Campo di concentramento di Mauthausen e Chiesa di San Michele Arcangelo (Rezzoaglio): differenze tra le pagine

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{{Edificio religioso
{{Coord|48|15|32|N|14|30|04|E|region:AT-4_type:landmark|display=title}}
|Nome = Chiesa di San Michele Arcangelo
[[File:KZ Mauthausen.jpg|thumb|right|330px|Il 5 maggio 1945 i carri dell'11ª Divisione corazzata USA entrano nel campo di concentramento di Mauthausen dalla "Porta mongola".]]
|Immagine = Rezzoaglio-chiesa san michele-facciata3.jpg
'''Mauthausen''' (dall'estate [[1940]], '''Mauthausen-Gusen''') è il nome del tristemente famoso lager di sterminio nazista, situato in cima alle colline dell'Oberdonau, sopra la piccola cittadina di [[Mauthausen]], in [[Alta Austria]], a circa 20 chilometri ad est di [[Linz]].
|Larghezza =
Mauthausen era lo «''Stamm Lager''», «''Campo Madre''» di un gruppo di quarantanove [[campo di concentramento|campi e sottocampi di concentramento]] [[Germania nazista|nazisti]] satelliti, sparsi in tutta l'Austria. In questo complesso vi era reclusa, in condizioni di vita indescrivibili, la manodopera-schiava che era stata in primis deportata a Mauthausen e da lì selezionata per il lavoro forzato nel campo principale e in quello dei 49 «''Kommandos''».
|Didascalia =
== Storia ==
|SiglaStato = ITA
{{quote|Fortezza... Contemporaneamente fortino e acropoli, muraglie gigantesche. Granito e cemento armato dominanti il Danubio: strani speroni coperti da cappelli cinesi; fili spinati e porcellana intreccianti un'insuperabile rete elettrica di protezione. Sì! La più formidabile cittadella costruita sulla Terra dal Medio Evo. Mauthausen. Mauthausen in Austria. Mauthausen dai 155.000 morti.|Christian Bernadac, ''I 186 gradini - Mauthausen'', pag.18, op.cit.}}
|Regione = [[Liguria]]
[[File:Gusen Forni crematori.JPG|thumb|right|250px|MEMORIAL CREMATORIUM KZ GUSEN - Mauthausen (Arch. Renzo Piano): il forno crematorio all'interno.]]
|Città = [[Rezzoaglio]]
[[File:Bundesarchiv Bild 192-051, KZ Mauthausen, sowjetische Kriegsgefangene.jpg|thumb|right|250px|Ottobre 1941: Adunata all'appello dei prigionieri di guerra russi sull'appellplatz del campo di Mauthausen.]]
|Religione = [[Chiesa cattolica romana|Cattolica]]
Durante la [[Prima Guerra Mondiale]] (1914-1918) gli Austriaci aprirono un primo campo di concentramento per prigionieri di guerra a est di Mauthausen per lo sfruttamento della cava '''Wiener-Graben''' o granito viennese usato per pavimentare le strade di Vienna. In esso, Russi, Serbi e moltissimi Italiani, raggiunsero la ragguardevole cifra di 40.000 internati e circa 9000 di loro vi persero la vita, tra cui 1759 prigionieri militari italiani che vi morirono di fame e stenti. Un Cimitero di Guerra Internazionale esiste alla loro memoria.
|DedicatoA = [[Michele Arcangelo]]
|AnnoConsacr = [[1930]]
|Architetto =
|InizioCostr = ante [[XVI secolo]]
|StileArchitett =
|FineCostr = [[1929]]
|Demolizione =
|Sito = [http://www.pmap.it/parrocchiemap/consultazione/parrocchie/mappa.jsp?icsc=3520015]
}}
La '''chiesa di [[Arcangelo Michele|San Michele Arcangelo]]''' è un [[Chiesa (architettura)|luogo di culto]] [[Chiesa cattolica|cattolico]] situato nel comune di [[Rezzoaglio]], nella [[città metropolitana di Genova]]. La chiesa è sede della parrocchia omonima ed [[arciprete|arcipretura]] del vicariato di [[Bobbio]], [[Val Trebbia|Alta Val Trebbia]], Aveto e Oltre Penice della [[diocesi di Piacenza-Bobbio]]<ref>[http://www.pmap.it/parrocchiemap/ricerca_pm.jsp?diocesi=Piacenza+-+Bobbio&tiporicerca=tipo_libera&lay=elenco&denominazione=rezzoaglio ParrocchieMap.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
== Cenni storici e descrizione ==
Il campo principale nazista venne invece aperto l'[[8 agosto]] [[1938]] e fu posto sotto il comando di [[Franz Ziereis]] fino alla liberazione, avvenuta il [[5 maggio]] [[1945]] da parte del 41° Squadrone di ricognizione dell'11ª [[Divisione (militare)|Divisione]] corazzata [[Stati Uniti d'America|statunitense]].
[[File:Rezzoaglio-chiesa san michele-navata centrale2.jpg|thumb|left|La navata centrale]]
In alcuni documenti, tra cui il primo datato al 1303, viene citato quello che alcuni storici presuppongono possa essere stato uno dei primi edifici di culto della zona. Il documento riporta testualmente ''S. Michaelis de Insula Vallis Avanti'', ma più che la progenitrice dell'odierna parrocchiale di San Michele in Rezzoaglio, il testo potrebbe riferirsi ad una chiesetta edificata nell'attuale abitato di Isola o Isolarotonda, termine da cui proprio deriverebbe dall'originario toponimo ''Insula''.
 
Parrocchia dal 1523, fu in questo periodo che la chiesa subì la costruzione della nuova navata centrale e ancora nel 1575 per una rovina della stessa; nel 1720 le venne allungata un'arcata. Nel 1739 un incendio distrusse la canonica e tutti i documenti parrocchiali andarono perduti. L'ultima grande trasformazione dell'edificio risale al 1929 con l'attuale conversione nello stile [[barocco]]. La chiesa venne consacrata il 1º settembre del 1930.
Mauthausen fu costruito con il granito della sottostante cava, una estesa fortezza di pietra in uno stile vagamente orientale, tanto che l'ingresso principale al lager era chiamato dai prigionieri " La Porta mongola". Persino Himmler ai lavori di edificazione del campo, si raccomandò alle maestranze che le pietre fossero unite con "malta calda" per un risultato ottimale: si preoccupò solamente della malta e non dei prigionieri. Il lato del lager che non si riuscì a finire, fu chiuso da un reticolato di filo spinato collegato a corrente elettrica ad alta tensione.
 
L'attiguo e alto campanile in pietra è stato edificato tra il 1769 e il 1825.
Come altri campi di concentramento, Mauthausen venne utilizzato come campo di sterminio da attuarsi attraverso il lavoro forzato e il denutrimento per intellettuali, persone e membri delle diverse classi sociali dei paesi che la [[Germania nazista]] occupò durante la [[seconda guerra mondiale]]. La «Deutsche Erd- und Steinwerke GmbH.», (DEST), una ditta di proprietà delle SS varata da Himmler, gestiva il lavoro forzato delle due cave di pietra di Mauthausen e Gusen, la '''Wiener-Graben''' e la '''Bettlelberg''', ottenute a disposizione già nel 1938 dal proprietario il Comune di Vienna. La manodopera schiava della DEST, produceva la pietra e i materiali da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali e di prestigio nei colossali progetti architettonici della Germania nazista.
 
Tra le opere scultoree conserva dal 1611 una statua raffigurante ''San Terenziano'' precedentemente custodita nell'omonimo oratorio di Rezzoaglio.
Le prime vittime di Mauthausen cominciarono ad essere cremate a Steyr a partire dal 5 settembre del 1938 e la prassi continuò fino al 5 maggio 1940 quando il primo dei tre forni crematori montati nel campo fu operante. Questo forno ad una muffola fu installato dalla ditta '''Kori''' di Berlino, sempre nel 1940; l'altro forno a doppia muffola fu installato successivamente nel 1941, dalla [[J.A. Topf und Söhne]], una ditta tedesca con sede ad Erfurt, specializzata nella costruzione di sistemi di combustione e fornitrice di forni crematori ai maggiori lager nazisti. Questa società si specializzò così bene in questo settore che nel 1942 richiese un brevetto "''per un forno di cremazione di massa e continua di corpi''" (Dati provenienti dal "''Luogo della Memoria''" istituito nel 2003 ad Erfurt nell'ex Amministrazione della ''Società Topf & Figli'').
 
== Dipendenze ==
Mauthausen cominciò a funzionare come "Fabbrica della Morte" con un crescendo che porterà in pochi anni alla vertiginosa cifra di 127.768 vittime. Un autentico mattatoio umano, dove la morte era comminata in tutte le assai numerose sadiche varianti possibili della metodologia di sterminio usata, veri e propri espedienti di bassa macelleria. Doveva esser fatto continuamente posto per i continui numerosi arrivi di altri condannati a morte, cosicché al deportato non era concesso vivere oltre il limite massimo stabilito di qualche mese. Doveva morire dopo essersi letteralmente consumato, ridotto ad uno scheletro vivente di qualche decina di kg di peso, dopo aver dato cioè, ogni vigore e tutte le energie fisiche allo sfibrante lavoro schiavo per il Terzo Reich.
Dalla parrocchia di Rezzoaglio dipende l'oratorio di San Lorenzo a [[Villa Cella]].
 
Nel sistema di sfruttamento - annientamento nulla era lasciato al caso.
I forni crematori del campo avevano una bocca molto piccola, dimensionata per ingoiare le sagome lunghe e affilate dei cadaveri delle vittime: detratto lo spessore della barella sulle carrucole, usata per introdurre i corpi, lo spazio restante della bocca era davvero assai esiguo. Oggi stupisce vedere forni così piccoli ma l'ingegneria nazista li progettò con la massima economia possibile, per entrare in funzione nell'ultimo atto della distruzione del prigioniero, quando ormai era ridotto ad un larvato corpo da incenerire, dalle ristrette dimensioni, quando cioè, era diventato "maturo" per il crematorio. Ciò consentiva una riduzione della dimensione dei forni, mirata a un grande risparmio sulle spese di costruzione, di gestione e sul combustibile di alimentazione. A scovare i "maturi" per il forno tra le file di infelici, provvedevano le continue e costanti selezioni ed ispezioni e una volta individuatili, venivano immediatamente uccisi con iniezioni letali al cuore o avviati al gas o eliminati con uno dei tanti modi in uso al lager. Al comandante del Lager Franz Ziereis piaceva accogliere i nuovi deportati sulla porta dell'inferno con questo laconico discorso: "Qui esiste solo l'entrata; l'unica uscita è dal camino del forno crematorio..."
 
Lo stesso comandante del campo, quando suo figlio compì 18 anni, gli regalò una pistola, poi mise in fila una ventina di prigionieri e ordinò al figlio a fare tiro a segno sui poveri malcapitati, abbattendoli. (come da confessione del figlio alla cattura e ferimento del comandante Ziereis da parte degli Alleati).
 
Il dottore del campo usava eliminare i prigionieri inabili con iniezioni a base di [[benzina]], fenolo o altri derivati. A volte, d'inverno, con temperature di -10&nbsp;°C ed oltre, i prigionieri venivano lasciati nudi, all'aperto tutta la notte, continuamente irrorati con idranti d'acqua gelata. Erano massacri chiamati “Totbadeaktionen”, bagni di morte. Si dovevano eliminare le eccedenze che non trovavano posto nel campo. Si vedevano detenuti trasformati in statue di ghiaccio. Inoltre guardie ubriache si "divertivano" a finire i prigionieri con spranghe di ferro o asce. La mattina delle migliaia iniziali ne restavano assai pochi in vita.
 
Nel 1940 viene aperto il Kommando di Gusen I a 5&nbsp;km di distanza, a cui seguirono Gusen II e Gusen III. Un lungo elenco di altre bolge tristemente note, Melk, Ebensee, Linz (I-II-III), Mödling, Loiblpass ecc. verranno aperte di lì a poco.
 
Nel 1942 da Mauthausen furono inviati a Berlino cinquantadue chili di oro odontoiatrico strappato dalle bocche delle sue vittime.
 
Fino alla prima metà del 1943, Mauthausen rimase quasi esclusivamente un centro dove gli internati venivano sfruttati nelle sole imprese possedute e amministrate dalle SS; dopo di tale periodo e sotto la pressione esterna di Albert Speer, il Ministro per gli Armamenti che aveva visitato Mauthausen e si era rivolto ad Himmler invitandolo "''ad un uso più ragionevole dei prigionieri''", che parte dei deportati venne impiegata anche per lo sforzo bellico nei maggiori centri industriali austriaci.
Mauthausen fu l'unico campo di concentramento<ref>La suddivisione in ''Lagerstufe'' riguarda esclusivamente i [[campo di concentramento|campi di concentramento]] e non i [[campo di sterminio|campi di sterminio]] nei quali, ovviamente, le condizioni erano ancor peggiori non essendovi alcuna possibilità, pur labile, di sopravvivenza.</ref> classificato '''''Lagerstufe III''''' («Lager di III livello») destinato, secondo una circolare inviata il [[2 gennaio]] [[1941]] da [[Reinhard Heydrich]] ai ''lager'' dipendenti, a «detenuti contro i quali sono state mosse gravi accuse, in particolare coloro che abbiano subito condanne penali e nel contempo debbano considerarsi asociali cioè virtualmente impossibili da rieducare [...]». Di conseguenza tutti i deportati che giungevano a Mauthausen erano trattati come soggetti irrecuperabili, da distruggere psico-fisicamente. Dopo una prima selezione, gli inabili al lavoro normalmente erano sottoposti al «trattamento speciale», erano cioè, destinati al gas con l'immissione diretta al crematorio. I rimanenti subivano, oltre l'espropriazione dei beni, la rasatura totale a zero, una doccia, il tatuaggio del numero e ricoperti di stracci finivano immediatamente rinchiusi nei famigerati «blocchi di quarantena». Questi blocchi erano ideati al fine di disumanizzare e quindi iniziare subito la distruzione fisica e psichica dell'individuo con percosse e torture mentali. Con il processo di spersonalizzazione il prigioniero cessava di essere un uomo e di avere un nome, per diventare semplicemente uno «stücke», un «pezzo», confuso tra decine e decine di migliaia di «pezzi» dalla durata di vita labilissima, identificato unicamente dal suo numero tatuato. Il deportato, ridotto nella peggiore schiavitù, era pronto a prendere il posto lasciato dall'infelice annientato prima di lui, nel sistema del ricambio continuo di manodopera. A sua volta era avviato allo sterminio per sfinimento fisico tramite denutrizione associata al massacrante lavoro forzato, così giovevole invece all'economia del Reich; quando poi non cadeva prima, ucciso dalla violenza spietata e sadica del lager, scatenata dalla concezione nazista di padronanza assoluta sulla vita dell'uomo, meritevole di morte perché considerato di razza inferiore, oppositore politico, diverso, un asociale o di «vita indegna» di essere vissuta. La pena per la disubbidienza o il sabotaggio era la morte lenta e dolorosa.<ref>United States Chief Counsel for the Prosecution of Axis Criminality, Nazi Conspiracy and Aggression, Volume III. Washington, DC: United States Government Printing Office, 1946, Documento 1063-A-PS, pp. 775-76. Una copia del documento, in inglese, è disponibile a quest'indirizzo [http://germanhistorydocs.ghi-dc.org/pdf/eng/English19_new.pdf]</ref>
 
Fino all'inizio del [[1940]] la maggior parte degli internati erano rappresentati da [[Socialismo|socialisti]], [[Omosessualità|omosessuali]] e [[rom (popolo)|rom]] tedeschi; però a partire da quella data iniziarono ad essere trasferiti a Mauthausen-Gusen anche un gran numero di [[Polonia|polacchi]], essenzialmente artisti, scienziati, esponenti dello [[scautismo]], insegnanti e professori universitari.
 
Tra l'estate 1940 e la fine 1941 più di 7.000 [[Guerra civile spagnola|Repubblicani spagnoli]] vennero trasferiti dai campi destinati ai prigionieri di guerra.
 
Alla fine del [[1941]] fu invece la volta dei prigionieri di guerra [[Unione Sovietica|sovietici]]: il primo gruppo venne immediatamente soppresso nelle [[Camera a gas|camere]] a gas appena installate. Precedentemente, e fino al 1944, i prigionieri venivano trasferiti al [[Castello di Hartheim]], un centro della [[Aktion T4]] per lo sterminio degli inabili e disabili aperto il 1° settembre [[1939]] con annessa camera a gas e crematorio. Qui circa 5000 prigionieri di Mauthausen/Gusen vi trovarono la morte; molti furono usati come cavie umane per infami esperimenti chirurgici nella sala operatoria del Castello. Nessuno sopravvisse per descriverne l'orrore. Ai prigionieri, che vi venivano inviati, si diceva che andavano in "Sanatorio".
 
Nel [[1944]] giunsero un gran numero di [[ebrei]] [[Ungheria|ungheresi]] e [[Paesi Bassi|olandesi]], molti dei quali morirono ben presto a causa del duro lavoro e delle pessime condizioni di vita, oppure ancora perché costretti a gettarsi dai dirupi delle cave di Mauthausen (soprannominati ''il muro dei paracadutisti'' - vedi ''[[I 186 gradini - Mauthausen]]'' - dalle guardie delle [[Schutzstaffel|SS]]).
 
Durante gli ultimi mesi della [[seconda guerra mondiale]] più di 20.000 prigionieri provenienti dagli altri [[campo di concentramento|campi di concentramento]] evacuati vennero trasferiti nel complesso di Mauthausen.
 
== La liberazione ==
 
Nel mese di aprile '45 le SS iniziano il temuto sterminio totale dei prigionieri: in quello spaventoso aprile nonostante il fronte vicinissimo, le SS continuano imperterrite a gasare a più non posso; i camini dei crematori fumano giorno e notte. La capienza della camera a gas però è troppo piccola per far fronte ad uno sterminio di massa e i centri di sterminio esterni come Hartheim non sono più utilizzabili perchè sono stati distrutti; si vocifera di far rinchiudere i deportati nelle gallerie di Ebensee e farle poi saltare con la dinamite.
 
Il 6-7 maggio i prigionieri notano che i crematori sono spenti e a posto delle SS sulle garritte vi sono baffuti poliziotti della gendarmeria locale, non certo pericolosi come le SS che intanto si sono date alla fuga.
 
Finalmente il lager di Mauthausen l'8 maggio 1945 viene raggiunto dalle truppe americane. Fu l'ultimo dei grandi campi nazisti ad essere liberato. I liberatori e i loro mezzi corazzati entrano dalla Porta mongola accolti con ovazioni indicibili; la parola "Americani" viene urlata in tutte le lingue del campo.
 
Larghi squarci sono aperti sul reticolato dei fili spinati oramai senza più corrente elettrica e i deportati escono finalmente liberi, a cercare cibo, parenti o amici nel vicino lager di Gusen o a farsi un bagno nel sottostante Danubio. Si organizza con grande fervore la prima minestra nelle cucine del campo, la prima zuppa da uomini liberi, saporita, densa e superlativa tanto da sembrare una resurrezione. Nonostante i prigionieri siano ridotti in condizioni fisiche estreme, sono immensamente felici. Si formano squadre di prigionieri armate a cercare le SS fuggitive.
 
Brutta sorte ebbero alcune guardie SS che, dopo la liberazione alleata, avevano cercato di fuggire, alcune distruggendo prima le prove dei loro crimini. Molte furono furono catturate dai prigionieri e riportate al lager dove furono linciate dalla popolazione del campo inferocita; il Pappalettera racconta che di alcuni di loro non rimase che una traccia fisonomica sul terreno. Per loro furono riaccesi i forni crematori e criminali, tra cui "''il Negro''" che uccideva i prigionieri fischiettando, passarono anche loro per il camino. Si dice che alcune guardie furono gettate vive nei forni.
 
Dopo la liberazione alleata il controllo del campo passò quasi subito dalle mani statunitensi a quelle sovietiche (l'[[Austria]] sarà infatti divisa in sfere d'influenza, analogamente alla [[Germania]], fino al 1955) che ne fecero per un breve periodo anche una caserma prima di riconsegnarlo alle autorità austriache, il [[20 giugno]] [[1947]], dietro la garanzia di farne un luogo di commemorazione. Dal 1949 il campo divenne quindi "Monumento pubblico di Mauthausen", sorsero i primi monumenti commemorativi e fu reso accessibile al pubblico.<ref>[http://www.mauthausen-memorial.at/int/it/index.php?id=16 ''Il Memoriale''], Mauthausen memorial</ref>
 
=== La "Scala della morte" e il "Muro dei paracadutisti" ===
{{vedi anche|I 186 gradini - Mauthausen}}
[[File:Bundesarchiv Bild 192-269, KZ Mauthausen, Häftlinge im Steinbruch.jpg|left|thumb|200px|''La Scala della morte''. Gli internati, nella tipica fila per cinque imposta nei lager, salgono sulla scala, con dei massi caricati sulle spalle, facendo contemporaneamente un passo alla volta tutti insieme, per il necessario equilibrio della schiera sulla ripida scalinata di 186 gradini]]
{{quote|Nell'ultimo tratto della lunga strada tra l'ingresso del campo e i primi gradini della scala che scendeva nel baratro della cava, c'era una discesa assai ripida. Questa, in inverno, era spaventosa perché il terreno gelato assomigliava a una pista di pattinaggio e le suole di legno degli zoccoli, sul ghiaccio, sembravano lamine di pattini. Le numerose scivolate erano drammatiche poiché, nella confusione generale, alcuni perdevano l'equilibrio e cadevano verso sinistra, cioè verso il precipizio, e la voragine della cava li inghottiva dopo una caduta verticale di cinquanta o sessanta metri (quello che era chiamato ironicamente "''Il Muro dei paracadutisti''"); invece, quelli che ''partivano'' in scivolata verso destra, oltrepassavano la ''zona proibita'' e i tiratori scelti aprivano il fuoco su quei ''fuggiaschi''.|Christian Bernadac, ''I 186 gradini - Mauthausen'', pag.10, op.cit.}}
[[File:Bundesarchiv Bild 192-139, KZ Mauthausen, Himmler mit Ziereis im Steinbruch.jpg|thumb|250px|1941: [[Heinrich Himmler]], visita le cave di pietra di Mauthausen, accompagnato da [[Franz Ziereis]] il comandante del campo: anche Himmler volle salire i gradini della "Scala della morte"]]
 
In totale si stima che il numero di prigionieri che transitarono in tutti i sotto-campi sia stato di 335.000, molti dei quali vennero impegnati nel lavoro alle cave di pietra, usate perlopiù come kommandos di punizione verso deportati indisciplinati o "irriducibili".
 
La cava di Mauthausen, la ''Wiener-Graben'', divenne tristemente famosa per la sua ''''Scala della morte'''', una altissima scala che portava in cima alla cava, superando un dislivello di 50-55 metri e raccordandosi alla strada che portava al lager. In questo punto vi era, sulla destra di chi saliva, un vertiginoso abisso formato da una parete liscia di roccia a picco senza alcun alcun parapetto di protezione; era chiamato il ''''Muro dei paracadutisti'''' con sarcasmo agghiacciante dagli aguzzini che lì sempre stazionavano, dove i paracadutisti erano gli sventurati di turno che vi venivano precipitati e le pietre che avevano portato fin lassù, il loro ironico "paracadute". Le SS vi gettavano sovente i detenuti che avevano portato sù una pietra, secondo loro, giudicata troppo piccola, di poco peso, ironicamente leggera appunto come un paracadute; questo per le SS era considerato sabotaggio e il "lavativo" soprannominato paracadutista, punibile con la morte.
 
Un giorno, racconta il Pappalettera nel suo libro "''Tu passerai per il camino''", un prigioniero morì bene; si abbracciò ad una SS precipitandosi con lei nel baratro. Da allora le guardie controllarono la salita dei reclusi dall'altro lato.
 
I prigionieri, già esili e denutriti, dovevano trasportare con terrore grossi blocchi di pietra, pesanti fino a 50 chilogrammi con zaini di legno legati alle spalle, sopra i 186 scalini di questa Scala; si organizzavano grosse schiere di deportati caricati di tali massi che salivano in processione la scala un passo alla volta tutti insieme e molto lentamente, una teoria umana quasi immobile che ora ondeggiava a sinistra e poi a destra in un equilibrio precario e assai critico, dove un passo falso voleva dire la morte. Se i primi gradini erano pesanti, gli ultimi erano una tortura infinita.
 
Spesso la scala veniva usata come strumento di sterminio. Si avvertivano le guardie che servivano un certo numero di morti per il crematorio (la mortalità dei campi era tenuta sotto controllo costantemente dal potere centrale a seconda delle esigenze di spazio per nuovi arrivi) e allora le guardie si divertivano a spingere giù i primi prigionieri che avevano raggiunto la sommità dalla scala; quelli cadevano all'indietro con le pietre trasportate colpendo le file di deportati che seguivano e quelli a loro volta le file successive e così via, in un massacro di birilli umani, tra un coro di urla di dolore e rumori di ossa spezzate; la scala, raccontano testimoni, si tingeva di rosso del sangue delle vittime, meritando appieno il titolo di "''Scala della morte''".
 
=== Il campo femminile ===
{{Nota
|titolo= La fuga del "''Blocco 20''"
|contenuto= All'interno del campo erano presenti trenta blocchi ma ce ne fu anche uno speciale, il "''Blocco 20''". Secondo la testimonianza di [[Giuliano Pajetta]], un antifascista italiano, questo blocco era separato dagli altri ed era predisposto per ospitare 500 persone che divennero in un dato momento anche 2000. La maggioranza dei reclusi era di cittadinanza sovietica e viveva in condizioni persino peggiori degli altri internati nel campo. La sopravvivenza era praticamente impossibile: la razione era la metà, i prigionieri non disponevano nemmeno di una scodella e di un cucchiaio ed ''ogni mattina "ammucchiati" al di fuori del muro esterno si vedevano trenta, quaranta cadaveri''. Nella notte tra il 31 gennaio ed il 1 febbraio 1945 un gruppo di paracadutisti russi e slovacchi appena internati si rese conto di ciò e decise quantomeno di tentare una fuga approfittando di un'abbondante nevicata che aveva colpito il campo. I reclusi spalarono la neve accumulandola ai bordi delle mura del blocco, prepararono armi improvvisate usando pezzi di legno e maniglie e sacchetti pieni di pietre e ghiaccio. Intorno alla mezzanotte, al grido ''Urrà'', assalirono le guardie sottraendo anche alcune armi e scavalcarono le mura scappando per le campagne circostanti. Tuttavia le precarie condizioni fisiche impedirono a molti di andare lontano, venendo così ricatturati dai nazisti ed ''ammazzati come cani''.<ref>Giuliano Pajetta, ''Mauthausen'', op.cit., p.20-21</ref><br/>In seguito si è saputo che questa baracca serviva inizialmente come infermeria e che nei primi mesi del 1944 divenne luogo di detenzione prevalentemente degli ufficiali sovietici deportati per essere eliminati o per prigionieri ricatturati dopo tentate evasioni. I deportati qui non erano registrati (né con nome né con numero) e venivano chiamati genericamente ''prigionieri K'' (da ''Kugel'', pallottola, per via della loro prevista condanna a morte per mezzo di colpo di pistola alla nuca, anche se in realtà la maggior parte morì per fame). Il suddetto tentativo di fuga fu seguito da quella che le SS chiameranno la "''Caccia al coniglio del Mühlviertel''" (con la partecipazione della popolazione locale), che durò tre settimane. Evasero circa 500 internati, quasi tutti verranno ricatturati e giustiziati sul posto o morirono di stenti nel tentativo di fuga. Tuttavia oltre una dozzina di loro riuscì a scappare con successo riacquistando la libertà, grazie anche all'aiuto di alcuni coraggiosi contadini delle campagne austriache che offrirono un riparo.<ref>{{en}}[http://en.mauthausen-memorial.at/db/admin/de/show_article.php?aufl=1&carticle=50&fromlist= ''Mühlviertel rabbit chase''], mauthausen-memorial.at</ref><ref>{{en}}[http://en.mauthausen-memorial.at/db/admin/de/show_article.php?carticle=351&topopup=1 ''Block 20''], mauthausen-memorial.at</ref>}}
 
Nel settembre [[1944]] venne aperto anche un campo femminile, con il primo trasporto di donne provenienti da [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]; altri trasporti, con donne e bambini, giunsero a Mauthausen dagli altri campi di [[Ravensbrück]], [[Bergen Belsen]], [[Campo di concentramento di Groß-Rosen|Gross Rosen]], e [[Buchenwald]].
[[File:Mauthausen-barracks.jpg|thumb|left|250px|Appellplatz (Piazzale dell'appello) di Mauthausen. Sullo sfondo la "Porta mongola" e a sinistra il "Bunker" con le prigioni del campo e il crematorio nel sotterraneo.]]
 
Oltre al trasporto delle prigioniere, giunsero a Mauthausen anche diverse guardie donne, delle quali almeno venti servirono nel campo centrale, e altre sessanta nell'intero complesso, e in particolar modo nei sottocampi di [[Hirtenberg]], [[Lenzing]] (il più grande sottocampo in Austria), e [[St. Lambrecht]]. Il comandante del reparto femminile di Mauthausen fu inizialmente [[Margarete Freinberger]], sostituita poi da [[Jane Bernigau]].
 
Di tutte le guardie donne che servirono a Mauthausen, la maggior parte di loro venne reclutata tra il [[settembre]] e il [[novembre]] [[1944]] dalle città e dai villaggi austriaci; una di esse proveniva da [[Schwertberg]], un piccolo villaggio distante pochi chilometri dal campo di concentramento di Mauthausen: [[Edda Scheer]], che lavorava in una fabbrica a Hirtenberg, venne reclutata forzatamente nel [[settembre]] [[1944]] e inviata a [[Ravensbrück]] per seguire l'addestramento come ''[[Aufseherin]]'': la loro ferocia stupì persino le SS.
 
Poco tempo dopo venne inviata al sottocampo di [[Hirtenberg]] presso [[Vienna]]; ma dopo l'evacuazione delle [[Schutzstaffel|SS]] nell'[[aprile]] del [[1945]], Edda venne destinata a Mauthausen. Dopo la guerra dichiarò, circa il campo di Mauthausen: «Di tanto in tanto [noi] trasportavamo un prigioniero al forno crematorio perché un morto è sempre un morto». Non venne mai punita per i suoi crimini.
 
Secondo alcune fonti anche [[Hildegard Lachert]] servì a Mauthausen.
Diversi sottocampi di Mauthausen includevano, oltre a cave e miniere, anche fabbriche belliche e di assemblaggio dei caccia [[Messerschmitt Me 262]]. I prigionieri venivano costretti a lavorare anche per 12 ore consecutive, fino al totale sfinimento. I sopravvissuti, per mantenere la segretezza sul loro lavoro, venivano trasferiti in altri campi di concentramento oppure uccisi mediante iniezioni letali, per poi essere cremati nei forni.
 
 
Se Dachau era inteso come campo di internamento, Mauthausen era visto dai nazisti come un vero e proprio campo di sterminio e pertanto gli internati potevano avere ai loro occhi solo il privilegio di vivere qualche mese in più, fino a che servivano nelle cave di pietra. Poi, in base a precisi ''programmi'', venivano eliminati e sostituiti da altri in condizioni fisiche migliori. Vi era un continuo ricambio per mantenere la produzione ai più alti livelli possibili, ma per i lavoratori l'unica costante era lo sterminio.
 
La vita nel campo non aveva più nulla di umano e spesso gli internati spinti dalla disperazione, trovavano il coraggio di suicidarsi, andando a toccare i reticolati ad alta tensione del campo: era la morte migliore nel lager, svelta e dolce. Per molti era impossibile resistere psicologicamente ad una situazione di annientamento fisico e morale simile, spesso aggravata dai metodi feroci e sadici delle guardie e dei Kapòs; dandosi la morte il deportato si sottraeva allo sfruttamento degli aguzzini e ad una vita di sofferenze inaudite che comunque avrebbe sempre sfociato in una morte violenta e dolorosa.
 
=== Il "Giuramento di Mauthausen" ===
 
Il 16 maggio 1945, in occasione del rimpatrio del primo contingente di deportati, quello sovietico, si tenne sul piazzale dell'appello una grande manifestazione antinazista, al termine della quale fu approvato il testo di questo appello, noto come il "Giuramento di Mauthausen"
 
{{quote|Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fascismo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l'avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e saluta no tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli.
Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l'imperialismo e contro l'istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzione del mondo su nuove basi di giustizia sociale e nazionale è la sola via per la collaborazione pacifica tra stati e popoli. Dopo aver conseguito l'agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta, vogliamo:
 
conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti;
 
percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti;
 
ricorderemo sempre quanti cruenti sacrifici la conquista di questo nuovo mondo è costata a tutte le nazioni.
Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vogliamo erigere il più bel monumento che si possa dedicare ai soldati caduti per la libertà sulle basi sicure della comunità internazio nale: il mondo degli uomini liberi!
Ci rivolgiamo al mondo intero, gridando: aiutateci in questa opera!
Evviva la solidarietà internazionale!
Evviva la libertà!}}
 
== Metodologie di sterminio ==
[[File:Some of the bodies being removed by German civilians for decent burial at Gusen Concentration Camp, Muhlhausen, near Linz, Austria.jpg|thumb|left|200px|Cadaveri di prigionieri al campo di Gusen, trasportati alle fosse comuni da civili tedeschi obbligati dagli Americani (1945)]]
'''I metodi di sterminio della "Fabbrica della Morte" includevano''':
 
* le impossibili condizioni di vita e del lavoro coattivo nelle cave di pietra e in quello dei sottocampi
* condanne a morire di inedia per fame e sete nei blocchi della morte
* le camere a gas, di Mauthausen, del [[Castello di Hartheim]] e quelle nelle baracche di Gusen
* provocare lo sfracellamento dei portatori di pietre sulla Scala della Morte e nel precipizio della Cava
* colpi d'ascia, o di armi bianche, operati da squadre criminali su folle di deportati
* percosse, frustate, torture, strangolamenti e sbranamenti dai cani delle SS
* soppressione della quasi totalità degli ammalati
* introduzione nei forni crematori di soggetti ancora vivi
* annegamenti forzati in secchi d'acqua o nella fogna già per lievi mancanze
* istigazione al suicidio, specialmente verso la "morte svelta e dolce" sul reticolato ad Alta Tensione
* colpo di rivoltella alla nuca durante false misurazioni dell'altezza dei deportati, chiamati per questo "Prigionieri K" da Kugel "pallottola"
* le camere a gas mobili, mediante un camion con il tubo di scappamento rivolto all'interno del vano posteriore del veicolo che gasava una trentina di vittime lungo i 5&nbsp;km di tragitto tra i crematori di [[Mauthausen]] e [[Gusen]] in andata e ritorno: i trasporti ebbero una frequenza dai 15 ai 47 al giorno, dal 1942 al 1943. Scaricati i cadaveri dei gasati all'arrivo ad uno dei crematori, dove venivano bruciati, si caricavano altri sventurati prigionieri destinati a giungere morti all'altro crematorio. Il comandante del campo Franz Ziereis ammise di aver guidato questo veicolo diverse volte
* idranti gelati in inverno; circa 3.000 internati morirono di [[ipotermia]] dopo che furono costretti nudi a rimanere di notte all'aperto, con temperatura sottozero, irrorati con acqua gelata per diverse ore; erano massacri tipici di Mauthausen chiamati “Totbadeaktionen” (Bagno di morte)
* fucilazioni di massa
* selezioni per le uccisioni dei prigionieri divenuti inabili al lavoro per sfinimento fisico e di testimoni scomodi delle atrocità naziste
* vestiario troppo leggero per le temperature polari invernali; molti detenuti cadevano morti assiderati durante gli interminabili appelli. Era punito chi si imbottiva con giornali o stracci
* esperimenti medici su cavie umane
* la “raccolta dei lamponi”, la farsa macabra di dotare i detenuti di cestini e obbligarli alla raccolta dei lamponi che si trovavano fuori dei reticolati elettrici del campo, ne seguiva la fucilazione da parte delle sentinelle per “tentata fuga” (Test. di R. Camerani dep. Nr 57555 a Mauthausen)
* dissanguamento, diverse centinaia di prigionieri morirono dissanguati dopo che vennero inviati per trasfusioni a soldati tedeschi feriti sul [[Fronte Orientale (Seconda guerra mondiale)|Fronte Orientale]]
* iniezioni letali nel cuore con [[fenolo]], benzina o altre sostanze venefiche
* impiccagioni ed autoimpiccagioni comandate
* sterminio con regime alimentare volutamente ipocalorico e scarso per il pesante lavoro, appositamente studiato per far durare pochi mesi il deportato, per cui, in media, ogni settimana più di 2.000 prigionieri morivano di fame
 
Inoltre le razioni di cibo vennero limitate nel periodo tra il [[1940]] e il [[1942]], con gli internati che raggiunsero il peso medio di 42 chilogrammi. I trattamenti medici erano praticamente inesistenti a causa della politica ufficiale tedesca. Era già precalcolato il guadagno sul lavoro coatto del deportato nei suoi pochi mesi di vita media nel Lager, calcolo del guadagno al netto, decurtato delle spese di mantenimento giornaliero di marchi 1,35 per i deportati di sesso maschile e di marchi 1,22 per il sesso femminile e persino delle spese di cremazione, valutate in marchi 4,50. Il sistema di sterminio serviva a fare posto ad altri condannati, nel ciclo incessante delle morti provocate e dei rimpiazzi con i nuovi arrivi di manodopera fresca.
 
== Vittime ==
 
In totale più di 122.000 persone trovarono la morte durante la [[Seconda guerra mondiale|guerra]] a Mauthausen-Gusen e nei vari sotto-campi del complesso. Prima della fuga, il [[4 maggio]] [[1945]], le [[Schutzstaffel|SS]] tentarono di distruggere le prove dei crimini da loro commessi, e approssimativamente solo 40.000 vittime vennero identificate.
[[File:Mauthausen-tablet.jpg|right|thumb|250px|Lapide all'ingresso del campo di Mauthausen che ricorda le vittime dello sterminio]]
{{q|Il campo di concentramento di Mauthausen dal giugno 1938 al 5 maggio 1945 era situato in questo luogo. Qui e nei suoi sottocampi 130.666 prigionieri vennero orribilmente assassinati dai carnefici nazisti. Le vittime erano così composte:
 
Soldati, funzionari e civili sovietici: 32.180<br/>
Cittadini polacchi: 30.203<br/>
Cittadini ungheresi: 12.923<br/>
Cittadini jugoslavi: 12.870<br/>
Cittadini francesi: 8.203<br/>
Cittadini spagnoli: 6.502<br/>
Cittadini italiani: 5.750<br/>
Cittadini cecoslovacchi: 4.473<br/>
Cittadini greci: 3.700<br/>
Antifascisti tedeschi: 1.500<br/>
Cittadini belgi: 742<br/>
Antifascisti austriaci: 235<br/>
Cittadini olandesi: 1.078<br/>
Cittadini norvegesi:77<br/>
Cittadini americani: 34<br/>
Cittadini lussemburghesi: 19<br/>
Cittadini inglesi: 17<br/>
Cittadini di altre nazioni ed apolidi: 3.160
 
Il campo venne consegnato dall'esercito sovietico al governo federale dell'Austria il 20 giugno 1947|Traduzione dell'iscrizione su una lapide all'ingresso del campo}}
 
== Famosi prigionieri internati a Mauthausen-Gusen ==
[[File:Kazimierkiewicz georg 1 hpk.jpg|thumb|right|250px|'''Häftlings-Personal-Karte''', modello della carta personale dei prigionieri usato nei lager nazisti. Scheda del prigioniero politico polacco numero 382, Jerzy Kaźmierkiewicz - indicato come Georg Kaźmierkiewicz sul documento - deportato a Gusen.]]
[[File:Bundesarchiv Bild 192-061, KZ Mauthausen, Erschossene Häftlinge.jpg|thumb|250px|Prigionieri uccisi]]
* [[Carlo Boscardin]], antifascista italiano, nato a Padova il 21 aprile 1903, morto a Mauthausen l'8 marzo 1945. Il Comune di Padova ha dedicato a lui e al fratello Luigi una scuola e una via: "Fratelli Boscardin".
* [[Luigi Boscardin]], antifascista italiano, nato a Padova il 16 ottobre 1895, morto a Mauthausen il 18 aprile 1945. Il Comune di Padova ha dedicato a lui e al fratello Carlo una scuola e una via: "Fratelli Boscardin".
* [[Filippo Acciarini]], Direttore del quotidiano [[Avanti]] nel [[1943]] ([[Perugia]], [[1888]] - Mauthausen, [[1945]])
* [[Lamberti Sorrentino]], (1899-1993), giornalista storico di fama e amico di Galeazzo Ciano con cui teneva corrispondenze antitedesche, per queste deportato nel 1944 dalla Gestapo a Mauthausen. Scrisse "Sognare a Mauthausen" (1978)
* [[Angelo Antonicelli]], di Massafra (TA), operaio<ref>http://www.venegoni.it/venegoni_sec.pdf</ref>
* [[Gian Luigi Banfi]], architetto italiano
* [[Adelchi Baroncini]], operaio, nato il 4/11/1889 a Conselice (RA). Partigiano nella 7a Brg GAP Gianni Garibaldi. Deportato inizi '44 con moglie e tre figlie. Dislocato a Mauthausen e poi a Gusen, morì nel Castello di Hartheim il 3/1/1945, forse vittima di esperimenti medici. Gli sopravvissero solo due figlie.
* [[Lodovico Barbiano di Belgiojoso]], architetto italiano
* [[Francesco Maltagliati]], antifascista italiano, nato a Cesate (MI) nel 1913, morto il 23/4/1945 a Gusen I. Venne inviato al crematorio ancora vivo come racconta Vincenzo Pappalettera
* [[Roberto Camerani]], antifascista [[italia]]no
* [[Aldo Carpi]], [[pittore]] [[italia]]no, sopravvisse al campo di sterminio e fu l'autore dell'unico diario uscito dal lager nazista, intitolato ''Diario di Gusen''
* [[Piero Caleffi]], [[senatore]], giornalista [[italia]]no (1901-1978), Sottosegretario alla Pubblica Istruzione. Della sua esperienza a Mauthausen scrisse "Si fa presto a dire fame" (1954)
* [[Roberto Carrara]], antifascista italiano (1915-1945)
* [[Carlo Castellani]], calciatore [[italia]]no, al quale è stato poi intitolato lo stadio di [[Empoli]]
* [[Giuseppe Conzato]] Thiene, veneto
* [[Józef Cyrankiewicz]], primo ministro [[Polonia|polacco]] ([[1947]]-[[1952]] e [[1956]]-[[1970]])
* [[Luigi Ercoli]], partigiano delle [[Fiamme Verdi]] Tito Speri
* [[Leopold Figl]], [[Cancellieri dell'Austria|cancelliere]] [[austria]]co ([[1945]]-[[1953]]) e Ministro degli Esteri ([[1953]]-[[1959]])
* [[Armando Gasiani]], di Bologna, contadino e partigiano della 63ª Brigata Bolero, autore del libro 'Nessuno mai ci chiese'<ref>[http://www.linsolito.net/index.php?option=com_content&view=article&id=61:nessuno-mai-ci-chiese&catid=36:saggi&Itemid=65 Nessuno mai ci chiese<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
* [[Ando Gilardi]], partigiano ebreo e [[comunismo|comunista]], nome di battaglia "Ando", sopravvisse al campo di sterminio; giornalista e fotografo [[italia]]no lavorò per la documentazione fotografica del [[processo di Norimberga]], si applicò per la divulgazione delle immagini della Shoah.
* [[Stanislaw Grzesiuk]], poeta [[Polonia|polacco]]
* [[Pietro Iotti]], antifascista e politico italiano
* [[Carlo Lajolo]], astigiano, partigiano, scrittore. Con il suo libro [[Morte alla gola]], diario di deportazione, ha lasciato una traccia indelebile nella memoria dell'olocausto
*[[Gianfranco Maris]], presidente dell'[[Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti|ANED]]
* [[Walter Masetti]], antifascista [[italia]]no
* [[Luigi Massignan]], psichiatra [[italia]]no, direttore dell'Ospedale psichiatrico di Udine e di Padova, libero docente di psichiatria. Ha scritto ''115609 IT, Ricordi di Mauthausen. Ai miei nipoti...'', Cleup, Padova 2001
* [[Luigi Modonesi]], partigiano della brigata Capettini, nome di battaglia "Sparviero", sopravvisse al campo di sterminio e fu vicepresidente ANED sezione di Brescia fino alla morte nel 1996
* [[Gilbert Norman]], agente del [[Special Operations Executive|SOE]]
* [[Antonin Novotny]], presidente della [[Cecoslovacchia]]
* [[Giuseppe Ennio Odino]], partigiano [[italia]]no, presidente dell'[[ANPI|Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI)]] in [[Belgio]], autore dell'autobiografico ''La mia corsa a tappe (Nº 63783 a Mauthausen)'', Le Mani, Genova 2008
* [[Giuliano Pajetta]], antifascista e partigiano italiano. Nel dopoguerra divenne un importante dirigente del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], insieme al fratello [[Giancarlo Pajetta|Giancarlo]].
* [[Vincenzo Pappalettera]], giovane antifascista [[italia]]no, nel [[1966]] ha pubblicato ''Tu passerai per il camino'' circa le torture di Mauthausen
* [[Ferdinand Pascal Lenzi d'Alessandro]], giovane infermiere ebreo sopravvisse anche al trasferimento ad Auschwitz.
* [[Domenico Pertica]] antifascista italiano
* [[Giacomo Poltronieri ]] antifascista e partigiano italiano, operaio alla Breda, deportato in seguito alla attentato alla Casa del Fascio di Sesto San Giovanni del 10 febbraio 1944
* [[Kazimierz Proszynski]], inventore [[Polonia|polacco]]
* [[Raimondo Ricci]], antifascista italiano
* [[Carmelo Salanitro]], antifascista [[italia]]no
* [[Ota Sik]], economista e politico [[Cecoslovacchia|cecoslovacco]]
* [[Stanislaw Staszewski]], poeta e scrittore [[Polonia|polacco]]
* [[Carlo Todros]], giovane ebreo [[italia]]no, sopravvisse al campo di sterminio e si impegnò per il ricordo dell'[[Olocausto]]
* [[Gino Tommasi]], medaglia d'oro al Valor militare, comandante militare partigiano nelle Marche. Morto per gli stenti il 05 maggio 1945.
* [[Ferdinando Valletti]], dirigente dell'[[Alfa Romeo]] e calciatore [[italia]]no, sopravvisse al campo di sterminio condivise la prigionia con Aldo Carpi che aiutò in diverse occasioni e venne da lui citato nel ''Diario di Gusen''
* [[Personaggi legati all'Alloggio Segreto|Peter van Pels]], rifugiato dell'[[Casa di Anna Frank|Alloggio Segreto]], deceduto tre giorni prima della liberazione del campo
* [[Bruno Vasari]], scrittore [[italia]]no, pubblicò il primo libro di memorie di un ex deportato italiano, ''Mauthausen, bivacco della morte'', La Fiaccola, Milano 1945
* [[Alfredo Violante]] è stato un giornalista e antifascista italiano.
* [[Simon Wiesenthal]], cacciatore di criminali di guerra nazisti e autore, nel [[1946]] del libro ''KZ Mauthausen, Bild und Wort'' (''Campo di concentramento di Mauthausen - immagini e parole'')
 
== Lista dei sottocampi ==
[[File:Ebensee concentration camp prisoners 1945.jpg|thumb|250px|Alcuni sopravvissuti del [[Campo di concentramento di Ebensee|sottocampo di Ebensee]], 7 maggio 1945]]
{{div col|cols=4}}
* [[Aflenz]]
* [[Amstetten (Austria)|Amstetten]]
* [[Attnang-Puchheim]]
* [[Bachmaning]]
* [[Bretstein]]
* [[Dippoldsau]]
* [[Ebelsberg]]
* [[Ebensee (sottocampo di Mauthausen)|Ebenesee]]
* [[Eisenerz]]
* [[Enns (città)|Enns]]
* [[Floridsdorf]]
* [[Graz]]
* [[Grein]]
* [[Gross Raming|Groß Raming]]
* [[Gunskirchen]]
* [[Gusen]]
* [[Haidfeld]]
* [[Castello di Harteim]]
* [[Hinterbruch]]
* [[Hirtenberg]]
* [[Hollenstein]]
* [[Jedlsee]]
* [[Klagenfurt]]
* [[Lambach (Austria)|Lambach]]
* [[Leibnitz (Stiria)|Leibnitz]]
* [[Lenzing]]
* [[Lind]]
* [[Linz]]
* [[Loiblpass]]
* [[Lungitz]]
* [[Marialanzendorf]]
* [[Melk (sottocampo di Mauthausen)|Melk]]
* [[Mistelbach an der Zaya]]
* [[Moosbierbaum]]
* [[Passavia]] (Passau)
* [[Peggau]]
* [[Rheydt]]
* [[Ried im Innkreis|Ried]]
* [[Schloss Mittersill|Schloß Mittersill]]
* [[Schönbrunn]]
* [[Schwechat]]
* [[Steyr]]
* [[St. Aegid]]
* [[St. Georgen]]
* [[St. Lambrecht]]
* [[St. Valentin]]
* [[Ternberg]]
* [[Vöcklabrück]]
* [[Deutsch-Wagram|Wagram]]
* [[Wels]]
* [[Weyer]]
* [[Wien]]
* [[Wiener Neudorf]]
* [[Wiener Neustadt]]
* [[Wien-Haidfeld]]
{{div col end}}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* [[Bernard Aldebert]], ''Il campo di sterminio di Gusen II dall orrore della morte al dolore del ricordo'', Selene Edizioni, Milano, 2002
* [[Ludovico Barbiano di Belgioioso]], ''Frammenti di una vita'', [[Rosellina Archinto Editore]], Milano, 1999
* Ludovico Barbiano di Belgioioso, ''Notte, Nebbia - Racconto di Gusen'', [[Ugo Guanda]], Parma, 1996
* [[Christian Bernadac]], ''[[I 186 gradini - Mauthausen]]'', Edizioni Ferni, Ginevra, 1974
* Christian Bernadac, ''[[I giorni senza fine]]'', Edizioni Ferni, Ginevra, 1977
* Anna Bravo - Daniele Jalla, ''Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione italiana 1944-1993'', [[FrancoAngeli]], Milano, 1994
* Ada Buffulini - [[Bruno Vasari]], ''II Revier di Mauthausen. Conversazioni con Giuseppe Calore'', Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1992
* Piero Caleffi, ''Si fa presto a dire fame'', [[Ugo Mursia Editore]], Milano, 1979
* [[Aldo Carpi]], ''Diario di Gusen'', [[Garzanti]], Milano 1973; poi [[Einaudi]], Torino, 1993, 2008 <small>ISBN 9788806177218</small>
* Enea Fergnani, ''Un uomo e tre numeri'', Speroni, Milano, 1945
* [[Rudolf A. Haunschmied]], [[Johann Prinz]], Patrizia Pozzi (cur.), Giuseppe Valota (cur.), ''Getta la pietra! Il Lager di Gusen - Mauthausen'', Mimesis, Milano, 2008 <small>ISBN 9788884837240</small>
* [[Gordon J. Horwitz]], ''All'ombra della morte. La vita quotidiana attorno al campo di Mauthausen'', [[Marsilio Editori]], Venezia, 1994
* Hans Marsálek, ''La storia del campo di concentramento di Mauthausen'', trad. di P. Ferrari, Edizioni del Museo di Mauthausen, Vienna-Linz, 1999
* Ferruccio Maruffi, ''Codice Sirio. I racconti del Lager'', [[Edizioni Piemme]], Casale Monferrato, 1986
* [[Giuseppe Ennio Odino]], ''La mia corsa a tappe (Nº 63783 a Mauthausen)'', Associazione Memoria della Benedicta - Le Mani, Genova, 2008
* [[Giuliano Pajetta]], ''[http://www.deportati.it/static/pdf/libri/pajetta.pdf Mauthausen]'', La Tecnografica, Varese, 1946
* [[Vincenzo Pappalettera]], ''Tu passerai per il camino'', Mursia, Milano, 1965
* [[Natale Pia]], ''La storia di Natale - Da soldato in Russia a prigioniero nel Lager'', Edizioni Joker, 2003-2005-2006
* [[Marisa Ratti]], ''Non mi avrete - Disegni da Mauthausen e Gusen. La testimonianza di Germano Facetti e Lodovico Belgiojoso'', Silvana Editoriale, Milano-La Spezia, 2006
* [[Angelo Signorelli]], ''A Gusen il mio nome e diventato un numero'', ANED Sezione di Sesto San Giovanni e Monza, 1996
* Gino Valenzano, ''L'inferno di Mauthausen'', Stamperia Artistica Nazionale, Torino, 1945
* Manuela Valletti Ghezzi, ''Deportato I 57633: Voglia di non morire'', Boopen, Pozzuoli, [[2008]] <small>ISBN 8862232012</small>
* [[Bruno Vasari]], ''Mauthausen, bivacco della morte'', La Fiaccola, Milano, 1945
 
== Comandanti del campo ==
* ''SS-Hauptsturmführer'' [[Albert Sauer]]
* ''SS-Standartenführer'' [[Franz Ziereis]]
 
== Voci correlate ==
* [[Rezzoaglio]]
* [[Lista dei campi di concentramento nazisti]]
* [[Chiesa (architettura)]]
* [[Diocesi di Piacenza-Bobbio]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=KonzentrationslagerCategory:San Mauthausen-GusenMichele Arcangelo (Rezzoaglio)}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.diocesipiacenzabobbio.org/|Sito della diocesi di Piacenza-Bobbio}}
* [http://www.pixem.it/pixshoah/lager/mauthausen01.htm Approfondimento]
* {{cita web|http://www.valdaveto.net/documento_594.html|Approfondimenti e fonti sul sito Valdaveto.net}}
* [http://www.deportati.it/lager/cronologia_mauthausen.html Fondazione Memoria della Deportazione]
* [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/deportazione/deportazionecampitede1.htm Testimonianza di Ludovico Barbiano di Belgiojoso]
* [http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/Guerraspagna15.htm L'odissea dei deportati spagnoli]
* [http://www.lager.it/mauthausen.html Portale dedicato ai Lager Nazisti www.lager.it]
* {{en}} [http://www.gusen.org KZ Mauthausen-Gusen Info-Pages]
* {{fr}} [http://kz2007.over-blog.com/ Immagini da Mathausen-Gusen - La scala della morte]
 
{{portale|nazismo}}
 
[[Categoria:Campi di concentramento nazisti|Mauthausen-Gusen, Campo di concentramento]]
 
{{Aveto Graveglia Sturla}}
{{Link AdQ|en}}
{{portale|architettura|cattolicesimo|Liguria}}
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{{Link AdQ|he}}
{{Link VdQ|cs}}
 
[[Categoria:Chiese di Rezzoaglio|Michele Arcangelo]]
[[az:Mathauzen həbs düşərgəsi]]
[[Categoria:Chiese dedicate a san Michele Arcangelo|Rezzoaglio]]
[[bg:Маутхаузен (концлагер)]]
[[bs:Koncentracioni logor Mauthausen]]
[[ca:Mauthausen-Gusen]]
[[cs:Koncentrační tábor Mauthausen-Gusen]]
[[da:Mauthausen-Gusen]]
[[de:KZ Mauthausen]]
[[el:Στρατόπεδο συγκέντρωσης Μαουτχάουζεν-Γκούζεν]]
[[en:Mauthausen-Gusen concentration camp]]
[[eo:Koncentrejo Mauthausen-Gusen]]
[[es:Campo de concentración de Mauthausen-Gusen]]
[[eu:Mauthausen-Gusen kontzentrazio-esparrua]]
[[fi:Mauthausen-Gusen]]
[[fr:Mauthausen]]
[[fy:Mauthausen-Gusen]]
[[gl:Campo de concentración de Mauthausen-Gusen]]
[[he:מאוטהאוזן]]
[[ja:マウトハウゼン強制収容所]]
[[lv:Mauthauzenes koncentrācijas nometne]]
[[nl:Mauthausen (concentratiekamp)]]
[[no:Mauthausen-Gusen konsentrasjonsleir]]
[[pl:Mauthausen-Gusen]]
[[pt:Mauthausen]]
[[ru:Маутхаузен (концентрационный лагерь)]]
[[sk:Koncentračný tábor Mauthausen-Gusen]]
[[sq:Kampi i përqëndrimit Mathausen]]
[[sr:Концентрациони логор Маутхаузен-Гусен]]
[[sv:Mauthausen]]
[[uk:Маутгаузен (концентраційний табір)]]
[[yi:מאטהויזען]]
[[zh:茅特豪森-古森集中營]]