Ankón e Konispol: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
Annullata la modifica 101724582 di 79.106.95.96 (discussione)
Etichetta: Annulla
 
Riga 1:
{{Divisione amministrativa
{{Città antica
|Nome =Ankòn Konispol
|Nome ufficiale =
|Immagine=Ancona - moneta greca - gomito e scritta.jpg
|Panorama =
|Didascalia=Moneta greca di Ancona ([[Rovescio (moneta)|verso]]), con il gomito piegato e la legenda in greco antico ΑΓΚΩΝ (ANKON)
|Didascalia =
|Nome originale=Ἀγκών (Ankòn)
|Bandiera =
|Città moderna=[[Ancona]]
|Stemma =
|Fondazione= [[387 a.C.]]
|Stato = ALB
|ΓMassima espansione=
|Grado amministrativo = 2
|Tipo fine=graduale assorbimento nella [[Repubblica romana]]
|Divisione amm grado 1 = Valona
|Fine=tra il [[133 a.C.]] e il [[90 a.C.]]
|Amministratore locale =
|Causa=
|Partito =
*deduzione di una colonia romana in seguito alla ''[[Lex Sempronia Agraria]]'' (133 a.C.);
|Data elezione =
*istituzione del [[Municipio (storia romana)|municipio romano]] (90 a.C.) in seguito alla [[Guerra Sociale]]
|Data istituzione =
|Abitanti massimi=
|Data soppressione =
|Superficie massima=240 km<sup>2</sup>
|Altitudine =
|Territorio controllato=parte settentrionale del [[promontorio del Conero]], compresa tra la cima del Monte, l'[[Esino (fiume)|Esino]] e l'[[Aspio (fiume)|Aspio]]
|Superficie =
|Dipendente da=
|Note superficie =
|Lingua= [[Lingua greca antica|Greco antico]] ([[Dialetto dorico]])
|Abitanti = 8245
|Stato attuale=ITA
|Note abitanti = {{cita web|url=http://www.instat.gov.al/media/195841/12__vlore.pdf|titolo=Population and housing Census 2011|lingua=en|accesso=25 settembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304031315/http://www.instat.gov.al/media/195841/12__vlore.pdf|dataarchivio=4 marzo 2016}}
|Località attuale=[[Ancona]]
|Aggiornamento abitanti = cens. 2011
|Latitudine decimale=43.5942000
|Sottodivisioni =
|Longitudine decimale=13.5033700
|Divisioni confinanti =
|Altitudine=
|Lingue =
|Mappa=
|Codice postale = 9705<ref>{{cita web|url=http://www.geopostcodes.com/index.php?pg=browse&grp=1&sort=1&niv=5&id=108236&l=0|titolo=CAP distretto di Santi Quaranta|accesso=31-05-10}}</ref>
|Didascalia mappa=
|Prefisso =
|Fuso orario =
|Codice statistico =
|Codice catastale =
|Targa = SR
|Nome abitanti =
|Patrono =
|Festivo =
|Mappa =
|Didascalia mappa =
|Sito =
}}
'''Konispol '''([[Greco moderno|greco]]: Κονίσπολη) è un [[comuni dell'Albania|comune albanese]] situato nella [[prefettura di Valona]]; è il comune più a sud dell'[[Albania]]
{{citazione|''Ancon dorica civitas fidei''|Motto della città di Ancona}}
 
In seguito alla riforma amministrativa del [[2015]], sono stati accorpati a Konispol i comuni di [[Markat]] e [[Xarrë]], portando la popolazione complessiva a 8 245 abitanti (dati censimento 2011).
'''Ankòn''' (traslitterazione del [[greco antico]] Ἀγκών) è il nome di [[Ancona]] durante la sua fase di città greca, che si svolse tra il IV e il II secolo a.C.
 
È situata a solo un chilometro dal confine greco-albanese ed a circa 20 dal trafficato porto ellenico di [[Igoumenitsa]].
Fondata nel [[387 a.C.]] ad opera di [[Syrakousai|greci siracusani]], e dunque di [[Dori|stirpe dorica]], fu una delle [[polis]] più settentrionali della [[colonizzazione greca in Occidente]]. Prima dell'arrivo dei Siracusani, era un [[emporio]] greco e si pensa che il toponimo Ankòn (Ἀγκών) risalga a quell'epoca e che sia la prima testimonianza della grecità di Ancona. Con la fondazione siracusana l'emporio divenne una città di lingua, cultura ed aspetto greco, che poi mantenne a lungo, sino sino al II secolo a.C., quando già la regione circostante e l'Italia centrale erano entrate prima nell'influsso e poi nello [[repubblica romana|stato romano]].
 
Il comune è considerato parte della regione storica della [[Ciamuria]] e vi si trova un monumento in memoria dell'espulsione dalla [[Grecia]] della popolazione di lingua albanese alla fine della [[seconda guerra mondiale]].
Ankòn, attraverso il suo porto, mantenne rapporti intensi con i principali centri del Mediterraneo orientale, come provano le testimonianze archeologiche, numerose e significative specialmente per l'[[Ellenismo|età ellenistica]]. Fu gradatamente assorbita nello stato romano, pur rimanendo per alcuni decenni un'[[isola linguistica]] e culturale greca<ref>Per tutto l'incipit la fonte è: Maurizio Landolfi, ''Ancona greca e romana'', in ''Scultura nelle Marche'', a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.</ref>.
 
È il comune più meridionale di tutta l'Albania.
==Premessa: contatti con la civiltà micenea==
{{citazione|Dopo i Sanniti<ref>In alcuni testi, al posto del termine "Sanunitas" (Σαυνίτας), cioè Sanniti, compare il termine "Daunitas" (Δαυνίτας), ossia Dauni; secondo gli storici l'inserzione di "Daunitas" è opera di una correzione del testo originario, operata dagli antichi copisti che non conoscevano i [[Sanniti]], ma solo i [[Dauni]]. Si veda: G. Colonna, ''I popoli del medio Adriatico e le tradizioni antiche sulle loro origini'', in ''Piceni popolo d'Europa'', pagina 11</ref> c'è il popolo degli Umbri<ref>Con il termine "Ombrikoi" (Ὀμβρικοὶ), cioè Umbri, qui si intendono genericamente i [[popoli italici]] diversi dai Sanniti. Si veda: G. Colonna, ''I popoli del medio Adriatico e le tradizioni antiche sulle loro origini'', in ''Piceni popolo d'Europa'', pagina 11</ref>, presso i quali si trova la città di Ancona. Questa gente venera Diomede come benefattore, e c'è un tempio in suo onore.|[[Scilace|Pseudo Scilace]], ''[[Periplo di Scilace|Periplo]]'', capitolo 16|Μετὰ δὲ Σαυνίτας ἔθνος ἐστὶν Ὀμβρικοὶ, καὶ πόλις ἐν αὐτῆ Ἀγκών ἐστι. Τοῦτο δὲ τὸ ἔθνος τιμᾷ Διομήδην, εὐεργετηὲν ὐπ'αὐτοῦ καὶ ἱερόν ἐστιv αὐτοῦ.|lingua=greco antico}}
[[immagine:Frammento del Montagnolo.jpg|miniatura|sinistra|Frammento di vaso miceneo, trovato al Montagnolo.]]
La citazione dello [[Scilace|Pseudo Scilace]]<ref>Con il nome di "Pseudo Scilace" si indica l'autore che nel IV secolo a.C. rivide ed aggiornò il ''Periplo'' di Scilace, navigatore e geografo del VI sec.a.C.</ref> sopra riportata è la più antica testimonianza scritta su Ancona. Essa attesta che i Greci indicavano con il nome greco di ''Ankòn'' (Ἀγκών), ossia "gomito", il luogo in cui sorse la colonia siracusana, e che vi era praticato il culto di un eroe greco: [[Diomede]]. Il toponimo è basato sul fatto che Ancona sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che dà origine ad un ampio porto naturale, oggi unico nell'Adriatico tra il Po e il Gargano e in età antica affiancato solo da quello di [[Numana]], anch'esso sul [[promontorio del Conero]], ma sul versante meridionale. Questa funzione protettiva nei confronti delle onde e dei venti era stata notata dai navigatori greci ed è alla base dell'antica frequentazione del luogo e della successiva fondazione della città<ref>Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in ''Ankon l. Una civiltà fra Oriente ed Europa'', Ancona 1992</ref>.
 
== Storia ==
La testimonianza scritta è suffragata da importanti ritrovamenti archeologici avvenuti sul Montagnolo<ref name=montagnolo>Mara Silvestrini, ''L'insediamento dell'Età del Bronzo del Montagnolo di Ancona'', in ''Esperia'' 12, 2000 (pagine 181-186). Si veda anche la [https://izi.travel/it/0385-ceramica-micenea-del-montagnolo/it descrizione del sito archeologico del Montagnolo, con immagine di un frammento miceneo].</ref> <ref>Per i ritrovamenti sul Montagnolo, colle oggi alla periferia della città:
La zona è abitata fin dalla preistoria. Nel [[1992]] sono state scoperte grotte a nord della città che testimoniano la presenza dell'uomo dal [[paleolitico superiore]] all'[[età del ferro]].
* Enciclopedia dell'arte antica, classica, e orientale, volume "A-Carr" (pagina 223)
* Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in ''Ankon l. Una civiltà fra Oriente ed Europa'', Ancona 1992.</ref>, colle che si trova in posizione dominante sul [[golfo di Ancona]] e le cui pendici orientali sono attualmente occupate dai rioni periferici di [[Circoscrizioni di Ancona#Rione di Posatora|Posatora]] e del [[Circoscrizioni di Ancona#Rione del Pinocchio|Pinocchio]]; la cima è invece fuori dal centro abitato.
 
== Economia ==
Nell'estate del 1982, in seguito a ritrovamenti archeologici sporadici, la Soprintendenza decise di eseguire alcuni saggi di scavo, che portarono al ritrovamento di testimonianze di un abitato dell'[[Età del Bronzo]], del periodo medio e finale, ossia dal 1600 al 1000 a.C.<ref name=montagnolo/>. Insieme a vasi in terracotta con decorazione tipica della [[Cultura appenninica]], sono stati ritrovati due frammenti di ceramica [[Civiltà micenea|micenea]]; la cosa è inusuale nell'Adriatico, e, nel settore centrale e settentrionale, è tipica solo di un numero limitato di altri siti, elencati di seguito<ref>Lorenzo Braccesi, Mario Luni, ''I Greci in Adriatico'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2004 (pagine 40 e 120). ISBN 9788882652661</ref>.
La regione è essenzialmente agricola, nota in ambito locale la [[viticoltura]].
[[immagine:Mito di Diomede e ritrovamenti micenei in Adriatico.png|miniatura|upright 2|Luoghi legati al mito di Diomede e ritrovamenti micenei]]
*Nella costa adriatica italiana, oltre ad Ancona:
**[[Monsampolo del Tronto|Treazzano di Monsanpolo]], presso la foce del [[fiume Tronto]],
**[[Tolentino|Cisterna di Tolentino]],
**[[Frattesina]], sul [[Po di Adria]], un antico ramo deltizio del Po,
**[[Legnago#Storia|Legnago]], lungo il tratto finale del [[fiume Adige]], non lontano dal delta del Po,
**[[Torcello]], nella [[Laguna veneta]].
*Nella costa dalmata:
**[[Capo San Niccolò]],
**[[Brazza|isola di Brazza]].
Questi ritrovamenti testimoniano i percorsi delle antiche rotte adriatiche micenee.
 
Oltre ad Ancona, il culto di Diomede è testimoniato in Adriatico in vari luoghi:
*[[Delta del Po]]:
**[[Adria]] e
**[[Spina (città)|Spina]],
*foci del [[Timavo]],
*nelle [[Isole Tremiti]]
*[[Capo San Niccolò]].
 
Come si può notare effettuando un confronto tra i siti dei ritrovamenti micenei e i luoghi di culto di Diomede, essi a volte coincidono, come accade anche ad Ancona; questa coincidenza non è certo casuale, ma mostra che tale culto è stato diffuso proprio dai navigatori provenienti dalla Grecia, in un'epoca di poco più tarda rispetto alla [[Guerra di Troia]], ossia intorno al XIII secolo a.C., all'epoca della diaspora micenea ([[Periodo elladico#Tardo Elladico (TE)|tardo elladico]]).
 
In base ai ritrovamenti archeologici del Montagnolo, si può dire quindi che le popolazioni [[Grecia|greche]] conoscevano e frequentavano il [[Porto di Ancona|porto naturale di Ancona]] ben prima della fondazione della città (circa nove secoli prima), e che furono essi ad introdurre nella zona di Ancona il culto dell'eroe greco [[Diomede]], ricordato dal ''[[Periplo di Scilace|Periplo]]'' di Scilace. Tale culto potrebbe poi essere stato rivitalizzato in occasione dell'arrivo dei siracusani che fondarono la città nel IV secolo a.C.<ref>Per tutto il capitolo: Lorenzo Braccesi, ''Hellenikos kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001. ISBN 9788882651534</ref>.
 
==La fondazione siracusana==
{{citazione|Ancona è città greca, fondazione dei siracusani che fuggivano la tirannide di Dionisio; sta su un'altura che circonda il porto da Nord, ha un buon vino e un suolo fertile.|[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'' - I sec. a.C./I sec. d.C.|Πόλεις δὲ Ἀγκών μὲν Ἑλληνίς, Συρακουσίων κτισμα τῶν φυγόντων τὴν Διονυσίου τυραννίδα; κεῖται δ'ἐπ'ἄκρας μέν λιμένα ἐμπεριλαμβανούσης τῇ πρὸς τὰς ἄρκτους ἐπιστροφῇ, σφόδρα δ'εὔοινός ἐστι καὶ εὐπυροφόρος.|lingua=greco antico}}
[[immagine:Damocles-WestallPC20080120-8842A.jpg|thumb|Dipinto ottocentesco che raffigura il tiranno Dionisio in piedi al centro (''La spada di Damocle'', opera di [[Richard Westall]] del 1812).]]
 
Come è testimoniato dalla citazione sopra riportata, la definitiva grecizzazione del luogo risale al [[IV secolo a.C.]]. Fu nel [[387 a.C.]]<ref>La data è dedotta in base ai dati sulla colonizzazione siracusana dell'Adriatico riportati da [[Diodoro Siculo]]; l'interpretazione non è univoca e pertanto la data di fondazione oscilla tra il 387 e il 385.</ref>, infatti, che un gruppo di greci provenienti da [[Syrakousai|Siracusa]], esuli dalla tirannide di [[Dionisio I]], sbarcarono ad [[Ancona]] e fondarono la città<ref>La notizia della fondazione greca di Ancona è data dal passo di Strabone sopra citato, nell'opera ''Geografia'', al capitolo 5, paragrafo 4, comma 2.</ref> .
 
Prima della fondazione siracusana, il promontorio di Ancona era comunque già abitato, da secoli, e frequentato da popolazioni greche: nell'[[Età del bronzo|Età del Bronzo antico]] esisteva un villaggio nell'area dell'attuale Campo della Mostra (o Piazza Malatesta) ed un altro villaggio dell'Età del Bronzo si trovava sul colle del Montagnolo: si tratta del sito citato nel capitolo precedente, che ha restituito i frammenti di ceramica micenea; infine, un terzo centro abitato dell'Età del Bronzo si trovava sul [[Geografia di Ancona#Colline|Colle dei Cappuccini]]; quest'ultimo, poi, continuò a svilupparsi sino all'[[Età del ferro|Età del Ferro]], diventando un centro [[Piceni|piceno]]<ref>Per i tre centri abitati si veda, in generale:
*Maurizio Landolfi, ''Ancona'', in ''Enciclopedia dell'arte antica'', Treccani, 1994. Consultabile a [http://www.treccani.it/enciclopedia/ancona_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/ questo indirizzo].
 
Per l'abitato del Colle dei Cappuccini si veda, nello specifico:
*Delia Lollini, ''L'abitato preistorico e protostorico di Ancona'', in ''Bollettino Paletnologico Italiano'', X, LXV (pagine 237 - 262);
*Delia Lollini ''La Civiltà Picena'', Biblioteca di storia patria, 1976 (pagina 164).</ref>.
 
Prima della sua fondazione, Ancona era già un [[emporio]] marittimo greco-piceno, uno dei terminali della [[via dell'ambra]], che partiva dal [[mar Baltico]], e di quella dello [[Stagno (elemento chimico)|stagno]], che iniziava dalla Cornovaglia e dalla Germania; attraverso questo approdo i Greci si rifornivano anche di grano, ed esportavano olio e vino. Le città greche che utilizzavano l'emporio anconitano erano inizialmente [[Rodi]], [[Focea]], [[Corinto]], [[Egina]] e [[Corfù]]; poi, dopo la seconda metà del VI secolo a.C. e per i successivi 150 anni, [[Atene]]; infine furono soprattutto i [[Syrakousai|Siracusani]] a frequentare Ancona<ref>Lorenzo Braccesi, ''Hellenikòs kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001, pagina 66. ISBN 9788882651534.</ref>.
 
Come in tanti altri casi di fondazione (in Greco antico ''ktisis'') di colonia, anche per Ancona i Greci scelsero dunque un luogo già da tempo da essi utilizzato ed attrezzato come scalo marittimo (in Greco antico ''emporion'')<ref>Lorenzo Braccesi, ''Hellenikòs kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001, pagina 81. ISBN 9788882651534.</ref>, costituito da magazzini, strutture portuali ed una serie di edifici abitati da greci che conservavano le proprie tradizioni e, pur non avendo la sovranità del territorio, vivevano in piena autonomia<ref>Stefania Sebastiani, , ''Ancona: forma e urbanistica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1996 (pagina 21). ISBN 9788870629507.</ref>.
 
I greci fondatori di Ancona erano greci siracusani e dunque della stirpe greca dei [[Dori]]: infatti Siracusa fu fondata dai Corinti, e [[Corinto]] è una città greca dorica<ref>Luca Antonelli, ''I Piceni: corpus delle fonti : la documentazione letteraria'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2003 (pagina 72). ISBN 9788882652425. Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=MdSkROvZA6MC&pg=PA72&dq=siracusa+corinto+ancona&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjTvLPk-Z_YAhUHpaQKHSU8AecQ6AEIKDAA#v=onepage&q=siracusa%20corinto%20ancona&f=false questa pagina].</ref>. Dai dori siracusani Ancona prese l'appellativo di "città dorica", che ancora oggi la contraddistingue, epiteto molto usato sia a livello colto, sia a livello popolare. Le origini greche di Ancona sono ricordate nel cartiglio posto sotto lo stemma civico: ''Ancon Dorica Civitas Fidei''<ref>Statuto del Comune di Ancona, allegato B. Consultabile a [https://www.comune.ancona.gov.it/ankonline/wp-content/uploads/2015/04/statuto-in-vigore-dal-30-agosto-2014-1.pdf questa pagina].</ref>.
 
La colonia di Ancona non faceva parte della [[Magna Grecia]], in quanto con questo termine i Greci indicavano esclusivamente la zona grecizzata dell'Italia meridionale (esclusa la Sicilia) e i Romani anche le colonie greche siciliane.
 
Un'esposizione (non completa) dei resti archeologici provenienti della [[necropoli]] e dalla zona archeologica del porto sono ammirabili nel [[Museo della città di Ancona|museo di storia urbana]], sito in [[Piazza del Plebiscito (Ancona)|Piazza del Plebiscito]] e nel [[Museo archeologico nazionale delle Marche#Sezione greco-ellenistica|Museo archeologico nazionale (sezione greco-ellenistica)]].
 
===Posizione strategica===
[[immagine:Arbutusunedo03.jpg|miniatura|Frutti dell'albero del corbezzolo; dal greco ''kòmaros'', cioè corbezzolo, deriva il nome di monte Conero]]
La fondazione di Ancona rientrava nel piano di [[Dionisio I]] di espandere l'influenza siracusana nell'[[Mare Adriatico|Adriatico]], e fu accompagnata dalla nascita di altre colonie greche nella sponda orientale di questo mare<ref>Lorenzo Braccesi, ''Hellenikos kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', (capitolo "Ancona"), L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001. ISBN 9788882651534 </ref>. Si veda il capitolo "[[#I fondatori della città|I fondatori della città]]".
 
La localizzazione del porto è alla base della fondazione di Ancona; infatti questo scalo naturale si trova a metà della costa adriatica occidentale, quasi del tutto importuosa, e dunque rappresenta l'unico luogo ove poter riparare le navi dalle onde, dalle bocche del Po sino al Gargano. Inoltre esso si trova a ridosso di un promontorio che si spinge verso la costa dalmata, il [[Monte Conero#Territorio|Conero]], che facilita l'attraversamento del mare, assumendo anche la funzione di traguardo visivo per i navigatori provenienti da est. I Greci diretti verso i fiorenti mercati della Pianura Padana, dunque, sin dall'epoca micenea, hanno sempre risalito l'Adriatico soprattutto lungo la costa dalmata, per poi attraversare il mare tra [[Zara]] e il [[Monte Conero|Conero]], raggiungendo infine gli scali padani. Dionisio, con la fondazione delle nuove colonie adriatiche, pose questa rotta sotto il completo controllo siracusano<ref>Lorenzo Braccesi, ''Grecità adriatica: un capitolo della colonizzazione greca in Occidente'', Pàtron, 1977 (capitolo II ''Rotta padana ed empori nautici'') </ref>.
 
È interessante notare che lo stesso nome ''Conero'' deriva dal [[Lingua greca|greco]]: κόμαρος (''kòmaros'') significa "corbezzolo" e il Conero quindi è il "monte dei corbezzoli"; il [[Arbutus unedo|corbezzolo]] è infatti un albero mediterraneo molto diffuso nei boschi del Conero e che produce caratteristici frutti rossi localmente molto apprezzati e anticamente legati al culto del dio [[Dionisio]]<ref>La derivazione di Conero da ''kòmaros'' è l'ipotesi etimologica più diffusa; l'ipotesi è suffragata anche dal fatto che ancor oggi, nel dialetto locale, sia la pianta sia il suo frutto sono detti ''cocomero'', termine che deriva anch'esso dal greco ''kòmaros'' con raddoppiamento della sillaba iniziale. Si veda ad esempio:
* Luigi Paolucci, ''Sul significato dei nomi volgari attribuiti agli animali e alle piante'', 1901
* Sandro Pignatti, ''Flora d'Italia'', volume II, pagina 261, Edagricole, 1982. ISBN 9788820623128
* Mario Panzini, ''Dizionario del vernacolo anconitano'', volume I, voce ''cucomero'', Sagraf 1996</ref><ref>Per il legame tra il corbezzolo e Dionisio:
[http://lnx.cainapoli.it/wordpress/wp-content/uploads/2014/01/SCHEDA-DEL-CORBEZZOLO.pdf Corbezzolo - Arbutus unedo]</ref>.
 
===Multietnicità===
Gli studiosi ritengono che la comunità greca fosse solo una parte della popolazione della città, che conviveva con altre componenti etniche, in un contesto multiculturale che comprendeva anche i Piceni, che già vivevano nel luogo, e i Galli Senoni, che negli stessi anni avevano occupato il nord delle attuali Marche. Nei secoli successivi alla fondazione, caratterizzati dalla romanizzazione dell'Italia centrale, si unirono anche elementi italici e romani<ref>Fabio Colivicchi, ''La necropoli di Ancona (4.-1. sec. a.C.): una comunità italica fra ellenismo e romanizzazione'', Loffredo, 2002 (Volume 7 di Quaderni di Ostrakà). Fabio Colivicchi, ''Hellenism and Romanisation at Ancona. a case of "invented tradition"'', in ''Journal of Roman Archeology'', 21, 2008 (pagine 31-46). Fabio Colivicchi, ''Dal pallium alla toga: Ancona tra ellenismo e romanizzazione'', in ''Ostraka'' (Per it. 123)</ref>.. La convivenza tra cultura greca e culture autoctone è d'altra parte una caratteristica della [[colonizzazione greca d'Occidente]] ed Ancona non faceva eccezione, anzi questa caratteristica era esaltata, a causa della sua posizione isolata rispetto alle altre colonie greche<ref>[https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/viewFile/2616/2834 Convivenze etniche, scontri e contatti di culture in Sicilia e Magna Grecia]; [http://www.archeologiaviva.it/5389/irresistibili-greci-doccidente/ Irresistibili Greci d’Occidente]</ref>.
 
===L'acropoli e il porto===
[[immagine:Ancona - panorama dal Pinocchio verso il Duomo.JPG|miniatura|upright 1.2|Il Colle Guasco, antica acropoli secondo la maggior parte degli studiosi; dal Medioevo vi sorge il Duomo.]]
La tradizione [[storiografia|storiografica]] localizza la città greca nel cuore della città attuale: sul [[Geografia di Ancona#Colline|colle Guasco]], con l'[[acropoli]] che occupava la cima del colle; il dato trova corrispondenza nel ritrovamento dei resti di un tempio classico sotto il [[Duomo di Ancona|Duomo]]<ref name=afrodite>Tra la vasta letteratura in proposito, si veda:
* Alessandra Coppola, ''I due templi greci di Ancona'', in ''Esperia'' 3, 1993, pagine 189-191 ISBN: 9788870628098;
* Lidiano Bacchielli, ''Le origini greche di Ancona: fonti e documentazione archeologica'', in C. Centanni, L. Pieragostini, ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Rilievo metrico a grande scala, interpretazione strutturale e cronologia della fabbrica'', Ancona, 1996 (pagine 49–55).
* Lidiano Bacchielli, ''Domus Veneris quam dorica sustinet Ancona'', in ''Archeologia Classica'' volume XXXVII'', 1985 (pagine 106-137) - l'estratto dell'articolo è stato nel pubblicato dall'Erma di Bretschneider nel 1985;
* Nicola Bonacasa, Lorenzo Braccesi, E. De Miro, ''La Sicilia dei due Dionisî'' - atti della Settimana di studio, Agrigento, 24-28 febbraio 1999, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2002 (pagina 120). Il testo è consultabile su Google libri a [http://books.google.it/books?id=YZVFgUgid0QC&dq=lidiano+bacchielli+ancona&source=gbs_navlinks_s questa pagina]
* Lorenzo Braccesi, ''Hellenikòs kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001, pagina 82. ISBN 9788882651534.</ref>; sulla natura di questo tempio, greco oppure italico, esiste un dibattito, esposto nel [[#Il tempio di Afrodite|capitolo seguente]]. A favore della localizzazione sul colle Guasco è anche il rinvenimento di una strada [[Basolo|basolata]] con resti di edifici (nella zona dell'[[Anfiteatro romano di Ancona|Anfiteatro]]), il tutto successivo al periodo piceno e precedente l'età imperiale romana; è la più antica testimonianza della fase urbana di Ancona, finora conosciuta solo attraverso i ritrovamenti della necropoli. È riferibile quindi al periodo greco<ref> In particolare:
*Per il tratto di strada ritrovato nella zona dell'Anfiteatro: Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'' (tutto il capitolo), in ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 . ISBN 9788869740039.</ref>.
 
Esiste un'ipotesi alternativa, che localizza invece l'abitato greco e la sua acropoli sul colle del Montagnolo, come proverebbero testimonianze greche là ritrovate. Al Montagnolo, infatti, gli scavi parziali fino ad ora condotti hanno provato l'esistenza di un abitato che ha restituito numerosi reperti risalenti proprio al IV secolo a.C. e dunque al periodo corrispondente alla fondazione siracusana; anche in questa zona è stato rinvenuto un tratto di strada [[Basolo|basolata]]<ref name="IpoMontagnolo">Per l'ipotesi della colonia sul Montagnolo:
*Delia Lollini, ''La civiltà picena'', in ''Popoli e civiltà dell'Italia antica'', V volume, 1976 (pagina 164);
*Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in Ankon l. Una civiltà fra Oriente ed Europa, Ancona 1992.
 
Per il tratto di strada basolata:
*Mario Pagano, ''Ancona greca e Taranto'', entrambi in ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 (pagina 132). ISBN 9788869740039</ref>.
 
In attesa di più approfondite ricerche (l'abitato ritrovato al Montagnolo è stato solo individuato ed è ancora inedito), la maggior parte degli studiosi propende ancora per la localizzazione tradizionale, ossia quella sul colle Guasco<ref name=montagnolo/>.
 
Il porto greco della città corrisponde all'area compresa tra l'attuale molo traianeo e l'attuale [[Lazzaretto di Ancona|Lazzaretto]], come concordano gli studiosi moderni<ref>Ad esempoio Mario Luni, ''I Greci nel kolpòs Adriatico - i porti di Ankon e di Numana'', in ''I Greci in Adriatico'', a cura di Lorenzo Braccesi e Mario Luni, (pagina 32). Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=on5jwLXbafgC&pg=PA35&lpg=PA35&dq=il+porto+di+ancona+tra+greci+e+romani+landolfi&source=bl&ots=_qwdsT8rd3&sig=6byI2kP8_5m1cY1QBjMmhPqSMOA&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiKvcmLhaDYAhVH46QKHfejAgUQ6AEIRTAF#v=onepage&q=ancona&f=false questa pagina]</ref>, anche se la tradizione storiografica<ref>Riassunta da Mario Natalucci, ''Ancon dorica'', in ''Ancona attraverso i secoli'' volume I ''Dalle origini alla fine del Quattrocento'', Unione arti grafiche, 1960</ref> localizzava il porto greco più a nord, nell'area attualmente occupata dai [[Cantiere navale di Ancona|Cantieri navali]].
 
===I fondatori della città===
Il passo citato sopra dello storico [[Strabone]] (che scrive tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.) dice, tra l'altro: ''Ancona è [...] fondazione dei siracusani che fuggivano la tirannide di Dionisio''. Gli storici moderni hanno cercato di capire chi fossero questi esuli siracusani ai quali si deve la fondazione di Ancona, e ciò ha fatto sorgere varie ipotesi<ref>La fonte principale di questo capitolo è: Lorenzo Braccesi, ''Hellenikos kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001 . ISBN 9788882651534. Alle pagine 81 e 82 l'autore riassume le due ipotesi contrapposte ed espone la terza, di sintesi.</ref>.
[[immagine:Colonie greche in Adriatico.png|miniatura|sinistra|290px|Le colonie greche in Adriatico; evidenziate in rosso quelle fondate direttamente o indirettamente da Siracusa.]]
[[immagine:Orecchio di Dionisio.jpg|miniatura|265px|Siracusa: l'[[Orecchio di Dionisio]], ove, secondo la leggenda, Dionisio rinchiudeva i suoi avversari politici per carpirne i discorsi grazie ad un particolare fenomeno acustico.]]
Alcuni sostengono che la fondazione di Ancona sia stata opera dello stesso Dionisio, e che ciò faceva parte del suo piano di controllo delle rotte navali adriatiche, similmente alle altre colonie da lui fondate in questo mare: oltre ad Ankòn, in Italia Dionisio fondò infatti ''Adrìa'' (attuale [[Adria]]), in Dalmazia ''Issa'' (attuale [[Lissa (città)#Storia|Lissa]]) e in Albania ''Lissos'' (attuale [[Alessio (Albania)|Alessio]]). Dionisio inoltre favorì la fondazione, da parte dei cittadini di [[Paro (Grecia)|Paro]], della colonia di ''Pharos'' (attuale [[Cittavecchia di Lesina|Cittavecchia]]), nell'isola di [[Lesina (isola)|Lesina]], ove è ricordata anche l'esistenza di ''Dimos'' (l'attuale [[Lesina (Croazia)|città di Lesina]])<ref>Poche fonti (basate su: Novak, ''Strena Buliciana'', Spalato-Zagabria 1924 - pagina 665 e seguenti) citano questa colonia, perché la sua esistenza è basata solo su un'abbreviazione presente in una moneta, di interpretazione dubbia. Tra le fonti che ne sostengono l'esistenza: ''Croazia. Zagabria e le città d'arte. Istria, Dalmazia e le isole. I grandi parchi nazionali'', del Touring Club Italiano (capitolo ''L'isola di Lesina''). Tra le fonti che la negano: Lorenzo Braccesi, ''Grecità Adriatica: un capitolo della colonizzazione greca in Occidente'', Pàtron, 1977; (pagina 336, nota 72).</ref>. La colonia siracusana di Issa a sua volta fondò ''Tragyrion'' (attuale [[Traù#Storia|Traù]]), ''Korkyra Melaina'' (attuale [[Curzola]]) ed ''Epetion'' (attuale Stobreč, sobborgo di [[Spalato]]). ''Tragyrion'', infine, potenziò l'[[emporio]] greco di [[Salona]]. L'Adriatico, per alcuni decenni, rimase così sotto completo controllo siracusano<ref>
* Lorenzo Braccesi, ''Grecità Adriatica: un capitolo della colonizzazione greca in Occidente'', Pàtron, 1977; (capitoli ''Ancona (e Numana)'', ''Issa e Lissos'', ''Pharos: colonia paria'', ''Issa e Pharos, ultime vicende dei Greci in Adriatico''; solo per le colonie di Issa: pagine 309 e 320; solo per l'emporio di Salona: pagina 318);
* Bulletin d'archéologie et d'histoire dalmate'' - Edizione 68 - Pagina 126 (tranne che per la colonia di Dimos).</ref>. Ciò, però, non spiega perché Strabone abbia usato l'espressione "che fuggivano la tirannide di Dionisio" (φυγόντων τὴν Διονυσίου τυραννίδα).
 
Altri studiosi invece pensano che, in base al passo citato di Strabone, Ancona sia stata fondata da uomini che non approvavano la politica del tiranno [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio il grande]] e per questo motivo avevano lasciato la propria città per fondarne un'altra (Ancona). Ciò, però, è in contraddizione con la politica di Dionisio, che portò Siracusa a fondare nell'Adriatico le colonie elencate sopra, volte al controllo delle rotte navali in questo mare.
 
Altri storici, infine, pensano che le due ipotesi non siano in contraddizione: è noto che spesso uno dei motivi della fondazione di una colonia greca è la necessità di liberarsi di uomini indesiderati nella madrepatria, inviandoli a fondare città che poi rimanevano legate economicamente e culturalmente alla [[metropoli]] d'origine. Dionisio stesso esiliò a [[Turii]] il fratello [[Leptine]] e in [[Epiro]] l'ammiraglio [[Filisto]], quando essi iniziarono a manifestare dissenso contro la sua politica. Anche i trapianti etnici forzati erano una pratica esistente nell'ambito della colonizzazione greca; si può, tra gli altri, citare il caso di [[Messina]], rifondata dopo la distruzione cartaginese con uomini forzatamente esiliati da [[Locri]].
 
Ancona, secondo questa ipotesi di sintesi, fu fondata per un preciso disegno di Dionisio il grande, che vi inviò un certo numero di [[dissidente|dissidenti politici]], liberandosi così della loro scomoda presenza nella madrepatria, ma legandoli nello stesso lempo indissolubilmente a sé, dato che la nuova ''polis'' avrebbe potuto prosperare solo grazie ai contatti con la metropoli. Nello stesso tempo, il tiranno di Siracusa metteva un altro tassello nella sua politica egemonica delle rotte adriatiche.
 
C'è anche chi prova ad ipotizzare la natura del dissenso politico dei fondatori di Ankòn: forse essi erano i fuoriusciti di Siracusa che avevano riparato in varie polis della [[Magna Grecia]] e che, dopo la [[Battaglia dell'Elleporo]], furono riconsegnati al tiranno e da questi esiliati nella nuova colonia. Altri ipotizzano invece che la natura del dissenso dei fondatori di Ankòn sia da ravvicinare a quella del fratello di Dionisio [[Leptine]] e del suo ammiraglio [[Filisto]], esiliati perché non approvavano la politica aggressiva nei confronti delle polis della [[Magna Grecia]]<ref>Alessandra Coppola, ''Ancona e la presenza greca nel Piceno'', in {{cita libro|autore=|titolo=Piceni popolo d'Europa|anno=1999|editore=De Luca|città=Roma|isbn=978-88-8016-355-8|cid=''Piceni popolo d'Europa''}}.</ref>.
 
===I rapporti con i Galli Senoni e con i Piceni===
[[immagine:Dying gaul.jpg|miniatura|Il [[Galata morente]], copia romana da un originale bronzeo del 230-220 a.C. Presenta i tratti tipici del guerriero celtico: gli zigomi alti, l'acconciatura dei capelli, dalle folte e lunghe ciocche, la [[torque]] intorno al collo, la nudità.]]
[[immagine:Guerriero piceno dal Museo Nazionale della Civiltà Romana. 6.jpg|miniatura|upright 0.7|sinistra|Statua moderna che raffigura un guerriero piceno.]]
Pochi anni prima della fondazione della colonia di Ankòn, le attuali [[Marche]] videro l'arrivo dei [[Senoni|Sènoni]], popolazione gallica proveniente dalla provincia francese dello [[Champagne (provincia)|Champagne]]<ref>Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 3, 35.</ref>, che occuparono tutto il settore settentrionale della regione ed anche alcune zone più a sud.
 
I [[Piceni]], dunque, che prima dell'arrivo dei Sènoni vivevano in tutto il territorio che oggi definiamo marchigiano, si trovarono a convivere con culture diverse, che influirono profondamente sul loro modo di vivere, tanto che gli archeologi parlano di una nuova fase della civiltà picena: la "[[Piceni#Fase "Piceno VI"|Piceno IV]]", l'ultima di questo [[popoli italici|popolo italico]] prima della sua [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]]<ref>Delia Lollini, ''La civiltà picena'', in ''Popoli e civiltà dell'Italia antica'', Roma, Biblioteca di Storia Patria, 1976, vol. V.</ref>. Questa fase della civiltà picena è contraddistinta archeologicamente dalla ceramica alto-adriatica, derivante per le forme dalla [[Ceramica greca|ceramica attica]], ma con figure tendenti all'astrattismo, che ricordano singolarmente certe forme di arte moderna. Nello stesso tempo, anche l'originaria cultura celtica dei Sènoni, a contatto con Piceni e Greci, subisce un'evoluzione, dissolvendosi in in una koiné celto-greco-italica, dove l'elemento celtico rimase immutato solo per ciò che riguarda l'armamento<ref name=kruta/>.
 
Ankòn fu quindi un centro in cui la cultura gallica, picena e greca convivevano fianco a fianco, stabilendo rapporti di influenza reciproca e in alcuni casi fondendosi<ref name=kruta>Venceslas Kruta, ''I Senoni nel Piceno'', in AA.VV., ''Piceni. Popolo d’Europa'', Roma, De Luca, 1999, (pagina 175). ISBN 9788880164326.</ref>; lo stesso villaggio piceno di Ancona sembra si sia sviluppato fondendosi con l'insediamento greco<ref>Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'' (tutto il capitolo), in ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 . ISBN 9788869740039.</ref>.
 
La greca Ancona fu uno dei principali mercati di [[Mercenario|mercenari]] gallici, che si recavano in città per procurarsi ingaggi; i rapporti intensi tra Ancona e i Galli è testimoniata dai ritrovamenti nella zona di [[Spade celtiche#Periodo di La Tène|spade lateniane]] in ferro con i loro foderi, quasi tutte ritualmente piegate, e di altri oggetti celtici<ref>Maurizio Landolfi, ''Continuità e discontinuità culturale nel Piceno del IV secolo a.C.'', in AA.VV., ''Piceni. Popolo d’Europa'', Roma, De Luca, 1999, (pagina 177). ISBN 9788880163558.</ref>. [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio il grande]] aveva stipulato un [[Alleanze tra i Galli e Siracusa#Dionisio I stringe alleanza con i Galli|patto di allenza con i Galli]], e diversi studiosi pensano che fu proprio ad Ancona che egli reclutasse mercenari sènoni, per poi utilizzarli nel corso delle sue azioni militari, in Grecia e in Italia meridionale<ref>
*Luisa Franchi Dell'Orto, ''Eroi e regine: Piceni popolo d'Europa'', De Luca, 2001 (pagina 174). ISBN 9788880164326.
*AA. VV. ''I Greci in Occidente'', Bompiani, 1996 (pagina 587).</ref><ref>Per i rapporti intensi con le popolazioni circostati si veda: Fabio Colivicchi, ''La necropoli di Ancona (4.-1. sec. a.C.): una comunità italica fra ellenismo e romanizzazione'', Loffredo, 2002 (Volume 7 di Quaderni di Ostrakà). Fabio Colivicchi, ''Hellenism and Romanisation at Ancona. a case of "invented tradition"'', in ''Journal of Roman Archeology'', 21, 2008 (pagine 31-46). Fabio Colivicchi, ''Dal pallium alla toga: Ancona tra ellenismo e romanizzazione'', in ''Ostraka'' (Per it. 123)</ref>..
 
===L'epiteto "Ancon Dorica"===
[[immagine:Ancona-Stemma.png|miniatura|upright 0.5|sinistra|]]
L'epiteto di "Ancon Dorica" caratterizza da secoli la città e deriva chiaramente dall'origine greco-siracusana di Ancona, come chiarito sopra. L'aggettivo "dorico" è usato comunemente come sinonimo di "anconitano" ed Ancona stessa è indicata come "la città dorica". Conferma del profondo legame tra Ancona e l'aggettivo "dorico" è il cartiglio dello stemma della città, in cui compare il motto latino "Ancon dorica civitas fidei".
 
La ricerca storica ha cercato di risalire all'origine di questa usanza, pervenendo alla conclusione che il passo più antico in cui essa è attestata è quello di [[Giovenale]]: ''Ante domum Veneris, quam dorica sustinet Ancon''<ref>Satira 4, 40</ref>. Si pensa, però, che la fortuna del passo di Giovenale non può essere il solo motivo dell'affermazione dell'aggettivo "dorica" riferito ad Ancona; l'ipotesi più probabile è dunque che Giovenale stesso riprenda un'usanza già affermatasi nella cultura romana e poi tramandatesi nei secoli successivi, sino agli studiosi dell'[[Umanesimo]], che la registrano definitivamente<ref>Sergio Sconocchia, ''Ancona greca nelle fonti antiche'', in Autori vari: ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015, (pagina 24). ISBN 9788869740039.</ref>.
 
==Templi==
===Il tempio di Afrodite===
[[Immagine:058 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LVIII.jpg|miniatura|350 px|La scena della Colonna Traiana in cui è raffigurata Ancona e i suoi templi di Afrodite (sulla collina) e di Diomede (sulla riva del mare).]]
[[Immagine:Ancona - pianta del tempio di Afrodite.jpg|miniatura|350 px|Resti e ricostruzione del tempio di Afrodite, secondo [[Lidiano Bacchielli]].]]
[[Immagine:Facade of temple of Aesculapius at Epidaurus Wellcome L0016949.jpg|miniatura|350 px|Ricostruzione del tempio di Asclepio ad Epidauro, modello del tempio di Ancona secondo [[Lidiano Bacchielli]].]]
{{citazione|Davanti al tempio di Venere, che la dorica Ancona innalza...|[[Giovenale]], satira 4, 40|Ante domum Veneris, quam dorica sustinet Ancon...|lingua=lt}}
{{citazione|Ora, o divina creatura del ceruleo mare, che abiti il sacro Idalio e l’esposta Urio, che dimori ad Ancona o a Cnido ricca di canneti, o ancora ad Amatunte, a Golgi o a Durazzo, taverna dell’Adriatico ...|[[Catullo]], carme 36, 11-14|Nunc, o ceruleo creata ponto / Quæ sanctum Idalium, Sirosque apertos, / Quæque Ancona, Cnidumque harundinosam / Colis, quæque Amathunta, quæque Golgos, / Quæque Durachium Adriæ tabernam, / ...|lingua=lt}}
 
Secondo la tradizione storiografica, che è basata sulle citazioni riportate sopra, i dori siracusani eressero ad Ancona un tempio dedicato ad [[Afrodite]], identificato con quello rappresentato nella [[Rilievi della colonna Traiana#Seconde campagne militari del 105 e 106|scena 58 della Colonna Traiana]]<ref name=colonna/><ref name=afrodite/>.
 
L'antico edificio, di furono rinvenute le [[Fondazione (edilizia)|fondazioni]] sotto al [[Duomo di Ancona|Duomo]], aveva una pianta corrispondente a quella del transetto della chiesa attuale. Tali fondazioni sono costituite da blocchi di [[arenaria]] sovrapposti; quelle perimetrali compongono un rettangolo di metri 19 X 32, hanno una larghezza di metri 2,50 e sono conservate per un'altezza massima di circa due metri. Parallele ed interne a questo rettangolo, e con pianta a [[Π|Π (pi greco)]], sono rimaste tracce della fondazione della [[Cella (architettura)|cella]] . Non tutti i blocchi di arenaria delle fondazioni si sono ritrovati; dove essi mancano, sono comunque rimaste le trincee ove erano allocati, cosa che permette di ricostruire tutto il sistema fondante del tempio e di formulare ipotesi ricostruttive del suo aspetto originario. Importante, a tal proposito, è la presenza di trincee di collegamento tra le fondazioni esterne e quelle interne, che permette di risalire al numero delle colonne di ogni lato.
 
Secondo le ipotesi comunemente accettate, l'edificio sacro era un [[periptero]] esastilo con l'ingresso rivolto verso sud-est, ossia verso la città e la strada di accesso all'acropoli<ref name=afrodite/>.
 
====Le ipotesi ricostruttive====
In base ad alcune caratteristiche rilevabili dalle fondazioni rimaste, alcuni studiosi pensano che quello di Ancona sia stato un [[Tempio greco#Tempio dorico|tempio dorico]] del [[IV secolo a.C.]], ossia dell'epoca della fondazione greca della città. Sarebbe stato un tempio [[periptero]] senza [[opistodomo]], con dieci colonne sui lati lunghi, sei sui lati minori (esastilo) e due colonne ''[[in antis]]'', ossia davanti alla cella. Tali caratteristiche permettono di inserire l'edificio anconitano nel gruppo dei templi che presero come modello [[Epidauro#tempio di Asclepio|quello di Asclepio]] ad [[Epidauro]], costruito nel [[380 a.C.]] circa, ossia negli stessi anni dell'arrivo dei Siracusani ad Ancona. L'ingresso era verso sud-est, ossia verso la via d'accesso all'[[acropoli]]. L'ipotesi è basata sulla misurazione delle distanze tra le colonne del tempio, deducibile dall'esame delle fondazioni:
la distanza tra le colonne angolari e quelle accanto era inferiore rispetto alle distanze tra le altre colonne; questa caratteristica rimanda inequivocabilmente all'[[ordine dorico]], come soluzione del cosiddetto [[conflitto angolare dell'ordine dorico|conflitto angolare]]. A sostegno dell'ipotesi che il tempio anconitano sia stato un tempio dorico, inoltre, si ricorda l'esistenza di altri templi greci dorici esastili del IV secolo a.C. simili a quello di Ancona, ossia senza opisotodomo e con numero ridotto di colonne sul lato lungo (dieci al posto delle dodici previste dagli standard più comuni) Il tempio anconitano troverebbe così confronti coevi<ref>Lo studioso che per primo ha formulato l'ipotesi del tempio dorico è stato l'archeologo Lidiano Bacchielli, nell'articolo ''Domus Veneris quam dorica sustinet Ancona'', in ''Archeologia Classica'' volume XXXVII, 1985 (pagine 106-137) - l'estratto dell'articolo è stato nel pubblicato dall'Erma di Bretschneider nel 1985; lo stesso Lidiano Bacchielli ha poi ripreso l'argomento, con nuove considerazioni, in ''Le origini greche di Ancona: fonti e documentazione archeologica'', in C. Centanni, L. Pieragostini, ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Rilievo metrico a grande scala, interpretazione strutturale e cronologia della fabbrica'', Ancona, 1996 (pagine 49–55).</ref>.
Secondo altri, invece, il [[Tempio#Tempio greco-romano|tempio]] sarebbe stato sempre un un esastilo periptero, ma di [[stile corinzio|ordine corinzio]] e risalente al [[II secolo a.C.]], e dunque ad un'epoca in cui la città già sentiva l'influsso romano. L'ipotesi è basata sul ritrovamento di marchi di cava con due lettere latine ("F" e "V"), sulla presenza di un tratto di lastricato che sarebbe incompatibile con la [[crepidine]] a gradini del tempio dorico, e sulla presenza al Museo Diocesano di un capitello corinzio (e non dorico) che sarebbe appartenuto al tempio, in quanto scolpito nella stessa pietra delle fondazioni rimaste<ref name=Luni>Mario Luni, in ''San Ciriaco: la cattedrale di Ancona : genesi e sviluppo'', Volume 1°, a cura di Maria Luisa Polichetti, F. Motta Editore, 2003 (pagine 49-93).</ref>.
 
Volendo esaminare insieme le due ipotesi, è necessario comunque considerare che il tempio, nel corso dei secoli, potrebbe essere stato anche ricostruito o profondamente ristrutturato, come testimonierebbe un'epigrafe riutilizzata nella basilica paleocristiana che fu costruita sui resti del tempio pagano. In tale documento, di età augustea, si cita un rifacimento totale di un edificio, non specificato a causa della frammentarietà dell'iscrizione riportata. È però conservato il titolo di colui a cui si deve l'intervento: si tratta di un "prefectus Egypti". Sarebbe stato poi il tempio restaurato o ricostruito quello ad essere raffigurato nella Colonna Traiana e quello testimoniato dai marchi di cava di cui al paragrafo precedente<ref>
*Lidiano Bacchielli, ''Le origini greche di Ancona: fonti e documentazione archeologica'', in C. Centanni, L. Pieragostini, ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Rilievo metrico a grande scala, interpretazione strutturale e cronologia della fabbrica'', Ancona, 1996 (pagine 49–55).
*Stefania Sebastiani, ''Ancona, forma ed urbanistica'', della collana ''Città antiche d'Italia'', L'Erma di Bretschneider, 1996, pagina 33.</ref>.
 
====La scoperta====
[[immagine:Ancona - tempio di Afrodite e Duomo.jpg|miniatura|Pianta del Duomo - in giallo è evidenziata l'area archeologica del tempio di Afrodite.]]
Nel 1932, alcuni saggi eseguiti al di sotto del pavimento del [[Duomo di Ancona|duomo]] permisero di intravedere le strutture di un [[Tempio#Tempio greco-romano|edificio templare]].
 
Nel 1948, in occasione dei lavori di restauro del [[Duomo di Ancona|duomo]], danneggiato dai bombardamenti della [[Seconda guerra mondiale]], superando numerose difficoltà fu eseguito uno scavo completo di tutto il sottosuolo, ed in effetti furono rinvenuti resti di un tempio pagano, coincidente con il transetto della chiesa (vedi immagine a fianco).
 
Il tempio fu subito identificato con quello citato da Catullo e Giovenale e rappresentato nella [[Rilievi della colonna Traiana#Seconde campagne militari del 105 e 106|scena 58 della Colonna Traiana]]<ref name=colonna>Sono diversi i criteri di numerazione adottati per descrivere le scene della Colonna Traiana. La numerazione qui usata è quella di . La stessa scena, secondo altri criteri, è la n° 79 (C. Cichorius, ''Die Reliefs der Trajanssäule'', Berlino 1896-1900) oppure la n° 139 (S. Settis, A. La Regina, G. Agosti, V. Farinella, ''La Colonna Traiana'', Torino 1988).</ref>.
 
Alla scoperta seguì presto il primo studio dettagliato volto a comprendere la tipologia dell'edificio sacro. Tale studio ipotizzava per l'antico edificio la struttura di un [[Tempio romano|tempio italico ''sine postico'']] (cioè senza colonnato posteriore) del III - II secolo a.C. e con un ingresso rivolto a nord-ovest, ossia verso il mare aperto<ref>Lo studioso che per primo ha esposto l'ipotesi del tempio periptero sine postico è Giovanni Annibaldi, che diresse i lavori di scavo del tempio e che fu il principale artefice della rinascita della soprintendenza archeologica marchigiana e del [[Museo archeologico nazionale delle Marche|Museo Archeologico Nazionale]] dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il testo in cui espone la sua tesi è: ''Il tempio dell'acropoli di Ancona'', in: Manlio Marinelli, ''L'architettura romanica di Ancona'', a cura della reale Deputazione di Storia Patria per le Marche, 1921 (pagina 150). Il testo è stato ristampato nel 1961 a cura Cassa di Risparmio Anconitana.</ref>. Tale ipotesi è oggi considerata superata da tutti gli studiosi, a causa di notevoli incongruenze con le fondazioni. Per comprendere il motivo della formulazione dell'ipotesi del "peripetro sine postico", è necessario rievocare il clima culturale dell'archeologia italiana della fine degli anni quaranta del Novecento. Si era in un'epoca in cui gli archeologi italiani finalmente riconoscevano all'arte romana una dignità precedentemente oscurata dal mito di quella greca. La tipologia del tempio "periptero sine postico" era in quegli anni assurta a simbolo della romanità e ciò influenzava un'interpretazione a senso unico delle strutture templari di aspetto originario dubbio. Così era accaduto anche per il tempio anconitano<ref name=afrodite/>.
 
====Dea della buona navigazione o dea genitrice====
Secondo un'antica tradizione, Afrodite/Venere aveva nel tempio anconitano l'[[epiclesi]] (attributo) di "''Euplea''", ossia di "dea della buona navigazione", protettrice dei naviganti. La tradizione è basata sul passo di [[Catullo]] che cita il tempio di Ancona in un contesto in cui Venere appare una divinità prettamente marina; l'idea è rafforzata dalla posizione dominante sul mare dell'edificio sacro<ref>Tra i testi che sostengono che il tempio di Ancona sia stato dedicato a Venere euplea si citano i seguenti titoli ottocenteschi, poi seguiti da numerose guide della città:
*''Ancona descritta nella storia e nei monumenti'', pei tipi di G. Cherubini, 1870 (pagina 74);
*Agostino Peruzzi, ''Storia d'Ancona dalla sua fondazione all'anno 1532'', , Volume 1, Tipografia Nobili, 1835 (pagina 18);
*Carisio Ciavarini, ''Sommario della storia di Ancona: raccontata al popolo anconitano'', edito dall'autore (pagina 26).
 
Tra gli studiosi moderni che sostengono l'[[epiclesi]] di "Euplea" per l'Afrodite venerata nel tempio di Ancona:
*Domenico Musti, in ''I Greci in Adriatico'', a cura di Lorenzo Braccesi e Mario Luni, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2002 (pagina 38), Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=Mc7vxiqIyGcC&pg=PA38&dq=tempio+di+venere+ancona+mario+luni&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiw0dH-5aDYAhUP16QKHdhpALgQuwUIKjAA#v=onepage&q=tempio%20di%20venere%20ancona%20mario%20luni&f=false questa pagina].</ref>. Secondo altri studi, basati sull'analisi del tempio presente nella [[Rilievi della colonna Traiana#Seconde campagne militari del 105 e 106|scena 58 della Colonna Traiana]]<ref name=colonna/>, identificato con quello di Ancona, Venere aveva invece nel nostro caso l'attributo di ''Venus genetrix'', ossia di "Venere genitrice". Infatti nella scena della colonna raffigurante Ancona, è posta, davanti al tempio, la statua della divinità presente nella cella, che presenta la tipologia della [[Afrodite tipo Louvre-Napoli|Afrodite "Louvre-Napoli"]], rappresentazione, appunto, di Venere genitrice<ref name=Luni/>.
 
===Il tempio di Diomede===
[[immagine:Ancona - scoglio di San Clemente.JPG|miniatura|Scoglio di San Clemente, parzialmente inglobato nell'area dei Cantieri Navali.]]
Secondo un'antica tradizione, seguita anche da studiosi moderni, ad Ancona sorgeva in onore di [[Diomede]] un tempio, o un ''[[heroon]]'', edificio sacro che era dedicato ad [[ecista|ecisti]] ed [[eroe|eroi]] che dopo la morte diventavano motivo di unione per la comunità che erigeva il monumento. La tradizione storiografica ha origine dal passo sopra citato dello Pseudo Scilace.
[[immagine:Diomedes Louvre Ma890 n5.jpg|miniatura|sinistra|Diomede, l'eroe greco legato alla città.]]
 
Gli storici moderni identificano il tempio con l'edificio raffigurato nella [[Rilievi della colonna Traiana#Seconde campagne militari del 105 e 106|scena 58 della Colonna Traiana]]<ref name=afrodite/>. L'edificio sacro sarebbe sorto sulla riva del mare, nell'estrema propaggine settentrionale del promontorio su cui si trova la città, che poi, a causa dell'erosione marina, diventò lo scoglio di San Clemente, ora parzialmente inglobato nell'interramento dei [[Cantiere navale di Ancona|Cantieri navali]]<ref>
*Stefania Sebastiani, ''Ancona: forma e urbanistica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1996. ISBN 9788870629507.
*Anna Margherita Jasink, Grazia Tucci, Luca Bombardieri, ''MUSINT'', Firenze University Press, 2011, capitolo ''Diomede nel medio Adriatico'' (pagine 234-235). Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=VjqVwXN95Y8C&pg=PA234&dq=ancona+pseudo+scilace&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiNt5PhgqHYAhXQpaQKHRNSAUQ4ChC7BQgyMAI#v=onepage&q=ancona%20pseudo%20scilace&f=false questa pagina].</ref>.
 
Se il tempio di Diomede si identifica con quello rappresentato nella [[Colonna Traiana]], si deve dedurre che il culto dell'eroe greco sarebbe stato ancora vivo in epoca romana.
 
La tradizione antica non è accettata da alcuni studiosi, che esaminando la frase dello Pseudo Scilace notano che in essa si usa il termine ''ieron'', che non sempre significa tempio, ma può indicare anche un generico luogo di culto. Inoltre, tali studiosi ritengono che nella frase dello Pseudo Scilace non sia chiaro se il culto di Diomede sia proprio specificamente di Ancona, oppure, più genericamente, del popolo che abitava la regione<ref>Per il dibattito sul tempio di Diomede, si veda: Sergio Sconocchia, ''Ancona greca nelle fonti antiche'', in ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015.</ref>.
 
Sulle rovine del tempio di Diomede sorse poi la chiesa paleocristiana di san Clemente, sullo scoglio a cui ha dato il nome. La chiesa resistette alle onde sino alla metà del sec. XVI<ref>Vincenzo Pirani, ''Storia della chiesa di Ancona'', consultabile a [http://www.lavocecattolica.it/storia.chiesa.ancona.htm questa pagina].</ref>, e dopo il crollo diede origine alla [[Ancona#La campana sommersa|leggenda della campana sommersa]]<ref>La fonte orale di questa leggenda è riportata i vari libri di [[Sanzio Blasi]]. La leggenda è altrimenti localizzata nella zona dello scoglio del Trave, circa 8 chilometri più a sud.</ref>.
 
Nella città greca di Ancona esistevano così due templi, dedicati a due delle figure più significative della grecità adriatica: la dea [[Afrodite]] e l'eroe [[Diomede]], i cui miti sono tra loro intrecciati: Diomede, durante la Guerra di Troia, ferì Afrodite alla mano<ref>Iliade, canto V.</ref> e la dea si vendicò nel momento in cui l'eroe tronò in patria. Diomede riuscì in seguito ad ottenere il perdono dalla dea e diffuse l'arte della navigazione e l'[[addomesticamento]] del cavallo sulle coste adriatiche, dove è ricordato anche come fondatore di città.
 
Il mito adriatico di Diomede, oltre che intrecciarsi con la figura di Afrodite, è collegato anche con i [[Dioscuri]]; i figli di Zeus e l'eroe greco sono poi legati all'addomesticamento del cavallo. La presenza nella [[#La moneta|moneta greca di Ancona]] delle stelle dei Dioscuri è indicativa a tal proposito<ref>Per la connessione tra Afrodite e Diomede in Adriatico si veda:
*Lorenzo Braccesi, ''Terra di confine: archeologia e storia tra Marche, Romagna e San Marino'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2007 (pagina 21). ISBN 9788882654283. Consultabile su Google Libri a [https://books.google.it/books?id=f9Iju2yqKAkC&pg=PA21&dq=tempio+di+diomede+ancona&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiT4Y6Gy6zYAhWQFuwKHWBDBDgQuwUIMDAB#v=onepage&q=tempio%20di%20diomede%20ancona&f=false questa pagina].
 
Per la parte del mito di Diomede ambientata in Adriatico e nella Daunia, e per il collegamento tra Diomede, i dioscuri e il cavallo, si veda:
*Benedetta Rossignoli, ''L'Adriatico greco: culti e miti minori'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2004 (l'argomento è ricorrente, in questo testo). Consultabile su [[Google Libri]]
a [https://books.google.it/books?id=Lc_NiqSHzhMC&pg=PA137&lpg=PA137&dq=diomede+licofrone&source=bl&ots=EUbTtVRw_N&sig=hOWC14ScvqDLcOcGe-IxEH90X4o&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjZuKPyqLvYAhVGyKQKHZPFADYQ6AEIOzAD#v=onepage&q=diomede&f=false questa pagina].</ref>.
 
==Testimonianze archeologiche dalla necropoli e da altri siti==
[[Immagine:Terracotta lekythos (oil flask) MET SF1723035a.jpg|miniatura|sinistra|La ''lekythos'' con Amimone insidiata da Poseidon ([[430 a.C.]]).]]
[[Immagine:Carved amber bow of a fibula (safety pin) MET DP109258.jpg|miniatura|upright=1.5|L'ambra etrusca con Afrodite ed Adone (500 a.C.).]]
La [[necropoli]] di Ankòn del IV - I secolo a.C. si estendeva sulle pendici meridionali del [[Geografia di Ancona#Colline|Colle dei Cappuccini]] e di [[Geografia di Ancona#Colline|Monte Cardeto]], come provano i numerosi ritrovamenti che, dall'Ottocento in poi, sono avvenuti in zona.
 
Nei capitoli seguenti si descrivono i più significativi ritrovamenti greci avvenuti ad Ancona, distinguendo tra quelli della tarda [[Grecia classica|Età Classica]] (sino al 323 a.C.) e del Primo [[Ellenismo]] (323 - 230 a.C.) e quelli del Medio Ellenismo (230 - 170 a.C.)<ref>Per la suddivisione dell'Ellenismo in periodi, la fonte è: Giuseppe Nifosì, ''Arte in opera''. vol. 1 '' Dalla preistoria all'arte romana'', Gius.Laterza & Figli Spa, 2015. Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=B_ONDAAAQBAJ&pg=SA2-PA196&dq=primo+ellenismo+medio+ellenismo+tardo+ellenismo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjCs5LkndfYAhXNzqQKHeImAMgQ6AEILTAB#v=onepage&q=primo%20ellenismo%20medio%20ellenismo%20tardo%20ellenismo&f=false questa pagina].</ref>.
 
===Tarda Età Classica - prima Età Ellenistica ===
Le testimonianze archeologiche del IV e del III secolo a.C. provenienti dalla necropoli sono più scarse rispetto a quelle dei secoli successivi.
 
Si segnalano i seguenti reperti, perché particolarmente significativi come testimonianza dello sfarzo e dell'eleganza della società anconitana dell'epoca. Alcuni di essi sono purtroppo finiti in musei esteri.
*Corone d'oro, oggetti di prestigio tipici del IV secolo, che trovano confronto con le coeve oreficerie di [[Tarentum]], [[Metaponto]] ed [[Eraclea]]; sono oggetti che testimoniano l'eroizzazione del defunto e che rimandano alla religiosità [[Dionisio|dionisiaca]] (al [[Museo archeologico nazionale delle Marche]]).
*Collane in materiali preziosi della fine del IV secolo: ambra<ref>Dalla tomba 406 Villarey.</ref> o terracotta ricoperta di sfoglia d'oro (al [[Museo archeologico nazionale delle Marche]]).
*La statuetta di bronzo del IV secolo a.C. raffigurante [[Poseidon]], trovata nel 1854 nei pressi del campanile del Duomo ed ora conservato al [[Museum of Fine Arts (Boston)|Museum of Fine Arts]] di [[Boston]]<ref>Maurizio Landolfi, ''Ancona greca e romana'', in ''Scultura nelle Marche'', a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.</ref><ref>Il sito del Museo riporta l'immagine e la scheda descrittiva a [http://www.mfa.org/collections/object/figurine-of-poseidon-152756 questa pagina].</ref>.
*La statuetta in ambra intagliata con Afrodite ed Adone, trovata a Falconara ed ora al [[Metropolitan Museum of Art]] di [[New York]], risalente al 500 a.C. circa. È opera di di arte etrusca, ma testimoniante il culto di Afrodite nella zona di Ancona. In tale scultura Afrodite fa innamorare Adone facendogli odorare un profumo contenuto in un [[alabastron]], come narra il mito<ref>L'esemplare proviene dalla zona di Falconara. Si veda: Benedetta Rossignoli, ''L'Adriatico greco: culti e miti minori'', L'Erma di Bretschneider, 2004. (pagina 28). ISBN 9788882652777. Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=Lc_NiqSHzhMC&pg=PA28&dq=ambra+morgan+falconara+secolo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjO1vz33bTYAhVM6qQKHZUBBxsQuwUIKjAA#v=onepage&q=ambra%20morgan%20falconara%20secolo&f=false questa poagina]</ref><ref>Scheda ed immagine del reperto, dal sito del museo: si veda [https://www.metmuseum.org/art/collection/search/249223 questa pagina]</ref>.
* La [[lekythos]] a figure rosse con [[Amimone]] insidiata da [[Poseidon]], del [[Tecnica a fondo bianco#Il V secolo a.C.|pittore della phiale]], datata al [[430 a.C.]] circa. È stata ritrovata in una zona imprecisata della città di Ancona e anch'essa è ora conservata al [[Metropolitan Museum of Art]] di [[New York]]<ref name=greci2/><ref>Scheda ed immagine del reperto, dal sito del museo: si veda [https://www.metmuseum.org/art/collection/search/250569 questa pagina]</ref>.
 
Si segnala inoltre una [[lekythos]] a figure nere del 490 a.C. circa<ref name=greci2>Lorenzo Braccesi, Mario Luni, ''I Greci in Adriatico 2'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2004 (pagina 33)</ref> ed una [[kylix]] a figure rosse del 500-480 a.C. circa (da ritrovamento sporadico)<ref name=greci2/>
 
===Media Età Ellenistica===
[[Immagine:U ankonskome arheološkom muzeju.jpg|miniatura|upright 1.5|La stele di Symmachos, del tipo a colonne corinzie e architrave con metope e triglifi. L'iscrizione recita: "ΣΥΜΜΑΧΕ ΣΟΠΑΤΡΟΥ ΧΡΗΣΤΕ ΧΑΙΡΕ" (Symmache Sopatru, chrēste chaire), ossia "O Simmaco, figlio di Sopatro, o valoroso, addio!". L'uomo indossa la toga, nonostante il suo nome greco; ciò è interpretato come testimonianza del ruolo di Ancona come punto di fusione della cultura greca ed italica.]]
Lungo l'asse stradale di via Matteotti - corso Amendola, fin dall'inizio del Novecento, sono state ritrovate occasionalmente numerose tombe del II e I secolo a.C., contenenti reperti ellenistici. Inoltre, tra il 1991 e il 1998, nel corso dei lavori di ristrutturazione della [[Caserma Villarey]], furono portate alla luce di più di quattrocento tombe della necropoli greca e romana, contenenti ricchi corredi testimonianti le intense relazioni di Ancona con la [[Magna Grecia]] e il [[Mediterraneo orientale]]. Si può dunque dire che, durante il II e il I secolo a.C., i frequenti contatti con la Grecia rinverdivano continuamente l'origine dorica della città e contribuivano conservarne la grecità, nonostante la romanizzazione che procedeva velocemente in tutta la regione circostante, facendo di Ancona quasi un'[[enclave]] culturale, punto di contatto tra [[Antica Grecia|cultura greca]], [[Piceni|picena]] e [[Senoni|gallica]]<ref>Lidiano Bacchielli, ''Le origini greche di Ancona: fonti e documentazione archeologica'', in C. Centanni, L. Pieragostini, ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Rilievo metrico a grande scala, interpretazione strutturale e cronologia della fabbrica'', Ancona, 1996 (pagina 50).</ref>.
 
Le tombe sono costituite da lastre in [[arenaria]] disposte a formare un rettangolo di mura coperto da un tetto a capanna. A volte le mura perimetrali sono invece in [[laterizio]]. Una parte della necropoli (sette tombe in tutto) è visitabile presso la [[Caserma Villarey]], dove, al di sotto del parcheggio multipiano, è stata allestita un'area archeologica.
 
====Le stele figurate e iscritte====
Con ogni probabilità provengono da questa necropoli quattordici [[stele]] funerarie, con scene figurate a rilievo ed iscrizione greca, non ritrovate direttamente in associazione con tombe. Le stele, la cui datazione varia dal II al I secolo a.C., sono preziose testimonianze del persistente uso della lingua [[greco antico|greca]] durante la fase di passaggio verso la romanizzazione<ref>Tutti gli autori che si sono accupati della grecità di Ancona descrivono le stele greche. Tra gli altri si cita:
*Maurizio Landolfi, ''Ancona greca e romana'', in ''Scultura nelle Marche'', a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.
*Lidiano Bacchielli, ''Le origini greche di Ancona: fonti e documentazione archeologica'', in C. Centanni, L. Pieragostini, ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Rilievo metrico a grande scala, interpretazione strutturale e cronologia della fabbrica'', Ancona, 1996 (pagina 50)
*Fabio Colivicchi, schede 15, 16 e 17 (stele di Simmaco, di Arbenta e di Antifilo) in ''Arte romana nei musei delle Marche'', a cura di Giuliano De Marinis, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 2005.
ISBN 9788824012065.</ref>.
 
La struttura delle stele è quella di un tempietto, coronato da un piccolo [[frontone]] e da un [[acroterio]], con due varianti tipologiche, descritte di seguito:
*stele ad edicola, con due colonnine a capitello [[stile corinzio|corinzio]] ed [[architrave]] a [[metopa|metope]] lisce e [[triglifo|triglifi]] (ad esempio la stele "di Symmachos" e quella "di Damo").
*stele a lastra rastremata verso l'alto (ad esempio la stele "di Arbenta" e quella "di Apollonio").
 
Le sculture delle stele rappresentano scene di banchetto, colloquio o commiato funebre, e le iscrizioni ricordano il nome del defunto, o della defunta, (al [[caso vocativo|vocativo]]), il suo patronimico (al [[caso genitivo|genitivo]]), e infine l'estremo saluto: ''chrēste chaire'' (ΧΡΗΣΤΕ ΧΑΙΡΕ), ossia "O valoroso (buono, amorevole, prode), addio!". Le stele greche anconitane trovano confronti stringenti con quelle dell'[[Isola di Delo]], da cui alcuni esemplari provengono, mentre altri sono opera di botteghe di scultori locali, come prova l'uso di calcare proveniente da cave della zona anconitana<ref>Per tutto questo capitolo la fonte è: Maurizio Landolfi, ''Ancona greca e romana'', in ''Scultura nelle Marche'', a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.</ref>. Secondo altri archeologi, le stele greche di Ancona rimandano anche a quelle di [[Corfù]], l'antica colonia di ''Korkyra''<ref>Per la somiglianza delle stele anconitane con quelle di ''Kerkyra'', si veda: Lidiano Bacchielli, ''Le origini greche di Ancona: fonti e documentazione archeologica'', in C. Centanni, L. Pieragostini, ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Rilievo metrico a grande scala, interpretazione strutturale e cronologia della fabbrica'', Ancona, 1996 (pagina 50).</ref>. Alcune stele, inoltre, rimandano ad esempi della città di [[Bisanzio#La Bisanzio greca|Bisanzio]]<ref>Fabio Colivicchi, scheda 17 (stele di Antifilo) in ''Arte romana nei musei delle Marche'', a cura di Giuliano De Marinis, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 2005.
ISBN 9788824012065.</ref>.
 
====Le sfingi====
Agli inizi del Novecento sono state rinvenute due statue di [[sfinge#La sfinge nella cultura greca|sfinge]], mostruosi esseri alati, metà donne e metà fiere, che originariamente erano poste agli angoli dei recinti funerari, a guardia delle tombe<ref>Sito "Archeoveneto" articolo sul [http://www.archeoveneto.it/portale/wp-content/filemaker/stampa_scheda_estesa.php?recid=143 Museo Archeologico Nazionale di Altino di Quarto d'Altino]. Non essendo mai rinvenute nel contesto originario, esistono altre ipotesi sulla collocazione delle sfingi: acroteri di stele a pseudoedicola, coperture di urne-ossuari, coronamenti di mausolei. Queste ipotesi sono elencate nelle schede di Margherita Tirelli, (18 e 19) in ''Arte romana nei musei delle Marche'', a cura di Giuliano De Marinis, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 2005. Nella scheda 19 è presente un errore di stampa: "d.C." al posto di "a.C.".</ref>. Oggi sono poste quasi come guardiane all'ingresso della [[Museo archeologico nazionale delle Marche#Sezione greco-ellenistica|sezione ellenistica del Museo Archeologico Nazionale]]. Una delle due statue stringe tra le zampe una testa decapitata.
 
In tutta la costa adriatica italiana esistono esemplari simili solo in Veneto. Sono risalenti al II - I secolo a.C. e sono scolpite in calcare del Conero, cosa che mostra la loro origine locale. Sia gli esemplari anconitani, sia quelli veneti derivano da prototipi orientali e sono dunque testimonianza delle relazioni intense con l'Oriente mediterraneo.
 
====Gli oggetti di prestigio====
Alcuni reperti significativi come testimonianza delle intense relazioni con il mondo greco e del benessere raggiunto da Ankòn nel II e nel I secolo a.C. ritrovati nella necropoli sono elencati di seguito. Di alcuni si ipotizza la realizzazione in botteghe locali<ref>Per tutti i reperti elencati di seguito le fonti sono:
*Fabio Colivicchi, La necropoli di Ancona (4.-1. sec. a.C.): una comunità italica fra ellenismo e romanizzazione, Loffredo, 2002 (Volume 7 di Quaderni di Ostrakà);
*Nicoletta Frapiccini, ''Ankon dorica. Simboli di prestigio tra oriente e occidente dell'Ancona ellenistica'', in Autori vari ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015;
*Margherita Tirelli, schede 18 e 19 (statue di sfinge del II-I sec. a.C.) e Gabriele Baldelli, schede 20, 21, 22, 23 e 24 (coppe di vetro, brocchetta con ansa ad attore comico, vaso a forma di pantera) in ''Arte romana nei musei delle Marche'', a cura di Giuliano De Marinis, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 2005.
ISBN 9788824012065.</ref>. Non si citano gli esemplari, provenienti dalla stessa necropoli, ma della seconda metà del I secolo a.C., in quanto risalgono all'età in cui Ancona è ormai una città romana.
*Resti di una preziosa veste sacerdotale, provenienti dalla "tomba dell'[[augure]]", del II secolo a.C.; era tinta di [[porpora]] e trapuntata d'oro (sono rimasti i fili aurei); nella stessa tomba è stata ritrovata una corona in bronzo dorato e bacche di terracotta e un [[Lituo (antichità)|lituo]], il bastone aurale dei sacerdoti.
*Resti di una veste allacciata con bottoni d'oro, provenienti da una tomba femminile del II secolo a.C.<ref>Tomba 384 Villarey.</ref>. L'uso di allacciare le vesti con i bottoni era rara nelle città italiche (dove si usavano invece [[fibule]]) e tipica invece della Grecia; la presenza di bottoni nella tomba anconitana mostra quindi l'adesione della città ai modi greci.
*Orecchini di elaborata fattura e complessa forma, gioielli preferiti dalle donne dell'antica Ancona. Sono decorati con paste vitree e a volte sono identici agli elementi usati come bottoni, mostrando versatilità nell'uso. Tra gli orecchini più singolari si citano quelli con gallo<ref>Tomba 384 Villarey.</ref>, quelli con cigno<ref>Tomba 7 Villarey.</ref>, a pavoncella<ref>Tomba 32 Villarey</ref>, a testa di cavallo<ref>Tomba 227 Villarey.</ref> o di bue<ref>Tomba 388 Villarey.</ref>.
*Anelli di fattura raffinata, come quello con [[ametista]] incisa raffigurante [[Achille]] e [[Pentesilea]] e quello in argento ed oro con l'incisione in [[greco antico|Greco]] "ΠΙCΤΕΙC" (''[[Pistis (mitologia)|pisteis]]''), ossia "pegno di fedeltà"<ref>Tomba 409 Villarey. La forma del [[sigma]] usata nell'iscrizione incisa nell'anello (C) è il "[[Sigma (lettera greca)#Sigma lunato|sigma lunato]]", utilizzato al posto di "Σ" nelle colonie greche; a parte la forma, esso non ha niente a che vedere con la lettera "C".</ref>, da intendersi come un pegno d'amore. Quest'ultimo anello mostra l'uso della lingua greca come lingua quotidiana ancora nel II - I secolo a.C..
*Oggetti d'argento, che si affiancano a quelli d'oro, precedentemente quasi esclusivi nei monili preziosi, seguendo una tendenza che parte dalla [[Magna Grecia]] e si diffonde anche a Roma. Gli argenti della necropoli di Ancona appartengono soprattutto a due categorie: oggetti per la toletta (in gergo archeologico ''argentum balneare'') e per bere (''argentum potorium''); gli argenti da tavola (''argentum escarium'') sono invece poco rappresentati. Si ricordano gli oggetti più pregiati: ''[[spatola|spatule]]'' per mescolare cosmetici, tra quella con incisione raffigurante [[Afrodite|Afrodite anadiomene]]<ref>tomba 227 Villarey.</ref>; un ''[[spillone|acus crinalis]]'' del tipo "spillone-pettine" con incisione raffigurante una [[vittoria alata]]<ref>tomba 8 Villarey.</ref>; una [[pisside]] con coperchio istoriata con motivi vegetali; un ''urceolus'' (brocchetta) con ansa figurata ad attore comico, che testimonia il culto del dio [[Dionisio]] e che reca, sul fondo, un augurio in lingua greca<ref>Tomba XXXV di corso Tripoli.</ref>;
*Letti funebri (''klinai'') con decorazioni in osso, allocati in appositi pozzetti angolari all'interno delle tombe. Nella necropoli anconitana sono stati ritrovati altri letti funebri, oggi esposti al Museo archeologico nazionale, ma più tardi, in quanto riferibili al I secolo a.C.
*Coppe di vetro di raffinata fattura, tra cui una a reticello<ref>Tomba tra corso Amendola e via Battisti.</ref>, una a mosaico<ref>Tomba XLII di via Santa Margherita.</ref> e due policrome con foglia d'oro<ref>Tombe XXXI e XXXII di via Santa Margherita.</ref> di cui esistono esemplari simili in Adriatico solo in [[Daunia]] e ad [[Adria]]. Risalgono al tardo II secolo a.C.
*Vaso a forma di pantera<ref>Tomba 7 Villarey</ref>, che trova confronti solo nella colonia greca di [[Mataponto#Storia|Metapontion]] e risale al 100 a.C. circa. La pantera è una animale sacro a [[Dioniso]], in quanto ritenuta assetata di vino, e nella stessa tomba sono stati ritrovati altri oggetti che testimoniano il culto di questo dio: un [[obolo di Caronte]], una [[Patera (archeologia)|patera]] per l'"acqua della memoria", un "chiodo del destino" e un "[[Uovo cosmico|uovo della rinascita]]", tutti oggetti xhe richiamano anche il culto [[Orfismo|orfico]]. Si ritiene che il particolarissimo vaso sia stato destinato a contenere vino o olio profumato.
 
==La moneta==
[[immagine:Ancona Æ SNGANS 109.jpg|miniatura|sinistra|Recto e verso della moneta greca di Ancona.]]
[[immagine:Provincia di Ancona-Stemma.png|thumb|upright 0.7|Lo stemma della provincia di Ancona, tratto dalla moneta greca.]]
[[immagine:Syracusae Dyonisos I drachm 82000308.jpg|miniatura|sinistra|Recto e verso della moneta siracusana emessa all'epoca di Dionisio I, ritrovata ad Ancona.]]
 
Le [[Monetazione del Picenum#Ancona|monete greche di Ancona]] sono le prime mai emesse nella città dorica e recano le immagini descritte di seguito.
*Sul [[Dritto|recto]] è raffigurato il profilo di [[Afrodite]], rivolto verso destra; è coronata di [[myrtus communis|mirto]], pianta sacra alla dea, ha i capelli raccolti in un nodo e porta gli orecchini; è presente la sigla "Σ" ([[sigma]] o [[Mi (lettera)|mi]], a seconda del verso di lettura). L'identificazione con Afrodite è fornita dai passi già citati di Catullo e di Giovenale, che testimoniano la presenza in città di un tempio dedicato alla dea, descritto nel capitolo [[#Il tempio di Afrodite|Il tempio di Afrodite]].
*sul [[Rovescio (moneta)|verso]] un braccio destro nudo piegato a gomito, con la mano che stringe un ramoscello, forse di [[myrtus communis|mirto]], o di [[palma]]; sotto il braccio è presente la scritta ΑΓΚΩΝ (''Ankon'') e sopra ad esso ci sono due stelle, interpretate come la costellazione dei [[Gemelli (costellazione)|Gemelli]], ossia i [[Dioscuri]], protettori dei naviganti. Nel complesso, il verso della moneta è analogo ad uno [[stemma parlante]], dato che l'immagine del braccio richiama il nome della città e le due stelle dei Dioscuri ricordano la funzione protettiva del promontorio a forma di gomito nei confronti dei flutti marini.
 
Quella di Ancona era la [[Zecca (moneta)|zecca]] più settentrionale dell'Adriatico. La datazione della prima emissione e il periodo di circolazione proposte dai vari autori variano all'interno del III secolo a.C. (dal 290 a.C. al 215 a.C.); tutti concordano nel pensare che l'emissione della moneta greca di Ancona cessò con la romanizzazione della città e l'introduzione massiccia delle monete romane. Coloro che propendono per la datazione più recente interpretano il [[sigma]] presente nel [[Dritto|recto]] come iniziale di "[[semioncia]]", come è normale nelle monete romane o su quelle che risentono l'influsso romano, come sarebbe in questo caso<ref>In generale sulla moneta greca di Ancona:
*Marco Dubbinelli, Giancarlo Mancinelli, ''Storia delle monete di Ancona'', edito dal Lavoro editoriale nel 2009, ISBN 978-88-7663-451-2, che riporta accuratamente tutte le tesi formulate nel tempo.
*Stefania Sebastiani, ''Ancona, forma ed urbanistica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1996 (pagina 24). Testo consultabile alla seguente [http://books.google.it/books?id=27kHybgo8FoC&pg=PA24&dq=moneta+greca+ancona&hl=en&sa=X&ei=0X1UUcbzLcT6PKDTgegL&ved=0CE4Q6AEwBg#v=onepage&q=moneta%20greca%20ancona&f=false pagina]</ref>. A partire dal III e sino al I secolo a.C., la moneta greca di Ancona convive con quella romana, come provano i ritrovamenti del 2008 di via Barilari e via Podest<ref>Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'', in Autori vari, Ancona greca e romana e il suo porto, a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 (pagina 169). ISBN 9788869740039.</ref>.
 
La moneta greca di Ankòn è servita di modello per lo stemma della [[provincia di Ancona]], nel quale il mirto e le due stelle sono sostituiti da un ramo di corbezzolo con due frutti, rappresentante il [[monte Conero]].
 
Interessante come testimonianza dei rapporti tra la metropoli ''Syrakousai'' e la sua colonia ''Ankòn'' è la [[dracma]] siracusana presente nella collezione numismatica del [[Museo archeologico nazionale delle Marche]], di provenienza anconitana. Fu emessa circa nel 380 a.C., epoca della fondazione di Ancona; essa nel [[Dritto|recto]] reca la scritta ΣΥΡΑ e Testa di Atena con elmo corinzio decorato da corona; nel [[Rovescio (moneta)|verso]] una stella marina (o Sole a otto raggi) tra due delfini. Oltre alla moneta appena descritta, emessa nel periodo di [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio I]], altra moneta interessante moneta siracusana ritrovata ad Ancona è di un altro [[Tiranni di Siracusa|tiranno di Siracusa]], [[Agatocle]], con testa di Artemide sul [[Dritto|recto]] e sul [[Rovescio (moneta)|verso]] un fulmine e la scritta Ἀγαθοκλῆς (Agathoklēs), che come Dionisio era interessato al controllo dell'Adriatico<ref>Per queste due ultime monete, si veda: Giovanni Gorini, ''La moneta greca in area alto e medioadriatica'', in ''Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria delle Marche'', volume 102 (1997), edito nel 2001 (pagine 16 e 17).</ref>.
[[immagine:Gem.png|miniatura|La costellazione dei Gemelli]]
===Il culto dei Dioscuri===
La presenza nel verso della moneta della [[costellazione dei Gemelli]], e quindi dei [[Dioscuri]], può essere fonte di informazione sui culti praticati in città: a quello di Afrodite e di Diomede, di cui si è detto sopra e di cui ci informano gli antichi autori<ref>Le citazioni relative, dello Pseudo Scilace e di Strabone, sono state già riportate sopra.</ref>, si può aggiungere dunque anche quello dei gemelli figli di Zeus, [[Castore|Kastor]] e [[Polideuce|Polideukes]], divinità benefiche e salvatrici, protettori dei naviganti nelle tempeste marine, sempre uniti nel compiere le loro gesta, che mai agivano senza prima consultarsi. Ognuno di essi, poi, aveva una specificità: Kastor domatore di cavalli ed esperto di [[scherma]], Polideukes valente nel pugilato<ref>Enciclopedia Treccani, voce ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/dioscuri/ Dioscuri]'</ref>. Le divinità legate ad Ankòn avevano tra loro dei punti in comune: il legame dei dioscuri con i cavalli li avvicina a Diomede, il cui [[epiteto]], era, appunto, ''domator-di-cavalli'', mentre la loro funzione di protettori dei naviganti li fa accostare ad Afrodite, nella sua [[epiclesi]] di "euplea", ossia "della buona navigazione"<ref>Per il collegamento tra Ancona, Issa, i Dioscuri e la costellazione dei gemelli, si veda:
*Benedetta Rossignoli, L'Adriatico greco: culti e miti minori, L'Erma di Bretschneider, 2004, (pagina 196). ISBN 9788882652777.</ref>.
 
==Mura, teatro, strade==
[[immagine:Ancona - mura greche.jpg|miniatura|Tratti di mura in opera quadrata in arenaria, interpretati come mura greche del IV o del II secolo a.C.]]
La tradizione storiografica ha identificato in alcuni tratti di muri antichi in [[opera quadrata]] costituite in blocchi di [[arenaria]] i resti delle mura cittadine della città
greca e della sua [[acropoli]]; sono tutti situati nel [[Geografia di Ancona#Colline|colle Guasco]]. Si fornisce un elenco dei tratti in questione, aggiungendovi anche quelli di identica fattura scoperti in epoca più recente:
*tratto murario di via della Cisterna, nei pressi del [[Palazzo degli Anziani (Ancona)|Palazzo degli Anziani]] (sulla mappa: 1);
*tratto murario al di sotto di via Giovanni XXIII, visibili da via Vanvitelli (sulla mappa: 2);
*tratto murario dell'area archeologica del porto romano, visibile dal passaggio pedonale che collega le due parti di via Vanvitelli (sulla mappa: 3);
*tratto murario sottostante la chiesa di [[Chiesa di Santa Maria della Piazza|Santa Maria della Piazza]], visibili nell'[[Chiesa di Santa Maria della Piazza#Resti della basilica paleocristiana|area archeologica della basilica paleocristiana]] (sulla mappa: 4);
*due tratti murari molto vicini, situati nel giardino dell'ex Istituto Birarelli di via del Guasco (sulla mappa: 5 e 6).
 
Nel corso degli anni si è acceso un dibattito sulla datazione e sull'interpretazione di questi resti archeologici. Secondo alcuni studi<ref>La datazione delle mura al periodo della fondazione siracusana è sostenuta da autori che scrivono nella seconda metà del XX secolo, ma anche da autori che scrivono dopo il 2000. Si veda:
*Nereo Alfieri, ''Topografia storica di Ancona antica'', Fabriano, 1938;
*M. Moretti, capitolo ''Ancona'', in ''Italia romana: Municipi e colonie'', Roma, 1945.
*Sergio Sconocchia, ''Ancona greca nelle fonti antiche'', in ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015.</ref>, i tratti di mura sarebbero avanzi della cinta urbana del IV secolo a.C., e dunque della prima fase della colonia greca. I primi quattro tratti sarebbero pertinenti alla cinta urbica, gli ultimi due a quella dell'acropoli. Secondo altri studi<ref>Anxche in questo caso l'ipotesi è sostenuta sia da autori che scrivono nella seconda metà del XX secolo, sia da autori che scrivono dopo il 2000
*Giovanni Annibaldi, ''L'architettura dell'antichità nelle Marche'', in ''Atti dell'XI Congresso di Storia dell'architettura'' (1959), Roma, 1965.
*Fabio Colivicchi, ''La necropoli di Ancona (4.-1. sec. a.C.): una comunità italica fra ellenismo e romanizzazione'', Loffredo, 2002 (Volume 7 di Quaderni di Ostrakà).</ref>, invece, i tratti risalirebbero invece all'[[ellenismo|età ellenistica]] e dunque alla fase finale della colonia greca, nel periodo della progressiva romanizzazione. Alcuni, infine, interpretano i tratti rimasti come [[terrazzamento|terrazzamenti]] del colle Guasco; questa ipotesi non smentisce, peraltro, la precedente, in quanto tratti di mura cittadine costruiti su ripidi pendii sono necessariamente anche muri di contenimento<ref> Stefania Sebastiani, ''Ancona: forma e urbanistica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1996 (pagina 82). ISBN 9788870629507</ref>.
 
Alcuni autori ipotizzano, con una certa cautela, che l'antica Porta Cipriana, situata tra via Fanti e via Birarelli (vedi la mappa a fianco), possa ricordare nel nome un'antica porta della cinta greca, porta dedicata ad Afrodite, nel suo attiributo di "cipria", oppure nella sua identificazione con la dea [[Cupra]]. La strada che vi inizia, infatti, portava al [[#Il tempio di Afrodite|tempio di Afrodite]].
Ciò consentirebbe di ricostruire con un maggior dettaglio il perimetro delle mura<ref>Mario Natalucci ''Ancona antica'' (pagina 47).</ref>.
 
Per quanto riguarda le strade, solo due lacerti sono finora venuti alla luce: un tratto di basolato nella zona dell'[[Anfiteatro romano di Ancona#Settore verso Piazza del Senato|Anfiteatro]], al di sotto di un mosaico romano, e un altro tratto basolato nella zona del Montagnolo<ref>''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 . ISBN 9788869740039. In particolare:
*Per il tratto di strada ritrovato nella zona dell'Anfiteatro: Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'' (tutto il capitolo);
*Mario Pagano, ''Ancona greca e Taranto'' (pagina 132).</ref>.
 
Non è conosciuta la localizzazione del [[teatro greco]], ma alcuni autori hanno formulato delle ipotesi: forse le mura in blocchi di arenaria presenti all'interno dell'''ambitus'' dell'[[Anfiteatro romano di Ancona|Anfiteatro romano]] sarebbero pertinenti al teatro greco, poi trasformato dai Romani<ref>M. Moretti, ''rendiconto dell'Istituto Marchigiano di Scienze Lettere ed Arti'', 1929 (pagine 93-99).</ref>, oppure l'edificio era situato nella zona del convento di [[Chiesa di San Francesco alle Scale|San Francesco alle Scale]], come proverebbe l'andamento semicircolare di via Fanti<ref>Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in ''Ankon l. Una civiltà fra Oriente ed Europa'', Ancona 1992</ref>.
 
==L'industria della porpora==
[[immagine:Haustellum brandaris 001.JPG|miniatura|upright 0.5|Il murice comune, da cui si estraeva la porpora.]]
{{citazione|...tra questi stava Ancona, non seconda a Sidone, né alla porpora libica nel tingere la lana|[[Silio Italico]], ''[[Punica (poema)|Le guerre puniche]]'', VIII, 436-437.|Stat fucare colus nec Sidone vilior Ancon murice nec Libyco|lingua=latino}}
Come testimonia [[Silio Italico]] nel brano riportato sopra, ad Ancona era attiva un'industria della [[porpora]] che poteva competere con quelle famose di [[Sidone]] e della [[Libia]]. Come è noto, tale industria era basata sulla difficile lavorazione del [[Bolinus brandaris|murice]], e produceva un colorante assai prezioso e ricercato, che era alla base di traffici intensi. La preziosità del [[rosso porpora]] era dovuta al fatto che per riuscire a tingere anche una sola veste occorrevano migliaia di esemplari e che era resistente ai lavaggi: solo in pochi potevano esibire in pubblico questo colore. Secondo un'interessante tradizione locale<ref>Stefania Sebastiani, ''Ancona, Forma e urbanistica'', Roma 1996, (pagina 28, nota 46)</ref>, in occasione della costruzione del palazzo della provincia di Ancona sarebbero state ritrovate ingenti quantità di murici, che danno supporto archeologico alla testimonianza scritta di Silio Italico.
 
L'industria fu attiva in città assai a lungo: nel VII sec. d.C. ancora si parla ancora della lana di Ancona<ref>M. Moretti, capitolo ''Ancona'', in ''Italia romana: municipi e colonie'', Volume 8, Istituto di studi romani, 1945</ref>. Ancor oggi il murice si trova con abbondanza nel mare antistante la città (dove è chiamato ''ragusa''), ed è anche intensamente pescato a scopo alimentare.
 
Silio Italico scrive in realtà nel I secolo d.C., epoca in cui Ancona era già da circa duecento anni una città romana. Alcuni autori, però, pensano che un'industria della porpora di così alta qualità non si sia potuta improvvisare e che possa quindi risalire all'epoca greca<ref>Mario Natalucci, ''Ancon dorica'', in ''Ancona attraverso i secoli'' volume I ''Dalle origini alla fine del Quattrocento'', Unione arti grafiche, 1960.</ref>.
 
==Dalla civiltà greca a quella romana==
La grecità di Ancona è stata mantenuta nei tre secoli successivi alla fondazione dorica, anche quando l'influenza romana nel territorio circostante era ormai preponderante nelle
[[Marche]] ed Ancona costuituiva un'[[isola linguistica]] e culturale greca, in cui convivevano anche elementi gallici ([[Senoni]]) e [[piceni]]<ref>Maurizio Landolfi, ''Ancona greca e romana'', in ''Scultura nelle Marche'', a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.</ref>.
 
Il passaggio tra la civiltà greca e quella romana avvenne infatti in maniera graduale, senza eventi traumatici, con una serie di tappe che, nel corso di un s\1ecolo, portarono dapprima ad una situazione di bilinguismo e di cultura mista ellenistica-romana, e poi ad una completa romanizzazione. In generale si può dire che, a causa della presenza greca, la romanizzazione di Ancona fu molto più lenta rispetto a quella del resto della regione, ossia del [[Piceni|popolo piceno]]. Le tappe ricordate dagli antichi autori sono le seguenti.
 
;III secolo a.C.
*[[299 a.C.]]: fu siglato un patto tra [[Piceni]] e Romani, premessa per l'alleanza piceno-romana durante la [[Terza guerra sannitica]]. Anche se sembra che Ancona non partecipò a questa alleanza, dato che non è citata dagli antichi autori, il fatto segna l'inizio della pesante influenza romana nel Piceno<ref>[[Tito Livio]] scrive: ''Romae terrorem praebuit fama Gallici tumultus ad bellum Etruscum adjecti: eo minus cunctanter foedus ictum cum Picenti populo est''. (X, 10, 13-15)</ref>. Nonostante l'assenza di fonti in merito, alcuni studiosi ipotizzano che Ancona sia diventata a partire da questo momento una ''[[Socii e foederati|civitas foederata]]'' (città federata), ossia una città libera ed alleata dello stato romano<ref name=rossi>Lo status di "civitas foederata" per Ancona è solo un'ipotesi storiografica ed è datato variamente dal 298 (alleanza con Roma durante della Terza Guerra Sannitica), al 295 (fine della Terza Guerra Sannitica) o alla fine del III secolo a.C. (Seconda Guerra Punica). Si veda:
*Gaia Pignocchi, ''L'abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona...'';
*Roberto Rossi, ''La monetazione di Ankon: indizi per una nuova cronologia'', entrambi in: Autori vari, ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 (pagina 84, nota 8 e pagina 160). ISBN 9788869740039</ref>.
*[[295 a.C.]]: i Romani ottengono la vittoria della [[Battaglia del Sentino]]. Come diretta conseguenza della vittoria, l'[[Ager Gallicus Picenus]], ossia il nord delle attuali Marche, viene sottratto ai [[Galli Senoni]] dove, attorno al [[284 a.C.]]<ref>Secondo Livio nel 290 a.C., secondo Polibio alla conclusione della guerra sannitica, nel 284-282 a.C.</ref>, viene fondata la colonia romana di ''Sena Gallica'' ([[Senigallia]]): è l'inizio dell'occupazione romana del territorio piceno. Anche in questo caso, come nel precedente, gli antichi autori tacciono su Ancona, che quindi, molto probabilmente, non partecipò alla battaglia, alla fine della quale si trovò, comunque, in mezzo ad una regione in cui l'influenza romana era sempre più determinante. Secondo alcuni autori, sarebbe da questo momento che la greca Ancona avrebbe assunto lo status di ''[[Socii e foederati|civitas foederata]]'' (città federata) dei Romani<ref name=rossi/>.
*[[269 a.C.|269 ]]-[[268 a.C.]]: i Piceni hanno ormai compreso che la potenza romana rischiava di schiacciare la loro libertà: Romani e Piceni si scontrano durante la Guerra Picentina, che vede la vittoria romana e la conseguente affermazione di Roma sul Piceno anche a livello territoriale; nel [[247 a.C.]] viene fondata la colonia di ''Aesis'' ([[Jesi]]). Ancona è sempre più circondata da territori dominati dai Romani.
*[[232 a.C.]]: la ''lex Flaminia de agro gallico et piceno viritim dividundo'' ("Legge Flaminia sul territorio gallico e piceno da dividersi"), voluta da [[Gaio Flaminio Nepote]], con la quale venivano assegnati lotti di terra da coltivare a coloni romani nel territorio gallico e piceno, per favorire una capillare e concreta presa di possesso di tale area da parte dei Romani. Il territorio di Ancona non è coinvolto, ma è ormai come un'isola di cultura greca circondata da centri romani.
*[[218 a.C.|218]] - [[202 a.C.]]: durante la [[Seconda guerra punica]], le città del Piceno sostengono i Romani contro i Cartaginesi, inviando numerosi soldati. Anche Ancona, con il probabile status di città alleata dei Romani<ref name=rossi/>, invia truppe, durante la [[Battaglia di Canne]]<ref>[[Silio Italico]], ''[[Punica (poema)]]'' VIII, 436-437: ''quos pascunt scopulosae rura Numanae,net quis litoreae fumant altaria Cuprae,nquique Truentinas seruant cum flumine turris, cernere erat: clipeata procul sub sole corusco agmina sanguinea uibrant in nubila luce''. ''stat fucare colus nec Sidone uilior Ancon murice nec Libyco, statque umectata Vomano Hadria et inclemens hirsuti signifer Ascoli.''</ref>. Ciò mostra che le sorti di Roma e quelle delle città del Piceno, compresa Ancona, sono ormai legate indissolubilmente.
;II e I secolo a.C.
*[[178 a.C.]]: nel corso delle [[Guerre illiriche]], i Romani ottengono da Ancona la possibilità di usare il porto come base per il controllo del [[mare Adriatico]], allo scopo di reprimere la pirateria illirica. Si installano così nella città i [[duumviri]] [[Gens Furia|Caio Furio]], che controllava le coste da Ancona ad [[Aquileia]] e [[Gens Cornelia|Cornelio Dolabella]], che controllava il tratto da Ancona a [[Taranto]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XIL, 1 2.</ref>. Con la presenza dei duumviri e delle navi romane nel porto, la città greca di Ancona, pur mantenendo formalmente la sua indipendenza, entra definitivamente nell'orbita romana, restando però ancora per lunghi decenni di [[Ellenismo|cultura greco-ellenistica]], venata in modo sempre più massiccio di elementi romanizzanti.
*[[133 a.C.]]: deduzione di una colonia romana latina nell'agro anconitano, in seguito alla ''[[Lex Sempronia Agraria]]'', ad opera di [[Tiberio Sempronio Gracco (tribuno della plebe 133 a.C.)|Tiberio Sempronio Gracco]].
*[[90 a.C.]] - Dopo la [[Guerra sociale]] Ancona viene eretta a municipio: la romanizzazione è compiuta. Mentre il processo di romanizzazione della città progrediva, nello stesso tempo Roma conosceva la cultura greca grazie alle sempre più intense relazioni con le [[colonizzazione greca in Occidente|colonie greche d'occidente]], tra cui, dopo la [[Battaglia del Sentino]], si può annoverare Ankòn, definita dall'intellettualità romana come ''Dorica Ancon''<ref>Lorenzo Braccesi, ''Dorica Ancon e problemi connessi'' in ''Adriatico tra IV e III sec. a.C'', a cura di Maurizio Landolfi, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2000 (pagina 9). Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=LPFuqr4X8NkC&pg=PA3&dq=lorenzo+braccesi+ancona&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj4jLbf78fYAhUO2qQKHaTAChsQuwUIMzAC#v=onepage&q=lorenzo%20braccesi%20ancona&f=false questa pagina]. ISBN 9788882651213.</ref>.
 
==L'ipotesi riduzionista==
Nei primi anni del XXI secolo, finalmente fu effettuato uno studio complessivo sulla necropoli anconitana del IV-I secolo a.C., che ha prodotto alcune pubblicazioni, fondamentali per conoscere le caratteristiche e le usanze della popolazione dell'epoca. Lo studio permette di ricostruire anche gli intensi contatti di Ancona con l'oriente mediterraneo. L'autore di queste ricerche è stato lodato per la sua ricerca approfondita e dettagliata, ed anche per l'accento posto sulla multiculturalità dell'Ancona greca, descritta nei capitoli "[[#Multietnicità|Multietnicità]]" e "[[#I rapporti con i Galli Senoni e con i Piceni|I rapporti con i Galli Senoni e con i Piceni]]". Ha però ricevuto anche delle critiche per le sue conclusioni, in cui sostiene che la colonizzazione siracusana di Ancona sia stato un evento effimero e di scarse conseguenze.
 
Egli, infatti, spiega le ricche testimonianze greche del II e del I secolo a.C. come espressione del desiderio della classe dominante di rivendicare una specificità culturale greca proprio nel momento della progressiva romanizzazione della città. Lo studioso spiega con la volontà di "ellenizzare" le proprie usanze una serie di dati archeologici: l'uso del [[greco antico|greco]] nelle [[stele|stele funerarie]], l'emissione di una moneta con legenda in greco ed infine la presenza nella necropoli di una messe di reperti che testimoniano intensi contatti con il mondo greco, che non trova confronto in altre città al di fuori della [[Magna Grecia]].
 
Nei suoi testi, notando la scarsità di testimonianze relative al IV e III secolo, parla della grecità di Ancona come di "un caso di tradizione inventata" e descrive l'Ancona del II e I secolo a.C. come una città di cultura fondamentalmente italica, con una componente greca che viene enfatizzata nel periodo in cui la potenza romana si sta affermando nel versante adriatico. La componente greca è ritenuta non legata alla fondazione siracusana, la cui realtà viene descritta come appannata e poco convincente<ref>Fabio Colivicchi, ''La necropoli di Ancona (4.-1. sec. a.C.): una comunità italica fra ellenismo e romanizzazione'', Loffredo, 2002 (Volume 7 di Quaderni di Ostrakà). Fabio Colivicchi, ''Hellenism and Romanisation at Ancona. a case of "invented tradition"'', in ''Journal of Roman Archeology'', 21, 2008 (pagine 31-46). Fabio Colivicchi, ''Dal pallium alla toga: Ancona tra ellenismo e romanizzazione'', in ''Ostraka'' (Per it. 123)</ref>.
 
Questa posizione riduzionista è legata alla necessità, condivisa da tutti gli studiosi, di superare le tante incertezze relative alla fase greca di Ancona. Cionondimeno è stata anche criticata per la sua unilateralità e per la posizione eccessivamente scettica e pessimistica nei confronti della grecità anconitana; inoltre viene rilevata la mancanza di cautela nel trarre conclusioni che smentiscono la tradizione secolare rappresentata ''in primis'' da Strabone, Pseudo-Scilace, Catullo e Giovenale. Si ricorda infine che l'''[[Affirmanti incumbit probatio|onus probandi incumbit ei qui dicit]]'' (è compito di chi accusa portare le prove delle proprie affermazioni), ossia la mancanza di prove positive che sostengano l'ipotesi riduzionista, basata fondamentalmente sulla scarsità di dati relativi alla necropoli del IV e del III secolo, che potrebbe essere spiegata in altro modo: cancellazione delle testimonianze a causa dello sviluppo urbano antico, ricerche archeologiche non sistematiche e legate solo all'occasionalità, localizzazione sul Montagnolo della colonia<ref>Per l'apprezzamento del lavoro svolto dal dott. Colivicchi e per le critiche alle sue conclusioni, si veda: Sergio Sconocchia, ''Ancona greca nelle fonti antiche'', in Autori vari: ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015. ISBN 9788869740039.</ref>.
 
Inoltre, altri storici ricordano che se nell'Ancona del II e I secolo esisteva davvero una tendenza ad enfatizzare la propria grecità, il fatto può essere spiegato più semplicemente come coscienza delle proprie origini, piuttosto che come esaltazione o invenzione di una tradizione inconsistente<ref>Opinione di Gianfranco Paci, riportata in ''Ancona greca nelle fonti antiche'', in Autori vari: ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015. ISBN 9788869740039.</ref>.
 
== Celebrazione dei 2400 anni dalla fondazione ==
Nel 2013 si sono celebrati i 2400 anni dalla fondazione greca di Ancona con una serie di iniziative, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica. Il 4 maggio (festa del patrono [[Ciriaco di Gerusalemme|San Ciriaco]]) un gruppo di attori ha rievocato il rito di fondazione della città; lo spettacolo è stato accompagnato da un concerto e da una festa aperta alla cittadinanza<ref>[http://www.anconatoday.it/eventi/fesetggiamenti-2400-anni-ancona-4-maggio-2013.html Festeggiamenti per i 2400 anni di Ancona]</ref>. Anche [[papa Francesco]] ha rivolto alla città un augurio e una benedizione particolare per l'importante anniversario<ref>Vedi [http://www.etvmarche.it/2013/05/04/ancona-festeggia-i-2400-anni-e-aggiunge-un-nuovo-patrono/ questa pagina].</ref>.
 
Inoltre, sino alla fine del 2013 si sono tenute conferenze dedicate alla grecità di Ancona<ref>
*27 marzo 2013: Tavola rotonda con la Soprintendenza per i beni archeologici delle Marche, a cura dell'Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere ed Arti (''La fondazione di Ancona''); vedi [http://www.vivereancona.it/2013/03/26/al-museo-per-i-2400-anni-della-fondazione-greca-di-ancona/399392/ Al museo per i 2400 anni della fondazione greca di Ancona].
*11 aprile 2013: ''Ancona 2400 anni: cosa dice l'archeologia?'' Relatrice la prof.ssa Stefania Sebastiani. Vedi la [http://www.italianostra.org/ancona-2400-anni-cosa-ci-dice-l%E2%80%99archeologia/ locandina dell'evento].
*28 giugno 2013: Incontro con la grande Storia, con il prof. Luciano Canfora (''La democrazia ateniese'') - introduce il prof. Giorgio Petetti (''La fondazione di Ancona''); vedi [http://www.mlmagazine.it/con-luciano-canfora-si-parla-della-fondazione-di-ancona-e-della-democrazia-venerdi-28/ Incontro con la grande Storia.].
</ref> e sono stati pubblicati gli ultimi studi sull'argomento<ref>Autori vari: ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015 ISBN 9788869740039.</ref>.
 
Il Comune ha organizzato infine una serie di visite guidate volte a favorire la conoscenza delle testimonianze archeologiche risalenti al periodo greco di Ancona; per l'occasione è stata riaperta la terrazza del Museo archeologico, da cui si è potuta ammirare la morfologia della costa che è all'origine del nome ''Ankòn''; inoltre, finalmente la cittadinanza ha avuto accesso alla zona archeologica del [[#Il tempio di Afrodite|tempio di Afrodite]], al di sotto del Duomo, che era chiusa al pubblico da decenni. I due luoghi sono stati chiusi nuovamente al termine delle celebrazioni<ref>Le visite sono state organizzate dal dottor Sergio Sparapani, del Settore Beni e Attività Culturali del Comune, con consulenza di Giorgio Petetti. Vedi il volantino dell'iniziativa (Itinerari alla scoperta di Ancona) edito nel 2013, e il sito della Regione Marche: [http://www.marche.istruzione.it/news/2013/042013/allegati/Ancona2400_visiteguidate.pdf Per i 2400 anni dalla fondazione].</ref>.
 
==Ancona greca nella letteratura==
Il periodo greco di Ancona è rievocato in alcuni romanzi. Se ne segnalano due:
*''Anarchici e siluri'', della scrittrice [[Joyce Lussu]], in cui il noto naturalista anconitano [[Luigi Paolucci]] narra la [[Ancona#Gli specchi ustori|leggenda degli specchi ustori]], che lega Ancona a Siracusa e al grande scienziato [[Archimede]]<ref>Joyce Lussu, ''Sherlock Holmes, anarchici e siluri'', Robin Edizioni IT, 2000 (pagine 95-96). ISBN 9788886312561. Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=6L7VBZSHXTQC&dq=anarchici+e+siluri+archimede&hl=it&source=gbs_navlinks_s questa pagina]</ref>,
*''[[Il tiranno]]'', [[romanzo storico]] dello storico e scrittore [[Valerio Massimo Manfredi]], in cui si descrive la vita animata dell'[[agorà]] di Ankòn, immaginata come luogo di esilio di [[Filisto]], fratello di [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio il grande]]<ref>Valerio Massimo Manfredi, ''Il tiranno'', Edizioni Mondadori, 2010. ISBN 9788852010651. Consultabile su [[Google Libri]] a [https://books.google.it/books?id=TXWqWtWRsqUC&printsec=frontcover&dq=valerio+massimo+manfredi+il+tiranno&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwie-4Odm7TYAhXOCuwKHaR4D5EQuwUIKjAA#v=onepage&q=Ancona&f=false questa pagina]</ref>.
 
== Note ==
<references />
 
==Bibliografia==
*Mario Natalucci, ''Ancon dorica'', in ''Ancona attraverso i secoli'' volume I ''Dalle origini alla fine del Quattrocento'', Unione arti grafiche, 1960
*Lorenzo Braccesi, ''Grecità adriatica: un capitolo della colonizzazione greca in Occidente'', Pàtron, 1977;
*[[Lidiano Bacchielli]], ''Domus Veneris quam dorica sustinet Ancona'', in ''Archeologia Classica'' volume XXXVII, 1985 (pagine 106-137) - l'estratto dell'articolo è stato nel pubblicato dall'Erma di Bretschneider nel 1985;
*Maurizio Landolfi, ''Dalle origini alla città del tardo impero'', in ''Ankon l. Una civiltà fra Oriente ed Europa'', Ancona 1992;
*Maurizio Landolfi, ''Ancona'', in Enciclopedia dell'arte antica, Treccani, 1994;
*[[Lidiano Bacchielli]], ''Le origini greche di Ancona, fonti e documentazione archeologica'', in ''La cattedrale di San Ciriaco ad Ancona - rilievo metrico a grande scala...'', edito dall'Accademia marchigiana di scienze lettere ed arti, 1996;
*Alessandra Coppola, ''Ancona e la presenza greca nel Piceno'', in ''Piceni popolo d'Europa'', Roma, De Luca, 1999, ISBN 978-88-8016-355;
*Maurizio Landolfi (a cura di), ''Adriatico tra IV e III sec. a.C'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2000 (capitoli ''Dorica Ancon e problemi connessi'', di Lorenzo Braccesi; ''I Galli e l'Adriatico'', di Maurizio Landolfi). ISBN 9788882651213.
*Lorenzo Braccesi, ''Hellenikos kolpos'', supplemento a ''Grecità adriatica'', L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001 - consultabile a [https://books.google.it/books?id=3yIxtstUzWsC&dq=ancona+ktisis+emporion&hl=it&source=gbs_navlinks_s questa pagina]. ISBN 9788882651534.
*Nicola Bonacasa, Lorenzo Braccesi, E. De Miro, ''La Sicilia dei due Dionisî'' - atti della settimana di studio, Agrigento, 24-28 febbraio 1999, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2002. ISBN 9788882651701;
*Fabio Colivicchi, La necropoli di Ancona (4.-1. sec. a.C.): una comunità italica fra ellenismo e romanizzazione, Loffredo, 2002 (Volume 7 di Quaderni di Ostrakà).
*Benedetta Rossignoli, ''L'Adriatico greco: culti e miti minori'', L'Erma di Bretschneider, 2004, ISBN 9788882652777;
*Mario Luni, ''Ancon-Ancona e la domus Veneris sul colle di San Ciriaco'', in ''San Ciriaco: la cattedrale di Ancona: genesi e sviluppo'', Volume 1°, a cura di Maria Luisa Polichetti, F. Motta Editore, 2003 (pagine 49-93).
*Mario Luni, ''I Greci nel kolpos adriatico - i porti di Ancona e di Numana'', in Lorenzo Braccesi, Mario Luni, ''I Greci in Adriatico'' L'Erma di Bretschneider, 2004, ISBN 9788882652661.
*Autori vari: ''Ancona greca e romana e il suo porto'', a cura di Flavia Emanuelli e Gianfranco Iacobone, dell'Accademia Marchigiana di Scienze, lettere ed arti; edizioni Italic, 2015. Contributi di Sergio Sconocchia, Mario Luni, Fabio Colivicchi, Francesco Prontera, Roberto Rossi, Monica Salvini, Mario Veltri, Mario Pagano, Oscar Mei, Nicoletta Frapiccini, Gaia Pignocchi. ISBN 9788869740039.
 
{{Siracusa greca}}
{{Portale|antica Grecia|Siracusa|Marche|storia d'Italia}}
 
{{Comuni della prefettura di Valona}}
[[Categoria:Ancona]]
{{Municipalità di Konispol}}
[[Categoria:Colonie greche]]
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Colonie di Syrakousai]]
{{Portale|Albania}}
[[Categoria:Storia di Siracusa in epoca greca]]
[[Categoria:StoriaComuni della prefettura di AnconaValona]]
[[Categoria:Storia delle Marche]]