Giulio Paolini e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 febbraio 1: differenze tra le pagine

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{{Bio
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|Nome = Giulio
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|Cognome = Paolini
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|Sesso = M
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|LuogoNascita = Genova
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|GiornoMeseNascita = 5 novembre
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|AnnoNascita = 1940
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|Epoca = 1900
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|Attività = artista
|Attività2 = pittore
|Attività3 = scultore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , la cui produzione si inscrive in un ambito di ricerca di [[Arte concettuale|matrice concettuale]]. Vive e lavora a [[Torino]]
}}
 
==Biografia==
 
Dopo l'infanzia trascorsa a [[Bergamo]], nel [[1952]] si trasferisce con la famiglia a [[Torino]]. Frequenta l'Istituto Tecnico Industriale Statale per le Arti Grafiche e Fotografiche, diplomandosi nel [[1959]] nella sezione di [[Grafica]]. Fin da giovane si interessa all'arte, prima frequentando [[museo|musei]] e [[galleria d'arte|gallerie]] e consultando periodici d'arte, poi, verso la fine degli [[anni 1950|anni cinquanta]], sperimentando le prime prove pittoriche. La scoperta della grafica di impronta moderna durante gli studi e la presenza in casa di riviste d'[[architettura]] – il fratello maggiore, [[Cesare Paolini|Cesare]] ([[1937]]-[[1983]]), è architetto – contribuiscono a orientarlo ad una linea di ricerca tesa verso l'azzeramento dell'immagine. Nel [[1960]] realizza la sua opera d'esordio, ''Disegno geometrico'', costituita dalla squadratura a inchiostro della superficie di una [[tela]] dipinta a [[tempera]] bianca. Questo gesto preliminare di qualsiasi rappresentazione rimarrà il punto di “eterno ritorno” dell'universo di pensiero paoliniano: momento topico e istante originario che rivela l'artista a se stesso, rappresenta il fondamento [[Arte concettuale|concettuale]] di tutto il suo lavoro futuro.
 
Nei primi [[anni 1960|anni sessanta]] Paolini sviluppa la propria ricerca focalizzando l'attenzione sui componenti stessi del quadro, sugli strumenti del [[pittore]] e sullo spazio della rappresentazione. Nella sua prima mostra personale, nel [[1964]] a [[Roma]] alla Galleria La Salita diretta da Gian Tommaso Liverani, presenta una serie di pannelli di legno grezzo appoggiati alla parete, che suggeriscono l'idea di una mostra in allestimento. L'esposizione è visitata da [[Carla Lonzi]] e [[Marisa Volpi]], che di lì a poco scriveranno i primi testi critici sul giovane artista. Nel [[1965]] Paolini introduce la [[fotografia]], che gli consente di estendere la propria indagine alla relazione tra autore e opera (''Delfo'', 1965; ''1421965'', 1965). Nello stesso anno, grazie a Carla Lonzi, conosce Luciano Pistoi, titolare della Galleria Notizie a Torino, che lo avvicina a una nuova cerchia di amici e collezionisti e diventa il suo principale mercante fino all'inizio degli [[anni 1970|anni settanta]].
 
Tra il [[1967]] e il [[1972]] il critico [[Germano Celant]] lo invita a partecipare alle mostre sull'[[Arte Povera]], che sanciscono l'associazione del suo nome a questa tendenza. Di fatto, la posizione di Paolini si distingue nettamente dal clima vitalistico e dalla “fenomenologia esistenziale” che distingue le proposizioni degli artisti appoggiati da Celant. Paolini dichiara ripetutamente la sua intima appartenenza alla [[Storia dell'arte|storia dell’arte]] e si identifica in modo programmatico con l'io collettivo degli artisti che lo hanno preceduto. A questo intento, estraneo al panorama militante della fine degli anni sessanta, vanno ricondotte alcune tra le sue opere più note: ''Giovane che guarda Lorenzo Lotto'' (1967), gli “autoritratti” da [[Nicolas Poussin|Poussin]] e da [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] (1968) e i quadri in cui riproduce particolari di dipinti antichi (''L'ultimo quadro di Diego Velázquez'', 1968; ''Lo studio'', 1968). Tra i principali riferimenti paoliniani di questi anni figurano [[Jorge Luis Borges]], cui rende più volte omaggio, e [[Giorgio De Chirico]], dal quale prende in prestito la frase costitutiva del lavoro ''Et.quid.amabo.nisi.quod.ænigma est'' (1969).
 
Gli anni settanta coincidono con i primi riconoscimenti ufficiali: dalle mostre all'estero che lo inscrivono nel circuito delle gallerie d'avanguardia internazionali, alle prime esposizioni nei musei. Nel [[1970]] partecipa alla [[Biennale di Venezia]] con l'opera ''Elegia'' (1969), in cui utilizza per la prima volta un calco in gesso di un soggetto antico: si tratta di un calco dell'occhio del ''David'' di [[Michelangelo]] con un frammento di specchio applicato sulla pupilla. Tra le tematiche di rilievo in questo decennio figura lo sguardo retrospettivo sul proprio lavoro: dalla citazione letterale di dipinti illustri giunge all'autocitazione, proponendo una storicizzazione in prospettiva delle sue opere. Lavori come ''La visione è simmetrica?'' (1972) o ''Teoria delle apparenze'' (1972) alludono all'idea del quadro come contenitore potenziale di tutte le opere passate e future. Nella stessa linea d'intenti si colloca anche il motivo della [[prospettiva]] (''La Doublure'', 1972-73): la visione prospettica disegna uno spazio illusorio, che crea una distanza fondamentale rispetto all'opera. Altro tema indagato con particolare interesse in questo periodo è quello del [[doppio]] e della copia, che trova espressione soprattutto nel gruppo di lavori intitolati ''Mimesi'' (1975-76), costituiti da due calchi in gesso di una statua antica collocati uno di fronte all'altro, a porre in questione il concetto stesso di riproduzione e rappresentazione.
 
Gli [[anni 1980|anni ottanta]] costituiscono il periodo più denso di mostre e retrospettive, accompagnate da importanti pubblicazioni monografiche. Nella prima metà del decennio inizia ad affermarsi una dimensione esplicitamente [[teatro|teatrale]], segnata da lavori e allestimenti articolati nello spazio e contraddistinti da frammentazione e dispersione (''La caduta di Icaro'', 1982; ''Melanconia ermetica'', 1983), nonché dall'introduzione di figure teatrali, quali i ''valets de chambre'' settecenteschi e altre controfigure dell'autore, indumenti e oggetti (''Place des Martyrs'', 1983; ''Trionfo della rappresentazione'', 1984; ''Les instruments de la passion'', 1986). La poetica paoliniana si arricchisce notevolmente di attributi [[letteratura|letterari]] e riferimenti [[mitologia|mitologici]]; il repertorio [[iconografia|iconografico]] si estende fino a includere immagini cosmiche. Negli ultimi anni ottanta la riflessione paoliniana verte principalmente sull'atto stesso dell'esporre. A partire dalla personale al Musée des Beaux-Arts di [[Nantes]] nel [[1987]] il concetto di esposizione si configura progressivamente come “opera delle opere”: gli allestimenti privilegiano una visione associativa e dialogica dei lavori esposti.
 
Nel corso degli [[anni 1990|anni novanta]] l'approfondimento dell'idea di esposizione si declina in altre e nuove modalità: gli allestimenti, sempre più complessi, osservano spesso una tipologia additiva (serialità, giustapposizione), oppure [[centrifuga]] (dispersione o disseminazione a partire da un nucleo centrale) o centripeta (concentrazione e sovrapposizione implosiva). Il luogo dell'esposizione diventa il palcoscenico per eccellenza del “teatro dell'opera”, ossia dell'opera nel suo farsi e disfarsi: il luogo che definisce l'eventualità stessa del suo accadere (''Esposizione universale'', 1992; ''Teatro dell'opera'', 1993; ''Essere o non essere'', 1995). Il compimento dell'opera è peraltro costantemente differito, lasciando lo spettatore in un'attesa perenne: la stessa che l'artista sperimenta sempre da capo al suo tavolo di lavoro, nell'attesa che l'opera si manifesti.
 
Negli [[anni 2000|anni duemila]] acquista particolare rilievo – tanto nelle opere quanto negli scritti – un altro tema particolarmente caro a Paolini: l'identità dell'autore, la sua condizione di spettatore, il suo mancato contatto con l'opera, che sempre lo precede e lo supera.
 
La poetica e la pratica artistica di Paolini si connotano, nel suo complesso, come una meditazione autoriflessiva sulla dimensione dell'arte, sulla sua “classicità” senza tempo e sulla sua prospettiva senza punto di fuga. Attraverso la fotografia, il [[collage (arte)|collage]], il calco in gesso e il [[disegno]] l'intento è sempre di nuovo quello di indagare, con grande rigore concettuale, la natura [[tautologia|tautologica]] e nello stesso tempo “[[metafisica]]” della pratica artistica.
 
==Attività espositiva==
 
A partire dalla prima personale nel [[1964]] a Roma, Paolini ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo. La collaborazione con le gallerie d'[[avanguardia]] italiane degli anni sessanta e settanta (La Salita, [[Roma]]; Galleria Notizie, [[Torino]]; Galleria dell'Ariete, [[Milano]]; Galleria del Leone, [[Venezia]]; La Tartaruga, Roma; [[L'Attico]], Roma; Studio Marconi, Milano; Modern Art Agency, [[Napoli]]) è integrata rapidamente dalla regolare presenza in importanti gallerie straniere (dal [[1971]] Paul Maenz, [[Colonia (Germania)|Colonia]]; dal [[1972]] Sonnabend, [[New York]]; dal [[1973]] Annemarie Verna, [[Zurigo]]; dal [[1976]] Yvon Lambert, [[Parigi]]; dal [[1977]] Lisson Gallery, [[Londra]]). Dagli anni ottanta, Paolini è rappresentato principalmente dalle gallerie Christian Stein, Milano; Massimo Minini, [[Brescia]]; Alfonso Artiaco, Napoli; Yvon Lambert, Parigi e Marian Goodman, New York.
Le grandi antologiche nei musei prendono avvio verso la fine degli anni settanta (Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Parma, [[Parma]], [[1976]]; Städtisches Museum, [[Mönchengladbach]], [[1977]]; Mannheimer Kunstverein, [[Mannheim]], 1977; Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli, [[1978]]; Stedelijk Museum, [[Amsterdam]]/The Museum of Modern Art, [[Oxford]], [[1980]]) per culminare nella seconda metà degli anni ottanta (Le Nouveau Musée, [[Villeurbanne]], [[1984]], itinerante a [[Montréal]], [[Vancouver]] e [[Charleroi]]; Staatsgalerie Stuttgart, [[Stoccarda]], [[1986]]; [[Castello di Rivoli]], Rivoli, 1986; [[Galleria Nazionale d'Arte Moderna]], Roma, [[1988]]; Galleria Comunale d'Arte Moderna, Villa delle Rose, [[Bologna]], [[1990]]). Tra le personali più recenti si distinguono quelle di [[Graz]] (Neue Galerie im Landesmuseum Joanneum, [[1998]]), Torino (Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, [[1999]]), [[Verona]] (Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti, [[2001]]), Milano ([[Fondazione Prada]], [[2003]]), [[Winterthur]] (Kunstmuseum, [[2005]]) e [[Münster]] (Westfälisches Landesmuseum für Kunst und Kulturgeschichte, 2005).
Le mostre collettive, innumerevoli a partire dalla partecipazione al ''Premio Lissone'' nel [[1961]], includono le esposizioni legate all'[[Arte Povera]] (1967-1971, 1984-85, 1997, 2001-02), le principali rassegne internazionali di arte italiana e numerose tra le più significative mostre dedicate agli sviluppi artistici della seconda metà del [[XX secolo]] (a titolo indicativo: ''Vitalità del negativo'', Roma 1970; ''Contemporanea'', Roma 1973; ''Projekt '74'', Colonia 1974; ''Europe in the Seventies'', [[Chicago]] e itinerante negli [[Stati Uniti]] 1977-78; ''Westkunst'', Colonia 1981; '''60-'80: Attitudes/concepts/images'', [[Amsterdam]] 1982; ''An International Survey of Recent Painting and Sculpture'', New York 1984; ''The European Iceberg'', [[Toronto]] 1985; ''Transformations in Sculpture'', New York 1985; ''Bilderstreit'', Colonia 1989; ''1965-1975: Reconsidering the Object of Art'', [[Los Angeles]] 1995; ''The Last Picture Show: Artists Using Photography, 1960-82'', [[Minneapolis]] e itinerante 2003-05). Paolini ha partecipato diverse volte alla [[Documenta]] di [[Kassel]] (1972, 1977, 1982, 1992) e alla [[Biennale di Venezia]] (1970, 1976, 1978, 1980, 1984, 1986, 1993, 1995, 1997).
 
==Collaborazioni teatrali==
 
Nel corso della sua attività Paolini ha realizzato anche diverse [[scenografie teatrali]]: a partire dalle scene e dai costumi per il ''Bruto II'' di [[Vittorio Alfieri]] per la regia di Gualtiero Rizzi nel [[1969]], fino alle collaborazioni con Carlo Quartucci e la Zattera di [[Babele]] negli anni ottanta. Tra i progetti più recenti si distinguono le scene ideate per le ''Valchirie'' (2005) e il ''Parsifal'' (2007) di [[Richard Wagner]] al [[Teatro San Carlo]] a [[Napoli]] per la regia di [[Federico Tiezzi]].
 
== Giulio Paolini nei musei ==
* [[Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci]] di [[Prato]]
* [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea]] di [[Roma]]
* [[Museo d'arte moderna di Bologna|MAMbo - Museo d'arte moderna di Bologna]]
* [[Museo d'arte contemporanea del castello di Rivoli|Museo d'arte contemporanea]] di [[Rivoli]] ([[Provincia di Torino|TO]])
* [[Museo d'arte contemporanea Donnaregina]] (MADRE) di [[Napoli]]
* [[Centro studi e archivio della comunicazione]], [[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]]
 
==Bibliografia==
 
Fin dagli esordi Paolini ha accompagnato la sua produzione con riflessioni scritte e note di commento, considerate come elementi complementari e paralleli all'immagine. La sua prima raccolta di testi, ''Idem'', è pubblicata da [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] nel [[1975]] con un saggio di [[Italo Calvino]]. Tra le raccolte recenti si ricordano: la trilogia ''Lezione di pittura'', ''Black out'' e ''Giro di boa'' edita fra il [[1994]] e il [[1998]] (Exit Edizioni, [[Ravenna]]), ''Quattro passi. Nel museo senza muse'' (Einaudi, Torino 2006), ''Dall'Atlante al Vuoto. In ordine alfabetico'' (Mondadori Electa, Milano 2010) e ''L'autore che credeva di esistere'' (Johan & Levi, Milano 2012). Nel [[1995]] Maddalena Disch ha curato un'edizione integrale degli scritti e delle interviste (''Giulio Paolini: la voce del pittore. Scritti e interviste 1965-1995'', ADV Publishing House, [[Lugano]]).
La prima monografia sull'artista, a cura di [[Germano Celant]], è stata pubblicata nel 1972 a New York presso la Sonnabend Press. Le più significative pubblicazioni dedicate a Giulio Paolini, comprensive di antologie critiche e ricche documentazioni, sono costituite dai volumi realizzati in occasione delle mostre personali di Parma (1976), Ravenna (1985, ''Giulio Paolini. Tutto qui'', Edizioni Essegi, Ravenna), [[Stoccarda]] (1986), Roma (1988), Graz (1998) e Milano (2003). Nel 1990 Francesco Poli ha curato una monografia per le Edizioni Lindau di Torino. Nel 1992 Marco Noire ha pubblicato ''Impressions graphiques. L'opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini'', un catalogo generale delle edizioni grafiche.
Nel 2008 è uscito in due volumi presso l'editore Skira di Milano il Catalogo ragionato delle opere dal 1960 al 1999, curato da Maddalena Disch.
 
==Collegamenti esterni==
 
* {{cita web|http://www.fondazionepaolini.it|Sito ufficiale dell'artista}}
* {{cita web|http://www.arte.rai.it/articoli/giulio-paolini/14623/default.aspx|Giulio Paolini, sul portale RAI Arte}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Biografie|scultura}}
 
[[Categoria:Pittori legati a Genova]]
[[Categoria:Pittori legati a Torino]]
[[Categoria:Scultori legati a Torino]]
[[Categoria:Scultori legati a Genova]]