Claudio Gioè e Boezio di Dacia: differenze tra le pagine
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{{S|filosofi danesi}}
{{Bio
|Nome =
|Cognome =
|PreData = [[Lingua latina|lat.]]: ''Boëthius de Dacia''
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|LuogoNascitaAlt = o [[Svezia]]<ref>La maggioranza degli studiosi propende nel ritenere che Boezio fosse danese, ciononostante restano dei dubbi poiché il termine latino ''Dacia'', benché primariamente utilizzato nel [[medioevo]] per indicare la [[Danimarca]], era sovente esteso ad altre regioni scandinave, come la [[Svezia]].</ref>
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[1240]]/[[1245]] circa
|LuogoMorte = Danimarca
|LuogoMorteAlt = [?]
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[1285]]/[[1290]] circa
|
|Attività = filosofo
|Nazionalità =
|PostNazionalità = , uno dei protagonisti della rinascita filosofica del [[XIII secolo]], conosciuto per far parte della scuola [[Averroè|averroista latina]]. Maestro delle arti presso l'[[università di Parigi]], le sue posizioni di stampo averroistico, vennero aspramente criticate negli ambienti ecclesiastici del tempo e alcune proposizioni tratte dai suoi scritti furono ufficialmente condannate nel [[1277]] dal vescovo di Parigi [[Étienne Tempier]] nella famosa quanto discussa lista delle ''Opiniones Damnatæ'' (che conteneva enunciati tratti da [[Aristotele]], [[Averroè]], [[Sigieri di Brabante]] e forse perfino da [[Tommaso d'Aquino|San Tommaso d'Aquino]]). Diversi studiosi moderni tendono tuttavia a ridimensionare la radicalità dell'avverroismo di Boezio, riportandolo su posizioni sostanzialmente più ortodosse<ref>A. Ghisalberti, ''Boezio di Dacia e l'averroismo latino'', in ''Actas del V Congreso Internationál de filosofía medievál'', Editoria Nacionál, Madrid, 1979, pp. 765-773.</ref>
}}
=== L'autonomia della filosofia e la presunta dottrina della doppia verità ===
Come il filosofo del [[XII secolo]] [[Averroè]], anche Boezio si pone la questione del rapporto tra scienza e fede, ossia tra la conoscenza razionale e la rivelazione. Per il filosofo danese, le verità della scienza sono sempre vere, in quanto indagano razionalmente sopra delle realtà immanenti, mettendo in luce primi principi, e ponendoli in relazione alle [[Legge fisica|leggi di natura]], che non possono essere in alcun modo confutate. Nello stesso tempo, anche le realtà della fede sono sempre vere, e, anzi, assumono maggiore importanza, perché rivelate all'uomo per volontà divina mediante la parola contenuta nelle [[Bibbia|Sacre Scritture]]. Ora, la questione della [[doppia verità]] si era risolta in Averroè con la supremazia della verità speculativa su quella delle Scritture, in ragion del fatto che quest'ultima, pur dicendo il [[Verità|vero]], può essere interpretata variamente, anche e soprattutto in senso [[Allegoria|allegorico]]. Il problema si complica, però, con Boezio. Per il filosofo danese è di fondamentale importanza il riconoscimento della dignità e dell'autonomia della filosofia, che, in quanto disciplina autonoma, si dà da sé delle leggi e procede coerentemente con esse. La filosofia ha delle regole ben precise, e sono proprio queste regole a renderla una scienza distinta e indipendente. Boezio eleva la verità della rivelazione al di sopra delle scienze e, nello stesso tempo, afferma la validità di queste ultime, limitatamente al proprio campo d'indagine e d'azione, che è la natura. È quindi vero che, limitandosi alle evidenze che si raccolgono attraverso lo studio della natura, non ci sono buoni motivi di credere che il mondo abbia avuto inizio. È però altrettanto vero che, accogliendo, come è doveroso, il dato di fede, questi buoni motivi sopraggiungono. Non c'è alcuna doppia verità: la filosofia ci dice che non si può dimostrare che il mondo abbia avuto inizio attenendosi alle sole evidenze scientifiche; la fede, che è posta su un gradino più alto e non giudica solo mediante le leggi della natura, ci dice invece che l'inizio del mondo c'è stato. Lo statuto epistemologico tra scienze positive e teologie si distingue dall’oggetto indagato senza entrare in conflitto, in quanto si occupano dello stesso indagandolo da punti di vista diversi e senza arrivare a uno sdoppiamento della verità, come per anni si è ritenuto.
==Opere==
*''Modi significandi sive Quæstiones super Priscianum majorem''<ref>Goffredo de Fontaines ne redasse un'[[epitome]]: ''Godfrey of Fontaine's abridgement of Boethius of Dacias Modi significandi, sive Quaestiones super Priscianum maiorem'', edizione, traduzione inglese ed introduzione di A. Charlene Senape McDermott, Amsterdam, Benjamins, 1980.</ref>.
*''Quæstiones de generatione et corruptione''.
*''Quæstiones super libros physicorum''.
*''Quæstiones super librum topicorum''.
*''Opuscula'':
**''De summo bono sive de vita philosophi''.
**''De somniis''.
**''De æternitate mundi''.
==
▲== Note ==
<references/>
==Bibliografia==
* Sten Ebbesen: ''The Paris Arts Faculty: Siger of Brabant, Boethius of Dacia, Radulphus Brito.'' In: John Marenbon (a cura di), ''Medieval Philosophy''. Routledge, Londra e New York 1998, pp. 269–290.
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[[Categoria:Scolastici]]
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