberto Dini|Dini]]-[[Omar el Mountasser|Mountasser]] del luglio 1998 che doveva chiudere tutto il contenzioso non si fa cenno al valore dei beni confiscati agli italiani.
=== Romanzi e racconti ===
*''L'ultimo Cireneo'', Milano, Avanti!, 1923; Milano, Alpes, 1928; Milano, Ceschina, 1934.
[[File:Cireneo23.JPG|thumb|L'ultimo cireneo. Milano, Avanti! 1923 - - (Coll. Angelo Bastone)]]
*''All'insegna del gabbamondo. Romanzi brevi'', Milano, Codara, 1928 (contiene: All'insegna del Gabbamondo, Madre e figlio, Vita e miracoli di Valentino Gaudenzi, Le violette, Re incubo sulla fune); edizione accresciuta Milano, Ceschina, 1942 (contiene anche: Cata l'incendiaria, La nostra povertà ci protegge, Sposalizio davanti al mare, Notte bianca, Guerra di fanciulli, La farfalla bianca).
[[File:Gabbamondo28.JPG|thumb|All'insegna del gabbamondo. Codara 1928 (Coll. Angelo Bastone)]]
*''Cacciadiavoli. Racconti'', Milano, Ceschina, 1930 (contiene: Cacciadiavoli, Gelosia, Crepuscolo, Ritorno al nido, Golateddha, Mani, Una donnina qualunque, Il principe innamorato).
*''La carne inquieta'', Milano, Ceschina, 1930.
*''Racconti della mia Calabria'', Torino, Buratti, 1931 (contiene: L'intrusa, Fogli strappati, Il cappone di Natale, Creatura, Santazzo il tempesta, Lao e il sillabario, L'accompagnatore), di questa edizione sono stati stampati anche 5 esemplari su carta a mano contrassegnati con le lettere dell'alfabeto; Milano, Corbaccio, 1941.
*''Fatalità contemporanea. I fratelli Rupe'', Milano, Ceschina, 1932.
*''Galoppata nel sole'', Milano, Corbaccio, 1933 (contiene: Galoppata nel sole, Il ceppo nuziale, Primo amore, L'entrata speciale, Il sogno di Quasimoda, Il poncio, Il dormiente risvegliato, Giornata del vecchio, La nemica, Naufraghi, Lori, Albina, Spinetto sogna, Giovannino, Un uomo qualunque, La fata della notte, Signore di paese, L'anima e l'ordigno, Smorfia libraio, La dote di Fiora, Falso allarme, Volontà della specie, Marianna).
*''Fatalità contemporanea. Potenza dei fratelli Rupe'', Milano, Ceschina, 1934.
*''Passione dei fratelli Rupe. 1914'', Milano, Ceschina, 1937.
*''Taccuino segreto. Quasi un romanzo'', Milano, Bompiani, 1940.
*''La tenda rossa. Racconti'', Milano, Ceschina, 1954 (contiene: Terza primavera dell'uomo'' già col titolo "Il poncio"'', Cacciadiavoli, Cola Pagamàno, Santazzo il tempesta, Vita e miracoli di Valentino Gaudenzi, La tenda rossa, La figlia bella, Fogli strappati al quaderno ignoto, Guerra di fanciulli, La cinese bianca).
*''Un filo che si svolge in trent'anni. Tutti i racconti di Repaci'', Milano, Ceschina, 1954.
*''Peccati e virtù delle donne. Caratteri e ritratti'', Milano, Ceschina, 1954.
*''Un riccone torna alla terra'', Milano, Ceschina, 1954.
*''Il deserto del sesso'', Milano, Ceschina, 1957.
*''Storia dei fratelli Rupe'', Milano, A. Mondadori, 1957.
*''Il pazzo del casamento'', Milano, A. Mondadori, 1958.
*''Amore senza paura. Romanzo-inchiesta'', Milano, Sugar, 1963.
*''Magia del fiume'', Milano, Ceschina, 1965.
*''II caso Amari'', Milano, Rizzoli, 1966.
*''Storia dei Rupe'', 4 voll., Milano, A. Mondadori, 1969-1973.
*''Lanterne rosse a Montevenere. Romanzo di una contestazione'', Napoli, A. Marotta, 1974.
*''La farfalla bianca'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 1986.
 
=== Saggistica ===
== Il dibattito sulla necessità di un "grande gesto" di riconciliazione negli anni 2000 ==
[[File:Taccuino politico49.jpg|thumb|Taccuino politico, Milano Ceschina 1949 (Coll. Angelo Bastone)]]
L'applicazione del testo del ''Comunicato congiunto'' procedette sin dall'inizio abbastanza pigramente, e nel 2001 ci si rese conto da entrambe le parti che esso non era sufficiente a chiudere in tempi rapidi la vertenza. Si fece strada l'idea di un "gesto simbolico" (poi ribattezzato "Grande gesto") con il quale accontentare le pretese libiche ed evitare il ripetersi in futuro di minacce, sequestri di imprenditori italiani ed atti simili. Va detto che tali azioni poco avevano a che vedere con il rapporto bilaterale e probabilmente derivavano da vertenze economiche e commerciali nelle quali alcuni italiani avevano tentato di raggirare libici, questi ultimi ricorrendo alle loro connessioni di clan (ogni libico ne ha una o più) per dissuadere gli italiani.
*''Con la ciurma dell'"Alessandro". Genti e città'', Milano, Ceschina, 1933.
*''Galleria. Taccuino artistico degli anni di guerra 1941-1942-1943'', Milano, Ceschina, 1948.
*''Giro del mondo di ieri'', Milano, Bompiani, 1948.
*''Ricordo di Gramsci'', Roma, Macchia, 1948.
*''Socialismo sognato'', Roma, Macchia, 1948.
*''Taccuino politico'', Milano, Ceschina, 1949.
*''Francesco Cilea'', Palmi, Biblioteca Comunale Palmi, 1953.
*''Giramondo'', Milano, Ceschina, 1960.
*''Compagni di strada'', Roma, Edizioni Moderne Canesi, 1960.
*''Per Giuseppe Cesetti'', Viterbo, Agnesotti, 1961.
*''Il Sud su un binario morto'', Cosenza, Pellegrini, 1963.
*''[http://openlibrary.org/books/OL24629596M/Calabria_grande_e_amara Calabria grande e amara]'', Milano, Nuova accademia, 1964.
*''Alvaro e la Calabria'', Milano, Cromotipia Sormani, 1965
*''Stalin e Kruscev nei giardini della morte'', Roma, Centro Italiano Diffusione Arte e Cultura, 1966.
*''Taccuino segreto. Prima serie (1938-1950)'', Lucca, Fazzi, 1967.
*''Monteleone, Roma, Gesualdi.
*''Repaci '70 e la cultura italiana'', 2 voll., Roma, Costanzi, 1968.
*''Leonida Repaci'', Milano, Galleria d'Arte Cavour, 1970.
*''Messaggio per Cilea'', Cosenza, Pellegrini, 1972.
*''Luigi Spanò'', Roma, Galleria Dimensione, 1974.
 
=== Raccolte di poesie ===
Pian piano l'idea del gesto simbolico cominciò a prendere forma e si parlò di un ospedale [[oncologia|oncologico]] sotto la supervisione dei maggiori specialisti italiani, oggetto che poteva richiedere un investimento a fondo perduto da parte del Governo italiano pari a 60 milioni di euro. L'idea dell'ospedale cominciò a concretizzarsi e finalmente fu espressa -le testimonianze sono sufficientemente affidabili- in un incontro tra il capo del governo [[Silvio Berlusconi]] ed il colonnello [[Gheddafi]] il 28 ottobre [[2003]].
[[File:Ribelle19.jpg|thumb|Il Ribelle e l'Antigone - Palmi Zappone 1919 - (Coll. Angelo Bastone)]]
*''Il Ribelle e l'Antigone'', Palmi, Tip. Zappone, 1919.
*''I poemi della solitudine'', Palmi, Tip. Signoretta, 1920.
*''Il prezzo del fascismo'', Patria Indipendente 1971.
*''Poemetti civili'', Siracusa, Cartia, 1973.
*''La parola attiva. Poesia come racconto'', Milano, A. Mondadori, 1975.
*''La Pietrosa racconta'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 1984.
*''Mamma leonessa'', Roma, Gangemi, 1984.
*''Ogni volta'', Cosenza, Periferia, 1986.
*''Poesia aperta'', Milano, Rusconi, 1986.
 
=== Drammaturgie ===
Al leader libico l'ospedale non bastava e richiedeva qualcosa di più costoso: un'[[autostrada]] lungo la costa libica dal confine tunisino a quello egiziano, opera del costo tra 1,5 e 6 miliardi di euro (a seconda del progetto e delle risorse utilizzate). Tale richiesta fu in seguito discussa con una certa serietà, finché nel dicembre 2004 un incontro tecnico finì senza risultati, poiché la parte italiana non era in grado di assicurare l'impegno politico a finanziare l'intera autostrada.
*''L'Attesa. Commedia in tre atti'', Torino, Rivista Il Dramma, Le Grandi Firme, 1930.
*''L'Inaugurazione. Un atto'', Torino, Rivista Il Dramma, Le Grandi Firme, 1930.
*''La madre incatenata.Tragedia moderna in tre atti'', Milano,in proprio,1926; Milano,Ceschina, 1931.
*''Ribalte a lumi spenti 1937-1938'', Milano, Ceschina, 1939.
*''Ribalte a lumi spenti 1938-1940'', Milano, Garzanti, 1941.
*''Ribalte a lumi spenti 1940-1941'', Milano, Ceschina, 1943.
*''Teatro'', Roma, Macchia, 1949.
*''Omaggio al teatro'', Milano, Ceschina, 1957.
*''Teatro di ogni tempo'', Milano, Ceschina, 1967.
 
=== Opere tradotte ===
Nel [[2004]], nel corso di una visita in Libia dell'allora presidente del Consiglio [[Silvio Berlusconi]], il colonnello [[Gheddafi]] affermò che da quel momento il 7 ottobre non sarebbe più stato celebrato in Libia come il "Giorno della Vendetta", bensì come il "Giorno dell'Amicizia" tra i due Stati. Nonostante ciò, le autorità ed i mezzi di informazione libici hanno celebrato il 7 ottobre 2005 ed i successivi come "Giorno della Vendetta".
 
*''Les frères Rupe'', Trad. Baronne D'Orchamps, Parigi, Albin Michel, 1937.
{{Vedi anche|Caricature di Maometto sullo Jyllands-Posten#Tensioni tra Libia e Italia}}
*''La puissance des frères Rupe'', Trad. Baronne D'Orchamps, Parigi, Albin Michel, 1938.
Il 15 febbraio [[2006]] il ministro [[Roberto Calderoli]], in un'intervista televisiva del [[TG1]] sulla [[libertà di espressione]] in [[Europa]] in seguito alle conseguenze della pubblicazione di alcune [[caricature di Maometto sul Jyllands-Posten]], mostra una maglietta che raffigura Maometto<ref>[http://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/esteri/moriente33/caldedimette/ansa_7613403_13440.jpg Immagine tratta da Repubblica]</ref><ref>[http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2006/02/20/0IUZOFDA--140x180.jpg Immagine tratta dal Corriere della Sera]</ref>. Il servizio viene ripreso e ritrasmesso da tutti i telegiornali RAI.
*''La passion des fréres Rupe 1914'', Trad. Baronne D'Orchamps, Parigi, Albin Michel, 1938.
Il 17 febbraio ci fu una violenta protesta davanti al [[Consolato (diplomazia)|Consolato]] [[Italia]]no di [[Bengasi]] in [[Libia]], occupato, incendiato e reso inagibile, e la polizia libica sparò sulla folla, uccidendo 11 manifestanti. Secondo dichiarazioni successive dello stesso Gheddafi<ref>[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/03_Marzo/02/gheddafi.shtml Gheddafi: non escludo altri attacchi a Italia - Corriere della Sera<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, la rivolta di Bengasi non fu dovuta alle vignette bensì allo storico contenzioso Italia-Libia per il risarcimento dei danni coloniali. La stessa rivolta, secondo commentatori esperti di politica mediorientale, sarebbe stata frutto di accordi sotterranei con movimenti integralisti, fino a quel momento osteggiati dal regime libico<ref>[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/03_Marzo/03/mallam0306.shtml Corriere della Sera - In mano agli Islamici<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Calderoli si dimette il 18 febbraio [[2006]], dopo esplicita richiesta dell'intero governo e di tutta l'opposizione, oltre che al richiamo del Presidente della Repubblica, [[Carlo Azeglio Ciampi]] che invoca "comportamenti responsabili" per chi ha "responsabilità di governo". L'episodio della maglietta provoca anche tensioni diplomatiche tra il governo italiano e lo [[Libia|Stato libico]]. Il consolato italiano a Bengasi non è stato riaperto fino al 2011, lasciando come unica rappresentanza italiana in Libia l'ambasciata a Tripoli. Il 20 maggio 2012 il consolato, riaperto prima in sede provvisoria, ha ricominciato la sua attività per il pubblico con l'ufficio visti nello stesso stabile delle rivolte del 2006.
*''Brinnande Blod'', Trad. Karin De Laval, Stoccolma, Fritzes, 1947.
*''Un richard retourne à sa terre'', Trad. Ginette Bertrand, Parigi, Del Duca, 1958.
 
==Note==
Il Governo guidato da [[Romano Prodi]] ha ripreso con attenzione la vertenza libica e vi sono stati interessanti sviluppi, culminati (per il momento) nel Convegno del 26 ottobre 2007 sui deportati libici. Tra l'altro, il 26 ottobre è una data simbolica molto importante, poiché la Libia vi celebra l'inizio delle deportazioni nel 1911 ed è giorno di lutto nazionale con chiusura diurna di tutte le comunicazioni esterne del Paese. Per quanto concerne la costosa autostrada, l'atteggiamento italiano è di raggiungere qualche risultato oggettivo nel tentativo di accontentare il Colonnello. Ma l'atmosfera non è ancora matura per una visita in Italia di Gheddafi.
<references/>
 
== Bibliografia ==
==== Visite ufficiali di Gheddafi in Italia ====
*Giuseppe Ravegnani (a cura di), ''Repaci controluce. Antologia e critica'', Milano, Ceschina, 1963.
Il 10 giugno [[2009]] Gheddafi si reca per la prima volta in [[Italia]] in visita di Stato, ove soggiorna tre giorni, seppur fra molte polemiche e contestazioni.
*Antonio Altomonte, ''Leonida Repaci'', Firenze, La Nuova Italia, 1976.
Il leader libico viene ricevuto al [[Campidoglio]], a [[La Sapienza]] (dove subisce la contestazione degli studenti del movimento dell'Onda<ref name=autogenerato1>[http://www.rainews24.rai.it/it/asp/foto-gallery.asp?nid=120981 Rainews24 - Pagina non trovata<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>), alla sede di [[Confindustria]] e incontra le massime cariche italiane.
*Sandra Giannattasio (presentazione di), ''Leonida Repaci pittore'', Roma, Dimensione, 1974.
Durante la visita di stato mostra, appuntata sulla divisa militare, una foto dell'eroe della resistenza libica antiitaliana [[Omar al-Mukhtar]], suscitando interesse e qualche perplessità.<ref name=autogenerato3>[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/06/al-Mukhtar.shtml?uuid=d2569532-55e8-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero Chi è al-Mukhtar, l'uomo nella foto sul petto di Gheddafi - Il Sole 24 ORE<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
*Antonio Orlando, ''Il socialismo sognato di Leonida Repaci'', Ragusa, Cultura duemila, 1994.
*Santino Salerno, ''A Leonida Repaci. Dediche dal '900'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003.
*Natale Pace, ''Il Debito - Leonida Repaci nella storia'', Reggio Calabria, Roberto Laruffa ed. 2006.
*Santino Salerno (a cura di), ''Leonida Repaci. Una lunga vita nel secolo breve'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008.
*Santino Salerno (a cura di), ''Sonavan le quiete stanze. La Pietrosa di Leonida Repaci'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009.
 
==Voci correlate==
Particolarmente ostili all'accoglienza preparata per il [[Capo (ruolo)|leader]] [[Libia|libico]] da parte del [[governo]] sono i [[Radicali Italiani]], che con il [[deputato]] [[Matteo Mecacci]] e il [[senatore]] [[Marco Perduca]] (entrambi membri della [[delegazione Radicale nel PD]]) organizzano manifestazioni di protesta, in aula del [[Senato]] e fuori<ref name=autogenerato2>[http://www.youtube.com/watch?v=CQXmFlhvC30 Video Ostruzionismo e manifestazione dei Radicali contro il Trattato Italia-Libia]</ref>.
*[[Premio Viareggio]]
*[[Premio Bagutta]]
 
== Altri progetti ==
Queste proteste fanno sì che la sede dove il [[colonnello]] Gheddafi dovrebbe tenere il suo discorso sia spostata dal [[Senato]] alla meno prestigiosa [[sala Zuccari]] di [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]]<ref name=autogenerato4>[http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=120946 "Ora siamo amici". Ma il discorso di Gheddafi in Senato salta]</ref>. Il discorso pronunciato dal colonnello l'11 giugno [[2009]] desta comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:
{{Interprogetto}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Citazione|Gli Stati Uniti sono terroristi come [[Bin Laden]], hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente<ref name="repubblica.it">[http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/esteri/gheddafi-italia/gheddafi-senato/gheddafi-senato.html Repubblica.it: Gheddafi: "Usa come Bin Laden, partitismo aborto della democrazia"]</ref>}}
* {{cita web|http://www.brutium.info/storia/storia14.htm|Leonida Rèpaci su Storia e Folklore Calabrese di Domenico Caruso}}
 
* {{cita web|http://www.premioletterarioviareggiorepaci.it|Premio Letterario Viareggio Rèpaci}}
{{Citazione|Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?<ref name="repubblica.it" />}}
* [http://www.youtube.com/watch?v=jS1XGAhmouw Leonida Repaci e [[Luigi Silori]] in un filmato dell'[[Istituto Luce]]]
 
* {{Collegamenti esterni}}
Il 16 novembre [[2009]] Gheddafi torna in [[Italia]], a [[Roma]], per partecipare a un incontro della [[Fao]].
{{Box successione
Durante il suo soggiorno romano, organizza alcuni dibattiti su [[Islam]] e [[Corano]] a circa cinquecento ragazze [[hostess]], raccogliendo 104 adesioni, regolarmente stipendiate per la presenza<ref>[http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_16/geddafi_hostess_0ac99aa2-d27d-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml Corriere.it - Gheddafi invita 100 hostess e fa lezione]</ref>.
|carica = Condirettore del quotidiano [[Il Tempo]]<br />(direttore Renato Angiolillo)
Il 29 agosto [[2010]] Gheddafi inizia un nuovo soggiorno in [[Italia]] per celebrare il secondo anniversario della firma del [[Trattato di Bengasi|Trattato di Amicizia fra Italia e Libia]].
|immagine =
Malgrado la sua mancanza di qualificazione per quanto riguarda le cosiddette "scienze religiose" (''ʿulūm dīniyya''), anche durante questo suo soggiorno romano, organizza alcune "lezioni" di [[Islam]] e [[Corano]] a quasi 500 ragazze [[hostess]], regolarmente stipendiate per la presenza. «L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa» ha apostrofato Gheddafi le ragazze. Tre ragazze, due italiane e una spagnola, si sono presentate con il velo perché si erano convertite all'Islam.<ref>{{cita web | url = http://www.corriere.it/cronache/10_agosto_29/gheddafi-roma-cavalli-amazzoni-tenda-beduina_fed80874-b344-11df-ac3b-00144f02aabe.shtml| titolo = Gheddafi show a Roma con le hostess: «L'Islam religione d'Europa»| editore = Corsera.it| data = 29 agosto 2010}}</ref>
|periodo = 5 giugno [[1944]] - dicembre [[1944]]
 
|precedente = ///
Anche in questo caso la presenza del leader [[libia|libico]] in [[Italia]] suscita notevoli polemiche. In particolare il [[senatore]] [[Marco Perduca]] ([[Lista Emma Bonino|Lista Emma Bonino - PD]]) e i [[Radicali Italiani]] protestano per la permanenza nella [[Caserma Salvo D'Acquisto]].<ref>[http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2010/08_agosto/27/italia-libia_perduca_intollerabile_circo_in_caserma_d_acquisto,25783917.html Virgilio.it - Italia-Libia/ Perduca: Intollerabile circo in Caserma D'Acquisto]</ref>. Per contrastare la permanenza di Gheddafi in questa caserma viene persino organizzato un [[flash mob]]<ref>[http://www.facebook.com/home.php?sk=lf#!/event.php?eid=123601351022105 Facebook: «Flash mob per contrastare la presenza di Gheddafi in Italia»]</ref>.
|successivo = [[Renato Angiolillo]]
 
}}
== Il trattato di Bengasi (2008) ==
{{Box successione
{{interprogetto|testo=Trattato Di Amicizia, Partenariato E Cooperazione Tra La Repubblica Italiana E La Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista|testo_preposizione=del|testo_etichetta=Trattato di Bengasi (2008)}}
|carica = Direttore del quotidiano [[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]
; Processo di ratifica
|immagine =
Il 30 agosto 2008 [[Gheddafi]] e [[Berlusconi]] hanno firmato un trattato di Amicizia e Cooperazione, nella città di [[Bengasi]].<ref name=treaty>{{Cita web|url=http://www.senato.it/parlam/leggi/09007l.htm|titolo= Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008|editore=[[Parlamento della Repubblica Italiana]]|data=6 febbraio 2009|accesso=10 giugno 2009}}</ref><ref name=ansa>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/english/news/2009-06-09_109379246.html|editore=[[ANSA]]|titolo=Gaddafi to Rome for historic visit|data=10 giugno 2009|accesso=10 giugno 2009}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.tripolipost.com/articledetail.asp?c=1&i=2335|titolo=Berlusconi in Benghazi, Unwelcome by Son of Omar Al-Mukhtar|editore=''The Tripoli Post''|data=30 agosto 2008|accesso=10 giugno 2009}}</ref>
|periodo = 5 febbraio [[1945]] - 28 febbraio [[1946]]
Il trattato è stato ratificato dall'Italia il 6 febbraio 2009<ref name=treaty /> e dalla Libia il 2 marzo, durante una visita di Berlusconi a [[Tripoli]]<ref name=ansa /><ref>{{Cita news|url=http://www.alarabonline.org/english/display.asp?fname=2009%5C03%5C03-02%5Czbusinessz%5C988.htm&dismode=x&ts=02/03/2009%2004:42:49%20ã|titolo=Libya agrees pact with Italy to boost investment|data=2 marzo 2009|accesso=10 giugno 2009|editore=Alarab Online}}</ref>
|precedente = ''soppresso nel 1926''
Tale trattato comporta notevoli oneri finanziari a carico dell'Italia, e offre una cornice di partenariato tra i due paesi<ref>[http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1066 Natalino Ronzitti] su ''Affari Internazionali'', 8 febbraio 2009</ref>
|successivo = ''cessato''
 
}}
; Visita di Gheddafi a Roma
{{Premio Bagutta}}
Nel giugno 2009 Gheddafi ha compiuto la sua prima visita a [[Roma]]. Gheddafi ha soggiornato tre giorni in [[Italia]], seppur fra molte polemiche e contestazioni.<br>
{{Controllo di autorità}}
Il leader libico si è recato al [[Campidoglio]], a [[La Sapienza]] (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell'Onda<ref name=autogenerato1 />), alla sede di [[Confindustria]] e ha incontrato le massime cariche italiane (il Presidente del Consiglio Berlusconi, il [[presidente della Repubblica]] [[Giorgio Napolitano]], il presidente del [[Senato della Repubblica|Senato]] [[Renato Schifani]] e il presidente della [[Camera dei deputati|Camera]] [[Gianfranco Fini]])<ref name=ansa />.
{{Portale|biografie|letteratura|pittura|teatro}}
 
Durante la visita di stato Gheddafi ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell'eroe della resistenza libica antitaliana [[Omar al-Mukhtar]], suscitando perplessità e proteste.<ref name=autogenerato3 />
 
Il [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]] e l'[[Italia dei Valori]] si sono opposti alla visita<ref>{{Cita news|url=http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/81290/gheddafi_a_roma_tra_le_polemiche|titolo=Gheddafi a Roma, tra le polemiche|editore=[[Democratic Party (Italy)|Democratic Party]]|data=10 giugno 2009|accesso=10 giugno 2009}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200906articoli/44496girata.asp|titolo=Gheddafi protetto dalle Amazzoni|editore=''[[La Stampa]]''}}</ref> e diverse proteste sono state messe in atto in tutta Italia da attivisti dei [[diritti umani]] e dal [[Partito Radicale Transnazionale]].<ref>{{Cita news|url=http://www.irispress.it/Iris/page.aspVisImg=S&Art=41589&Cat=1&I=null&IdTipo=0&TitoloBlocco=Politica&Codi_Cate_Arti=27|titolo= Gheddafi a Roma: Radicali in piazza per protestare contro il dittatore|editore=Iris Press|data=10 giugno 2009|accesso=10 giugno 2009}}</ref>
 
Particolarmente ostili all'accoglienza trionfale preparata per il [[leadership|leader]] [[Libia|libico]] da parte del [[governo]] sono stati i [[Radicali Italiani]], che con il [[deputato]] [[Matteo Mecacci]] ed il [[senatore]] [[Marco Perduca]] (entrambi membri della [[delegazione Radicale nel PD]]) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del [[Senato]] e fuori<ref name=autogenerato2 />.
Queste proteste hanno fatto sì che la sede dove il [[colonnello]] Gheddafi avrebbe dovuto tenere il suo discorso fosse spostata dal [[Senato]] alla meno prestigiosa [[sala Zuccari]] di [[palazzo Giustiniani (Roma)|palazzo Giustiniani]]<ref name=autogenerato4 />.
 
Il discorso pronunciato dal colonnello l'11 giugno [[2009]], ha destato comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:
 
{{Citazione|Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente<ref name="repubblica.it" />}}
 
{{Citazione|Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?<ref name="repubblica.it"/>}}
 
Gheddafi ha anche preso parte al [[G8]] del[[l'Aquila]] del luglio 2009, come presidente dell'[[Unione Africana]].<ref name=ansa />
 
Nell'agosto 2009 Berlusconi ha visitato nuovamente [[Tripoli]] per il primo anniversario del trattato di Amicizia.
 
; Contenuti del trattato
In base al trattato di Bengasi, l'Italia pagherà 5 miliardi di dollari alla Libia come compensazione per l'occupazione militare. In cambio, la Libia prenderà misure per combattere l'[[immigrazione clandestina]] dalle sue coste, e favorirà gli investimenti nelle aziende italiane.<ref name=ansa /><ref name=rep>{{Cita news|editore=''[[La Repubblica]]''|url=http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/esteri/libia-italia/accordo-firmato/accordo-firmato.html|titolo=Italia-Libia, firmato l'accordo|data=30 agosto 2008|accesso=10 giugno 2009}}</ref>
 
Il trattato di Bengasi rappresenta il definitivo accoglimento da parte italiana delle rivendicazioni libiche in materia di risarcimenti per le vicende coloniali attraverso la costruzione di un'autostrada di duemila chilometri lungo la costa libica, con una spesa totale 3,5 miliardi di euro, bilanciata in modo solo parziale dalla chiusura del contenzioso con le ditte italiane danneggiate dalle decisioni libiche prese nel 1970, che ha un valore stimato di soli 600 milioni.
 
Il trattato consta di tre parti: principi, chiusura del passato e dei contenziosi, partenariato<ref>Natalino Ronzitti, [http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1066 Luci e ombre del Trattato tra Italia e Libia], AffarInternazionali.it, 08/02/2009</ref>
 
; "Principi"
La parte del trattato relativa ai ''principi'' ha fatto sorgere discussioni relativamente al rispetto dei [[diritti umani]] e alla compatibilità del Trattato con la partecipazione dell'Italia alla [[NATO]].
 
L'esplicito riferimento alla [[Carta delle Nazioni Unite]] ed alla [[Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo]] previsto dal Trattato dovrebbe costituire una possibilità per l'[[Italia]] di chiedere il rispetto dei [[diritti umani]] in [[Libia]].
La Libia è infatti parte dei principali trattati internazionali in materia di diritti umani, ad
eccezione della [[Convenzione sui rifugiati]] del [[1951]], ma è parte della Convenzione africana
dei diritti dell'uomo e dei popoli, che contiene norme sul trattamento degli stranieri.
 
Il trattato prevede inoltre che ciascuno dei due contraenti non consenta la commissione di atti ostili contro l'altro, a partire dal proprio territorio. Tale clausola andrebbe interpretata in riferimento ad atti che comportano la minaccia o l'uso della forza in contrasto con il [[diritto internazionale]]. Non costituirebbe quindi "atto ostile", ad esempio, una dimostrazione di protesta contro la Libia; ma potrebbero sorgere problemi, ad esempio, in caso di navigazione della flotta statunitense nel [[golfo della Sirte]], a partire da basi navali in Italia, al fine di rivendicare i diritti di libertà dell'alto mare.
 
; "Chiusura del passato"
La seconda parte del trattato, relativa alla ''chiusura del passato'', è la più onerosa per l'Italia. Il governo di Roma si impegna a realizzare infrastrutture in Libia per un valore di cinque miliardi di dollari, tramite esborso di 250 milioni di dollari all'anno per 20 anni. I fondi sarebbero reperiti tramite addizionale [[Imposta sul reddito delle società|IRES]] a carico delle aziende petrolifere. L'esecuzione dei lavori sarebbe affidata a ditte italiane, e i fondi sarebbero gestiti direttamente dall'Italia.
 
; "Partenariato"
La terza parte del trattato prevede ''iniziative speciali'' meno onerose ma comunque a carico dell'Italia: [[borse di studio]], e un programma di riabilitazione per lo scoppio di [[mina terrestre|mine]].
 
Il nuovo partenariato Italia-Libia potrebbe giovare all'economia italiana grazie all'attrazione di [[investimenti diretti esteri]], nella forma dei [[fondi sovrani]] libici, nel settore bancario.
 
Un esempio di ciò è avvenuto nell'ottobre 2009: in un momento di crisi che ha visto le azioni di [[Unicredit]] fortemente svalutate, i fondi sovrani libici hanno acquisito il 4,23% del gruppo, diventandone il secondo maggiore azionista, alle spalle della [[Fondazione Cariverona]]; contestualmente il gruppo ha annunciato un aumento di capitale di sei miliardi di dollari, provocando
il rialzo del titolo nella [[Borsa di Milano]].
 
== La cooperazione energetica e le nuove relazioni economiche (2008-2010) ==
Il 16 ottobre 2007 l'[[ENI]] e la [[Lybian National Corporation]] hanno firmato un accordo che prolunga la presenza della società energetica italiana in Libia fino al 2042 e al 2047 rispettivamente per l'estrazione del petrolio e del gas.
 
Tra 2008 e 2010, quasi 40 miliardi di euro sono stati scambiati tra Italia e Libia<ref name=spa>[http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/28/news/il_cavaliere_e_gheddafi_una_spa_da_40_miliardi-6564512/ Un business da 40 miliardi per la Berlusconi-Gheddafi spa], La Repubblica, 28 agosto 2010</ref>:
* la [[banca centrale libica]] e la [[Lybian Investment Authority]] ([[fondo sovrano]]) hanno investito 2,5 miliardi di euro per acquisire circa il 7% di [[Unicredit]], divenendo il primo azionista del primo gruppo bancario italiano
* il 7,5% detenuto da [[Lafico]] nel capitale azionario della [[Juventus]] ne fanno il quinto investitore per dimensioni sulla [[borsa di Milano]]
* l'1% dell'[[ENI]] è stato acquisito dai libici, che hanno allungano di 25 anni le concessioni energetiche, in cambio di investimenti Eni per 28 miliardi
* [[Lafitrade]], insieme a [[Fininvest]], controllano il 10% di [[Quinta Communications]], società di [[Tarak Ben Ammar]]
* [[Cesare Geronzi]], patron di [[Assicurazioni Generali|Generali]], ha accolto anni fa la Libia nel patto di società di [[Banca di Roma]] (poi [[Capitalia]]), così come in [[banca Ubae]]
* il 14,8% di [[Retelit]], società di telecomunicazioni, è controllato dalle finanziarie libiche.
 
Il trattato di Bengasi del 2008 ha inoltre aperto le porte a commesse da distribuire tra gli investitori italiani:
* 2,3 miliardi di euro per la costruzione dei 1.700 chilometri dell'autostrada costiera libica
* costruzione di un centro congressi ([[Impregilo]]) e commesse di elicotteri ([[Finmeccanica]]) e segnalamento ferroviario ([[Ansaldo]]) sono stati affidati a ditte italiane.
 
Dal [[2005]] al [[2009]] l'Italia ha rilasciato licenze per l'[[esportazione di armi]] verso la Libia per un valore di 276,7 milioni di euro in progressione crescente, di cui tre quarti del valore nel solo biennio 2008-2009. L'Italia è stata così il primo paese UE per esportazioni di armi verso la Libia, coprendo un terzo del totale nel quinquennio. Il valore delle esportazioni è coperto principalmente da [[aerei militari]], ma comprende anche [[missili]] ed attrezzature elettroniche.<ref>{{en}}[http://www.guardian.co.uk/news/datablog/2011/mar/01/eu-arms-exports-libya?CMP=twt_fd Guardian], 1º marzo 2011</ref> Un'ulteriore consegna di otto milioni € di armi leggere attraverso Malta è stata fatta risalire alla [[Fabbrica d'armi Pietro Beretta]]. Non sono chiare le autorizzazioni ricevute per la consegna.<ref>[http://euobserver.com/9/31915 EU Observer], 4 marzo 2011</ref>
 
== La guerra civile del 2011 ==
{{vedi anche|Guerra civile libica}}
L'Italia per voce del [[governo Berlusconi IV]] è stato uno dei primi stati a riconoscere l'esercito libero libico. Berlusconi ha dichiarato di non voler "disturbare" Gheddafi, dopo le prime repressioni delle proteste.<ref>[http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/19/news/libia_hrw-12640156/ Libia, la repressione fa più di 100 morti Berlusconi: "Non disturbo Gheddafi" - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> In seguito ha definito "inaccettabili" gli attacchi militari sui dimostranti, dopo le prime centinaia di morti.<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/9404118.stm |titolo=As it happened: Mid-East and North Africa protests |editore=BBC News U.K. |accesso=22 febbraio 2011}}</ref>. [[Franco Frattini]] si è mostrato soprattutto preoccupato per le conseguenze sul fronte dell'immigrazione, e ha supportato l'idea di una riforma costituzionale della Libia ad opera dello stesso regime, arrivando ad affermare che l'[[Unione europea]] «non deve interferire» nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di «esportare» il proprio modello di democrazia.<ref>[http://www.presseurop.eu/it/content/blog/511301-autodeterministi-dellultimora Presseurop], 21 febbraio 2011</ref> Frattini è stato messo all'angolo al Consiglio Europeo Affari Esteri del 21 febbraio, unico Stato membro dell'UE ad opporsi alla condanna della repressione del regime libico. Frattini si è infine allineato sul documento di condanna dell'UE. La diplomazia italiana è stata criticata per una "schizofrenia" tra discorso ufficiale, conciliatorio con i vari regimi arabi, e i successivi allineamenti alle posizioni comuni UE<ref>[http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/22/news/ira_ue-12753847/ La Repubblica], 22 febbraio 2011</ref>
A partire dal 26 febbraio [[2011]], in seguito alle continue violenze governative contro i dimostranti, vari esponenti governativi tra cui [[Ignazio La Russa]] e [[Franco Frattini]] hanno annunciato la sospensione ''de facto'' del trattato<ref>[http://www.corriere.it/politica/11_febbraio_26/libia-berlusconi-larussa-trattato-gheddafi_7acd0620-419b-11e0-b406-2da238c0fa39.shtml Corriere], 26 febbraio 2011</ref>. Tale sospensione non è ancora in vigore. Commentatori di diritto internazionale quali Natalino Ronzitti hanno rimarcato come una denuncia o sospensione unilaterale del trattato da parte dell'Italia sarebbe contraria al [[diritto dei trattati]]<ref>[http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1679 Che fare del trattato con la Libia], Natalino Ronzitti su ''Affari Internazionali'', 28 febbraio 2011</ref>
 
L'Italia ha in seguito partecipato all'operazione militare [[Intervento militare in Libia del 2011|Odyssey Dawn]], mettendo a disposizione delle forze [[Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite|sotto mandato ONU]] sette basi militari e otto aerei. L'ambasciata italiana a [[Tripoli]] è stata chiusa, e la protezione degli interessi italiani in Libia è stata affidata all'ambasciata della [[Turchia]].<ref>[http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_21/Intelligence-allerta-sarzanini_78553818-5389-11e0-9775-d7937a6c081d.shtml Corriere della Sera, 21 marzo 2011]</ref>
 
== Note ==
{{references|2}}
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.scribd.com/doc/36715757/Testo-Trattato-amicizia-Italia-Libia-Trattato-Amicizia-Repubblica-Italiana-Grande-Giamahiria Trattato Italo-Libico del 2008] (download in [[PDF]])
 
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