Storia della Cecoslovacchia e Ghiacciaio Murray: differenze tra le pagine

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{{Ghiacciaio
La '''Storia della Cecoslovacchia''' può essere fatta iniziare con il crollo della [[Monarchia asburgica]] alla fine della [[Prima guerra mondiale]], quando fu creata la nazione indipendente della [[Cecoslovacchia]] (in [[lingua ceca|ceco]]: ''Československo''; in [[lingua slovacca|slovacco]]: ''Česko-Slovensko''), su pressioni, tra gli altri, del [[Presidente degli Stati Uniti|Presidente USA]] [[Woodrow Wilson]]. I [[cechi]] e gli [[slovacchi]] non erano allo stesso livello di sviluppo, la la libertà e le opportunità che trovarono in una Cecoslovacchia indipendente li spinse a cercare di appianare queste differenze. La differenza tra le due culture non fu mai comunque colmata completamente, e la discrepanza fece sentire i suoi effetti durante i 75 anni di unione.
|nomeghiacciaio = Ghiacciaio Murray
|immagine = C71188s5 Ant.Map Cape Adare.jpg
|testo_immagine = Nella parte centrale di questa mappa è possibile osservare il flusso del ghiacciaio Murray.
|sigla_paese = ATA
|regione = [[Terra della Regina Vittoria]]
|provincia = [[Costa di Pennell]]
|catenamontuosa = [[Monti dell'Ammiragliato]]
|latitudine_d = -71.65
|longitudine_d = 170.00
|tipo =
|valle =
|altitudine =
|lunghezza = 37
|superficie =
}}
 
Il '''ghiacciaio Murray''' è un [[ghiacciaio]] lungo circa 37&nbsp;km situato sulla [[costa di Pennell]], nella [[Terra della Regina Vittoria]], in [[Antartide]]. Il ghiacciaio, il cui punto più alto si trova a circa 2.200&nbsp;m [[s.l.m.]], ha origine nella parte centrale dei [[monti dell'Ammiragliato]] e da qui fluisce verso nord-est, scorrendo lungo il versante orientale della [[dorsale Geikie]], fino ad entrare nella [[baia di Robertson]] dopo aver unito il proprio flusso, vicino al suo [[Termine del ghiacciaio|termine]], a quello del [[ghiacciaio Dugdale]], in prossimità dell'[[Isola del Duca di York (Antartide)|isola del Duca di York]].<ref name = "gn6628009">{{cita web|url=http://sws.geonames.org/6638540|titolo=Ghiacciaio Murray|editore= [http://www.geonames.org/about.html GeoNames.Org (cc-by)]| data = 20 gennaio 2008|accesso=29 gennaio 2019}}</ref>
==Storia politica==
===Situazione fino al 1918===
 
== Storia ==
[[Immagine:UngheriaTrianon.jpg|thumb|300px|La creazione della Cecoslovacchia nel 1918 portò al trasferimento al nuovo stato slavo di tutta la così detta ''Alta Ungheria'']]
Il ghiacciaio Murray è stato mappato per la prima volta nel corso della [[Spedizione Southern Cross|spedizione ''Southern Cross'']], nota ufficialmente come "spedizione antartica britannica 1898–1900" e comandata da [[Carsten Borchgrevink]], e battezzato proprio da quest'ultimo in onore di Sir [[John Murray (oceanografo)|John Murray]], della [[Spedizione Challenger|spedizione ''Challenger'']], 1872-76.<ref>{{gnis|type=antarid|10421}}</ref>
 
== Galleria d'immagini ==
La creazione della [[Cecoslovacchia]] nel [[1918]] rappresentò il culmine della lunga battaglia (iniziata nel XIX secolo) dei [[cechi]] contro i governatori [[austria]]ci e degli [[slovacchi]] contro gli [[ungheresi]]. Anche se cechi e slovacchi possiedono lingue simili, alla fine del [[XIX secolo]] la loro situazione si presentava molto differente, a causa dei differenti stati di sviluppo delle regioni |mdash; gli austriaci in [[Boemia]] e [[Moravia]], e gli ungheresi in [[Slovacchia]] |mdash; all'interno dell'[[Austria-Ungheria]] la
Di seguito una serie di immagini del ghiacciaio Murray realizzate nel 1899 dal capitano Borchgrevink e contenute nel libro ''First on the Antarctic continent: Being an account of the British Antarctic expedition, 1898-1900'' dello stesso Borchgrevink:<ref>{{cita libro|url=https://archive.org/details/FirstonAntarcti00Borc|titolo=First on the Antarctic continent: Being an account of the British Antarctic expedition, 1898-1900|anno=1901|nome=Carsten|cognome= Borchgrevink}}</ref>
Boemia era la parte più industrializzata dell'Austria, e la Slovacchia dell'Ungheria, anche se a livelli differenti.
<gallery>
File:Murray-Glacier-ca-1900-Carsten-Borchgrevink2.jpg
File:Murray-Glacier-ca-1900-Carsten-Borchgrevink.jpg
</gallery>
 
== Note ==
La dominazione ungherese, prima, e quella austro-ungarica, poi, avevano visto i territori di quella che nel [[1918]] sarebbe diventata la Slovacchia partecipare a pieno titolo alla vita economica, politica e culturale dell'Europa danubiana e del [[Regno d'Ungheria]] in particolare.
<references />
 
== Voci correlate ==
La nobiltà slovacca, pienamente inserita in quella ungherese, ebbe modo di raggiungere i massimi livelli nella vita del paese.
* [[Ghiacciai dell'Antartide]]
 
{{Portale|geografia|Antartide}}
Grazie all'apporto di tante comunità etnico-linguistiche (ad esempio [[tedeschi]] e [[ungheresi]]), l'Alta Ungheria fu sempre una delle parti più importanti del regno danubiano.
 
[[Categoria:Monti dell'Ammiragliato|Murray, Ghiacciaio]]
[[Presburgo]] ([[Bratislava]]) fu fino agli inizi del [[XIX secolo]] capitale dell'[[Ungheria]].
[[Categoria:Ghiacciai della Terra della Regina Vittoria|Murray, Ghiacciaio]]
 
Nel 1763 le autorità ungheresi istituirono due importanti accademie: una a [[Banská Štiavnica|Selmecbánya]] per le scienze minerarie, divenuta poi di importanza europea (per esempio con l'invenzione - da parte dell'ingegnere minerario [[József Károly Hell]] (1713-1789) della ''machina hydraulica pneumatica'', antenata dell'''airlift'' ancora oggi usata per l'estrazione del petrolio), ed il ''[[Collegium Oeconomicum]]'' - a [[Senec|Szenc]] - per la formazione di ingegneri civili e ragionieri camerali, affidato alla cura degli [[Scolopi]].
 
Nonostante le differenze culturali, gli slovacchi condividevano con i cechi le aspirazioni di indipendenza dallo stato asburgico e pertanto i due popoli si unirono volontariamente. Con il cambiamento del [[XX secolo|secolo]], l'idea di un'entità ceco-slovacca iniziò ad essere avanzata da alcuni capi cechi e slovacchi. Nell'[[anni 1890|ultimo decennio]] del [[XIX secolo]] si intensificarono anche i contatti tra gli intellettuali cechi e quelli slovacchi.
 
Durante la [[prima guerra mondiale]], nel [[1916]], insieme a [[Edvard Beneš]] e [[Milan Rastislav Štefánik|Milan Štefánik]] ([[astronomia|astronomo]] ed eroe di guerra slovacco), [[Tomáš Masaryk]] crearono il Consiglio Nazionale Cecoslovacco. Masaryk negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], Štefánik in [[Francia]] e Beneš in Francia e [[Gran Bretagna]] lavorarono senza sosta per ottenere il riconoscimento degli [[Alleati]]. Quando risultarono impossibili le trattative segrete tra gli Alleati e l'Imperatore austriaco [[Carlo I d'Austria|Carlo I]] (1916-[[1918]]), gli Alleati riconobbero nell'estate del 1918 che il Consiglio Nazionale Cecoslovacco sarebbe stato il principale artefice del futuro governo cecoslovacco.
 
===La prima repubblica (1918-1938)===
[[Immagine:Tomáš G Masaryk1918.jpg|thumb|150px|Tomáš Garrigue Masaryk, primo Presidente della Cecoslovacchia]]
 
L'indipendenza della Cecoslovacchia fu proclamata ufficialmente a [[Praga]] il [[28 ottobre]] [[1918]]. Gli slovacchi si unirono ufficialmente al nuovo stato due giorni dopo nella città di [[Martin (Slovacchia)|Martin]]. Fu adottata una costituzione temporanea e Tomáš Masaryk fu dichiarato Presidente il [[14 novembre]]. Il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint Germain]], firmato nel settembre [[1919]] riconobbe formalmente la nuova repubblica. La [[Rutenia]] fu in seguito annessa alle terre ceche e alla Slovacchia con il [[Trattato di Trianon]] ([[giugno]] [[1920]]). Ci furono anche dispute con la [[Polonia]] riguardo ai confini tra gli stati.
 
Il nuovo stato si caratterizzò per una decisa lotta alle minoranze etniche, sia tedesca ma soprattutto ungherese.
 
In violazione di tutte le clausole di protezione delle minoranze impostegli dagli [[Alleati]], la Cecoslovacchia provvide subito a ripulire etnicamente il paese, soprattutto nei settori chiave della politica, dell'amministrazione, della cultura, della chiesa, confiscando le terre agli ungheresi, creando un nuovo sistema elettorale per ostacolare l’elezione dei rappresentanti ungheresi, chiudendo le scuole ungheresi, licenziando i funzionari ungheresi, deportando i religiosi ungheresi, abolendo l'uso ufficiale della lingua ungherese, chiudendo le associazioni culturali ungheresi e l’università ungherese di [[Bratislava|Presburgo]], l'antica capitale dell'Ungheria<ref>Claudio Cerreti e Nadia Fusco, ''Geografia e minoranze'', Carocci, Roma, 2007, 136-141</ref>.
 
Quest'azione antiungherese ridusse gli ungheresi da un milione del 1918 a 600.000 persone del 1945 e aiutò non poco a forgiare l'identità nazionale della nuova Cecoslovacchia<ref>Claudio Cerreti e Nadia Fusco, Geografia e minoranze, Carocci, Roma, 2007, 136-141</ref>, il cui principale problema era quello di amalgamare le due anime, quella cieca e quella slovacca, dello stato, così diverse per storia, tradizioni religiose, culturali e sociali.
 
La nuova nazione aveva una popolazione di più di 13,5 milioni; ereditò il 70-80% delle industrie dell'[[Impero austro-ungarico]], pertanto la Cecoslovacchia era una delle dieci nazioni più industrializzate al mondo, anche se le [[terre ceche]] erano molto più avanzate rispetto alla Slovacchia. La gran parte delle industrie si trovava nei [[Sudeti]] ed erano possedute da tedeschi e controllate da banche tedesche; la [[Rutenia subcarpatica]] era molto arretrata, ed era praticamente senza industrie.
[[Immagine:Czechoslovakia01.png|thumb|left|200px|Cecoslovacchia nel 1928]]
Lo stato cecoslovacco era una [[democrazia parlamentare]]; la costituzione identificava la "nazione cecoslovacca" come creatore e principale costituente dello stato cecoslovacco, e stabilì il [[lingua ceca|ceco]] e lo [[lingua slovacca|slovacco]] lingua ufficiali. Il concetto della nazione cecoslovacca era necessario per giustificare l'istituzione della Cecoslovacchia nel mondo, altrimenti la ragione della maggioranza statistica dei cechi comparata a quella dei tedeschi sarebbe stata piuttosto debole. Il nuovo governo fu caratterizzato dalla stabilità, i cui fautori furono soprattutto i partiti politici che emersero come veri e propri centri del potere.
 
Nel [[1935]] [[Edvard Beneš]] successe a Masaryk come Presidente.
 
===La seconda repubblica (1938-1939)===
 
Sebbene la Cecoslovacchia fosse l'unico stato dell'[[Europa centrale]] ad aver adottato una democrazia parlamentare dal [[1918]] al [[1938]], dovette affrontare problemi dati dalle minoranze etniche, le più importanti delle quali erano quelle dei [[tedeschi]] e degli [[ungheresi]]. La popolazione di etnia tedesca costituiva più del 22% della popolazione dello stato ed era principalmente concentrata nelle regioni di confine ([[Boemia]] e [[Moravia]]), chiamate [[Sudeti]] (''Sudetenland'' in [[lingua tedesca]]). Alcuni membri di queste minoranze cercarono di far crollare il nuovo stato cecoslovacco.
 
L'avanzata di [[Adolf Hitler|Hitler]] in [[Germania]], l'annessione tedesca ([[Anschluss]]) dell'[[Austria]], la rinascita del revisionismo in [[Ungheria]], i movimenti autonomisti della [[Slovacchia]] e la politica di [[appeasement]] (''accettazione'') delle potenze occidentali ([[Francia]] e [[Regno Unito]]) lasciarono la Cecoslovacchia senza alleati, esposta all'ostile Germania e all'Ungheria, oltre che alla [[Polonia]] (che non nutriva simpatie per il nuovo stato) verso nord.
[[Immagine:Slovakia borderHungary.png|thumb|300px|Modifiche territoriali in Slovacchia nel periodo pre-bellico:<br>1: [[Devín]] e [[Petržalka]] (attualmente parte della città di Bratislava), annesse dalla Germania nazista nell'ottobre 1938.<br>2: Slovacchia meridionale, ceduta all'Ungheria il 2 novembre 1938 in seguito del Primo Arbitrato di Vienna.<br>3: "Zona di protezione" (''Schutzzone'') tedesca, occupata militarmente a seguito degli "trattato di protezione" con la Slovacchia.<br>4: Territorio orientale della Slovacchia attorno alle città di Stakčín e Sobrance, annesse dall'Ungheria il 4 aprile 1939.]]
 
Dopo l'[[Anschluss]] austriaco, la Cecoslovacchia stava diventando il nuovo obiettivo di Hitler. La minoranza nazionalista tedesca, condotta da [[Konrad Henlein]] e con Hitler che ne tesseva le trame, chiese l'unione dei distretti a prevalenza tedesca alla [[Germania]]. Agitando l'idea della guerra, Hitler, con la [[Conferenza di Monaco]], estorse nel [[settembre]] [[1938]] parti della [[Boemia]], della [[Moravia]] e della [[Slesia]] (identificate con il nome di Sudeti) alla Cecoslovacchia. Il [[29 settembre]] fu firmato l'Accordo di [[Monaco di Baviera|Monaco]] da Germania, [[Italia]], Francia e Regno Unito, e il governo cecoslovacco dovette acconsentire, non essendo stato invitato alla Conferenza. Dopo un ultimatum del [[30 settembre]], la [[Polonia]] ottenne la regione disputata di [[Zaolzie]], dopo l'Accordo di Monaco. Beneš si dimise da Presidente della repubblica il [[5 ottobre]] [[1938]], volò a [[Londra]] e fu sostituito da [[Emil Hácha]]. All'inizio del mese di [[novembre]], con il [[Primo Arbitrato di Vienna]], la Cecoslovacchia fu obbligata da Germania e Italia a cedere la [[Slovacchia]] meridionale (un terzo del territorio slovacco) all'[[Ungheria]].
 
I cechi, nella Repubblica cecoslovacca enormemente indebolita, furono obbligati a maggiori concessioni ai non-cechi. Il comitato esecutivo del Partito Popolare Slovacco si riunì a [[Žilina]] il [[5 ottobre]] [[1938]] e con il consenso di tutti i partiti slovacchi, eccetto i Social Democratici, formò un governo autonomo slovacco con [[Jozef Tiso]]. Analogamente, le due maggiori fazioni della [[Rutenia subcarpatica]], i russofili e gli ucrainofili, si accordarono sull'istituzione di un governo autonomo, costituito l'[[8 ottobre]]. Nel tardo novembre 1938, lo stato troncato, rinominato Ceco-Slovacchia (la cosiddetta Seconda repubblica) fu ricostituito in tre unità autonome: Cechia (Boemia e Moravia), Slovacchia e Rutenia.
 
Il [[14 marzo]] [[1939]] la Slovacchia di [[Jozef Tiso]] ottenne l'indipendenza formale come [[stato satellite]], fondando la [[Repubblica slovacca (1939-1945)|Prima repubblica slovacca]]. Hitler obbligò Hácha a cedere quel che rimaneva della Boemia e della Morava al controllo tedesco il [[15 marzo]] [[1939]], stabilendo il [[Protettorato di Boemia e Moravia]], creato il [[16 marzo]]. Nello stesso giorno, la Rutenia subcarpatica dichiarò la propria indipendenza e fu immediatamente invasa e annessa dall'[[Ungheria]]. Infine, il [[23 marzo]], l'Ungheria invase e occupò ulteriori parti della [[Slovacchia]] orientale, passando dai [[Carpazi]].
 
===Seconda guerra mondiale===
[[Immagine:Accordo di monaco.png|300px|right|thumb|'''Smembramento della Cecoslovacchia''':<br/>
'''1)''' Nel 1938 verranno occupati i territori sudeti da parte di Hitler.<br/>
'''2-3)''' Con il [[Primo Arbitrato di Vienna]] andranno poi all'Ungheria dei territori di lingua [[Regioni storiche dell'Europa Centrale| ungherese]] e [[Rutenia subcarpatica|rutena]].<br/>
'''4)''' La Polonia occuperà parte della cittadina di Cieszyn/Teschen (pochi mesi prima di cadere a sua volta sotto i panzer nazisti e sovietici).<br/>
'''5)''' Nella primavera del 1939 Hitler occuperà le zone di lingua ceca, trasformate in [[Protettorato di Boemia e Moravia]]. <br/>
'''6)''' La [[Repubblica slovacca (1939-1945)|Slovacchia]] resterà in teoria indipendente, ma in pratica diventerà uno stato vassallo della Germania nazista.]]
{{vedi anche|Protettorato di Boemia e Moravia|Repubblica slovacca (1939-1945)}}
 
Beneš e altri [[esilio|esilati]] cecoslovacchi a [[Londra]] organizzarono il [[governo in esilio]] cecoslovacco e negoziarono per ottenere un riconoscimento internazionale per il governo e l'abrogazione degli Accordi di Monaco. Il governo fu riconosciuto dal [[Regno Unito]] il [[18 luglio]] [[1940]], dall'[[Unione Sovietica]] e dagli [[Stati Uniti d'America|USA]] nel [[1941]]. Le unità militari cecoslovacche combatterono insieme agli [[Alleati]]; nel [[dicembre]] [[1943]] il governo di Beneš giunse a un trattato con l'[[Unione Sovietica|URSS]], e operò per portare gli esiliati comunisti cecoslovacchi in Gran Bretagna per cooperare attivamente col governo. Nel [[marzo]] [[1945]] Beneš offrì a esiliati comunisti a [[Mosca (città)|Mosca]] posti chiave nel suo governo.
 
L'assassinio nel [[1942]] del Reichsprotector, [[Reinhard Heydrich]], da parte di un gruppo di [[partigiano|partigiani]] cechi e slovacchi, portò a repressioni, incluso l'annientamento del villaggio di [[Lidice]]. Tutti gli uomini adulti furono giustiziati, mentre le donne e i bambini vennero trasportati nei [[campo di concentramento|campi di concentramento]].
 
L'[[8 maggio]] [[1944]] [[Edvard Beneš|Beneš]] firmò un accordo con i capi sovietici affinché il territorio cecoslovacco liberato dall'[[Armata rossa]] potesse essere posto sotto il controllo civile cecoslovacco.
 
Dal [[21 settembre]] 1944 in avanti, la Cecoslovacchia fu liberata principalmente dalle truppe sovietiche, supportate dalla resistenza ceca e slovacca, da est a ovest; solo la Boemia sud-orientale fu liberata da altre truppe [[Alleati|alleate]] da ovest. Nel [[maggio]] [[1945]] le forze americane liberarono la città di [[Plzeň]], e si verificò una rivolta contro i [[nazismo|nazisti]] a [[Praga]]. La resistenza era assistita da truppe ausiliarie composte da russi, e originariamente organizzate dai tedeschi. Eccezion fatta per le brutalità commesse dall'occupazione tedesca in [[Boemia]] e [[Moravia]], la Cecoslovacchia soffrì ben poco la guerra. [[Bratislava]] fu liberata il [[4 aprile]] e [[Praga]] il [[9 maggio]] [[1945]] dalle truppe sovietiche. Sia i sovietici che gli alleati si ritirarono dal territorio nello stesso anno.
 
Nel [[giugno]] [[1945]] fu firmato un trattato che cedeva la [[Rutenia subcarpatica]] all'[[Unione Sovietica|URSS]]; la [[Conferenza di Potsdam]] stabilì l'espulsione dei tedeschi dai [[Sudeti]]. Nel [[febbraio]] [[1946]] il governo ungherese acconsentì al fatto che la [[Cecoslovacchia]] potesse espatriare tanti ungheresi quanti erano gli slovacchi in [[Ungheria]] che desideravano rientrare in Cecoslovacchia.
[[Immagine:Slovakia1941 02.png|thumb|right|300px|La Repubblica Slovacca nel 1941]]
 
===La terza repubblica (1945-1948) e il comunismo (1948)===
Nell'[[aprile]] [[1945]] venne fondata la Terza Repubblica. Il governo, insediatosi a [[Košice]] il [[4 aprile]] e spostatosi a Praga nel mese di [[maggio]], era formato da una coalizione del Fronte Nazionale in cui vi erano i Comunisti, i Social Democratici e i Socialisti. Nella coalizione vi erano anche non-socialisti; tra di essi il Partito Popolare Cattolico (in [[Moravia]]) e il Partito Democratico.
 
La [[Cecoslovacchia]] cadde nella sfera di influenza dell'[[Unione Sovietica]].
 
L'entusiasmo popolare evocato dalle truppe sovietiche di liberazione (stabilita nel compromesso di [[Stalin]] con gli [[Alleati]] alla [[Conferenza di Yalta]] nel [[1944]]) andò a beneficio del [[Partito Comunista di Cecoslovacchia| Partito Comunista di Cecoslovacchia (KSČ)]]. I cecoslovacchi, delusi dagli occidentali a causa della [[Conferenza di Monaco]] del [[1938]], risposero in favore sia del KSČ che dell'alleanza coi sovietici. Riuniti dopo la guerra, i cechi e gli slovacchi organizzarono le elezioni nazionali nella primavera del [[1946]]. Gli elementi democratici, condotti dal Presidente [[Edvard Beneš]], speravano che l'[[Unione Sovietica|URSS]] avrebbe permesso alla Cecoslovacchia la libertà di scegliere il governo e di lasciare che la nazione diventasse un ponte tra [[Europa orientale|est]] e [[Europa occidentale|ovest]]. I comunisti si assicurarono una grande maggioranza nel Comitato Nazionale eletto, il nuovo organo di amministrazione lovale. Nelle elezioni del maggio 1946, il KSČ vinse nella parte ceca del Paese (40,17%) e gli anti-comunisti (Partito Democratico) vinsero in Slovacchia (62%). A livello nazionale, comunque, fu il KSČ a vincere, con il 38% di media; [[Edvard Beneš]] continuò a detenere la carica di Presidente. Il leader comunista [[Klement Gottwald]] divenne [[Primi Ministri della Cecoslovacchia|Primo Ministro]] e anche se i comunisti detenevano pochi ministeri, erano in grado di controllare tutti i ministeri chiave.
 
Nonostante il nuovo governo comunista intendesse inizialmente partecipare al [[Piano Marshall]], fu obbligato da [[Mosca (città)|Mosca]] a recedere.
 
Tra le priorità affrontate dalle nuove autorità ci fu la sistemazione della questione etnica.
A seguito della resa [[nazismo|tedesca]], circa 2,9 milioni di tedeschi furono espulsi dalla Cecoslovacchia con l'approvazione degli Alleati.
Forti del via libera alla ''[[pulizia etnica]]'' concessa dagli ''Accordi di Pace'' del 1946, il governo decise il trasferimento in Ungheria di tutta la minoranza magiara in massa (600.000 persone) in cambio del trasferimento degli Slovacchi d’Ungheria in Slovacchia.
Mentre 100.000 slovacchi lasciarono l’[[Ungheria]], quasi tutti gli [[Ungheresi]] (eccetto 73.000) decisero di resistere e rimanere nei propri paesi natali.
Questa decisione della gran parte degli Ungheresi di restare in territorio slovacco radicalizzò lo scontro nazionalistico: a 300.000 ungheresi venne imposta la nazionalità slovacca.
Il clima di intimidazione creato tra le minoranze, fece ridurre a 370.000 il numero di coloro che al [[censimento]] del [[1950]] si dichiarò ungherese (solo negli anni ’60, con la destalinizzazione, il numero di coloro che si dichiarò ungherese salì sopra le 500.000 unità)<ref>Claudio Cerreti e Nadia Fusco, Geografia e minoranze, Carocci, Roma, 2007, 136-141</ref>.
 
Nel [[1947]] [[Stalin]] convocò Gottwald a Mosca, e al suo ritorno la strategia del KSČ divenne più radicale. Il [[20 febbraio]] [[1948]] diedero le dimissioni dodici ministri non comunisti, per indurre Beneš a indire nuove elezioni: il Presidente rifiutò di accettare le dimissioni, e non indisse nuove elezioni. Nel frattempo, il KSČ organizzò le sue forze: il Ministero degli Interni (controllato dai comunisti) dispiegò le forze di polizia nei punti nevralgici e organizzò una milizia popolare. Il [[25 febbraio]] Beneš, temendo un intervento sovietico, capitolò. Accettò le dimissioni dei ministri dissidenti e ricevette da Gottwald una nuova formazione di governo che completò, attraverso i mezzi della legalità superficiale, la presa del potere da parte del comunismo.
 
===L'era comunista (1948-1989)===
Nel [[febbraio]] [[1948]], quando il [[comunismo]] prese il potere, la Cecoslovacchia fu dichiarata "[[repubblica popolare|democrazia popolare]]" (fino al [[1960]]) &mdash; un passo preliminare verso il [[socialismo]] e, infine, verso il comunismo. Fu anche introdotto il centralismo burocratico sotto la direzione del Partito Comunista. Gli elementi dissidenti furono eliminati a tutti i livelli della società, inclusa la [[Chiesa Cattolica]]. I principi ideali del [[Marxismo-Leninismo]] e del [[realismo socialista]] pervasero la vita culturale e intellettuale. L'economia era amministrata a livello centrale e pianificato, con il progetto dell'abolizione della proprietà privata del capitale. La Cecoslovacchia divenne uno [[stato satellite]] dell'[[Unione Sovietica|URSS]]; fu un membro fondatore del Consiglio per la Mutua Assistenza Economica ([[COMECON]]) nel [[1949]] e del [[Patto di Varsavia]] nel [[1955]]. L'autonomia della [[Slovacchia]] fu eliminata e il KSS (Partito Comunista della Slovacchia) fu riunito al KSČ, mantenendo la sua identità. Seguendo l'esempio sovietico, la Cecoslovacchia iniziò ad enfatizzare il rapido sviluppo dell'industria pesante; anche se la crescita industriale del 170% dal [[1948]] al [[1957]] procedette spedita, fu rapidamente sorpassata dal [[Giappone]] (300%) e dalla [[Repubblica Federale Tedesca]] (quasi 300%), ed eguagliata da [[Austria]] e [[Grecia]].
 
Beneš rifiutò di firmare la Costituzione Comunista del [[1948]] e si dimise da Presidente; fu succeduto da [[Klement Gottwald]], che morì nel [[1953]]; a lui successe [[Antonín Zápotocký]] come Presidente e [[Antonín Novotný]] come Capo del KSČ. Dopo numerose purghe, sul modello della Russia stalinista e come in altri paesi orientali, il Partito Comunista denunciò 14 suoi leaders nel [[novembre]] [[1952]] e li condannò a morte.
 
Negli [[anni 1950|anni cinquanta]] gli [[stalinismo|stalinisti]] accusarono gli oppositori di "cospirazione contro l'ordine di democrazia popolare" e di "alto tradimento", per espellerli dalle posizioni di potere. Vennero effettuati arresti in larga scala di Comunisti che erano favorevoli all'internazionalismo, cioè quelli che avevano avuto contatti con l'Occidente, i veterani della [[guerra civile spagnola]], [[ebraismo|ebrei]] e borghesi nazionalisti slovacchi.
 
Per più di un decennio, la struttura politica comunista della Cecoslovacchia fu caratterizzata dall'ortodossia della presidenza del capo del partito Antonín Novotný. Novotný divenne Presidente nel [[1957]] quando morì Zápotocký.
La Costituzione della Cecoslovacchia del [[1960]] dichiarò la vittoria del [[socialismo]] e proclamò la [[Repubblica socialista cecoslovacca]].
 
La destalinizzazione in Cecoslovacchia ebbe inizio tardi. All'inizio degli [[anni 1960|anni sessanta]] l'economia della nazione divenne pericolosamente stagnante. Il tasso di crescita industriale era il più basso dell'[[Europa orientale]], e pertanto nel [[1965]] il Partito approvò il Nuovo Modello Economico, che introdusse il [[libero mercato]]. Il KSČ presentò nel dicembre 1965 la sua soluzione per la riforma politica: il centralismo democratico fu ridefinito, mettendo più l'accento sulla democrazia. Il ruolo dominante del KSČ fu riaffermato ma limitato; gli [[slovacchi]] intanto facevano pressioni per la [[federalismo|federalizzazione]] della nazione. Il [[5 gennaio]] [[1968]] il Comitato Centrale del KSČ elesse [[Alexander Dubček]], riformatore slovacco, per sostituire Novotný come segretario del KSČ. Il [[22 marzo]] [[1968]] Novotný si ritirò dalla Presidenza e gli successe il Generale [[Ludvík Svoboda]].
 
====La Primavera di Praga (1968)====
[[Immagine:Czechoslovakia.png|thumb|right|200px|La Cecoslovacchia nel 1969]]
 
Dubček portò avanti il movimento di riforma nella direzione del [[liberalismo]]. Dopo la caduta di Novotný, la [[censura]] fu tolta e la stampa, la radio e la televisione furono mobilizzate per scopi di propaganda riformista. Il movimento per la democratizzazione del socialismo in Cecoslovacchia, un tempo confinato nell'intelligentsia del partito, acquisì un nuovo dinamismo popolare nella primavera del [[1968]] (la [[Primavera di Praga]]). Vi trovarono espressione elementi radicali: apparve nella stampa la polemica anti-sovietica, i socialisti democratici iniziarono a formare un partito separato, furono creati nuovi circoli non affiliati politicamente. La conservazione del Partito richiedeva l'implementazione di misure repressive, ma Dubček mantenne la moderazione e rienfatizzò la leadership del KSČ. Inoltre, la Presidenza di Dubček cercò cambiamenti politico-militari nel [[Patto di Varsavia]] e nel [[COMECON]], per migliorare le relazioni con tutte le nazioni del mondo senza riguardo al loro sistema sociale.
 
Un programma adottato nell'[[aprile]] [[1968]] pose le linee guida per una democrazia socialista moderna e umanista, che avrebbe garantito, tra l'altro, libertà di religione, stampa, assemblea, parola e spostamento; un programma che, con le parole di Dubček, avrebbe dato al [[socialismo]] "una faccia umana". Dopo 20 anni di partecipazione pubblica scarsa, la popolazione iniziò gradualmente ad avere interesse nel governo, e Dubček divenne una figura molto popolare a livello nazionale.
 
Le riforme interne e gli accordi di politica estera della Presidenza Dubček crearono problemi agli altri governi del [[Patto di Varsavia]]. I conservatori del KSČ informarono male Mosca riguardo al movimento di riforma, e di conseguenza le truppe del Patto di Varsavia (eccetto quelle della [[Romania]]) invasero la Cecoslovacchia nella notte tra il [[20 agosto|20]] e il [[21 agosto]]. I due terzi del Comitato Centrale del KSČ si opposero all'intervento sovietico e l'opposizione popolare si espresse in numerosi atti spontanei di resistenza non violenta. A [[Praga]] e in altre città, sia i cechi che gli slovacchi accolsero i soldati del Patto con astio. Il governo cecoslovacco dichiarò che le truppe non erano state invitate nella nazione e che la loro invasione costituiva una violazione dei principi del socialismo, della legge internazionale e dello [[Statuto delle Nazioni Unite]]. Dubček, che era stato arrestato nella notte dell'invasione, fu portato a Mosca per negoziare. Il risultato fu la [[Dottrina Breznev]] della sovranità limitata, che causò il rafforzamento del KSČ, il controllo del partito sui mezzi di comunicazione, e la soppressione del partito Social Democratico cecoslovacco.
 
Il [[19 gennaio]] [[1969]] lo studente [[Jan Palach]] si diede fuoco in [[Piazza San Venceslao (Praga)|piazza San Venceslao]] a Praga per protestare contro l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'[[Unione Sovietica]] nel [[1968]].
 
I principali riformatori cecoslovacchi furono forzatamente e segretamente portati in Unione Sovietica dove firmarono un trattato che permetteva lo "stazionamento temporaneo" di un indeterminato numero di truppe in Cecoslovacchia. Dubček fu rimosso dalla posizione di Primo Segretario il [[17 aprile]] [[1969]] e fu sostituito da un altro slovacco, [[Gustáv Husák]]. In seguito, Dubček e molti suoi alleati furono tolti dalle loro posizioni nel partito con una nuova ondata di purghe che durò fino al [[1971]] e ridusse i membri del partito di quasi un terzo.
 
====La politica estera (1948-1989)====
La politica estera si allineò rigidamente a quella sovietica.
La propaganda e i servizi segreti collaborarono strettamente con gli omologhi sovietici.
In alcuni casi il regime comunista aiutò i partiti comunisti occidentali dando aiuto a terroristi condannati o ricercati nel loro paese. Questi furono talvolta impiegati nelle trasmissioni di ''Radio Praga'' in varie lingue.</br>
Per quanto concerne l'Italia rapporti tra i comunisti italiani e la Cecoslovacchia ci furono dalla fine della II guerra; il Pci fece espatriare in Cecoslovacchia molti uomini appartenenti all'ala rivoluzionaria, ex partigiani che non accettavano di inserirsi nella nuova Repubblica italiana. Si dà per certo che leaders delle Br abbiano fatto viaggi in Cecoslovacchia all'inizio degli anni settanta e nel decennio successivo". <ref>http://www.rifondazione-cinecitta.org/brigaterosse19.html</ref> Alla fine dell'era comunista il governo cecoslovacco fece pervenire nel settembre 1990, al governo italiano una lista di nomi. Altri nomi fece pervenire il dossier Mitrokin. È possibile che le persone siano le stesse indicate con nomi convenzionali diversi.<ref>http://www.parlamento.it/bicam/terror/relazioni/rel6.htm</ref> </br>
Sembra certo che vi siano stati nella Cecoslovacchia comunista campi di addestramento per terroristi, e che vi siano stati addestrati anche terroristi italiani.
 
====Conseguenze del periodo(1948-1989)====
La [[Slovacchia|parte slovacca della nazione]] ebbe maggiori guadagni dalla produzione industriale negli [[anni 1960|anni sessanta]] e [[anni 1970|settanta]], e giunse ad eguagliare quella delle [[terre ceche]]. Il [[PIL]] della Slovacchia crebbe dal 60% di quello di [[Boemia]] e [[Moravia]] nel [[1948]] a circa l'80% nel [[1968]], e il potere di acquisto degli slovacchi nel [[1971]] era pari a quello dei cechi. Il tasso di crescita dell'economia slovacca ha continuato a essere superiore a quello ceco fino ad oggi ([[2003]]).
 
[[Alexander Dubček]] rimase in carica fino all'[[aprile]] del [[1969]]. [[Gustáv Husák]] (centrista e nazionalista slovacco) fu nominato primo segretario (titolo cambiato in segretario generale nel [[1971]]). Iniziò un periodo di normalizzazione (restaurazione della continuità con il periodo precedente alle riforme). Questo periodo di normalizzazione ripropose la repressione politica e il ritorno alla conformità ideologica; la classe dirigente cecoslovacca dovette subire una nuova ondata di purghe.
 
Le dimostrazioni antisovietiche dell'[[agosto]] [[1969]] aprirono la porta a un periodo di aspra repressione: gli anni settanta e ottanta divennero noti come il periodo della "normalizzazione", nella quale gli apologisti dell'invasione sovietica del [[1968]] impedirono ogni opposizione al loro regime conservatore, il che portò alla stagnazione della vita politica, sociale ed economica. L'unica cosa richiesta durante la [[Primavera di Praga]] che fu ottenuta fu la [[federalismo|federalizzazione]] della nazione, che fu decisa formalmente durante la normalizzazione. La nuova Assemblea Federale (il [[Parlamento]] federale) dovette quindi relazionarsi e lavorare in cooperazione sia con il Consiglio Nazionale Ceco che con quello Slovacco (i Parlamenti nazionali).
 
Nel [[1975]] [[Gustáv Husák]] aggiunse la posizione di presidente al suo titolo di capo del partito. Il regime di Husák obbligò tutti alla conformità e all'obbedienza in ogni aspetto della vita. Fece ritornare la [[Cecoslovacchia]] a un'economia comandata dall'alto, con grande enfasi sulla [[pianificazione]], estendendo anche l'[[industrializzazione]]. Per un certo periodo questa politica sembrò avere successo, ma gli [[anni 1980|anni ottanta]] costituirono comunque un periodo di stagnazione economica. Altra caratteristica del regime di Husák fu la continua dipendenza dall'[[Unione Sovietica]]. Negli anni ottanta circa il 50% dei commerci esteri cecoslovacchi erano con l'URSS, e circa l'80% con gli altri [[Blocco orientale|paesi comunisti]].
 
Negli anni settanta e ottanta il regime fu sfidato da gruppi organizzati e non che aspiravano al pensiero e all'attività indipendente. La prima opposizione organizzata emerse durante la Carta 77. Il [[6 gennaio]] [[1977]], un manifesto chiamato [[Carta 77]] apparve nei giornali della [[Germania Ovest]], ed era firmato da 243 persone; tra di esse vi erano artisti, ex ufficiali pubblici e altre figure di spicco. La Carta ricevette oltre 800 firme entro la fine del 1977, inclusi lavoratori e giovani. Questo documento criticava il governo per il fallimento nella difesa dei diritti umani, inclusa la nuova costituzione. Anche se non organizzati in senso pratico, i firmatari della Carta 77 costituirono un'iniziativa dei cittadini che aveva come scopo spingere il governo cecoslovacco ad osservare l'obbligo di rispettare i diritti umani dei cittadini. I firmatari vennero arrestati e interrogati; furono poi licenziati dal loro posto di lavoro. Siccome la [[religione]] offriva possibilità di pensiero e attività indipendente, fu severamente controllata e i diritti della Chiesa subirono limitazioni. Diversamente dalla [[Polonia]], l'attività dissidente e indipendente fu limitata a un piccolo insieme della popolazione. Molti cechi e slovacchi emigrarono verso ovest.
 
===La fine dell'era comunista e la Rivoluzione di velluto (1989)===
{{Storia della Slovacchia}}
Nonostante nel [[marzo]] [[1987]] Husák formalmente spinse la Cecoslovacchia sulla via della [[perestroika]] di [[Mikhail Gorbachev|Gorbachev]], nella realtà non successe nulla. Il [[17 dicembre]] [[1987]] Husák, a circa un mese dal suo 75° compleanno, si dimise da capo del KSČ, mantenendo però il posto da Presidente della Cecoslovacchia e l'appartenenza al Presidio del KSČ. [[Miloš Jakeš]], che sostituì Husák come Primo Segretario del Partito, non cambiò nulla. I piccoli e lenti passi di riforma in Cecoslovacchia finirono per irritare la classe dirigente sovietica.
 
La prima manifestazione anti-comunista ebbe luogo il [[25 marzo]] [[1988]] a [[Bratislava]]; fu un ritrovo pacifico non autorizzato di circa 2.000 (altre fonti dicono 10.000) [[cattolicesimo|cattolici]]. Seguirono manifestazioni il [[21 agosto]] (l'anniversario dell'intervento sovietico del [[1968]]) a [[Praga]], il [[28 ottobre]] ancora nella capitale, a Bratislava e in altre città, nel [[gennaio]] [[1989]] (morte di [[Jan Palach]] - [[16 gennaio]] [[1969]]), il 21 agosto 1989 e il 28 ottobre 1989.
 
La rivoluzione anti-comunista iniziò il [[16 novembre]] [[1989]] a [[Bratislava]], con una manifestazione di studenti universitari slovacchi a favore della [[democrazia]], e continuò con la celebre manifestazione degli studenti cechi a [[Praga]] il [[17 novembre]].
 
===La Cecoslovacchia democratica (1989/1990-1992)===
{{torna a|Storia della Cecoslovacchia (1989-1992)}}
Il [[17 novembre]] [[1989]] la polizia comunista soppresse con la forza una manifestazione a favore della democrazia, assaltando brutalmente molti studenti partecipanti. Nei giorni che seguirono, la Carta 77 e altri gruppi si unirono per formare il Forum Civico, il cui capo era lo scrittore dissidente [[Václav Havel]]. Questa nuova organizzazione ottenne il sostegno di milioni di cechi e di slovacchi, (che formarono il Pubblico Contro la Violenza).
 
Dovendosi confrontare con il rifiuto della popolazione, il Partito Comunista crollò. I suoi capi, Husák e il segretario Miloš Jakeš si dimisero nel [[dicembre]] 1989, e Havel fu eletto Presidente della Cecoslovacchia il [[29 dicembre]]. La stupefacente velocità degli eventi fu in parte causata dalla totale mancanza di popolarità del regime comunista e dal cambiamento della politica sovietica.
 
Nello stesso dicembre fu formato un governo di coalizione, in cui il Partito Comunista ebbe la minoranza dei ministeri. Le prime elezioni libere dal [[1946]] in Cecoslovacchia si tennero nel [[giugno]] [[1990]], senza incidenti e con più del 95% di affluenza alle urne. Come previsto, il Forum Civico e il Pubblico Contro la Violenza vinsero le elezioni nelle rispettive repubbliche ed ebbero la maggioranza nel Parlamento federale. Quest'ultimo intraprese un movimento di riforma per assicurare l'evoluzione democratica della nazione.
Il Forum Civico si accorse tuttavia che, anche se aveva ottenuto il principale obiettivo di rovesciare il regime comunista, era però inefficace come partito al governo. Le dimissioni del partito furono pertanto necessarie e inevitabili.
 
Con la fine del [[1990]] i "gruppi parlamentari" non ufficiali si evolvettero con diverse agende politiche. Il più influente di questi gruppi era il Partito Civico Democratico, capeggiato dall'ex Primo Ministro [[Václav Klaus]]. Tra gli altri partiti che nacquero dopo la rottura ci furono il Partito Social Democratico Ceco, il Movimento Civico, l'Alleanza Civica Democratica.
 
Nel [[1992]] gli slovacchi chiesero maggiore autonomia bloccando il funzionamento del governo federale. Nelle elezioni del giugno 1992, il Partito Civico Democratico di Klaus vinse nelle [[terre ceche]], avendo proposto una riforma economica. Il Movimento di [[Vladimír Mečiar]] per una Slovacchia democratica emerse come il principale partito slovacco, che si basava sulle continue richieste di autonomia. I federalisti, come Havel, erano incapaci di contenere le spinte divisionistiche, e pertanto nel luglio 1992 Havel si dimise. Nell'ultima metà dell'anno Klaus e Mečiar giunsero a un accordo secondo il quale le due repubbliche si sarebbero separate alla fine dell'anno.
I membri del Parlamento della Cecoslovacchia, divisi lungo le linee nazionali, cooperarono per la formazione della legge di divisione. Il [[1 gennaio|1° gennaio]] [[1993]] furono fondate pacificamente e simultaneamente la [[Repubblica Ceca]] e la [[Slovacchia]].
 
Le relazioni tra i due stati, nonostante occasionali dispute riguardo alla divisione delle proprietà federali e sul governo del confine, convivono in pace. Entrambi i nuovi stati ottennero subito il riconoscimento degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e dell'[[Europa]].
 
Dopo la dissoluzione della Federazione cecoslovacca il nazionalismo slovacco assunse definitivamente una valenza antiungherese.
Le pressioni della comunità internazionale e le preoccupazioni legate ai rischi di un fallimento del processo di integrazione del paese nell’UE hanno però mitigato le concrete manifestazioni di discriminazione.
Nel 1995 si arrivò ad un “trattato di buon vicinato e amichevole collaborazione” tra [[Ungheria]] e [[Slovacchia]]. Quest’ultima però ne dette una interpretazione restrittiva, mantenendo lo slovacco come lingua ufficiale del paese, in netto contrasto con l’impegno - assunto nell’accordo - di difendere i diritti della minoranza ungherese, fra i quali il pieno riconoscimento del diritto all’insegnamento nella propria lingua madre, oltre che all’uso nei procedimenti amministrativi e nei documenti.
La riorganizzazione del territorio operata dalla legge del primo gennaio 1997 - che ha portando il numero delle regioni da 4 a 8 regioni (con 79 province) - ha poi inciso negativamente sulla possibilità di poter ottenere qualche diritto in più (magari sul modello [[Alto Adige|sudtirolese]]) da parte della minoranza ungherese, che adesso si trova divisa in quattro regioni <ref>Claudio Cerreti e Nadia Fusco, Geografia e minoranze, Carocci, Roma, 2007, 136-141</ref>.
 
==Storia economica (1948-1989)==
All'epoca dell'inizio del regime comunista, la [[Cecoslovacchia]] aveva un'economia bilanciata e uno dei più alti livelli di industrializzazione del continente. Nel [[1948]] però il governo iniziò a penalizzare l'industria in confronto all'agricoltura e alla produzione alimentare e dei servizi. Le principali industrie di base e il commercio estero erano stati nazionalizzati prima dell'instaurazione del regime, ma la completa nazionalizzazione avvenne nel [[1950]]-[[1951|'51]].
 
L'industria pesante ricevette un grande supporto economico durante gli [[anni 1950|anni cinquanta]], ma il controllo centrale causò molti sprechi e l'uso inefficiente delle risorse. Nonostante la forza lavoro fosse tradizionalmente efficiente e preparata, gli incentivi inadeguati al lavoro e alla dirigenza contribuirono a una bassa produttività e alla bassa qualità dei prodotti. I fallimenti economici raggiunsero uno stadio critico negli [[anni 1960|anni sessanta]], dopo i quali furono varate misure di riforma con risultati ancora insoddisfacenti.
 
Con l'avvento di [[Alexander Dubcek]] nel gennaio [[1968]] nacquero le speranze per un grande movimento di riforma; nonostante i rinnovati sforzi, però, la Cecoslovacchia non poteva molto contro le forze [[inflazione|inflazionistiche]], e non riusciva a iniziare l'immenso compito di correggere i problemi alla base dell'economia.
 
Si assistette a una crescita dell'economia negli [[anni 1970|anni settanta]], ma si tornò al stagnazione dal [[1978]] al [[1982]]. Negli [[anni 1980|anni ottanta]] ci furono invece tentativi di rivitalizzare l'economia con incentivi ai lavoratori e ai manager, ma i programmi non ebbero successo. L'economia crebbe dopo il 1982, raggiungendo una media annuale di più del 3% dal [[1983]] al [[1985]]. Furono diminuite le importazioni dall'Occidente e aumentarono le esportazioni; il debito legato alla [[corona cecoslovacca|valuta]] diminuì. Furono effettuati nuovi investimenti nell'[[elettronica]], nella [[chimica]] e nel settore farmaceutico, che erano i settori leader nell'[[Europa orientale]] a metà degli anni ottanta.
 
== Note bibliografiche ==
 
<references/>
 
{{Storia della Cecoslovacchia}}
 
[[Categoria:Storia della Cecoslovacchia| ]]
 
[[cs:Dějiny Československa]]
[[de:Geschichte der Tschechoslowakei]]
[[en:History of Czechoslovakia]]
[[es:Historia de Checoslovaquia]]
[[sv:Tjeckoslovakiens historia]]