Campagna di Gallipoli e Schouten: differenze tra le pagine

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{{disambigua}} * '''11773 Schouten''' - asteroide della fascia principale == Persone == * '''Henk Schouten''' - calciatore olandese * '''Irene Schouten''' - pattinatrice di velocità su ghiaccio olandese * '''Jan Arnoldus Schouten''' - matematico olandese * '''Jerdy Schouten''' - calciatore olandese * '''Raymond Schouten''' - pilota motociclistico olandese * '''Willem Schouten''' - navigatore olandese == Pagine correlate == * Isole Schouten
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{{disambigua}}
{{Vaglio|arg=Guerra}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Battaglia
|Nome del conflitto=Campagna di Gallipoli
|Parte_di=del [[teatro di guerra del Medio Oriente]]<br />e della [[prima guerra mondiale]]
|Immagine=Dardanelles WWI collage.jpg
|Didascalia=Dall'alto a sinistra in senso orario; artiglieria britannica in azione a capo Helles, squadra di mitragliatrici turche in posizione, tiratori britannici utilizzano un periscopio per individuare il nemico, la [[HMS Majestic (1895)|HMS ''Majestic'']] lascia il porto di [[Moudros]] diretta verso i Dardanelli, soldato francese trasporta un connazionale ferito
|Data=19 febbraio [[1915]] - 9 gennaio [[1916]]
|Luogo=[[Penisola di Gallipoli]] e [[stretto dei Dardanelli]]
|Esito=Vittoria ottomana
|Schieramento1={{GBR Impero}}<br>{{FRA}}
|Schieramento2= {{OTT}}
|Comandante1={{bandiera|GBR}} [[Ian Standish Monteith Hamilton|Ian Hamilton]]</br>{{bandiera|GBR}} [[Charles Monro]]</br>{{bandiera|GBR}} [[William Birdwood]]</br>{{bandiera|GBR}} [[John de Robeck]]</br>{{bandiera|FRA}} [[Henri Gouraud]]</br>{{bandiera|FRA}} [[Maurice Bailloud]]</br>{{bandiera|FRA}} [[Émile Guépratte]]
|Comandante2={{bandiera|DEU 1871-1918}} [[Otto Liman von Sanders]]</br>{{bandiera|Impero ottomano}} [[Cevat Çobanlı]]</br>{{bandiera|Impero ottomano}} [[Mehmet Esat Bülkat]]</br>{{bandiera|Impero ottomano}} [[Mehmet Vehib Kaçı]]</br>{{bandiera|Impero ottomano}} [[Mustafa Kemal Atatürk|Mustafa Kemal]]
|Effettivi1= {{bandiera|GBR}}'''[[Mediterranean Expeditionary Force|MEF]]'''<br>5 divisioni <small>(iniziali)</small></br>15 divisioni <small>(finali)</small><br>'''Totale'''<br>489.000 britannici<br/>79.000 francesi <ref name="Erikson9495">{{cita|Erickson|pp. 94–95}}.</ref><br/>
~2,000 lavoratori civili<ref>Lavoratori coatti appartenenti all'''Egyptian Labour Corps'' e al ''Maltese Labour Corps'', vedi: {{cita|Aspinall-Oglander|p. 395}}.</ref>
|Effettivi2= '''5ª armata ottomana'''<br>6 divisioni <small>(iniziali)</small></br>16 divisioni <small>(finali)</small><br>'''Totale'''<br>315.500<ref name="Erikson9495"/>
|Perdite1= 252.000 tra morti, feriti e dispersi<ref name="Erikson9495"/><ref>Secondo [[Martin Gilbert]] i caduti sono raggruppabili in 28&nbsp;000 britannici, 7595 australiani, 3689 neozelandesi e 10&nbsp;000 francesi, mentre i morti turchi furono circa 66&nbsp;000, vedi: {{cita|Gilbert|p. 279}}.</ref>
|Perdite2= 218.000 - 251.000 tra morti, feriti e dispersi<ref name="Erikson9495"/>
}}
{{Campagnabox teatri della prima guerra mondiale}}
{{Campagnabox Campagna dei Dardanelli (1915-1916)}}
La '''campagna di Gallipoli'''<ref>Dal nome occidentalizzato della città di [[Gallipoli (Turchia)|Gelibolu]]</ref> conosciuta anche come '''battaglia di Gallipoli''', '''campagna dei Dardanelli''' o '''battaglia di Çanakkale''' (dal [[lingua turca|turco]]: ''Çanakkale Savaşı''), fu il primo esempio di operazione anfibia dei tempi moderni, e può essere considerata uno dei più gravi insuccessi della [[Triplice Intesa]] durante la [[prima guerra mondiale]]. Fortemente voluta e caldeggiata dal [[Primo Lord dell'Ammiragliato]] dell'epoca, [[Winston Churchill]], presentò subito una lunga serie di difficoltà logistiche e organizzative, e venne condotta con eccessiva superficialità. Le oltre 250.000 perdite in vite umane, tra anglo-francesi, australiani, neozelandesi e turchi, vennero sacrificate per quello che militarmente fu un completo insuccesso, ed anche dal punto di vista navale gli Alleati in assoluta superiorità numerica e tecnica soffrirono pesanti perdite in termini di [[nave da battaglia|navi da battaglia]] da parte di unità leggere e sommergibili turchi e tedeschi.
 
* '''[[11773 Schouten]]''' - asteroide della fascia principale
La lunga campagna di Gallipoli fu caratterizzata da una prolungata situazione di stallo in prossimità delle spiagge di sbarco e dai ripetuti e infruttuosi attacchi frontali delle truppe alleate; dal punto di vista tattico e strategico confermò la superiorità della difesa sull'attacco e la inadeguatezza delle vecchie tattiche ottocentesche della fanteria di fronte alla potenza di fuoco delle nuove armi a disposizione degli eserciti moderni. Il risultato finale fu il reimbarco della forza attaccante, che si svolse peraltro con un ordine molto maggiore rispetto allo sbarco.
 
== AntefattiPersone ==
Già prima della fine del 1914 governi e stati maggiori degli stati belligeranti si resero conto della situazione di impasse sul [[fronte occidentale (1914-1918)|fronte occidentale]], e ciascuno di essi si mise alla ricerca di una via d'uscita, mentre [[Erich von Falkenhayn]], tenendosi fedele al [[piano Schlieffen]], tentò uno [[prima battaglia di Ypres|sfondamento decisivo ad ovest]] sottovalutando l'importanza del [[fronte orientale (1914-1918)|fronte orientale]] dove avrebbe potuto ottenere risultati decisivi. Merito del capo di stato maggiore fu però quello di riconoscere ben presto la necessità di potenziare la tecnica di trinceramento campale e di potenziare il sistema produttivo, gettando le basi per quella riorganizzazione economica che avrebbe consentito alla Germania di gestire le risorse nonostante il [[blocco navale]] britannico. Nell'autunno 1914 si registrò inoltre l'unico grande successo della diplomazia tedesca, l'entrata in guerra dell'[[Impero ottomano]] a fianco degli [[Imperi centrali]].
Con l'ingresso della Turchia in guerra gli Imperi centrali si assicurarono il controllo dello [[stretto dei Dardanelli]], impedendo agli Alleati di far arrivare aiuti e rifornimenti alla Russia attraverso il [[Mar Nero]]<ref>{{cita|Hart|pp. 162-163}}.</ref>.
 
* '''[[Henk Schouten]]''' - calciatore olandese
Nel frattempo, lo stallo della [[guerra di trincea]] ad occidente divenne totale; gli attacchi francesi nell'inverno del 1914-1915 nell'[[Prima battaglia dell'Artois|Artois]], sull'[[Prima battaglia dell'Aisne|Aisne]], nella [[Prima battaglia della Champagne|Champagne]] e nel Woevre si infransero contro l'abilità difensiva tedesca. Mentre il desiderio francese di riconquistare il terreno perduto non trovava altra soluzione che attacchi frontali e logoranti, i britannici elaborarono una strategia che considerava il nemico un tutto unico, e ne sosteneva l'attacco colpendolo in un altro teatro di guerra, sfruttando la tradizionale strategia anfibia della Gran Bretagna, avvantaggiata dalla sua enorme potenza navale<ref>{{cita|Hart|pp. 164-165}}.</ref>.
* '''[[Irene Schouten]]''' - pattinatrice di velocità su ghiaccio olandese
Nell'ottobre 1914 il [[primo lord del mare]] [[John Fisher, I barone Fisher|Lord Fisher]] sollecitò l'opzione di uno sbarco sulla costa tedesca, nel gennaio 1915 [[Lord Kitchener]] si fece sostenitore di un piano che prevedeva lo stroncamento della linea di comunicazione della Turchia con l'est mediante uno sbarco nel [[golfo di Alessandretta]], ma la strategia che alla fine prese piede, seppur dopo molte polemiche, fu l'opzione espressa da [[Winston Churchill]], che prevedeva una spedizione anfibia per forzare lo stretto dei Dardanelli<ref>{{cita|Hart|pp. 165-166}}.</ref>.
* '''[[Jan Arnoldus Schouten]]''' - matematico olandese
* '''[[Jerdy Schouten]]''' - calciatore olandese
* '''[[Raymond Schouten]]''' - pilota motociclistico olandese
* '''[[Willem Schouten]]''' - navigatore olandese
 
=== L'alleanzaPagine turco-tedescacorrelate ===
Nell'agosto 1914, ormai certo della guerra tra Germania e Russia, incerto sull'entrata in guerra della Gran Bretagna, il 27 luglio il [[Gran Visir]] [[Said Halim Pascià]] rispose su
istigazione del germanofilo [[Enver Pascià]] ai precedenti approcci tedeschi, chiedendo all'ambasciatore di Germania la stipulazione di un'alleanza segreta contro la Russia. Il 2 agosto, all'insaputa del gabinetto turco, il patto venne siglato e il giorno seguente nei Dardanelli vennero posate le prime mine marine, e di sua iniziativa, Enver mobilitò le prime truppe. L'entrata in guerra della Gran Bretagna in un primo tempo fu un duro colpo per il nuovo trattato, le ambizioni turche si scontrarono con la paura di doversi scontrare con un nemico tanto potente. Ma un avvenimento diede modo alla Germania di assicurarsi l'alleanza della Turchia; il 3 agosto la Gran Bretagna informò la Turchia che avrebbe sequestrato le due grosse navi da battaglia, [[HMS Agincourt (1913)|''Sultan Osman I'']] e [[HMS Erin (1913)|''Reshadieh'']], che avrebbero dovuto consegnare alla flotta turca, provocando indignazione tra la popolazione e i militari turchi, nonostante l'offerta di un indennizzo da parte britannica. Il 10 agosto poi, dopo essere sfuggite alla flotta britannica, le navi tedesche [[SMS Goeben|''Goeben'']] e [[SMS Breslau|''Breslau'']] ottennero il permesso di riparare in Turchia attraverso i Dardanelli nonostante le obiezioni britanniche<ref>{{cita|Hart|pp. 196-197}}.</ref>.
 
* [[Isole Schouten]]
Ma il Regno Unito si dimostrò molto restio ad entrare in guerra contro la Turchia nonostante il suo atteggiamento sempre più provocatorio. L'impero britannico doveva tener conto dei milioni di sudditi musulmani e mantenne un atteggiamento passivo fino agli ultimi giorni di ottobre quando la ''Goeben'', divenuta l'ammiraglia della [[Osmanlı Donanması|flotta ottomana]] con il nome di ''Sultan Yavuz Selim'' (la ''Breslau'' era stata del pari rinominata come ''Midilli'') e sotto il comando di [[Wilhelm Souchon]], guidò una squadra turca in un'incursione nel [[Mar Nero]] contro i porti dell'alleato russo di [[Odessa]] e [[Sebastopoli]]<ref>{{cita|Hart|p. 198}}.</ref>, dove affondarono un posamine e minarono le rotte mercantili russe. Le prime rappresaglie risultarono insignificanti: il 1º novembre i britannici attaccarono un posamine turco nel porto di [[Smirne]] e il giorno seguente un loro incrociatore bombardò il porto turco di [['Aqaba]] sul [[Mar Rosso]]. Il 3 novembre navi da guerra britanniche cannoneggiarono per la prima volta i forti turchi nei Dardanelli, distruggendo la fortezza di [[Seddülbahir]] sulla riva settentrionale. Nello stesso giorno le prime truppe russe entrarono in Turchia da est. L'impero ottomano rispose dichiarando guerra alle potenze dell'Intesa<ref>{{cita|Gilbert|p. 136}}.</ref>.
 
Con questa nuova dichiarazione di guerra un altro impero legava il proprio destino all'andamento della guerra, ma la Turchia vi entrò non del tutto impreparata. Nei Dardanelli era all'opera da più di un mese il colonnello tedesco [[Erich Weber]], incaricato di provvedere alle difese turche chiudendo la via d'acqua e organizzando la posa di mine, operazione assegnata a un ufficiale della marina tedesca, il capitano Gehl. Artiglieri tedeschi erano in servizio nei forti di Kilitbahir e Çanakkale, quest'ultimo comandato dal tenente colonnello Wehrle che vi fece istallare otto batterie di obici puntandole sui Dardanelli. Ma a Gallipoli durante quell'inverno non ci furono azioni militari di alcun genere: i russi non erano in grado di minacciare seriamente i turchi, mentre i britannici con uno sbarco di truppe a [[Al-Faw]], in [[Mesopotamia]], giunsero ad [[Al Qurna]], alla confluenza tra il [[Tigri]] e l'[[Eufrate]], assicurandosi di non far cadere i giacimenti petroliferi di Ābādān in mano turca<ref>{{cita|Gilbert|pp. 137-138}}.</ref>.
 
=== La richiesta di intervento ===
Il 2 gennaio 1915 Kitchener ricevette un messaggio col quale il [[Nikolaj Nikolaevič Romanov (1856-1929)|granduca Nicola]] lo sollecitava ad effettuare una azione diversiva che alleggerisse la pressione turca contro le [[Campagna del Caucaso|forze russe nel Caucaso]]. Non potendo inviare truppe, Kitchener suggerì un'azione navale dimostrativa contro i Dardanelli, azione che Churchill, rendendosi conto dei maggiori vantaggi strategici ed economici in gioco, propose di trasformare in un tentativo di forzamento dello stretto<ref>{{cita|Hart|p. 168}}.</ref>.
Al Consiglio di guerra britannico del 5 gennaio 1915 Lord Kitchener dichiarò che: ''«I Dardanelli appaiono l'obiettivo più idoneo, perché vi si può condurre un attacco in collaborazione con la marina»''. Un attacco riuscito avrebbe permesso di ristabilire le comunicazioni con la Russia, risolvendo la questione del [[Vicino Oriente]], coinvolgere la [[Grecia]] e forse [[Bulgaria]] e [[Romania]], nonché attingere alle riserve di grano e liberare le navi da trasporto bloccate nel Mar Nero. Il segretario del Consiglio di guerra, colonnello Hankey, era ancora più ottimista: la vittoria nei Dardanelli ''«ci offrirebbe l'accesso al [[Danubio]], che potremmo sfruttare come linea di comunicazione per un'armata che penetri nel cuore dell'[[Austria-Ungheria]], mentre la nostra forza marittima farebbe sentire il suo peso nel cuore stesso dell'Europa»''<ref>{{cita|Gilbert|pp. 159-160}}.</ref>.
Il forzamento dei Dardanelli avrebbe dovuto costituire una svolta nell'andamento della guerra; se fosse riuscito avrebbe posto termine allo stallo sul fronte occidentale, di cui la battaglia di Neuve-Chapelle, concepita come azione di sfondamento, si era rivelata una conferma<ref>{{cita|Gilbert|p. 171}}.</ref>.
 
=== Le ambizioni Alleate ===
I piani di un forzamento navale elaborato dall'ammiraglio [[Sackville Carden]] (comandante delle forze navali nel Mediterraneo orientale) prevedevano che il 18 marzo una forza navale anglo-francese si aprisse un varco negli Stretti penetrando nel [[Mar di Marmara]] attraverso cui avrebbe raggiunto [[Costantinopoli]]. Il Consiglio di guerra britannico discusse per molto tempo e nei minimi dettagli le mosse successive all'attacco. Non solo Churchill, le cui navi costituivano una componente essenziale, ma anche i suoi colleghi, prevedevano che la [[Royal Navy]] sarebbe avanzata rapidamente nei Dardanelli e che la capitale turca, alla vista di tante navi nemiche a largo della sua costa, sarebbe precipitata nel panico. Lord Kitchener pensava che, non appena la flotta britannica avesse superato gli Stretti, la guarnigione turca della penisola di Gallipoli avrebbe abbandonato le posizioni, senza che le truppe Alleate fossero costrette a sbarcare o a combattere. Opinione comune fu quella che a realizzare il trionfo sarebbero bastate unicamente le navi, e Kitchener era inoltre convinto che con negoziati equi e pazienti, anche le restanti truppe turche in Europa si sarebbero con ogni probabilità arrese<ref>{{cita|Gilbert|pp. 171-172}}.</ref>.
[[Edward Grey]] prevedeva che, una volta conseguita la vittoria navale nei Dardanelli, a Costantinopoli si sarebbe verificato un vero e proprio colpo di stato dopo il quale la Turchia si sarebbe distaccata dagli Imperi centrali tornando alla sua precedente situazione di neutralità, mentre Winston Churchill arrivò addirittura a ipotizzare l'arruolamento di soldati turchi negli eserciti alleati come mercenari<ref>{{cita|Gilbert|p. 172}}.</ref>.
 
In tutti coloro che ritenevano imminente un trionfo della marina anglo-francese nei Dardanelli, si risvegliarono appetiti di conquiste territoriali. Lord Kitchener voleva che la Gran Bretagna si annettesse le città ottomane di [[Aleppo]] e [[Alessandretta]] in [[Siria]], il Ministero della Marina intendeva prendersi tutta la valle dell'[[Eufrate]], da [[Urfa]] a [[Baghdad]] fino a [[Bassora]] per impedire alla Russia di raggiungere le acque del [[Golfo persico]]. [[Lewis Harcourt]], ministro delle Colonie, desiderava che la Gran Bretagna si annettesse il porto di [[Marmaris]] nell'[[Anatolia|Anatolia meridionale]]. I benefici territoriali che si sarebbero ottenuti con la conquista dei Dardanelli facevano però gola a molti paesi, che perciò vedevano di buon occhio il piano Alleato. Con la sconfitta della Turchia, la Russia avrebbe ottenuto la provincia orientale dell'[[Armenia]] e la capitale Costantinopoli, che la Gran Bretagna gli aveva riservato nel corso degli accordi segreti del 1908. La Grecia, privata della capitale promessa alla Russia, avrebbe ottenuto la provincia anatolica di [[Smirne]], ove viveva una consistente comunità greca. L'Italia avrebbe ottenuto la provincia di [[Adana]], nell'Anatolia meridionale, la Francia avrebbe avuto la provincia della [[Siria]] compreso il [[Libano]]; la Bulgaria, come ricompensa per la sua adesione all'Intesa, avrebbe conservato il porto di [[Alessandropoli]] nell'Egeo che aveva strappato alla Turchia l'anno prima, inoltre alla Grecia, alla Romania e alla Bulgaria sarebbero stati probabilmente assegnati alcuni porti nel Mar di Marmara<ref>{{cita|Gilbert|pp. 172-173}}.</ref>.
Dalla riuscita dell'attacco dipendevano quindi molte aspirazioni nazionali e molti mutamenti territoriali.
 
== I preparativi ==
L'attacco navale ebbe inizio il 19 febbraio col bombardamento da parte di dodici corazzate [[Pre-dreadnought|pre-''Dreadnought'']] (8 britanniche e 4 francesi) al comando del vice ammiraglio Sackville Carden, che attaccarono le postazioni fortificate turche con un pesante bombardamento, a cui seguirono cinque giorni di condizioni avverse. Queste navi erano state scelte perché obsolete rispetto alle ''[[dreadnought]]'' e quindi "spendibili" in azioni contro teatri secondari che comportassero perdite. Nel settore era presente anche la modernissima corazzata [[HMS Queen Elizabeth (00)|HMS ''Queen Elizabeth'']], ma venne ritirata insieme alle altre navi da battaglia più vecchie dopo alcuni riusciti attacchi da parte di sommergibili e torpediniere, uno dei quali affondò la [[HMS Goliath (1898)|HMS ''Goliath'']]. Il 25, quando il bombardamento riprese, i forti furono completamente ridotti al silenzio e i turchi li abbandonarono. Il giorno seguente la squadra navale diede inizio alla seconda fase: la distruzione delle installazioni difensive intermedie, situate al di là dell'imboccatura dello Stretto, quindi meno riconoscibili e più difficili da colpire. L'esito di questa seconda fase fu deludente, ma gli anglo-francesi sfruttarono l'occasione per far sbarcare sulla penisola piccole squadre di specialisti in lavori di demolizione, che distrussero le fortezze esterne abbandonate. Altri sbarchi avvennero il 3 e il 4 marzo, ma, dopo aver incontrato una certa resistenza, gli uomini furono reimbarcati<ref>{{cita|Hart|pp. 204-205}}.</ref>.
Il bombardamento continuò saltuariamente anche a causa delle condizioni atmosferiche, mentre alcuni [[dragamine]] tentavano di ripulire il primo campo di mine posizionato all'imbocco dello Stretto. La mancanza di aerei da ricognizione costituì tuttavia un grosso ostacolo, e il 9 marzo Carden riferì che non poteva fare di più finché la forza aerea non fosse stata rinforzata; nel frattempo avrebbe concentrato gli sforzi nel dragaggio della zona minata. L'11 marzo l'Ammiragliato inviò a Carden un telegramma, col quale veniva sollecitato ad iniziare l'attacco decisivo. L'ammiraglio obbedì immediatamente, e impartì l'ordine di iniziare l'attacco, sotto la cui copertura si sarebbe proceduto allo sgombero delle mine. A questo punto però Carden si ammalò e venne sostituito dall'ammiraglio [[John de Robeck]]<ref>{{cita|Hart|p. 205}}.</ref>.
 
Nel corso dei preparativi per un attacco navale, il governo britannico si orientò anche verso lo studio di un attacco terrestre. Il 9 febbraio Lord Kitchener, molto più favorevole a destinare truppe sul [[fronte di Salonicco]] piuttosto che nei Dardanelli, in modo tale da invogliare la Grecia ad unirsi all'Intesa, si dichiarò disposto ad inviare a Salonicco la 29ª divisione regolare affiancata da una divisione francese, ma la promessa di due divisioni non bastò alla Grecia, la quale pretendeva l'ingresso nell'Intesa anche della Romania. Di conseguenza il 16 febbraio il Consiglio di Guerra decise di inviare la 29ª divisione nel porto di [[Moudros]], nell'[[Egeo]], unitamente alle truppe di stanza in [[Egitto]], con l'ordine di tenersi pronte ad appoggiare in caso di necessità l'attacco navale contro i Dardanelli<ref>{{cita|Hart|p. 208}}.</ref>.
Il comandante dell'esercito francese [[Joseph Joffre]], tuttavia, scorse nell'invio della 29ª divisione in [[Medio Oriente]] un inquietante presagio di quella che sarebbe potuta diventare la destinazione delle unità del nuovo esercito britannico. Così, fedele alla sua lealtà nei confronti dei francesi, al successivo consiglio di guerra svoltosi tre giorni dopo, con un completo voltafaccia, Kitchener asserì che la 29ª divisione sarebbe stata da considerare indisponibile, e al suo posto consigliò l'invio di due divisioni australiane e neozelandesi, scarsamente addestrate. Quello stesso giorno iniziò l'attacco navale, e alla notizia della caduta dei forti esterni, il governo turco si apprestò a riparare all'interno dell'[[Asia Minore]]<ref>{{cita|Hart|p. 209}}.</ref>.
 
=== Errori britannici ===
L'eco del bombardamento si diffuse presto nel Mediterraneo; i tedeschi si aspettavano la comparsa della forza Alleata al largo di Costantinopoli, mentre Italia e Grecia cominciarono a dimostrarsi più inclini ad entrare in guerra. In questo frangente l'idea originaria secondo cui l'attacco navale doveva essere solo un'azione sperimentale, destinata ad essere abbandonata qualora i fatti l'avessero dimostrata difficile, perse terreno, e tutti tranne [[Lloyd George]], convennero che l'attacco doveva essere spinto fino in fondo, se necessario con forze di terra<ref>{{cita|Hart|pp. 209-210}}.</ref>.
{{Citazione|[...] essendoci lanciati sull'idea di forzare gli Stretti, non possiamo neppure pensare di abbandonare tale piano|[[Lord Kitchener]]<ref>{{cita|Hart|p. 210}}.</ref>}}
Con questa affermazione Kitchener espresse la decisione, ma si dovette arrivare il 10 marzo perché decidesse di concedere la 29ª divisione; e, cosa ancor più grave, solo il 12 marzo nominò il comandante della spedizione. Al Ministero della guerra di [[Londra]] non venne presa nessuna misura preparatoria. In conseguenza di ciò, il 13, quando [[Ian Hamilton]] partì, neppure i componenti di quello che avrebbe dovuto essere il suo [[stato maggiore]] erano disponibili, ed egli dovette partire senza di loro. Gli elementi informativi erano molto scarsi: Hamilton disponeva solo di un manuale dell'esercito turco del 1912, un rapporto prebellico sui forti dei Dardanelli e una carta geografica imprecisa, tale da costringere alcuni suoi uomini a fare incetta di guide di Costantinopoli in libreria<ref>{{cita|Hart|pp. 210-211}}.</ref>.
 
Il 17 marzo Hamilton raggiunse la squadra navale il giorno prima l'avvio dell'attacco, e la sua prima scoperta fu l'inadeguatezza dell'isola di [[Lemno]] come base, a causa della scarsità di acqua, nonché della mancanza di banchine e difese adeguate nel porto di Moudros. La seconda fu che le truppe già presenti sul posto erano così mal distribuite sulle navi che prima di poter pensare di farle sbarcare su una spiaggia allo scoperto e sotto il fuoco nemico era necessario farle scendere a terra e ridistribuirle in modo più razionale. La prima decisione di Hamilton fu quella di spostare la base ad Alessandria e dirigervi tutti i trasporti truppe. Le operazioni di imbarco furono effettuate in modo così caotico e disorganizzato che i battaglioni erano spesso separati dai loro mezzi di trasporto di prima linea, i carri dai loro cavalli, i cannoni dalle relative munizioni e addirittura le bombe dalle loro spolette<ref>{{cita|Hart|p. 211}}.</ref>.
 
=== Le difese ottomane ===
[[File:Map of Turkish forces at Gallipoli April 1915.png|thumb|left|La disposizione delle truppe ottomane della [[5. Ordu|quinta armata]] nella parte meridionale della penisola di Gallipoli.]]
Le fortificazioni e le altre difese dei Dardanelli erano state recentemente rinforzate dagli ottomani sotto la direzione dei loro consiglieri militari tedeschi. L'imboccatura del braccio di mare, larga 3.600 metri, era protetta da due forti dotati di cannoni, [[Sedd el Bahr]] sul lato europeo e [[Kum Kale]] su quello asiatico<ref name=Hayth-26-27>{{cita|Haythornthwaite|pp. 26-27}}.</ref>; subito dopo l'imboccatura il canale raggiungeva la sua larghezza massima di poco più di 7 chilometri, per poi restringersi progressivamente fino a ridursi a 1.250 metri davanti alla cittadina di [[Çanakkale]]: qui si trovavano le difese principali, con altri due forti ([[Kilid Bahr]] sul lato europeo e Çanakkale su quello asiatico), varie batterie di artiglieria dislocate lungo la costa e una decina di campi di [[mina navale|mine navali]] disposti perpendicolarmente alla terraferma<ref name=Hayth-26-27 />. Le difese dello stretto ammontavano a circa 72 cannoni, un miscuglio di pezzi datati e moderni, i più efficaci dei quali erano gli [[obice|obici]] da 152 mm dislocati in postazioni mobili, capaci di essere spostati rapidamente e che quindi rappresentavano un bersaglio difficile da localizzare; vi erano poi alcune batterie di lanciasiluri, unità di riflettori e finte batterie che emettevano solo fumo per attirare il tiro degli attaccanti<ref name=Hayth-26-27 />.
 
Come la maggior parte degli equivalenti europei suoi contemporanei, nel 1914 l'esercito ottomano ([[Osmanlı İmparatorluğu Ordusu]]) era basato sulla [[leva militare]] obbligatoria: tutti i maschi con più di 18 anni dovevano prestare servizio per due anni (tre per le armi diverse dalla fanteria, cinque per la marina) nelle forze regolari (''Nizam''), passando poi per i successivi 20 anni nella riserva (''Redif'') mobilitata solo in tempo di guerra<ref>{{cita|Haythornthwaite|p. 19}}.</ref>; a fine 1914, con il completamento della mobilitazione, l'esercito ottomano poteva schierare circa 1.000.000 di uomini suddivisi in 70 [[divisione (unità militare)|divisioni]], anche se la necessità di coprire quattro fronti principali (Dardanelli, [[Campagna del Caucaso|Caucaso]], [[Campagna del Sinai e della Palestina|Sinai]] e in seguito [[Campagna della Mesopotamia|Mesopotamia]]) rese impossibile concentrare le risorse su uno solo di essi<ref name=Hayth-21>{{cita|Haythornthwaite|p. 21}}.</ref>.
 
La difesa dei Dardanelli era responsabilità della [[5. Ordu|5ª armata ottomana]], comandata dal generale tedesco [[Otto Liman von Sanders]], con sei divisioni per un totale di circa 80.000 uomini (in maggioranza coscritti appena mobilitati)<ref name=Hayth-37>{{cita|Haythornthwaite|p. 37}}.</ref>. Sanders posizionò due divisioni, la 3ª e l'11ª, a Kum Kale sul lato asiatico dello stretto, il punto ritenuto più probabile per uno sbarco, mentre a nord della penisola di Gallipoli il generale tedesco collocò la 5ª divisione a protezione del [[golfo di Saros]] e la 7ª a guardia della cittadina di [[Bolayır]] e dei collegamenti tra Gallipoli e la capitale; la difesa della punta della penisola era affidata alla 9ª divisione, frazionata sulle colline dietro [[Capo Helles]] e nei pressi della cittadina di [[Krithia]], mentre la 19ª divisione era schierata più a nord, sul crinale di Sari Bari, e tenuta come riserva mobile pronta ad accorrere in rinforzo delle altre unità a seconda di dove i britannici sarebbero sbarcati<ref name=Hayth-37 />. La 19ª era comandata dal [[tenente colonnello]] [[Mustafa Kemal Atatürk|Mustafa Kemal]], un buon conoscitore della penisola di Gallipoli per via dei suoi trascorsi sul posto durante la [[prima guerra balcanica]].
 
A parte il ''Goeben'' e il ''Breslau'', la marina ottomana ([[Osmanlı Donanması]]) aveva poche unità veramente efficienti: allo scoppio del conflitto erano disponibili due vecchie navi da battaglia [[pre-dreadnought]] di costruzione tedesca (''[[SMS Kurfürst Friedrich Wilhelm|Barbaros Hayreddin]]'' e ''[[SMS Weissenburg|Turgut Reis]]'', varate nel 1891) e una ancora più datata [[corazzata costiera]] (la ''[[Mesudiye]]'' del 1874, andata perduta già il 13 dicembre 1914 dopo essere stata silurata da un sommergibile britannico), oltre a due [[incrociatore protetto|incrociatori protetti]], otto [[cacciatorpediniere]] e altre unità minori<ref name=Hayth-21 />; in generale, la flotta ottomana giocò un ruolo marginale nella campagna.
 
== Inizio delle operazioni ==
=== L'attacco navale e il suo fallimento ===
{{vedi anche|operazioni navali nei Dardanelli (1914-1915)}}
[[File:HMS Irresistible abandoned 18 March 1915.jpg|thumb|La ''[[HMS Irresistible (1898)|Irresistible]]'' mentre affonda, 18 marzo 1915.]]
[[File:Bouvet sinking March 18 1915.jpg|thumb|La ''Bouvet'' colpita cerca di riparare verso terra, ma affonderà in pochi minuti.]]
L'attacco navale anglo-francese ai Dardanelli ebbe inizio il 17 febbraio 1915, quando dalla [[portaidrovolanti]] {{nave|HMS|Ark Royal|1914|6}} si alzarono in volo alcuni velivoli della [[Royal Naval Air Service]] per compiere una ricognizione preliminare delle difese ottomane<ref>{{cita|Broadbent|p. 40}}.</ref>; due giorni più tardi le navi di Carden iniziarono il tiro contro i forti posti all'imboccatura del braccio di mare: quasi subito ci si accorse che il tiro alla lunga gittata era inefficace, e che per ottenere risultati più incisivi era necessario ridurre le distanze<ref>{{cita|Haythornthwaite|p. 27}}.</ref>. Dopo un'interruzione a causa delle pessime condizioni meteo, l'azione riprese il 25 febbraio: le corazzate anglo-francesi serrarono le distanze e colpirono ripetutamente i forti di Sedd el Bahr e Kum Kale, infine evacuati dalle demoralizzate guarnigioni ottomane; gli alleati riuscirono anche a far scendere a terra, il 26 febbraio e poi ancora il 3 marzo, piccoli reparti da sbarco per eliminare i cannoni rimasti con la [[dinamite]], anche se contrattacchi turchi li obbligarono a ritirarsi dopo poco<ref>{{cita|Hart|p. 205}}.</ref>.
 
Carden era ottimista sugli sviluppi dell'azione, ma le operazioni contro le difese interne dello stretto si rivelarono progressivamente sempre più difficili: le condizioni meteo pessime ostacolavano la ricognizione aerea e le batterie mobili di obici si dimostrarono bersagli troppo sfuggenti per le corazzate, rendendo quindi pericoloso far avvicinare i dragamine (in pratica dei pescherecci requisiti, dotati ancora di equipaggi civili) per ripulire i tratti minati<ref name=Hayt-28>{{cita|Haythornthwaite|p. 28}}.</ref>; la notte del 13 marzo, un deciso tentativo di dragare lo stretto da parte di sei dragamine scortati dall'incrociatore {{nave|HMS|Amethyst|1903|6}} si concluse con un nulla di fatto quando quattro dei dragamine furono colati a picco dall'artiglieria turca<ref name=Hayt-28 />. Carden era sottoposto a forti pressioni da parte di Londra, da dove Churchill e i vertici dell'Ammiragliato lo tempestavano di messaggio; in preda a un forte [[esaurimento nervoso]], il 15 marzo Carden rassegnò le dimissioni dall'incarico e fu sostituito dal suo vice, [[ammiraglio di squadra]] [[John de Robeck]].
 
Il 18 marzo de Robeck lanciò l'attacco generale e condusse l'intera squadra nei Dardanelli: tredici corazzate e un incrociatore da battaglia britannici, supportate da quattro corazzate francesi, organizzate su tre linee, due britanniche ed una francese, con navi di appoggio ai fianchi e due navi in riserva. La squadra navale presero a colpire le postazioni dell'artiglieria ottomana a Çanakkale e Kilid Bahr da una distanza di 13 chilometri e, anche se l'artiglieria mobile si rivelò difficile da colpire e riuscì a danneggiare due corazzate francesi, le difese turche furono ben presto sopraffatte dalla potenza di fuoco degli alleati<ref name=Hayt-33>{{cita|Haythornthwaite|p. 33}}.</ref>. Messi a tacere i forti, de Robeck segnalò ai francesi di ritirarsi per far avanzare i dragamine protetti da altre corazzate britanniche; le unità dell'ammiraglio [[Émile Guépratte]] virarono verso la costa asiatica, e incapparono in una minaccia inaspettata: dieci giorni prima un ufficiale turco, [[tenente colonnello]] Geehl, aveva fatto furtivamente depositare dal piroscafo ''Nousret'' una fila di venti mine nella baia di Eren Keui, parallela alla costa e fuori dai campi già rilevati<ref>{{cita|Broadbent|pp. 33-34}}.</ref>; la corazzata ''[[Bouvet (nave da battaglia)|Bouvet]]'' urtò una di queste mine e affondò in pochi minuti con gran parte dell'equipaggio<ref>{{cita|Hart|p. 206}}.</ref>. I britannici continuarono il bombardamento da distanza ravvicinata, ma due ore più tardi l'[[incrociatore da battaglia]] ''Inflexible'' urtò una mina non lontano dal luogo dell'affondamento della ''Bouvet'', e lo stesso fece poco dopo la corazzata {{nave|HMS|Irresistible|1898|6}}; seppur danneggiato lo ''Inflexible'' riuscì ad allontanarsi, mentre la corazzata iniziò ad affondare. Incerto su cosa avesse causato queste perdite, de Robeck annullò l'attacco e diede l'ordine di ritirarsi; poco dopo un'altra corazzata, la {{nave|HMS|Ocean|1898|6}}, urtò una mina mentre cercava di prestare assistenza alla ''Irresistible'', e ambedue le navi, abbandonate dai britannici, affondarono quella sera stessa<ref name=Hayt-33 />.
 
Le perdite riportate il 18 marzo erano gravi (tre corazzate affondate e altre tre unità costrette ad abbandonare la spedizione per i danni riportati), ma non incapacitanti visto che altre quattro corazzate britanniche e due francesi erano in rotta per i Dardanelli<ref name=Hayt-33 />; le difese dello stretto, poi, erano molto scosse: a parte i danni, più di metà della scorta di munizioni di grosso calibro (le uniche capaci di danneggiare le corazzate) era stata consumata, e se gli alleati avessero continuato l'azione le difese turche sarebbero crollate («siamo stati molto fortunati» fu il commento del tenente colonnello Wehrle<ref>{{cita|Gilbert|p. 173}}.</ref>). I tedeschi si aspettavano non solo che la squadra navale si presentasse dinanzi a Costantinopoli, ma anche che tale comparsa desse in via ad una rivolta contro Enver, seguita dalla firma di un trattato di pace da parte dei turchi dato che in ogni caso, abbandonata Costantinopoli ove vi erano le uniche fabbriche di munizioni, essi non sarebbero stati in grado di continuare la guerra<ref>{{cita|Hart|p. 209}}.</ref>. Sebbene alcuni comandanti spingessero per l'azione, tuttavia, de Robeck era del parere opposto, in questo sostenuto anche da Fisher a Londra (contrario a riportare ulteriori perdite di navi<ref>{{cita|Broadbent|p. 35}}.</ref>) e dai comandanti delle truppe di terra ai Dardanelli (il comandante in capo Hamilton e Birdwood dell'ANZAC, convinti che un assalto solo navale avrebbe avuto scarse possibilità di successo<ref name=Hayt-33 />); il 23 marzo de Robeck inviò un telegramma all'Ammiragliato chiedendo l'aiuto dell'esercito per forzare i Dardanelli e rinviando ogni altro tentativo fino a che le forze di terra non fossero state pronte ad intervenire<ref>{{cita|Hart|p. 207}}.</ref>.
 
=== Preparazione allo sbarco ===
[[File:Gallipoli1915.jpg|thumb|left|A sinistra lo schema delle difese turche a Gallipoli, a destra il piano d'attacco Alleato.]]
Al comando delle forze alleate che sarebbero sbarcate nella penisola di Gallipoli, Lord Kitchener designò il [[generale]] [[Sir]] [[Ian Standish Monteith Hamilton|Ian Hamilton]]<ref name="Gilbert174">{{cita|Gilbert|p. 174}}.</ref>, che fu messo al comando degli uomini della [[Mediterranean Expeditionary Force]] (MEF) composta dalla [[British 29th Division|29ª divisione britannica]], dalla [[Royal Naval Division]], dalla [[Australian and New Zealand Army Corps]] (Anzac) del generale [[William Birdwood]], dal 3º squadrone della Royal Naval Air Service con base a [[Tenedos]] e dal [[Corps expéditionnaire d'Orient]] francese al comando di [[Albert d'Amade]]. Hamilton arrivò nei Dardanelli giusto in tempo per assistere all'attacco navale, e quando l'attacco fu sospeso, egli sentì l'ammiraglio de Robeck dichiarare di essere pronto per ricominciare subito con un altro attacco, Hamilton pensò allora di effettuare lo sbarco in concomitanza con il nuovo attacco dal mare, scrivendo a Kitchener: ''«In questo momento non sembra che la flotta sia in grado di procedere con lo stesso ritmo e, se questo è vero, allora toccherà ai soldati risolvere la questione»''<ref name="Gilbert174"/>.
Churchill d'altro canto considerava ancora possibile la vittoria con un secondo attacco navale, ma dovette farsi da parte; il responsabile della pianificazione militare era Lord Kitchener, il quale era ormai convinto di sbarcare una grande armata a Gallipoli. Qualsiasi possibilità di una rapida vittoria era sfumata; negli Stretti il mare era in burrasca e impedì ogni operazione di bonifica delle acque. Sia il [[Bosforo]] che i [[Dardanelli]] rimasero strettamente sotto il controllo turco. I governi greco, bulgaro e italiano, inizialmente entusiasti della prospettiva di una vittoria alleata nei Dardanelli, tornarono ora nella loro posizione di neutralità, mentre il governo romeno permise il transito nel suo territorio di 150 mine marittime tedesche destinate alla Turchia<ref>{{cita|Gilbert|p. 175}}.</ref>.
 
Il mancato rinnovo dell'attacco navale, dopo il fallimento di quello del 18 marzo, fu interpretato dai turchi come un segno che gli alleati stavano preparando un attacco con forze di terra, ipotesi successivamente confermata dalle notizie provenienti da diversi porti del Mediterraneo, dove lo sbarco di truppe britanniche e francesi, rese impossibile ogni tentativo di mantenere segreta l'operazione<ref>{{cita|Hart|p. 214}}.</ref>.
I turchi si rivolsero alla Germania, che il 26 marzo inviò nella penisola di Gallipoli il generale [[Otto Liman von Sanders]], che assunse il comando della 5ª armata turca, proprio mentre nelle isole greche più vicine alla Turchia, in preparazione all'attacco terrestre, si andava radunando un'armata anglo-francese. A [[Çanakkale]] arrivò anche l'aviazione tedesca per svolgere missioni di ricognizione a favore dei turchi<ref>{{cita|Gilbert|p. 177}}.</ref>.
E mentre gli alleati ammassavano truppe, i turchi per quasi un mese poterono potenziare le difese della penisola, installando reticolati, trincee, ridotte e nidi di mitragliatrici. Cinquecento tra ufficiali e soldati tedeschi assistevano i turchi nei preparativi, addirittura due delle sei divisioni turche a Gallipoli erano comandate da ufficiali tedeschi<ref>{{cita|Gilbert|pp. 178-179}}.</ref>.
Al comando di von Sanders furono schierate sei divisioni turche, e come prima cosa decise di schierarle nei punti più probabili per uno sbarco. Giudicando il punto più probabile per uno sbarco la costa asiatica, schierò due divisioni in prossimità della [[baia di Besika]] (3ª e 11ª), sulla costa europea, il cui punto più pericoloso era sulla strozzatura della penisola presso [[Bulair]], schierò altre due divisioni (5ª e 7ª), mentre in altri due punti critici - la strozzatura di [[Gaba Tebe]] e l'estremità meridionale di [[Capo Helles]] - von Sanders vi schierò una divisione (9ª) sola lasciando una ultima divisione di riserva (19ª) all'interno della penisola<ref>{{cita|Hart|pp. 215-216}}.</ref>.
 
Lo schieramento di von Sanders costituisce la miglior giustificazione del piano di Ian Hamilton, il quale era fortemente condizionato da due fattori: l'esiguità delle forze britanniche e il loro obiettivo. Il corpo di spedizione comprendeva complessivamente solo cinque divisioni, di cui una francese, e due del'''[[Australian and New Zealand Army Corps]]'' (Anzac), per un totale di circa 75.000 uomini inquadrati nella ''[[Mediterranean Expeditionary Force]]'', contro gli 84.000 turchi<ref name="Hart216">{{cita|Hart|p. 216}}.</ref>.
L'obiettivo poi era quello di aprire un varco che avrebbe consentito alla flotta di avanzare nel punto più stretto dei Dardanelli e non di intraprendere una campagna "autonoma" mirante a grandi prede strategiche.
Il golfo di Saros era la zona strategicamente più vulnerabile, ma allo stesso tempo non dava l'opportunità di utilizzare direttamente l'artiglieria contro le difese dello Stretto, le spiagge in prossimità di Bulair apparivano fortemente presidiate, mentre uno sbarco sul lato occidentale del golfo sarebbe avvenuto troppo vicino al confine bulgaro e in un terreno molto impervio. In entrambi i casi poi le esigue forze attaccanti avrebbero corso il rischio di essere attaccate sul fianchi o alle spalle dalla [[Tracia]], trovandosi così tra due fuochi con il mare alle spalle<ref name="Hart216"/>.
Ian Hamilton decise così di sferrare un duplice attacco nella parte meridionale della penisola di Gallipoli. La 29ª divisione avrebbe dovuto sbarcare su quattro spiagge all'estremità della penisola e impadronirsi dell'altura di [[Achi Baba]], mentre i francesi sarebbero rimasti pronti ad intervenire in appoggio: un loro reggimento avrebbe dovuto compiere un'azione diversiva sbarcando a Kum Kale, sulla sponda asiatica, mentre le navi da trasporto truppe francesi avrebbero simulato uno sbarco nella baia di Besika. Le due divisioni dell'Anzac sarebbero sbarcate a nord di Gaba Tebe, mentre la divisione di fanteria di marina avrebbe sferrato un finto attacco presso Bulair<ref>{{cita|Hart|pp. 216-217-218}}.</ref>.
Hamilton per aumentare l'effetto sorpresa suggerì di effettuare gli sbarchi durante la notte, riducendo il rischio di perdite ma allo stesso tempo senza il supporto dell'artiglieria navale. [[Aylmer Hunter-Weston]], comandante della 29ª divisione, si espresse però a favore di uno sbarco in pieno giorno per evitare che l'operazione naufragasse nel caos. La sua tesi finì col prevalere anche grazie all'appoggio dei comandanti della flotta<ref>{{cita|Hart|p. 218}}.</ref>. Il 20 aprile i preparativi erano ultimati e le truppe concentrate a Moudros a bordo delle navi da trasporto; tutto era pronto, solo le condizioni atmosferiche rimaste sfavorevoli nelle ultime settimane costituirono il fattore determinante per l'avvio delle operazioni. Il 23 il tempo diventò favorevole, così si diede il via alle operazioni che richiedevano almeno 36 ore prima di poter sferrare il colpo decisivo<ref>{{cita|Hart|p. 219}}.</ref>.
 
=== Lo sbarco anfibio ===
{{vedi anche|sbarco all'Anzac Cove|sbarco a Capo Helles}}
{{Doppia immagine|right|Anzac covering force landing April 25 1915.jpg|200|Cape Helles landing map.jpg|172|A sinistra lo schema degli sbarchi delle truppe [[Anzac]] a nord di Gaba Tebe, a destra lo schema degli sbarchi della 29ª divisione britannica nell'estremità meridionale della penisola di Gallipoli, 25 aprile 1915}}
Lo sbarco cominciò fra la notte del 24 e le prime ore del 25 aprile, con oltre duecento navi alleate a supporto delle operazioni. Le truppe dovevano sbarcare da scialuppe di salvataggio e piccole imbarcazioni, senza nessuna protezione esattamente come negli sbarchi del passato, e dopo un traino iniziale da parte di rimorchiatori percorrere il tratto finale a remi sotto il tiro delle armi leggere, delle mitragliatrici e delle postazioni di artiglieria turche dei fortini costieri, affrontando poi i reticolati che proteggevano le uscite dalla spiaggia<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref>. La Royal Navy fornì delle squadre di specialisti che dovevano gestire le imbarcazioni da sbarco e allestire una stazione radio principale sulla spiaggia, oltre ad osservatori di artiglieria che avrebbero sempre via radio comunicato le coordinate di tiro alle navi<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref> Secondo i piani l'avanzata verso nord dall'estremità meridionale di Capo Helles in concomitanza con lo sbarco più a nord delle truppe Anzac a Gaba Tebe avrebbe intrappolato i soldati turchi fra i due contingenti alleati. Il primo sbarco avvenne verso l'alba sul litorale settentrionale, designato in codice come "spiaggia Z". Qui sbarcarono i soldati australiani e neozelandesi dell'Anzac che ben presto si resero conto di essere stati sbarcati, probabilmente per un errore di rotta o per la forte corrente, circa un chilometro e mezzo più a nord dell'area designata<ref>{{cita|Gilbert|p. 185}}.</ref>.
Intorno alle 04:25 i primi 1500 uomini dell'Anzac sbarcati, invece di trovarsi dinanzi alla spiaggia pianeggiante di Gaba Tebe - dove avrebbero potuto avanzare in un terreno quasi pianeggiante fino ad arrivare al collo dell'[[istmo]] - si trovarono ad Ariburnu, piccolo promontorio più a nord sovrastato dalle scogliere di Çunukbahir. Appena toccarono terra i soldati si lanciarono di corsa verso l'entroterra; neppure un uomo venne ferito dalla fiacca reazione turca, ma i reparti si erano dispersi e mescolati e la confuzione cresceva continuamente. Il contingente successivo si trovò in una situazione ancora più caotica, ma i suoi uomini riuscirono ad avanzare per circa 1500 metri<ref>{{cita|Hart|p. 220}}.</ref>. Lì i turchi posizionati sul Çunukbahir iniziarono a mietere vittime tra le truppe australiane, ma nel tardo pomeriggio la guarnigione turca esaurì le munizioni e cominciò a ritirarsi.
Il generale [[Mustafa Kemal Atatürk|Mustafa Kemal]], in quel momento comandante di una delle divisioni presenti, comprese che il possesso della collina di Çunukbahir e del crinale Sari Bair erano determinanti per il controllo dell'intera penisola e prese immediate ed efficaci decisioni. Kemal ordinò alle poche truppe presenti in ripiegamento di inastare le baionette e prepararsi ad uno scontro alla baionetta contro gli australiani in avanzata; secondo le sue memorie il dialogo fu in questi termini<ref name="Gilbert187">{{cita|Gilbert|p. 187}}.</ref>:
{{Citazione|"Perché scappate?" "Il nemico, signore" "Dove?" "Laggiù" (indicando la collina di Çunukbahir) "Non si fugge davanti al nemico" "Non abbiamo munizioni" "Se non avete munizioni, avete però le baionette."}}
Kemal sfidò anche il fuoco nemico, come nelle sue memorie citò il capitano australiano Tulloch dicendo di aver scorto un ufficiale turco sotto un albero a meno di 100 metri intento a dare ordini che, fatto segno a colpi di fucile, non si mosse; almeno in un'altra circostanza Kemal rimase sotto il fuoco dell'artiglieria in una trincea, accendendosi con calma una sigaretta. I rinforzi vennero fatti affluire alla spicciolata man mano che si rendevano disponibili, compresa una batteria di artiglieria da campagna della quale sempre Kemal aiutò a mettere in posizione il primo pezzo, e i turchi tennero le posizioni: tre reggimenti, uno turco e due arabi alla fine contrattaccarono con un pesante pedaggio di perdite ma gli attaccanti, nonostante i loro sforzi, non sarebbero mai più riusciti ad avanzare<ref name="Gilbert187"/>.
[[Image:Anzac Beach 4th Bn landing 8am April 25 1915.jpg|thumb|left|Ore 08:00: il 4º battaglione Anzac sbarca sulla spiaggia.]]
[[Image:Lancashire Fusiliers boat Gallipoli May 1915.jpg|thumb|left|upright|Una lancia trasportante i Lancashire Fusiliers diretta alla "spaiggia W", gli uomini erano così stipati che quando furono investiti dal fuoco delle mitragliatrici turche, alcuni uomini rimasero in piedi anche dopo essere stati colpiti a morte<ref name="Gilbert189">{{cita|Gilbert|p. 189}}.</ref>. Foto di [[Ernest Brooks]].]]
I combattimenti alle pendici del Çunukbahir proseguirono per tutto il giorno. Quando si fece buio, sia gli australiani che i turchi erano allo stremo, i due reggimenti arabi erano praticamente fuori combattimento e Kemal passò la notte ad esortare i suoi uomini per ricacciare in mare l'invasore. Ma gli australiani, seppur demoralizzati, rimasero saldamente attestati sulle pendici della collina e non ci fu verso di stanarli. Il generale [[William Birdwood]], comandante delle truppe dell'Anzac, comunicò ad Hamilton che occorreva abbandonare la testa di ponte, ma Hamilton rispose che il giorno seguente le truppe provenienti da sud avrebbero allentato la pressione sulle sue truppe<ref>{{cita|Gilbert|p. 188}}.</ref>.
 
All'estremità meridionale della penisola la 29ª divisione britannica sotto il comando del generale Hunter-Weston sbarcò su cinque spiagge designate rispettivamente come "spiagge S, V, W, X e Y", anche in questo caso in maniera piuttosto caotica, favorendo la reazione dei difensori. Presso capo Helles oltre la metà dei 2000 soldati di due battaglioni irlandesi e uno degli Hampshire sbarcati sulla "spiaggia V" furono uccisi o feriti dal micidiale fuoco di mitragliatrici che investì la nave da trasporto ''River Clyde'' (fatta arenare in vista di uno sbarco con chiatte e passerelle galleggianti) dei turchi asserragliati sull'altura sovrastante e nei resti del forte Sedd el Bahr distrutto dai bombardamenti navali di due mesi prima. Nonostante ciò, verso sera i fanti britannici avanzarono conquistando la spiaggia, e per il coraggio dimostrato, cinque soldati vennero insigniti della [[Victoria Cross]]<ref>{{cita|Gilbert|pp. 188-189}}.</ref>.
Anche le truppe del [[Lancashire Regiment|reggimento Lancashire]] sbarcate dall'[[incrociatore corazzato]] [[HMS Euryalus (1901)|HMS ''Euryalus'']] sulla "spiaggia W" subirono perdite pesantissime, nonostante il violento fuoco di preparazione dell'incrociatore stesso. Alcuni barconi riuscirono a sbarcare soldati per la forza di circa una compagnia, che riuscirono ad arrampicarsi sugli scogli e neutralizzarono le mitragliatrici turche, permettendo ai superstiti di sbarcare. Su 950 uomini che dovevano sbarcare, il reggimento contò circa 260 morti e 283 feriti. Anche in questo caso per il coraggio dimostrato in azione sei [[Victoria Cross]] vennero assegnate quella mattina, molte alla memoria; di conseguenza il reggimento adottò il motto non ufficiale ''"Six VC before breakfast"'' (sei Victoria Cross prima di colazione)<ref name="Gilbert189"/>.
Due sole compagnie di soldati turchi, ben distribuite tra le spiagge "V" e "W", erano riuscite a mandare a monte il principale sbarco britannico<ref>{{cita|Hart|p. 221}}.</ref>.
 
Su altre spiagge designate, X, Y e S, considerate dai turchi come punti "improbabili" per un attacco, gli sbarchi avvennero con molte meno difficoltà. Le truppe che presero terra sulla "spiaggia S" non incontrarono resistenza, ma, per aver sopravvalutato il numero di effettivi turchi presenti in zona, invece di avanzare facilmente gli uomini iniziarono a trincerarsi. Sulla "spiaggia X" il minuscolo corpo di guardia turco, composto da appena dodici uomini, si arrese senza sparare neppure un colpo; gli uomini appena sbarcati si diressero verso la "spiaggia W" a dar manforte ai compagni, aggirando così i turchi attestati sopra la spiaggia, costringendoli ad arretrare. Infine sulla "spiaggia Y" le truppe sbarcate poterono scalarono la scogliera indisturbate senza incontrare nessun tipo di resistenza<ref name="Gilbert190">{{cita|Gilbert|p. 190}}.</ref>.
 
Nonostante i furiosi combattimenti sulle spiagge "V" e "W", le truppe alleate che presero terra facilmente sulle altre tre spiagge, con una maggiore audacia avrebbero potuto realizzare il loro piano strategico facendo indietreggiare i turchi a nord in modo tale da espugnare i forti lungo la costa europea permettendo alla squadra navale di attraversare gli Stretti e dirigersi verso Costantinopoli, ma in mezzo a quella ecatombe di uomini, il pensiero principale dei britannici non fu quello di avanzare, bensì di trincerarsi e assistere i feriti<ref name="Gilbert190"/>.
Posti di fronte ad un compito preciso - la conquista delle spiagge - i comandanti di plotone, di compagnia e persino di battaglione, ciascuno nella propria sfera di competenza, rimasero in attesa di nuovi e precisi ordini, e di loro iniziativa fecero ben poco per sfruttare il successo del mattino e mantenere il contatto con il nemico. Anzi, si lasciarono sfuggire l'occasione di avanzare contro un nemico del quale, senza saperlo, erano superiori di numero di almeno sei a uno<ref>{{cita|Hart|p. 222}}.</ref>.
Paradossalmente i 2000 uomini che furono sbarcati senza colpo ferire nella "spiaggia Y", eguagliavano per numero totale delle forze turche dislocate a sud dell'altura di Achi Baba, eppure nessuno si preoccupò di sfruttare il successo dello sbarco e per più di undici ore le truppe rimasero immobili sulla spiaggia. Alla sera però alcuni contrattacchi turchi vennero respinti, e il nemico si apprestò a ritirarsi in posizioni più difendibili, ma questi attacchi bastarono per mandare in totale confusione i britannici e diffondere il panico. Messaggi allarmistici furono inviati alle navi e il comandante, colonnello Matthews, vedendo le sue richieste di rinforzi senza risposta, decise di reimbarcare l'intero contingente<ref>{{cita|Hart|pp. 222-223}}.</ref>.
 
Nel tardo pomeriggio del 25 aprile, nonostante gli errori commessi, circa 15.000 uomini dell'Anzac erano ormai sbarcati. Purtroppo per loro però, Kemal e i suoi uomini arrivarono appena in tempo (circa alle 10:00 del mattino) sul crinale di Çunukbahir, e una guarnigione di 500 turchi riuscì a tenere a bada i primi 8000 australiani che tentarono di scalare il pendio. Essi si trovavano in una posizione sfavorevole, in un territorio sconosciuto e affrontavano il fuoco per la prima volta. Così i turchi riuscirono a bloccare gli attaccanti e nel frattempo le file dei difensori poterono essere rafforzate, fino a raggiungere al calar della sera la forza di sei battaglioni (circa 5000 uomini) dotate di tre batterie, e a partire dalle 16:00 sferrarono una serie di contrattacchi che, pur non riuscendo a sfondarlo, costrinsero l'irregolare schieramento australiano a ripiegare<ref>{{cita|Hart|pp. 225}}.</ref>.
Gli uomini dell'Anzac erano profondamente demoralizzati, alle dieci di sera Birdwood scese a terra e, constatando la situazione, inviò a Hamilton un messaggio in cui proponeva un immediato reimbarco se il giorno successivo le truppe sarebbero state ancora bersagliate dalle batterie di Kemal. Hamilton nel frattempo prese terra a Capo Helles, e, ricevuto il messaggio di Birdwood, prese la difficile decisione di mantenere le truppe sulle spiagge con l'ordine di trincerarsi finché non sarebbero state al sicuro dagli [[shrapnel]]<ref name="Hart226">{{cita|Hart|pp. 226}}.</ref>.
Intanto gli sbarchi non si fermarono, e il 26 mattina gli inglesi erano riusciti a portare a terra circa 30&nbsp;000 uomini. Al contrario di quanto pensavano i comandanti britannici, i turchi non disponevano di riserve a sufficienza per continuare i contrattacchi, anzi, il fuoco della corazzata ''Queen Elizabeth'' demoralizzò non poco i turchi, i quali non preoccupavano più i soldati australiani ormai saldamente trincerati<ref name="Hart226"/>. Il tiro delle artiglierie navali fu importante nel supportare lo sbarco e l'attestarsi delle truppe, ma a parte la ''Queen Elizabeth'' appena entrata in servizio, le altre corazzate erano dotate di sistemi di controllo del fuoco obsoleti, e il tiro teso delle artiglierie navali non permetteva di battere bersagli posti dietro un crinale, contrariamente agli [[obice|obici]] dell'artiglieria da campagna; inoltre i proiettili a disposizione, peraltro in numero limitato, non erano dei più adatti a colpire le truppe trincerate, e le navi avevano difficoltà a mantenere le posizioni necessarie ad un tiro di precisione; infine spesso le richieste di appoggio di fuoco dagli osservatori avanzati non riuscivano a raggiungere in tempo utile le navi; questi fattori diminuirono l'efficacia delle navi ma la loro presenza rimase comunque importante come interdizione ai movimenti di truppe e ai rifornimenti turchi<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref>.
 
== Il prosieguo delle operazioni ==
Il 26 aprile le truppe alleate rimasero passive; rendendosi conto della stanchezza dei suoi soldati, Hunter-Weston rinunciò a qualsiasi tentativo di avanzata prima dell'arrivo dei rinforzi francesi a capo Helles, e aspettandosi un contrattacco turco impartì l'ordine:''«ogni uomo deve morire al suo posto piuttosto che ritirarsi»''. Lungi dall'attaccare i turchi ripiegarono su una nuova linea difensiva dinanzi a [[Krithia]]; e ne avevano ogni motivo dato che in questa zona al 27 aprile le loro forze ammontavano a soli cinque battaglioni, che le perdite avevano ridotto ad una forza numerica di poco superiore ai due battaglioni presenti il giorno dello sbarco<ref>{{Cita|Hart|pp. 227-228}}.</ref>.
Solo il 28 i turchi tentarono un attacco; sfruttando la scarsa o nulla conoscenza del territorio delle truppe britanniche, la sete e la stanchezza che attanagliava le truppe sbarcate, i turchi riuscirono a infrangere le linee britanniche e riportare gli invasori sulla spiaggia. Solo un colpo di cannone della ''Queen Elizabeth'' sventò il pericolo, facendo esplodere sopra il folto dei soldati turchi circa 24&nbsp;000 pallette shrapnel, facendogli ritirare. Ma al calar della notte tutta la 29ª divisione era ormai ripiegata sulla linea di partenza.
Nel settore dell'Anzac le truppe si stavano riorganizzando e consolidavano le posizioni, ma i turchi facevano altrettanto e le forze dell'Anzac finirono per trovarsi intrappolate in una angusta area di due chilometri e mezzo di lunghezza per un chilometro scarso di larghezza, mentre dalle loro posizioni sovrastanti i turchi potevano controllare i movimenti degli invasori ormai bloccati<ref>{{Cita|Hart|p. 228}}.</ref>.
 
=== I primi assalti a Krithia ===
{{vedi anche|prima battaglia di Krithia|seconda battaglia di Krithia}}
[[File:Royal Naval Division trench.jpg|thumb|Soldati della [[Royal Naval Division]] balzano fuori dalle trincee a Capo Helles.]]
Già il 27 aprile, dopo un pesante bombardamento navale le truppe sbarcate a sud avanzarono verso l'altura di Achi Baba, la posizione dominante a circa dieci chilometri da capo Helles, nel tentativo di conquistare il villaggio di Krithia, l'obiettivo iniziale che avrebbero dovuto conquistare il giorno dello sbarco. I britannici furono respinti dalle truppe turche di rinforzo provenienti da [[Maydos]], gli attaccanti non riuscirono nell'intento di impossessarsi del villaggio di Krithia, distante appena sei chilometri dal punto dello sbarco: dei 14&nbsp;000 soldati che quel giorno sferrarono l'attacco, circa 3000 rimasero uccisi o feriti; più in generale, dei 30.000 soldati alleati sbarcati la sera del 26 aprile, 20.000 vennero feriti o uccisi nei primi due giorni di battaglia<ref>{{Cita|Gilbert|p. 191}}.</ref>. Il 30 aprile la corazzata ''Lord Nelson'' con i suoi cannoni da 12" martellò una parte di [[Çanakkale]], e ripeté l'attacco quattro settimane dopo; il 1° maggio un sommergibile inglese oltrepassò le barriere antisommergibile ed affondò la nave trasporto truppe turca ''Guj Djemal'' con 6000 soldati a bordo<ref>{{Cita|Gilbert|p. 193}}.</ref>.
Con il rinforzo di tre nuove brigate, due affluite dalla zona della baia occupata dalle truppe Anzac (presto nominata ''"Anzac Cove"'') e una proveniente dalle truppe territoriali stanziate in Egitto, a capo Helles i britannici potevano schierare ormai quasi 25&nbsp;000 uomini, tra i quali i soldati di due brigate navali che avevano combattuto ad Anversa nell'ottobre 1914, contro i circa 20&nbsp;000 turchi. Alle 4 del mattino del 6 maggio il generale Hunter-Weston comunicò alle brigate l'ordine di sferrare un nuovo attacco alle 11 del mattino dello stesso giorno. Prese alla sprovvista, con poche munizioni, senza un'adeguata ricognizione aerea e all'assalto di posizioni non ancora ben identificate, i fanti britannici furono lanciati contro le postazioni nemiche con la più classica tattica dell'assalto frontale. L'attacco fallì miseramente senza che la resistenza dei difensori (sotto il comando del generale di divisione tedesco Erich Weber che sei mesi prima aveva organizzato la posa di mine nei Dardanelli) venne minimamente scalfita. Logorate dalla tensione, dal non aver dormito a sufficienza e dalla superficialità delle disposizioni, le truppe non ebbero non diciamo la forza di travolgere il nemico, ma nemmeno di spingere indietro i suoi reparti avanzati. Di tutta risposta, la soluzione di Hunter-Weston fu quella di lanciare un nuovo attacco il giorno successivo, ma anch'esso non ebbe alcun effetto, se non quello di assottigliare ulteriormente le scorte di munizioni<ref>{{Cita|Hart|pp. 228-229}}.</ref>.
Il mattino seguente altri quattro deboli battaglioni neozelandesi furono lanciati contro nove battaglioni turchi, solo l'esiguità delle forze attaccanti limitò le perdite. Constatando poi che ancora tre brigate erano di riserva, Hamilton intervenne di persona ordinando un attacco alla baionetta alle 17:30 in punto, che si risolse ovviamente con altre gravi perdite. In tre giorni le forze britanniche avevano perso un terzo dei loro effettivi e inevitabilmente il fronte si cristallizzò completamente, lasciando l'opportunità ai turchi di ultimare e rinforzare le improvvisate difese della prima ora in un organizzato sistema di trincee<ref>{{Cita|Hart|p. 229}}.</ref>.
 
Il tentativo di uscire dall'impasse sul fronte occidentale riportando ad oriente una vittoria rapida e decisiva era ormai fallito. I combattimenti sulla penisola di Gallipoli si sarebbero protratti per tutto il resto dell'anno, ma l'effetto sorpresa era ormai svanito e anche su questo fronte si continuò a combattere senza sosta e senza mutamenti di rilievo. Le speranze navali di marzo e le speranze militari di aprile erano ormai sfumate, la cattiva sorte, gli errori e l'inaspettata tenacia dei turchi avevano impedito la vittoria sul campo degli alleati e l'acquisizione di nuovi territori<ref>{{Cita|Gilbert|p. 194}}.</ref>. Inoltre l'annegamento di circa 750 marinai britannici la mattina del 13 maggio a causa dell'affondamento della corazzata HMS ''Goliath'' da parte di una torpediniera turca<ref>Agli ordini di un ufficiale di marina tedesco, il tenente Firle.</ref>, fece svanire e accantonare i piani di un nuovo attacco dal mare. Il 9 maggio Jack Churchill, che faceva parte dello staff di Ian Hamilton, scrisse al fratello Winston: ''«[...] anche qui come in Francia ormai è una guerra d'assedio»'', e come ad occidente piccole conquiste territoriali corrispondevano e gravi perdite<ref>{{Cita|Gilbert|p. 204}}.</ref>.
[[File:Anzac truce 24 May 1915.jpg|thumb|Soldati nella terra di nessuno durante la tregua per seppellire i caduti del 24 maggio.]]
Con la perdita del ''Goliath'' e la minaccia dell'arrivo dei sommergibili tedeschi nei Dardanelli, Fisher e Churchill convennero di sostituire la corazzata ''Queen Elizabeth'' con due vecchie navi da battaglia e con due [[monitore|monitori]]. Lord Kitchener protestò che l'allontanamento della ''Queen Elizabeth'' avrebbe influenzato negativamente il morale dell'esercito. Nei giorni successivi la volontà di Churchill di mandare nei Dardanelli ulteriori rinforzi portò allo scoperto le antiche tensioni tra lui e Fisher; quest'ultimo, nonostante le resistenze di tutti, anche dello stesso Churchill, diede le sue dimissioni. Le dimissioni di Fisher e le polemiche derivanti dallo scandalo sull'insufficienza di granate in Francia, costrinsero il [[primo ministro]] [[Herbert Henry Asquith]] a formare un esecutivo di coalizione con i [[Conservatori]] dell'opposizione, e la pressione di questi portarono alla destituzione di Churchill a cui subentrò il [[Arthur James Balfour]]. La campagna perdeva quindi uno dei suoi sostenitori più convinti in seno al Governo<ref>{{Cita|Halpern|p. 245-246}}.</ref>.
 
Il 19 maggio, sulle alture sovrastanti la testa di ponte alleata più a settentrione, il corpo di armata ANZAC forte di 17&nbsp;000 australiani e neozelandesi dovette contrastare circa 40&nbsp;000 soldati turchi che cercavano di ricacciarli in mare, e quello fu il punto di svolta della campagna che da offensiva si trasformò in difensiva, dove l'obiettivo alleato si riduceva in quel momento a conservare due minuscoli punti d'appoggio su un terreno inospitale<ref>{{Cita|Gilbert|pp. 205-206}}.</ref>. Tre giorni dopo la marina britannica perse altri 100 uomini quando il sommergibile tedesco [[SM U 21|U 21]], il primo dei sommergibili tedeschi inviati in aiuto alla Turchia comandato da [[Otto Hersing]] che otto mesi prima aveva affondato la prima nave da guerra britannica dall'inizio delle ostilità, la [[HMS Pathfinder (1904)|HMS ''Pathfinder'']], silurò la corazzata predreadnought {{nave|HMS|Triumph|1903|6}}. Il giorno dopo Hersing silurò e affondò anche l'altra corazzata {{nave|HMS|Majestic|1895|6}}, e il comandante britannico in mare allontanò immediatamente sei corazzate che con i loro cannoni fino ad allora avevano colpito duramente le forze turche a Gallipoli, verso i porti delle isole greche<ref>{{Cita|Gilbert|p. 206}}.</ref>, mentre il 5 giugno Hersing raggiunse sano e salvo il porto di Costantinopoli<ref>{{Cita|Halpern|p. 248}}.</ref>.
I combattimenti a Gallipoli avevano ormai raggiunto una tale intensità che il 24 maggio le truppe australiane e neozelandesi acconsentirono ad una tregua di dieci ore per consentire ai turchi di seppellire 3000 uomini<ref>{{Cita|Gilbert|p. 206}}.</ref>.
 
=== Le azioni di giugno e luglio ===
{{vedi anche|terza battaglia di Krithia}}
[[File:French 75 gun at Cape Helles 1915.jpg|thumb|left|Artiglieria francese in azione durante la [[terza battaglia di Krithia]].]]
[[File:Turkish prisoners Cape Helles.jpg|thumb|left|Prigionieri turchi catturati nella fossa Gully.]]
Il 4 giugno 30&nbsp;000 uomini tra britannici e francesi, inquadrati nella 29ª e 42ª divisione britannica, nella [[Royal Naval Division]] e in due divisioni francesi<ref>{{Cita|Broadbent|p. 170}}.</ref>, muovendo dalle postazioni di Capo Helles tentarono per la terza volta l'assalto a [[Krithia]] e all'[[Achi Baba]], difese da 28&nbsp;000 turchi. In un settore del fronte l'assalto fu lanciato contro delle finte trincee, che i turchi avevano allestito proprio per ingannare i nemici, il bombardamento preliminare si scatenò proprio contro questa fila di trincee e i soldati anglo-francesi quando si portarono avanti scoprirono che la vera linea di trincee si trovava alle spalle di quella presa di mira, e nonostante fosse ancora intatta e presidiata, i soldati alleati riuscirono a sgomberare la vera linea di trincee e catturarono sei mitragliatrici, seppur gcon gravi perdite. Ma subito dopo i soldati si trovarono in mezzo ad un pericoloso fuoco incrociato, quello dell'artiglieria turca e quello della propria artiglieria che, quando scoprì di aver bombardato le trincee finte, iniziò a bombardare la linea successiva, che però era stata appena conquistata dalle proprie truppe. I soldati anglo-francesi nel tentativo di sottrarsi al duplice bombardamento abbandonarono le posizioni e rientrarono nelle proprie linee lasciando il terreno conquistato<ref name="Gilbert212">{{Cita|Gilbert|p. 212}}.</ref>.
In un altro punto del fronte i soldati del Lancashire schierati davanti a Krithia riuscirono ad avanzare fino alle porte del villaggio, ma il generale Hunter-Weston, invece di insistere sull'obiettivo, decise di deviare le truppe di rinforzo sul settore in cui i francesi non erano riusciti ad avanzare e dove era stato praticamente annientato un battaglione della divisione navale. Gli uomini che in un primo tempo erano riusciti ad avanzare fino a Krithia, furono costretti a ripiegare e ad attestarsi su nuove posizioni ad appena 500 metri dalla linea di partenza. Durante l'attacco gli anglo-francesi conquistarono in diversi punti dai 250 ai 500 metri di territorio su un fronte ampio un chilometro e mezzo, ma l'Achi Baba rimase saldamente in mano turca<ref name="Gilbert212"/>.
 
I turchi erano usciti stremati dall'attacco del 4 giugno. ''«Sentivo che se gli inglesi avessero tentato con decisione un secondo attacco, gli effetti sarebbero stati devastanti»'' ricordò il colonnello tedesco Kannengiesser, ma né i britannici né i francesi ebbero la forza di riprovarci. Il 6 giugno furono i turchi contrattaccarono secondo i piani escogitati dallo stesso Kannengiesser e da due ufficiali dello stato maggiore tedesco. I soldati alleati tennero le loro posizioni e costrinsero il nemico ad arretrare fino alle linee di partenza<ref>{{Cita|Gilbert|pp. 213-214}}.</ref>. In appena due giorni di combattimenti, la battaglia fece registrare circa 4500 tra morti e feriti nelle file britanniche, circa 2000 per i francesi e circa 9000 tra le truppe turche<ref>{{Cita|Gilbert|p. 215}}.</ref>.
 
Il 28 giugno Mustafa Kemal forte dell'arrivo di un nuovo reggimento di rinforzo, decise di attaccare contro la zona degli Anzac. L'attacco fu respinto e il nuovo reggimento annientato, Kemal decise quindi di rassegnare le dimissioni, ma fu persuaso dallo stesso von Sanders. Ormai tra i soldati turchi Kemal era divenuta una figura importante che infondeva coraggio e fiducia, una sua defezione avrebbe avuto un contraccolpo anche maggiore di una battaglia persa. Lo stesso giorno i britannici da Capo Helles tentarono un nuovo un assalto al villaggio di Krithia; l'azione non raggiunse il centro abitato, ma lungo la fossa di Gully, sul fianco sinistro del fronte, i britannici avanzarono di circa un migliaio di metri sloggiando alcune trincee turche<ref>{{Cita|Gilbert|p. 220}}.</ref>. Tra il 1° e il 5 luglio i turchi contrattaccarono più volte contro la nuova linea britannica senza però riuscire a riguadagnare il terreno perduto. Le perdite turche in questa serie di contrattacchi fu molto alta, circa 14&nbsp;000 uomini tra morti e feriti<ref>{{cita|Oglander-Faber|p. 95}}.</ref>. Un'altra azione offensiva britannica ebbe luogo presso Capo Helles il 12 luglio, prima che lo sforzo principale alleato fosse spostato nella zona degli Anzac. Due brigate fresche della 52ª divisione attaccarono al linea centrale lungo Achi Baba, i guadagni territoriali furono molto limitati al prezzi di circa 2500 perdite su 7500 attaccanti, contro circa 9000 perdite turche, tra le cui fila ci furono anche 600 prigionieri<ref>{{cita|Oglander-Faber|p. 111}}.</ref>.
 
=== Lo sbarco nella baia di Suvla ===
{{vedi anche|battaglia della spiaggia di Suvla}}
[[File:Lone Pine trench 6 August 1915.jpg|thumb|upright|Soldati australiani in una trincea turca appena conquistata a Lone Pine.]]
Per cercare di risolvere la situazione di stallo a Gallipoli il 6 agosto i britannici tentarono un nuovo sbarco a nord dell'Anzac Cove, ossia nella baia di Suvla. Lo sbarco sarebbe stato eseguito dal IX corpo britannico (due brigate della 10ª divisione iralandese e le intere 11ª e 53ª divisione) sotto il comando di Sir [[Frederick Stopford]]<ref name="SuvlaBay">{{cita web|url=http://www.firstworldwar.com/battles/suvlabay.htm|titolo=The Landings at Suvla Bay, 1915|editore=First World War.com|accesso=2 gennaio 2014}}.</ref>. Inizialmente Hamilton aveva pianificato di inviare le divisioni in supporto agli australiani e neozelandesi all'Anzac Cove, ma la stretta spiaggia non poteva supportare un numero di rinforzi così ingenti. Lo sbarco venne quindi studiato su una nuova spiaggia lungo la costa egea, la baia di Suvla. La spiaggia della baia era ideale per uno sbarco numeroso e si trovava di fronte ad una pianura salina dietro alla quale vi era una piana adatta al dislocamento delle truppe<ref name="SuvlaBay"/>. La nuova testa di ponte avrebbe dovuto ricongiungersi a sud con le forze australiane e neozelandesi, snidando i turchi non solo dalle alture di Çunukbahir, ma anche da quelle più elevate di Koja Çemen Tepe, collegate tra loro da uno sperone di roccia<ref>{{Cita|Gilbert|p. 226}}.</ref>.
Furono ideate anche due azioni diversive per allontanare i turchi da queste alture, la prima a Lone Pine, le scogliere sovrastanti la baia controllata dalle forze dell'Anzac, la seconda a Capo Helles. La prima azione fu una delle battaglie più feroci di tutta la campagna dove le forze alleate riuscirono a espugnare le trincee turche contando circa 1700 perdite contro le 4000 perdite turche<ref>{{Cita|Gilbert|pp. 226-227}}.</ref>.
La seconda azione, a Capo Helles, fu diretta ancora una volta verso Krithia e l'Achi Baba, ma l'attacco fu respinto dai turchi che quel giorno lasciarono sul campo tra morti e feriti 7150 uomini, mentre i britannici ne persero 3480. Nonostante ciò, l'obiettivo di distogliere truppe turche ebbe successo, nella baia di Suvla lo sbarco delle truppe britanniche coadiuvate anche da reparti provenienti dai [[dominion]], avvenne con relativa facilità e dopo aver eliminato le difese turche sulla spiaggia, le truppe britanniche iniziarono a salire verso le alture. Poi comandanti esitarono; abituati al fronte occidentale dove le avanzate erano di poche centinaia di metri, dopo aver percorso quasi un chilometri senza incontrare grossa resistenza, i comandanti sconcertati esitarono facendo fermando le truppe<ref name="Gilbert227">{{Cita|Gilbert|p. 226}}.</ref>.
 
Più a sud 16&nbsp;000 soldati dell'Anzac partiti nella notte dalla baia che tenevano dall'inizio della campagna, percorrendo il litorale partirono in direzione della baia di Suvla e dirigendosi poi alla conquista di Koja Çemen Tepe. Sulla cima però era presente il colonnello Kannengiesser partito da Capo Helles con una divisione turca per dare manforte alle forze impegnate a Lone Pine. Avvistando in anticipo gli australiani che si stavano inerpicando sull'altura, Kannengiesser alla guida di appena venti uomini ordinò di stendersi a terra e aprire il fuoco. Gli australiani convinti di trovarsi davanti a truppe più consistenti si misero al coperto e si prepararono a difendere la posizione. Le alture rimasero in mano turca e il giorno seguente von Sanders inviò sul posto due reggimenti di riserva e Koja Çemen Tepe non cadde<ref name="Gilbert227"/>.
Più a sud un battaglione di australiani raggiunse la sommità del Çunukbahir dove gli addetti alla mitragliatrice turca si erano addormentati, ma alcuni soldati sui lati aprirono il fuoco respingendo gli attaccanti e impedendo l'arrivo di rinforzi. Il 9 agosto fu rinnovato l'attacco a Koja Çemen Tepe. Una piccola guarnigione di soldati inglesi e gurka arrivò fino alla sommità caricando all'arma bianca i turchi, i quali contrattaccarono, ma in loro aiuto arrivò la marina britannica, la quale inconsapevole dell'arrivo in vetta di truppe alleate, cannoneggiò la sommità facendo strage dei loro stessi soldati.
[[File:HMS Louis stranded Suvla Bay 1915.jpg|thumb|left|Il cacciatoripediniere HMS ''Louis'' sotto il fuoco nemico nella baia di Suvla.]]
 
Il 10 agosto sulla sommità del Çunukbahir i turchi sotto il comando di Mustafa Kemal sferrarono un attacco alla baionetta contro i due battaglioni territoriali delle "armate di Kitchener" che avevano dato il cambio ai neozelandesi. Alle 04:45 del mattino i turchi si lanciarono contro due battaglioni che erano al loro battesimo del fuoco; i Loyal North Lancashire furono sterminati mentre i Wiltshere che in quel momento erano a riposo non poterono far altro che ripiegare. I turchi dilagarono quindi anche giù per il pendio fino a quando le mitragliatrici neozelandesi posizionate su un vicino sperone di roccia riuscirono a fermare Kemal<ref>{{Cita|Gilbert|pp. 228-229}}.</ref>.
{{Citazione|Avemmo tutti la sensazione che i comandanti inglesi, anziché avanzare a qualunque costo dalla testa di ponte, indugiassero troppo a lungo sulla spiaggia.|Otto Liman von Sanders}}
Dopo lo sbarco del 6 agosto seguirono tre giorni di inerzia e di scontri non coordinati, e a meno di un chilometro da dove si stava combattendo, ben sei battaglioni britannici consumavano il loro tempo in totale inattività. Il IX corpo aveva perso troppo tempo e la possibilità di conquistare le alture con costi minimi. Il vantaggio numerico si perse e i turchi durante l'inattività britannica fece arrivare i rinforzi e ora dominavano dall'alto le truppe sbarcate sull'arida pianura<ref>{{Cita|Gilbert|p. 229}}.</ref>.
 
Nei quattro giorni di combattimenti intorno alla baia di Suvla e a Çunukbahir erano entrati in azione 50&nbsp;000 soldati britannici, di questi 2000 furono uccisi e 10&nbsp;000 feriti, oltre 22&nbsp;000 dovettero essere evacuati dalla penisola e trasportati via mare in Egitto o a Malta perché feriti o malati. Tra le truppe sbarcate a Suvla regnava il disordine e l'incapacità. Le truppe territoriali delle armate di Kitchener erano decisamente inferiori alle truppe turche e mancavano di comandanti capaci oltre che di salmerie e provviste. Il generale Stopford e i suoi comandanti di divisione furono rimossi<ref>{{Cita|Gilbert|p. 231}}.</ref>. Gli attacchi britannici si susseguirono senza esito per diversi giorni, e il 21 agosto venne lanciato l'ultimo assalto con quattro divisioni supportate dal fuoco di quattro incrociatori a largo. I turchi ben attestati, ben armati e motivati erano però decisi a non mollare né colle Scimitarra né Quota 60 dove già il 9 agosto si erano dovuti confrontare con le forze britanniche. Gli attacchi furono massicci ma infruttuosi, dei 14&nbsp;500 soldati che attaccarono le due posizioni oltre 5000 furono uccisi o feriti, mentre tra le fila turche le perdite furono all'incirca la metà, e i britannici rinunciarono all'assalto a Quota 60<ref>{{Cita|Gilbert|p. 237}}.</ref>.
A fine agosto il comando di Suvla passò al generale Sir [[Julian Byng]], un veterano del fronte occidentale, il quale poté solamente constatare lo stato penoso in cui versavano le truppe a Suvla. Sulle truppe il flagello della diarrea si era abbattuto su ogni soldato, dal comandante in capo in giù, gli uomini erano deboli, demotivati e il servizio sanitario era alquanto scadente, a Gallipoli in seguito ad una ferita non sempre corrispondeva un ricovero e cure mediche adeguate. Le postazioni alleate erano poi continuamente prese di mira dall'artiglieria turca che dominava le posizioni alleate sulla spiaggia<ref>{{Cita|Gilbert|p. 239}}.</ref>, tanto che il generale Byng il 31 agosto scrisse ai familiari: ''«Siamo bombardati giorno e notte, perché dietro di noi non c'è altro spazio, cosa che dà non poco sui nervi. Per fortuna non hanno tanti pezzi come i crucchi, né grandi come i loro, ma ne hanno abbastanza per tenerci sulle spine.»''. Lo stesso Byng comunicò a Hamilton che le forze alleate non disponevano di abbastanza pezzi e neppure di sufficiente munizionamento per iniziare una nuova offensiva. Hamilton sosteneva però che il giudizio di Byng era condizionato dal livello di munizionamento a cui era abituato in Francia, e che a Gallipoli non l'avrebbe mai ottenuto<ref>{{Cita|Gilbert|p. 238}}.</ref>.
 
== Fine delle operazioni ==
Alla fine di settembre del 1915 la campagna entrò nella sua fase conclusiva; a Capo Helles, nella baia degli Anzac e a Suvla la situazione era ormai ad un punto morto. Lo stesso mese il commodoro [[Roger Keyes]], il capo di stato maggiore di de Robeck nei Dardanelli, presentò un nuovo piano per il forzamento dei Dardanelli solo con la forza della marina militare<ref>{{Cita|Gilbert|p. 250}}.</ref>. L'ammiragliato nonostante il parere negativo dello stesso de Robeck, si dimostrò abbastanza propenso a prendere in considerazione il piano per un nuovo attacco, ma solo alla condizione di un grosso appoggio dell'esercito<ref>{{Cita|Halpern|p. 358}}.</ref>.
Ma a Gallipoli, nel frattempo, il maltempo e le malattie avevano ridotto allo stremo le forze alleate; ogni giorno occorreva evacuare circa 300 uomini, le munizioni scarseggiavano tanto che ogni pezzo aveva a disposizione solo due proiettili al giorno. Il 16 ottobre Londra sostituì Ian Hamilton e il suo capo di stato maggiore [[Walter Braithwaite]] con il generale [[Charles Monro]], il quale non fece nemmeno in tempo a sbarcare che il 28 ottobre si trovò sul tavolo un telegramma di Kitchener con la richiesta di essere informato se valeva ancora la pena rimanere a Gallipoli oppure no<ref>{{Cita|Gilbert|p. 258}}.</ref>.
 
Monro propendeva per una evacuazione delle forze alleate da Gallipoli e il 31 ottobre rispose a Kitchener con un telegramma caldeggiando il ritiro delle truppe, forte dell'appoggio di Byng e accantonado definitivamente le ambizioni di Keyes. Il generale Birdwood però si disse contrario, secondo il generale le ripercussioni che una evacuazione avrebbe provocato, infatti, non si sarebbero limitate a consegnare la vittoria ai turchi, il reimbarco avrebbe avuto ripercussioni negative anche tra tutti i musulmani sotto il dominio britannico<ref>{{Cita|Gilbert|p. 259}}.</ref>. Lo stesso Kitchener si dichiarò contrario al reimbarco appena ricevuto il parere di Monroe, e in un primo tempo non venne presa una decisione definitiva<ref>{{Cita|Halpern|p. 359}}.</ref>.
Il 4 novembre Monro fu spedito a Salonicco e il comando passò nelle mani di Birdwood, il quale si adoperò subito per rinnovare gli attacchi nella penisola. Glielo impedì Kitchener che sbarcò sulla penisola l'11 novembre per verificare di persona la situazione e dare eventualmente l'avvio alle operazioni di reimbarco<ref name="Gilbert263">{{Cita|Gilbert|p. 263}}.</ref>.
Dopo diverse discussioni sulle possibili gravi perdite durante l'evacuazione di Gallipoli, e sulla possibilità di altre azioni di sbarco ad [[Alessandretta]] e nella [[baia di Ayas]], il 22 novembre Kitchener si espresse in modo favorevole all'evacuazione di Suvla e dell'Anzac Cove e della permanenza almeno temporanea a Capo Helles<ref>{{Cita|Halpern|p. 364}}.</ref>. Intanto le condizioni metereologiche a Gallipoli peggiorarono tanto che nelle trincee, a causa di una violenta pioggia, il 27 novembre morirono annegati circa 100 uomini, e nei giorni successivi a causa di una bufera di neve, ci furono oltre 12&nbsp;000 casi di congelamento soprattutto nelle fila dei soldati australiani e indiani. L'evacuazione della penisola era diventata ormai inevitabile<ref name="Gilbert263"/>.
Il 7 dicembre il Gabinetto prese la decisione definitiva e diede l'ordine di procedere all'evacuazione totale di Suvla e Anzac<ref>{{Cita|Halpern|p. 365}}.</ref>.
 
Le truppe cominciarono ad abbandonare la baia Anzac e Suvla e l'operazione si concluse con successo nella notte fra il 19 e il 20 dicembre protette dalle retroguardie sotto il comando del capitano [[Clement Attlee]]. In dodici giorni furono reimbarcati 83&nbsp;048 soldati, 4695 cavalli e muli, 1718 automezzi e 186 cannoni pesanti<ref>{{Cita|Gilbert|p. 265}}.</ref>. Grazie all'accurata organizzazione e, ovviamente, ad una certa dose di fortuna, le grandi perdite e il temuto disastro non si verificarono. Il 27 dicembre il governo britannico decise di evacuare anche Capo Helles, eliminando così qualsiasi presenza delle forze dell'Intesa nella penisola di Gallipoli, e ancora una volta, grazie ad una buona organizzazione e una certa dose di fortuna, lo sbarco avvenne brillantemente e si concluse nella notte tra l'8 e il 9 gennaio 1916<ref>{{Cita|Halpern|p. 366}}.</ref>. In undici giorni vennero evacuati senza perdite 35&nbsp;268 soldati e 3689 cavalli e muli, ma vennero abbandonati 1590 veicoli. Gli alleati a Capo Helles si lasciarono alle spalle mine antiuomo e anticarro, manichini sentinella e fucili a "orologeria" che facevano fuoco ad intermittenza grazie ad un meccanismo in cui l'acqua fatta gocciolare da un contenitore dentro una lattina faceva scattare il grilletto<ref>{{Cita|Gilbert|p. 279}}.</ref>. Finiva così ufficialmente la campagna di Gallipoli.
 
== Il ruolo della marina ==
[[File:HMS Canopus bombarding Turkish forts March 1915.jpg|thumb|La ''Canopus'' mentre bombarda i forti ottomani nei [[Dardanelli]], maggio [[1915]].]]
Dopo il fallimento del tentativo di forzare le difese dello stretto il 18 marzo e la riuscita delle operazioni di sbarco del 25 aprile, l'azione delle unità della flotta anglo-francese si sviluppò lungo due direzioni: garantire il supporto di fuoco di artiglieria alle teste di ponte alleate (e farvi pervenire i necessari rifornimenti), e ostacolare il traffico navale ottomano attraverso il [[Mar di Marmara]]. La campagna sommergibilistica condotta nel Mar di Marmara rappresentò uno dei pochi successi alleati della campagna<ref name=Hayt-64>{{cita|Haythornthwaite|p. 64}}.</ref>: tra aprile e dicembre del 1915, un totale di nove [[sommergibile|sommergibili]] britannici (tra cui un'unità della [[Royal Australian Navy]]) e quattro francesi affondarono una nave da battaglia, un cacciatorpediniere, cinque [[cannoniera|cannoniere]], 11 navi trasporto truppe, 44 mercantili e 148 unità minori ottomane, al prezzo di otto battelli alleati perduti<ref>John O'Connell, ''Submarine Operational Effectiveness in the 20th Century: Part One (1900–1939)'', New York, Universe, 2010, pp. 76-78. ISBN 1450236898.</ref>. L'azione dei sommergibili paralizzò quasi completamente il traffico navale ottomano nel bacino, di fatto ridotto a qualche rapido trasporto notturno con piccole imbarcazioni: i rifornimenti per le truppe a Gallipoli dovettero essere deviati lungo la via terrestre, lunga cinque giorni di marcia attraverso strade poco battute, e ciò ostacolò le operazioni della 5ª armata di Sanders; i continui raid dei battelli alleati provocarono poi un netto calo del morale delle truppe turche<ref name=Hayt-64 />.
 
Dopo due falliti tentativi a metà aprile che erano costati la perdita dei sommergibili ''Saphir'' (francese) ed ''E15'' (britannico), il primo battello alleato a forzare con successo gli sbarramenti di mine dello stretto e a penetrare nel Mar di Marmara fu l'australiano [[HMAS AE2|HMAS ''AE2'']] la mattina del 25 aprile 1915: il battello affondò la cannoniera turca ''Peyk I Sevket'' ma non ottenne altri successi a causa di numerosi problemi con i suoi siluri, finendo infine con l'autoaffondarsi il 30 aprile dopo essere rimasto danneggiato al termine di un serrato scontro con la torpediniera ''Sultanhisar''<ref>{{cita web|url=http://www.awm.gov.au/units/unit_10760.asp |titolo=AE2 (1914-1915) |opera=awm.gov.au - Australian War Memorial |accesso=26 dicembre 2013}}</ref>. Notevoli successi furono raccolti dal britannico [[HMS E11|HMS ''E11'']] del [[tenente comandante]] [[Martin Dunbar-Nasmith]], il quale ottenne la [[Victoria Cross]] (la massima onorificenza del Regno Unito) per le sue azioni nel bacino: dopo aver forzato lo stretto il 18 maggio, Nasmith affondò vari battelli in lungo e in largo per il Mar di Marmara, e il 25 maggio penetrò nel porto di Costantinopoli e vi silurò la nave da trasporto ''Stamboul'', un'azione che ebbe un forte impatto sul morale turco<ref name=Hayt-64 />; dopo essere riuscito a rientrare alla base, l'8 agosto 1915 lo ''E11'' forzò una seconda volta lo stretto e affondò la vecchia pre-dreadnought ''Barbaros Hayreddin'', oltre a bombardare la costa e sbarcare un sabotatore per attaccare un ponte della [[ferrovia Berlino-Baghdad]]<ref name=Hayt-64 />.
 
Il supporto dato dai grossi calibri delle corazzate alleate fu importante per sostenere la difesa delle teste di ponte, ma non fu senza opposizione: la notte tra il 12 e il 13 maggio 1915, in una delle pochissime azioni offensive intraprese dalla flotta ottomana durante la campagna, il cacciatorpediniere ''Muâvenet-i Millîye'' eluse la sorveglianza britannica dei Dardanelli e affondò con due siluri la corazzata {{nave|HMS|Goliath|1898|6}} al largo di Capo Helles<ref>{{cita web|url=http://www.naval-history.net/OWShips-WW1-01Goliath.htm |titolo=HMS Goliath, battleship |opera=naval-history.net |accesso=27 dicembre 2013}}</ref>; comunque lo stesso Liman von Sanders disse che ''«l'effetto dell'artiglieria delle corazzate avversarie costituì un supporto di straordinaria potenza per le truppe da sbarco»''<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref>. All'inizio di maggio, una piccola flottiglia di sommergibili della marina tedesca venne trasferita a Costantinopoli per sostenere gli alleati ottomani, ottenendo subito diversi successi; particolarmente proficua si rivelò la campagna dello [[SM U 21|SM ''U 21'']] del ''kapitänleutnant'' [[Otto Hersing]], poi insignito della [[Pour le Mérite]] (la massima onorificenza dell'Impero tedesco) per le sue azioni a Gallipoli: il 25 maggio il battello affondò la corazzata {{nave|HMS|Triumph|1903|6}} al largo della testa di ponte Anzac, mentre il 27 maggio seguente colò a picco la corazzata {{nave|HMS|Majestic|1895|6}} davanti Helles<ref name=Hayt-64 />. La minaccia dei sommergibili tedeschi spinse ben presto l'ammiragliato a richiamare tutte le corazzate dai Dardanelli, affidando il supporto di fuoco dei reparti a terra a unità più leggere e veloci come incrociatori e cacciatorpediniere. La partenza delle corazzate fu un danno per il morale delle truppe ma non influì sul supporto di fuoco visto che spesso il sostegno alle truppe a terra veniva dato con le batterie secondarie di medio calibro, che vennero rimpiazzate da incrociatori obsoleti dotati di carene antisiluro con cannoni da 152 mm e cacciatorpediniere che si ancoravano a ridosso della spiaggia sostenendo con armi di medio e piccolo calibro e proiettori le truppe dagli attacchi, specie notturni<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref>.
 
Anche la ricognizione aerea venne estensivamente utilizzata, sia da parte di velivoli operanti dalla [[HMS Ark Royal (1914)]] che da parte di palloni frenati operanti da due navi dedicate; la prima ad arrivare fu la HMS ''Manica'', e in seguito la HMS ''Hector''; l'osservazione da palloni fu difficile anche per la distanza dagli obiettivi, ma comunque efficace e preoccupò i turchi tanto da cercare ripetutametne di abbatterli con l'artiglieria e i caccia<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref>.
 
Il prosieguo della campagna vide nascere interessanti innovazioni dal punto di vista tecnico: le scialuppe trainate da rimorchiatori e poi spinte a remi dei primi sbarchi vennero sostituite da chiatte blindate con rampe abbattibili, spinte praticamente fino a riva in sicurezza. Per rivelare i sommergibili vennero adottate reti segnalatrici che si muovevano a contatto con i battelli<ref>{{cita|Pelvin|articolo}}.</ref>.
 
== Conseguenze==
=== Le perdite ===
{| class="wikitable" style="float: right; clear: right; margin:0 0 1em 1em"
|+'''Perdite totali (non inclusi gli ammalati)'''
|-
|&nbsp;
!Morti
!Feriti
!Dispersi/prigionieri
!Totale
|- style="background:#ccc; text-align:center;"
|'''Impero ottomano'''<ref name="Erikson9495"/>||'''56.643'''||'''107.007'''||'''11.178'''||'''174.828'''
|- #B9B9B9" style="background:#; text-align:center;"
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
|Regno Unito<ref>Cecil Faber Aspinall-Oglander, ''Military Operations Gallipoli. Volume II: May 1915 to the Evacuation'', Londra, Heinemann, 1932, p. 484. ISBN 0-89839-175-X.</ref>||34.072||78.520||7.654||120.246
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
|Francia<ref>Vincent Lepetit; Alain Tournyol du Clos; Ilario Rinieri,''Les Armées Françaises dans la Grande Guerre'', Parigi, Imprimerie Nationale, 1923, p. 549.</ref>||9.798||17.371||–||27.169
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
|Australia<ref name=Dep-vet-aff>{{cita web|url=http://web.archive.org/web/20130313050857/http://www.dva.gov.au/news_archive/Documents/The%20Gallipoli%20Campaign.pdf |titolo=The Gallipoli Campaign |opera=Australian Government - Department of Veterans Affairsn |accesso=12 gennaio 2014}}</ref>||8.709||19.441||–||28.150
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
| Nuova Zelanda<ref name=Dep-vet-aff />||2.721||4.752||–||7.473
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
| India britannica<ref name=Dep-vet-aff />||1.358||3.421||–||4.779
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
| Terranova<ref name=Dep-vet-aff />||49||93||–||142
|- style="background:#e8e8e8; text-align:center;"
|'''Totale Alleati'''||'''56.707'''||'''123.598'''||'''7.654'''||'''187.959'''
|- style="background:#ccc; text-align:center;"
|}
Le stime sulle perdite riportate dalle due parti durante la campagna variano molto da fonte a fonte, ma si ritiene che prima della fine delle operazioni più di 100.000 uomini rimasero uccisi, di cui tra 56.000 e 68.000 turchi e 53.000 britannici e francesi<ref name="Erikson9495"/>. Lo scrittore australiano Les Carlyon stimò 43.000 morti o dispersi britannici, tra cui 8.709 australiani<ref>Les Carlyon, ''Gallipoli'', Sydney, Pan Macmillan, 2001, p. 531. ISBN 0-7329-1089-7.</ref>; circa un quarto del totale del contingente neozelandese sbarcato sulla penisola rimase ucciso, per un totale di 2.721 morti<ref name=McGibbon>Ian McGibbon, ''The Oxford Companion to New Zealand Military History'', Auckland, Oxford University Press, 2000, p. 198. ISBN 0-19-558376-0.</ref>, mentre le forze indiane riportarono 1.358 caduti<ref name=Dep-vet-aff />. In generale vi fu circa mezzo milione di perdite totali durante la campagna, con la storia ufficiale britannica che indica le perdite, compresi gli ammalati, in 205.000 britannici, 47.000 francesi e 251.000 turchi; le perdite degli ottomani sono molto disputate e spesso sono indicati totali più alti, con alcune fonti che stimano le perdite in 2.160 ufficiali e 287.000 sottufficiali e soldati<ref>Tim Travers, ''Gallipoli 1915'', Stroud, Tempus, 2001, p. 3. ISBN 0-7524-2551-X.</ref>, di cui 87.000 morti<ref name=McGibbon />. Molti soldati dei due schieramenti si ammalarono a causa delle pessime condizioni igieniche, in particolare di [[febbre tifoide]], [[dissenteria]] e [[diarrea]]: si stima che almeno 145.000 britannici e 64.000 turchi contrassero malattie durante la campagna<ref name="Erikson9495"/>.
 
Nel novembre del 1918, a ostilità ormai concluse, 900 soldati australiani e neozelandesi della [[Anzac Mounted Division]] furono inviati a Gallipoli al fine di verificare il rispetto dell'armistizio da parte delle forze ottomane: accampati a Camburnu vicino Kilid Bahr, gli uomini trascorsero tre mesi in pieno inverno a pattugliare la penisola, ispezionare le postazioni turche e identificare le tombe dei caduti; quando infine queste truppe furono richiamate in Egitto il 19 gennaio 1919, altri 11 soldati erano morti e 110 ricoverati in ospedale per malattie varie<ref>C. Guy Powles; A. Wilkie, ''The New Zealanders in Sinai and Palestine. Official History New Zealand's Effort in the Great War'', Auckland, Whitcombe & Tombs, 1922, pp. 263-265.</ref>. La scrittrice Lindsay Baly affermò che ''«fu un tragico errore inviare uomini logori laggiù in una simile stagione»''<ref>Lindsay Baly, ''Horseman, Pass By: The Australian Light Horse in World War I'', East Roseville, Simon & Schuster, 2003, p. 312.</ref>.
 
La [[Commonwealth War Graves Commission]] (CWGC), l'ente intergovernativo responsabile delle strutture cimiteriali permanenti delle forze dei paesi del Commonwealth, gestisce 31 cimiteri di guerra nella penisola di Gallipoli: sei a Helles (più una tomba singola, quella del tenente colonnello Charles Doughty-Wylie dei Royal Welch Fusiliers), quattro a Suvla e 21 nella testa di ponte Anzac<ref>Glenn Wahlert, ''Exploring Gallipoli: An Australian Army Battlefield Guide'', Canberra, Army History Unit, 2008, p. 9. ISBN 978-0-9804753-5-7.</ref>; per i caduti ignoti o seppelliti in mare vi sono cinque memoriali dedicati, mentre altri due cimiteri di guerra del CWGC sono situati nell'isola di Limnos, principalmente dedicati ai soldati morti negli ospedali che qui erano situati. L'unico cimitero dedicato ai caduti francesi si trova vicino Sedd el Bahr. I cimiteri variano molto in grandezza, dalle 3.000 tombe del cimitero di Greenhill a Suvla alle 100 del Walker's Ridge di Anzac, poiché generalmente i caduti venivano seppelliti nella zona dove erano stati uccisi piuttosto che riuniti in fosse comuni<ref name=Hayt-91 />; alle unità cimiteriali britanniche fu vietato l'accesso alla penisola fino alla conclusione della guerra, con la conseguenza che molti dei contrassegni originari andarono perduti lasciando un'alta percentuale di tombe non identificate<ref name=Hayt-91>{{cita|Haythornthwaite|p. 91}}.</ref>. Gli ottomani fecero pochi sforzi durante la campagna per predisporre cimiteri di guerra duraturi, e i caduti venivano di solito ammassati in fosse comuni; vi sono vari monumenti e memoriali (il più importante dei quali è il "Memoriale dei Martiri" di Çanakkale) ma un'unica tomba di guerra identificata, quella di un sergente rimasto ucciso a Sari Bari<ref name=Hayt-91 />.
 
=== Politiche e militari ===
Dopo l'evacuazione della penisola da parte degli alleati, i turchi trasferirono in Mesopotamia circa 36&nbsp;000 uomini per combattere i britannici che stavano [[Assedio di Kut|assediando la città di Kut]] per avanzare verso i giacimenti petroliferi dell'odierno Iraq minacciati dai turchi a nord<ref>{{Cita|Gilbert|p. 280}}.</ref>.
=== Il ricordo ===
Ogni 25 aprile, nell'anniversario dello sbarco all'Anzac Cove, in [[Australia]] e [[Nuova Zelanda]] viene celebrato l'[[Anzac Day]], ossia la giornata in cui vengono ricordati i soldati di queste due nazioni caduti in tutte le guerre. Questa data inoltre costituisce una data simbolica scelta a rappresentare il grande contributo dei soldati australiani e neozelandesi e la crescita del loro patriottismo.
 
La campagna fu raccontata nel 1981 dal film ''[[Gli anni spezzati]]'' del regista australiano [[Peter Weir]]. Venne anche scritta una canzone dal cantautore folk scozzese ed australiano di adozione [[Eric Bogle]], ispirata alla celebre canzone australiana [[Waltzing Matilda]] ed intitolata ''The band plays Waltzing Matilda'', che narra la storia dello sbarco e dei reduci sottolineando la futilità della guerra; cantanta anche dai [[Pogues]], è inserita nell'album [[Rum, Sodomy, and the Lash]].
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|title=Military Operations Gallipoli. Volume I: Inception of the Campaign to May 1915. Volume II:May 1915 to the Evacuation|autore=Cecil Faber Aspinall-Oglander |anno=1929 |editore=IWM & Battery Press 1992|città=Londra|lingua=en|id={{No ISBN}}|cid=Aspinall-Oglander}}
* {{cita libro|autore=Harvey Broadbent |titolo=Gallipoli: The Fatal Shore |città=Camberwell |editore=Viking/Penguin |anno=2005 |lingua=en |isbn= 0-670-04085-1 |cid=Broadbent}}
* {{cita libro|cognome=Caminiti|nome=Alberto|titolo=Gallipoli 1915 - la campagna dei Dardanelli|edizione=2008|editore=Koinè|città=Genova|id=ISBN 978-88-7388-191-9|cid=Caminiti}}
* {{cita libro|autore=Erickson Edward |titolo= Ordered to Die: A History of the Ottoman Army in the First World War|città=Westport, Connecticut|editore=Greenwood Publishing|anno=2001|lingua=en |isbn=0-313-31516-7 |cid=Erickson}}
* {{cita libro|cognome=Gilbert|nome=Martin|wkautore=Martin Gilbert|titolo= La grande storia della prima guerra mondiale |annooriginale=1994 |edizione=2009 |editore=Mondandori |città=Milano |id=ISBN 978-88-04-48470-7 |cid=Gilbert}}
* {{cita libro|cognome=Halpern|nome=Paul G.|titolo=La grande guerra nel Mediterraneo. Vol. 1 1914-1916|edizione=2009|editore=Editrice Goriziana|città=Gorizia|id=ISBN 978-88-6102-061-0|cid=Halpern}}
* {{cita libro|cognome=Liddell Hart|nome=Basil H.|wkautore=Basil Liddell Hart|titolo=La prima guerra mondiale|annooriginale=1968 |edizione=2006|editore=BUR|città=Milano|id=ISBN 88-17-12550-4|cid=Hart}}
* {{cita libro|autore=Philip J. Haythornthwaite |titolo=Gallipoli 1915 |anno=1998 |editore=Edizioni Del Prado/Osprey Publishing |isbn= 84-7838-990-3 |cid=Haythornthwaite}}
* {{cita pubblicazione|autore=Richard Pelvin|titolo= Sea power at Suvla, August 1915: Naval aspects of the Suvla Bay landings and the genesis of modern amphibious warfare|rivista= Gallipoli: The August Offensive - Symposium Papers|anno=2000|lingua=inglese |editore=Australian War Memorial|isbn= 84-7838-990-3|url =http://www.awm.gov.au/events/conference/gallipoli_symposium/pelvin.asp |cid=Pelvin}}
 
== Voci correlate ==
* [[ANZAC Day]]
* [[Operazioni navali nei Dardanelli (1914-1915)]]
* [[Teatro del Medio Oriente della prima guerra mondiale]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Gallipoli Campaign}}
 
{{Prima guerra mondiale}}
{{Portale|guerra|storia}}
 
[[Categoria:Battaglie della prima guerra mondiale|Dardanelli]]
[[Categoria:Impero ottomano nella prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Assedi|Dardanelli]]
[[Categoria:Impero britannico nella prima guerra mondiale]]
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