Manifattura di Legnano e Leonida Repaci: differenze tra le pagine

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{{AziendaBio
|Nome = Leonida
|nome = Manifattura di Legnano
|logoCognome = Rèpaci
|PostCognome = <ref name="Treccani">«[http://www.treccani.it/enciclopedia/leonida-repaci/ Rèpaci, Leonida]» dal sito dell'[[Enciclopedia Italiana|Enciclopedia Italiana Treccani]], Roma (on line)</ref>
|tipo =
|ForzaOrdinamento = Repaci, Leonida
|data_fondazione = 1903
|Sesso = M
|luogo_fondazione = [[Legnano]]
|LuogoNascita = Palmi
|fondatori= Enea e Febo Banfi, Mariano delle Piane e [[Giuseppe Frua]]
|GiornoMeseNascita = 5 aprile
|data_chiusura =[[2008]]
|nazioneAnnoNascita = ITA1898
|LuogoMorte = Marina di Pietrasanta
|sede = [[Legnano]] ([[Città metropolitana di Milano|MI]])
|GiornoMeseMorte = 19 luglio
|slogan =
|AnnoMorte = 1985
|persone_chiave =
|Epoca = 1900
|industria = [[Industria tessile|Tessile]]
|Attività = scrittore
|prodotti = [[Filato|Filati]] in [[cotone (fibra)|cotone]]
|Attività2 = saggista
|profitto =
|Attività3 = poeta
|dipendenti = 1.162<ref name="corriere">{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/aprile/27/Manifattura_Legnano_600_esuberi_co_5_050427010.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2005/aprile/27/Manifattura_Legnano_600_esuberi_co_5_050427010.shtml|dataarchivio=pre 1/1/2016|titolo= Manifattura di Legnano, 600 esuberi |editore= corriere.it |formato=|accesso=23 settembre 2015}}</ref>
|AttivitàAltre =, [[drammaturgo]] e [[pittore]]
|anno_dipendenti = 2005
|Nazionalità = italiano
|sito =
|Immagine = Leonida_Repaci_1956.jpg
|Didascalia = Leonida Rèpaci nel 1956
}}
Fratello dell'avvocato e politico [[Francesco Repaci]], e zio di [[Antonino Repaci]] magistrato e scrittore, nel [[1929]], insieme a [[Carlo Salsa]] e [[Alberto Colantuoni]], fondò il [[Premio Viareggio]], del quale è stato presidente fino alla morte.
'''Manifattura di Legnano''' è stata un'[[azienda]] [[Industria tessile|tessile]] [[italia]]na di filatura di cotone attiva dal 1903<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|pag. 106">{{Cita|D'Ilario, 1984|p. 106}}</ref><ref name="Cita|Ferrarini, 2001|pag. 11">{{Cita|Ferrarini, 2001|p. 11}}</ref> al 2008<ref name="relazione">{{cita web|url=http://www.comune.legnano.mi.it/get_content/getfile.cfm?id=13065|titolo= Ex Manifattura di Legnano - Relazione storico architettonica |editore= comune.legnano.mi.it |formato=PDF|accesso=22 settembre 2015}}</ref>. Il complesso architettonico del sito produttivo di [[Legnano]] rappresenta un importante esempio di [[archeologia industriale]]<ref name="relazione"/>.
 
== StoriaBiografia ==
Leonida Rèpaci nacque a [[Palmi]], in [[provincia di Reggio Calabria]], il 5 aprile del [[1898]]. Ebbe un'infanzia difficile nella quale sua madre rimase vedova con dieci figli e con pochi soldi.
La fabbrica venne fondata a [[Legnano]] nel 1903<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|pag. 106"/> da Enea e Febo Banfi, Mariano delle Piane e [[Giuseppe Frua]] come [[Società in accomandita semplice]]<ref name="relazione"/>. Nell'atto di costituzione del 1901 si può leggere che la nuova società avrebbe avuto per oggetto la "[...] preparazione dei filati e dei tessuti e lavorazioni affini [...]" mentre, per quanto riguarda i soci, "[...] i primi tre sono soci gerenti, responsabili senza limitazioni, e l'ultimo socio accomandatario [...]"<ref name="relazione"/>.
 
Dopo il terremoto del 1908, il fratello avvocato lo portò a [[Torino]] dove completò gli studi superiori. Si iscrisse in seguito alla facoltà di [[Giurisprudenza]] ma, a causa dello scoppio della [[Prima guerra mondiale]], fu costretto suo malgrado ad interrompere gli studi. Venne arruolato e mandato al fronte dove ottenne, con una medaglia d'argento, anche il congedo illimitato dopo il ferimento a Malga Pez.
Nel giro di qualche anno l'azienda diventò conosciuta in Italia per la qualità e la varietà dei suoi filati di cotone, per l'avanzamento tecnologico dei suoi impianti e per il volume delle esportazioni<ref name="cgil">{{cita web|url=http://www.spicgillombardia.it/wp-content/uploads/2012/08/libro-cgil-spi-2011-legnano-12x20-5.pdf|titolo=Quando suonava la sirena - Vita, lavoro e sindacato nelle fabbriche del Legnanese 1950-1985|editore=spicgillombardia.it|formato=PDF|accesso=22 settembre 2015}}</ref>. Nel 1908 la Manifattura di Legnano arrivò ad impiegare 903 lavoratori<ref name="Cita|D'Ilario, 1984|pag. 106"/>. Il gruppo tessile cotoniero importava principalmente cotone proveniente dalle Americhe, dall'Asia e dall'Africa, in particolare dopo il 1994 dall'Egitto<ref name="relazione"/> per la favorevole presenza del fiume Nilo; la filatura veniva effettuata in Manifattura di Legnano, mentre la tessitura e la stamperia dei tessuti venivano prodotte nella vicina fabbrica tessile [[De Angeli-Frua]]<ref name="relazione"/> risalente al 1896. Nel 1911 la Manifattura di Legnano diventò la terza industria tessile legnanese per importanza<ref name="relazione"/>.
[[File:Manifattura di Legnano.jpg|thumb|left|La fabbrica Manifattura di Legnano in mattoni rossi. Ai lati due delle tre torri e sullo sfondo la ciminiera.]] La varietà produttiva dagli anni '30 (raggiunta dopo il 1994 dalla Manifattura di Legnano) consisteva in: "[...] filati pettinati di cotone [[il Makò ad esempio (cotone egiziano)|makò]], titoli dal 20 al 120, cardati e pettinati unici e ritorti per tessiture, calzifici, ricamifici, cucirini, tele per aeroplani e autocarri [...]"<ref name="cgil"/>.
 
Tornato a [[Palmi]] scrisse il poemetto ''La Raffica'' ispirato alla morte di Anita, Nèoro e Mariano tre dei suoi nove fratelli, morti a causa dell'epidemia di ''spagnola''. Nel [[1919]] ritornò a Torino e conseguì la laurea, l'anno seguente prese l'abilitazione all'avvocatura e incominciò a frequentare ambienti e personaggi politici di sinistra.
La fabbrica, per vari decenni, ha ospitato giovani donne provenienti dal [[Veneto]], dalla [[Provincia di Bergamo|Bergamasca]], dal [[Cremasco]], ecc. <ref name="cgil"/>. Le maestranze tessili erano alloggiate in un convitto situato all'interno della fabbrica che era gestito da suore religiose [[società Salesiana di San Giovanni Bosco|salesiane]], in servizio a Legnano dal 1914 al 1973<ref>{{cita web|url=http://www.assesempione.info/index.php/cultura/2014-03-29-11-40-19/35676-faimarathon-appuntamento-alla-manifattura-di-legnano-e-palazzo-cambiaghi|titolo=Faimarathon, appuntamento alla Manifattura di Legnano e Palazzo Cambiaghi|editore= assesempione.info |formato= |accesso=22 settembre 2015}}</ref>. Le suore religiose salesiane offrivano in fabbrica anche un servizio di supervisione alle giovani maestranze femminili, ma i direttori e i capi potevano essere solo uomini<ref name="relazione"/>. Nei primi decenni di attività della Manifattura di Legnano, lavoravano nei reparti produttivi principalmente donne di corporatura esile dotate di mani affusolate, perché riuscivano ad arrampicarsi e destreggiarsi con più disinvoltura sul filatoio. Fino agli [[Anni 1950|anni cinquanta]] la percentuale di forza lavoro femminile era compresa tra l'85% e il 90% delle maestranze totali<ref name="relazione"/>. Tra gli [[Anni 1940|anni quaranta]] e gli anni '50 del Novecento, l'azienda ha conosciuto una fase di crisi economica causata dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel Dopoguerra la manodopera maschile fu di gran numero più consistente, la maggior parte proveniva dal [[Legnanese (territorio)|Legnanese]]; la gran parte delle maestranze tessili era rappresentata da soldati che, tornati dal fronte dopo la Seconda Guerra Mondiale<ref name="cgil"/><ref name="relazione"/> , vennero impiegati in fabbrica. Negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] infatti la Manifattura di Legnano tornò a crescere quando arrivò Achille Roncoroni (1923-2005) alla guida della fabbrica, trainata dal [[Miracolo economico italiano|boom economico]] che interessava tutta la Repubblica Italiana<ref name="relazione"/>. Ciò portò a raggiungere negli anni '60 circa 1.000 dipendenti<ref name="relazione"/>. Negli ultimi decenni furono aperti nuovi siti produttivi industriali diffusi nel Nord Italia<ref name="relazione"/><ref name="cgil"/>. Nei primi [[Anni '70|anni settanta]] la società ha conosciuto una nuova fase di crisi che fu seguita poi da un periodo di stasi economica. E' da ricordare che nel 1973 le suore del convitto lasciarono però la fabbrica tessile. Nel corso degli anni '80 Manifattura di Legnano riuscì a diventare la leader italiana sul mercato nel settore dei filati pettinati pregiati<ref name="relazione"/>. I decenni successivi furono caratterizzati poi dall'ingresso di investitori stranieri nel capitale aziendale<ref name="relazione"/>. Negli anni 2000 gli stabilimenti della Manifattura di Legnano erano nove (otto in [[Lombardia]], compreso quello di Legnano, e uno in [[Piemonte]]), che davano lavoro, complessivamente, a 1.162 dipendenti<ref name="corriere"/>. La Manifattura di Legnano ha chiuso definitivamente nel 2008 dopo una più che centenaria attività<ref name="relazione"/>.
 
Durante l'occupazione delle fabbriche [[Antonio Gramsci]] in persona, che aveva recensito un suo libro ne ''[[Avanti!|l'Avanti]]'' torinese, lo chiamerà a collaborare a ''[[L'Ordine Nuovo]]'', rivista fondata dallo stesso Gramsci, da [[Angelo Tasca]], [[Palmiro Togliatti]] e [[Umberto Terracini]] con articoli molto critici verso i prodromi della nascente dittatura fascista, che vennero pubblicati accanto a quelli di [[Piero Gobetti|Gobetti]], [[Lenin]], [[Trotsky]], [[Thomas Mann]] e altri famosi letterati dell'epoca<ref>{{Cita web|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-il-rapporto-con-antonio-gramsci/3253/default.aspx|titolo=}}</ref>.
== La fabbrica tessile di Legnano ==
Lo stabilimento di Legnano ha due caratteristiche che lo differenziano dai siti produttivi delle altre storiche fabbriche legnanesi. La prima è il fatto di non essere stata fondata lungo le rive del fiume fiume [[Olona]] che proviene da Varese e attraversa la città di Legnano, mentre la seconda è che la fabbrica tessile disponeva di alcuni edifici, come ad esempio le ville per dirigenti e impiegati, le case operaie distribuiti nei pressi della stazione ferroviaria, una peculiarità delle industrie padronali. Questa concezione è stata influenzata dalle fabbriche inglesi sorte soprattutto nei dintorni di [[Manchester]]<ref name="relazione"/>. Per quanto riguarda l'approvvigionamento di acqua a servizio della Manifattura di Legnano, erano stati costruiti dei pozzi e delle vasche per il prelevamento e per la raccolta dell'acqua utilizzati per l'antincendio ed il mantenimento dell'umidità necessaria degli ambienti produttivi.<ref name="relazione"/>.
 
Rèpaci lasciò quindi Torino per [[Milano]] dopo la [[marcia su Roma]], ma continuò a collaborare a ''L'Ordine nuovo'', firmandosi con lo pseudonimo di ''Gamelin'', il protagonista del romanzo ''Gli dei hanno sete'' di [[Anatole France]].
L'edificio più tipico del complesso industriale di Legnano è il capannone opificio di filatura del cotone, che risale al 1903, anno di costruzione della fabbrica. Questo fabbricato è stato progettato da tecnici inglesi, come conferma un documento che è conservato presso gli archivi storici e che fa riferimento ad un progetto del tetto firmato dallo studio [[Mather & Platt]] di Manchester<ref name="relazione"/>. Lo stile architettonico del fabbricato richiama quello della fabbrica tessile [[De Angeli-Frua]] costruita nel 1896, quindi molto prima della Manifattura di Legnano<ref name="relazione"/>. Il primo capannone della Manifattura di Legnano venne realizzato con mattoni rossi inglesi.
[[File:L'arco del refettorio.JPG|thumb|Arco [[Architettura rinascimentale|rinascimentale]] del convitto di Manifattura di Legnano.]]
Con la crescita produttiva della fabbrica, vennero costruiti altri edifici sempre con lo stesso stile architettonico in mattoni in cotto inglese e finestre ad [[arco ribassato]]<ref name="relazione"/>. In particolare, nel 1907, venne edificato un magazzino per lo stoccaggio delle balle di cotone ed alcune abitazioni per i dipendenti situate in via G. Rossini angolo via Gaeta e dintorni e la villa padronale situata all'angolo tra via Alberto da Giussano e via Saule Banfi<ref name="relazione"/>. Nel 1919 fu realizzata inoltre l'officina meccanica, mentre nel 1912 fu costruito un altro piccolo fabbricato e successivamente un edificio destinato agli uffici, che si trova in via Lega<ref name="relazione"/>. L'anno successivo. Nel 1913, fu edificato un magazzino per i cotoni sulla via Lega<ref name="relazione"/>. Tra il 1914 e il 1915 vennero realizzati i dormitori di fabbrica per le maestranze del convitto<ref name="relazione"/>. I fabbricati architettonici furono realizzati da edilizia di zona<ref name="relazione"/>.
 
La sua intransigenza ideologica supportata da un carattere ribelle e bellicoso lo porterà ad assumere la difesa degli imputati dell'[[Strage del Diana|attentato al teatro Diana]], ponendosi in modo esplicito contro il regime e, tra il 1922 e il 1924 a misurarsi in duello addirittura contro [[Galeazzo Ciano]] e padrino nel duello contro [[Roberto Farinacci|Farinacci]].
Negli anni '30 del Novecento vennero ampliati gli edifici architettonici adibiti ad uffici impiegatizi con la costruzione di un nuovo fabbricato in stile inizio Novecento sulla via Lega<ref name="relazione"/>. Nel 1933 fu aggiunto un nuovo fabbricato adiacente, che era stato destinato a lavanderia. Quest'ultimo edificio, a differenza dei precedenti è di stile più moderno.
Tra gli anni '40 e gli anni '60 l'opificio in mattoni rossi nei pressi della ciminiera fu ampliato nuovamente con la costruzione della centrale termica e di nuovi padiglioni produttivi; che tuttavia richiamano meno lo stile originario<ref name="relazione"/>.
 
Nel 1924 il [[Partito Comunista d'Italia]] presentò la sua candidatura alle elezioni politiche insieme a quella di [[Francesco Buffoni]]<ref>{{Cita libro|titolo=Leonida Rèpaci, Taccuino politico, a cura di Giulio Vassalli, Soveria Mannelli, Rubettino Editore, 2001, p. 46 - 47}}</ref>. Tuttavia i due non furono eletti poiché non ebbero la preferenza dell'Esecutivo che andò a [[Luigi Repossi]] e [[Bruno Fortichiari]].
Lo stabilimento principale è caratterizzato da un ingresso con pensilina in ferro in stile Liberty<ref name="relazione"/>. La tipologia del tetto è a ''shed'', che significa in italiano a "capanna", mentre il perimetro presenta grandi finestre coronate ad [[arco ribassato]]<ref name="relazione"/>. L'opificio possiede tre torri angolari a due piani in mattoni rossi di forma rettangolare <ref name="relazione"/>. La [[ciminiera]] di fabbrica, alta 78 mt, è in mattoni rossi, in inglese "brick" e rappresenta il simbolo del passato produttivo tessile della fabbrica e della città. Essa era utilizzato come veicolo di scarico del processo di combustione del carbone e, successivamente, dai derivati del petrolio che, con le altre ciminiere sparse a Legnano ricordava una piccola Manchester d'Italia fumante e nebbiosa<ref name="relazione"/><ref name="ciminiera">{{cita web|url=http://www.assesempione.info/index.php/territorio/istituzioni/37478-la-ciminiera-della-manifattura-illuminata-per-le-feste-di-fine-anno|titolo=La ciminiera della Manifattura di Legnano illuminata per le feste di fine anno|editore= assesempione.info |formato= |accesso=22 settembre 2015}}</ref>. La ciminiera della Manifattura di Legnano è l'ultima rimasta nella città legnanese; dal dicembre 2013 è provvista di un sistema di illuminazione notturna<ref name="relazione"/><ref name="ciminiera"/>.
 
Nell'agosto 1925 Rèpaci venne arrestato a Palmi, insieme ad altri comunisti e [[socialismo|socialisti]], come presunto assassino di Rocco Gerocarni, gerarca fascista del luogo durante una festa religiosa; il processo servì al regime per scardinare la roccaforte rossa e abbattere uno degli scogli socialisti più forti in [[Calabria]]: inaspettatamente Rèpaci venne assolto ma l'accaduto avvelenerà per sempre di diffidenze e sospetti i rapporti con i suoi concittadini, essendo diffusa la voce riguardante influenze del partito fascista sulla sua assoluzione. I testimoni falsi di quel processo alla fine o confessarono o si suicidarono e Rèpaci venne assolto dopo sei mesi di carcere.
All'interno del perimetro dello stabilimento erano anche presenti un giardino con alberi da frutto e una piccola Cappella votiva medievale della Trasfigurazione o Ascensione di Gesù situata nel convitto, in seguito spostata nell'edificio di fronte che era adibito a scuola materna con Chiesa di Maria Ausiliatrice, poi sconsacrata nel 1973, perché a meta' degli anni '80 questo fu adibito a laboratorio tecnico, chimico e magazzino<ref name="relazione"/>. La cucina del convitto con servizio di mensa, (in origine chiamato refettorio di fabbrica), si trovava proprio nel cortile del convitto ed era impreziosito da un arco rinascimentale. In seguito il refettorio di fabbrica è stato adibito ad uffici. Negli anni '90 il servizio di mensa aziendale è stato collocato nell'edificio realizzato alla fine degli anni '80, che si trova dietro quello produttivo storico in mattoni rossi.
 
Si dimise dal PCd'I quache settimana dopo la sua liberazione convinto che la lotta politica fosse ormai divenuta impossibile per coloro che restavano in patria, e che i risultati non fossero proporzionati ai sacrifici. Tuttavia continuò la sua battaglia politica scrivendo libri in difesa delle idee socialiste e comuniste.
Le religiose suore salesiane vivevano nel Palazzo adiacente di colore giallo, il Convitto di fabbrica, situato sull'angolo tra via Palestro e via Cavallotti<ref name="relazione"/>. Questa dimora nobiliare gentilizia, secondo il [[Catasto Teresiano]], risultava essere una residenza estiva di delizia del Settecento appartenuta prima ai Duchi Cambiaghi Visconti, poi ceduta ai Conti Brivio Sforza Brunswick<ref name="cambiaghi">{{cita web|url=http://www.assesempione.info/index.php/cultura/2014-03-29-11-40-19/35676-faimarathon-appuntamento-alla-manifattura-di-legnano-e-palazzo-cambiaghi|titolo=Faimarathon, appuntamento alla Manifattura di Legnano e Palazzo Cambiaghi Visconti|editore=assesempione.info|formato=|accesso=22 settembre 2015}}</ref>. Il Palazzo Settecentesco sorgeva tuttavia su una struttura preesistente risalente al XV secolo<ref name="cambiaghi"/> e divenne parte integrante della Manifattura di Legnano solo agli inizi del Novecento<ref name="relazione"/>. Al piano terreno l'edificio si presenta con un ampio atrio d'ingresso sorretto da due imponenti colonne neo-doriche di [[granito di Baveno]], mentre una delle sale è caratterizzata da un [[soffitto a cassettoni]] decorato con motivi floreali a quadrifoglio<ref name="relazione"/><ref name="cambiaghi"/>. Il primo piano è caratterizzato da un piccolo balcone con 44 motivi geometrici di forma ovale.
 
Nel [[1925]] dopo aver portato in teatro il racconto ''La madre incatenata'', iniziò ''La storia dei Rupe'', che nel 1933 gli farà vincere il [[Premio Bagutta]] e, tra varie versioni, lo accompagnerà fino agli [[anni 1970|anni settanta]].
Nella fabbrica tessile durante le festività domenicali, le suore salesiane (poi le maestre laiche terziarie in servizio fino ai primi anni '80) organizzavano diverse attività educative e garantivano il loro servizio durante tutto l'anno soprattutto la dottrina di catechismo cattolico, l'oratorio femminile, pernottamento, l'asilo infantile, la mensa e l'infermeria. Il Convitto ha ospitato in seguito dopo il 1973 parte degli uffici tecnici, un laboratorio chimico, il refettorio di mensa aziendale e le officine per gli idraulici ed i falegnami<ref name="relazione"/>.
 
Dopo aver lavorato, fra il 1923 e il 1925, alla redazione de ''[[l'Unità]]'', collaborò poi alla ''[[Gazzetta del Popolo]]'' e a ''[[La Stampa]]''.
== Note ==
 
{{references}}
Nel [[1929]], da una sua idea, con il contributo di Salsa e Colantuoni, nasce a Milano il [[Premio Viareggio]]<ref>Repaci mantenne la presidenza per tutto il resto della sua vita. Grazie al suo grande senso organizzativo, il «Viareggio» continua ad essere a tutt'oggi uno dei premi di letteratura più ambiti della letteratura italiana.</ref>. Nei giorni del premio Viareggio, immerso nel grande fervore organizzativo, conobbe e sposò Albertina Antonelli<ref>La coppia visse affiatata fino alla morte di lei, avvenuta nel [[1984]].</ref>.
 
Il 9 settembre 1943, assieme a tre amici (Pacini, Tosi, e Bernini) portandosi dietro un folla di popolani, assaltò un deposito d'armi a [[Palazzo Pallavicini Rospigliosi]], episodio che diede il via alla [[Resistenza romana]]<ref>{{Cita web|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-1925-1943-lavventura-di-un-antifascista/2956/default.aspx|titolo=}}</ref>.
 
Più tardi fu messo in contatto con il movimento militare del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] e successivamente entrò nel Comitato politico che riuniva allora l'ala intransigente del partito. Costituì il movimento delle bande partigiane, del cui comando fece parte assieme ai fratelli [[Carlo Andreoni|Andreoni]], Alberto Vecchietti, [[Ezio Malatesta]] e [[Aladino Govoni]].<ref>{{Cita libro|titolo=Leonida Rèpaci, Taccuino politico, a cura di Giuliano Vassalli, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2001, p. 48}}</ref>
 
Finita la [[Seconda guerra mondiale]], Repaci, spinto dal suo spiccato senso organizzativo, fondò con [[Renato Angiolillo]] il quotidiano indipendente ''[[Il Tempo]]'' rimanendone condirettore dal giugno al dicembre 1944. Nel febbraio [[1945]], rotto il sodalizio con Angiolillo, fondò un nuovo quotidiano, ''[[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]'', che però visse soltanto 14 mesi. Successivamente accettò la direzione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Umanità (rivista)|Umanità]]'', insieme a [[Giuseppe Faravelli]] e [[Virgilio Dagnino]]. Organizzò infine con [[Mario Socrate]] e [[Franco Antonicelli]] il memorabile convegno ''Cultura e Resistenza'', a [[Venezia]].
 
Il dopoguerra dopo il ripristino del Premio Viareggio per Rèpaci fu un susseguirsi frenetico di proposte e idee che lo fecero maturare positivamente sia intellettualmente sia a livello umano che sociale; fondò e presiedette il [[Premio Fila delle Tre Arti]], e il [[Premio Sila]] ([[1948]]).<br />Nel 1948 dietro insistenza di alcuni amici decide di candidarsi, senza poi venire eletto, al collegio senatoriale di Palmi nella lista del [[Fronte Democratico Popolare]]. Nel [[1950]] divenne componente del [[Consiglio Mondiale della Pace]] e nel [[1951]] membro della Giuria Internazionale per i Premi della Pace. Collaborò in seguito anche a ''[[Milano Sera]]'', a ''[[Vie nuove]]'' e a ''[[Paese Sera]]''.
 
A metà egli anni '50 venne chiamato da [[Orazio Barbieri]], che in quel momento ricopriva la carica di Segretario Generale dell'Associazione dei rapporti culturali con l'[[Unione Sovietica]] “Italia-Urss” presieduta dal senatore [[Antonio Banfi]], a dirigere il mensile “Realtà sovietica” organo ufficiale dell'Associazione. Inoltre fece parte del Congresso degli Intellettuali voluto da [[Iosif Stalin|Stalin]] in [[Varsavia]]<ref>{{Cita libro|titolo=Santino Salerno, A Leonida Rèpaci. Dediche dal '900, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2003, p. 138}}</ref>
 
Nel [[1956]] vinse il [[Premio Crotone]] con ''Un riccone torna alla terra'' e due anni dopo il [[Premio Villa San Giovanni]] con la ''Storia dei fratelli Rupe''. A poco a poco si allontanò dall'attività giornalistica per dedicarsi alla stesura definitiva della trilogia ''Storia dei Rupe'', e il secondo volume, ''Tra guerra e rivoluzione'', vinse nel [[1970]] il Premio Sila. In quel periodo la sua naturale irrequietezza lo portò a darsi alla [[pittura]], con discreto successo sia di critica sia di pubblico, allestendo personali a Milano e a Roma. La morte colse il "Leone mai domo" a [[Pietrasanta]] (Lucca) il 19 luglio 1985.
 
== La tematica ==
L'opera di Rèpaci si può definire autobiografica e a diretto contatto con la vita vissuta, fin dal suo esordio ''L'ultimo cireneo'' ([[1923]]) dove racconta del suo ferimento al fronte, al libro ''[[In fondo al pozzo]]'' la esperienza traumatica del carcere, per arrivare alla ''La Pietrosa racconta'' ([[1984]]) una rievocazione sentimentale della moglie tanto amata. Infine la sua opera più cara per l'impegno profuso nel tempo la trilogia ''[[Storia dei Rupe]]'' la vicenda di una famiglia italiana numerosa e fattiva della media borghesia provinciale la quale esprime il travaglio del tempo attraverso esperienze sociali, spirituali e psicologiche dei primi trent'anni del Novecento; lo scrittore dimostra in questo un interesse preminente per i problemi e le vicende della sua terra. Nella narrazione oltre al filone autobiografico si aggiungono temi politici e sociali con un autentico e totale impegno realistico, ma si caratterizza anche un eccesso lirico descrittivo pieno di colore e di violenza intrisa di travolgente sensualità.
 
Nel [[1959]] [[Federico Fellini]] lo fa partecipare, nella parte di sé stesso, al film [[La dolce vita]], insieme alla pittrice [[Anna Salvatore]] e all'attrice [[Laura Betti]].
 
== Opere ==
=== Romanzi e racconti ===
*''L'ultimo Cireneo'', Milano, Avanti!, 1923; Milano, Alpes, 1928; Milano, Ceschina, 1934.
[[File:Cireneo23.JPG|thumb|L'ultimo cireneo. Milano, Avanti! 1923 - - (Coll. Angelo Bastone)]]
*''All'insegna del gabbamondo. Romanzi brevi'', Milano, Codara, 1928 (contiene: All'insegna del Gabbamondo, Madre e figlio, Vita e miracoli di Valentino Gaudenzi, Le violette, Re incubo sulla fune); edizione accresciuta Milano, Ceschina, 1942 (contiene anche: Cata l'incendiaria, La nostra povertà ci protegge, Sposalizio davanti al mare, Notte bianca, Guerra di fanciulli, La farfalla bianca).
[[File:Gabbamondo28.JPG|thumb|All'insegna del gabbamondo. Codara 1928 (Coll. Angelo Bastone)]]
*''Cacciadiavoli. Racconti'', Milano, Ceschina, 1930 (contiene: Cacciadiavoli, Gelosia, Crepuscolo, Ritorno al nido, Golateddha, Mani, Una donnina qualunque, Il principe innamorato).
*''La carne inquieta'', Milano, Ceschina, 1930.
*''Racconti della mia Calabria'', Torino, Buratti, 1931 (contiene: L'intrusa, Fogli strappati, Il cappone di Natale, Creatura, Santazzo il tempesta, Lao e il sillabario, L'accompagnatore), di questa edizione sono stati stampati anche 5 esemplari su carta a mano contrassegnati con le lettere dell'alfabeto; Milano, Corbaccio, 1941.
*''Fatalità contemporanea. I fratelli Rupe'', Milano, Ceschina, 1932.
*''Galoppata nel sole'', Milano, Corbaccio, 1933 (contiene: Galoppata nel sole, Il ceppo nuziale, Primo amore, L'entrata speciale, Il sogno di Quasimoda, Il poncio, Il dormiente risvegliato, Giornata del vecchio, La nemica, Naufraghi, Lori, Albina, Spinetto sogna, Giovannino, Un uomo qualunque, La fata della notte, Signore di paese, L'anima e l'ordigno, Smorfia libraio, La dote di Fiora, Falso allarme, Volontà della specie, Marianna).
*''Fatalità contemporanea. Potenza dei fratelli Rupe'', Milano, Ceschina, 1934.
*''Passione dei fratelli Rupe. 1914'', Milano, Ceschina, 1937.
*''Taccuino segreto. Quasi un romanzo'', Milano, Bompiani, 1940.
*''La tenda rossa. Racconti'', Milano, Ceschina, 1954 (contiene: Terza primavera dell'uomo'' già col titolo "Il poncio"'', Cacciadiavoli, Cola Pagamàno, Santazzo il tempesta, Vita e miracoli di Valentino Gaudenzi, La tenda rossa, La figlia bella, Fogli strappati al quaderno ignoto, Guerra di fanciulli, La cinese bianca).
*''Un filo che si svolge in trent'anni. Tutti i racconti di Repaci'', Milano, Ceschina, 1954.
*''Peccati e virtù delle donne. Caratteri e ritratti'', Milano, Ceschina, 1954.
*''Un riccone torna alla terra'', Milano, Ceschina, 1954.
*''Il deserto del sesso'', Milano, Ceschina, 1957.
*''Storia dei fratelli Rupe'', Milano, A. Mondadori, 1957.
*''Il pazzo del casamento'', Milano, A. Mondadori, 1958.
*''Amore senza paura. Romanzo-inchiesta'', Milano, Sugar, 1963.
*''Magia del fiume'', Milano, Ceschina, 1965.
*''II caso Amari'', Milano, Rizzoli, 1966.
*''Storia dei Rupe'', 4 voll., Milano, A. Mondadori, 1969-1973.
*''Lanterne rosse a Montevenere. Romanzo di una contestazione'', Napoli, A. Marotta, 1974.
*''La farfalla bianca'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 1986.
 
=== Saggistica ===
[[File:Taccuino politico49.jpg|thumb|Taccuino politico, Milano Ceschina 1949 (Coll. Angelo Bastone)]]
*''Con la ciurma dell'"Alessandro". Genti e città'', Milano, Ceschina, 1933.
*''Galleria. Taccuino artistico degli anni di guerra 1941-1942-1943'', Milano, Ceschina, 1948.
*''Giro del mondo di ieri'', Milano, Bompiani, 1948.
*''Ricordo di Gramsci'', Roma, Macchia, 1948.
*''Socialismo sognato'', Roma, Macchia, 1948.
*''Taccuino politico'', Milano, Ceschina, 1949.
*''Francesco Cilea'', Palmi, Biblioteca Comunale Palmi, 1953.
*''Giramondo'', Milano, Ceschina, 1960.
*''Compagni di strada'', Roma, Edizioni Moderne Canesi, 1960.
*''Per Giuseppe Cesetti'', Viterbo, Agnesotti, 1961.
*''Il Sud su un binario morto'', Cosenza, Pellegrini, 1963.
*''[http://openlibrary.org/books/OL24629596M/Calabria_grande_e_amara Calabria grande e amara]'', Milano, Nuova accademia, 1964.
*''Alvaro e la Calabria'', Milano, Cromotipia Sormani, 1965
*''Stalin e Kruscev nei giardini della morte'', Roma, Centro Italiano Diffusione Arte e Cultura, 1966.
*''Taccuino segreto. Prima serie (1938-1950)'', Lucca, Fazzi, 1967.
*''Monteleone, Roma, Gesualdi.
*''Repaci '70 e la cultura italiana'', 2 voll., Roma, Costanzi, 1968.
*''Leonida Repaci'', Milano, Galleria d'Arte Cavour, 1970.
*''Messaggio per Cilea'', Cosenza, Pellegrini, 1972.
*''Luigi Spanò'', Roma, Galleria Dimensione, 1974.
 
=== Raccolte di poesie ===
[[File:Ribelle19.jpg|thumb|Il Ribelle e l'Antigone - Palmi Zappone 1919 - (Coll. Angelo Bastone)]]
*''Il Ribelle e l'Antigone'', Palmi, Tip. Zappone, 1919.
*''I poemi della solitudine'', Palmi, Tip. Signoretta, 1920.
*''Il prezzo del fascismo'', Patria Indipendente 1971.
*''Poemetti civili'', Siracusa, Cartia, 1973.
*''La parola attiva. Poesia come racconto'', Milano, A. Mondadori, 1975.
*''La Pietrosa racconta'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 1984.
*''Mamma leonessa'', Roma, Gangemi, 1984.
*''Ogni volta'', Cosenza, Periferia, 1986.
*''Poesia aperta'', Milano, Rusconi, 1986.
 
=== Drammaturgie ===
*''L'Attesa. Commedia in tre atti'', Torino, Rivista Il Dramma, Le Grandi Firme, 1930.
*''L'Inaugurazione. Un atto'', Torino, Rivista Il Dramma, Le Grandi Firme, 1930.
*''La madre incatenata.Tragedia moderna in tre atti'', Milano,in proprio,1926; Milano,Ceschina, 1931.
*''Ribalte a lumi spenti 1937-1938'', Milano, Ceschina, 1939.
*''Ribalte a lumi spenti 1938-1940'', Milano, Garzanti, 1941.
*''Ribalte a lumi spenti 1940-1941'', Milano, Ceschina, 1943.
*''Teatro'', Roma, Macchia, 1949.
*''Omaggio al teatro'', Milano, Ceschina, 1957.
*''Teatro di ogni tempo'', Milano, Ceschina, 1967.
 
=== Opere tradotte ===
 
*''Les frères Rupe'', Trad. Baronne D'Orchamps, Parigi, Albin Michel, 1937.
*''La puissance des frères Rupe'', Trad. Baronne D'Orchamps, Parigi, Albin Michel, 1938.
*''La passion des fréres Rupe 1914'', Trad. Baronne D'Orchamps, Parigi, Albin Michel, 1938.
*''Brinnande Blod'', Trad. Karin De Laval, Stoccolma, Fritzes, 1947.
*''Un richard retourne à sa terre'', Trad. Ginette Bertrand, Parigi, Del Duca, 1958.
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==
*Giuseppe Ravegnani (a cura di), ''Repaci controluce. Antologia e critica'', Milano, Ceschina, 1963.
*{{cita libro | cognome= Bigatti| nome= Nicoletta |coautori = | titolo= L'altra fatica. Lavoro femminile nelle fabbriche dell'Alto Milanese 1922-1943| editore= Guerini e Associati| città=Milano| anno= 2008|cid=Bigatti, 2008}}
*Antonio Altomonte, ''Leonida Repaci'', Firenze, La Nuova Italia, 1976.
*{{cita libro | cognome= Castelli| nome= Renata|coautori = | titolo= La fabbrica ritrovata. Archeologia Industriale nella Valle Olona| editore= Università popolare di Varese| città= | anno= 1989|cid=Castelli, 1989}}
*Sandra Giannattasio (presentazione di), ''Leonida Repaci pittore'', Roma, Dimensione, 1974.
*{{cita libro | cognome= Raimondi| nome= Giovanni Battista|coautori = | titolo= Legnano. Il suo sviluppo, i suoi monumenti, le sue industrie| editore= Pianezza & Ferrari| città=Busto Arsizio| anno= 1913|cid=Raimondi, 1913}}
*Antonio Orlando, ''Il socialismo sognato di Leonida Repaci'', Ragusa, Cultura duemila, 1994.
*{{cita libro | cognome= Ferrarini| nome= Gabriella |coautori = Marco Stadiotti| titolo= Legnano, una città, la sua storia, la sua anima| editore= Telesio Editrice| città=Carnate | anno= 2001|cid=Ferrarini, 2001}}
*Santino Salerno, ''A Leonida Repaci. Dediche dal '900'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003.
*{{cita libro | cognome= D'Ilario| nome= Giorgio |coautori = Egidio Gianazza, [[Augusto Marinoni]], Marco Turri| titolo= Profilo storico della città di Legnano| editore= Edizioni Landoni| città= | anno= 1984|cid=D'Ilario, 1984}}
*Natale Pace, ''Il Debito - Leonida Repaci nella storia'', Reggio Calabria, Roberto Laruffa ed. 2006.
* {{cita libro | cognome= Ferrarini | nome= Gabriella |coautori = Marco Stadiotti| titolo= Legnano una città, la sua storia, la sua anima| editore= Telesio editore | città= | anno= 2001|cid=Ferrarini, 2001}}
*Santino Salerno (a cura di), ''Leonida Repaci. Una lunga vita nel secolo breve'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008.
*Santino Salerno (a cura di), ''Sonavan le quiete stanze. La Pietrosa di Leonida Repaci'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009.
 
==Voci correlate==
*[[Premio Viareggio]]
*[[Premio Bagutta]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto}}
{{interprogetto|commons=Category:Manifattura di Legnano}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Legnano}}
* {{cita web|http://www.brutium.info/storia/storia14.htm|Leonida Rèpaci su Storia e Folklore Calabrese di Domenico Caruso}}
{{Portale|Altomilanese|aziende}}
* {{cita web|http://www.premioletterarioviareggiorepaci.it|Premio Letterario Viareggio Rèpaci}}
* [http://www.youtube.com/watch?v=jS1XGAhmouw Leonida Repaci e [[Luigi Silori]] in un filmato dell'[[Istituto Luce]]]
* {{Collegamenti esterni}}
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|carica = Condirettore del quotidiano [[Il Tempo]]<br />(direttore Renato Angiolillo)
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|carica = Direttore del quotidiano [[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]
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