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{{Citazione|L'anno successivo [alla [[Naxos#Storia|fondazione di Naxos]]] Archia, degli Eraclidi, giunto da Corinto fondò Siracusa, dopo aver scacciato i Siculi dall'isola che, ora non più cinta dal mare, racchiude la città interna.|Tucidide, ''La guerra del Peloponneso'', VI, 3, 2.|Συρακούσας δὲ τοῦ ἐχομένου ἔτους Ἀρχίας τῶν Ἡρακλειδῶν ἐκ Κορίνθου ᾤκισε, Σικελοὺς ἐξελάσας πρῶτον ἐκ τῆς νήσου ἐν ᾗ νῦν οὐκέτι περικλυζομένῃ ἡ πόλις ἡ ἐντός ἐστιν.|lingua=grc}}
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[[File:Parian Chronicle, marble, part, 3rd c BC, AM Paros, A 26, 143946.jpg|miniatura|Un delle tre parti della [[stele]] sulla quale è stata scolpita la ''Cronaca di Paro'', meglio conosciuta come ''Marmor Parium'', poiché trae il suo nome dal marmo ritrovato nel [[1897]] sull'isola di [[Paro (Grecia)|Paro]], nelle [[Cicladi]].]]
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 2 |voce = Cool Caddish |turno = |tipo = semplificata |data = 2018 dicembre 22 |multipla = |argomenti = musica |temperatura = 0 }}
[[File:Themis Aigeus Antikensammlung Berlin F2538 n2.jpg|miniatura|La consultazione della [[Sibilla]] (Σίβυλλα) era di enorme rilevanza per il futuro ecista (οἰκιστής); da essa si recò Archia il corinzio prima di intraprendere il suo viaggio verso la futura polis di Siracusa.]]
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Le '''origini di [[Siracusa]]''' non hanno una datazione certa: la storiografia moderna pone la fondazione di questa città nell'anno [[734 a.C.]], un anno dopo la collocazione proposta da [[Tucidide]]<ref name=Tucidide>{{Cita|Tucidide|VI, 3, 1}}.</ref>, il più accreditato tra gli storici antichi, mentre il ''[[Marmor Parium]]''<ref name=Felix>{{Cita|Felix Jacoby, 1980|pp. 160-62}}.</ref> indica il [[758 a.C.]] [[Filisto]]<ref name=Cordano>{{cita libro|nome=Federica|cognome= Cordano|titolo=Antiche fondazioni greche: Sicilia e Italia meridionale|anno=1986|p=41}}</ref> si avvicina maggiormente alla data incisa sul marmo e la pone nel [[756 a.C.]] La datazione più bassa sarebbe invece proposta dagli storici antichi, [[Strabone]] e [[Pausania il Periegeta]], che sostenendo la contemporaneità delle fondazioni greche di Siracusa, [[Sibari]] e [[Crotone]]<ref name=Braccesidue>{{Cita|Braccesi, 1998|pp. 10-11}}.</ref>, collocherebbero la nascita della polis siciliana non prima del [[720 a.C.]]
 
L'[[etimologia]] arcaica della città non è ben definita, dal momento che una parte di essa divenne nota fin dall'antichità con il nome di ''[[Isola di Ortigia|Ortigia]]'' - dove sorse il primo nucleo abitativo dei corinzi - termine che potrebbe significare ''quaglia'', mentre l'origine del nome ''Siracusa'' risiederebbe nella [[lingua sicula]] e significherebbe ''acqua salata'', derivato da ''Syraka'', idronimo di un'antica palude locale.
 
I luoghi siracusani, decantati nei [[poema epico|poemi epici]] classici, sono stati interessati sin dai tempi più remoti da insediamenti abitativi, come dimostrato dai numerosi resti archeologici ritrovati sul territorio<ref group=N>Nei villaggi preistorici di Siracusa venne rinvenuta la ceramica con decorazioni incise, tra la più antica di questa tipologia d'arte (G. Valdes, ''Sicilia'', 2001, p. 3).</ref><ref>{{cita pubblicazione | nome=Salvatore|cognome=Chilardi |titolo=Alla scoperta delle "Ossa dei Giganti" |rivista=I Siracusani |editore= |città=Siracusa |volume= |numero=1 |anno=1996 |mese=giugno |pp= |id= |pmid= |url=http://www.antoniorandazzo.it/Preistoria%20Siracusa/files/Alla-scoperta-delle-OSSA-DEI-GIGANTI.pdf |lingua= |accesso=18 novembre 2014 |abstract=}}</ref>. La [[Leggenda sulla fondazione di Siracusa|leggenda fondativa]] narra di diversi popoli [[Ellade|ellenici]] giunti sulle sponde aretusee: gli [[Etolia|etoli]] e gli [[Elide|elidi]] furono i primi, seguiti dai [[Corinto|corinzi]] di [[Archia (mitologia)|Archia]], [[mitologia|mitico]] [[ecista]] della [[polis]], il quale dopo aver consultato l'[[oracolo di Delfi]] intraprese il suo viaggio colonizzatore, seguendo le indicazioni della [[sibilla delfica]]<ref group=N>Pausania nel suo quinto libro sulla descrizione della Grecia, parlando del fiume Alfeo, decanta le origini di Siracusa ricordando le parole che il dio di Delfi disse ad Archia il corinzio (volgarizzazione a cura di [[Antonio Nibby]] in ''Descrizione della Grecia di Pausania: nuovamente dal testo greco, Volume 2'', 1817, p. 117): {{Citazione|Nel vaporoso mare Ortigia giace<br />Sopra Trinacria là dove la bocca<br />Si spande dell'Alfeo, che unisce le acque<br />Alla sorgente di Aretusa amena.|[[Pausania il Periegeta]], 5, 7, 1, il fiume Alfeo.|Ὀρτυγίη τις κεῖται ἐν ἠεροειδέι πόντῳ,<br />Θρινακίης καθύπερθεν, ἵν᾽ Ἀλφειοῦ στόμα βλύζει.<br />μισγόμενον πηγαῖσιν ἐυρρείτης Ἀρεθούσης.|lingua=grc}}</ref>. In breve tempo Siracusa crebbe, fondando essa stessa delle colonie site nella cuspide della [[Sicilia orientale|Sicilia sud-orientale]]<ref>{{Cita|Lo Faso Pietrasanta, 1840|pp. 156-166}}.</ref>.
 
== Ipotesi sulla datazione della fondazione ==
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[[File:Charles Rollin - Syracuse.jpg|miniatura|left|250x250px|L'area fisica siciliana dove nacque Siracusa; carta disegnata da [[Charles Rollin]]]]
 
=== Fonti primarie ===
Le fonti primarie suggeriscono tre possibili datazioni:
 
==== Datazione arcaica (tra il 758 e il 755 a.C.) ====
La data più arcaica nella quale sarebbe collocata la fondazione di Siracusa è l'anno [[758 a.C.]], attestata nelle cronache del ''Marmor Parium'' - proveniente dall'[[Isole della Grecia|isola greca]] di [[Paro (Grecia)|Paro]] - la cui [[Epigrafia greca|iscrizione]], di autore ignoto, risale al [[III secolo a.C.]] L'epigrafe colloca l'atto fondativo nel ventunesimo anno, nell'[[Arconte eponimo|arcontato]] di Eschilo ad [[Antica Atene|Atene]], corrispondente al terzo anno della quinta [[Olimpiade]], ovverosia quello in cui, secondo la storiografia, partì la spedizione corinzia che avrebbe poi fondato la polis di Siracusa<ref name=Felix/><ref>{{Cita|Miller, 1970|p. 88}}.</ref><ref>{{Cita|Scipione, 1828|p. 17}}.</ref>.
 
Non distante da questa data è quella proposta da Filisto, storico siracusano del [[IV secolo a.C.]]: egli fissa la fondazione nel biennio compreso tra il [[756 a.C.|756]] e il [[755 a.C.]], effettuando sempre il calcolo sulla base dei succitati parametri, ma affermando che si sarebbe trattato della sesta e non della quinta Olimpiade<ref name=Cordano/>. Questa lettura critica della datazione filistea non è accettata da tutti gli storici moderni dal momento che alcuni affermano che essa sia stata stabilita in riferimento ad un evento ignoto<ref>{{Cita|Gabba, Vallet 1980|p. 93}}.</ref>.
 
==== Datazione media (tra il 736 e il 733 a.C.) ====
La data più avvalorata per la fondazione di Siracusa è l'anno [[733 a.C.]], riportato da Tucidide, che a sua volta avrebbe tratto l'informazione da [[Antioco di Siracusa|Antioco]]<ref name=Tucidide/>. Il calcolo di questa data viene elaborato sulla base dell'anno della fondazione di [[Naxos]], la colonia greca più antica della Sicilia, di cui si è sicuro che la fondazione risalga all'anno precedente quella di Siracusa. Anche se la data tucididea è stata abbracciata dalla maggior parte della critica moderna ed è stata accordata con quella di Eusebio<ref>{{Cita|Eusebio|II, p. 117}}.</ref>, alcuni storici hanno ipotizzato una data più recente e messo in dubbio questa versione, sostenendo che lo scrittore ateniese, posticipando la data della fondazione di Siracusa di un solo anno rispetto a Naxos, volesse in realtà stabilire o confermare l'anzianità della polis aretusea rispetto a tutte le altre colonie siciliane<ref>{{Cita|Gabba, Vallet 1980|p. 92}}.</ref>. Dunque molti, leggendo in Eusebio la data [[736 a.C.]], hanno spostato la data della fondazione di Siracusa al [[735 a.C.]]<ref>{{cita libro|autore=[[Christian Gottlob Heyne|Heyne]]|titolo=Opuscula academica|volume=2}}</ref> Mentre altri storici, prendendo la data 733 a.C. per la fondazione di Siracusa secondo l'ipotesi tucididea, spostano quella di Naxos al 734 a.C.<ref>{{cita libro|autore=Wladimir Brunet|titolo=Ricerche sullo stabilimento dei Greci in Sicilia|p=XIV-XV}}</ref> Nel XX secolo ci si è affidati al compromesso tra le due date, ovvero il [[734 a.C.]]
 
Un altro dato interessante risulta essere la contemporaneità attestata da [[Eforo di Cuma]], citato da Strabone<ref>{{Cita|Strabone|VI, 2, 4}}.</ref>, tra la fondazione di Siracusa e quella di [[Corcira]] (l'odierna [[Corfù]]): essendo quest'ultima attestata 600 anni dopo la [[Guerra di Troia|presa di Troia]], avvenuta nel 1334-1333 a.C. e secondo [[Duride di Samo]] si giunge all'anno [[734 a.C.]]<ref>{{cita libro|nome=Luca|cognome= Antonelli|titolo=Kerkyraiká: ricerche su Corcira alto-arcaica tra Ionio e Adriatico|anno=2000|pp= 59-60}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Wladimir Brunet|titolo=Ricerche sullo stabilimento dei Greci in Sicilia|p=51}}</ref>
 
==== Datazione tarda (tra il 728 e il 708 a.C.) ====
Importante per la definizione della data è il paragone con il periodo fondativo del centro di [[Megara Iblea]], riferita come contemporanea da Strabone:<ref group=N>Secondo Strabone i megaresi parteciparono alla fondazione di Siracusa, quindi erano già presenti all'epoca della nascita aretusea: {{Cita|Strabone|VI, 2, 4}}; fonte bibliografica moderna: {{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 127}}.</ref> se riteniamo che Megara sia stata effettivamente fondata nel [[728 a.C.]], come affermato da Tucidide ma, come messo in dubbio da vari storici moderni, ciò abbasserebbe di molto la data stabilita precedentemente, portandola intorno agli anni 720 a.C.<ref>{{Cita|Alessi, 1843|p. 321}}</ref> Tuttavia l'affermazione di Strabone contraddice quella di Antioco, che pone la fondazione aretusea molto prima di quella megarese<ref>{{Cita|Braccesi, 1998|p. 11}}.</ref>, allineandosi con le teorie sopra esposte.
 
Pausania il Periegeta e Strabone attestano inoltre che Siracusa venne fondata in concomitanza con il sorgere di Sibari e Crotone, centri che nacquero il primo nel [[709 a.C.]] come proposto da Eusebio, o nel [[720 a.C.]], come proposto da [[Scimno di Chio]]<ref name=Braccesi>{{Cita|Braccesi, 1998|p. 10}}.</ref>; il secondo centro sarebbe sorto in contemporanea con Sibari come sostenuto da [[Dionigi di Alicarnasso]] e da Girolamo, e quindi tra il 709 e il 708 a.C.<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviostoricocrotone.it/antichit%C3%A0/manos_cap_2.htm#_ftnref3|titolo=Archivio storico di Crotone|accesso=26 agosto 2014}}</ref>, o prima come avanzato da Antioco e Scimno<ref name=Braccesi/>, che smentirebbero la contemporaneità delle fondazioni di Siracusa, Sibari e Crotone sostenuta da Pausania e da Strabone.
 
Mentre è attestato dagli storici antichi che i fondatori di Siracusa e Crotone, rispettivamente Archia e [[Miscello di Ripe|Miscello]], giunsero insieme all'[[oracolo di Delfi]], i successivi eventi legati ai due eroi risultano controversi perché la maggioranza delle fonti primarie pone la data della fondazione siracusana parecchio prima. Dato che Strabone e Pausania identificano la fondazione dei centri di Crotone e Siracusa come contemporanee, non bisogna solo cercare di abbassare quella della seconda, ma anche di valutare se sia possibile un innalzamento della prima. Anche se ciò non è mai escluso dai due storici, questa ipotesi risulta contraddittoria rispetto a quanto ipotizzato dai loro contemporanei: essi infatti pongono la fondazione di Crotone in date sempre più basse del 733 a.C., ossia l'anno che Tucidide pone come data della fondazione di Siracusa. Per risolvere tale questione, si è ipotizzato che Miscello, prima della fondazione vera e propria, abbia compiuto diversi viaggi esplorativi nell'[[Italia antica]] staccandosi così da Archia<ref name=Braccesidue/>.
 
[[File:Claude Louis Chatelet.jpg|miniatura|300x300px|Altra mappatura fisica dell'area ad opera di Claude Louis Chatelet e Pierre-Adrien Pâris]]
 
=== Fonti secondarie ===
Anche se la maggior parte della storiografia moderna si trova concorde nel sostenere come corretto l'anno 734 o 733 a.C., tenendo fede a Tucidide, alcuni ipotizzano una data più recente per le motivazioni sopra esposte, e altri, tra i quali [[Antoine Jean Letronne|Letronne]], [[Samuel Johnson|Johnson]], Miller e Bres<ref>{{Cita|Bres, Ruga, Gaucher, 1816|p. 182 nota n 3}}.</ref>, sostengono un anno più remoto, ossia quello indicato sul ''Marmor Parium'', che comunque, pur essendo quasi confermato da Filisto è considerato da altri poco attendibile e ambiguo<ref>{{Cita|Capozzo, 1840}}.</ref>. Scrive a proposito dell'anno della fondazione di Siracusa il noto archeologo francese Letronne:
{{Citazione|Tra tutte le colonie esterne della Grecia, Siracusa è senza dubbio quella che ha giocato il ruolo più importante. Fondata dai corinzi 757 anni prima di Cristo, essa superò presto per importanza gli altri insediamenti greci dell'Italia e della Sicilia.|[[Antoine Jean Letronne]], ''Essai critique sur la topographie de Syracuse'', 1812<ref>{{Cita|Letronne, 1812|p. 1}}.</ref>|Entre toutes les colonies sorties de la Grèce, Syracuse est sans contredit celle qui a joué le plus grand role. Fondée par les Corinthens 757 ans avant Jésus-Christ, elle éclipsa bientôt les établissemens grecs de l'Italie ed de la Sicile.|lingua=fr}}
Gli storici [[Valerio Massimo Manfredi]] e Lorenzo Braccesi ipotizzano invece che la grande disparità tra la collocazione alta e quella bassa, potesse derivare da una duplice fondazione<ref name=ManfrediBraccesi2>{{Cita|Manfredi, Braccesi, 1996|Cap. VI - I Corinzi - Siracusa}}.</ref>; Filisto citando quel 756 a.C. voleva forse riferisi alla prima ondata di coloni provenienti dall'[[Eubea]] - il cui passaggio si presume sia stato lasciato nell'origine di alcuni nomi come ''Aretusa'' e ''Ortigia'' (presenti nei territori dei greci euboici)<ref name=ManfrediBraccesi2/> - e una seconda ondata, stavolta proveniente da Corinto, nel 733 a.C.<ref name=ManfrediBraccesi2/>.
 
Analizzando comunque tutte le date proposte per la fondazione di Siracusa, si può dunque dedurre come non sia possibile datare con estrema precisione l'anno in cui la città venne fondata dai Greci, dal momento che le attestazioni secondo le quali la fondazione della città fu contemporanea a quella di altre colonie e i contrasti tra le fonti primarie rendono difficile trovare una soluzione al problema<ref>{{Cita|Archivio storico siracusano, 1967|p. 250}}.</ref>.
 
== Etimologia ==
=== Ortigia ===
[[File:Ortigia dall'alto.jpg|thumb|350px|Un'ipotesi, a quanto pare moderna, poiché priva di riscontri antichi, vorrebbe che il nome di Ortigia sia stato dato all'isola aretusea in quanto essa mostra la forma di una quaglia; il cui becco è rappresentato dal promontorio del [[castello Maniace]]<ref>[[Touring Club Italiano]], ''Qui touring'', 1994, p. 67.</ref>. Tuttavia, tale affermazione, pur venendo spesso citata nella cultura popolare odierna<ref>{{Cita web|url=http://www.city-maps.it/guida/lisola-di-ortigia|titolo=L'isola di Ortigia|sito=[http://www.city-maps.it city-maps.it]|accesso=19 novembre 2014}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://animp.it/cn_2014/index.php/___location/2014-01-27-08-48-26|titolo=Un po' di Storia - Siracusa|sito=[http://animp.it animp.it]|accesso=19 novembre 2014}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.latitudeslife.com/2012/02/sicilia-siracusa-lincanto-di-una-citta-dimezzata-di-paolo-di-stefano/|titolo=Sicilia, Siracusa. L’incanto di una città dimezzata di Paolo Di Stefano|sito=[http://www.latitudeslife.com latitudeslife.com]|accesso=19 novembre 2014}}</ref>, non è però stata presa in considerazione dagli studi etimologici.]]
 
L'[[isola di Ortigia]] è molto importante per comprendere le origini dell'intera Siracusa, poiché le fonti attestano che su quest'isolotto poco distante dalla terraferma, sorse il primo nucleo abitativo dei coloni corinzi<ref>{{Cita web|url=http://www.ibmsnet.it/siracusa/riepilog.html|titolo=Storia di Siracusa - IbmsNet|accesso=10 novembre 2014}}</ref><ref>{{Cita|Magna Graecia. Archeologia di un sapere, 2005|p. 73}}</ref><ref>{{cita libro|nome=Eleonora|cognome= Bairati|nome2= Anna|cognome2=Finocchi|titolo=Arte in Italia: Dalla Preistoria al XIV secolo, con un'appendice sull'arte della Grecia antica|anno= 1988|p=45}}</ref>. Essa fu nota nell'antichità con tre denominazioni che si succedettero a seconda del periodo storico.
 
* Il poeta [[Nicandro (poeta)|Nicandro di Colofone]]<ref>{{cita|Nicandro di Colofone|I, v. 419}}.</ref> fu il primo ad affermare che anticamente l'isola di Ortigia venne appellata con il nome di ''Homothermon''<ref group=N>Nel testo di {{Cita libro|Buonanni, Colonna, 1717|p. 4}}:{{Citazione|Fazello nella prima Deca con tali parole: ''Prima ejus pars, quae hodie colitur (intende Ortigia) prisco tempore teste Nicandro Homothermon dicebatur''.|}}</ref><ref>{{Cita|Raleigh, Birch, Oldys, 1829|p. 32}}.</ref>, termine italianizzato in ''Omotermon'' e tradotto letteralmente da ''Omo-termon'' come "Eguale bagno" o "Eguali bagni" ad opera di [[Tommaso Fazello]]<ref>{{Cita|Fazello (Nannini), 1573|p. 116 in Libro Quarto - cap. I - Della città di Siracusa}}.</ref> e di [[Vincenzo Mirabella]]<ref name="Cita|Mirabella, 1717|p. 4">{{Cita|Mirabella, 1717|p. 4}}.</ref>. L'origine etolica del nome accomuna, in parte, la teoria di Nicandro a quella di [[Pausania il Periegeta|Pausania]], il quale riconosce tra i Siracusani e la regione greca delle relazioni<ref>{{cita|Pausania|I, 28}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Domenico LoFaso Pietrasanta di Serradifalco|titolo=Le Antichità della Sicilia: Antichità di Siracusa e delle sue colonie|p=169}}</ref>.
* Il nome Ortigia ({{lang-grc|Ὀρτυγία}}), col quale è nota Siracusa fino dall'epoca greca, deriverebbe da [[coturnice]], diffusa nel [[Mediterraneo]] e nell'[[Asia Minore]], o da [[Coturnix coturnix|quaglia]] ({{lang-grc|ὄρτυξ}}<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ortigia_res-3927acc4-e1ac-11df-9ef0-d5ce3506d72e/|titolo=Ortigia - Enciclopedia Treccani|accesso=10 novembre 2014}}</ref>), diffusa in quello che per i Greci era il [[Vecchio mondo|mondo conosciuto]], più comune e più antica. Nicandro invece afferma che questo nome sia connesso al fatto che gli Etoli - da lui, come da altri - indicati quali fondatori, avendo abbandonato la propria patria per giungere nell'isola mediterranea, decisero di dare alla nuova terra lo stesso nome del luogo etolico<ref name="Cita|Ciaceri, 1914|p. 1">{{Cita|Ciaceri, 1914|p. 1}}.</ref>. Il termine Ὀρτυγία, presente nella lingua greca e tradotto dagli studiosi [[Henry Liddell]] e [[Robert Scott (grecista)|Robert Scott]] come ''isola delle quaglie''<ref name=LSJortigia/>, possedeva originariamente secondo il [[lessicografo]] [[Esichio di Alessandria]] un [[Digamma|ϝ]] iniziale, che si sarebbe pronunciato come una sorta di v (*ϝόρτυξ)<ref name=demgol>{{cita web|url=http://demgol.units.it/lemma.do?id=779|titolo=Ὀρτυγία (Ortygia)|sito=[http://demgol.units.it demgol.units.it]|accesso=11 novembre 2014}}</ref>.
* Nonostante l'isola avesse una serie di nomi antichi, posteriormente gli abitanti non persero l'uso di identificarla come ''Nasos'', parola che nel [[dialetto dorico]] significa ''Isola''<ref name=LSJortigia>{{LSJ|articolo=Ὀρτυγία|url=*)ortugi/a}}</ref><ref>{{Cita|Di Bella, 2008|p. 5}}.</ref>.
 
==== Dal greco ====
[[File:Wachtel.jpg|thumb|180px|left|La Quaglia comune, in gergo la ''[[Coturnix coturnix]]''; l'esemplare di volatile dal quale deriverebbe il nome di [[Ortigia]].]]
 
Per la variante greca sopra descritta si sono evidenziate due possibili etimologie: l'una indicante una derivazione dal sanscrito e un'altra dall'egizio.
* Il termine *ϝόρτυξ, pronunciabile come ''vòrtux'', richiama il termine [[lingua tedesca|tedesco]] per quaglia ''Wachtel'' e presenta un'affinità colla parola ''Vártikā'', appartenente al [[sanscrito vedico]]<ref name=Ortigia>{{Cita web|url=http://it.scribd.com/doc/227234407/Dizionario-Etimologico-Della-Mitologia-Greca|titolo=Dizionario Etimologico Della Mitologia Greca - Ortigia|accesso=26 agosto 2014}}</ref>, la lingua che viene usata nei [[Veda]], tra i più antichi testi sacri dell'[[India]]: la radice [[Lingue indoeuropee|indoeuropea]] ''Vart, Vartukas''<ref name=Viscardi>{{cita pubblicazione | nome=Giuseppina Paola |cognome=Viscardi |titolo=L'astuzia mimetica della «ragione rituale»: il suono della nascita di Febo nelle urla penetranti di Ortigia |rivista=Academia.edu |editore= |città=Casale della Regina, Velletri (Roma) |volume= |numero= |anno=2013 |mese=giugno |pp= |id= |pmid= |url=http://www.academia.edu/3761244/Lastuzia_mimetica_della_ragione_rituale_il_suono_della_nascita_di_Febo_nelle_urla_penetranti_di_Ortigia |accesso=27 agosto 2014}}</ref>, da cui visibilmente deriva ''Vártikā'', allude alla forma rotonda propria del muoversi a terra della quaglia e fa da sé derivare il verbo latino per girare, ''vertere''<ref>{{Cita|Ottorino Pianigiani, 1911|p. 207}}.</ref>. Tuttavia, non è detto che il nesso logico tra quest'animale, identificato anticamente come "emblema del sole"<ref name=Viscardi/>, e il ''vertere'' latino debba necessariamente stare nel movimento dell'uccello, poiché esso potrebbe risiedere nel fatto che la quaglia fosse implicata nell'annuncio di una particolare fase di un fenomeno ciclico, quale il sorgere del [[Sole]] o l'arrivo della [[primavera]]; in questo secondo caso risultando uno dei primi uccelli che annunciano la [[primavera]] mediante il ritorno sulle coste del mare e l'emissione del loro verso<ref>{{Cita|Foresti, 1889|p. 345}}.</ref>. In questa identificazione si troverebbe come rievocazione dei riti sacri praticati a [[Delo]], [[Isole egee|isola del mar Egeo]] che ha parecchie analogie con Siracusa quanto alla storia mitologica<ref name=Viscardi/>. Sempre in visione sacrale, il termine Ortigia sarebbe riconducibile a un soprannome con il quale veniva definita la dea [[Diana]]<ref>{{cita|Diodoro Siculo|V, 3}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Wladimir Brunet|titolo=Ricerche sullo stabilimento dei Greci in Sicilia|p=51}}</ref>.
* Si è anche ipotizzato che il termine greco possa essere una derivazione dall'egiziano πι.ορτ(υξ)<ref name=demgol/><ref name=Ortigia/><ref>{{cita libro|autore=D'Arcy Wentworth Thompson|titolo=A Glossary of Greek Birds|anno=1895|editore=Oxford at the Clarendon Press|lingua=inglese|url=https://archive.org/details/glossaryofgreekb00thomrich}}</ref>.
 
==== Dal latino ====
Se quindi il nome greco della quaglia potrebbe alludere al suo movimento, quello latino ''coturnix'', sembrerebbe poter trarre origine dal verso proprio di questo uccello, anche se non è noto se come allusione [[onomatopea|onomatopeica]] imitante il suono *''kwok'' o in seguito a una combinazione tra l'aggettivo ''katu'', che significa penetrante, e il nome ''rana'', grido, entrambi appartenenti alla lingua sanscrita e alludenti, una volta uniti in un unico termine, alle caratteristiche di questo suono<ref name=Ortigia/><ref>{{cita libro|autore=Filippo Capponi|titolo=Ornithologia Latina|città= Genova|anno= 1979}}</ref>.
 
==== Località omonime ====
Esistevano anche altre località note con questo nome, tra le quali se ne ricordano una in [[Etolia]] e un'altra sita presso [[Efeso]] nella [[Ionia]]<ref>{{Cita|Pozzoli, Noël, Romani, Peracchi, 1822|p. 55}}.</ref>, la quale prese poi il nome di Delo ({{lang-grc|Δῆλος|Dêlos}}), significante "la Manifesta", o acquisendolo per prima e passandolo all'isola delle Cicladi<ref>{{Cita|Bautista Carrasco, 1864|pp. 517-18}}.</ref> oppure assumendolo per similitudine con quella già nota coi nomi di Ortigia e di Asteria, in allusione in (questo secondo caso) ad "Astro" e ad [[Asteria]], la dea delle stelle; anch'essa legata alla mitologia aretusea<ref>{{cita libro|nome=Cesare Antonio|cognome= de Cara|titolo=Gli Hethei-Pelasgi: Le migrazioni alle isole dell'Egeo e al continente ellenico|anno=1902|p= 84}}</ref>. Delo avrebbe infatti passato il suo nome a tutte le proprie colonie<ref>{{Cita|Dizionario universale della lingua italiana, 1836|p. 1064}}</ref>, tra le quali comunque non è possibile annoverare Siracusa, la cui fondazione è storicamente, tradizionalmente e solidamente attribuita ai Corinzi, con la conseguenza che sia improbabile un suo legame politico-fraterno con Delo.
 
=== Siracusa ===
[[File:Il Fiume Ciane.jpg|thumb|320px|Un tratto del fiume [[Ciane]], colmo di leggenda ai tempi dei Greci, si accorda ai tanti corsi d'acqua dolce e salata che circondano Siracusa e dal cui insieme potrebbe derivare il suo nome.]]
L'origine del termine Siracusa ({{lang-grc|Συράκουσαι|Syrákousai}}, e {{latino|Syracusæ}}, [[pluralia tantum]] come il nome di molte altre città createsi per [[sinecismo]]) è di difficile analisi e d'incerta origine.
 
==== Dal siculo ====
* Secondo una versione complementare, che prende in considerazione il termine [[Siculi|siculo]] ''Sùraka'' o ''Siraka'', l'etimologia del termine sarebbe sempre connessa all'acqua e in particolare alla sua abbondanza<ref>{{Cita|Santi Correnti, 1984|p. 25}}.</ref> in quest'area e alla molteplicità dei fiumi presenti nel bacino siracusano<ref>{{Cita|Carubia, 1996|p. 29}}.</ref><ref>{{cita|Stefano di Bisanzio|s. v. ''Syrakousai''}}.</ref>.
* Nell'antichità tale bacino comprendeva pure una palude costiera d'acqua salmastra nota come "Il Pantano"<ref>{{Cita|Gargallo, 1791|p. 134}}.</ref>, sita nell'area oggi nota come ''[[Pantanelli]]'' per l'antica conformazione melmosa del suolo. Tra i più celebri autori che citarono questo specchio d'acqua nelle loro opere, si ricordano [[Vibio Sequestre]]<ref group=N>Vibio Sequestre lo ricorda nel suo ''De stagnis et paludibus''. Si veda {{cita libro|autore=Vibio Sequestre|titolo=De fluminibus fontibus lacubus nemoribus paludibus montibus gentibus per litteras libellus|volume=VI}}, dove egli la nomina come ''Tyraca Syracusis''.</ref>, [[Teocrito]]<ref group=N>Teocrito ne serba memoria nel sedicesimo dei suoi Idilli, scrivendo "accanto alle acque di Lisimeleia, se avverse circostanze ineluttabili mandassero i nemici via dall'isola". Si veda {{cita libro|autore=[[Teocrito]]|titolo=XVI [[Idillio]]}}.</ref>, [[Stefano di Bisanzio]], [[Filippo Cluverio]], [[Tucidide]] e [[Plutarco]]<ref group=N>Tucidide e Plutarco la descrivono come "posto pieno di anguille ove i soldati siracusani e ateniesi andavano a pescare durante le ore di riposo", intrecciandone la descrizione con la storia della palude Lisimelia, posta «tra [[Neapolis (Siracusa)|Napoli]] e l'[[Anapo]]», oggi scomparsa. Si veda {{Cita|Capodieci, 1816}}, {{cita|Buonanni, Colonna, 1717}}.</ref>. Il geografo [[Marciano di Eraclea]] così la descrisse:
{{Citazione|''...Hos Archias assumens Corinthius cum Dioriensihus condiditeas,<br />Que ab contermino Stagno accepere nomen:<br />Nuncque Syracusa ipsis dicuntur''.<ref name=Siracuse>{{Cita|Buonanni, Colonna, 1717|p. 137}}.</ref>|}}
* Un'ipotesi solitaria risulta essere quella formulata dallo scrittore ottocentesco Innocenzio Fulci<ref name=Fulci>Innocenzio Fulci, ''Lezioni filologiche sulla lingua siciliana: opera utile ai Siciliani non meno che agli stranieri che sien vaghi di conoscere il siciliano dialetto'', 1855, pp. 178-9.</ref>, il quale nella sua opera ''Lezioni filologiche sulla lingua siciliana'' afferma che il nome di ''Siraco'' fu dato alla città dai siculi provenienti dalla [[Magna Grecia]] dove sorgeva un tempo la città di [[Siris (Lucania)|Siris]] (''Σίρις''), presso la quale scorreva il [[Sinni|fiume Siris]], nella [[Siritide]], località che dai siriti (tra i primi popoli greci dell'Italia antica<ref group=N>[[Antioco di Siracusa]], [[Licofrone]] e [[Strabone]] ne danno notizia. Si veda Giovanni Donato Rogadei, ''Dell' antico stato de' popoli dell' Italia cistiberina che ora formano il regno di Napoli'', 1780, pp. 308-9; Luigi Pareti in ''Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'antichità'', 1997, p. 116.)</ref>) prese il nome. Questi poi, essendo imparentati con i [[morgeti]] (il Fulci riferisce che il re [[Morgete]] avesse una figlia di nome Siris<ref name=Fulci/>), emigrarono con essi in Sicilia e qui fondarono Siracusa<ref name=Fulci/>. Scrive il Fulci sull'origine del nome della futura polis:
{{Citazione|Quanto non si son tormentati gli eruditi nel derivare il nome ''Siraco'' o dal cartaginese o dal fenicio o dal greco! Eppure per testimonianza di Tucidide giudice assai più competente il vocabolo è sicolo, e bisogna rintracciarlo tra i Sicoli [...] i Siriti compagni d'emigrazione [dei Morgeti] detti con nome comune Sicoli, inoltratisi vieppiù per la maremma [della Sicilia] occupato avessero il posto di Siracusa, ed io l'argomento dal nome Siraco (e forse Sirlaco o lago di Siri) dato alla pantanella (forse la Lismelia de' Greci) nome che i coloni greci rispettarono col Siracosion [...]|Innocenzio Fulci, ''Lezioni filologiche sulla lingua siciliana'', pp.178-9.}}
 
==== Dall'indoeuropeo ====
{{Nota|contenuto = [[File:Shiraz Grapes.jpg|left|120px|La vite del Syrah]] Vi è una curiosità che concerne l'ipotesi del termine ''Syrach'', il quale attraverso la storia di un [[vigneto]] - precisamente quello del [[Syrah]] - spiegherebbe l'origine del nome di Siracusa. Pare infatti che l'[[imperatore romano]], [[Marco Aurelio Probo]], con le sue legioni, importando dall'[[Egitto]] questa vite - per trasportarla in [[Gallia]] - giunse nel territorio siracusano e da quella qualità di [[vino]] sarebbe scaturito il nome di ''Syrah'' - o ''Shiraz'' - esteso in seguito a tutta la città. Ma poiché le innumerevoli fonti greche attestano la già esistenza del toponimo siracusano molto prima del tempo di Roma, è chiaro che si tratti quindi di una leggenda che ambisce a narrare le origini della contesa vite del Syrah<ref>Gionata Ricci Alunni, ''Bere e Sapere'', p. 155.</ref><ref>{{Cita web|url=http://profesordelvino.blogspot.it/2009/06/el-origen-de-la-syraz-las-leyendas-y-la.html|titolo=El Origen de la Syrah: Las leyendas y la verdad "genetica"|accesso=29 agosto 2014}}</ref>.|titolo = La vite del Syrach e il nome di Siracusa|allineamento = destra|larghezza = 300px}}
È stato ipotizzato che il nome derivi da ''Sur-aku'', parola indoeuropea significante "Acqua salata", composta dalla radice ''sū'', da cui deriva ''sūro'' ("amaro" e "salato" in indoeuropeo, termine che mostra un parallelismo con la radice ''sura'' del [[lingua celtica|celtico]] e un'affinità coll'aggettivo tedesco ''sauer'') con l'aggiunta del suffisso ''aku'' o ''aka''<ref name=Pellegrini>{{Cita|Pellegrini, 1990|p. 55}}.</ref>.
 
==== Dal greco ====
Il siracusano cinquecentesco [[Vincenzo Mirabella]] afferma che la sua patria venne così chiamata per volere dell'ecista [[Archia (mitologia)|Archia]], il quale imponendole il nome di ''Siraca'', voleva darle il significato di "Portare alla quiete"<ref name="Cita|Mirabella, 1717|p. 4"/><ref>{{Cita|Buonanni, Colonna, 1717|p. 12}}.</ref> La medesima supposizione afferma il [[Tommaso Fazello|Fazello]], il quale nella sua ''Historia di Sicilia'' dice:
{{Citazione|A questa città fu poi messo il nome Greco ''Siracosion'' per questa cagione, perché tal nome in lingua latina, vuol dire, Io tiro alla quiete<ref group=N>L'ipotesi del Mirabella e del Fazello è stata in seguito descritta nel libro di Giacomo Bonanni e Colonna, i quali però sostengono che il nome di Siracusa non potesse derivare da Archia, ma da gente ben più antica dell'ecista. Si veda {{Cita|Buonanni, Colonna, 1717|p. 12}}</ref>.|[[Tommaso Fazello]], ''Le due deche dell'historia di Sicilia...'', 1628, Della città di Siracusa, cap. I, p. 72.}}
 
==== Dal fenicio e dall'orientale ====
La radice da cui sarebbe derivata la parola Siracusa potrebbe avere, secondo alcuni storici, un'origine orientale, e più precisamente [[fenici]]a, dal momento che fu importata da [[Cartagine]]. Nonostante questa comunanza di opinione, i medesimi studiosi hanno proposto differenti versioni per la traduzione di questo termine, andandosi a concentrare sull'abbondanza di paludi nel bacino siracusano nella zona orientale della città.
 
* Lo studioso francese [[Samuel Bochart]] nella sua opera ''Geographia Sacra'' ha fatto derivare il termine Siracusa dal punico ''Sor-Cosia'', da lui traslitterato come ''Syrach'' nel passo «Et Syraco vox Phoenecia»<ref>{{Cita|Bochart, 1646|pp. 594-95}}.</ref>. Tale nome fenicio può essere reso con più gruppi di termini italiani, che ben evidenziano le caratteristiche delle acque circostanti la città, ossia l'odore sgradevole e l'abbondanza. Ai fini della traduzione Bochart sceglie il primo rendendo quel termine come "fetore", nonostante il resto della storiografia in primo luogo accetti ambo le interpretazioni e in secondo appaia più moderata, preferendo forme come "salato" e "amaro" in aggiunta all'"abbondante", con la conseguenza che le parole del Bochart sono state aspramente criticate dal [[filologia|filologo]] e storico olandese [[Jacques Philippe D'Orville]], il quale rammenta che, avendo il vocabolo fenicio due significati, lo storico non possa eleggerne uno solo a principale ignorando l'altra possibilità<ref>D'Orville citato in {{cita libro|titolo=Opere, raccolte e pubbl. dal professore F. Mocchetti|curatore=Carlo Castone G. Rezzonico, conte della Torre di Rezzonico|anno=1817|p= 336}}</ref>.
* Lo storico [[Adolf Holm]] esclude totalmente l'ipotesi secondo la quale questa radice dovrebbe riferirsi all'esistenza di un'antica palude e propone il significato di "Luogo orientale"<ref>{{Cita|Holm, Cavallari, 1887|pp. 65-66-67}}.</ref><ref>{{cita pubblicazione | nome=Sergio|cognome=Caldarella|coautori=David Gryman|titolo=L'acqua e il Tempio. Appunti sul bagno rituale ebraico della Giudecca di Siracusa |rivista=Academia.edu |editore= |città= |volume= |numero= |anno= |mese= |pp= |id= |pmid= |url=http://www.academia.edu/187681/Lacqua_e_il_Tempio._Appunti_sul_bagno_rituale_ebraico_della_Giudecca_di_Siracusa |accesso=28 agosto 2014}}</ref>.
 
== Nei poemi epici ==
=== Nell'Odissea ===
{{Vedi anche|Studi omerici su Siracusa}}
Nonostante il nome di Siracusa non venga mai citato espressamente nei testi di [[Omero]], nell'[[Odissea]] sono stati notati vari passi che gli storici pensano possano avere impliciti rimandi a Siracusa<ref>{{cita libro|capitolo=Siracusa e l'Odissea|autore=Sergio Caciagli|titolo=Archivio storico siracusano|curatore=Società Siracusana di Storia Patria|anno=1995}}</ref>: il poema risulta in particolar modo importante perché, considerato come Omero sia ritenuto il più antico dei grandi poeti greci, contiene quelli che sono ritenuti essere riferimenti utili per la ricostruzione dell'assetto preellenico e precorinzio di Siracusa, se non per l'identificazione tradizionale della Trinacria con la Sicilia. Una prima lettura critica di quanto scritto da Omero viene fornita dal poeta greco [[Esiodo]], che, definendo in un frammento di papiro Ortigia e l'Etna come luoghi omerici<ref>{{Cita|Esiodo|Fr. 150, 25-26 M.-W.}}.</ref> sostiene che la rotta di [[Ulisse]] e dei suoi compagni sia corrispondente a quella seguita dai marinai dell'[[Eubea]] che per primi esplorarono il Mediterraneo occidentale<ref>{{Cita|Braccesi, 1993|p. 19}}.</ref><ref>{{Cita|Di Benedetto, 2010|pp. 34-6}}.</ref><ref>{{Cita|A. Coppola, 1995|p. 41}}.</ref>.
 
In epoca moderna sono state formulate altre tesi, sempre volte a identificare il bacino siracusano come luogo omerico:
* È stato ipotizzato che questo territorio fosse la prima patria di favolose popolazioni sicule quali i [[Feaci]] e i [[Lestrigoni]].
* Il Martorelli, nonostante l'isola del dio Sole sia universalmente nota come una definizione della Sicilia, ha sostenuto nei suoi scritti che dovesse essere identificata con la sola Ortigia, producendo molte prove ed esponendo varie argomentazioni nell'ampia bibliografia che raccolse su questa tesi alternativa.
 
Ciononostante il passo più interessante per trovare un nesso tra Omero e un'arcaica Siracusa, studiato e sviluppato da più autori, si trova nel XV libro dove [[Eumeo]], esponendo le proprie origini, accenna all'esistenza di un luogo chiamato Siria, posto (secondo lui) più in alto rispetto ad Ortigia. Tale luogo sarebbe connesso alla nascita e al tramonto del sole in conformità con la tradizione che lo vorrebbe terra natia di Apollo e Artemide, gemelli degli astri. Sulla collocazione della mitica terra di Siria non si è costituito tra gli storici moderni un netto consenso, tanto che si è ipotizzato si tratti di un luogo del tutto immaginario<ref name="Bonacasa, Braccesi p. 41">{{Cita|Bonacasa, Braccesi, De Miro, 2002|p. 41}}.</ref>.
 
[[File:Homeros MFA Munich 51.jpg|left|thumb|180px|Busto moderno di [[Omero]]]]
 
{{Citazione|Cert’isola, se mai parlar ne udisti,<br />Giace a Ortigia di sopra, e Siria è detta,<br />Dove segnati del corrente Sole<br />I ritorni si veggono. Già grande<br />Non è troppo, ma buona: armenti, e greggi<br />Produce in copia, e ogni speranza vince<br />Col frumento, e col vino. Ivi la fame<br />Non entra mai, nè alcun funesto morbo<br />Consuma lento i miseri mortali:<br />Ma come il crine agli abitanti imbianca,<br />Cala, portando in man l’arco d’argento,<br />Apollo con Artemide, e gli uccide<br />Di saetta non vista un dolce colpo.<br />Due cittadi ivi son di nerbo eguale<ref group=N>La traduzione è più letteraria che letterale. Testualmente, il brano suona: {{Citazione|Un'isola al di sopra di Ortigia, dove ci sono i tramonti, è detta Siria, se mai ne avessi sentito parlare, non particolarmente molto popolosa, ma buona, ricca di pascoli, di greggi, di vino e di grano. Giammai la fame si insinua nel popolo, né qualche altra malattia terribile sopraggiunge ai miseri mortali, ma quando invecchiano nella città gli uomini Apollo dall'arco d'argento venendo con Artemide li uccide raggiungendoli con le sue dolci saette. Laggiù ci sono due città, che si sono divise tutte le cose in due.|}}</ref>;|{{cita libro|autore=[[Omero]]|titolo=Odissea|volume=XV, 403-412}} nella traduzione di [[Ippolito Pindemonte]]|νῆσός τις Συρίη κικλήσκεται, εἴ που ἀκούεις,<br />Ὀρτυγίης καθύπερθεν, ὅθι τροπαὶ ἠελίοιο,<br />οὔ τι περιπληθὴς λίην τόσον, ἀλλ᾽ ἀγαθὴ μέν,<br />εὔβοτος, εὔμηλος, οἰνοπληθής, πολύπυρος.<br />πείνη δ᾽ οὔ ποτε δῆμον ἐσέρχεται, οὐδέ τις ἄλλη<br />νοῦσος ἐπὶ στυγερὴ πέλεται δειλοῖσι βροτοῖσιν:<br />ἀλλ᾽ ὅτε γηράσκωσι πόλιν κάτα φῦλ᾽ ἀνθρώπων,<br />ἐλθὼν ἀργυρότοξος Ἀπόλλων Ἀρτέμιδι ξὺν<br />οἷς ἀγανοῖς βελέεσσιν ἐποιχόμενος κατέπεφνεν.<br />ἔνθα δύω πόλιες, δίχα δέ σφισι πάντα δέδασται:|lingua=grc}}
 
Altro elemento che connette Ulisse al mondo protosiracusano è l'omonimia tra una fonte presente ad Itaca, patria del condottiero, e la celebre [[Fonte Aretusa|Aretusa]] situata a Siracusa<ref>{{cita libro|autore=[[Heinrich Schliemann]]|titolo=I tesori di Troia|anno=1978}}</ref>. Tra gli altri, lo scrittore inglese [[Samuel Butler]] ha valutato la possibilità di una Siracusa preistorica già esistente ai tempi di Omero:
{{Citazione|I nomi Syra e Ortigia, isola sulla quale era stata costruita grande parte della Dorica Siracusa, suggeriscono che anche ai tempi dell'Odissea vi fosse una Siracusa preistorica, la cui esistenza era nota allo scrittore del poema.|{{cita libro|autore=Samuel Butler|titolo=The Homer Anthology - The Odyssey|anno=1897}}|The names Syra and Ortygia, on which island a great part of the Doric Syracuse was originally built, suggest that even in Odyssean times there was a prehistoric Syracuse, the existence of which was Known to the writer of the poem.|lingua=EN}}
 
[[File:Strait of Messina.jpg|thumb|280px|I luoghi siciliani descritti da Virgilio nell'Eneide. Nel lato dove sarebbe sorta Siracusa vi sono evidenziati: Pantagias; Thapsus; Syracusae (ma l'Eneide nomina l'Ortygiam); Plemmyrium; Hylorus; Pachynum, per poi girare verso Camarina e proseguire il tragitto.]]
 
=== Nell'Eneide ===
Scrive il poeta latino [[Publio Virgilio Marone]] nel libro III dell'[[Eneide]]:
{{Citazione|Allor che Borea da lo stretto a l'uopo<br />Di Peloro spirò. Varcò le alpestri<br />Foci repente di Pantaia, i seni<br />Megaresi, ed in fin l'umile Tapso.<br />Questi lidi passò co l'infelice<br />Ulisse il Greco, ed or me li apprendea.<br />Contro a Plemmirio un'isoletta è posta<br />Che Ortigia si nomò. Narra la fama,<br />Per vie secrete Alfeo d'Elide l'acque<br />A le Sicule unir teco, Aretusa.<br />Ne venero gli Dii; trapasso i pingui<br />Campi d'Eloro e di Pachino i sassi<ref>Publius Vergilius Maro, Stefano Stefani, ''L'Eneide di Virgilio in altrettanti sciolti'', 1842, pp. 75-6.</ref>.|Virgilio, Eneide, III, vv. 688-700.|Ecce autem Boreas angusta ab sede Pelori<br />Missus adest. Vivo praetervehor ostia saxo<br />Pantagiae, Megarosque sinusm Thapsumque jacentem.<br />Talia monstrabat relegens errata retrorsum<br />Littora Achemenides, comes infelicis Ulixi.<br />Sicanio praetenda sinu jacet insula contra<br />Plemmyrium undosum: nomen dixere priores<br />Ortygiam. Alpheum fama est huc Elidis amnem<br />Occultas egisse vias subter mare: qui nunc<br />Ore, Arethusa, tuo Siculis confunditur undis.<br />Jussi numina magna loci veneramur; et inde<br />Exsupero praepingue solum stagnantis Helori.<br />Hinc altas cautes projectaque saxa Pachyni Radimus<ref>{{Cita|Virgilio a cura di A.J. Valpy, 1819|pp. 634-7}}.</ref>;|lingua=la}}
 
L'Eneide narra le vicissitudini dell'eroe troiano [[Enea]], leggendario [[Fondazione di Roma|fondatore di Roma]]. Il suo autore, Virgilio, è nato molti secoli dopo rispetto a Omero; quando pubblica il racconto delle origini romane Siracusa e le sue sponde rappresentano un nome ormai ben noto al mondo greco-romano. Analizzando dunque i versi della sua epica narrazione ambientata in tempo arcaico, bisogna tenere conto del contesto storico molto più avanzato di quello del tempo omerico il quale poteva dirsi ancora in parte sconosciuto<ref>P. V. Cova, ''Il libro terzo dell'Eneide'', 1998, p. 137.</ref>.
 
Virgilio non nomina Siracusa, poiché ai tempi dell'eroe troiano non era ancora giunto il fondatore Archia sulle coste siciliane<ref>''P. Virgilii Maronis Buccolica Georgica et áneis'', con note esplicative di Antonio Maria Ambrogi, 1764, p. 156.</ref>, ma nomina molti dei luoghi che la circondano e che, stando alla tramandata testimonianza, esistevano già al termine della [[guerra di Troia]].
 
Enea, già noto ai miti dei greci, secondo Omero fondò un grande regno nella Troade, mentre secondo la versione più conclamata, ovvero quella virgiliana, fuggì via mare dall'[[Asia Minore]] per giungere nelle coste italiche del [[Lazio]]. Durante il suo tragitto costeggiò la Sicilia, ed è qui che la tradizione arcaica virgiliana nomina le future località siracusane. Enea con i suoi compagni presso l'[[Etna]] incontrò [[Achemenide (Eneide)|Achemenide]], un compagno di [[Ulisse]], che esortò i troiani a fuggire dalla terra dei Ciclopi e li supplicò di portarlo in salvo con loro<ref>Alessandra Minisci, ''Eneide. Guida alla lettura'', 2006, p. 57, 10.1.5 L'arrivo in Sicilia.</ref>. Achemenide condusse così i troiani nei nascenti luoghi siracusani, poiché sostenne di conoscerli, in quanto già una volta aveva fatto quel percorso marinaro con Ulisse<ref name=Virgilio>Virgilio, Eneide, III, vv. 688-700.</ref>.
 
[[File:Litorale ovest del Plemmirio 02.JPG|left|thumb|350px|Visuale del litorale ovest del [[Plemmirio]]; nei tempi descritti da Virgilio qui doveva sorgere un insediamento pre-corinzio.]]
 
{{chiarire|La compagnia partendo dal fiume Pantagias, dove si trovava il seno megarese (ovvero il [[Augusta (Italia)|golfo di Augusta]], il cui nome deriva da [[Megara Iblea]], polis che sarebbe sorta all'incirca nel medesimo periodo della colonia aretusea)|Frase non completa}}. Proseguì poi per [[Thapsos]] definita nel poema virgiliano come ''umile'' perché si sollevava di poco dal livello del mare - conformazione geografica che tale penisola ha tutt'oggi mantenuto - e che in tempi arcaici rappresentava un importante villaggio preistorico. Il passo virgiliano cita poi il [[Plemmirio]] e lo definisce ondoso, perché è un promontorio che viene toccato dal mare<ref>{{Cita|Fazello (Nannini), 1573|p. 288}}.</ref>, anche se qualcuno ha erroneamente ipotizzato che volesse riferirsi alla piena di un fiume siracusano: dalla voce ''plemmiria'', che in greco vuol dire inondazione<ref group=N>Visione non accettata dagli studiosi, in quanto già Tucidide prima di Virgilio aveva descritto il promontorio del Plemmirio, per cui sarebbe improbabile che il passo virgiliano non tenesse conto dei precedenti geografici già conclamati. Per un approfondimento sull'analisi di questo termine virgiliano, si veda ''I due libri della Siracusa illustrata, a cura di G. Bonanni, e Colonna, 1717, p. 188 (''Plemmirio Promontorio'') e ''Dizionario topografico della Sicilia, Volume 2'' , a cura di [[Vito Maria Amico]], 1856, p. 375.</ref>. Il termine ''Sicanio praetenda sinu'' sarebbe da tradurre con ''Siculo'', poiché si sostiene che Virgilio si sia confuso con i nomi degli antichi popoli siciliani: unendo due stirpi invece separate<ref>[[Antonio Nibby]], ''Roma nell'anno MDCCCXXXVIII [i.e. Milleotto-cento-trentotto], Volume 4'', 1838, p. 68.</ref><ref>P. V. Cova, ''Il libro terzo dell'Eneide'', 1998, p. 135.</ref> o facendole consanguinee<ref>[[Cesare Balbo]], Clotilde Capparelli, ''Meditazioni storiche di Cesare Balbo'', 1855, p. 454, n. 1.</ref><ref group=N>Interessante potrebbe risultare a tal proposito, la spiegazione della studiosa Alessandra Coppola ({{Cita|A. Coppola, 1995|p. 103}}) su analoga vicenda tra i Siculi e i Sicani svolta nel Lazio di Virgilio, dove si dice che il poeta latino preferisca consapevolmente nominare i Sicani e non i Siculi, poiché i primi sono meno pericolosi politicamente dei secondi; troppo legati alle manovre siracusane del IV secolo a.C. sulle coste italiche.</ref>. Giunsero quindi all'[[isola di Ortigia]] e qui scesero a terra<ref name=Virgilio/>.
 
Ai troiani era nota la leggenda di Aretusa e Alfeo. Essi infatti, presso la mitica fonte, fecero sacrifici agli dei e solo dopo tale gesto si rimisero in viaggio. Lo scrittore e storico [[Antonio Spinosa]] ha così immaginato il passo virgiliano nella nascitura Siracusa:
{{Citazione|La flotta iliaca costeggiava infine l'isoletta di Ortigia nel tratto di mare in cui, alcuni secoli più tardi, Archia, un nobile di Corinto, si sarebbe posto alla testa di un gruppo di valorosi e avrebbe fondato la potente città di Siracusa. Soltanto la nave di Enea si avvicinava alla costa per approvvigionarsi di acqua, e difatti proprio su quell'isola sgorgava una limpida e fresca sorgente. Ascanio scendeva a terra con il padre e con il nonno, seguiti da alcuni uomini armati, essendo il pericolo ognora in agguato<ref>[[Antonio Spinosa]], ''La grande storia dell'Eneide'', 2010, pp. 64-65.</ref>.}}
 
== La leggenda sulla fondazione ==
{{Vedi anche|sezione=s|[[Leggenda sulla fondazione di Siracusa]]|[[Archia (mitologia)#Mito|La storia di Archia]]}}
[[File:Vouet, Simon - Diana - 1637.jpg|thumb|300px|Artemide, poi Diana; la dea delle Ortigie - poiché nell'Egeo vi erano altre isole così denominate - cui la leggenda etolica fa riferimento, e alla quale sarebbe legata l'origine elida aretusea.]]
 
{{Citazione|Secondo una tradizione, Archia si recò a Delfi nello stesso tempo in cui lo fece Miscello. Insieme consultarono l'oracolo: il dio, prima di rispondere, volle sapere da ciascuno se avessero preferito la ricchezza o la salute; e, poiché Archia scelse la ricchezza e Miscello la salute, designò al primo l'area di Siracusa, e l'area di Crotone al secondo. Ora, i Crotoniati costruirono effettivamente una città dalle meravigliose condizioni salubri, come abbiamo detto in precedenza; e i Siracusani d'altro canto si elevarono in breve tempo sin all'apogeo della ricchezza e dell'opulenza, testimone di ciò fu l'antico proverbio: alla gente troppo ricca e benestante non basterebbe nemmeno la decima di Siracusa|Strabone, ''Geografia'', VI, 2, 4.|ἅμα δὲ Μύσκελλόν τέ φασιν εἰς Δελφοὺς ἐλθεῖν καὶ τὸν Ἀρχίαν: χρηστηριαζομένων δ᾽ ἐρέσθαι τὸν θεόν, πότερον αἱροῦνται πλοῦτον ἢ ὑγίειαν: τὸν μὲν οὖν Ἀρχίαν ἑλέσθαι τὸν πλοῦτον, Μύσκελλον δὲ τὴν ὑγίειαν: τῷ μὲν δὴ Συρακούσσας δοῦναι κτίζειν τῷ δὲ Κρότωνα. καὶ δὴ συμβῆναι Κροτωνιάτας μὲν οὕτως ὑγιεινὴν οἰκῆσαι πόλιν ὥσπερ εἰρήκαμεν, Συρακούσσας δὲ ἐπὶ τοσοῦτον ἐκπεσεῖν πλοῦτον ὥστε καὶ αὐτοὺς ἐν παροιμίᾳ διαδοθῆναι, λεγόντων πρὸς τοὺς ἄγαν πολυτελεῖς ὡς οὐκ ἂν ἑξικνοῖτο αὐτοῖς ἡ Συρακουσσίων δεκάτη.|lingua=grc}}
 
Ancor prima di [[Archia (mitologia)|Archia]], si narra che vi giunsero gli etoli dall'[[Etolia]]<ref name="Cita|Ciaceri, 1914|p. 1"/>, e poi ancora gli [[Elidia|elidi]] da [[Olimpia]]<ref name=Muller>{{Cita|Müller, 1825 (pubblicazione Andreotti, 1991)|p. 97}}.</ref>, i quali portarono in questa terra il famoso mito della dea [[Artemide]] e della [[ninfa (mitologia)|ninfa]] [[Aretusa]]. Solo successivamente, in un tempo di incerta datazione, vi giunse da [[Corinto]] il [[Bacchiade]]-[[Eraclidi|Eraclide]]. Archia dopo essere stato espulso dalla sua patria a causa dell'[[Archia (mitologia)#I Bacchiadi e Atteone|uccisione di Attenone]], che provava un amore da lui non ricambiato, dopo aver consultato l'[[oracolo di Delfi]], venne a sapere di dover fondare una città nel luogo descrittogli dalla sibilla delfica, ovvero l'isola di Ortigia<ref>{{cita libro|autore=Plutarco|titolo=Corpus Plutarcheum|posizione=11}}.</ref>.
 
Vi approdò con i suoi coloni, i quali provenivano in maggior parte da [[Tenea]], borgo della regione corinzia che [[Aristotele]]<ref>[[Aristotele]] fr. 594 Rose.</ref> e [[Pausania il Periegeta]]<ref name=Pausania>{{Cita|Pausania|II 5, 4}}.</ref> fanno risalire a origini troiane, in quanto i suoi abitanti erano discendenti dei prigionieri di [[Troia]] catturati da [[Agamennone]] e trasferiti nei pressi di Corinto.
 
Nacque quindi Siracusa e da subito si erse in potenza e ricchezza, poiché secondo [[Strabone]], la sibilla delfica aveva domandato ad Archia cosa di più egli desiderasse per la futura colonia: ricchezza o salute, e il corinzio scelse la ricchezza<ref>Amédée Eugène Tardieu, Géographie de Strabon - La Sicile et les îles Lipari, 1867, VI, 2, 4.</ref>. La leggenda sulla fondazione a questo punto si divide in varie versioni: secondo lo scoliasta di [[Pindaro]], Archia aveva già trovato edificate le città-quartiere di [[Neapolis (Siracusa)|Neapolis]], [[Acradina]], [[Tiche]] ed [[Epipoli]], oltre all'appena conquistata [[Ortigia]]; dalla loro sottomissione e dalla loro unione sarebbe nata la polis di Siracusa, nome che le comprendeva tutte nel suo nucleo: sia la terraferma che l'isola<ref name="Cita|Capozzo, 1840|p. 93">{{Cita|Capozzo, 1840|p. 93}}.</ref>. La versione dello storico [[bizantino]] [[Giuseppe Genesio]], riferisce invece che Archia svolse solamente il ruolo di conquistatore, mentre l'atto della fondazione fu dovuto alle sue due figlie, nate nella nuova colonia: ''Syra'' e ''Akousa'', le due fondatrici dalle quali scaturì il nome di Siracusa<ref name="Bonacasa, Braccesi p. 41"/><ref>Genesio. 4, p. 56, A.</ref>.
 
== La fondazione di Siracusa ==
=== Dati archeologici sul periodo pre-greco ===
{{Vedi anche|sezione=s|[[Periodo protostorico del territorio (Siracusa)|Periodo protostorico]]}}
{{Doppia immagine verticale|sinistra|Penisola di Magnisi.PNG|Spiaggia Marina di Melilli.JPG|250|La [[Thapsos|Penisola di Magnisi]] - vista dall'alto e dal lato frontale - chiamata anche ''Thapsos''; posta a nord di Siracusa: essa è una delle testimonianze più importanti del periodo pre-greco siciliano.}}
==== Rapporti con i siculi ====
Prima dell'invio di contingenti greci nell'isola di Sicilia è opinione diffusa tra gli studiosi ritenere che vi fu un intenso rapporto commerciale, esplorativo e di analisi del territorio, per poi stabilire quando e se fosse il caso di colonizzare la terra di cui si era sentito parlare o che si era già veduta precedentemente<ref group=N>Scrive sull'argomento lo storico Giovanni Brancaccio: {{Citazione|Nella fase iniziale del plurisecolare processo di penetrazione in Italia, i Greci con le loro prime inncerte ed ardimentose traversate dello Jonio aperto e del Tirreno cominciarono a frequentare e a conoscere la morfologia delle coste pugliesi, lucane, calabresi e siciliane, e stabilirono la localizzazione delle foci dei fiumi, delle isole, dei promontori [...] si ebbero le prime rozze descrizioni, le prime parziali forme di visualizzazione grafica del «nuovo mondo».|''Geografia, cartografia e storia del Mezzogiorno'', 1991, cap. 1, ''la «scoperta» dell'Italia meridionale''}}</ref>. Tale teoria è supportata dall'archeologia che ha rinvenuto sul posto materiali d'origine greca in età arcaica<ref name=Arteantica>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/manifestazioni-della-cultura-dell-occidente-greco-la-ceramica_%28Il-Mondo-dell%27Archeologia%29/|titolo=Manifestazioni della cultura dell'Occidente greco. La ceramica - Enciclopedia Treccani|accesso=20 settembre 2014}}.</ref>.
 
Prove di presenza greca pre-corinzia a Siracusa si sono trovate presso la Necropoli del Fusco (in territorio urbano) dove è stato rinvenuto un ampio cratere - che ha dato il nome alla bottega detta «dei crateri del Fusco» - risalente alla prima metà del VII sec. a.C. e proveniente con molta probabilità da [[Argo (Grecia)|Argo]]<ref name=Arteantica/>. Sempre nel medesimo luogo è stata ritrovata una delle due anfore d'origine greca definite come "le più antiche del Mediterraneo centrale", di provenienza [[cicladi]]ca<ref group=N>L'altra venne ritrovata a [[Gela]], e la si pone d'origine attica.</ref><ref>[[Academia.edu]], ''[http://www.academia.edu/3498397/1._L_Orizzonte_Euboico_nell_Egeo_ed_I_primi_rapporti_con_l_Occidente_ 1. “L’ Orizzonte Euboico nell’Egeo ed I primi rapporti con l’Occidente”]'', Taranto 1-4 Ottobre 2010, Taranto 2012, pp. 161-188.</ref><ref>Lorenzo Braccesi, ''Hesperia 10'', 2000, p. 46.</ref>. Alla base di queste frequentazioni ci sarebbero gli [[Eubea|eubei]], i primi popoli egei a varcare il confine occidentale. Vi sono infatti testimonianze archeologiche della loro presenza sul territorio aretuseo: si pensi ad esempio all'importante ceramica ritrovata nell'entroterra siracusano a [[Castelluccio di Noto|Castelluccio]], tra [[Noto (Italia)|Noto]] e [[Palazzolo Acreide]]<ref name=Debiasi>Andrea Debiasi, ''Esiodo e l'Occidente'', 2008, p. 102.</ref>; e una precoce presenza euboica a Siracusa spiegherebbe, secondo diversi storici, l'anomalia dei nomi siracusani come ''Ortigia'' e ''Aretusa'', dall'alfabeto arcaico, che non mostrano affinità con i corinzi ma piuttosto con quella sfera orientale [[Ionia|ionico]]-euboica<ref name=Debiasi/>.
 
==== Insediamenti abitativi ====
Oltre alla testimonianza archeologica pre-coloniale dei greci verso il territorio, bisogna comunque tenere presente che l'intera area di Siracusa, in maniera sparsa, era già da tempo abitata dalle popolazioni autoctone. Località poste a sud come la [[Area marina protetta Plemmirio|Necropoli del Plemmirio]]<ref>[[Paolo Orsi]], ''La necropoli sicula del Plemmirio (Siracusa): (tav. 6., 10., 11.)'', 1891.</ref> e [[Isola di Ognina|Ognina]], nella quale si è ritrovato - grazie agli scavi di [[Bernabò Brea]] - un raro esempio di tomba dell'[[età del Bronzo]] che collega la cultura siracusana a quella [[Malta|maltese]]<ref>Anthony Bonanno, Pietro Militello, ''Ognina, Malta e l'Egeo'' (Orazio Palio) in ''Malta in the Hybleans, the Hybleans in Malta: proc. int. conference, Catania, 30 September, Sliema 10 November 2006'', 2008, da p. 71.</ref>. Altre località poste al nord del territorio come [[Thapsos]], dalla quale pervenne una notevole quantità di reperti d'origine micenea<ref name=Abulafia>[[David Abulafia]], ''Il grande mare'', 2014, cap. I.</ref>, che confermano la presenza di un antico emporio commerciale misto tra siciliani e micenei<ref name=Abulafia/> mantenutosi sino all'arrivo dei colonizzatori.
 
Numerosi altri siti sono stati scoperti proprio all'interno dell'area urbana siracusana<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/siracusa_res-8098408f-8c61-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/|titolo=Siracusa in “Enciclopedia dell' Arte Antica” – Treccani|accesso=21 settembre 2014}}</ref><ref>Davide Tanasi, ''La Sicilia e l'arcipelago maltese nell'età del Bronzo Medio'', 2008</ref>, come alcune testimonianze di [[Cultura di Castelluccio|epoca castellucciana]], ossia del [[XXII secolo a.C.]], rinvenute nell'area superiore dell'isola d'Ortigia<ref>{{Cita libro|autore = Giuseppe Voza|titolo = Nel segno dell'antico|anno = 1999|editore = Arnaldo Lombardi Editore|città = |ISBN = }}</ref>. Ma anche i siti in zona extra-urbana tra i quali si menzionano la [[Necropoli di Cassibile]] e [[Pantalica]], la cui estensione archeologica l'ha portata ad essere considerata come "la Necropoli più grande d'[[Europa]]"<ref>Jean Guilaine, ''Storia d'Europa: Vol. 2. Preistoria e antichità / a cura di Jean Guilaine ...., Volume 2'', 1994.</ref><ref>Francesca Bottari, ''Pantalica e Siracusa'', 2008.</ref>. La maggior parte di questi siti risale al tempo in cui i [[siculi]] - popolo d'incerta origine - vi vennero ad abitare stabilmente, attorno al [[XV secolo a.C.]]. Fondando numerosi centri diffusero la loro cultura che divenne egemone per l'isola, al punto che la storiografia narra di un mitico re [[Hyblon]]e che concesse ai primi coloni greci giunti da Megara la fondazione di una colonia sul suo territorio<ref>Per approfondire la storia di [[Megara Iblea]] vedi: Elio Miccichè, ''Megara Iblea: alla riscoperta dell'antica colonia greca : guida confidenziale'', 2000.</ref>:
[[File:Pantalica e la valle dell'Anapo.jpg|thumb|300px|[[Pantalica]]; la Necropoli più vasta del continente europeo - dichiarata dall'[[Unesco]] [[Patrimonio dell'umanità]] - posta sulla [[Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande|Valle dell'Anapo]], con le sue 5.000 tombe e il cosiddetto ''Palazzo del principe'' (Anaktoron), rappresenta ancor oggi una grande fonte di notizie sul periodo pre-greco siciliano, e al contempo si lega agli inizi della storia siracusana, poiché la sua fine coincide con l'approdo dei coloni provenienti da Corinto<ref name="Cordano p. 64">{{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 64}}.</ref>.]]
 
{{Citazione|Gli altri, scacciati da Tapso, siccome Iblone re dei Siculi offriva la terra e li guidava, fondarono Megara, quella chiamata Iblea.|[[Tucidide]], ''La guerra del Peloponneso'', VI, 4, 1.|Οἱ δ᾽ ἄλλοι ἐκ τῆς Θάψου ἀναστάντες Ὕβλωνος βασιλέως Σικελοῦ προδόντος τὴν χώραν καὶ καθηγησαμένου Μεγαρέας ᾤκισαν τοὺς Ὑβλαίους κληθέντας.|lingua=grc}}
All'alba della colonizzazione, e prossima fondazione, la situazione di Siracusa appariva dunque complessa, poiché i greci non andavano a trovare certamente un luogo non interessato da attività socio-culturale pre-ellenica di grande rilevanza sul territorio<ref group=N name=Preistoria>Ne sono esempio e testimonianza i tanti villaggi preistorici i cui resti sono stati rinvenuti tutt'intorno il territorio siracusano. Per approfondire si vedano ad esempio {{cita libro|autore=Frasca MassimoUna nuova capanna «sicula» a Siracusa, in Ortigia : tipologia dei materiali|anno=1983|titolo =Una nuova capanna «sicula» a Siracusa, in Ortigia : tipologia dei materiali|editore= Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité|lingua=|url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1983_num_95_2_1383}}; [[Paolo Orsi]], Vincenzo La Rosa, ''Le Presenze micenee nel territorio siracusano: I Simposio siracusano di preistoria siciliana in memoria di Paolo Orsi, Siracusa, 15-16 dicembre 2003, Palazzo Impellizzeri, [[Museo archeologico regionale Paolo Orsi]]'', 2004.</ref>.
 
=== Il preludio alla spedizione ===
Tra le discordanti date della fondazione, presumendo quella tardiva, che pone l'arrivo greco dopo la fondazione di Nasso e Megara, una spiegazione può essere colta dalle parole di Strabone quando spiega che prima di Teocle - mitico fondatore di Nasso - nessun greco aveva osato venire in Sicilia a fondare colonie a causa della pericolosità del tragitto, dell'incognita dei [[pirati]] del [[Tirreno]] e della crudeltà dei ''barbari'' dell'isola<ref>Strabo 6, 2, 2 C 267 = Ephor.
FGrHist 70 F 137a. Vd. anche [Scymn.] 264 = FGrHist 70 F 137b.</ref><ref>{{Cita|De Snesi Sestito, Intrieri, 2011|p. 181}}.</ref>. A ciò doveva aggiungersi il fatto che i greci colonizzatori preferivano trovare un luogo disabitato al loro arrivo, per evitare probabili scontri con la popolazione locale<ref>{{Cita|Manfredi, Braccesi, 1996|cap. III - La Spedizione}}.</ref>. Tutto questo avrebbe potuto allontanare in un primo momento il desiderio verso la costa siracusana, poiché essa - pur avendo in sé tutte le caratteristiche primarie adatte alla fondazione - era ben circondata da insediamenti già esistenti<ref group=N name= Preistoria/>.
 
Un preludio che troverebbe conferma nei passi di Strabone quando asserisce:
{{Citazione|Archia, mentre era in viaggio per la Sicilia, vi lasciò Chersicrate, della stirpe degli Eraclidi, con una parte della spedizione.|Strabone, ''Geografia'', VI, 2, 4.|Πλέοντα δὲ τὸν Ἀρχίαν εἰς τὴν Σικελίαν καταλιπεῖν μετὰ μέρους τῆς στρατιᾶς τοῦ τῶν Ἡρακλειδῶν γένους Χερσικράτη.|lingua=grc}}
 
Egli informa dunque che una spedizione, posta agli ordini di Archia, stava navigando diretto in Sicilia, e le intenzioni, o il preavviso bellico viene confermato anche da Tucidide il quale asserisce che Archia dovette scacciare i siculi presenti nel luogo della fondazione<ref>Tucidide, ''La guerra del Peloponneso'', VI, 3, 2.</ref>. I primi coloni presero dalla madrepatria le istituzioni e le leggi, in particolare, i coloni guidati da Archia, si imposero sugli abitanti del luogo prima anche politicamente, infatti i coloni si riunirono in privilegiate tribù che avevano tutti i diritti, gli uffici religiosi, le magistrature più alte e le migliori terre, a discapito della popolazione autoctona<ref>{{cita|Atto Vannucci|p. 85}}</ref>.
 
Tralasciando la leggenda dell'esilio dell'ecista corinzio, è autorevole il parere degli storici Manfredi e Braccesi, nel ritenere che quando un capo della spedizione si recasse presso il Santuario di Apollo a Delfi, lo facesse dietro esplicito consenso della propria città. Dunque Corinto sapeva della prossima spedizione siracusana e fornì ai coloni tutto il necessario per affrontare una simile impresa, tra cui anche l'armamento bellico. Inoltre, lo stesso Santuario dove le sibille avevano le visioni, sarebbe stato in realtà un luogo di grande conoscenza e sapienza, poiché il sito sacro al dio del sole raccoglieva una vasta quantità di informazioni provenienti dall'estero; geografia, società e cultura dei luoghi dove poi sarebbero stati mandati i coloni sotto esplicita richiesta dell'oracolo delfico che in questo modo si assicurava il rispetto dei viandanti:
{{Citazione|Tali interpretazioni dovevano quindi basarsi, oltre che sul timore reverenziale dei postulanti anche su notizie precise e documentate delle situazioni dei territori verso i quali si indirizzava la migrazione di un gruppo.|Manfredi, Braccesi, ''I greci d'Occidente'', 1996, cap. I - ''I Colonizzatori''.}}
 
[[File:Facies di Pantalica - Museo Archeologico Paolo Orsi - Siracusa.jpg|left|thumb|334x334px|Un vaso della ''facies di Pantalica''; conservato presso il [[Museo archeologico regionale Paolo Orsi]] di Siracusa, rappresenta la fase finale di Pantalica (bronzo recente): in seguito gli indigeni siculi sarebbero stati influenzati nell'arte dai nuovi coloni greci.]]
 
=== La fondazione ===
{{vedi anche|Syrakousai|Età dinomenide}}
 
La ''ktisis'' (l'atto fondativo) di Siracusa, com'è noto, si perde [[Leggenda sulla fondazione di Siracusa|nella leggenda]]: il mitico ecista Archia giunse sulla costa, battagliò con i nativi e s'impadronì del luogo. Tuttavia diversi storici ritengono che nelle parole del mito si celi della verità poiché esso sarebbe divenuto tale solo in seguito, quando venne arricchito di particolari mitici, consoni all'importanza acquisita e alla tradizione del tempo<ref>{{Cita|De Snesi Sestito, Intrieri, 2011|p. 184}}.</ref>. Per cui vi è chi pensa che personaggi come Archia siano esistiti realmente e abbiano giocato un ruolo storico importante per la futura polis; probabilmente si trattava di navigatori esperti, di guerrieri, capitani della marineria euboica o corinzia che detenevano il primato sui mari<ref>Giuseppe Zanetto, ''I miti greci'', 2007.</ref>.
[[File:Euryalus, view of the harbour at Syracuse from the castle.jpg|thumb|320px|I due promontori di Siracusa: Ortigia e il Plemmirio, visti l'uno di fronte all'altro dall'altura dell'Epipoli. Scrivono sulla fondazione siracusana i due storici Manfredi e Braccesi:
{{Citazione|Ribattendo rotte euboiche, i Corinzi, in Sicilia, si spingono ancora più a sud di Nasso, fondando la colonia di Siracusa in felicissima posizione geografica, tra il tavolato di Epipoli e la penisola di Plemmirio<ref>{{Cita| Manfredi, Braccesi, 1996|Cap. VI - I Corinzi - Siracusa}}.</ref>|}}]]
 
==== I primi insediamenti ====
Tralasciando la leggenda, gli storici sostengono che chiunque abbia fondato questa colonia lo abbia fatto spostandosi poco alla volta sulla terraferma. A tal proposito, afferma lo studioso [[Moses Israel Finley]], i nuovi coloni scelsero di sbarcare sull'isolotto di Ortigia per ragioni strategiche e di sopravvivenza; lì infatti potevano disporre dell'immediato uso d'acqua dolce proveniente dalla [[fonte Aretusa]], e una volta cacciati i siculi non dovevano temere che questi si fortificassero all'interno di quel perimetro circondato dal mare<ref>{{Cita|Finley, Lepore, 2000|p. 59}}.</ref>.
 
Per muoversi dall'isola alla terraferma, i nuovi coloni costruirono un argine di pietre divenuto in seguito un vero e proprio ponte che portò l'isola a non essere più cinta ovunque dal mare, come informa Tucidide<ref>{{Cita|Tucidide|VI, 3, 2}}.</ref>.
 
Popolarono inizialmente l'[[Acradina]], detta ''terra dei peri selvatici'', che divenne in breve tempo la parte più ampia della nuova polis. In base ai sepolcri di periodo greco ritrovati sull'adiacente terreno dell'Acradina si è inoltre ipotizzato che il primo abitato di Siracusa terminasse lì e non oltre, poiché i greci erano soliti edificare l'area sepolcrale fuori dalla zona urbana<ref name=Peyron>Tucidide tradotto da [[Amedeo Peyron (filologo)|Amedeo Peyron]], ''Della guerra del Peloponneso libri 8. Tucidide, Volume 2'', 1861, p. 141.</ref>.
 
Sulla zona del Temeno (futura Neapolis), a quei tempi ancora disabitata, alla sommità del colle detto ''Temenites'' (luogo sacro) sorgeva un tempio dedicato ad [[Apollo]]. Gli studiosi sostengono che esso fosse stato eretto dai primi coloni, i quali dedicarono un'enorme statua all'Apollo Archegeta, il protettore dei colonizzatori<ref name=Peyron/>. Su questa area sacra (o Bosco sacro) riferirà in futuro anche [[Cicerone]]: «''Apollinis, qui Temenites vocatur, pulcherrimum et maximum''»<ref group=N>La traduzione suona: {{citazione|[Una statua di] Apollo, chiamata Temenite, enorme e meravigliosa|Cicerone, In Verrem II 4 - 119.}}</ref><ref name=Peyron/>[[File:Syrakus - Tempio di Apollo.jpg|thumb|300px|Il [[Tempio di Apollo (Siracusa)|Tempio di Apollo]], sito nell'isola di Ortigia. Risalente al [[VI sec. a.C.]], è il tempio in [[stile dorico]] più antico della [[Sicilia]], e rappresenta una delle primissime edificazioni dei coloni greci di [[Syrakousai]].|left]]
 
==== L'asservimento dei siculi ====
In base agli studi archeologici condotti, sappiamo che le case dei primi coloni siracusani erano composte da un solo vano<ref name=Gallo>{{Cita|Gallo, 1983|p. 705}}.</ref>, da ciò gli studiosi deducono che esse non fossero state costruite per ospitare un'intera famiglia, bensì singoli individui; ciò sarebbe un chiaro indizio sul fatto che alla nuova polis mancavano ancora le donne e gli [[schiavi]]<ref name=Gallo/>. La prima popolazione siracusana sarebbe stata composta da coloni provenienti per la maggior parte da [[Tenea]] - così come informa Strabone<ref>[[Strabone]] tradotto da [[Francesco Ambrosoli]] in ''Della geografia di Strabone libri XVII, Volume 3'', 1833, p. 348.</ref> - ed essendo quella località un vasto borgo rurale della regione corinzia, essi, sapienti contadini, portarono il loro mestiere sulle fertili terre aretusee e qui si dedicarono all'[[agricoltura]]<ref name="ManfrediBraccesi2"/>, facendo prosperare in breve tempo l'economia siracusana e favorendone dunque l'espansione, la quale portò ad una trasformazione della società. Venne integrata sempre più la manodopera degli schiavi, essi infatti fluivano nella ''[[chora]]'' siracusana provenendo dai villaggi dei barbari, ovvero delle popolazioni autoctone sconfitte in battaglia<ref name="Luigi Pareti 1958, p. 76">Luigi Pareti, ''Studi minori di storia antica, vol. I, Preistoria e storia antica'', 1958, p. 76.</ref>. Più grande diveniva il confine siracusano, più ondate di coloni si sostiene che giungessero nella polis e dunque maggiore diveniva l'importo della schiavitù<ref group=N>Si veda a tal proposito il quadro generale del rapporto conflittuale tra coloni greci e popolazione autoctona in {{Cita|Berlinzani, 2012|p. 100}}.</ref>. A tal proposito, secondo diversi storici Siracusa rappresentò uno degli esempi più antichi dello sfruttamento di schiavi perpetrato dai coloni a danno delle popolazioni indigene<ref>Pierre Cabanes, ''Introduzione alla storia del mondo antico'', 2002, pp. 37-38.</ref>, le quali non avendo una moderna conoscenza della guerra, così come l'avevano acquisita i greci, dovettero soggiacere ad essi. Sicché l'impatto tra una realtà relativamente pacifica come quella locale e la venuta di una società articolata e schiavista come quella greca fu probabilmente devastante<ref>{{Cita|Gallo, 1983|p. 711}}.</ref>.
 
=== Organizzazione sociale ===
Grazie alla ''costituzione dei Siracusani'' di [[Aristotele]] conosciamo alcuni dettagli della società arcaica siracusana (anche se dell'opera a noi rimangono solo pochi frammenti); nella [[Politica (Aristotele)|politeia]] - divulgata attraverso [[Erodoto]]<ref>[[Erodoto]], 7, 155, 2.</ref> - si parla infatti del conflitto interno tra i [[Gamoroi]] e [[Killichirioi]]; costoro erano il frutto del periodo iniziale di vita della polis: tra le file dei primi si contavano i proprietari terrieri che si facevano discendere dai coloni corinzi. Tra le file dei secondi vi era invece la popolazione asservita che si facevano discendere dai siculi. Nulla di certo sappiamo inoltre della forma di governo che vi era da principio nella polis: alcuni hanno ipotizzato che il suo fondatore, Archia, vi introdusse l'[[oligarchia]] che vigeva nel medesimo periodo anche in Corinto, tra chi sostiene la tesi c'è [[Pindaro]]<ref>[[Giovanni Evangelista Di Blasi]], ''Storia del regno di Sicilia, Volume 1'', 1844, p. 77.</ref><ref>{{Cita|Dizionario corografico dell'Italia, 1869|p. 748}}.</ref>. Da [[Polibio]]<ref>{{cita|Polibio|XII, 16}}.</ref> si conosce l'esistenza di un'assemblea di mille membri<ref>[[Eraclide Pontico]], ''Frammenti'', 25.</ref>, dove ogni anno si eleggevano gli arconti strateghi e ''nomofilaci'' che avevano il potere esecutivo e il dovere di far osservare le leggi ai cittadini<ref>{{cita libro|autore=Cicerone|titolo=De legibus|volume=III, 20}}.</ref><ref>{{cita libro|Stobeo|titolo=Sermoni|posizione=42}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=Atto Vannucci|titolo=Storia d'Italia dai tempi più antichi|volume=2|p=86}}</ref>.
 
[[File:Sicilia sud orientale citta' V sec ac.jpg|thumb|350px|Le colonie greche sono raffigurate di colore rosso. Le sub-colonie fondate dai siracusani sono: [[Eloro]], d'incerta data d'origine<ref>{{Cita web|url=http://www.academia.edu/2330202/Alle_origini_di_Eloro._Lespansione_meridionale_di_Siracusa_arcaica|titolo=Academia.edu - Alle origini di Eloro. L'espansione meridionale di Siracusa arcaica - Fabi\1o Copani - 2005|accesso=29 settembre 2014}}.</ref>; [[Akrai|Acre]], fondata nel [[663 a.C.]]<ref>{{Cita|de Presle, 1862|p. 58}}.</ref><ref name=colonie>{{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 10}}.</ref>; [[Casmene]], fondata nel [[643 a.C.]]<ref name=colonie/><ref>{{Cita|de Presle, 1862|p. 60}}.</ref>; [[Kamarina]], fondata nel [[599 a.C.|599]]-[[598 a.C.]]<ref>Luca Cerchiai, Lorena Jannelli, Fausto Longo, ''The Greek Cities of Magna Graecia and Sicily'', 2004, p. 230.</ref>, la quale chiude la prima fase storica dell'espansione aretusea.]]
 
{{Citazione|Tuttavia assomigliandosi gl'istituti delle colonie a quelli della metropoli, e ritenendo sempre i posteri gli studi e le arti de' maggiori, assai ne gioverebbe il conoscere quali veramente si fossero le condizioni delle repubbliche di Corinto, di Siracusa, d'Epidamno, di Leucade e d'Apollonia, moderate tutte da leggi doriche, e unite, per la comune origine, di consanguineità a quella dei Corciresi.|[[Andrea Mustoxidi]], ''Illustrazioni corciresi'', tomo 1, 1814, p. 30-31.}}
Gli stessi interrogativi del Mustoxidi se li sono posti molti altri studiosi del periodo, come il [[Claude-Emmanuel de Pastoret|de Pastoret]], il quale attinge nella leggenda e si rammarica che debbano passare ben due secoli prima che le fonti greche parlino concretamente delle vicende siracusane<ref group=N>Certamente descritte dai tanti dotti storici che la polis ebbe; come ad esempio la storia siciliana ad opera di [[Antioco di Siracusa|Antioco siracusano]], definita la più arcaica. Ma di queste opere di antica memoria, purtroppo si persero quasi completamente le tracce a causa dei violenti saccheggi ai quali la città fu sottoposta quando divenne preda degli imperi e dei domini esteri.</ref>.
{{Citazione|I {{Sic|Corintii}} che seguirono Archia si sottomisero forse alla sua autorità? {{Sic|ebb'egli}} figliuoli ai quali la trasmise? {{Sic|come}} fu governata codesta nascente colonia? L'ignoriamo.<br />Più di due secoli scorrono prima che barlumi meno incerti splendano sulla storia di Siracusa, e, cosa affliggente a pensarlo, tosto che l'oscurità sparisce, quasi sempre si scorgono le fazioni e la tirannia.|[[Claude-Emmanuel de Pastoret]], ''Storia della legislazione'', tradotta in italiano da Francesco Foramiti, 1841, cap. ''Legislazione de' siciliani'', p. 737.}}
 
==== La presenza femminile ====
La spedizione dei greci era composta da soli uomini, dunque il problema della presenza femminile andava risolto sulla nuova terra<ref group=N name= Fonti>Sulla questione dei rapporti sociali tra indigeni e coloni greci si vedano: Luigi Gallo, ''Colonizzazione, demografia e strutture di parentela'', 1983 pp. 703-728; Manfredi, Braccesi, ''I greci d'Occidente'', 1996, cap. I, II, III; Federica Cordano, Massimo Di Salvatore, ''Il Guerriero di Castiglione di Ragusa: greci e siculi nella Sicilia sud-orientale: atti del Seminario, Milano, 15 maggio 2000'', 2002; Francesca Berlinzani, ''Convivenze etniche, scontri e contatti di culture in Sicilia e Magna Grecia'', 2012, e l'ampia bibliografia annessa.</ref>. Il contatto tra greci e siculi poteva avvenire in due diverse modalità: in maniera pacifica con scambi, doni, proposte di matrimonio tra influenti membri locali (che generalmente sancivano poi una convivenza tranquilla tra la colonia greca e l'elemento autoctono) oppure vi era la modalità conflittuale, ovvero i coloni greci rapivano contro la volontà dei locali le donne portandole nella colonia<ref>{{Cita|Gallo, 1983|p. 707}}.</ref>. Siracusa, stando alle fonti antiche, rientrerebbe nel secondo caso<ref group=N name= Fonti/>.
 
Gli storici ritengono infatti attestata la consuetudine dei matrimoni misti<ref group=N name= Fonti/>, poiché seppure in passato i greci avessero effettuato una chiusura all'elemento autoctono prediligendo l'unione solo tra coloni onde preservare la grecità, ciò non avvenne nel caso della vita coloniale quando per la sopravvivenza dovettero assicurarsi la presenza di donne, anche se non greche<ref name="Gallo"/>. La presenza di donne sicule nella Siracusa greca è stata attestata ad nella necropoli del Fusco dove sono stati rinvenuti oggetti e ornamenti indigeni databili intorno alla metà del [[VII sec. a.C.]]<ref>''Confini e frontiera nella grecità d'Occidente: Atti del trentasettesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto, 3-6 ottobre 1997, Volume 1'', p. 337.</ref><ref>{{Cita|Albanese, 2003|p. 144}}.</ref>. Purtroppo le fonti greche tacciono su questo importante aspetto e sulla nascita delle colonie, per cui ben poco si conosce del periodo che s'interpose tra la fondazione e le prime notizie storiche<ref group=N>Sull'interesse degli scrittori antichi greci per il rapporto sociale tra indigeni e coloni, si veda ''L'elemento indigeno nella tradizione letteraria sulle ktiseis'' a cura di Mauro Moggi, Persée, 1993, pp. 979-1004.</ref>.
 
=== Scomparsa delle città dei siculi ===
Con il passare del tempo a causa dell'espansione militare greca, sull'isola scomparvero improvvisamente molti floridi centri indigeni; esempio di violenta scomparsa nel siracusano - VII secolo a.C. - è rappresentato dalla necropoli del Finocchito, posta in territorio [[Noto (Italia)|netino]], distrutta dai siracusani durante la loro risalita del [[fiume]] [[Anapo]]<ref>Università di Catania, Istituto di archeologia, ''La necropoli di Monte Finocchito: estratto da contributi alla conoscenza dell'età del Ferro in Sicilia, Monte Finocchito e Polizzello'', 1982, p. 96.</ref><ref>{{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 65}}.</ref>. La città di [[Pantalica]], nata come insediamento vero e proprio, accolse, nei primi anni della sua vita, sempre più fuggiaschi siculi che scappavano dalle incursioni delle popolazioni italiche<ref name=PAN>{{cita libro|autore=Daniele Bertolami|titolo=Le necropoli rupestri di Pantalica|volume=Indice}}</ref>. Durante il secolo precedente alla fondazione di Siracusa fu definitiva la ''capitale dei siculi'' e raggiunse il momento di massimo splendore. Gli attriti con i siracusani iniziarono con l'arrivo di Archia e dei coloni corinzi, che si espansero nell'isola a danno della città. Probabilmente richiese un aiuto da [[Megara Iblea]], con la quale aveva stretti rapporti, senza però riuscire a resistere alla pressione dei siracusani che, infine, la conquistarono<ref name=PAN/><ref group=N>Nonostante gli studiosi ipotizzino una molto probabile fine di Pantalica per mano dei siracusani e della loro espansione, non vi è alcuna fonte primaria che possa rischiarare, anche minimamente, le reali sorti che subirono gli abitanti di quella che è stata definita la capitale dei siculi. L'assenza di testimonianze archeologiche, successive al VII sec. a.C., dimostrerebbero una simultanea scomparsa del poderoso centro con la nascente colonizzazione greca della Sicilia ionica. Per un maggiore approfondimento sull'argomento si vedano: [[Luigi Bernabò Brea]], ''Pantalica: ricerche intorno all'anáktoron'', 1990; {{Cita|Cordano, Di Salvatore, 2002|p. 65 n. 97}}; ''Acme, Volume 58, Edizioni 2-3'', 2005, p. 259.</ref>.
 
[[File:Latomie di Akrai 02.JPG|thumb|300px|left|Figure antiche scolpite nella roccia ad Akrai; la prima colonia, secondo la storiografia, fondata dai siracusani in età arcaica.]]
 
=== L'identità siceliota ===
Il caso di Siracusa è uno di quelli dove avvenne uno scontro bellico per poter entrare in una terra nuova e portarla sotto il proprio controllo. Siculi e nuovi coloni siracusani dorico-corinzi non ebbero un approccio pacifico composto da alleanze terriere. Strabone<ref>''Della geografia di Strabone'' (trad. da [[Francesco Ambrosoli]]), 1833, p. 127.</ref> riferisce che i nuovi coloni deportarono i siculi o li scacciarono verso l'entroterra, non permettendo loro di restare in maniera egemone sulla costa.
 
Del difficile rapporto tra i due popoli parlerà anche [[Alcibiade]], il quale - riferisce Tucidide<ref>{{Cita|Tucidide|6, 17, 2; 4 e 6}}.</ref> - durante la guerra del Peloponneso, cercando alleanze contro Siracusa, era convinto di ricevere il favore dei siculi poiché questi mal sopportavano il controllo siracusano:
{{Citazione|Tale è dunque la situazione della Sicilia, sulla base di quanto mi viene detto, e diverrà sempre più favorevole, che avremo anche molti barbari i quali, per odio verso i Siracusani, collaboreranno al nostro attacco contro di loro<ref>Traduzione a cura di Francesca Berlinzani in ''Convivenze etniche, scontri e contatti di culture in Sicilia e Magna Grecia'', 2012, p. 219.</ref>.|}}
All'ateniese si oppone [[Ermocrate]] che cerca invece di unire i popoli della Sicilia sotto un'unica bandiera contro le mire espansionistiche di Atene, e per far ciò ricorda al Consiglio dei popoli [[Congresso di Gela|riunitosi a Gela]] (anno [[424 a.C.]]) che essi non erano di sola stirpe greca, bensì erano il frutto di unioni tra popolazione autoctona e coloni dell'Egeo: «noi non siamo né dori e né ioni, ma [[sicelioti]]» dirà il generale siracusano sancendo per la prima volta quel termine e rivendicando così un'autonomia culturale dalla madrepatria<ref>{{Cita|Tucidide|VI, 77}}.</ref>.
 
=== La carenza di fonti sul periodo arcaico ===
Il primo periodo siracusano risulta essere abbastanza misterioso, rare sono le fonti antiche al riguardo. Ciò ha dato avvio a diverse congetture circa la nascita delle prime sub-colonie aretusee: [[Eloro]], [[Akrai|Acre]], [[Casmene]], [[Kamarina]]. Alcuni storici si domandano ad esempio come sia stato possibile che una colonia sorta solamente nella seconda metà del [[VIII secolo a.C.]] avesse fondato, pochi decenni dopo, già due o tre colonie e lo avesse fatto immettendosi senza indugiare nell'area maggiormente popolata dai nativi dell'isola<ref name=BonanniColonna>{{Cita|Buonanni, Colonna, 1717|p. 6}}.</ref>. Costoro ipotizzano che la data di fondazione presunta della polis non corrispondesse al vero e che in realtà lo sviluppo siracusano partì in un'epoca anteriore rispetto a quella riportata o studiata nelle fonti storiche:
{{Citazione|... se Archia fu il fondatore di Siracusa, come fu possibile, che la Città di là a settant'anni fosse stata bastante a fare due Città in un istesso anno, l'una ventiquattro miglia discosta, l'altra più di settanta miglia, e poi nel centro dell'isola? ... benché intorno a cento trentacinque anni dopo l'abitazione di Siracusa, massivimente ritrovandosi all'hora in Sicilia reliquie di Sicani, Fenici, Siculi e d'altre nationi barbare, e discordanti? Non è simile al vero, che una Città dal principio della sua fondazione in così breve spazio di tempo crescesse in tanta grandezza, e potenza [... ] bisogna dire che il suo nascimento non cominciò da Archia, ma molte centinaia d'anni prima [...]<ref name=BonanniColonna/>|}}
 
Ma per altri studiosi vi sarebbe invece una concreta spiegazione a queste precoci fondazioni da parte di Siracusa: fu una necessità di difesa il suo avanzare velocemente verso i territori dell'entroterra siciliano, scegliendo alture come Akrai per poter avere una visuale completa di ciò che vi era oltre i suoi confini<ref name="Cordano p. 64"/><ref>Silvano Vinceti, ''Area marina protetta del Plemmirio'', 2006, p. 43.</ref>. Tale difesa non sarebbe stata rivolta solo alle popolazioni indigene, quali siculi o [[sicani]] che ancora numerosi minacciavano l'egemonia della neonata colonia, ma anche a frenare l'espansione di altre realtà greche vicine per posizione geografica a Siracusa, come [[Gela]]<ref name=Copani>{{Cita web|url=http://www.academia.edu/2330202/Alle_origini_di_Eloro._Lespansione_meridionale_di_Siracusa_arcaica|titolo=Academia.edu - Alle origini di Eloro. L'espansione meridionale di Siracusa arcaica - Fabio Copani, 2005, pp. 245-263|accesso=30 settembre 2014}}</ref>. Ciò sarebbe testimoniato dalla fondazione di Eloro, presso il fiume [[Tellaro (fiume)|Tellaro]], nel tavolato a sud di Siracusa, i cui moderni studi potrebbero dimostrarne l'edificazione come avamposto siracusano già dall'[[VIII sec. a.C.]]<ref name="Copani" /><ref>Giuseppe Voza, ''Museo archeologico regionale Paolo Orsi, Siracusa'', 1987.</ref>. Questa datazione, oltre ad anticipare la ''ktisis'' della polis, richiederebbe uno studio approfondito per comprendere i motivi che spinsero i greci di Siracusa a fondare la colonia elorina quasi in contemporanea alla fondazione della loro madrepatria. Alcuni studiosi vedono nella fretta di colonizzare il timore dovuto alla possibilità che, data la fertile zona, altri elleni potessero giungere nel sito occupandolo per primi e circondando dunque pericolosamente le vicine mura di Siracusa<ref>{{Cita web|url=http://www.academia.edu/2390686/Greci_e_indigeni_ad_Eloro|titolo=Academia.edu - Greci e indigeni ad Eloro - Fabio Copani, 2010, pp. 689-693}}.</ref>.
 
Non essendovi fonti così arcaiche a disposizione per poter comprendere come si formò quella che venne definita "la vasta ''[[chora]]'' siracusana" si devono cercare maggiori numi nei reperti archeologici, i quali rendono evidente che le sub-colonie non furono di sola natura militare, poiché vennero stabilmente abitate e accrebbero una società dedita anche all'arte, come si evince dai numerosi resti culturali da esse provenienti<ref>{{Cita web|url=http://digilander.libero.it/pantalica/spazioaperto/casmene.htm|titolo=Casmene|accesso=30 settembre 2014}}</ref><ref>[[Giuseppe Bellafiore]], ''La civiltà artistica della Sicilia dalla preistoria ad oggi'', 1963, pp. 216-217</ref>.
 
Non dotate di autonomia politica, questi siti di arcaica fondazione accolsero larghi numeri di coloni siracusani<ref name="Luigi Pareti 1958, p. 76"/> e popolazione servile autoctona, rappresentando l'inizio della storia egemone di Siracusa<ref name=BonanniColonna/>.
 
== Aneddoti sul periodo arcaico ==
[[File:Herakles and Telephos Louvre MR219.jpg|thumb|left|Ercole, il primo della stirpe degli Eraclidi, la stessa di Archia, con in braccio suo figlio [[Telefo]] in una rappresentazione scultorea romana del I-II secolo.]]
=== I compagni di Archia ===
{{Citazione|Non erano meno formidabili i Corinti venuti con Archia, {{Sic|giacchè}} oltre la vaga e general fama che si avea del valore dei Greci, e principalmente degli abitanti di Corinto, una delle più antiche e più importanti città della Grecia, Archia per {{Sic|sè}} stesso, e i suoi nobili compagni Teleso, Ezioco, Melituto, Etiope e Bellerofonte, erano tanti prodi campioni, che sapeano ben menare le mani, e sostenere la virtù greca.|[[Giovanni Evangelista Di Blasi]] e Gambacorta, ''Storia del regno di Sicilia dell'epoca oscura e favolosa sino al 1774'', 1844, p. 68.}}
 
Secondo la leggenda, con Archia viaggiarono altri suoi compagni corinzi che lo seguirono fino a Siracusa: Teleso, Ezioco, Melituto, Etiope e Bellerofonte. Di costoro, solamente su uno non ci perviene alcuna notizia; Ezioco, che viene citato come nobile compagno corinzio. Dei restanti quattro giunge per ciascuno un diverso aneddoto. Inoltre, pur non essendo menzionato tra i compagni viaggiatori di Archia, le fonti sostengono che tra loro vi fosse anche il poeta corinzio [[Eumelo di Corinto|Eumelo]]<ref name=Clemente>Clem. Alex. ''strom.'' I 131, 8 = Eum. test. 2 B.</ref>.
 
==== Bellerofonte e Pegaso ====
{{Citazione|Ma tu, {{Sic|perchè}} lo sappi, il tuo comando<br />Volgi a Siracusane. Abbiam la nostra<br />Radice antica da Corinto, ond'era<br />Bellerofonte ancor. Usiam favella<br />Peloponnesia, e lice, parmi, ai Dori<br /> In dorico parlar.|[[Idillio|Idilli]], [[Teocrito]], ''Le Siracusane''<ref>Teocrito tradotto in italiano da [[Nicolò Camarda]], Giulio Ceradini, in ''Idilli ed epigrammi Teocrito'', 1868.</ref>.|Συρακοσίαις ἐπιτάσσεις;<br />ὡς δ᾽ εἰδῇς καὶ τοῦτο: Κορίνθιαι εἰμὲς ἄνωθεν,<br />ὡς καὶ ὁ Βελλεροφῶν: Πελοποννασιστὶ λαλεῦμες:<br />δωρίσδεν δ᾽ ἔξεστι δοκῶ τοῖς Δωριέεσσι.|lingua=grc}}
 
[[File:NAMA Epinetron Bellérophon.jpg|thumb|150px|right|Rappresentazione [[attica]] dell'eroe Bellerofonte che cavalca Pegaso e attacca la Chimera: il cavallo alato venne poi scolpito nelle monete di Corinto, e in quanto sua discendente, in quelle di Siracusa. [[File:002-syracuse.jpg|150px]]]]
[[Bellerofonte]] era un eroe di Corinto; egli aveva preso questo nome perché aveva ucciso il tiranno corinzio, Bellero. Divenne leggendario affrontando la [[Chimera (mitologia)|Chimera]], che egli sconfisse con l'aiuto del cavallo alato [[Pegaso (mitologia)|Pegaso]], il quale venne da lui domato presso la fonte corinzia del Pirene. I siracusani, in quanto discendenti dei corinzi, mostrarono nelle loro monete il Pegaso alato, si pensa in memoria di Bellerofonte<ref>[[Domenico de Rossi]], [[Paolo Alessandro Maffei]], ''Gemme antiche figurate date in luce da Domenico de' Rossi, Volume 4'', 1709, p. 29.</ref>. L'eroe viene nominato anche da [[Teocrito]] in uno dei suoi idilli e viene posto come motivo d'orgoglio per le origini delle siracusane, protagoniste del dialogo. Oltre la possibile lettura numismatica, la leggenda narra anche che Bellerofonte fosse venuto a Siracusa in compagnia di Archia<ref>{{Cita|Delle antiche Siracuse..., 1717|p. 25}}.</ref><ref>Eritisco Pilenejo, ''Teocrito'', 1780, p. 84.</ref>, così come dice il [[Tommaso Fazello|Fazello]]:
{{Citazione|L'interprete di Teocrito nell'Edilia scrive, che Bellorofonte con tutta la stirpe degli Eraclidi venne con Archia da Corinto in Siracusa, e che l'abbitarono di compagnia|Fazello e Nannini, ''Storia di Sicilia, Volume 1'', 1817, p. 220.}}
 
==== Etiopo, Melituto e il baratto del miele ====
{{Citazione|Quel briccone di Melituto avaro quanto un fenicio vedendomi mal ridotto mi disse: Tu soffri o povero Etiopo: Se vuoi, mi disse, io ti offro il mio pranzo a condizione che tu mi ceda quella porzione di beni che ti toccheranno nella divisione delle terre che andiamo a conquistare nella Sicilia [...]|Aneddoto archilocheo interpretato da [[Giovanni Emanuele Bidera]] nel suo ''Quaranta secoli racconti su le Due Sicilie del Pelasgo Matn-Eer, Volume 2'', 1847, p. 181.}}
[[Ateneo]] parla di un aneddoto su tale Etiopo (o Etiope) che viaggiava con Archia, che durante il viaggio verso Siracusa fu colto da fame e da ingordigia al punto tale che decise di barattare con l'altro compagno corinzio, Melituto, il lotto di terra che gli sarebbe spettato - dopo averlo estratto a sorte - una volta giunto a Siracusa, in cambio di un ''pasticcio al miele''<ref name=Etiopo>''Numismatica e antichità classiche, Volumi 1-2'', 1976, p. 10</ref><ref>{{Cita|Berlinzani, 2012|p. 471}}.</ref>. Ateneo avrebbe tratto questo aneddoto dal poeta [[Archiloco]]<ref>Archiloco, fr. 293 West.</ref> e riportato nei suoi scritti.
 
==== Telefo e l'uccisione di Archia ====
Di Telefo sappiamo che fu l'assassino di Archia. In quanto nominato capitano delle sue navi, giunse in terra siracusana e dopo la fondazione della colonia lo tradì, ucccidendolo. Pare per motivi di vendetta, poiché narra Plutarco<ref>''Opuscoli di Plutarco: volgarizzati da [[Marcello Adriani]], Volume 4'', 1827, p. 562</ref>: Telefo fu da giovane cinedo di Archia e nell'uccisione di Atteone aveva rivisto le sue pene, dunque cercò vendetta contro la prepotenza dell'ereclida<ref>{{Cita|Fazello (Nannini), 1573|p. 220}}.</ref>.
 
==== Eumelo il poeta ====
In merito alla possibile presenza di [[Eumelo di Corinto]], bacchiade anch'esso, è lo [[scrittore]] [[greco antico]] [[Clemente Alessandrino]] a darne notizia<ref name=Clemente/>. Tuttavia il passo alessandrino risulta di difficile interpretazione<ref>Clemente Alessandrino tradotto in ''Gli Stromati: note di vera filosofia'', 2006, p. 133.</ref>, si pensa infatti ad un ambiguo significato in merito al termine "compagno di Archia": termine che potrebbe significare che Eumelo fosse un contemporaneo di Archia, un compagno di viaggio, o addirittura un ecista nell'atto della fondazione<ref name="Cita|Capozzo, 1840|p. 93"/><ref>Andrea Debiasi, ''Eumelo, Archia, Siracusa'' in ''L'epica perduta: Eumelo, il Ciclo, l'occidente'', 2004, da p. 48.</ref><ref>''Kōkalos: studi pubblicati dall'Istituto di storia antica dell'Università di Palermo, Volume 30,Parte 1 -Volume 31,Parte 2, Edizione 2'', 1987, p. 50.</ref>. Gli studiosi comunque concordano sul fatto che se mai Eumelo ebbe un compito nella fondazione di Siracusa, fu sicuramente quello di divulgare il patrimonio culturale della madrepatria nella colonia. Secondo gli studi di Manfredi e Braccesi, Eumelo rappresenta per i coloni l'elemento "fisico", la persona da portare come custode del sapere patrio:
{{Citazione|[...] forse proprio l'invio delle prime spedizioni coloniali e la necessità per gli emigrati di portare con sé le proprie tradizioni culturali provocarono la prima messa per iscritto dei poemi omerici [...] Questo avrebbe evitato di trasportare materialmente al di là del mare il poeta in carne e ossa [...] sappiamo comunque che ciò avvenne, almeno in un caso documentato dalla tradizione, quando i Corinzi, guidati da Archia, portarono con sé il poeta ciclico Eumelo, membro dell'aristocrazia cittadina (Pausania, Periegesi della Grecia, II, 1, 1,) diretti in Sicilia per fondare Siracusa.|Manfredi, Braccesi, ''I greci d'Occidente'', cap. III, la Spedizione.}}
 
=== Il Re Pollio ===
[[File:Moscato Siracusa.jpg|thumb|Vigna da cui si ricava il [[Moscato di Siracusa]], introdotto a Siracusa da Pollio.]]
{{Citazione|A Siracusa c'era il Pollio, che aveva preso il nome da un re del posto<ref name=Berlinzani>{{Cita|Berlinzani, 2012|p. 100}}.</ref>|}}
 
Pollio era il nome di un antico vino siracusano che [[Claudio Eliano]] nomina tra quelli più apprezzati dai greci<ref>Eliano, VH 12, 31.</ref><ref>''Giornale di scienze, letteratura ed arti per la Sicilia'', 1827, da p. 182.</ref>. Egli dice inoltre che questa produzione prese il nome da un arcaico re di Siracusa, tale Pollio, o Pollis o ancora Pollide<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/siracusa_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=Siracusa - Enciclopedia Treccani (1936)|accesso=5 ottobre 2014}}.</ref><ref>[[Domenico Scinà]], ''Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo'', 1859, da p. 437.</ref>. Da un frammento di [[Ippi di Reggio]]<ref>Ippi di Reggio: FGrHist 554F4.</ref>, citato da Ateneo, sappiamo che Pollide era nativo di Argo. Questo mitico re, che per la sua datazione sarebbe dunque il primo dei sovrani aretusei, introdusse, viaggiando dall'Italia in questa terra, la vite ''eileos'' (che si attorciglia), detta ''biblia'', la medesima del Pollio, e da questa - sostiene Ateneo - sarebbe nato il più antico dei vini siciliani ed italici, il [[Moscato di Siracusa|Biblio]]<ref name=Berlinzani/><ref>María José García Soler, ''El Arte de Comer en la Antigua Grecia'', 2001, p. 305.</ref>.
 
Eliano definisce l'argivo ''basileus enchorios'' e tale ruolo di comando sarebbe stato confermato anche da [[Giulio Polluce]] nel suo ''Onomastikòn'', il quale attribuisce ad Aristotele<ref>fr. 585 Rose - fr. 602, 1 Gigon.</ref> la notizia di questo mitico sovrano, non definendolo però argivo; poiché egli specifica che il nome del vino (il quale sembrerebbe dare origine al ''basileus'' e non viceversa<ref name=Berlinzanidue>{{Cita|Berlinzani, 2012|p. 101}}.</ref>) potrebbe trarre le sue radici o da un Pollis di Argo o da quel Pollis re dei siracusani<ref name=Berlinzanidue/>. Mentre l'''Etymologicum Magnum'', redatto a [[Costantinopoli]] nel [[1150]] d.C., definisce questo Pollis come ''tiranno dei siracusani''. Altro su di lui non dicono le fonti antiche<ref name=Berlinzanidue/>.
 
== Note ==
;Note al testo
{{div col|2}}
<references group=N/>
{{div col end}}
;Fonti
{{references}}
 
== Bibliografia ==
=== Fonti primarie ===
 
* {{cita libro|autore=[[Eusebio di Cesarea]] |titolo=[[Chronicon (Eusebio)|Chronicon]] |cid=Eusebio}}
* {{cita libro|autore=[[Esiodo]] |titolo=[[Il catalogo delle donne]]|cid=Esiodo}}
* {{cita libro|autore=[[Strabone]] |titolo=[[Geografia (Strabone)|Geografia]] |cid=Strabone}}
* {{cita libro|autore=[[Tucidide]] |titolo=[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|La Guerra del Peloponneso]] |cid=Tucidide}}
* {{cita libro|autore=[[Pindaro]] |titolo=Olimpiche, Pitiche|cid=Pindaro}}
* {{cita libro|autore=[[Plutarco]] |titolo=[[Moralia]]|cid=Plutarco}}
* {{cita libro|autore=[[Pausania il Periegeta]] |titolo=[[Periegesi della Grecia]]|cid=Pausania}}
 
=== Fonti secondarie ===
;Bibliografia specifica su Siracusa
{{vedi anche|Bibliografia su Siracusa}}
 
* {{cita libro | autore=Vincenzo Mirabella|wkautore=Vincenzo Mirabella|editore=nella stamperia di D. Gio. Aiccardo|anno=1717|lingua=|titolo=Delle antiche Siracuse|volume=II|cid=Mirabella, 1717|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Giacome Buonanni e Colonna (Duke of Montalbano.)|autore2=Francesco Buonanni (principe di Roccafiorita, duca di Montalbano.)|editore=nella stamperia di D. Gio. Aiccardo|anno=1717|lingua=|titolo=Delle antiche Siracuse|volume=|cid=Buonanni, Colonna, 1717|isbn=no}}
* {{cita libro |autore=Tommaso Gargallo|wkautore=Tommaso Gargallo|editore=Stamperia Reale, Napoli|anno=1791|lingua=|titolo=Memorie Patrie Per Lo Ristori Di Siracusa|volume=II|cid=Gargallo, 1791|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Antoine Jean Letronne|wkautore=Antoine Jean Letronne|editore=Pelicier|anno=1812|lingua=francese|titolo=Essai critique sur la topographie de Syracuse au commencement du cinquième siècle avant l'ère vulgaire|volume=|cid=Letronne, 1812|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Giuseppe Maria Capodieci|editore=|anno=1816|lingua=|titolo=Antichi monumenti di Siracusa|volume=I|cid=Capodieci, vol. I, 1816|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Giuseppe Maria Capodieci|editore=|anno=1816|lingua=|titolo=Antichi monumenti di Siracusa|volume=II|cid=Capodieci, 1816|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Franz Joseph Goeller|editore=in libr. Weidmannia|anno=1818|lingua=tedesco|titolo=De situ et origine Syracusarum ad explicandam Thucydidis potissimum historiam scripsit atque Philisti et Timaei rerum Sicularum fragmenta adjecit|volume=|cid=Goller, 1818|isbn=no}}
* {{cita libro |autore=Domenico LoFaso Pietrasanta di Serradifalco|wkautore=Domenico Lo Faso Pietrasanta|editore=Giornale Letterario|anno=1840|lingua=|titolo=Le Antichità della Sicilia: Antichità di Siracusa e delle sue colonie|volume=4|cid=Lo Faso Pietrasanta, 1840|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=[[Adolf Holm]]|autore2=[[Francesco Saverio Cavallari]]|autore3=Cristoforo Cavallari|editore=J.H. Ed. Heitz (Heitz & Mündel)|anno=1887|lingua=tedesco|titolo=Die Stadt Syrakus im Alterthum|volume=|cid=Holm, Cavallari, 1887|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Emanuele Ciaceri|wkautore=Emanuele Ciaceri|editore=Officina Tipografica V. Giannotta|anno=1914|lingua=|titolo=La leggenda della colonizzazione etolica di Siracusa - Estratto dall'Archivio Storico per la Sicilia Orientale - Anno XI - Fascicolo III|volume=|cid=Ciaceri, 1914|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=|wkautore=|editore=Società Siracusana di Storia Patria|anno=1967|lingua=|titolo=Archivio storico siracusano|volume=13-14|cid=Archivio storico siracusano, 1967|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Giuseppe Paolo Di Bella|wkautore=|editore=M.P. Bartolone|anno=2008|titolo=Ortigia - L'isola mitologica e storica di Siracusa|volume=|cid=Di Bella, 2008|isbn=no}}
 
;Bibliografia generica sulla storia antica
* {{cita libro | autore=Tommaso Fazello|wkautore=Tommaso Fazello|editore=Appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli|anno=1573|lingua=|titolo=Le due deche dell'historia di Sicilia, tradotto da Remigio Nannini|volume=|cid=Fazello (Nannini), 1573|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Samuel Bochart|editore=Cardonelli|anno=1646|lingua=latino|titolo=Geographia Sacra: <small>Chanaan Seu De Coloniis Et Sermone Phoenicum</small>|volume=II|cid=Bochart, 1646|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Francesco Aprile|editore=nella stamperia di Gaspare Bayona|anno=1725|lingua=|titolo=Della cronologia universale della Sicilia libri tre del padre Francesco Aprile ..|volume=|cid=Francesco Aprile, 1725|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Onorato Bres|autore2=Pietro Ruga|autore3=Charles-Etienne Gaucher|editore=nella Stamperia De Romanis|anno=1816|lingua=|titolo=Malta antica illustrata co' monumenti, e coll'istoria dal prelato Onorato Bres votante di signatura di giustizia di sua Santita, .. |volume=|cid=Bres, Ruga, Gaucher, 1816|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=[[Virgilio]], A.J. Valpy|editore=curante et imprimente A.J. Valpy|anno=1819|lingua=latino|titolo=P. Virgilii Maronis Opera Omnia Ex Editione Heyniana: Cum Notis Et Interpretatione in Usum Delphini, Variis Lectionibus, Notis Variorum, Excursibus Heynianis, Recensu Editionum Et Codicum Et Indice Locupletissimo Accurate Recensita|volume=5|cid=Virgilio a cura di A.J. Valpy, 1819|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Girolamo Pozzoli|autore2=[[François-Noël Babeuf]]|autore3=[[Felice Romani]]|autore4=Antonio Peracchi|editore=Batelli|anno=1822|lingua=|titolo=Dizionario d'ogni mitologia e antichità|volume=III|cid=Pozzoli, Noël, Romani, Peracchi, 1822|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Scipione Maffei|wkautore=Scipione Maffei|editore=tipi di Francesco Sonzogno q.m Gio. Batt.a, Stradone a S. Ambrogio|anno=1828|titolo=Storici minori volgarizzati ed illustrati. Tomo 1. [-4]: 2|volume=2|cid=Scipione, 1828|isbn=no}}
* {{cita libro |autore=[[Walter Raleigh]]|autore2=[[:en:Thomas Birch|Thomas Birch]]|autore3=[[:en:William Oldys|William Oldys]]|editore=Oxford, at the university press|anno=1829|lingua=inglese|titolo=The history of the world|volume=VI|cid=Raleigh, Birch, Oldys, 1829|isbn=no}}
* {{cita libro| autore=Giuseppe Alessi|wkautore=|editore=Dai torchi dei regj studj a cura di Salvatore Sciuto|anno=1834|titolo=Storia critica di Sicilia, dall'epoca favolosa insino alla caduta dell'Impero romano scritta dal cav. Giuseppe Alessi: <small>Dai tempi favolosi sino all'arrivo delle greche colonie</small>|volume=I|cid=Alessi, 1834|isbn=no}}
* {{Cita libro|autore =|editore =dalla stamperia di Paolo Vannini|anno = 1836|titolo = Dizionario universale della lingua italiana, ed insieme di geografia (antica e moderna), mitologia, storia (sacra, politica ed ecclesiastica), ... preceduto da una esposizione grammaticale ragionata della lingua italiana di Carlo Ant. Vanzon: M-N-O|volume=4|cid=Dizionario universale della lingua italiana, 1836|ISBN =no}}
* {{cita libro | autore=Guglielmo Capozzo|wkautore=|editore=Tipografia di Bernardo Virzi|anno=1840|titolo=Memorie su la Sicilia|volume=|cid=Capozzo, 1840|isbn=no}}
* {{cita libro| autore=Giuseppe Alessi|wkautore=|editore=Dai torchi dei regj studj a cura di Salvatore Sciuto|anno=1843|titolo=Storia critica di Sicilia, dall'epoca favolosa insino alla caduta dell'Impero romano scritta dal cav. Giuseppe Alessi: <small>3.1. Dalla guerra degli ateniesi infino all'epoca del secondo Gerone in cui vennero i romani in Sicilia</small>|volume=III|cid=Alessi, 1843|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=Atto Vannucci|titolo=Storia d'Italia dai tempi più antichi|volume=2|anno=1855|editore=Poligrafia Italiana|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Charles Marie Wladimir Brunet de Presle|editore=Società libraria|anno=1862|lingua=|titolo=Storia patria statistica letteraria ovvero Stabilimento de' greci in Sicilia|volume=|cid=de Presle, 1862|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Juan Bautista Carrasco|editore=Gaspar y Roig (Madrid)|anno=1864|lingua=spagnolo|titolo=Mitología universal|volume=|cid=Bautista Carrasco, 1864|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=|editore=Vallardi|anno=1869|lingua=latino|titolo=Dizionario corografico dell¢Italia: opera illustrata da circa 1000 armi comunali colorate e da parecchie centinaia di incisioni intercalate nel testo rappresentanti i principali monumenti d¢Italia. Sa - Sz|volume=7|cid=Dizionario corografico dell¢Italia, 1869|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Arnaldo Foresti|wkautore=|editore=N. Zanichelli|anno=1889|titolo=Saggi sulle fonti della epopea greca|volume=|cid=Foresti, 1889|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Pietro Ottorino Pianigiani|wkautore=Ottorino Pianigiani|editore=Tipo-Lito U. Rocchi|anno=1911|lingua=|titolo=Che cosa significa il mio nome?: <small>Saggio etimologico dei nomi propri con una Appendice sopra alcune voci ed espressioni straniere entrate nell'uso</small>|volume=|cid=Ottorino Pianigiani, 1911|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Molly Miller|wkautore=|editore=SUNY Press|anno=1970|lingua=inglese|titolo=The Sicilian Colony Dates|volume=|cid=Miller, 1970|isbn=9780873950497}}
* {{cita libro | autore=Felix Jacoby|wkautore=Felix Jacoby|editore=Ares| anno=1980|lingua=tedesco|titolo=Das Marmor Parium|volume=|cid=Felix Jacoby, 1980|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Emilio Gabba|wkautore=Emilio Gabba|autore2=Georges Vallet|editore=Società editrice storia di Napoli e della Sicilia| anno=1980|lingua=|titolo=La Sicilia antica: pt. 1. Indigeni, Fenici-Punici e Greci|volume=|cid=Gabba, Vallet 1980|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Santi Correnti|wkautore=Santi Correnti|editore=CUECM| anno=1984|lingua=|titolo=Ecologia e storia in Sicilia|volume=|cid=Santi Correnti, 1984|isbn=no}}
* {{cita libro |autore=Luigi Gallo|wkautore=|editore=Publications de l'École française de Rome|anno=1983|lingua=|titolo=Colonizzazione, demografia e strutture di parentela |volume=|cid=Gallo, 1983|isbn=no}}
* {{cita libro | autore=Giovan Battista Pellegrini|wkautore=Giovan Battista Pellegrini|editore=HOEPLI EDITORE|anno=1990|titolo=Toponomastica italiana: <small>10000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia</small>|volume=|cid=Pellegrini, 1990 |isbn=9788820318352}}
* {{cita libro | autore=Karl Otfried Müller|wkautore=Karl Otfried Müller|editore=Guida Editori|anno=1991|titolo=Prolegomeni ad una mitologia scientifica, 1825 - tradotto da Luciano Andreotti|volume=|cid=Müller, 1825 (pubblicazione Andreotti, 1991)|isbn=9788878350823}}
* {{cita libro | autore=Lorenzo Braccesi|wkautore=|editore=L'ERMA di BRETSCHNEIDER|anno=1993|titolo=Hesperìa: studi sulla grecità di occidente|volume=III|cid=Braccesi, 1993|isbn=9788870628098}}
* {{cita libro | autore=Alessandra Coppola|wkautore=|editore=L'ERMA di BRETSCHNEIDER|anno=1995|titolo=Archaiologhía e propaganda: i Greci, Roma e l'Italia|volume=|cid=A. Coppola, 1995|isbn=9788870629255}}
* {{cita libro | autore=Francesco Carubia|wkautore=|editore=Boemi|anno=1996|titolo=Autori classici greci in Sicilia|volume=|cid=Carubia, 1996|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=[[Valerio Massimo Manfredi]]|autore2=Lorenzo Braccesi|titolo=[[I Greci d'occidente]]|cid=Manfredi, Braccesi, 1996}}, Arnoldo Mondadori Editore, 1996, ISBN 978-88-04-48060-0
* {{cita libro | autore=Lorenzo Braccesi|wkautore=|editore=L'ERMA di BRETSCHNEIDER|anno=1998|titolo=Hesperia 9|volume=|cid=Braccesi, 1998|isbn=9788882650087}}
* {{cita libro | autore=Moses Israel Finley|wkautore=Moses Israel Finley|autore2=Ettore Lepore|editore=Donzelli Editore|anno=2000|titolo=Le colonie degli antichi e dei moderni|volume=|cid=Finley, Lepore, 2000|isbn=9788879895712}}
* {{cita libro | autore=Nicola Bonacasa|autore2=Lorenzo Braccesi,|autore3=Ernesto De Miro|editore=L'ERMA di BRETSCHNEIDER|anno=2002|titolo=La Sicilia dei due Dionisî: atti della Settimana di studio, Agrigento, 24-28 febbraio 1999|volume=|cid=Bonacasa, Braccesi, De Miro, 2002|isbn=9788882651701}}
* {{cita libro | autore=Federica Cordano|wkautore=|autore2=Massimo Di Salvatore|editore=L'ERMA di BRETSCHNEIDER|anno=2002|titolo=Il Guerriero di Castiglione di Ragusa: greci e siculi nella Sicilia sud-orientale : atti del Seminario, Milano, 15 maggio 2000|volume=|cid=Cordano, Di Salvatore, 2002|isbn=9788882651633}}
* {{cita libro | autore=Rosa Maria Albanese|wkautore=|editore=Longanesi|anno=2003|lingua=|titolo=Sicani, siculi, elimi: forme di identità, modi di contatto e processi di trasformazione|volume=|cid=Albanese, 2003|isbn=9788830416840}}
* {{cita libro | autore=Università degli studi di Catanzaro "Magna Græcia."|wkautore=|editore=Electa|anno=2005|lingua=|titolo=Magna Graecia. Archeologia di un sapere. Catalogo della mostra (Catanzaro, 19 giugno-31 ottobre 2005)|volume=|cid=Magna Graecia. Archeologia di un sapere, 2005|isbn=9788837036324}}
* {{cita libro | autore=G. Dato|editore=|anno=2005|lingua=|titolo=Da Beirut a Noto. Patrimonio archeologico e pianificazione urbanistica. Studi e ricerche nei paesi del Mediterraneo|volume=|cid=G. Dato, 2005|isbn=9788887669459}}
* {{cita libro | autore=Cinzia Bearzot|autore2=Franca Landucci Gattinoni|editore=Vita e Pensiero|anno=2006|lingua=|titolo=Argo|volume=|cid=Giuseppe Racone, ''Argo'', 2006|isbn=9788834313879}}
* {{cita libro | autore=François de Polignac|editore=LA DECOUVERTE|anno=2010|lingua=francese|titolo=La naissance de la cité grecque: Cultes, espace et société, VIIIe-VIIe siècles, 1984|volume=|cid=de Polignac (pubblicazione 2010)|isbn=9782707155375}}
* {{cita libro | autore=Vincenzo Di Benedetto|wkautore=Vincenzo Di Benedetto|editore=Bur|anno=2010|lingua=|titolo=Odissea|volume=|cid=Di Benedetto, 2010|isbn=9788858649046}}
* {{cita libro | autore=Giovanna De Sensi Sestito|autore2=Maria Intrieri|editore=ETS|anno=2011|lingua=|titolo=Corcira fra Corinto e l'Occidente: rapporti e sincronismi di colonizzazione in Sulla rotta per la Sicilia: l'Epiro, Corcira e l'Occidente|volume=|cid=De Snesi Sestito, Intrieri, 2011|isbn=9788846730916}}
* {{cita libro | autore=Francesca Berlinzani|editore=Tangram Ediz. Scientifiche|anno=2012|lingua=|titolo=Convivenze etniche, scontri e contatti di culture in Sicilia e Magna Grecia|volume=|cid=Berlinzani, 2012|isbn=9788864580555}}
 
== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Colonizzazione greca]]
* [[Miti e leggende di Siracusa]]
* [[Storia della Sicilia preellenica]]
* [[Magna Grecia]]
{{div col end}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{div col}}
* {{cita web|url=http://www.galleriaroma.it/Siracusa/Storia/Espansione%20%20greca.htm|sito=[http://www.galleriaroma.it galleriaroma.it]|accesso=14 novembre 2014|titolo=L'espansione greca}}
* {{Treccani|siracusa_%28Dizionario-di-Storia%29/|Siracusa|v = Dizionario di Storia, 2011|accesso = 14 novembre 2014}}
* {{cita web|url=http://www.miti3000.it/mito/luoghi/siracusa.htm|titolo=I luoghi del mito - Siracusa|sito=[http://www.miti3000.it miti3000.it]|accesso=14 novembre 2014}}
* {{cita web|url=http://www.ragusanews.com/articolo/19225/aretusa-ciane-e-anapo-siracusa-nata-dalle-acque|titolo=Aretusa, Ciane e Anapo. Siracusa nata dalle acque|accesso=14 novembre 2014|sito=[http://www.ragusanews.com ragusanews.com]}}
* {{cita web|url=http://www.siracusain.it/siracusastoria/origini-prima-tirranide-siracusa.html|sito=[http://www.siracusain.it siracusain.it]|accesso=17 gennaio 2015|titolo=Origini e prima Tirannide di Siracusa}}
* {{cita web|url=https://archeosiracusa.wordpress.com/2007/01/15/archiae-il-suo-viaggio-verso-la-futura-siracusa/|sito=[https://archeosiracusa.wordpress.com archeosiracusa.wordpress.com]|accesso=17 gennaio 2015|titolo=Archia... e il suo viaggio verso la futura Siracusa}}
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{{Siracusa greca}}
{{Storia di Siracusa}}
{{Siracusa}}
{{Portale|Archeologia|Mitologia greca|Sicilia|Storia}}
 
[[Categoria:Syrakousai]]