Leonardo da Vinci e Battaglia del fiume Nedao: differenze tra le pagine

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{{nota disambigua2|"da Vinci" e "Leonardo" reindirizzano qui. Se stai cercando altri significati, vedi [[Leonardo da Vinci (disambigua)]], [[da Vinci (disambigua)]] e [[Leonardo (disambigua)]].}}
|Tipo=Battaglia
[[Immagine:Leonardo self.jpg|thumb|200px|Presunto autoritratto ([[1513]] circa), [[Torino]], [[Biblioteca Reale]]]]
|Nome del conflitto = Battaglia di Nedao
[[File:Leonardo da Vinci01.jpg|thumb|200px|Leonardo da Vinci, statua nel piazzale degli [[Uffizi]] a [[Firenze]]]]
|Parte_di = della guerra per la successione degli Unni
{{Bio
|Immagine =
|Nome = Leonardo di ser Piero da Vinci
|Didascalia =
|Cognome=
|Data = [[454]]
|PostCognome=
|Luogo =[[Pannonia]] (odierne [[Croazia]] - [[Ungheria]])
|Sesso=M
|Casus =
|LuogoNascita=Vinci
|Mutamenti_territoriali =
|GiornoMeseNascita=15 aprile
|Esito = Vittoria di Gepidi ed Ostrogoti
|AnnoNascita=1452
|Schieramento1 = [[Gepidi]]<br />[[Ostrogoti]]
|LuogoMorte=Amboise
|Schieramento2 = [[Unni]]
|GiornoMeseMorte=2 maggio
|Comandante1 = [[Ardarico]] (re dei Gepidi)<br />[[Teodemiro]] (re degli Ostrogoti)
|AnnoMorte=1519
|Comandante2 = [[Ellac]] (re degli Unni) †
|PreAttività=è stato un
|Effettivi1 = 35.000
|Attività=artista
|Effettivi2 = 55.000
|Attività2=scienziato
|Perdite1 = Circa 10.000
|Attività3=pittore
|Perdite2 = Circa 40.000
|Epoca=1400
|Perdite3 =
|Epoca2=1500
|Note =
|Nazionalità=italiano
}}
[[Uomo universale|Uomo d'ingegno e talento universale]] del [[Rinascimento italiano]], incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza. Fu [[pittore]], [[Disegno|disegnatore]], [[scultura|scultore]], [[architettura|architetto]], [[ingegnere]], [[scenografo]], [[anatomia|anatomista]], [[letterato]], [[musicista]]<ref>Antonio Falchi, ''Leonardo musicista'', Società editrice Dante Alighieri, 1902. {{NoISBN}}</ref><ref>Mariangela Mazzocchi Doglio, ''Leonardo e gli spettacoli del suo tempo'', Electa, 1983. pp.14-20. ISBN 884350956X</ref><ref name=winternitz>{{en}} Emanuel Winternitz, ''Leonardo da Vinci as a Musician'', Londra, 1982. ISBN 978-0300026313</ref> e [[invenzione (tecnologia)|inventore]]. È considerato uno dei più grandi [[Genio (filosofia)|geni]] dell'umanità.
 
La '''battaglia del fiume Nedao''' (o Nedavo), che prende il nome dalla [[Nedava]], un affluente del [[Sava (fiume)|Sava]], fu una [[battaglia]] combattuta in [[Pannonia]] nel [[454]] dall'esercito degli [[Unni]], appoggiati da un contingente di [[Ostrogoti]] rimasto fedele contro una coalizione di insorti barbari di stirpe germanica, aiutati da barbari di stirpe iranica fino ad allora sottomessi agli Unni medesimi. Nonostante gli Unni disponessero di una cavalleria eccezionale e di arcieri superiori a quelli nemici, la tattica di combattimento di costoro era nota (ed anche i punti deboli di essa) agli insorti, che finirono per sterminare gran parte dei loro antichi padroni, facendo crollare per sempre il cosiddetto [[Impero delle Steppe]].
== Biografia ==
{{quote|Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira [...] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d'acque, et altri ghiribizzi, né mai co l'animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno fabricava cose nuove.|[[Anonimo Gaddiano]], 1542}}
 
== La collocazione del campo di battaglia ==
=== Giovinezza (1452–1481) ===
[[File:Maison natale de Léonard de Vinci.jpg|thumb|250px|La casa natale di Leonardo ad Anchiano (frazione di Vinci)]]
 
Tuttora non è identificato il luogo in cui effettivamente si svolse la battaglia, in quanto non è noto a quale corso d'acqua odierno corrisponda il fiume Nedao<ref>[http://www.britannica.com/eb/topic-276414/Hun Enciclopedia Britannica] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080524034658/http://www.britannica.com/eb/topic-276414/Hun |data=24 maggio 2008 }}</ref>. Alcuni lo identificano col [[Tibisco]] (''Tisza'')<ref name=fmgac>[http://fmg.ac/Projects/MedLands/HUNGARY.htm fmg.ac]</ref> o con il [[Danubio]] medesimo ("Nedao" come [[anagramma]] di ''Donau'', il toponimo germanico del fiume<ref name=fmgac/>). La confusione è ingenerata dal fatto che, a differenza della storiografia romana, assai curata e particolareggiata, la fonte storiografica principale per le vicende che concernono i [[regni romano-barbarici]] sono storici barbari "latinizzati", come il goto [[Giordane]] che visse alla corte di [[Costantinopoli]] un secolo dopo lo svolgimento della battaglia, che si limita a citare il "Neda(v)us Flumen" nella parte meridionale del regno unno, quindi non lungi dal Danubio, fiume che, a sua volta, segnava il confine con gli imperi romani.
====Le origini e la famiglia====
Leonardo fu il figlio primogenito del venticinquenne notaio [[Notaio|ser]] [[Piero da Vinci]], di famiglia facoltosa, avuto da una relazione illegittima con una certa Caterina di estrazione inferiore. La notizia della nascita del primo nipote venne annotata dal nonno Antonio, padre di Piero e pure notaio, su un antico libro notarile trecentesco, usato ormai come raccolta di "[[Diario#Libri_di_ricordanze|ricordanze]]" della famiglia<ref name="M138">Magnano, cit. pag. 138.</ref>, indicando: «Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì [[15 aprile]] in sabato a ore 3 di notte [attuali 22.30]. Ebbe nome Lionardo. Battizzollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino, Pier di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figliuola di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone»<ref>Firenze, [[Archivio di Stato di Firenze|AdS]], Notarile P 389 c, 105 t</ref>. Nel registro non è indicato il luogo di nascita di Leonardo, che si ritiene comunemente essere la casa che la famiglia di ser Piero possedeva, insieme con un podere, ad [[Anchiano]], dove la madre di Leonardo andrà ad abitare. Il battesimo avvenne nella vicina [[Chiesa di Santa Croce (Vinci)|parrocchiale di Santa Croce]], ma sia il padre che la madre erano assenti, poiché sconvenientemente non sposati<ref name="M138"/>. Per Piero si stavano preparando ben altre nozze, mentre per Caterina venne cercato, nel [[1453]], un marito che accettasse di buon grado la sua situazione compromessa, trovando un contadino di Campo Zeppi, vicino Vinci, tale Piero del Vaccha da Vinci, detto l'Attaccabriga, forse anche [[mercenario]] come il fratello Andrea<ref name="M138"/>.
Nel frattempo, già nel [[1452]], il padre Piero si era sposato con Albiera di Giovanni Amadori, dalla quale non avrà figli. La lieta accoglienza del bambino, nonostante il suo status illegittimo, è testimoniata, oltre che dall'annotazione del nonno, anche dalla sua presenza nella casa paterna di Vinci<ref name="M138"/>. Ciò si legge nella dichiarazione per il [[catasto]] di Vinci dell'anno [[1457]], redatta sempre dal nonno Antonio, ove si riporta che il detto Antonio aveva 85 anni e abitava nel popolo di Santa Croce, marito di Lucia, di anni 64, e aveva per figli Francesco e Piero, d'anni 30, sposato ad Albiera, ventunenne, e con loro convivente era «Lionardo figliuolo di detto ser Piero non legittimo nato di lui e della Chaterina che al presente è donna d'Achattabriga di Piero del Vacca da Vinci, d'anni 5<ref>Firenze, [[Archivio di Stato di Firenze|AdS]], Catasto n. 795, c. 402-503.</ref>».
 
La [[Nedava]] appare come il fiume più probabilmente interessato alla vicenda bellica, in quanto etimologicamente e geograficamente riconosciuto da un maggior numero di storici<ref>[http://www.odinsvolk.ca/GermanicPeoples.htm The Germanic Peoples<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Solo una fonte riporta la [[Leita]], un fiume della moderna [[Austria]], quasi al confine con l'Ungheria, al tempo compresa nella provincia di Pannonia, ma tale corso d'acqua appare esser molto distante dal territorio in cui erano stanziati i popoli che parteciparono allo scontro<ref>[http://aeiou.iicm.tugraz.at/aeiou.encyclop.v/v684587.htm;internal&action=_setlanguage.action?LANGUAGE=en Völkerwanderung<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
La matrigna Albiera morì appena ventottenne nel [[1464]], quando la famiglia risiedeva già a Firenze, venendo sepolta in [[chiesa di San Biagio (Firenze)|San Biagio]]. Ser Piero si risposò altre tre volte: una seconda ([[1464]]) con la quindicenne Francesca di ser Giuliano Manfredini, che pure morì senza progenie, una terza con Margherita di Francesco di Jacopo di Guglielmo ([[1475]]), che gli diede finalmente sei figli; altri sei ne ebbe con il quarto e ultimo matrimonio<ref name="M138"/>.
Alternativamente, l'[[enciclopedia Britannica]]<ref>[http://www.britannica.com/EBchecked/topic/230424/Gepidae Gepidae (people) - Britannica Online Encyclopedia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> riporta l'attuale fiume [[Nedad]] quale luogo effettivo dello scontro.
 
== Le cause che portarono allo scontro ==
Leonardo ebbe così dodici tra fratellastri e sorellastre, tutti molto più giovani di lui (l'ultimo nacque quando Leonardo aveva quarantasei anni), con i quali ebbe pochissimi rapporti, ma che gli diedero molti problemi dopo la morte del padre nella contesa sull'eredità<ref name="M138"/>.
 
Lo storico Giordane accenna alle cause che indussero la ribellione delle tribù germaniche, turcofone e protoslave al dominio degli [[Unni]].
====Periodo di formazione====
[[Attila]] ([[406]] – [[453]]) morì del tutto inaspettatamente al culmine del suo potere, il 16 marzo [[453]]<ref name="ReferenceA">Mario Bussegli: "Attila"; Rusconi Editore, 1986; ISBN 88-18-18007-X</ref> a causa d'una probabile emorragia, stando ai dettagli riportati da Giordane medesimo. Lo storico goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]) è la principale fonte a nostra disposizione per poter delineare un quadro, seppur lacunoso, di quanto accadde tra l'anno della morte di Attila e l'anno della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] (convenzionalmente, nel [[476]]). Ma Giordane visse un secolo dopo gli eventi narrati, Inoltre, la sua visione era partigiana (era un goto ed era al servizio dell'[[impero romano d'Oriente]])<ref name="ReferenceA"/>. Infine, la sua opera, la ''[[De origine actibusque Getarum|Getica]]'', è ampiamente tratta da una precedente e purtroppo perduta opera storica, la ''[[Historia Gothorum]]'', di [[Cassiodoro|Flavio Aurelio Magno Cassiodoro]] ([[483]] – [[581]]), certamente anch'essa di parte, essendo stato il nonno dell'autore uno dei membri della delegazione diplomatica bizantina alla corte di [[Attila]] nel [[448]] (tale delegazione era in realtà composta da agenti segreti della corte di [[Bisanzio]], e portava con sé un ingente quantitativo d'oro per assoldare sicari al fine di assassinare Attila in persona; la congiura venne scoperta e le relazioni diplomatiche tra Unni e Bizantini si guastarono definitivamente)<ref name="ReferenceB">Peter Heather: "La caduta dell'Impero Romano. Garzanti Editore; 2007; ISBN 978-88-11-68090-1"</ref>.
Ser Piero aveva già lavorato a Firenze e nel [[1462]], a dire del [[Vasari]]<ref name=vasari>G. Vasari, ''[[Le Vite|Vite]]''</ref>, vi ritornò con la famiglia, compreso il piccolo Leonardo. Il padre Piero avrebbe mostrato all'amico [[Andrea del Verrocchio]] alcuni disegni di tale fattura che avrebbero convinto il maestro a prendere Leonardo nella sua bottega; in realtà è alquanto improbabile che un apprendistato iniziasse ad appena dieci anni, per cui l'ingresso di Leonardo nella bottega del Verrocchio viene oggi ritenuto posteriore<ref name="M138"/>.
Bisanzio aveva certamente un notevole interesse a che la minaccia unna venisse spazzata via definitivamente dai suoi confini. Non è esagerato affermare che si trattava d'una questione di vitale importanza<ref name="ReferenceB"/>.
 
A ciò si aggiunse l'offensiva dei [[Gepidi]] di re [[Ardarico]], che mirava a creare una patria indipendente nell'ex [[Dacia (provincia romana)|provincia romana di Dacia]], (l'attuale [[Romania]], che effettivamente divenne nota col nome di "[[Gepidia]]"), e degli [[Ostrogoti]], i primi germani a cadere sotto il giogo unno già dal [[375]], dopo la [[battaglia del fiume Erac]] (odierno [[Tiligul]], in [[Ucraina]]), che sconfisse definitivamente gli Unni<ref name="ReferenceB"/>. Il grande impero unno si sfasciò in pochi anni, e gli Unni si ritirarono rapidamente verso il cuore dell'[[Asia]], oltre gli [[Urali]], a parte un contingente esiguo che si pose al servizio dei bizantini. Restarono indietro solo i [[Bulgari]] e gli [[Avari]], che si stanziarono nella [[Russia]] meridionale. I Gepidi si sostituirono agli Unni e fondarono un forte regno tra il Tibisco e il [[Dnestr]].
Si pensa infatti che Leonardo restasse in campagna nella casa dei nonni, dove avvenne la sua educazione, piuttosto disordinata e discontinua, senza una programmazione di fondo, a cura del nonno Antonio, dello zio Francesco e del prete Piero che lo aveva battezzato<ref name="M10">Magnano, cit. pag. 10.</ref>. Il fanciullo imparò infatti a scrivere con la sinistra e a rovescia, in maniera del tutto speculare alla scrittura normale<ref name="M10"/>. Vasari ricordò come il ragazzo nello studio cominciava "molte cose [...] e poi l'abbandonava", e nell'impossibilità di avviarlo ormai alla carriera giuridica, il padre decise di introdurlo alla conoscenza dell'[[abaco]], anche se "movendo di continuo dubbi e difficultà al maestro che gl'insegnava, bene [che] spesso lo confondeva"<ref name="vasari"/>.
 
== La battaglia ==
====L'arrivo a Firenze====
Il nonno Antonio morì novantaseienne nel [[1468]], citando nell'eredità "Lionardo", assieme alla nonna Lucia, al padre Piero, alla nuova matrigna Francesca Lanfredini, e agli zii Francesco e Alessandra. L'anno dopo la famiglia del padre, divenuto notaio della [[Repubblica di Firenze|Signoria fiorentina]], insieme con quella dello zio Francesco, che era iscritto all'[[Arte della Seta]], risultava domiciliata in una casa fiorentina, abbattuta già nel Cinquecento, nell'attuale via dei Gondi, accanto a [[piazza della Signoria]].
 
La battaglia venne con ogni probabilità combattuta nell'autunno del 454, oppure, secondo altri, nei primi mesi del 455<ref>John Man: "Attila" Ed. Mondadori; 2007; ISBN 978-88-04-56444-7
====Nella bottega di Verrocchio====
</ref>. Non sono noti i particolari della strategia, né quelli della tattica. Però, a grandi linee, essi possono esser desunti dalla ricostruzione storica delle battaglie che gli Unni sostennero coi [[Storia romana|Romani]], a cominciare dalla [[Battaglia dei Campi Catalaunici]] di due anni precedente ([[451]]) a quella del Nedao.
[[File:Study of a Tuscan Landscape.jpg|thumb|250px|''[[Paesaggio con fiume]]'' (1473)]]
I barbari coalizzati, da ex alleati degli Unni, sapevano bene che dovevano impegnarsi in un tipo di combattimento molto diverso da quelli fin qui attuati contro l'Impero<ref>Giuseppe Zecchini, ''Attila'', Hoepli Editore, 2007, ISBN 88-389-2158-X</ref>. I barbari costituivano la fanteria, leggera e pesante, dell'orda unna, dal momento che [[Attila]] possedeva soltanto un'efficientissima cavalleria ("Dove passa il suo cavallo non cresce più un filo d'erba" è la frase attribuita agli osservatori bizantini). Gli scontri tipici della cavalleria unna consistevano in fulminei attacchi a sorpresa, fingendo la ritirata per poi rilanciare l'attacco con piccoli gruppi di esperti arcieri a cavallo. Il momento critico sfruttato dagli Unni era quando, al momento della finta ritirata, la fanteria nemica si scompaginava e si lanciava all'inseguimento credendo di aver vinto lo scontro. In quell'attimo, la cavalleria unna tornava indietro ed annientava il nemico colto letteralmente di sorpresa.
Diventando ormai sempre più evidente l'interesse del giovane Leonardo nel "disegnare et il fare di rilievo, come cose che gl'andavano a fantasia più d'alcun'altra"<ref name="vasari"/>, ser Piero mandò infine il figlio, dal [[1469]] o [[1470]], nella bottega di Andrea del Verrocchio, che in quegli anni era una delle più importanti di Firenze, nonché una vera e propria fucina di nuovi talenti<ref name="M12">Magnano, cit. pag. 12.</ref>. Tra gli allievi figuravano nomi che sarebbero diventati i grandi maestri della successiva generazione, quali [[Sandro Botticelli]], [[Pietro Perugino]], [[Domenico Ghirlandaio]] e [[Lorenzo di Credi]], e la bottega espletava un'attività poliedrica, dalla [[pittura]] alle varie tecniche [[scultura|scultoree]] (su pietra, [[fusione a cera persa]] e intaglio ligneo), fino alle arti "minori". Soprattutto veniva stimolata la pratica del [[disegno]], portando tutti i collaboratori a un linguaggio pressoché comune, tanto che ancora oggi può risultare molto difficile l'attribuzione delle opere uscite dalla bottega alla mano del maestro oppure a un determinato allievo<ref name="M13">Magnano, cit. pag. 13.</ref>. Si conoscono vari esempi di disegni di panneggi usciti dalla sua bottega, che derivano da esercizi che il maestro faceva fare copiando le pieghe dei tessuti sistemati su modelli di terra<ref name="M13"/>. Inoltre gli allievi apprendevano nozioni di [[carpenteria]], [[meccanica applicata|meccanica]], [[ingegneria]] e [[architettura]]<ref name="M13"/>.
Presso il fiume Nedao, questa volta, i figli di Attila dovevano invece dedicare la stessa attenzione sia all'attacco che alla difesa<ref name="ReferenceA"/>. Erano pressoché privi di fanteria (i cui componenti erano, per l'appunto, costituiti dai barbari insorti contro di loro, oltretutto al corrente della stessa strategia unna). Per questo motivo, sicuramente, gli Unni volevano battersi in campo aperto e far così in modo di avvantaggiare la loro cavalleria. Difficilmente, questo vantaggio tattico si sarebbe concretizzato presso le rive di un fiume, che nel tardo autunno poteva anche aver allagato il territorio limitrofo per le esondazioni stagionali<ref name="ReferenceA"/>.
La politica bizantina, poi, finalizzata all'istigazione dei [[Germani]] alla rivolta sortì come effetto il tramonto definitivo della potenza unna: con ogni probabilità una sorta di "consiglieri militari" erano presenti al fianco degli insorti nei mesi precedenti la battaglia, se non sul campo di battaglia stesso<ref name="ReferenceA"/>. Questo è evidente dalla lettura attenta del testo di Giordane. La coalizione germanica costituiva la fanteria pesante armata di spade lunghe e corte, asce, mazze, pugnali. Era composta da [[Ostrogoti]], [[Turcilingi]], [[Sciri]], [[Rugi]], [[Ermunduri]], [[Franchi]], [[Suebi]], [[Sassoni]], [[Alemanni|Alamanni]] ed [[Eruli]]. La cavalleria leggera, armata di arco e dardi, era invece data da alcuni contingenti di [[Visigoti]], mentre quella pesante, assai più numerosa, faceva perno sugli [[Alani]] e sui [[Sarmati]] armati di giavellotto. Infine, la fanteria leggera era incentrata sui [[Gepidi]]. In tutto, gli effettivi dei coalizzati non superavano i 35.000 uomini.
Gli Unni, coi pochi contingenti barbari rimasti fedeli, assommavano a non più di 50.000 - 55.000 uomini.
Con ogni probabilità, gli Unni tentarono l'usuale tattica della cavalleria, ma la fanteria nemica non cascò nella trappola e non si scompose, nella lettura del testo di Giordane. Ne seguì, facilmente, un urto tra la fanteria germanica e la cavalleria unna, con la cavalleria germanica che agilmente avrebbe aggirato il nemico. Gli Unni, presi in mezzo tra la fanteria e la cavalleria germanica, furono letteralmente sterminati.
 
== Storia e conseguenze posteriori ==
Leonardo si trova menzionato nella [[Compagnia di San Luca]], dei pittori fiorentini, nel [[1472]]: «Lyonardo di ser Piero da Vinci dipintore de' dare per tutto giugnio 1472 sol. sei per la gratia fatta di ogni suo debito avessi coll'Arte per insino a dì primo di luglio 1472 [...] e de' dare per tutto novembre 1472 sol. 5 per la sua posta fatta a dì 18 octobre 1472<ref>Firenze, Accademia di Belle Arti, Libro Rosso A, 1472-1520, c 93 v</ref>». Ciò significa che a quell'epoca era già riconosciuto come pittore autonomo, la cui esperienza formativa poteva dirsi conclusa, sebbene la sua collaborazione col maestro Verrocchio si protraesse ancora per diversi anni.
 
Dopo la morte di [[Attila]], avvenuta, secondo la tradizione tramandata da [[Prisco di Panion]], la notte successiva il banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una gota di nome Krimhilda, poi abbreviato con Ildiko), i suoi tre figli [[Ellac]], Ermak e [[Dengizico]] si combatterono per la successione, reclamando ciascuno ben più della terza parte del regno (noto come l'"[[Impero delle steppe]]"). Il caos e l'[[anarchia]] che ne conseguirono permisero agli imperi romani occidentale ed orientale di progettare l'eliminazione del pericolo rappresentato dagli Unni, ed ai barbari - soggiogati dagli Unni durante le loro campagne belliche - di ribellarsi e di riguadagnare definitivamente la libertà<ref name="ReferenceC">Peter Heather: "La caduta dell'Impero Romano. Garzanti Editore; 2007; ISBN 978-88-11-68090-1</ref>. Le forze [[germani]]che alleate guidate da [[Ardarico]], re dei [[Gepidi]], sconfissero le forze [[unni|unne]] di [[Ellac]], il figlio di Attila, che aveva lottato con i fratellastri [[Irnik]] e Dengizico per la conquista del trono (non è certo che Ellac avesse ucciso i suoi fratelli, anche se, tra pretendenti al trono, gli Unni non ammettevano rivali nell'ascesa al potere; Attila stesso aveva ucciso il fratello dopo una breve coreggenza). Ellac venne ucciso alla fine del combattimento. Secondo Giordane la battaglia sarebbe stata estremamente cinematografica:
Il [[5 agosto]] [[1473]] Leonardo datò la sua prima opera certa, il ''[[Paesaggio con fiume]]'', un disegno con una veduta a volo d'uccello della valle dell'Arno, oggi al [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]] degli [[Uffizi]]. L'attenzione verso una descrizione autentica del mondo naturale fu una caratteristica costante di Leonardo, soprattutto evidente nella fase giovanile. Ciò gli è valso l'assegnazione di alcuni contributi a opere uscite dalla bottega di Verrocchio, come l<nowiki>'</nowiki>''[[Tobiolo e l'angelo|Arcangelo Raffaele e Tobiolo]]''<ref>[http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/workshop-of-andrea-del-verrocchio-tobias-and-the-angel Scheda nel sito ufficiale del museo]</ref> ([[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]), in cui la realistica squamosità del pesce o l'energia scattante del cagnolino sono state proposte come dettagli leonardeschi, anche se si tratta di attribuzioni non universalmente condivise<ref name="M14">Magnano, cit. pag. 14.</ref>. Lo stesso vale per il paesaggio della ''Madonna col Bambino e angeli''<ref>[http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/andrea-del-verrocchio-and-assistant-lorenzo-di-credi-the-virgin-and-child-with-two-angels Scheda nel sito ufficiale del museo]</ref> (sempre a Londra), con un picco roccioso che ricorderebbe proprio il ''[[Paesaggio con fiume]]''<ref name="M14"/>.
 
{{citazione|E quindi le nazioni guerriere si disfecero. A quel punto, credo, deve essere stato mostrato uno spettacolo eccezionale, in cui si potevano vedere i [[Goti]] lottare con le picche, i [[Gepidi]] infuriati con le spade, i [[Rugi]] spaccare le lance che li avevano trafitti, i [[Suebi]] lottare a piedi, gli [[Unni]] con archi, gli [[Alani]] formare una linea di guerrieri con armi pesanti mentre gli [[Eruli]] puntavano invece su armi leggere|[[Giordane]], ''[[De origine actibusque Getarum]]''<ref>Giordane, ''[[De origine actibusque Getarum]]'', l.261</ref>}}
 
Gli Unni finirono con insediarsi nelle fortezze di confine dell'[[Impero bizantino]], o furono annientati dalle armate imperiali (alcuni attaccarono le fortezze danubiane nel [[457]]) o si arruolarono negli eserciti d'Occidente, o furono assoggettati dai nomadi [[Uguri]] e [[Onoguri]], [[Sabiri]] ed [[Avari]]. Il popolo unno ripiombò quindi nel caos e nell'anarchia e la steppa tornò a ripullularsi di signori arroganti, litigiosi tra loro, a volte in lotta, a volte al servizio dell'Impero. Dal [[459]], gli Unni sparirono del tutto dalle cronache storiche. Il dominio unno dell'[[Europa Centrale]] ed orientale era distrutto. I pochi guerrieri Unni sopravvissuti vennero espulsi da [[Ardarico]] dopo un lungo assedio alla loro capitale (in realtà un campo trincerato posto in una località non ancora identificata della [[Puszta]], la pianura che va dal lago [[Balaton]] ad Est alla catena dei [[Carpazi Boscosi]] ad Ovest, dalla [[Rutenia]] a Nord alla città di [[Belgrado]] a Sud) ungherese, non lungi dall'odierna città di [[Debrecen]] (in base alle descrizioni degli ambasciatori bizantini), che venne data alle fiamme<ref name="ReferenceC"/>.
Testimonia il confronto serrato col maestro il ''[[Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo)|Battesimo di Cristo]]'' degli [[Uffizi]], dipinto a più mani. Secondo l'indicazione di [[Vasari]], confermata poi anche dalla critica moderna, è da assegnare a Leonardo l'angelo in primo piano a sinistra e il morbido paesaggio sullo sfondo, oltre a una sistemazione generale dello stile per amalgamare almeno tre mani di personalità diverse (Verrocchio, un allievo poco dotato e Leonardo stesso). In quest'opera sono già evidenti alcuni motivi dello stile leonardesco, che superano i limiti degli insegnamenti di bottega: la decorazione basata su motivi fluenti, l'attenzione agli elementi vegetali o all'espressività dei volti, spesso ritratti con un sorriso ambiguo<ref name="M14"/>; nuova è inoltre la resa spaziale ed atmosferica unificata, nonché i primi accenni a uno stile [[sfumato]]<ref name="M16">Magnano, cit. pag. 16.</ref>.
 
Anche tra i vincitori iniziarono subito le lotte intestine, a tutto vantaggio dell'Impero d'Oriente. I Franchi vennero espulsi verso gli attuali [[Paesi Bassi]] ed i Sassoni verso l'attuale [[Danimarca]], da dove passarono in [[Britannia]] nel [[458]] con una seconda ondata. Gli Ostrogoti si stanziarono nell'attuale [[Repubblica Ceca]] e nell'attuale [[Slovacchia]]. Gli altri finirono arruolati dall'[[Impero romano d'Occidente]] e stanziati nelle attuali [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], [[Svizzera]], [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] ed Austria. I Gepidi risultarono i veri vincitori e si appropriarono di tutta la regione dei [[Carpazi]] e del Danubio. Anche il fatiscente Impero Romano d'Occidente riuscì a trarre vantaggio dalla sconfitta degli Unni, in quanto l'imperatore [[Avito]], l'ultimo imperatore degno di questo nome secondo Giordane, riuscì a recuperare la provincia di [[Pannonia]] seppur affidata a Sciri, Eruli e Turcilingi.
Sempre secondo Vasari, la bravura di Leonardo nella prova del ''Battesimo'' avrebbe spinto Verrocchio, restio a un confronto diretto che iniziava a vederlo perdente, a dedicarsi esclusivamente alla scultura. In realtà l'aneddoto è scartato dalla critica moderna, propensa a ritenerlo un'enfatizzazione arbitraria del tema letterario dell'"allievo che supera il maestro" operata dallo storico aretino<ref name="M17">Magnano, cit. pag. 17.</ref>.
 
I capi barbari iniziarono una lunga serie di litigi e guerre. Tra questi vanno ricordati almeno due ex-"logades" di Attila: il romano di Pannonia [[Flavio Oreste]] (il padre dell'ultimo imperatore d'Occidente, [[Romolo Augusto]]) e l'unno [[Edicone]] (il padre di [[Odoacre]]) che si segnalò per la sua ferocia nella lotta contro gli Ostrogoti. La funesta inimicizia tra Oreste, Odoacre ed il re ostrogoto [[Teodorico il Grande]] aveva dunque radici lontane, e questi furono i protagonisti della caduta finale dell'Impero d'Occidente tra il 28 agosto [[475]] ed il 4 settembre [[476]].
====Leonardo scultore====
Vasari ricordò come Leonardo operò anche "nella scultura, facendo, nella sua giovanezza, di terra alcune teste di femine che ridono, che vanno, formate per l'arte di gesso, e parimente teste di putti, che parevano usciti di mano d'un maestro". Non si conosce tuttavia alcuna opera scultorea sicura di Leonardo, nonostante varie proposte attributive avanzate in passato. Di recente [[Alessandro Parronchi]] gli ha assegnato un ''Busto di putto'', in collezione privata fiorentina<ref>Alessandro Parronchi, ''Nuove proposte per Leonardo scultore'', in "Achademia Leonardi Vinci" 2, 1989.</ref>.
 
Numerose sono comunque le coincidenze, anche molto stringenti, tra alcuni disegni o schizzi di Leonardo e le opere scultoree di Verrocchio, come il ''[[Profilo di capitano antico]]'' (1475 circa, [[Londra]], [[British Museum]]), simile ai bassorilievi di capitani antichi scolpiti per [[Mattia Corvino]], o lo ''[[Studio di mani]]'' (1475 circa, [[Castello di Windsor|Windsor]], [[Royal Library]]), ritenuto uno studio per il ''[[Ritratto di Ginevra de' Benci]]'' e molto somigliante alla posizione delle mani del busto della ''[[Dama col mazzolino]]''<ref name="M16"/>. Alla fine l'unico esperimento sicuro con la scultura di Leonardo fu l'incompiuto [[cavallo di Leonardo|monumento a Francesco Sforza]].
 
====Prime opere indipendenti====
[[File:Lorenzo di Credi - Madonna Dreyfus.jpg|thumb|200px|''[[Madonna Dreyfus]]'' (1469 circa)]]
[[File:Leonardo da Vinci 040.jpg|thumb|200px|''[[Madonna del Garofano]]'' (dettaglio, 1473 circa)]]
Le primissime opere indipendenti di Leonardo vengono oggi datate tra il [[1469]] e i primi anni settanta, ancora prima del ''[[Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo)|Battesimo]]''. In questi lavori, su cui il dibattito critico è stato molto acceso, l'artista mostra una forte adesione al linguaggio comune degli allievi di Verrocchio, complicando gli studi attributivi. La piena autografia della piccola ''[[Madonna Dreyfus]]'' (1469 circa, [[National Gallery of Art]], [[Washington]]) è una constatazione recente della critica, che in passato aveva oscillato anche sui nomi di Verrocchio e [[Lorenzo di Credi]]: stretta è infatti la vicinanza stilistica con la successiva ''[[Madonna del Garofano]]'' (1473 circa, [[Alte Pinakothek]], [[Monaco di Baviera|Monaco]]), con gli incarnati delicati e quasi trasparenti, la gestualità familiare tra madre e figlio, l'ambientazione su uno sfondo scuro in cui si aprono "alla [[pittura fiamminga|fiamminga]]" due finestre su un luminoso paesaggio<ref name="M17"/>.
 
Proviene dalla bottega del Verrocchio la contemporanea ''[[Annunciazione (Leonardo)|Annunciazione]]'' degli [[Uffizi]], ma la sua paternità – se pure può considerarsi di unica mano – è stata a lungo disputata dalla critica, per assestarsi infine sul nome di Leonardo. L'Angelo annunciante appare infatti prossimo alla fattura dell'angelo del ''[[Battesimo di Cristo (Verrocchio)|Battesimo]]'', ed esistono due disegni certi di Leonardo: uno ''Studio di braccio'' alla [[Christ Church (Oxford)|Christ Church]] di [[Oxford]] e uno ''Studio di drappeggio'' con le gambe della Madonna al [[Louvre]], che fanno preciso riferimento, rispettivamente, all'arcangelo e alla Vergine. Nonostante si stia formando uno stile personale, affiorano ancora motivi verrocchieschi, come il leggio-altare con zampe leonine, che ricordano da vicino la [[Tomba di Giovanni e Piero de' Medici]]<ref name="M17"/>. Il dipinto contiene un "errore" di prospettiva, nel braccio destro eccessivamente lungo della Vergine, difetto che risulta attenuato assumendo un punto di vista leggermente a destra dell'opera<ref name="M18">Magnano, cit., pag. 18.</ref>.
 
La ''[[Madonna del Garofano]]'' (1475-1480) mostra già con evidenza una veloce maturazione dello stile dell'artista, indirizzato a una maggiore fusione tra i vari elementi dell'immagine, con trapassi luminosi e di chiaroscuro più sensibili e fluidi; la Vergine infatti emerge da una stanza in penombra contrastando con un lontano e fantastico paesaggio che appare da due bifore sullo sfondo<ref name="DVC146">Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, ''I tempi dell'arte'', volume 2, Bompiani, Milano 1999, pag. 146. ISBN 88-451-7212-0</ref>.
 
Al [[1474]] al [[1478]] risale il ''[[Ritratto di Ginevra de' Benci|Ritratto di donna]]'' di [[National Gallery of Art|Washington]], identificata con [[Ginevra de' Benci]] - così si spiega il ginepro dipinto alle sue spalle. Si tratta della figlia di un importante mercante fiorentino, il che dimostra come Leonardo potesse accedere a commissioni da parte della ricca borghesia fiorentina. L'opera mostra sempre più chiari gli influssi dell'[[arte fiamminga]], nelle luminescenze della capigliatura, nell'attenzione alla resa luminosa tramite il colore. Vi si trova però anche la caratteristica resa atmosferica tra personaggio in primo piano e paesaggio, oltre alla particolare tecnica di sfumare coi polpastrelli i colori, soprattutto nella realistica epidermide<ref name="M17"/>.
 
====Quattro anni di silenzio====
Dal gennaio [[1474]] all'autunno [[1478]] non si conoscono opere di Leonardo. Questo silenzio è particolarmente strano se si considera come negli anni immediatamente precedenti la carriera di Leonardo stesse definitivamente decollando, con alle spalle un padre influente e facoltoso, che lo mantenne almeno fino al [[1480]] e che sicuramente poteva aiutarlo nel procurarsi le commissioni<ref name="M18"/>.
 
Si è ipotizzato quindi che il poco più che ventenne Leonardo fosse ancora incerto sul proprio futuro, avvicinandosi al mondo della scienza con la frequentazione dell'anziano geografo e astronomo [[Paolo dal Pozzo Toscanelli]]. Probabilmente ebbe modo di approfondire l'[[anatomia]] assistendo alla dissezione dei cadaveri nelle camere mortuarie degli ospedali, ma dovette studiare anche la fisica e la meccanica tramite esperimenti diretti<ref name="M18"/>.
 
L'[[8 aprile]] [[1476]] venne presentata una denuncia anonima agli Ufficiali di notte e de' monasteri contro diverse persone, tra le quali Leonardo, per [[sodomia]] consumata verso il diciassettenne Jacopo Saltarelli, residente in [[via Vacchereccia]] (accanto [[piazza della Signoria]]). Anche se nella Firenze dell'epoca c'era una certa tolleranza verso l'[[omosessualità]], la pena prevista in questi casi era severissima: l'[[evirazione]] per i sodomiti adulti e la mutilazione di un piede o della mano per i giovani<ref name="M139">Magnano, cit., pag. 139.</ref>. Oltre a Leonardo, tra gli altri inquisiti vi erano l'orefice Bartolomeo di Pasquino, il farsettaio (sarto) Baccino, residente in via de' Cimatori presso [[Orsanmichele]], e soprattutto Leonardo [[Tornabuoni]] che è annotato come vestito di "nero" (la stoffa più costosa, prerogativa dell'alta società): egli era infatti un giovane rampollo della potentissima famiglia imparentata con i [[Medici]]<ref name="M139"/>. Un'identica denuncia fu presentata anche nel giugno dello stesso anno<ref name="M139"/>. Fu proprio il coinvolgimento del Tornabuoni che avrebbe giocato a favore degli accusati: l'accusa venne infatti archiviata e gli imputati furono tutti assolti "cum conditione ut retumburentur", salvo che non vi siano altre denunce in merito<ref name="M139"/>. La denuncia riporta come comunque Leonardo a quella data fosse ancora a bottega da Verrocchio.
 
====Il ritorno alla pittura====
[[File:Madonna benois 03.jpg|thumb|200px|left|''[[Madonna Benois]]'' (dettaglio)]]
Il [[10 gennaio]] [[1478]] ricevette il primo incarico pubblico, una pala per la cappella di San Bernardo nel [[palazzo della Signoria]]; incassò dai Priori 25 [[fiorini]] ma forse non iniziò nemmeno il lavoro, affidato poi nel [[1483]] a [[Domenico Ghirlandaio]] e poi a [[Filippino Lippi]], che lo completò nel [[1485]] (la ''[[Pala degli Otto]]'', oggi agli [[Uffizi]]). In questa pala l'espressione "leonardesca", cioè ambiguamente sorridente, della Madonna aveva in passato confuso alcuni critici che l'avevano attribuita a Leonardo.
 
Nel frattempo il desiderio di dedicarsi alla pittura dovette tornare a farsi sentire, come testimonia un'annotazione, parzialmente mutila, in cui l'artista ricorda come a fine del 1478<ref>Si legge solo la fine di un nome di mese "...bre".</ref> incominciò due ''Madonne''. Una di queste è riconosciuta nella ''[[Madonna Benois]]'', oggi all'[[Ermitage]] di [[San Pietroburgo]], che il Bocchi nel [[1591]] menzionò nella casa fiorentina di Matteo e Giovanni Botti: «tavoletta colorita a olio di mano di Leonardo da Vinci, di eccessiva bellezza, dove è dipinta una Madonna con sommo artifizio et con estrema diligenza; la figura di Cristo, che è bambino, è bella a maraviglia: si vede in quello un alzar del volto singolare et mirabile lavorato nella difficultà dell'attitudine con felice agevolezza»; descrizione che però potrebbe riferirsi anche alla ''[[Madonna del Garofano]]''.
 
Ancora al 1475-1478 circa è databile la piccola ''[[Annunciazione 598|Annunciazione]]'' del [[Louvre]], probabilmente parte della predella della ''Madonna con Bambino e santi'' di [[Lorenzo di Credi]] del [[Duomo di Pistoia]], che avrebbe compreso anche la ''Nascita del Bambino'' del [[Perugino]], ora all'Art Gallery di [[Liverpool]] e il ''San Donato e il gabelliere'' dello stesso Lorenzo, ora all'Art Museum di [[Worcester]]. L'unità di composizione, la coerenza e l'individualità della piccola tavola, posteriore ma lontana dall'''Annunciazione'' di Firenze, ne confermano l'attribuzione concorde a Leonardo. Intanto, almeno dal [[1479]] non viveva più nella famiglia del padre Piero, come attesta un documento del catasto fiorentino.
 
====L'avvicinamento ai Medici====
[[File:Retrato de Bernardo di Bandino Baroncelli executado.jpg|thumb|100px|Disegno del cadavere di Bernardo Bandini (1479)]]
A questi anni risale probabilmente anche l'avvicinamento a [[Lorenzo il Magnifico]] e alla sua cerchia, della quale faceva parte il suo maestro Verrocchio. Alcuni fogli dei codici vinciani mostrano studi per consulenze militari e ingegneristiche, richieste probabilmente da Lorenzo. Il [[29 dicembre]] [[1479]] Leonardo ritrasse il cadavere impiccato di uno dei responsabili della [[congiura dei Pazzi]], [[Bernardo Bandini|Bernardo di Bandino Baroncelli]] (l'assassino di [[Giuliano de' Medici]]), confermando un legame con la Casa [[Medici]]<ref name="M18"/>. Si tratta di un disegno di impiccato, con annotazioni, conservato al [[Musée Bonnat]] di [[Bayonne]].
 
L'[[Anonimo Gaddiano]] inoltre ricorda la sua frequentazione, verso il [[1480]], del [[Giardino di San Marco]], una sorta di museo all'aperto in cui era esposta la collezione di statue antiche dei Medici e l'anziano scultore [[Bertoldo di Giovanni]] teneva una scuola d'arte<ref name="M18"/> a cui partecipò anche, quasi dieci anni dopo, il giovane [[Michelangelo Buonarroti]]<ref name="vasari"/>. L'annotazione recita: «stette [...Leonardo] col Magnifico Lorenzo et, dandoli provisione per sé, il faceva lavorare nel [[Giardino di San Marco|giardino sulla piazza di San Marco]] a Firenze»: l'acquisto del terreno da parte di Lorenzo fu di quell'anno e pertanto Leonardo dovette eseguirvi lavori di scultura e restauro.
 
====L'Adorazione dei Magi====
Se dell'incompiuto ''[[San Girolamo (Leonardo)|San Girolamo]]'' della [[Pinacoteca Vaticana]] non si ha nessuna testimonianza documentaria, dell<nowiki>'</nowiki>''[[Adorazione (Leonardo)|Adorazione dei Magi]]'', ora agli [[Uffizi]], si sa che gli fu commissionata nel marzo [[1481]] dai monaci di [[Chiesa di San Donato in Scopeto|San Donato a Scopeto]], come pala dell'altare maggiore, da compiere entro trenta mesi; la commissione, la più importante ricevuta da Leonardo fino ad allora, venne probabilmente facilitata dal padre ser Piero, che era notaio per i monaci<ref name="M19">Magnano, cit., pag. 19.</ref>. Leonardo però non consegnò mai l'opera e solo quindici anni dopo fu sostituita con un [[Adorazione dei Magi (Filippino Lippi)|dipinto dello stesso soggetto]], opera di [[Filippino Lippi]].
 
L'opera, rimasta allo stato di abbozzo, in bruno lumeggiato con [[biacca]], fu lasciata da Leonardo, in partenza per [[Milano]], all'amico Amerigo Benci, il padre di [[Ginevra de' Benci|Ginevra]], nel [[1482]]. In essa Leonardo avviò una riflessione più profonda sul tema, così frequente nell'arte fiorentina del XV secolo, sottolineando il momento dell'"Epifania" nel significato greco originario di "manifestazione". Gesù Bambino rivela infatti la sua natura divina sorprendendo gli astanti<ref>AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.</ref>. «Nulla rimane dell'Epifania tradizionale, e ai pastori e ai re è sostituita la più vasta moltitudine delle mani, dei volti intensamente caratterizzati, dei panni guizzanti da un lato fuori dalle ombre della siepe umana, succhiati dall'altro da un sospeso pulviscolo luminoso. Non sono magi, non sono guardiani d'armenti: sono le creature viventi, tutte le creature con la fede e col dubbio, con le passioni e con le rinunce della vita, aureolate dalla luce creatrice di questo capolavoro in cui il colore non avrebbe luogo» (Angela Ottino).
 
=== A Milano (1482–1500) ===
====La partenza====
Fra la primavera e l'estate del [[1482]] Leonardo si trovava già a [[Milano]], una delle poche città in [[Europa]] a superare i centomila abitanti, al centro di una regione popolosa e produttiva. Le ragioni della sua partenza da Firenze sono molteplici. Sicuramente, come testimoniano l'[[Anonimo Gaddiano]] e [[Vasari]], l'invio dell'artista fu causato da [[Lorenzo il Magnifico]] nell'ambito delle sue politiche diplomatiche con le signorie italiane, in cui i maestri fiorentini erano inviati come "ambasciatori" del predominio artistico e culturale di Firenze. Così i [[da Maiano|fratelli da Maiano]] e [[Antonio Rossellino]] erano partiti per [[Napoli]] e un gruppo di pittori era partito per decorare la [[Cappella Sistina|nuova cappella pontificia]] di [[Sisto IV]].
 
Leonardo ebbe la missione di portare al duca [[Ludovico il Moro]] un omaggio. Scrisse l'Anonimo: «[Leonardo] aveva trent'anni che dal detto Magnifico Lorenzo fu mandato al duca di Milano a presentarli insieme con [[Atalante Migliorati]] una [[Lira da braccio|lira]]<ref>Qui l'Anonimo intende non la [[Lira (strumento musicale)|lira]] in uso nell'antichità, ma lo specifico [[musica rinascimentale|strumento rinascimentale]] della [[lira da braccio]]</ref>, che unico era in suonare tale strumento». Vasari tramanda che fosse un grandissimo musicista<ref name=winternitz /><ref name=vasari /> e che avesse costruito questa lira in argento, in parte a forma di una testa di cavallo «cosa bizzarra e nuova, acciò ché l'armonia fosse con maggior tuba e più sonora di voce<ref name=vasari />». Arrivato, Leonardo partecipò a una gara musicale con quello strumento indetta alla corte sforzesca, «laonde superò tutti i musici, che quivi erano concorsi a sonare»<ref name=vasari />.
 
In quell'occasione Leonardo scrisse una famosa "lettera d'impiego" di ben nove paragrafi<ref>In ''[[Codice Atlantico]]'', c 270 r</ref>, in cui descriveva innanzitutto i suoi progetti di ingegneristica, di apparati militari, di opere idrauliche, di architettura, e solo alla fine, di pittura e scultura, di cui occuparsi in tempo di pace, tra cui il progetto di un [[Cavallo di Leonardo|cavallo di bronzo]] per un monumento a [[Francesco Sforza]]<ref name="M20">Magnano, cit., pag. 20.</ref>.
 
Appare chiaro che Leonardo fosse intenzionato a restare a Milano, città che doveva affascinarlo per la sua apertura alle novità scientifiche e tecnologiche, causata dalle continue campagne militari. L'ambiente fiorentino doveva infatti procurargli ormai un certo disagio: da un lato non si doveva riconoscere nella cultura [[accademia neoplatonica|neoplatonica]] della cerchia medicea, così imbevuta di ascendenze filosofiche e letterarie, lui che si definiva "omo sanza lettere"<ref name="M20"/>; dall'altro la sua arte stava divergendo sempre di più dal linearismo e dalla ricerca di una bellezza rarefatta e idealizzata degli artisti dominanti sulla scena, già suoi compagni nella bottega di Verrocchio, quali [[Perugino]], [[Ghirlandaio]] e [[Botticelli]]. Dopotutto la sua esclusione dai frescanti della [[Cappella Sistina|Sistina]] rimarca la sua estraneità a quel gruppo<ref name="M20"/>.
 
====La Vergine delle Rocce====
[[File:Léonard de Vinci - Vierge aux rochers 3.jpg|thumb|right|200px|''[[Vergine delle Rocce (Parigi)|Vergine delle rocce]]'' (prima versione, 1486 circa), particolare, Parigi, Louvre]]
I documenti sembrano indicare che l'accoglienza di Leonardo nell'ambiente milanese fu piuttosto tiepida, non ottenendo inizialmente gli esisti sperati nella famosa lettera al duca<ref name="M20"/>. L'artista ebbe anche diverse difficoltà con la [[dialetto lombardo|lingua parlata dal popolo]] (ai tempi la lingua italiana quale "toscano medio" non esisteva, tutti parlavano solo il proprio dialetto), sebbene gli esperti ritrovino poi nei suoi scritti degli anni successivi addirittura dei "lombardismi".
 
Per una prima commissione l'artista dovette infatti attendere il [[25 aprile]] [[1483]], quando con Bartolomeo Scorione, priore della Confraternita milanese dell'Immacolata Concezione, stipulò il contratto per una pala da collocare sull'altare della cappella della Confraternita nella [[chiesa di San Francesco Grande]] (oggi distrutta)<ref name="M20"/>. Al contratto presenziarono anche i fratelli pittori [[Evangelista De Predis|Evangelista]] e [[Giovanni Ambrogio De Predis]], che ospitavano Leonardo nella loro abitazione vicino [[Porta Ticinese]].
 
Si tratta della pala della ''[[Vergine delle Rocce (Parigi)|Vergine delle Rocce]]'' che, stando al dettagliatissimo contratto, doveva essere lo scomparto centrale di un trittico. La tavola centrale avrebbe dovuto rappresentare una Madonna col Bambino con due profeti e angeli, le altre due, quattro angeli cantori e musicanti, dipinte poi dai De Predis; la decorazione doveva essere ricca, con abbondanti dorature<ref name="M20"/> e l'opera doveva essere consegnata entro l'[[8 dicembre]] per un compenso complessivo di 800 lire da pagarsi a rate fino al febbraio [[1485]].
 
Leonardo, nonostante la strettezza dei termini contrattuali, interpretò il programma iconografico in maniera originalissima, raffigurando la scena del leggendario incontro tra [[san Giovannino]] e il Bambin Gesù nel deserto, e celando riferimenti all'[[Immacolata Concezione]] nell'arido sfondo roccioso e nel modo in cui la Madonna vi si fonde attraverso un anfratto che sembra rievocare il mistero legato alla maternità<ref name="M20"/>.
 
In una supplica a Ludovico il Moro, databile al [[1493]], dalla quale si evince che l'opera era stata compiuta almeno entro il [[1490]] – ma la critica la considera comunque finita entro il [[1486]] – Leonardo e Ambrogio De Predis (Evangelista morì alla fine del 1490 o all'inizio del [[1491]]) chiedevano un conguaglio di 1200 lire, rifiutato dai frati. La lite giudiziaria si trascinò fino al [[27 aprile]] [[1506]], quando i periti stabilirono che la tavola era incompiuta e, stabiliti due anni per terminare il lavoro, concessero un conguaglio di 200 lire; il [[23 ottobre]] [[1508]] Ambrogio incassò l'ultima rata e Leonardo ratificò il pagamento.
 
Sembrerebbe che Leonardo, dato il mancato pagamento delle 1.200 lire da parte della Confraternita, avesse venduto per 400 lire la tavola, ora al [[Louvre]], al [[re di Francia]] [[Luigi XII]], mettendo a disposizione, durante la lite giudiziaria, una seconda versione della ''[[Vergine delle Rocce (Londra)|Vergine delle Rocce]]'', che rimase in San Francesco Grande fino allo scioglimento della Confraternita nel [[1781]] ed è ora conservata alla [[National Gallery (Londra)|National Gallery di Londra]], insieme con le due tavole del De Predis. Per completezza va detto che non per tutti l'esemplare di Londra è di Leonardo: per alcuni, fra cui Carlo Pedretti, pur abbozzato dal maestro, fu condotto con l'ausilio degli allievi; che possa essere intervenuto Ambrogio de' Predis per completare l'opera è plausibile<ref> A. Ottino Dalla Chiesa in "''L'opera completa di Leonardo da Vinci''" CAR Rizzoli, vol. 12, 1967, scheda 15, pp. 92-95</ref>.
 
[[Giulio Carlo Argan]] evidenzia come per Leonardo tutto è "immanenza". Egli guarda la realtà e la natura con gli occhi dello scienziato. Il paesaggio di quest'opera "non è un paesaggio veduto né un paesaggio fantastico: è l'immagine della "natura naturans", del farsi e del disfarsi, del ciclico trapasso della materia dallo stato solido, al liquido, all'atmosferico: la figura non è più l'opposto della natura, ma il termine ultimo del suo continuo evolvere"<ref>Storia dell'arte italiana, Sansoni, vol.3, p.20-22.</ref>.
 
====Nella cerchia del Moro====
[[File:La Belle Ferronière.jpg|thumb|200px|[[Ritratto di dama (Leonardo)|Belle Ferronnière]] (1490–1495), Parigi, Louvre]]
Nei primi anni milanesi Leonardo proseguì con gli studi di meccanica, le invenzioni di macchine militari, la messa a punto di varie tecnologie<ref name="M21">Magnano, cit., pag. 21.</ref>. Verso il [[1485]] doveva essere già entrato nella cerchia di [[Ludovico il Moro]], per il quale progettò con versatilità sistemi d'[[irrigazione]], dipinse ritratti, approntò scenografie per feste di corte, ecc. Una lettera di quegli anni ricorda però come l'artista fosse insoddisfatto per i compensi ricevuti, descrivendo anche il suo stato familiare all'epoca. Scrisse infatti Leonardo al duca che in tre anni aveva ricevuto solo cinquanta ducati, troppo pochi per sfamare "sei bocche": si tratta della sua, di quelle dei tre allievi [[Marco d'Oggiono]], [[Giovanni Boltraffio]] e [[Gian Giacomo Caprotti]] detto il [[Salaì]], di un uomo di fatica e, dal [[1493]], di una domestica di nome Caterina, forse la madre naturale di Leonardo al seguito del figlio dopo essere rimasta vedova<ref name="M22">Magnano, cit., pag. 22.</ref>. Il Salaì, da [[Oreno]], al servizio di Leonardo dal [[1490]], quando aveva dieci anni, ebbe il suo soprannome da un diavolo del ''[[Morgante (Pulci)|Morgante]]'' del [[Luigi Pulci|Pulci]]: Leonardo definì poi l'assistente "ladro, bugiardo, ostinato, ghiotto"<ref>Codice C, c 16 v.</ref>, ma lo trattò sempre con indulgenza.
 
Conclusa la ''Vergine delle Rocce'' Leonardo dovette dedicarsi ad alcune Madonne. Una fu probabilmente quella d'"optimo pittore" da inviare in dono al re d'[[Ungheria]] [[Mattia Corvino]] nel [[1485]] (descritta come "figura di Nostra Donna quanto bella excelente et devota la sapia più fare, senza sparagno di spesa alcuna" in una lettera ducale datata [[13 aprile]] [[1485]])<ref name="M23">Magnano, cit., pag. 23.</ref>. Un'altra fu probabilmente la ''[[Madonna Litta]]'', eseguita in massima parte dagli assistenti, soprattutto [[Boltraffio]] e [[Marco d'Oggiono]].
 
Un altro tema ricorrente del periodo milanese è il [[ritratto]], in cui l'artista poté mettere a frutto gli studi anatomici avviati a Firenze, interessandosi soprattutto ai legami tra le fisionomie e i "moti dell'animo", cioè gli aspetti psicologici e le qualità morali che trasparivano puntualmente dalle caratteristiche esteriori. Una delle prime prove su questo tema che ci sia pervenuta è il ''[[Ritratto di musico]]'', forse il maestro di Cappella del duomo milanese [[Franchino Gaffurio]]. Notevoli sono in quest'opera l'attenzione analitica e il risvolto psicologico nello sguardo sfuggente dell'effigiato<ref name="M23"/>. Un altro famoso ritratto di questo periodo è la cosiddetta ''[[Belle Ferronière]]'', una dama, forse legata alla corte sforzesca, dall'intenso sguardo che evita aristocraticamente lo sguardo dello spettatore<ref name="M23"/>.
 
Sicuramente legato alla committenza ducale è il ''[[Ritratto di Cecilia Gallerani]]'', detto la ''[[Dama con l'ermellino]]''. La presenza dell'animale, oltre a richiamare il cognome della donna (''galé'' in [[lingua greca|greco]]), alludeva anche all'onorificenza dell'[[Ordine dell'Ermellino]], ricevuta proprio nel [[1488]] dal Moro da parte di [[Ferrante d'Aragona]]<ref name="M23"/>.
 
====Le nozze tra Gian Galeazzo Sforza e Isabella d'Aragona====
Nei due anni successivi le commissioni ducali si fecero sempre più frequenti<ref name="M23"/>. Ricevette ad esempio pagamenti per il progetto del [[tiburio]] del [[duomo di Milano]].
 
Nei primi mesi del [[1489]] si occupò delle decorazioni, nel [[Castello Sforzesco (Milano)|Castello Sforzesco]], per le nozze di [[Gian Galeazzo Sforza]] e [[Isabella d'Aragona (1470-1524)|Isabella d'Aragona]], presto sospese per la morte della madre della sposa, [[Ippolita Maria Sforza|Ippolita d'Aragona]], e rimandate all'anno successivo, come Leonardo scrisse sul ''libro titolato de figura umana''<ref>Codice I, c. B, 42 v</ref>.
 
I festeggiamenti ripresero solo il [[13 gennaio]] [[1490]]; per essi, come scrisse il poeta [[Bernardo Bellincioni]] nel [[1493]], «v'era fabbricato, con il grande ingegno et arte di Maestro Leonardo da Vinci fiorentino, il paradiso con tutti li sette pianeti che giravano e li pianeti erano rappresentati da homini»<ref name="M144">Magnano, cit., pag. 144.</ref>. Un altro documento, redatto poco dopo la celebrazione e conservato nella [[Biblioteca Estense]] di [[Modena]], ricorda l'emozione della messa in scena, il pubblico, gli attori e lo sfarzo degli abiti: «El Paradiso era facto a similitudine de uno mezzo uovo, el quale dal lato dentro era tottu messo a horo, con grandissimo numero de lumi ricontro le stelle, con certi fessi dove stava li sette pianeti, segondo el loro grado alti e bassi. A torno l'orlo de sopra del dito mezo tondo era li XII [[segni zodiacali|signi]], con certi lumi dentro del vedro, che facevano un galante et bel vedere: nel qual Paradiso era molti canti et soni molto dolci et suavi»<ref name="M144"/>.
 
Il "cielo" inventato da Leonardo, mettendo a frutto la lunga tradizione delle [[sacre rappresentazioni]] fiorentine, doveva essere ricco di effetti speciali, giochi di luci e suoni, che restarono a lungo vivi nella memoria dei contemporanei<ref name="M23"/>.
 
====Il monumento equestre a Francesco Sforza====
{{vedi anche|Cavallo di Leonardo}}
In quegli anni Leonardo avviò il grandioso progetto per un monumento equestre a [[Francesco Sforza]], come testimonia un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Il [[22 luglio]] [[1489]], inoltre, [[Pietro Alamanni]] comunicò a [[Lorenzo il Magnifico]] la richiesta di Ludovico di ottenere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini: «un maestro o due apti a tale opera et benché gli abbi commesso questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare molto la sappia condurre»<ref>Firenze, Archivio di Stato, Carteggio mediceo.</ref>.
 
L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni della statua, che doveva essere fusa in bronzo, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico<ref name="M23"/>. L'artista spese mesi interi nello studio dei cavalli, frequentando le scuderie ducali per studiare da vicino l'anatomia di questi animali, soprattutto riguardo al rilassamento ed alla tensione dei muscoli durante l'azione. L'impresa venne sospesa per riprendere le celebrazioni del matrimonio Sforza-d'Aragona<ref name="M23"/>.
 
====A Pavia====
Il [[21 giugno]] 1490 andò a [[Pavia]], su richiesta dei fabbricieri del [[Duomo di Pavia|Duomo]] per una consulenza. Vi si recò con [[Francesco di Giorgio Martini]], architetto e autore del ''[[Trattato di architettura]]'', che riprendeva il ''[[De architectura]]'' di [[Vitruvio]]. Leonardo dovette trovare particolarmente stimolante la rielaborazione in volgare del testo latino, approfondendo lo studio dell'[[architettura]]: di quegli anni è infatti il cosiddetto [[Manoscritto B]] ([[Parigi]], [[Institut de France]]), dedicato all'[[urbanistica]], all'architettura religiosa e militare<ref name="M24">Magnano, cit., pag. 24.</ref>.
 
Risalgono allo stesso periodo anche gli studi sul corpo umano e sulle sue perfette proporzioni, che culminarono nell'esecuzione del celeberrimo disegno dell<nowiki>'</nowiki>''[[Uomo Vitruviano]]''<ref name="M24"/>.
 
====La fusione del Colosso====
[[File:Meijer Gardens 03.jpg|thumb|250px|Una riproduzione moderna del [[Cavallo di Leonardo]], a [[Grand Rapids (Michigan)|Grand Rapids]], in [[Michigan]]]]
Rientrato a Milano si dedicò a varie attività, tra cui i festeggiamenti per le nozze di [[Anna Maria Sforza]] e [[Alfonso I d'Este]] (1491) e per quelle di Ludovico il Moro e [[Beatrice d'Este]] (1494).
 
Lentamente portò avanti il progetto di un [[Cavallo di Leonardo|monumento equestre a Francesco Sforza]] che Ludovico il Moro voleva dedicare alla memoria del padre. Il progetto che passò attraverso diverse versioni era dimensioni colossale, arrivando, nel [[1491]], alla fase finale della messa in opera del modello definitivo (in cera e poi in terracotta) che attendeva la successiva [[fusione a cera persa]] del bronzo. L'impresa si presentava estremamente difficile, per la grande necessità di bronzo fuso da versare, per questo l'artista si dedicò a calcoli minuziosi in fase progettuale.
 
Nel frattempo, nel [[1493]], fu per un tratto al seguito del corteo che accompagnava in [[Germania]] [[Bianca Maria Sforza]], sposa dell'imperatore [[Massimiliano I del Sacro Romano Impero|Massimiliano d'Asburgo]]; si recò sul [[Lago di Como]] (dove studiò la celebre fonte intermittente presso la [[villa Pliniana]], a [[Torno]]), visitò la [[Valsassina]], la [[Valtellina]] e la [[Valchiavenna]].
 
Rientrato a Milano il [[13 luglio]] di quell'anno ricevette forse la visita della madre Caterina. Alla fine del [[1493]] tutto era pronto per la fusione del "Colosso". In Corte Vecchia, sede da anni dell'officina di Leonardo (sul luogo dell'attuale [[Palazzo Reale (Milano)|Palazzo Reale]]), il modello di creta era ormai pronto e visibile, ma una notizia improvvisa bloccò la disponibilità del metallo: l'imminente calata di [[Carlo VIII di Francia]] in Italia, per la guerra contro il [[Regno di Napoli]] degli [[Aragonesi]] ([[1494]]), rese infatti impellente la domanda di bronzo per la fabbricazione di armi, vanificando il progetto di Leonardo, il quale fu profondamente deluso e amareggiato anche per i nuovi problemi di natura economica causati dalla mancata commissione<ref name="M24"/>.
 
====L<nowiki>'</nowiki>''Ultima Cena''====
[[File:Leonardo da Vinci (1452-1519) - The Last Supper (1495-1498).jpg|thumb|400px|L<nowiki>'</nowiki>''Ultima Cena'', dopo il restauro]]
Nel [[1494]] Leonardo ricevette però una nuova commissione, legata al [[chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano)|convento di Santa Maria delle Grazie]], luogo caro al Moro, destinato alla celebrazione della famiglia [[Sforza]], in cui aveva da poco finito di lavorare [[Bramante]]. I lavori procedettero con la decorazione del [[refettorio]], un ambiente rettangolare dove i frati [[domenicani]] consumavano i pasti. Si decise di affrescare le pareti minori con temi tradizionali: una ''Crocifissione'', per la quale fu chiamato [[Donato Montorfano]] che elaborò una composizione tradizionale, già conclusa nel [[1495]], e un<nowiki>'</nowiki>''[[Ultima Cena (Leonardo)|Ultima Cena]]'' affidata a Leonardo<ref name="M24"/>. In tale opera, che lo sollevò dai problemi economici imminenti, Leonardo riversò come in una ''summa'' tutti gli studi da lui compiuti in quegli anni, rappresentandone il capolavoro<ref name="M25">Magnano, cit., pag. 25.</ref>.
 
Il novelliere [[Matteo Bandello]], che ben conosceva Leonardo, scrisse di averlo spesso visto «la matina a buon'hora a montar su'l ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v'averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anche veduto (secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Leone, da Corte Vecchia ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove<ref>M. Bandello, ''Novelle'', LVIII</ref>».
 
Leonardo attinse alla tradizione fiorentina dei [[cenacoli di Firenze|cenacoli]], reinterpretandola però in maniera estremamente originale con una maggiore enfasi sul momento drammatico in cui Cristo afferma «Qualcuno di voi mi tradirà» e sui "moti dell'animo" degli apostoli turbati. Essi sono ritratti a gruppi di tre, come una serie di onde emotive successive, con al centro la figura isolata e dominante del Cristo<ref name="M25"/>.
 
Come è noto Leonardo non si trovava a suo agio con la tecnica dell'[[affresco]], poiché i veloci tempi di asciugatura dell'intonaco richiedevano un tratto deciso e rapido, non compatibile con i lunghi studi, le successive velature e la sua finissima pennellata. Per questo Leonardo inventò una tecnica mista di [[tempera]] e [[pittura a olio|olio]] su due strati di intonaco, che rallentò le fasi di esecuzione dell'opera consentendogli di rendere una maggiore armonia cromatica e gli effetti di luce e di trasparenze a lui cari<ref name="M25"/>. L'opera era conclusa nel [[1498]], quando venne ricordato nel ''[[De divina proportione]]'' di [[Luca Pacioli]]<ref name="M26">Magnano, cit., pag. 26.</ref>. L'esperimento si rivelò però drammaticamente inadatto a un ambiente umido come il refettorio, con la parete comunicante con le cucine: già nel [[1517]] [[Antonio de Beatis]] annotò le prime perdite di colore<ref name="M26"/>, che all'epoca di [[Vasari]] erano già evidenti, da allora si susseguirono restauri e ridipinture, oltre ad eventi estremamente drammatici durante l'occupazione napoleonica e la [[seconda guerra mondiale]], che avevano consegnato un capolavoro estremamente compromesso, a cui ha posto rimedio, per quanto possibile, il capillare restauro concluso nel [[1999]]<ref>Magnano, cit., pagg. 146-147.</ref>.
 
====La ''Danae'' e i lavori al Castello Sforzesco====
Il [[31 gennaio]] [[1496]], il successo della messa in scena del ''Paradiso'' venne replicato dall'allestimento della ''Danae'' di [[Baldassarre Taccone]], rappresentata a Milano in casa del conte di [[Caiazzo]] [[Francesco Sanseverino]]. Sul verso di un ''folio'' leonardesco, conservato al [[Metropolitan Museum]], si trova uno studio preparatorio per l'impianto scenico: al centro di una nicchia si trovava un personaggio, forse [[Giove (divinità)|Giove]], fiammeggiante e in una [[Mandorla (arte)|mandorla]], circondato da un palcoscenico con ali ricurve, forse riservate ai musici. Altre fonti ricordano come gli [[Olimpi|dei]] dell'Olimpo calassero dall'alto, rimanendo sospesi nel vuoto tra effetti luminosi che simulavano un cielo stellato; un sistema di argani e carrucole dava agli attori la capacità di muoversi con disinvoltura<ref name="M144"/>.
 
In quel periodo Leonardo lavorò contemporaneamente alla decorazione dei camerini in [[Castello Sforzesco (Milano)|Castello Sforzesco]] che interruppe nel [[1496]]; in quest'anno, da una sua nota di spese <ref>Codice II, c 95 r</ref> per una sepoltura, si è dedotta la morte della madre.
 
Dell'opera resta oggi solo la decorazione della volta della Sala dell'Asse, con una fitta trama vegetale di notevole sensibilità naturalistica, oggi apprezzabile solo a livello generale per via delle ridipinture rese necessarie a più riprese per coprire le lacune<ref name="M26"/>.
 
Del [[2 ottobre]] [[1498]] è l'atto notarile col quale Ludovico il Moro gli donò una vigna tra il [[chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano)|convento di Santa Maria delle Grazie]] e il [[monastero di San Vittore al Corpo]]. Intanto nubi minacciose si addensavano sull'orizzonte milanese: nel marzo [[1499]] Leonardo si sarebbe recato a [[Genova]] insieme con Ludovico, sul quale incombeva la tempesta della guerra che egli stesso aveva contribuito a provocare; mentre il Moro era a [[Innsbruck]], cercando invano di farsi alleato l'imperatore [[Massimiliano I del Sacro Romano Impero|Massimiliano]], il [[6 ottobre]] [[1499]] [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] conquistava Milano. Il [[14 dicembre]] Leonardo fece depositare 600 [[fiorini]] nello [[Spedale di Santa Maria Nuova]] a Firenze e abbandonò Milano.
 
=== Il periodo errabondo (1499–1508) ===
La partenza da Milano, occupata dai francesi, segnò l'inizio di un periodo di viaggi e peregrinazioni, che lo condussero a visitare più corti e città, tornando per brevi periodi a [[Firenze]]<ref name="M27">Magnano, cit., pag. 27.</ref>.
 
====A Mantova====
Riparò a [[Mantova]], ospite di [[Isabella d'Este]], la quale aveva visto la ''[[Dama con l'ermellino]]'' restandone colpita. Essa commissionò a Leonardo un ritratto mai completato, del quale si conserva il [[ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|cartone preparatorio]], oggi al [[Louvre]]<ref name="M27"/>.
 
Nonostante le lusinghe di Isabella, che voleva fare di Leonardo il pittore di corte sostituendo l'anziano [[Mantegna]], del quale non apprezzava l'arte nel ritratto, Leonardo ripartì presto, trovando l'ambiente mantovano forse troppo soffocante e tutto sommato con limitate prospettive di guadagno per i continui problemi economici del piccolo [[ducato di Mantova|ducato]].
 
====A Venezia====
Giunse così a [[Venezia]] nel marzo [[1500]]. La presenza dell'artista fiorentino nella Serenissima è testimoniata da [[Luca Pacioli]], che forse l'accompagnò in città per approntare insieme la stampa del ''[[De divina proportione]]'', che era illustrato con disegni forse derivati da prototipi di Leonardo. [[Vasari]] non citò la trasferta, forse perché legata alle attività di ingegnere e matematico piuttosto che alle discipline artistiche<ref name=F52>Alessandra Fregolent, ''Giorgione e Leonardo'', in ''Giorgione'', Electa, Milano 2001, pag. 52. ISBN 88-8310-184-7</ref>.
 
Qui venne incaricato di progettare alcuni sistemi difensivi contro la continua minaccia turca. Leonardo ideò una diga mobile, da collocare sull'[[Isonzo]] e sul [[Vilpacco]], in grado di provocare inondazioni sui presidi in terraferma del nemico. In ogni caso anche da Venezia ripartì presto<ref name="M27"/>. Forse a Venezia fece o comunque lasciò alcuni dei suoi innovativi studi sulle [[caricatura|caricature]] e volti grotteschi, la cui influenza si legge in alcune opere successive prodotte a Venezia, come ''[[La Vecchia]]'' di [[Giorgione]]<ref>Fregolent, cit., pagg. 88-89.</ref> o il ''[[Cristo dodicenne tra i dottori]]'' del soggiorno veneziano di [[Dürer]]<ref>Costantino Porcu (a cura di), ''Dürer'', Rizzoli, Milano 2004, pag. 59.</ref>. Inoltre Leonardo aveva con sé il cartone per il ''[[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Ritratto di Isabella d'Este]]'', che potrebbe essere stato un esempio per spingere gli artisti locali all'approfondimento psicologico nel ritratto e a una maggiore sensibilità verso gli effetti luminosi<ref name=F52/>.
 
====Il ritorno a Firenze====
Dopo aver visitato [[Roma]] e [[Tivoli]], nell'aprile [[1501]] tornò a Firenze, dove non metteva piede da vent'anni. Trovò accoglienza presso il canonico Amadori a [[Fiesole]], fratello della matrigna Albiera, nonostante suo padre [[Piero da Vinci|Piero]] fosse ancora vivo; probabilmente l'artista si sarebbe trovato a disagio nella casa piena dei fratellastri che non conosceva nemmeno e che si rivelarono poi a lui ostili dopo la morte del padre, riguardo all'eredità.
 
Durante la sua assenza, Firenze era cambiata sia sul piano politico che sulla scena artistica. Morto il [[Lorenzo il Magnifico|Magnifico]] e cacciato suo figlio [[Piero il Fatuo|Piero]] nel [[1494]], si era restaurata la piena [[Repubblica fiorentina|Repubblica]], con a capo dal [[1502]] il [[gonfaloniere di giustizia|gonfaloniere]] a vita [[Pier Soderini]]. Nuove "stelle" erano salite alla ribalta, tra cui quella di [[Michelangelo]], di oltre vent'anni più giovane di Leonardo, con il quale non corse mai buon sangue<ref>Magnano, cit., pagg. 140-141.</ref>.
 
Leonardo era tormentato da problemi economici e bisognoso di lavorare. Fu così che l'amico [[Filippino Lippi]], che in passato aveva ricevuto commissioni lasciate incompiute da Leonardo, rinunciò in suo favore all'incarico di dipingere per i [[servi di Maria|frati Serviti]] una pala d'altare per l'altare maggiore della [[basilica della Santissima Annunziata|Santissima Annunziata]]. Leonardo, col Salaì, si trasferì allora nel convento, ma ancora una volta non riuscì a completare l'opera affidatagli. I frati si dovettero accontentare di un cartone con la ''Sant'Anna'', poi perduto, che godette di una straordinaria fama tra i contemporanei. Ne resta una vivace descrizione del [[Vasari]]:
{{quote|Finalmente fece un cartone dentrovi una Nostra Donna et una S. Anna, con un Cristo, la quale non pure fece maravigliare tutti gl’artefici, ma finita ch’ella fu, nella stanza durarono due giorni d’andare a vederla gl’uomini e le donne, i giovani et i vecchi, come si va a le feste solenni, per veder le maraviglie di Lionardo, che fecero stupire tutto quel popolo.|[[Giorgio Vasari]], ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'' (1568), ''[[:s:Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Lionardo da Vinci|Vita di Lionardo da Vinci]].}}
 
Pare ormai assodato che l'opera non sia il ''[[Cartone di sant'Anna]]'' oggi a [[Londra]], che è invece un'opera dipinta forse per [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] poco dopo, entro il [[1505]], e proveniente dalla casa milanese dei conti [[Arconati]]<ref>Magnano, cit., pag. 112.</ref>; piuttosto dal cartone fiorentino dovette derivare la ''[[Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino]]'' del [[Louvre]], completata comunque molti anni dopo<ref>De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 183.</ref>.
 
====La ''Madonna dei Fusi''====
[[File:Madonna of the Yarnwinder.jpg|thumb|200px|''[[Madonna dei Fusi]]'' (1501 circa), New York, collezione privata]]
[[Isabella d'Este]] nel frattempo cercava di ottenere i servigi di Leonardo per il suo [[studiolo di Isabella d'Este|studiolo]] e per un ritratto, secondo il suo progetto di far competere i maggiori pittori dell'epoca, che doveva coinvolgere anche [[Giovanni Bellini]], [[Giorgione]] e altri. Con l'intercessione del [[carmelitano]] [[Pietro da Novellara]] chiese il ritratto e in subordine, «un quadretto de la Madonna devoto e dolce como è il suo naturale», ma il frate le rispose che «li suoi isperimenti matematici l'hanno distratto tanto dal dipingere che non può patire il pennello».
 
Nella lettera datata [[14 aprile]] [[1501]] il frate le comunicò che Leonardo stava eseguendo un "quadrettino" per il segretario del re di Francia [[Florimond Robertret]], che raffigurava la Vergine nell'atto di "inaspare i fusi" e il Bambino mentre afferra l'[[aspo]] come se fosse una croce. Si tratta sicuramente della ''[[Madonna dei Fusi]]'', della quale esistono molte versioni, nessuna pienamente autografa. Le più vicine alla mano leonardesca sono ritenute quella nella collezione del duca di [[Buccleuch]] nel [[Drumlaring Castle]] presso [[Edimburgo]], forse la più antica, e quella in una collezione privata a [[New York]]<ref name="M28">Magnano, cit., pag. 28.</ref>.
 
Le lettere testimoniano comunque che Leonardo fosse ormai, anche a Firenze, pienamente occupato come pittore<ref name="M28"/>.
 
====Al servizio di Cesare Borgia====
[[File:Leonardo da vinci, Town plan of Imola.jpg|thumb|200px|left|''Pianta di Imola'' disegnata per Cesare Borgia, [[Museo Vinciano]], [[Vinci]]]]
Nel [[1502]] Leonardo venne assoldato da [[Cesare Borgia]] in veste di architetto e ingegnere militare. I due avevano già avuto modo di conoscersi a [[Milano]] nel [[1499]]. Il figlio di [[papa Alessandro VI]], detto "duca del Valentino", fu uno dei tiranni più feroci del momento ed occupò Leonardo, che era giunto a [[Cesena]], in varie mansioni legate alle continue campagne militari, come rilevare e aggiornare le fortificazioni delle città di [[Romagna]] conquistate. Per lui mise a punto un nuovo tipo di [[polvere da sparo]], formata da una miscela di [[zolfo]], [[carbone]] e [[salnitro]], studiò macchine volanti e strumenti per la guerra sottomarina<ref name="M28"/>. In agosto soggiornò a [[Pavia]], da dove partì per ispezionare le fortezze lombarde del Borgia; disegnò inoltre mappe dettagliate per facilitare le mosse strategico-militari dell'esercito<ref name="M28"/>.
 
Al seguito del Valentino assistette a una delle più sanguinose e crudeli campagne dell'epoca, l'attacco a tradimento contro [[Urbino]]<ref name="M28"/>. Proprio a Urbino Leonardo strinse rapporti d'amicizia con [[Niccolò Machiavelli]], probabilmente già conosciuto a Firenze<ref name="M28"/>.
 
====La ''Battaglia di Anghiari''====
[[File:Leonardo da Vinci Anghiarischlacht.jpg|thumb|200px|''Studio per la Battaglia di Anghiari'']]
Dal marzo [[1503]] fu nuovamente a Firenze, scampando per poco al crollo dei domini del Borgia. Ad aprile [[Pier Soderini]] gli affidò l'incarico di decorare una delle grandi pareti del nuovo [[Salone dei Cinquecento]] in [[Palazzo Vecchio]], opera grandiosa per dimensioni e per ambizione, a cui avrebbe atteso nei mesi successivi. In luglio, intanto, la Repubblica gli affidò un complesso progetto idraulico-militare per lo sbarramento dell'[[Arno]] in modo da farlo deviare contro la ribelle [[Pisa]]: Leonardo si recò nella città assediata dai fiorentini, insieme a Gerolamo [[da Filicaja]] e Alessandro degli [[Albizi]], ma il suo progetto fallì per un errore di calcolo, che mandò su tutte le furie il gonfaloniere Soderini<ref name="M28"/>.
 
Tornato in città, si dedicò allora al progetto in Palazzo Vecchio. Nel Salone dovevano essere raffigurate alcune vittorie militari dei fiorentini, celebranti il concetto di ''libertas'' repubblicana contro nemici e tiranni. A Leonardo venne affidato un episodio degli scontri tra esercito fiorentino e milanese del [[29 giugno]] [[1440]], la ''[[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|Battaglia di Anghiari]]'', mentre sulla parete opposta avrebbe dovuto lavorare [[Michelangelo Buonarroti]], con la ''[[Battaglia di Cascina]]'' ([[29 luglio]] [[1364]], contro i Pisani)<ref name="M28"/>. Per ragioni diverse nessuna delle due pitture murali venne portata a termine, né si sono conservati i cartoni originali, anche se ne restano alcuni studi autografi e copie antiche di altri autori.
 
Leonardo in particolare studiò una nuova tecnica che lo sollevasse dai tempi brevi dell'affresco, recuperando dalla ''[[Historia naturalis]]'' di [[Plinio il Vecchio]] l'[[encausto]]. Come per l'''[[Ultima Cena (Leonardo)|Ultima Cena]]'' anche questa scelta si rivelò drammaticamente inadatta quando era ormai troppo tardi<ref name="M28"/>. La vastità del dipinto non permise infatti di raggiungere coi fuochi una temperatura sufficiente a far essiccare i colori, che colarono sull'intonaco, tendendo ovvero ad affievolirsi, se non a scomparire del tutto. Nel dicembre [[1503]] l'artista interruppe così il trasferimento del dipinto dal cartone alla parete, frustrato da un nuovo insuccesso<ref name="M28"/>.
 
Tra le migliori copie tratte dal cartone di Leonardo c'è quella di [[Rubens]], oggi al [[Louvre]]<ref name="M28"/>. Perduto anche il cartone, le ultime tracce dell'opera furono probabilmente coperte nel [[1557]] dagli affreschi del [[Vasari]].
 
====La ''Gioconda''====
[[File:Mona Lisa.jpeg|200px|thumb|La ''[[Gioconda]]'' (1503-1506), Parigi, [[Musée du Louvre]]]]
 
In questo periodo iniziò il capolavoro che lo rese celebre nei secoli, la ''[[Gioconda]]''. L'artista tenne con sé l'opera fin quando in Francia fu vista ancora nel [[Castello di Cloux]], residenza di Leonardo, e descritta da Antonio de Beatis, il [[10 ottobre]] [[1517]], come «certa donna Fiorentina, facta di naturale ad istantia di quondam magnifico Juliano de' Medici», mentre [[Cassiano dal Pozzo]] a [[Fontainebleau]], nel [[1625]], scrisse di «un ritratto della grandezza del vero, in tavola, incorniciato di noce intagliato, a mezza figura ed è ritratto di tal Gioconda. Questa è la più completa opera che di questo autore si veda, perché dalla parola in poi altro non gli manca».
 
Identificata tradizionalmente come [[Lisa Gherardini]], nata nel [[1479]] e moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo (da cui il nome "Gioconda"), il dipinto, considerato il ritratto più famoso del mondo, va ben oltre il limiti tradizionali del genere ritrattistico. Come scrisse [[Charles de Tolnay]] ([[1951]]) «nella Gioconda, l'individuo - una sorta di miracolosa creazione della natura - rappresenta al tempo stesso la specie: il ritratto, superati i limiti sociali, acquisisce un valore universale. Leonardo ha lavorato a quest'opera sia come ricercatore e pensatore sia come pittore e poeta; e tuttavia il lato filosofico-scientifico restò senza seguito. Ma l'aspetto formale - l'impaginazione nuova, la nobiltà dell'atteggiamento e la dignità del modello che ne deriva - ebbe un'azione risolutiva sul ritratto fiorentino delle due decadi successive [...] Leonardo ha creato con la ''Gioconda'' una formula nuova, più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia più poetica di quella dei suoi predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza l'anima o, quando hanno caratterizzato l'anima stessa, essa cercava di giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo nella ''Gioconda'' emana un enigma: l'anima è presente ma inaccessibile<ref>''Remarques sur la Joconde'', cit. in Magnano, pag. 30.</ref>.»
 
[[Giulio Carlo Argan]] evidenzia come per Leonardo tutto è "immanenza". Egli guarda la realtà e la natura con gli occhi dello scienziato. Il paesaggio di quest'opera "non è un paesaggio veduto né un paesaggio fantastico: è l'immagine della "natura naturans", del farsi e del disfarsi, del ciclico trapasso della materia dallo stato solido, al liquido, all'atmosferico: la figura non è più l'opposto della natura, ma il termine ultimo del suo continuo evolvere"<ref>op.cit.</ref>.
 
====La morte del padre e il ''Trattato delli uccelli''====
Il [[9 luglio]] [[1504]] morì il padre [[Piero da Vinci|Piero]]; Leonardo annotò più volte la circostanza, in apparente agitazione: «Mercoledì a ore 7 morì ser Piero da Vinci, a dì 9 luglio 1504, mercoledì vicino alle ore 7<ref>Codice Atlantico b 71 v</ref>» e ancora, «Addì 9 di luglio 1504 in mercoledì a ore 7 morì Piero da Vinci notaio al Palagio del Podestà, mio padre, a ore 7. Era d'età d'anni 80. Lasciò 10 figlioli maschi e due femmine<ref>Codice Arundel 272 r</ref>». Il padre non lo fece erede e, contro i fratelli che gli opponevano l'illegittimità della sua nascita, Leonardo chiese invano il riconoscimento delle sue ragioni: dopo la causa giudiziale da lui promossa, solo il [[30 aprile]] [[1506]] avvenne la liquidazione dell'eredità, dalla quale Leonardo fu escluso.
 
Nella primavera del [[1505]] iniziò a scrivere il ''[[Trattato delli uccelli]]'', opera incompiuta che avrebbe dovuto avere uno svolgimento sistematico su tutto l'argomento, compreso lo studio del volo e delle sue regole fisiche. Nei tre anni successivi Leonardo sviluppò ulteriormente i suoi studi sull'anatomia dei volatili e sulla resistenza dell'aria e, attorno al [[1515]], sulla caduta dei pesi e sui moti dell'aria<ref name="M144"/>. Da queste conoscenze cercò poi di costruire originali macchine volanti, in alcuni casi messe in opera, come sembra confermare un appunto autografo di data imprecisata: «Piglierà il primo volo del grande uccello sopra del dosso del suo [[monte Ceceri|magno Cecero]] empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al luogo dove nacque»<ref>Cit. in Magnano, pag. 144.</ref>. Si crede che Leonardo abbia fatto sperimentare il volo a un suo attendente fidato, Tommaso Masini detto "Zoroastro", dalla collina di [[Fiesole]], senza però ottenere un successo: pare infatti che il malcapitato cadde rovinosamente rompendosi anche una gamba<ref name="M144"/>.
 
====Leonardo e Michelangelo====
Il rapporto tra i due geni del Rinascimento, Leonardo e [[Michelangelo]], fu difficile, spesso teso, a causa della differenza generazionale (Michelangelo era 23 anni più giovane di Leonardo), dei caratteri diversi e degli ideali artistici inconciliabilmente lontani: il primo fu riflessivo, poliedrico e interessato al mondo naturale; il secondo più impulsivo, notoriamente riottoso e idealista<ref name="M140">Magnano, cit., pag. 140.</ref>. Non vi sono prove dirette della loro inimicizia, ma svariati indizi e testimonianze indirette. Nel ''[[Trattato della pittura]]'', ad esempio, Leonardo condannò gli "eccessi anatomici e la retorica muscolare"<ref>Da Magnano.</ref> che fanno parte dello stile michelangiolesco e dei suoi seguaci, pur senza mai citare direttamente il rivale.
 
L'[[Anonimo Gaddiano]] li ricorda in una novella, in cui i due artisti, presso [[piazza Santa Trinita]], si incontrarono e Michelangelo, sprezzante e polemico, incalzò Leonardo circa l'interpretazione di un verso dantesco, oggetto della discussione. La reticenza di Leonardo nell'accettare la provocazione generò l'ira di Michelangelo, che lo dileggiò circa il fallito progetto del cavallo di bronzo terminando: "et che t'era che creduto da que' caponi de' Milanesi?"<ref name="M140"/>
 
Le incomprensioni e la rivalità dovettero accendersi anche durante la doppia commissione ufficiale in Palazzo Vecchio, ma, forse per la mancata concretizzazione del progetto, le fonti tacciono al riguardo<ref name="M140"/>.
Prima di partire da Firenze ci fu un altro episodio che riguardò i due: Michelangelo aveva infatti completato il suo ''[[David (Michelangelo)|David]]'' e gli artisti fiorentini vennero chiamati in commissione a decidere per la collocazione della statua in [[piazza della Signoria]], il [[25 gennaio]] [[1504]]. Tra [[Botticelli]], [[Andrea della Robbia]], [[il Cronaca]], [[Filippino Lippi]], il [[Perugino]], [[Lorenzo di Credi]], [[Giuliano da Sangallo|Giuliano]] e [[Antonio da Sangallo]], Leonardo prese la parola per consigliare, seguendo un'idea di Giuliano, una posizione defilata per la statua, nella [[Loggia della Signoria]], a ridosso della parete breve incorniciata magari da una nicchia "in modo che non guasti le cerimonie delli ufficiali". La sua presa di posizione, che provocò evidentemente la contrarietà del Buonarroti, ebbe un seguito minoritario, prevalendo infine l'ipotesi di Filippino Lippi, per una collocazione di massimo risalto all'aperto, dominante e autorevole davanti a [[Palazzo Vecchio]], l'edificio più importante della città, nonché cuore nevralgico della politica e della vita sociale fiorentina<ref name="M141">Magnano, cit., pag. 141.</ref>.
 
=== Gli ultimi anni (1508–1519) ===
[[File:Manoir clos luce.jpg|thumb|left|230px|[[Castello di Clos-Lucé]]]]
====Il secondo soggiorno milanese====
A Firenze Leonardo iniziò ad essere lusingato dal governatore francese di [[Milano]], [[Charles d'Amboise]], che lo sollecitava, fin dal [[1506]], ad entrare al servizio di [[Luigi XII]]. L'anno successivo fu lo stesso re a richiedere espressamente Leonardo, che infine accettò di tornare a Milano dal luglio [[1508]]. Il secondo soggiorno milanese, durato fino al [[1513]], con alcuni viaggi dall'ottobre [[1506]] al gennaio [[1507]] e dal settembre 1507 al settembre [[1508]], fu un periodo molto intenso<ref name="M30">Magnano, cit., pag. 30.</ref>. Dipinse la ''[[Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino]]'', completò, in collaborazione col [[Giovanni Ambrogio de Predis|De Predis]], la seconda versione della ''[[Vergine delle Rocce (Londra)|Vergine delle Rocce]]'' e si occupò di problemi geologici, idrografici e urbanistici<ref name="M31">Magnano, cit., pag. 31.</ref>. Studiò fra l'altro un progetto per una statua equestre in onore di [[Gian Giacomo Trivulzio]], quale artefice della conquista francese della città<ref name="M31"/>.
 
Viveva nei pressi di [[Chiesa di San Babila|San Babila]] e sul suo stato finanziario resta l'annotazione di una provvigione ottenuta per quasi un anno di 390 soldi e 200 franchi dal re di Francia<ref>Codice Atlantico, c 192 v</ref>. Il [[28 aprile]] [[1509]] scrisse di aver risolto il problema della [[Quadratura del cerchio|quadratura dell'angolo curvilineo]] e l'anno dopo andò a studiare anatomia con [[Marcantonio della Torre]], giovanissimo professore dell'[[università di Pavia]]; allo scopo, scrisse, di dare «la vera notizia della figura umana, la quale è impossibile che gli antichi e i moderni scrittori ne potessero mai dare vera notizia, sanza un'immensa e tediosa e confusa lunghezza di scrittura e di tempo; ma, per questo brevissimo modo di figurarla» - ossia rappresentandola direttamente con disegni, «se ne darà piena e vera notizia. E acciò che tal benefizio ch'io do agli uomini non vada perduto, io insegno il modo di ristamparlo con ordine»<ref>Quaderno di Anatomia A, 9 v</ref>.
 
Durante i suoi brevi viaggi visitò [[Como]], poi scalò il [[Monte Rosa]], poi con il Salaì e il matematico [[Luca Pacioli]] soggiornò a [[Vaprio d'Adda]], presso [[Bergamo]], dove gli venne affidato dal padre il giovane [[Francesco Melzi]], l'ultimo e il più caro dei suoi allievi che lo seguì fino alla morte<ref name="M31"/>.
 
Nel [[1511]] morì il suo sostenitore [[Charles d'Amboise]]. Due anni dopo la nuova guerra della [[Lega di Cambrai]] scacciò i Francesi da Milano, che tornò agli [[Sforza]]<ref name="M31"/>.
 
====A Roma====
[[File:Leonardo da vinci, Bird's-eye-view of sea coast south of Rome.jpg|thumb|250px|left|Mappa dell'Agro Pontino, Royal Library, Windsor]]
Nell'incertezza della situazione il [[24 settembre]] [[1514]] Leonardo partì per [[Roma]], portandosi gli allievi più vicini, il [[Francesco Melzi|Melzi]] e il [[Salaì]]<ref>Codice E, 1 r</ref>. Qui [[Giuliano Duca di Nemours|Giuliano de' Medici]], fratello del [[papa Leone X]] gli accorda il suo favore, ottenendo per lui un alloggio negli [[Cortile del Belvedere|appartamenti del Belvedere]] al [[Città del Vaticano|Vaticano]]<ref name="M31"/>. Qui l'artista si dedicò ai suoi studi scientifici, [[Meccanica applicata|meccanici]], di [[ottica]] e di [[geometria]]<ref>Codice Atlantico, c 90 v, c 170 r, c 45 v</ref> e cercò [[fossili]] sul vicino [[Monte Mario]],<ref>Codice Atlantico, c 92 c</ref> ma si lamentò con Giuliano che gli venissero impediti i suoi studi di [[anatomia]] nell'[[Ospedale di Santo Spirito]]. Non ottenne commissioni pubbliche, ma ebbe modo di rivedere [[Bramante]] e [[Giuliano di Sangallo]], che si stavano occupando della fabbrica di [[Basilica di San Pietro|San Pietro]], [[Raffaello]], che affrescava gli appartamenti papali, e forse anche [[Michelangelo]], dal quale lo divideva l'antica inimicizia.
 
Si occupò del prosciugamento delle [[Agro pontino|Paludi pontine]], i cui lavori erano stati appaltati da Giuliano de' Medici - il progetto venne approvato da [[Leone X]] il [[14 dicembre]] 1514, ma non fu eseguito per la morte sia di Giuliano che del papa di lì a pochi anni - e della sistemazione del porto di [[Civitavecchia]]<ref>Sull'attività romana di Leonardo, cfr E. Lavagnino, ''Leonardo a Roma'', in «Leonardo da Vinci», Novara 1956.</ref>. Con Giuliano e il papa fece un viaggio a [[Bologna]], dove ebbe modo di conoscere direttamente [[Francesco I di Francia]]<ref name="M31"/>.
 
[[File:Leonardo Leda and the swan.jpg|thumb|right|200px|Leda e il cigno, Chatsworth]]
Secondo il Vasari, durante questa sua breve permanenza a Roma, fece «per messer Baldassarre Turini da [[Pescia]], che era datario di Leone, un quadretto di una Nostra Donna col figliuolo in braccio con infinita diligenza e arte» e ritrasse «un fanciulletto che è bello e grazioso a maraviglia, che sono tutti e due a Pescia», ma delle due opere si è persa ogni traccia, unitamente alla ''[[Leda con il cigno (Leonardo)|Leda con il cigno]]'', celebre al tempo, e vista ancora da [[Cassiano dal Pozzo]] nel [[1623]] a Fontainebleau: «una Leda in piedi, quasi tutta ignuda, col cigno e due uova al piè della figura».
 
A Roma cominciò anche a lavorare a un vecchio progetto, quello degli [[specchi ustori]] che dovevano servire a convogliare i raggi del sole per riscaldare una cisterna d'acqua, utile alla propulsione delle macchine. Il progetto però incontrò diverse difficoltà soprattutto perché Leonardo non andava d'accordo con i suoi lavoranti tedeschi, specialisti in specchi, che erano stati fatti arrivare apposta dalla [[Germania]]. Contemporaneamente vennero ripresi i suoi studi di [[anatomia]], già iniziati a Firenze e Milano, ma questa volta le cose si complicarono: una lettera anonima, inviata probabilmente per vendetta dai due lavoranti tedeschi, lo accusò di stregoneria. In assenza della protezione di Giuliano de' Medici e di fronte ad una situazione fattasi pesante, Leonardo si trovò costretto, ancora una volta, ad andarsene. Questa volta aveva deciso di lasciare l'Italia. Era anziano, aveva bisogno di tranquillità e di qualcuno che lo apprezzasse e lo aiutasse.
 
L'ultima notizia del suo periodo romano data all'agosto [[1516]], quando misurava le dimensioni della [[basilica di San Paolo fuori le mura]]<ref>Codice Atlantico, b 103 r</ref>, dopodiché dovette accettare gli inviti del re di Francia<ref name="M31"/>.
 
====In Francia, al servizio di Francesco I====
Nel [[1517]] Leonardo partì per la Francia, dove arrivò in maggio, insieme con Francesco Melzi e il servitore Battista de Vilanis, venendo alloggiato dal re nel [[castello di Clos-Lucé]]<ref name="M31"/>, vicino ad [[Amboise]], e onorato del titolo di ''premier peintre, architecte, et mecanicien du roi'', con una pensione di 5000 scudi. Francesco era un sovrano colto e raffinato, amante dell'arte soprattutto italiana, come dimostrò anche negli anni successivi accogliendo con onori altri artisti ([[Primaticcio]], [[Rosso Fiorentino]], [[Andrea del Sarto]], [[Benvenuto Cellini]]).
 
Gli ultimi tre anni passati in Francia furono sicuramente il periodo più sereno della sua vita, assistito dai due fedeli allievi e, sebbene indebolito dalla vecchiaia e da una probabile [[trombosi cerebrale]] che gli paralizzò la mano destra, poté continuare con passione e dedizione i propri studi e le ricerche scientifiche<ref name="M31"/>.
 
L'alta considerazione di cui godette è dimostrata anche dalla visita ricevuta, il [[10 ottobre]], del cardinale d'Aragona e del suo seguito: Leonardo gli mostrò «tre quadri, uno di certa donna Fiorentina facta di naturale ad istantia del quondam mag.co Juliano de Medici, l'altro de San Joane Bap.ta giovane et uno de la Madona et del figliolo che stan posti in grembo di S.ta Anna tucti perfectissimi, et del vero che da lui per esserli venuta certa paralesi ne la dextra, non se ne può expectare più bona cosa. Ha ben facto un creato Milanese chi lavora assai bene, et benché il p.to M. Lunardo non possa colorir con quella dulceza che solea, pur serve a far disegni et insegnar ad altri. Questo gentilhomo ha composto de notomia tanto particularmente con la demonstratione de la pictura sì de membri come de muscoli, nervi, vene, giunture, d'intestini tanto di corpi de homini che de done, de modo non è stato mai facto anchora da altra persona [...] Ha anche composto la natura de l'acque, de diverse machine et altre cose, secondo ha riferito lui, infinità di volumi et tucti in lingua vulgare, quali se vengono in luce saranno proficui et molto dilectevoli».<ref>A, de Beatis, ''Relazione del viaggio del cardinale Luigi d'Aragona''</ref>
 
Progettò il palazzo reale di [[Romorantin]], che Francesco I intendeva erigere per la madre [[Luisa di Savoia]]. Si trattava del progetto di una cittadina, per la quale previde lo spostamento di un fiume che l'arricchisse d'acque e fertilizzasse la vicina campagna: «El fiume di mezzo non riceva acqua torbida, ma tale acqua vada per li fossi di fori della terra, con quattro molina dell'entrata e quattro all'uscita [...] il fiume di Villafranca sia condotto a Romolontino, e il simile sia fatto del suo popolo [...] se il fiume mn [ Bonne Heure ], ramo del fiume Era [ Loira ] si manda nel fiume di Romolontino, colle sue acque torbide esso grasserà le campagne sopra le quali esso adacquerà, e renderà il paese fertile».<ref>Codice Atlantico, a 242 v</ref>
 
Partecipò alle feste per il battesimo del Delfino e a quelle per le nozze di [[Lorenzo Duca di Urbino|Lorenzo de' Medici]]. Tra i lavori come curatore di feste e apparati si ricorda quello messo in scena a [[Lione]] nel [[1515]] e ad [[Argenton]] nel [[1517]], in entrambi i casi per festeggiare la presenza di Francesco I. Si trattava dell'[[Automa meccanico|automa]] del leone, che era in grado di camminare e poi fermarsi aprendosi il petto "tutto ripieno di gigli e diversi fiori, [...] che fu di tanta meraviglia a quel re"<ref>[[Giovanni Paolo Lomazzo]], cit. in Magnano, pag. 144.</ref>.
 
L'ultima data presente su un manoscritto di Leonardo risale al giugno del [[1518]]: preso da calcoli di geometria, gli studi sono bruscamente interrotti con un "eccetera, perché la minestra si fredda"! Si tratta di una rara annotazione istintiva di vita quotidiana, che rende la dimensione umana del personaggio che, incalzato dai richiami di qualcuno, deve rompere la concentrazione per mangiare<ref name="M145">Magnano, cit., pag. 145.</ref>.
 
====La morte====
[[File:Tombe de Léonard de Vinci.JPG|thumb|200px|La tomba di Leonardo, castello d'Amboise]]
Il [[23 aprile]] [[1519]] redasse il testamento davanti al notaio Guglielmo Boreau, alla presenza di cinque testimoni e dell'inseparabile [[Francesco Melzi]]: dispose di voler essere sepolto nella chiesa di San Fiorentino, con una cerimonia funebre accompagnata dai cappellani e dai [[Ordine dei Frati Minori|frati minori]], oltre che da sessanta poveri, ciascuno reggente una torcia; richiese la celebrazione di tre messe solenni, con [[diacono]] e [[suddiacono]], e di trenta messe "basse", a San Gregorio, a [[abbazia di Saint-Denis|Saint-Denis]] e nella chiesa dei francescani<ref name="M145"/>.
 
A Francesco Melzi, esecutore testamentario, lasciò «li libri [...] et altri Instrumenti et Portracti circa l'arte sua et industria de Pictori», oltre alla collezione dei disegni e del guardaroba<ref name="M145"/>; al servitore De Vilanis e al [[Salaì]] la metà per ciascuno di «uno iardino che ha fora de le mura de Milano [...] nel quale iardino il prefato Salay ha edificata et constructa una casa»; alla fantesca Maturina dei panni e due ducati; ai fratellastri fiorentini il suo patrimonio nella città toscana, cioè 400 scudi depositati in [[ospedale di Santa Maria Nuova|Santa Maria Nuova]] e un podere a [[Fiesole]]<ref>In L. Beltrami, ''Documenti e memorie riguardanti la vita di Leonardo''. L'originale del testamento di Leonardo è andato perduto</ref>.
 
Leonardo morì di lì a poco, il [[2 maggio]]. [[Francesco I di Francia|Francesco I]], a [[Saint-Germain-en-Laye]] dove si trovava, apprese la notizia della scomparsa direttamente dal Melzi e si lasciò andare a un pianto sconsolato<ref name="M145"/>.
 
Il [[12 agosto]] un registro ricorda come «fu inumato nel chiostro di questa chiesa [Saint-Florentin ad Amboise] M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re, ''meschanischien'' di Stato e già direttore di pittura del duca di Milano».<ref>Amboise, Registri del Capitolo reale di Saint-Florentin, in Hardouin, ''Cabinet de l'amateur''</ref> Cinquant'anni dopo, violata la tomba, le sue spoglie andarono disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e [[ugonotti]]<ref name="M31"/>.
 
Trent'anni prima aveva scritto delle parole che suonano profetiche nel suo caso:
{{quote|Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.|''[[Trattato della pittura]]'', 27 r.}}
 
== La pittura e la scienza ==
[[File:Study for the Head of Leda.jpg|thumb|200px|Studio di testa femminile, [[Windsor]], Raccolte Reali]]
{{vedi anche|Trattato della pittura}}
Copie di scritti di Leonardo sulla pittura circolavano già nel Cinquecento: il Vasari riferisce di un anonimo pittore milanese che gli mostrò «alcuni scritti di Lionardo, pur di caratteri scritti con la mancina a rovescio, che trattano della pittura e de' modi del disegno e del colorire»; [[Benvenuto Cellini]] possedeva scritti di Leonardo sulla [[prospettiva]].
 
Grazie all'impegno di [[Cassiano dal Pozzo]], una raccolta di manoscritti di Leonardo, redazione estremamente abbreviata di quella messa insieme dall'allievo ed erede [[Francesco Melzi]], fu pubblicata per la prima volta a [[Parigi]] nel [[1651]], insieme con la traduzione [[Lingua francese|francese]], con incisioni tratte da disegni di [[Nicolas Poussin]]; un'altra edizione italiana del ''[[Trattato della pittura]]'' fu pubblicata a [[Napoli]] nel [[1733]].
 
La pittura, per Leonardo, è scienza, rappresentando «al senso con più verità e certezza le opere di natura», mentre «le lettere rappresentano con più verità le parole al senso». Ma, aggiunge Leonardo riprendendo un concetto aristotelico, è «più mirabile quella scienza che rappresenta le opere di natura, che quella che rappresenta [...] le opere degli uomini, com'è la poesia, e simili, che passano per la umana lingua»<ref name="P3">''[[Trattato della pittura]]'', I, 3</ref>.
 
Leonardo studiò anche per primo in Europa la possibilità di proiettare immagini dal vero su un foglio dove potevano essere facilmente ricopiate, con la cosiddetta [[camera oscura leonardiana]]. Egli inoltre fu tra i pionieri dell'uso della [[pittura a olio]] in Italia, che usava essenzialmente in tecniche miste, soprattutto per i ritocchi<ref>Gloria Fossi, ''Uffizi'', Giunti, Firenze 2004, pag. 176. ISBN 88-09-03675-1</ref>.
 
== Lo scienziato ==
{{quote|So bene che, per non essere io letterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo: ”Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliono concedere”. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò|Codice Atlantico a 119 v}}
 
"Omo sanza lettere" sta per uomo che non conosce il [[lingua latina|latino]]: ma non gli occorre la conoscenza del latino perché «Io ho tanti vocaboli nella mia lingua materna, ch'i' m'ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali bene esprimere il concetto della mente mia»; e se il volgare ha piena capacità di esprimere ogni concetto, il problema resta quello della verità di ciò che si argomenta.
 
[[File:Da Vinci Vitruve Luc Viatour.jpg|thumb|180px|right|Studio di proporzionalità di un corpo umano, Venezia, Accademia]]
Secondo il pensiero di Leonardo, una prima verità si trae dall'esperienza diretta della natura, dall'osservazione dei fenomeni: «molto maggiore e più degna cosa a leggere» non è allegare l'autorità di autori di libri ma allegare l'esperienza, che è la maestra di quegli autori. Coloro che argomentano citando l'autorità di altri scrittori vanno gonfi «e pomposi, vestiti e ornati, non delle loro, ma delle altrui fatiche; e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori, ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati».<ref>Codice Atlantico b 117 r</ref> Se poi costoro lo criticano sostenendo che «le mie prove esser contro all'alturità d'alquanti omini di gran riverenza appresso a' loro inesperti iudizi», è perché non considerano che «le mie cose esser nate sotto la semplice e mera sperienza, la quale è maestra vera»<ref>Codice Atlantico a 119 v</ref>.
 
{{quote|Io credo che invece che definire che cosa sia l'anima, che è una cosa che non si può vedere, molto meglio è studiare quelle cose che si possono conoscere con l'esperienza, poiché solo l'esperienza non falla. E laddove non si può applicare una delle scienze matematiche, non si può avere la certezza.}}
Se l'esperienza fa conoscere la realtà delle cose, non dà però ancora la necessità razionale dei fenomeni, la legge che è nascosta nelle manifestazioni delle cose: «la natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamene vive» e «nessuno effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza», nel senso che una volta che si sia compresa la legge che regola quel fenomeno, non occorre più ripeterne l'osservazione; l'intima verità del fenomeno è raggiunta.
 
Le leggi che regolano la natura si esprimono mediante la matematica: «Nissuna umana investigazione si può dimandare vera scienza, s'essa non passa per le matematiche dimostrazioni»<ref name="P3"/>, restando fermo il principio per il quale «se tu dirai che le scienze, che principiano e finiscano nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si niega, per molte ragioni; e prima, che in tali discorsi mentali non accade sperienza, senza la quale nulla dà di sé certezza»<ref name="P3"/>.
 
Il rifiuto della [[metafisica]] non poteva essere espresso in modo più netto. Anche la sua concezione dell'[[anima]] consegue dall'approccio naturalistico delle sue ricerche: «nelle sue [della natura] invenzioni nulla manca e nulla è superfluo; e non va con contrapesi, quando essa fa li membri atti al moto nelli corpi delli animali, ma vi mette dentro l'anima d'esso corpo contenitore, cioè l'anima della madre, che prima compone nella matrice la figura dell'uomo e al tempo debito desta l'anima che di quel debbe essere abitatore, la qual prima restava addormentata e in tutela dell'anima della madre, la qual nutrisce e vivifica per la vena umbilicale» e con prudente ironia aggiunge che «il resto della difinizione dell'anima lascio ne le menti de' frati, padri de' popoli, li quali per ispirazione sanno tutti i segreti. Lascio star le lettere incoronate [le Sacre Scritture] perché son somma verità»<ref>Quaderno d'anatomia IV 10 r</ref>.
 
Ma ribadisce: «E se noi dubitiamo della certezza di ciascuna cosa che passa per i sensi, quanto maggiormente dobbiamo noi dubitare delle cose ribelli ad essi sensi, come dell'essenza di Dio e dell'anima e simili, per le quali sempre si disputa e contende. E veramente accade che sempre dove manca la ragione suppliscono le grida, la qual cosa non accade nelle cose certe».
 
Riconosce validità allo studio dell'[[alchimia]], «partoritrice delle cose semplici e naturali», considerata non già un'arte magica ma «ministratrice de' semplici prodotti della natura, il quale uffizio fatto esser non può da essa natura, perché in lei non è strumenti organici, colli quali essa possa operare quel che adopera l'omo mediante le mani», ossia scienza dalla quale l'uomo, partendo dagli elementi semplici della natura, ne ricava dei composti, come un moderno chimico; l'alchimista non può però creare alcun elemento semplice, come testimoniano gli antichi [[alchimia|alchimisti]], che mai «s'abbatero a creare la minima cosa che crear si possa da essa natura» e sarebbero stati meritevoli dei massimi elogi se «non fussino stati inventori di cose nocive, come veneni e altre simili ruine di vita e di mente».
 
È invece aspramente censore della [[magia]], la «[[negromanzia]], stendardo ovver bandiera volante mossa dal vento, guidatrice della stolta moltitudine». I negromanti «hanno empiuti i libri, affermando che l'incanti e spiriti adoperino e sanza lingua parlino, e sanza strumenti organici, sanza i quali parlar non si pò, parlino e portino gravissimi pesi, faccino tempestare e piovere, e che li omini si convertano in gatte, lupi e bestie, benché in bestia prima entran quelli che tal cosa affermano».<ref>Fogli di Anatomia A 31 v</ref>
 
Leonardo è conosciuto soprattutto per i suoi dipinti, per i suoi studi sul volo, probabilmente molto meno per le numerose altre cose in cui è stato invece un vero precursore, come ad esempio nel campo della [[geologia]]. È stato tra i primi, infatti, a capire che cos'erano i [[fossile|fossili]], e perché si trovavano fossili marini in cima alle montagne. Contrariamente a quanto si riteneva fino a quel tempo, cioè che si trattasse della prova del [[diluvio universale]], l'evento biblico che avrebbe sommerso tutta la terra, Leonardo immaginò la circolazione delle masse d'acqua sulla terra, alla stregua della circolazione sanguigna, con un lento ma continuo ricambio, arrivando quindi alla conclusione che i luoghi in cui affioravano i fossili, un tempo dovevano essere stati dei fondali marini. Anche se con ragionamenti molto originali, la conclusione di Leonardo era sorprendentemente esatta.
 
Il contributo di Leonardo a quasi tutte le discipline scientifiche fu decisivo: anche in [[astronomia]] ebbe intuizioni fondamentali, come sul calore del [[Sole]], sullo scintillio delle [[stella|stelle]], sulla [[Terra]], sulla [[Luna]], sulla centralità del Sole, che ancora per tanti anni avrebbe suscitato contrasti ed opposizioni. Ma nei suoi scritti si trovano anche esempi che mostrano la sua capacità di rendere in modo folgorante dei concetti difficili; a quel tempo si era ben lontani dall'aver formulato le [[Legge di gravitazione universale|leggi di gravitazione]], ma Leonardo già paragonava i pianeti a calamite che si attraggono vicendevolmente, spiegando così molto bene il concetto di attrazione gravitazionale. In un altro suo scritto, sempre su questo argomento, fece ricorso ad un'immagine veramente suggestiva; dice Leonardo: immaginiamo di fare un buco nella terra, un buco che l'attraversi da parte a parte passando per il centro, una specie di "pozzo senza fine"; se si lancia un sasso in questo pozzo, il sasso oltrepasserebbe il centro della terra, continuando per la sua strada risalendo dall'altra parte, poi tornerebbe indietro e dopo aver superato nuovamente il centro, risalirebbe da questa parte. Questo avanti e indietro durerebbe per molti anni, prima che il sasso si fermi definitivamente al centro della Terra. Se questo spazio fosse vuoto, cioè totalmente privo d'aria, si tratterebbe, in teoria, di un possibile, apparente, modello di [[moto perpetuo]], la cui possibilità, del resto, Leonardo nega, scrivendo che «nessuna cosa insensibile si moverà per sé, onde, movendosi, fia mossa da disequale peso; e cessato il desiderio del primo motore, subito cesserà il secondo».<ref>Codice A 22 v</ref>
 
Anche nella [[botanica]] Leonardo compì importanti osservazioni: per primo si accorse che le foglie sono disposte sui rami non casualmente ma secondo leggi matematiche (formulate solo tre secoli più tardi); è una crescita infatti, quella delle foglie, che evita la sovrapposizione per usufruire della maggiore quantità di luce. Scoprì che gli anelli concentrici nei tronchi indicano l'età della pianta, osservazione confermata da [[Marcello Malpighi]] più di un secolo dopo.
 
Osservò anche l'eccentricità nel diametro dei tronchi, dovuta al maggior accrescimento della parte in ombra. Soprattutto scoprì per primo il fenomeno della risalita dell'acqua dalle radici ai tronchi per [[capillarità]], anticipando il concetto di [[linfa (botanica)|linfa]] ascendente e discendente. A tutto questo si aggiunse un esperimento che anticipava di molti secoli le colture [[idroponica|idroponiche]]: avendo studiato [[idraulica]], Leonardo sapeva che per far salire l'acqua bisognava compiere un lavoro; quindi nelle piante, in cui l'acqua risale attraverso le radici, doveva compiersi una sorta di lavoro. Per comprendere il fenomeno tolse la terra, mettendo la pianta direttamente in acqua, e osservò che la pianta riusciva ancora a crescere, anche se più lentamente.
 
Si può trarre un conclusivo giudizio sulla posizione che spetta a Leonardo nella storia della scienza citando [[Sebastiano Timpanaro]]:<ref>La fisica vinciana, in AA VV, ''Leonardo da Vinci'', 1956</ref> «Leonardo da Vinci attinge dai Greci, dagli Arabi, da [[Giordano Nemorario]], da Biagio da Parma, da Alberto di Sassonia, da [[Buridano]], dai dottori di [[Oxford]], dal precursore ignoto del Duhem, ma attinge idee più o meno discutibili. È sua e nuova la curiosità per ogni fenomeno naturale e la capacità di vedere a occhio nudo ciò che a stento si vede con l'aiuto degli strumenti. Per questo suo spirito di osservazione potente ed esclusivo, egli si differenzia dai predecessori e da [[Galileo]]. I suoi scritti sono essenzialmente non ordinati e tentando di tradurli in trattati della più pura scienza moderna, si snaturano. Leonardo (bisogna dirlo ad alta voce) non è un super-Galileo: è un grande curioso della natura, non uno scienziato-filosofo. Può darsi che qualche volta vada anche più oltre di Galileo, ma ci va con un altro spirito. Dove Galileo scriverebbe un trattato, Leonardo scrive cento aforismi o cento notazioni dal vero; mentre Galileo è tanto coerente da diventare in qualche momento conseguenziario. Leonardo guarda e nota senza preoccuparsi troppo delle teorie. Molte volte registra il fatto senza nemmeno tentare di spiegarlo».
 
== L'inventore ==
[[File:Design for a Flying Machine.jpg|thumb|left|180px|Progetto di macchina volante]]
Il [[25 novembre]] [[1796]] i manoscritti di Leonardo sottratti alla [[Biblioteca Ambrosiana]] giungevano a Parigi e dalla loro analisi il fisico italiano [[Giovanni Battista Venturi]], allora in Francia, traeva un ''Essai sur les ouvrages physico-mathématiques de Leonard de Vinci'', escludendo da questo gli studi vinciani sul volo, giudicandoli probabilmente solo una bizzarria chimerica.
 
Nel [[1486]] Leonardo aveva espresso la sua fede nella possibilità del volo umano: «potrai conoscere l'uomo colle sue congegnate e grandi alie, facendo forza contro alla resistente aria, vincendo, poterla soggiogare e levarsi sopra di lei». Dal [[14 marzo]] al [[15 aprile]] [[1505]] scrive parte di quello che doveva essere un organico ''Trattato delli uccelli'', dal quale avrebbe voluto estrarre il segreto del volo, estendendo nel [[1508]] i suoi studi all'anatomia degli uccelli e alla resistenza dell'aria e, verso il [[1515]], vi aggiunge lo studio della caduta dei gravi e i moti dell'aria.
 
Chiama moto strumentale il volo umano realizzato con l'uso di una macchina: individua nel [[paracadute]] il mezzo più semplice di volo: «Se un uomo ha un padiglione di pannolino intasato, che sia di 12 braccia per faccia e alto 12, potrà gittarsi d'ogni grande altezza sanza danno di sé». Dall'analogia col peso e l'apertura alare degli uccelli cerca di stabilire l'apertura alare che la macchina dovrebbe avere e quale forza dovrebbe essere impiegata per muoverla e sostenerla.
 
La fede di Leonardo nel volo umano sembra essere rimasta immutata per tutta la sua vita, malgrado gli insuccessi e l'obiettiva difficoltà dell'impresa: «Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero (''il monte Ceceri, presso Firenze''), empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al loco dove nacque». Un esperimento in tale senso si svolse veramente e fece da cavia il suo amico [[Tommaso Masini]].
 
I suoi appunti contengono numerose invenzioni in campo militare: gli ''scorpioni'', una macchina «la quale po' trarre sassi, dardi, sagitte» che può anche distruggere la macchine nemiche; i ''cortaldi'', cannoncini da usare contro le navi; le ''serpentine'', adatte contro le «galee sottili, per poter offendere il nimico di lontano. Vole gittare 4 libre di piombo»; le ''zepate'', zattere per incendiare le navi nemiche ormeggiate in porto, e progetta navi con spuntoni che rompano le carene nemiche e bombe incendiarie composte di [[carbone]], [[salnitro]], [[zolfo]], [[pece]], [[incenso]] e [[canfora]], un fuoco che «è di tanto desiderio di brusare, che seguita il legname sin sotto l'acqua».
 
Un altro progetto avrebbe compreso il [[palombaro]] - vi è chi ha pensato addirittura al [[sottomarino]] - a proposito del quale scrive però di non volerlo divulgare «per le male nature delli omini, li quali userebbono li assassinementi ne' fondi mari col rompere i navili in fondo e sommergerli insieme colli omini che vi son dentro». Pensa all'attuale [[bicicletta]], all'[[elicottero]], un modello del quale è stato realizzato nel parco del castello di Clos-Lucé, a un apparecchio a ruote dentate che è stato interpretato come il primo calcolatore meccanico, a un'[[automobile]] spinta da un meccanismo a [[molla]] e a un [[telaio (tessitura)|telaio]] automatico, ricostruito dal [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia "Leonardo da Vinci"|Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia]] di Milano, che tesse 2 centimetri di [[tela]] al [[minuto]].
 
Negli anni trascorsi in Vaticano ideò un uso industriale dell'[[energia solare]], mediante l'utilizzo di specchi concavi per riscaldare l'acqua.
 
== Gli studi d'anatomia ==
[[File:The Principle Organs and Vascular and Urino-Genital Systems of a Woman.jpg|thumb|left|180px|Anatomia femminile, Windsor, Raccolte Reali]]
Gli scritti di anatomia precedenti l'opera leonardesca, come quelli di [[Mondino de' Luzzi]] o di [[Guy de Chauliac]], riproponevano la tradizione di [[Galeno]] ed erano pertanto privi di ogni verifica sperimentale.
 
L'insaziabile desiderio di conoscere, di capire tutto ciò che vedeva, portava Leonardo ad esplorare ogni cosa. Anche il corpo umano lo affascinava quale macchina perfetta e ben più complicata delle macchine fatte di ingranaggi. Leonardo voleva capire cosa c'era dentro, come funziona e cosa succede quando si ferma definitivamente con la morte. Per questo, prima a Milano, alla fine del [[XV secolo|Quattrocento]], e poi a Firenze, agli inizi del [[XVI secolo|Cinquecento]], era solito recarsi negli obitori e usando forbici e bisturi sezionava cadaveri; almeno trenta, secondo quanto riportano i suoi contemporanei. Nei suoi disegni mostra anche gli strumenti allora usati dai chirurghi, seghe e divaricatori. L'anatomia era ai primordi, le idee sul corpo umano erano molto confuse. Egli può a buon diritto essere considerato il fondatore di tale scienza, unitamente almeno con il belga [[Andrea Vesalio]] ([[1514]]-[[1564]]), la cui opera ''De humani corporis fabrica'' doveva apparire nel [[1543]].
 
È noto l'appunto su una di queste sue esperienze fiorentine: «questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui passare i cento anni, e che non si sentiva alcun mancamento ne la persona, altro che debolezza; e così standosi a sedere sopra uno letto nello Spedale di Santa Maria Nova di Firenze, sanza altro movimento o seguito d'alcuno accidente, passò di questa vita. E io ne feci notomia, per vedere la causa di sì dolce morte».<ref>Quaderno d'anatomia I 13 v</ref>
 
Leonardo studiò anatomia in tre distinti periodi: a Milano, tra il [[1480]] e il [[1490]], se ne occupò, interessandosi in particolare dei [[muscolo|muscoli]] e delle [[osso|ossa]], in funzione della propria attività artistica; successivamente a Firenze, tra il [[1502]] e il [[1507]], si applicò in particolare della [[Meccanica (fisica)|meccanica]] del corpo, e infine, dal [[1508]] al [[1513]], a Milano e a Roma, s'interessò allo studio degli organi interni e della [[circolazione del sangue]].
 
[[File:Studies of the Arm showing the Movements made by the Biceps.jpg|thumb|right|180px|Movimento del braccio]]
Leonardo fu il primo a rappresentare l'interno del corpo umano con una serie di disegni; si trattava anche di un modo del tutto nuovo per "guardare dentro" il corpo, rompendo tra l'altro antichi tabù. Sono centinaia i disegni conservati oggi al [[Castello di Windsor]] e di proprietà della regina d'Inghilterra, che visualizzano quello che prima era soltanto descritto a parole e in modo poco chiaro. Scrisse Leonardo: «Con quali lettere descriverai questo core, che tu non empia un libro, e quanto più lungamente scriverai alla minuta, tanto più confonderai la mente dello uditore, e sempre avrai bisogno di sponitori o di ritornare alla sperienzia, la quale in voi è brevissima e dà notizie di poche cose rispetto al tutto del subbietto di che desideri integrar notizia».<ref>Quaderno d'anatomia II 1 r</ref>
 
Leonardo inventò l'illustrazione anatomica. Inventò anche un modo di illustrare che ancora oggi viene usato dai moderni disegnatori, la cosiddetta "immagine esplosa": un esempio si ha guardando come Leonardo rappresentava una testa sezionata, disegnando il cranio e il cervello in sequenza in modo da mostrare come entrano l'uno dentro l'altro. Studiò le ossa, i muscoli, le arterie, le vene, i capillari; riuscì a capire le alterazioni senili e persino ad intuire l'[[arteriosclerosi]]. Gli sfuggì invece il ruolo del [[cuore]], studiato a Roma fino al [[1513]]: «Tutte le vene e arterie nascano dal core, e la ragione è che la maggiore grossezza che si trovi in esse vene e arterie è nella congiunzione che esse hanno col core, e quanto più se removano dal core, più si assottigliano e si dividano in più minute ramificazioni» <ref>Anatomia B 11 r</ref> e questa convinzione gli deriva dall'analogia con le piante, le quali hanno le radici nella loro parte inferiore ingrossata: «è manifesto che tutta la pianta ha origine da tale grossezza, e per conseguenza le vene hanno origine dal core, dov'è la lor maggior grossezza» <ref name="ibidem"/>
 
Allo stesso modo i suoi studi di [[botanica]] lo sviarono, facendogli ritenere che la circolazione sanguigna funzionasse come la [[linfa]] delle piante, con una linfa ascendente e una discendente. Del cuore aveva bensì individuato la natura di muscolo: «il core è un muscolo principale di forza, ed è potentissimo sopra li altri muscoli» <ref>Codice G 1 v</ref> ma anche come equivalente di una stufa per dare calore al corpo: «Il caldo si genera per il moto del core; e questo si manifesta perché, quando il cor più veloce si move, il caldo più multiplica, come c'insegna il polso de' febbricitanti, mosso dal battimento del core» <ref>Quaderno d'anatomia B 12 r</ref>
 
Tra i suoi disegni anatomici, i più spettacolari ed impressionanti rimangono quelli che mostrano un [[feto]] prima della nascita: erano immagini del tutto nuove per l'epoca e, certamente, sconvolgenti.
 
Leonardo studiò anche i meccanismi dell'[[occhio]] per capire come funziona la visione tridimensionale, dovuta alla sovrapposizione di due immagini leggermente sfalsate. Fece bollire un [[uova all'occhio di bue|occhio di bue]] in una chiara d'uovo, in modo da poterlo sezionare e vedere ciò che si trova all'interno. Scoprì così la [[retina]] e il [[nervo ottico]], e riportò queste osservazioni nei suoi disegni.
 
== Le opere idrauliche ==
[[File:Studies of Water passing Obstacles and falling.jpg|thumb|left|180px|Studi di acque'', ca 1508]]
Nel Seicento, Francesco Arconati, figlio del conte Galeazzo, trasse dagli scritti vinciani da questi donati alla Biblioteca Ambrosiana, un trattato che intitolò ''Del moto e misura dell'acqua'', che tuttavia verrà pubblicato solo nel [[1826]].
Leonardo si dedicò a studi idraulici a partire dalla sua permanenza a Milano, già ricca di [[navigli]], e in [[Lombardia]], solcata da un'ampia rete di canali.
 
Collaborò con la [[Repubblica di Venezia]] per la sistemazione dell'assetto del fiume [[Brenta (fiume)|Brenta]], per evitarne le inondazioni e renderlo navigabile, ma non si conoscono opere realizzate su suoi progetti, alcuni dei quali, particolarmente grandiosi, sono attestati dai suoi scritti: un canale che unisca Firenze con il mare, ottenuto regolando il corso dell'[[Arno]]; il prosciugamento delle [[Paludi Pontine]], nel [[Lazio]], che si sarebbe dovuto realizzare deviando il corso del fiume [[Ufente]]; la canalizzazione della regione francese della [[Sologne]], con la deviazione del fiume [[Cher (fiume)|Cher]], presso [[Tours]].
 
Leonardo progettò anche macchine per l'uso dell'energia [[idraulica]], per il prosciugamento e per l'innalzamento delle acque. Secondo il suo costume, egli studia la natura dell'acqua: «infra i quattro elementi il secondo men grieve e di seconda volubilità. Questa non ha mai requie insino che si congiunge al suo marittimo elemento dove, non essendo molestata dai venti, si stabilisce e riposa con la sua superfizie equidistante al centro del mondo»,<ref>Codice C 26 v</ref> la sua origine, il movimento, certe caratteristiche, come la schiuma: «l'acqua che da alto cade nell'altra acqua, rinchiude dentro a sé certa quantità d'[[aria]], la quale mediante il colpo si sommerge con essa e con veloce moto resurge in alto, pervenendo a la lasciata superfizie vestita di sottile umidità in corpo sperico, partendosi circularmente dalla prima percussione».<ref>Codice A 59 r v</ref>
 
Osserva gli effetti ottici sulla superficie dell'acqua e trova che «il simulacro del sole si dimostrerrà più lucido nell'onde minute che nelle onde grandi» e che «il razzo del sole, passato per li sonagli [le bolle] della superfizie dell'acqua, manda al fondo d'essa acqua un simulacro d'esso sonaglio che ha forma di croce. Non ho ancora investigato la causa, ma stimo che per cagion d'altri piccoli sonagli che sien congiunti intorno a esso sonaglio maggiore».<ref>Codice F 28 v</ref>
 
Si occupa dei [[fossili]] che si trovano sui monti e ironizza con coloro che credono nel Diluvio universale: «Della stoltizia e semplicità di quelli che vogliono che tali animali fussin in tal lochi distanti dai mari portati dal diluvio. Come altra setta d'ignoranti affermano la natura o i celi averli in tali lochi creati per infrussi celesti [...] e se tu dirai che li nichi [ le conchiglie ] che per li confini d'[[Italia]], lontano da li mari, in tanta altezza si vegghino alli nostri tempi, sia stato per causa del diluvio che lì li lasciò, io ti rispondo che credendo che tal diluvio superassi il più alto monte di 7 cubiti - come scrisse chi 'l misurò! - tali nichi, che sempre stanno vicini a' liti del mare, doveano stare sopra tali montagne, e non sì poco sopra la radice de' monti».<ref>Codice Leicester 8 v</ref>
 
È convinto che con il tempo la terra finirà con l'essere completamente sommersa dall'acqua: «Perpetui son li bassi lochi del fondo del mare, e il contrario son le cime de' monti; séguita che la terra si farà sperica e tutta coperta dall'acque, e sarà inhabitabile».<ref>Codice F 52 v</ref>
 
== L'ingegneria civile e l'architettura di Leonardo ==
[[File:Leonardo chiesa gemmata.jpg|thumb|Progetto di chiesa a [[pianta centrale]]'', Parigi, Institut de France]]
 
Scrive il Vasari che Leonardo «nell'architettura ancora fe' molti disegni così di piante come d'altri edifizii e fu il primo ancora che, giovanetto, discorresse sopra il fiume Arno per metterlo in canale da [[Pisa]] a Fiorenza», testimonianza che, a parte che nell'occasione del progetto di deviazione dell'Arno, avvenuto nel [[1503]], Leonardo non era affatto "giovanetto", mostra che gli interessi di Leonardo o le richieste a lui rivolte riguardavano soprattutto progetti di idraulica o di ingegneria militare. In compenso, nella nota lettera indirizzata a Ludovico il Moro nel [[1492]], Leonardo vanta le sue competenze di natura militare ma aggiunge che in tempo di pace crede di «satisfare benissimo a paragone de omni altro in architectura, in composizione di edifici pubblici e privati, et in conducer acqua de uno loco ad un altro».
 
A Milano avrà in effetti solo il titolo di "ingegnarius", mentre nel suo secondo soggiorno fiorentino potrà fregiarsi del titolo di architetto e pittore.
 
È certo che per l'approfondimento delle nozioni ingegneristiche si giovasse della conoscenza personale del senese [[Francesco di Giorgio Martini]] e dei suoi scritti: possiede e postilla una copia del suo ''Trattato di architettura militare e civile''; progetta [[Fortificazione alla moderna|fortificazioni]] con bastioni spessi e irti di angoli che possano opporsi alle artiglierie nemiche.
 
Sono noti suoi disegni sia per la cupola del Duomo di Milano sia per edifici signorili, per i quali pensa a giardini pensili e a innovative soluzioni interne, quali scale doppie e quadruple e nell'interno delle case «col molino farò generare vento d'ogni tempo della state; farò elevare l'acqua surgitiva e fresca, la quale passerà pel mezzo delle tavole divise [...] e altra acqua correrà pel giardino, adacquando li pomeranci e [[Citrus medica|cedri]] ai lor bisogni [...] farassi, mediante il molino, molti condotti d'acque per casa, e fonti in diversi lochi, e alcuno transito dove, chi vi passerà, per tutte le parti di sotto salterà l'acque allo insù».
 
Ma si occupa anche della moderna ideazione di "una polita stalla", per giungere a immaginare una [[città ideale]], strutturata su più livelli stradali, ove al livello inferiore scorressero i carri, e in quello superiore avessero agio i pedoni.
Nel [[1502]] Leonardo da Vinci produsse il disegno di un [[Ponte sul Bosforo (Leonardo)|ponte]] a campata unica di 300 metri, come parte di un progetto di ingegneria civile per il [[Sultano]] [[Ottomani|ottomano]] [[Bayazed II]]. Era previsto che un pilone del ponte sarebbe stato collocato su uno degli ingressi alla bocca del [[Bosforo]], il [[Corno d'Oro]], ma non fu mai costruito. Il governo [[Turchia|turco]], nei primi anni del XXI secolo ha deciso la costruzione di un ponte che segua il progetto leonardesco.
 
== La personalità di Leonardo ==
[[File:Gian Giacomo Caprotti - Salai.jpg|thumb|right|180px|Ritratto di Gian Giacomo Caprotti, detto Salaì, di anonimo, ca 1495, [[Vaduz]], Fondazione Alois]]
I contemporanei riferivano di una presunta omosessualità di Leonardo, a partire dalla denuncia anonima del [[1476]] (per altro conclusasi con assoluzione), dalla mancanza di relazioni con donne, dalle note sulla sua ambiguità del [[Vasari]] e dal rapporto con i suoi allievi [[Francesco Melzi|Melzi]] e [[Gian Giacomo Caprotti|Caprotti]], molto più giovani di lui e avvenenti<ref name="M139"/>.
 
Dalla nota dello stesso Leonardo, «ne la mia prima ricordazione della mia infanzia è mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra»,<ref>Codice Atlantico c 61 r</ref> derivò l'interpretazione di [[Sigmund Freud]], nel suo libro ''Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci'', pubblicato nel [[1910]], come fantasia di un atto sessuale orale, mentre il nibbio rappresenterebbe androginicamente la madre; dalla curiosità sessuale infantile dell'artista deriverebbe la sua curiosità artistica e scientifica mai soddisfatta e conclusa<ref name="M139"/>.
 
Se l'omosessualità di Leonardo resta probabile per quanto non certa, con tutte le possibili disquisizioni su quanto questo possa aver influito o meno sulla sua arte<ref name="M139"/>, la sua irreligiosità e scetticismo sono indubbi, legati alle osservazioni del Vasari, per il quale «tanti furono i suoi capricci, che filosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso della luna e gli andamenti del sole. Per il che fece ne l'animo un concetto sì eretico, che è non si accostava a qualsivoglia religione, stimando per avventura assai più lo esser filosofo che cristiano».
 
L'Aretino, secondo il suo costume di inventare anche fatti che rendessero edificante la vita dei biografati per i quali provava stima e simpatia, scrive che «vedendosi vicino alla morte, disputando de le cose cattoliche, ritornando nella via buona, si ridusse a la fede cristiana con molti pianti. Laonde confesso e contrito, se bene è non poteva reggersi in piedi, volse devotamente pigliare il Santissimo Sacramento fuor de 'l letto», morendo poi nelle braccia del re Francesco I.
[[File:Leonardo da Vinci 017.jpg|thumb|right|180px|Angelo, dettaglio del [[Battesimo di Cristo (Andrea del Verrocchio)|Battesimo di Cristo]], ca 1473]]
Molte sue note mostrano disprezzo verso gli uomini di Chiesa: sui preti che dicono messa: «Molti fien quelli che, per esercitare la loro arte, si vestiran ricchissimamente, e questo parrà esser fatto secondo l'uso de' grembiuli»;<ref>Codice Atlantico a 370 v</ref> sulle chiese: «Assai saranno che lasceranno li esercizi e le fatiche e povertà di vita e di roba, e andranno abitare nelle ricchezze e trionfanti edifizi, mostrando questo esser il mezzo di farsi amico a Dio»;<ref name="ibidem">ibidem</ref> sul ''vendere il Paradiso'': «Infinita moltitudine venderanno pubblica e pacificamente cose di grandissimo prezzo, senza licenza del padrone di quelle, e che mai non furon loro, né in lor potestà, e a questo non provvederà la giustizia umana» <ref name="ibidem"/> o anche «Le invisibili monete [ le promesse di vita eterna ] faran trionfare molti spenditori di quelle»;<ref name="ibidem"/> o sui conventi: «Quelli che saranno morti [ i santi ], dopo mille anni, fien quelli che daranno le spese a molti vivi [ i frati ]»;<ref>Codice I 66 v</ref> o ironizza sui riti: «Quelli che con vestimente bianche andranno con arrogante movimento minacciando con metallo e foco [ il turibolo con l'incenso ] chi non faceva lor detrimento alcuno» <ref>Codice Arundel 212 v</ref> e sulla devozione delle immagini: «Parleranno li omini alli omini che non sentiranno; aran gli occhi aperti e non vedranno; parleranno a quelli e non fie lor risposto; chiederan grazie a chi arà orecchi e non ode; faran lume a chi è orbo».<ref>Codice Atlantico a 370 r</ref>
 
[[File:Leonardo da Vinci - Angelo Incarnato.jpg|thumb|200px|left|Disegno erotico]]
Il Vasari riferisce della sua generosità, della sua grandezza d'animo e del suo orgoglio: «andando al banco per la provvisione ch'ogni mese da [[Pier Soderini]] soleva pigliare, il cassiere gli volse dare certi cartocci di quattrini, ed egli non li volse pigliare, rispondendogli: "Io non sono dipintore da quattrini"»; della piacevolezza della sua conversazione e del suo amore per gli animali: «spesso passando dai luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandogli di gabbia, e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n'era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendogli la perduta libertà». E questa sua compassione e tenerezza nei confronti degli animali si lega alla notizia, riferita da [[Andrea Corsali]], sul fatto che Leonardo fosse vegetariano.<ref>''Viaggi'', I</ref>
 
Ma dai suoi scritti traspare l'immagine di un uomo molto meno socievole di quello che l'agiografia vasariana voglia imporre: «se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo, e se sarai accompagnato da un solo compagno, sarai mezzo tuo, e tanto meno quanto sarà maggiore la indiscrezione della sua pratica. E se sarai con più, cadrai di più in simile inconveniente», e altrove scrive ancora che «salvatico è quel che si salva», e in tante parti dei suoi manoscritti appare la sfiducia e il pessimismo nei confronti dell'"umana spezie". Le sue ricerche e i suoi lavori venivano infatti preferibilmente espletati in solitudine, come ricorda la vivace descrizione del maestro all'opera al [[Cenacolo (Leonardo)|Cenacolo]] di Matteo Bandello nella sua novella LVIII<ref>Si veda il paragrafo sull'[[#L'Ultima Cena|Ultima Cena]]</ref>. Non era solito seguire regole rigide o abitudini prefissate, preferendo assecondare l'estro e l'ispirazione del momento<ref name="M140">Magnano, cit., pag. 140.</ref>. La sua ricerca quasi maniacale della perfezione, con infiniti ritocchi e modifiche (come avvenne per la ''[[Gioconda]]'') derivano dalla sua convinzione per cui la pittura, a differenza della musica, è destinata a restare e non a esaurirsi nella singola ''performance'': «la pittura non muore immediate dopo la sua creazione come fa la musica, ma lungo tempo darà testimonianza dell'ignoranza tua [...] ma se studierai [...] tu lascerai opere che ti daranno più onore che la pecunia»<ref>''[[Trattato della pittura]]'', in Magnano, pag. 140.</ref>.
 
Considerato per la vastità dei suoi interessi la massima e irripetibile manifestazione del [[Rinascimento]], Leonardo, non legato a nessuna città, Stato o principe, è il primo esempio del cosmopolitismo degli intellettuali italiani, unico in Europa, espressione di una frattura fra cultura e popolo destinata a prolungarsi fino ai nostri giorni.
 
== La biblioteca di Leonardo ==
La biblioteca di Leonardo venne lasciata in eredità al fedelissimo [[Francesco Melzi]] che, all'indomani della scomparsa del suo maestro, si trasferì da [[Amboise]] alla propria villa di famiglia a [[Vaprio d'Adda]], portando con sé libri, manoscritti e strumenti di bottega appartenuti a Leonardo<ref name="M145"/>. Di questa raccolta parlarono l'[[Anonimo Gaddiano]] (1537-1542), [[Giorgio Vasari]] (1568) e [[Giovanni Paolo Lomazzo]] (1590), che la ricordano come gelosamente custodita<ref name="M145"/>. Inoltre Vasari ricordò come un pittore milanese ([[Aurelio Luini]]?) possedesse alcuni scritti di Leonardo "scritti con la mancina a rovescio"<ref name="M145"/>.
 
Dall'analisi dei codici vinciani, si è potuto ricavare almeno una parte dei testi posseduti da Leonardo per i suoi studi. Nel [[1504]] dichiarava infatti in un suo scritto di avere oltre un centinaio di libri più una cinquantina di raccolte di suoi scritti: venticinque "piccoli", sedici "più grandi", due "maggiori", sei in "carta pecora" e uno con "coverta di camoscio verde"<ref name="M146">Magnano, cit., pag. 146.</ref>. La biblioteca di Leonardo doveva comprendere:
{{div col}}
* [[Leon Battista Alberti]], ''De pictura''
* [[Alberto Magno]], ''Commentum in libros phisicorum'', ''Mineralium libri V''
* [[Alberto di Sassonia (filosofo)|Alberto di Sassonia]], ''De proportione velocitatum in motibus''
* [[Dante Alighieri]], ''[[La Divina Commedia]]''
* [[Jacopo Alighieri]], ''Dottrinale''
* [[Al Kindi]], ''Libellum sex quantitatum''
* [[Giovanni Antonio Amadeo]], ''libro d'architettura''
* [[Aristotele]], ''De phisica'', ''De metheoris''
* [[Avicenna]], ''[[Il canone della medicina]]''
* [[Ugo Benzi]], ''Tractato utilissimo circa la conservatione de la sanitate''
* [[Guido Bonati]], ''Liber astronomicus''
* [[Poggio Bracciolini]], ''Facezie''
* [[Burchiello (poeta)|Burchiello]], ''Sonetti''
* [[Cecco d'Ascoli]], ''Acerba''
* [[Cleomede]], ''De mundo''
* [[Piero de' Crescenzi]], ''Libro dell'agricoltura''
* [[Goro Dati]], ''Spera''
* [[Paolo dell'Abaco]], ''Recholuzze del maestro Pagolo astrolacho''
* [[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi''
* [[Gian Giacomo Dolcebuono]], ''libro d'architettura''
* [[Elio Donato]], ''Ars minor''
* [[Euclide]], ''De ponderibus'', ''De levi et ponderoso fragmentum'', ''De prospectiva''
* [[Marsilio Ficino]], ''Theologia platonica''
* [[Francesco Filelfo]], ''Epistulae''
* [[Jacopo Filippo Foresti]], ''Il supplemento delle cronache''
* [[Angelo Fosinfronte]], ''De motu locali''
* [[Federico Frezzi]], ''Quadriregio del decorso della vita umana''
* [[Galeno]], ''Terapeuticorum libri XIV''
* [[Francesco di Giorgio Martini]], ''Trattato di architettura militare e civile''
* [[Giuniano Giustino]], ''Epitome delle Storie filippiche di Pompeo Trogo''
* [[Guglielmo di Heytesbury]], ''De velocitatis augmentatione''
* [[Isidoro di Siviglia]], ''Etymologiae''
* [[Cristoforo Landino]], ''Formulario di epistole volgari''
* [[Lorenzo Guglielmo di Saona]], ''Rethorica nova''
* [[Tito Livio]], ''Deca I, III, IV''
* [[John Mandeville]], ''Il cavalier Zuanne de Mandavilla''
* [[Mondino de' Luzzi]], ''Anathomia''
* [[Giovanni di Mandinilla]], ''Tractato delle più maravigliose cosse e più notabili''
* [[Ovidio]], ''Epistulae''
* [[Luca Pacioli]], ''De divina proportione''
* [[Giovanni Peckham]], ''De prospectiva''
* [[Biagio Pelacani]], ''Quaestiones de coelo et mundo'', ''De ponderibus''
* [[Francesco Petrarca]], ''[[Canzoniere (Petrarca)|Canzoniere]]''
* [[Piero della Francesca]], ''[[De prospectiva pingendi]]''
* [[Bartolomeo Sacchi|Platina]], ''Dell'onesta voluttà''
* [[Plinio il Vecchio]], ''Naturalis historia''
* [[Luca Pulci]], ''Driadeo''
* [[Luigi Pulci]], ''Morgante''
* [[Riccardo di Swineshead]], ''De motibus naturalibus''
* [[Ermete Trismegisto]], ''De alchimia''
* [[Giorgio Valla]], ''[[De expetendis et fugiendis rebus]]''
* [[Roberto Valturio]], ''De re militari''
* [[Witelo]], ''De prospectiva''
{{div col end}}
 
Non è difficile immaginare la rapida dispersione di quella grande mole di libri, fogli e appunti un tempo posseduta da Leonardo<ref name="M146"/>. Gli eredi di Francesco Melzi infatti vendettero tutto il patrimonio lasciatogli dal maestro, dando inizio alla dispersione dell'opera di Leonardo.
 
== I manoscritti ==
{{Vedi anche|Codici di Leonardo da Vinci}}
Nella caratteristica [[scrittura speculare]], svolta da destra a sinistra, tale da poter esser letta facilmente solo ponendo i fogli davanti a uno specchio, i manoscritti di Leonardo, dati in eredità a [[Francesco Melzi]], pervennero dopo la morte di questi allo scultore [[Pompeo Leoni]] che, per commerciarli più facilmente, li suddivise in diversi gruppi, mutandone l'aspetto originario. Raccolti in gran parte nel XVII secolo dal conte milanese [[Galeazzo Arconati]], furono donati alla [[Biblioteca Ambrosiana]] di Milano dalla quale furono trasferiti nel [[1796]] a Parigi, da dove tornò a Milano, dopo la caduta di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], il solo [[Codice Atlantico]], mentre gli altri, per un errore dell'incaricato austriaco, rimasero all'[[Institut de France]]. Altri codici erano già da tempo finiti in [[Inghilterra]].
 
Oggi esistono oltre 8.000 fogli di appunti (più di 16.000 pagine) con molte decine di migliaia di disegni lasciati da Leonardo, ma si ritiene che siano solo una piccola parte di ciò che ha scritto e disegnato. Alcuni pensano che abbia scritto 60.000, forse 100.000 pagine, ormai perdute. Ma forse qualcosa ancora esiste, sepolta in qualche antico archivio; nel [[1966]] per esempio sono stati trovati due nuovi [[Codici di Madrid|codici]] a [[Madrid]]. Si tratta di pagine scritte quasi "di getto", tant'è vero che gli esperti di Leonardo dicono: "sembra di sentirlo parlare come da un registratore".
 
<div class="NavFrame">
<div class="NavHead">Ordine degli scritti</div>
<div class="NavContent" style="text-align:left">
* Codice A, Parigi, Institut de France, 1492, 63 fogli di vari argomenti
* Codice B, Parigi, Institut de France, 1489, 84 fogli sull'arte della guerra
* Codice C, Parigi, Institut de France, 1490, 28 fogli sulla luce e l'ombra
* Codice D, Parigi, Institut de France, 1508, 10 fogli di vari argomenti
* Codice E, Parigi, Institut de France, 1513 - 1514, 80 fogli sulla geometria e il volo
* Codice F, Parigi, Institut de France, 1508 - 1509, 96 fogli sull'idraulica
* Codice G, Parigi, Institut de France, 1510 - 1516, 93 fogli di vari argomenti
* Codice H, Parigi, Institut de France, 1493 - 1494, 142 fogli di vari argomenti
* Codice I, Parigi, Institut de France, 1497 - 1499, 141 fogli di vari argomenti
* Codice K1, Parigi, Institut de France, 1504, 48 fogli di vari argomenti
* Codice K2, Parigi, Institut de France, 1504 - 1509, 32 fogli di vari argomenti
* Codice K3, Parigi, Institut de France, 1509 - 1512, 48 fogli di vari argomenti
* Codice L, Parigi, Institut de France, 1497 - 1503, 94 fogli di vari argomenti
* Codice M, Parigi, Institut de France, 1498 - 1500, 94 fogli di vari argomenti
* [[Codice Ashburnham]] I o Codice 2037 (già ''Codice B''), Parigi, Institut de France, 1492, 34 fogli sulla pittura
* Codice Ashburnham II o Codice 2038 (già 'Codice A''), Parigi, Institut de France, 1484 - 1486, 10 fogli di vari argomenti
* [[Codice Atlantico]], Milano, Biblioteca Ambrosiana, 1483 - 1518, 403 fogli di vari argomenti
* [[Codice Trivulziano]], Milano, Castello Sforzesco, 1484 - 1486, 51 fogli di vari argomenti
* [[Codice del volo degli Uccelli]], Torino, Biblioteca Reale, 1505, 18 fogli
* [[Codice Forster]] I, Londra, Victoria and Albert Museum, 1484 - 1505, 55 fogli sulla stecheometria
* Codice Forster II, Londra, Victoria and Albert Museum, 1495 - 1497, 157 fogli di vari argomenti
* Codice Forster III, Londra, Victoria and Albert Museum, 1490 - 1493, 88 fogli di vari argomenti
* [[Codice Arundel]] 263, Londra, British Museum, 1504 - 1516, 283 fogli di vari argomenti
* [[Fogli di Windsor]], Windsor, Royal Library, 600 disegni
* Fogli di Anatomia A, Windsor, Royal Library, 1510, 18 disegni
* Fogli di Anatomia B, Windsor, Royal Library, 1489, 42 disegni
* Quaderni di Anatomia, I - VI, Windsor, Royal Library, 119 disegni
* [[Codice Madrid]] I, Madrid, Biblioteca Nazionale, 1490 – 1496, 192 fogli sulla meccanica
* Codice Madrid II, Madrid, Biblioteca Nazionale, 1503&nbsp;– 1505, 157 fogli sulla geometria
* [[Codice Leicester]] (già ''Codice Hammer''), Collezione Bill Gates, 1504 - 1506, 36 fogli sull'idraulica
</div>
</div>
 
=== Leonardo scrittore ===
La [[prosa]] di Leonardo viene giudicata tra le migliori del Rinascimento italiano; aliena da ogni [[retorica]], artificio e sonorità, è tutta aderente alle cose: rifacendosi al linguaggio parlato, ha [[colore]], robustezza, concisione, in modo da dare energia e spigliatezza all'espressione.
 
Per [[Francesco Flora]],<ref>F. Flora, ''Storia della Letteratura italiana''</ref> Leonardo si dimostrò inventore anche nella scrittura, tanto da apparire molto più moderno rispetto tanto ai suoi predecessori che ai suoi contemporanei: «Non diremo più il [[Boccaccio]] padre della prosa italiana [...] nel suo insieme la prosa di Boccaccio tende alla sintassi lirica [...] prosa fu quella del ''[[Convivio]]'' di [[Dante]] e d'alcune cronache e trattati; ma la prosa grande, la prima prosa grande d'Italia, è da trovare negli scritti di Leonardo: la prosa più alta del primo Rinascimento, sebbene in tutto aliena dal modello umanistico e liberamente esemplata sul comune discorso».
 
La sua opera più importante è il ''[[Trattato della pittura]]'', raccolta postuma curata da un allievo anonimo.
 
==Le fattezze di Leonardo==
Le fattezze di Leonardo si conoscono da un presunto ''[[Autoritratto (Leonardo)|Autoritratto]]'' senile, databile al [[1515]] circa e conservato nella [[Biblioteca Reale]] di [[Torino]]. L'opera, dalla quale derivano altri ritratti ideali, fa parte ormai dell'immaginario collettivo.
 
Sulle fattezze di Leonardo in età giovane o matura restano alcune ipotesi di identificazione in opere sue o di altri artisti, come nel giovane in piedi all'estrema destra dell<nowiki>'</nowiki>''[[Adorazione dei Magi (Leonardo)|Adorazione dei Magi]]'', nel ''[[David di Verrocchio]]'' o nella figura di Platone nella ''[[Scuola di Atene]]'' di [[Raffaello]].
 
Esistono poi varie fonti che, pur senza descrivere il suo aspetto fisico in maniera precisa, parlano dei suoi modi e celebrano la sua bellezza. Ad esempio l'[[Anonimo Gaddiano]] scrisse: «[La Natura] non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. [...] Era di bella persona, proportionata, gratiata et bello aspetto. portava uno pitocco rosato corto sino al ginocchio, che allora s'usavano i vestiri lunghi, haveva sino al mezo in petto una bella capellaia et anellata et ben composta».
 
[[Vasari]] colse invece l'aspetto docile e amorevole del suo carattere: «Egli con lo splendor dell'aria sua, che bellissima era, rasserenava ogni animo mesto, e con le parole volgeva al sì et al no ogni indurata intenzione. Egli con le forze sue riteneva ogni violenta furia. [...] Con la liberalità sua raccoglieva e pasceva ogni amico povero e ricco, pur che egli avesse ingegno e virtù. [...] Per il che ebbe veramente Fiorenza grandissimo dono nel nascere di Lionardo, e perdita più che infinita nella sua morte.»
 
== La fortuna critica del pittore ==
La fortuna critica del pittore è stata immediata e non ha mai subito oscuramenti. Già per il Vasari<ref>''Vite de' più eccellenti pittori'' [...]</ref> «volle la natura tanto favorirlo, che dovunque è rivolse il pensiero, il cervello e l'animo, mostrò tanta divinità nelle cose sue che nel dare la perfezione di prontezza, divinità, bontade, vaghezza e grazia nessun altro mai gli fu pari». Per il [[Giovanni Paolo Lomazzo|Lomazzo]] «Leonardo nel dar il lume mostra che habbi temuto sempre di non darlo troppo chiaro, per riservarlo a miglior loco et ha cercato di far molto intenso lo scuro, per ritrovar li suoi estremi. Onde con tal arte ha conseguito nelle facce e corpi, che ha fatto veramente miracoli, tutto quello che può far la natura. Et in questa parte è stato superiore a tutti, tal che in una parola possiam dire che 'l lume di Leonardo sia divino»<ref>G. P. Lomazzo, ''Idea del Tempio della pittura''</ref>. Non a caso lo storico aretino gli ascrisse l'avvio della "[[Maniera moderna]]", ponendolo all'inizio della terza parte del[[le Vite]].
 
[[File:Leonardo da Vinci 006.jpg|thumb|left|180px|L'ultima cena (particolare)]]
Per [[Goethe]],<ref>''Viaggio in Italia''</ref> «Leonardo si rivela grande soprattutto come pittore. Regolarmente e perfettamente formato, appariva, nei confronti della comune umanità, un esemplare ideale di essa. Come la chiarezza e la perspicacia dell'occhio si riferiscono più propriamente all'intelletto, così la chiarezza e l'intelligenza erano proprie dell'artista. Non si abbandonò mai all'ultimo impulso del proprio originario impareggiabile talento e, frenando ogni slancio spontaneo e casuale, volle che ogni proprio tratto fosse meditato e rimeditato».
 
Per il pittore [[Eugène Delacroix|Delacroix]],<ref>''Journal''</ref> Leonardo «giunge senza errori, senza debolezze, senza esagerazioni, e quasi d'un balzo, a quel naturalismo giudizioso e sapiente, lontano del pari dall'imitazione servile e da un ideale vuoto e chimerico. Cosa strana! Il più metodico degli uomini, colui che fra i maestri del suo tempo si è maggiormente occupato dei metodi di esecuzione, che li ha insegnati con tanta precisione che le opere dei suoi migliori allievi sono sempre confuse con le sue, quest'uomo, la cui maniera è così tipica, non ha retorica. Sempre attento alla natura, consultandola senza tregua, non imita mai sé stesso; il più dotto dei maestri è anche il più ingenuo, e nessuno dei suoi emuli, Michelangelo e Raffaello, merita quanto lui tale elogio».
 
Scrive [[Hippolyte Taine]] <ref>Voyage en Italie</ref> che «non c'è forse al mondo un esempio di genio così universale, inventivo, incapace di contentarsi, avido d'infinito e naturalmente raffinato, proteso in avanti, al di là del suo secolo e di quelli successivi. Le sue figure esprimono una sensibilità e uno spirito incredibili; traboccano d'idee e di sensazioni inespresse. Vicino ad esse, i personaggi di [[Michelangelo]] non sono che atleti eroici; le vergini di [[Raffaello]] non sono che placide fanciulle, la cui anima addormentata non ha vissuto. Le sue, sentono e pensano con ogni tratto del viso e della fisionomia; ci vuole un certo tempo per stabilire un dialogo con loro: non che il sentimento che esse esprimono sia troppo poco definito; al contrario, esso scaturisce dall'intero aspetto, ma è troppo sottile, troppo complicato, troppo al fuori e al di là del comune, impenetrabile e inesplicabile. L'immobilità e il silenzio di esse lasciano indovinare due o tre pensieri sovrapposti, e altri ancora, celati dietro quello più lontano; s'intravede confusamente questo mondo intimo e segreto, come una delicata vegetazione sconosciuta sotto la profondità di un'acqua trasparente».
 
Per il [[Heinrich Wölfflin|Wölfflin]],<ref>''Die klassische Kunst''</ref> «è il primo artista che abbia studiato sistematicamente le proporzioni nel corpo degli uomini e degli animali e si sia reso conto dei rapporti meccanici, nell'andare, nel salire, nel sollevare pesi e nel portare oggetti; ma anche quello che ha scoperto le più lontane caratteristiche fisionomiche, meditando coordinatamente sopra l'espressione dei moti dell'animo. Il pittore è per lui il chiaro occhio del mondo, che domina tutte le cose visibili».
 
[[File:Leonardo da Vinci 027.jpg|thumb|right|180px|La Vergine delle rocce]]
Per Octave Sirén <ref>''Léonard de Vinci''</ref> Leonardo «fu fiorentino fino al midollo, benché più sagace, più duttile, più intelligente dei suoi predecessori. Più tardi s'interessò ai problemi pittorici via via che andava approfondendo quelli scientifici; dal che deriva la presenza, nella sua arte, di tendenze nuove e di tratti sconosciuti ai suoi contemporanei. Il passaggio dai dettagli precisi, dai contorni netti, alle gradazioni del chiaroscuro, alla corposità dello sfumato, riassume una tendenza generale nella pittura del Rinascimento; ma ciò che attorno a Leonardo non si attuò prima di due o tre generazioni, in lui divenne maturo nello spazio di venti o trent'anni».
 
Per [[Emilio Cecchi]] <ref>''Considerazioni su Leonardo''</ref> «da lui ebbe origine una pittura d'intensità insuperata, dove il rude chiaroscuro e luminismo di [[Masaccio]] è genialmente dedotto in una quantità di espressione plastica che, se ancora una volta dobbiamo richiamarci al ricordo della [[Grecia]], non si può confrontare che alla grazia misteriosa e sublime della scultura [[Prassitele|prassitelica]]»
 
Per [[André Chastel]],<ref>''Art et Humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique''</ref> premessa la precarietà e l'ambiguità della stessa vita umana, il «senso di una posizione ambigua dell'uomo tra l'orribile e lo squisito, fra il certo e l'illusorio, si è accentuato in Leonardo con gli anni: c'è nella sua opera pittorica uno sviluppo parallelo del chiaroscuro. Il principio di esso era anzitutto l'interesse del contrasto che valorizza i termini opposti [...] egli si è dunque compiaciuto di far scivolare insensibilmente le dolci luci nelle ombre deliziose, risolvendo in questo modo il conflitto fra disegno e modellato [...] Dichiarando che, come [[Giotto]] e [[Masaccio]], si deve essere unicamente figli della natura, egli intende affermare che tutti i problemi della pittura, a tutti i gradi, devono essere ripensati integralmente. Lo sfumato risolve le difficoltà del disegno e ottiene l'unità delle forme entro lo spazio avvolgendole nell'atmosfera».
 
Per l'[[Giulio Carlo Argan|Argan]],<ref>''Storia dell'arte italiana'', II</ref> infine, in Leonardo «tutto è immanenza. L'esperienza della realtà deve essere diretta, non pregiudicata da alcuna certezza a priori: non l'autorità del dogma e delle scritture, non la logica dei sistemi filosofici, non la perfezione degli antichi. Ma la realtà è immensa, possiamo coglierla solo nei fenomeni particolari [...] e il fenomeno vale quando, nel particolare, manifesta la totalità del reale». Se nell'arte di Michelangelo predomina il ''sentimento morale'', per cui dalla natura occorre riscattare la nostra esistenza spirituale con la quale siamo legati a Dio, in Leonardo predomina il ''sentimento della natura'', «quello per cui sentiamo il ritmo della nostra vita pulsare all'unisono con quello del cosmo».
 
== Elenco delle opere ==
{{Vedi anche|Dipinti di Leonardo da Vinci}}
Non vi è certezza sulla attribuzione di tutti i dipinti di Leonardo. Su una quindicina di essi l'attribuzione è pressoché universale, altri sono semplicemente stati realizzati a più mani (specie le prime opere di Leonardo, nel periodo in cui lavorava "a bottega" dal [[Verrocchio]]). Di altre, fino ad ora attribuite ad altri artisti, recentemente gli studiosi propendono per l'attribuzione al maestro.
 
===Gioventù a Firenze===
*''[[Madonna Dreyfus]]'' (''Madonna della melagrana''), 1469-1470, olio su tavola, 15,7x12,8 cm, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], [[National Gallery of Art]] (attribuita anche a [[Lorenzo di Credi]] o opera collaborazione)
*''[[Tobiolo e l'angelo]]'', 1470-1475 circa, tempera su tavola, 84x66 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]] (opera di [[Andrea del Verrocchio]] con alcune parti attribuite a Leonardo)
*''[[Annunciazione (Leonardo)|Annunciazione]]'', 1472-1475 circa, tempera e olio su tavola, 98x217 cm, [[Firenze]], [[Uffizi]]
*''[[Paesaggio con fiume]]'', 1473, disegno su carta, 19x28,5 cm, [[Firenze]], [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]]
*''[[Madonna del Garofano]]'', 1473 circa, olio su tavola, 62x47,5 cm, [[Monaco di Baviera]], [[Alte Pinakothek]] (attribuzione recente, ma ''"storicamente"'' assegnata dal Verrocchio)
*''[[Studio di mani]]'', 1474 circa, punta d'argento e lumeggiature di biacca su carta preparata in tinta rosa, 21,4x15 cm, [[Windsor]], [[Royal Library]]
*''[[Ritratto di Ginevra de' Benci]]'', 1474 circa, olio e tempera su tavola, 38,8x36,7 cm, [[Washington, Distretto di Columbia|Washington]], [[National Gallery of Art]]
*''[[Profilo di capitano antico]]'', 1475 circa, punta d'argento su carta preparata, 28,5x20,7 cm, [[Londra]], [[British Museum]]
*''[[Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo)|Battesimo di Cristo]]'', 1475-1478, olio e tempera su tavola, 177x151 cm, [[Firenze]], [[Uffizi]], (collaborazione col [[Andrea del Verrocchio|Verrocchio]] e altri)
*''[[Annunciazione 598|Annunciazione]]'', 1475-1478 circa, tempera su tavola, 16x60 cm, [[Parigi]], [[Louvre]] (attribuzione contesa con [[Lorenzo di Credi]])
*''Corpo di Bernardo Baroncelli impiccato'', 1478, disegno, [[Bayonne]], [[Musée Bonnat]]
*''[[Madonna Benois]]'', 1478-1482, olio su tavola trasportata su tela, 48x31 cm, [[San Pietroburgo]], [[Ermitage]]
*''[[San Girolamo (Leonardo)|San Girolamo]]'', 1480 circa, olio su tavola, 103x75 cm, [[Città del Vaticano]], [[Pinacoteca vaticana]]
*''Studi di dispositivi di difesa'', 1480 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Studi di strumenti idraulici'', 1480 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Studio di fiori'', 1480-1481, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
*''Schizzo per la Madonna del Gatto'', 1480-1481, disegno, [[Londra]], [[British Museum]]
*''Studio prospettico per l'Adorazione dei Magi'', 1481 circa, disegno, [[Firenze]], [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]]
*''Studio per l'Adorazione dei Magi'', 1481 circa, disegno, [[Parigi]], [[Cabinet des Dessins]]
*''[[Adorazione dei Magi (Leonardo)|Adorazione dei Magi]]'', 1481-1482, olio su tavola, 246x243 cm, [[Firenze]], [[Uffizi]]
 
===Primo soggiorno a Milano===
*''[[Cavallo di Leonardo|Monumento equestre a Francesco Sforza]]'', 1482-1493, opera incompiuta di cui esisteva un modello colossale del cavallo in terracotta, già a [[Milano]], [[Corte Vecchia]], distrutto
*''Presunto studio per l'angelo della Vergine delle Rocce'', 1483-1485, disegno, [[Torino]], [[Biblioteca Reale]]
* ''Studi per la Vergine delle Rocce'', 1483 circa, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
*''[[Vergine delle Rocce (Parigi)|Vergine delle Rocce]]'', 1483-1486, olio su tavola trasportato su tela, 199x122 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''[[Ritratto di musico]]'', 1485 circa, olio su tavola, 44,7x32 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca Ambrosiana]]
*''Studio per il monumento a Francesco Sforza'', 1485 circa, disegno, [[Castello di Windsor]], [[Royal Library]]
*''Vite aerea'', 1487 circa, disegno, [[Parigi]], [[Bibliothèque de l'Institut de France]]
*''Progetto per la copertura per crociera del Duomo di Milano'', 1487-1488, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Studio per macchina da guerra'' (''Carri falcati''), 1487-1490, disegno, [[Torino]], [[Biblioteca Reale]]
*''[[Dama con l'ermellino]]'', 1488-1490 circa, olio su tavola, 54,8x40,3 cm, [[Cracovia]], [[Museo Czartoryski]]
*''Idea per la figura di san Pietro nell'Ultima Cena'', 1488-1490 circa, disegno, [[Vienna]], [[Graphische Sammlung Albertina]]
*''Studio per il Cenacolo'', 1488-1490 circa, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
*''Studio per il Cenacolo'', 1488-1490 circa, [[Parigi]], [[Cabinet des Dessins]]
*''Sezione di cranio'', 1489 circa, disegno, [[Castello di Windsor]], [[Royal Library]]
*''[[Uomo vitruviano]]'', 1490 circa, matita e inchiostro su carta, 34x24 cm, [[Venezia]], [[Gallerie dell'Accademia]]
*''Studio delle gambe anteriori di un cavallo'', 1490 circa, disegno, [[Torino]], [[Biblioteca Reale]]
*''Figure geometriche e disegno botanico'', 1490 circa, disegno, [[Parigi]], [[Bibliothèque de l'Institut de France]]
*''Raggi luminosi attraverso uno spiraglio angolare'', 1490-1491, disegno, [[Parigi]], [[Bibliothèque de l'Institut de France]]
*''[[Belle Ferronière]]'', 1490-1495 circa, olio su tavola, 63x45 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''Progetto per l'armatura di fusione della testa del cavallo'', 1491-1493 circa, disegno, [[Madrid]], [[Biblioteca Nacional]]
*''Emblema degli Sforza'', 1492-1494, disegno, [[Parigi]], [[Bibliothèque de l'Institut de France]]
*''[[Vergine delle Rocce (Londra)| Vergine delle rocce]]'', 1494-1508, olio su tavola, 189,5x120 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
*''[[Testa di Cristo]]'', 1494 circa, gessetto e pastello su carta, 40x32 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
*''Capelli, nastri, oggetti per mascherare'', 1494 circa, disegno, [[Londra]], [[Victoria and Albert Museum]]
*''Studio di testa virile'', 1494 o 1499, disegno, [[Torino]], [[Biblioteca Reale]]
*''Progetto per un dispositivo'', 1494-1496 circa, disegno, [[Madrid]], [[Biblioteca Nacional]]
*''[[Ultima Cena (Leonardo)|Ultima Cena]]'', 1494-1498, olio su parete, 460x880 cm, [[Milano]], Refettorio di [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano)| Santa Maria delle Grazie]]
*''[[Ritratto di una Sforza]]'', 1495 circa, gesso e inchiostro su pergamena, 33x23 cm, [[Canada]]?, collezione privata
*''Schizzo di tre figure di profilo'', 1495 circa, disegno, [[Firenze]], [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]]
*''Vecchio e giovane affrontati'', 1495 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Trivulziana]]
*''[[Ritratti dei duchi di Milano con i figli]]'', 1497, tempera e olio su parete, 90 cm circa di base ciascuno, [[Milano]], Refettorio di [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano)|Santa Maria delle Grazie]]
*''Schizzo di borsetta da signora'', 1497, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''[[Intrecci vegetali con frutti e monocromi di radici e rocce]]'', 1498 circa, tempera su intonaco (ripassata in età moderna), [[Milano]], [[Castello Sforzesco]], Sala delle Asse
 
===Periodo errabondo===
* ''Studio per il Ritratto d'Isabella d'Este'', 1499 circa, disegno, [[Firenze]], [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]]
*''[[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Ritratto di Isabella d'Este]]'', 1500 circa, 63x46 cm, sanguigna e pastello su carta, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''[[Madonna dei Fusi]]'', 1501 circa, olio su tavola trasferito su tela e incollato su tavola, 50,2x36,4 cm, [[New York]], collezione privata
*''Madonna dei Fusi'', 1501 circa, olio su tavola, 48,3x36,9 cm, già a [[Edimburgo]], [[Drumlaring Castle]], trafugato
*''Studio per la Vergine e sant'Anna'', 1501 circa, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
*''Studio per la Vergine e sant'Anna'', 1501 circa, disegno, [[Parigi]], [[Cabinet des Dessins]]
*''[[Cartone di sant'Anna]]'', 1501-1505 circa, gessetto nero, biacca e sfumino su carta, 141,5x104,6, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
*''Bastione a stella con indicazione delle troniere rivolte verso un cavedio circolare'', 1502-1503, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Piazzaforte poligonale'', 1502-1503 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''[[Gioconda]]'', 1503-1514, olio su tavola, 77x53 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''Studio di proporzioni per la Battaglia di Anghiari: fanti e cavalieri'', 1503-1504, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
*''Studio della testa di un guerriero per la Battaglia d'Anghiari'', 1504 circa, disegno, [[Budapest]], [[Museo di Belle Arti (Budapest)|Museo di Belle Arti]]
*''[[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|Battaglia di Anghiari]]'', 1505 circa, pittura murale, [[Firenze]], [[Palazzo Vecchio]], [[Salone dei Cinquecento]], perduto
*''[[Testa di Leda]]'', 1505-1510 circa, gessetto rosso su carta preparata rossa, 20x15,7 cm, [[Milano]], [[Castello Sforzesco]]
*''[[Leda col cigno]]'', 1505-1510 circa (perduto, di esso ne furono fatte diverse copie da altri artisti)
 
===Gli ultimi anni===
*''Mirtillo palustre'', 1506 circa, disegno, [[Castello di Windsor]], [[Royal Library]]
*''Studio per il monumento al Maresciallo Trivulzio'', 1507 circa, disegno, [[Castello di Windsor]], [[Royal Library]]
*''[[Scapigliata]]'', 1508 circa, ambra inverdita e biacca su tavola, 24,7x21 cm, [[Parma]], [[Pinacoteca nazionale (Parma)|Pinacoteca nazionale]]
*''Osservatore che guarda attraverso un modello vitreo di occhio umano'', 1508-1509, disegno, [[Parigi]], [[Bibliothèque de l'Institut de France]]
*''[[San Giovanni Battista (Leonardo)|San Giovanni Battista]]'', 1508-1513, olio su tavola, 69x57 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''[[Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino]]'', 1510-1513, olio su tavola, 168x112 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''[[Bacco (Leonardo)|Bacco]]'', 1510-1515, olio su tavola trasportato su tela, 177x115 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
*''Caustiche di riflessione'', 1510-1515, disegno, [[Londra]], [[British Museum]]
*''Canale da navigare tra il lago di Lecco e il Lambro'', 1513 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Studi di geometria'', 1513 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Studi per Civitavecchia'', 1514 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
*''Studio di tre figure danzanti'', 1515 circa, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
*''[[Autoritratto (Leonardo)|Autoritratto]]'', 1515 circa, sanguigna su carta, 33,5x21,3 cm, [[Torino]], [[Biblioteca Reale]]
 
=== Altri disegni di datazione incerta===
*''Disegno di Madonna'', [[Parigi]], [[Cabinet des Dessins]]
*''Testa di bimbo'', [[Parigi]], [[Cabinet des Dessins]]
*''Giovane uomo'', [[Parigi]], [[Cabinet des Dessins]]
*''Testa di donna'', [[Firenze]], [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]]
*''Studio di Madonna col Bambino'', [[Firenze]], [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]]
*''Testa di Madonna'', [[Castello di Windsor]], [[Royal Library]]
* ''Caricature'', [[Venezia]], [[Gallerie dell'Accademia]]
* ''Testa di vecchio'', [[Venezia]], [[Gallerie dell'Accademia]]
 
=== Copie da originali perduti di Leonardo ===
*[[Giovanni Antonio Boltraffio]], ''[[Madonna Litta]]'', 1490-1491, tempera su tavola, 42x33 cm, [[San Pietroburgo]], [[Ermitage]]
*[[Francesco Melzi]]?, ''[[Leda col cigno (Uffizi)|Leda col cigno]]'', 1505-1508 circa, olio e resine su tavola, 130x77,5 cm, [[Firenze]], [[Galleria degli Uffizi]]
*[[Cesare da Sesto]], ''[[Leda col cigno (Galleria Borghese)|Leda col cigno]]'', 1515-1520 circa, tempera grassa su tavola, 112×86 cm, [[Roma]], [[Galleria Borghese]]
*[[Pieter Paul Rubens]], ''[[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|Battaglia di Anghiari]]'', disegno, [[Parigi]], [[Louvre]]
 
==Leonardo "esoterico"==
Leonardo è sempre stato un personaggio avvolto da un alone di mistero, sia per la sua singolare personalità, sia per l'incredibile poliedricità dei suoi interessi, che suscitano ancora oggi curiosità<ref name="M147">Magnano, cit., pag. 147.</ref>. Non mancano nel suo personaggio alcuni lati "oscuri", che possono suscitare incertezze e perplessità, come i metodi con cui riusciva a condurre le sue indagini anatomiche, o il suo approccio materiale e immanente, quasi [[agnostico]], così anticipatore dei tempi<ref name="M147"/>. A ciò va aggiunta la scrittura criptica da destra a sinistra e l'abitudine, per divertimento, di inventare frasi in codice, [[anagrammi]] e [[rebus (enigmistica)|rebus]]<ref name="M147"/>.
 
Questi e altri elementi hanno costituito un immenso serbatoio da cui attingere per rileggere la sua vicenda umana, oltre che artistica e intellettuale, secondo nuove interpretazioni, a volte veri e propri travisamenti o strumentalizzazioni che poco hanno a che fare col senso autentico della sua complessa personalità<ref name="M147"/>. Il caso più eclatante ed emblematico resta senz'altro nel romanzo ''[[Il codice da Vinci (romanzo)|Il codice da Vinci]]'' di [[Dan Brown]], col suo clamoroso successo editoriale e mediatico in tutto il mondo<ref name="M147"/>. In esso, tra enigmi, omicidi e un fitto intreccio di storia, esoterismo, arte e teologia, si narra di un segreto sconvolgente per la Cristianità tramandato nei secoli da una sorta di società segreta, il [[Priorato di Sion]], ma tenuto occulto dalle gerarchie ecclesiastiche e, negli ultimi tempi, dall'[[Opus Dei]]. Tale segreto riguarderebbe la natura umana di Cristo, il suo matrimonio con [[Maria Maddalena]] (simboleggiata essa stessa dal [[Santo Graal]]) e l'esistenza di una loro progenie. Tra fatti storici realmente avvenuti e altri di pura fantasia, si sostiene che Leonardo abbia rivestito la carica di Gran Maestro del Priorato, celando in alcune sue opere, tramite allusioni e messaggi in codice, una serie di riferimenti alla sua partecipazione attiva e al segreto<ref name="M148">Magnano, cit., pag. 148.</ref>.
 
Tra le varie opere scelte da Dan Brown ci sono la ''[[Gioconda]]'' e il ''[[Ultima Cena (Leonardo)|Cenacolo]]'': il primo nasconderebbe un autoritratto del pittore in vesti femminili, il secondo sarebbe una rappresentazione del "segreto", con [[Giovanni evangelista|san Giovanni]] che andrebbe identificato come la Maddalena<ref name="M148"/>. Nonostante le infinite polemiche generate dal libro, per le discutibili ricostruzioni storiche e documentali e per gli ingenui errori iconografici, la curiosità e l'attenzione quasi maniacale generata su quasi tutto ciò che riguarda Leonardo ha avuto tutto sommato il merito di portare sotto i riflettori il genio di Vinci, con mostre, convegni, inchieste e documentari passati su tutti i media del mondo<ref name="M148"/>.
 
=== Leonardo e la Sacra Sindone ===
Secondo alcuni studiosi Leonardo sarebbe l'autore della [[Sacra Sindone]]. Per [[Vittoria Haziel]], sarebbe stata disegnata usando un ferro arroventato su una tela antica, con un autoritratto per il volto. La tecnica, sempre secondo la Haziel, ricorda lo sfumato leonardesco <ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_02/sindone_leonardo_haziel_4bd6a8bc-66f5-11de-9708-00144f02aabc.shtml|titolo=Così Leonardo creò la Sindone|data=2 luglio 2009|accesso=2009-07-03|editore=corriere.it}}</ref>. La Haziel ha anche pubblicato, nel 1998, un libro al riguardo, "La Passione Secondo Leonardo"<ref>{{cita libro|autore=Vittoria Haziel|titolo="La Passione Secondo Leonardo"<small>Il genio di Vinci e la Sindone di Torino</small>|editore=[[Sperling & Kupfer]]|anno=1998|id=ISBN 9788820025649 - ISBN 8820025647}}</ref>. Anche un'artista americana, [[Lillian Schwartz]], sostiene che la Sindone sia un autoritratto di Leonardo<ref>{{cita web|url=http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/religion/5706640/Turin-Shroud-is-face-of-Leonardo-da-Vinci.html|titolo=Was Turin Shroud faked by Leonardo da Vinci?|data=1 luglio 2009|accesso=2009-07-03|editore=telegraph.co.uk}}</ref>. La Schwartz ha usato delle immagini computerizzate per sostenere la somiglianza della Sindone con gli autoritratti di Leonardo. La Schwartz è la pittrice che negli [[anni 1980|anni ottanta]] sostenne essere anche la Gioconda un autoritratto di Leonardo. Tuttavia secondo [[John Jackson]], direttore di un centro studi sulla Sacra Sindone negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], l'ipotesi del falso di Leonardo sarebbe infondato: egli sostiene infatti che esiste un medaglione commemorativo, risalente alla metà del [[XIV secolo]], conservato al [[Museo di Cluny]], per cui la prima notizia sulla Sindone precederebbe di circa 100 anni la nascita di Leonardo<ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/news_collection/awnplus_inbreve/visualizza_new.html_994177779.html|titolo=Sacra Sindone, forse autoritratto Leonardo|data=1 luglio 2009|accesso=2009-07-03|editore=ansa.it}}
</ref>.
 
== Note ==
{{references|3}}
 
<references/>
== Bibliografia ==
{{div col}}
* Bernardo Bellincioni, ''Rime'', Milano 1498.
* [[Giorgio Vasari]], ''[[Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'', Giunti, Firenze [[1568]].
* [[Giovanni Paolo Lomazzo]], ''Idea del Tempio della pittura'', Milano [[1590]].
* [[Eugène Delacroix]], ''Journal'', Parigi [[1863]].
* ''[[Anonimo Gaddiano]]'' (o ''Magliabechiano''), edizione di Berlino [[1892]].
* H. Wölfflin, ''Die klassische Kunst'', [[1899]].
* A. de Beatis, ''Relazione del viaggio del cardinale Luigi d'Aragona'', Freiburg 1905.
* [[Luca Beltrami]], ''Documenti e memorie riguardanti la vita e le opere di Leonardo da Vinci in ordine cronologico'', Milano [[1919]].
* O. Sirén, ''Léonard de Vinci'', Paris 1928.
* ''Bibliografia vinciana'', [[Bologna]] [[1931]].
* [[Lionello Venturi]], ''Leonardo da Vinci e la sua scuola'', [[Novara]] [[1941]].
* [[Francesco Flora]], ''Storia della Letteratura italiana'', II, Milano 1947
* [[Charles de Tolnay]], ''Remarques sur la Joconde'', in "Revue des Arts", [[1951]].
* C. Baroni, ''Tutta la pittura di Leonardo'', Milano [[1952]].
* [[Emilio Cecchi]], ''Considerazioni su Leonardo'', in «Lo smeraldo», 1952.
* ''Atti del Convegno di studi vinciani. Documenti, analisi e inediti leonardeschi'', Firenze [[1953]].
* AA. VV., ''Leonardo da Vinci'', Novara 1956.
* [[André Chastel]], ''Arte e Umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico'', [[Torino]] [[1964]].
* ''Raccolta vinciana'', Milano 1964.
* [[Hippolyte Taine]], ''Voyage en Italie'', 2 voll., Parigi 1965.
* (a cura di), ''Leonardo, Scritti'', Roma 1966.
* A. Ottino Della Chiesa, ''L'opera completa di Leonardo pittore'', Milano [[1967]]
* [[Giulio Carlo Argan]], ''Storia dell'arte italiana'', Firenze [[1968]]
* Alberto Carlo Carpiceci, ''L'architettura di Leonardo'', Firenze 1978 (1984 2ª ed.)
* [[Carlo Pedretti]], ''Leonardo architetto'', Milano [[1978]], ISBN 88-435-2519-0
* G. Bologna, ''Leonardo a Milano'', Novara [[1982]]
* ''Bibliografia vinciana 1964-1979'', 1982.
* Marco Carpiceci, ''Leonardo: la misura e il segno'', Roma 1986.
* C. Vecce, ''Leonardo da Vinci'', Roma [[1998]]
* [[Wolfgang Goethe]], ''Viaggio in Italia'', Milano 1999.
* S. Alberti De Mazzeri, ''Leonardo. L'uomo e il suo tempo'', Milano [[1999]]. ISBN 88-18-23921-X
* S. Bramly, ''Leonardo da Vinci'', Milano 2000.
*Bruno Santi, ''Leonardo'', in ''I protagonisti dell'arte italiana'', Scala Group, Firenze 2001. ISBN 88-8117-091-4
* E. Villata, ''Leonardo'', Milano [[2005]].
* M. Kemp, ''Leonardo'', Torino 2005.
* Mark Elling Rosheim, ''Leonardo's Lost Robots'', Springer 2006. ISBN 3-540-28440-0
* P.C. Marani (a cura di) ''Leonardo. Dagli studi di proporzioni al [[Trattato della pittura]]'', catalogo della mostra (Milano 2007-2008), Milano 2007.
* Milena Magnano, ''Leonardo'', collana ''I Geni dell'arte'', Mondadori Arte, Milano 2007. ISBN 978-88-370-6432-7
* [[Carlo Pedretti]], ''Leonardo & io'', Mondadori 2008. ISBN 978-88-04-56005-0
* Marco Horak, "''Una versione della Madonna dei fusi nelle raccolte piacentine''", in "Piacentinità", anno XI n.2 (2009).
* Pietro Montorfani, ''Leonardo poeta. Una provocazione in versi'', in "Testo", LX (luglio-dicembre 2010), pp. 7-16.
* Marco Horak, "''Il mistero della Madonna dei fusi''", in "Panorama Musei" anno XV n.3 (2010).
* Carmelo Occhipinti, ''Leonardo da Vinci e la corte di Francia. Fama, stile, ecfrasi'', Roma, Carocci, 2011. ISBN 8843057456
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== Voci correlate ==
[[File:LeonardoDaVinciMilanoPiazzaScala.jpg|thumb|Leonardo da Vinci in un monumento posto in piazza della Scala a Milano, di fronte all'[[Teatro alla Scala|omonimo teatro]].]]
 
=== Luoghi ===
* [[Castello di Clos-Lucé]]
* [[Vinci]]
 
=== Persone ===
* [[Andrea del Verrocchio]]
* [[Giorgio Vasari]]
* [[Ludovico il Moro]]
* [[Giampietrino]]
* [[Gian Giacomo Caprotti]]
* [[Giovanni Antonio Boltraffio]]
 
=== Correnti artistiche ===
* [[Leonardeschi]]
* [[Rinascimento italiano]]
** [[Rinascimento fiorentino]]
** [[Rinascimento lombardo]]
* [[Maniera moderna]]
 
=== Altro ===
* [[Codici di Leonardo da Vinci]]
* ''[[Trattato della pittura]]''
* [[Camera oscura leonardiana]]
* [[Automa cavaliere]]
* [[Viola organista]]
 
=== Omaggi ===
* [[Aeroporto di Roma-Fiumicino|Aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci]], principale [[aeroporto]] di [[Roma]]
* [[Leonardo da Vinci (nave da battaglia)|Leonardo da Vinci]], nave da battaglia [[italia]]na
* [[Leonardo da Vinci (sommergibile)|Leonardo da Vinci]], sommergibile italiano
* [[3000 Leonardo]], [[asteroide]] della [[fascia principale]] a lui dedicato
* [[Da Vinci (cratere lunare)|Da Vinci]], [[cratere d'impatto|cratere]] [[luna]]re a lui dedicato
* [[Da Vinci (cratere su Marte)|Da Vinci]], cratere [[Marte (astronomia)|marziano]] a lui dedicato
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|s=Autore:Leonardo da Vinci|commons=Category:Leonardo_da_Vinci|etichetta=Leonardo da Vinci}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |1=http://www.marcopolovr.it/progetti/barbari/Unni.htm |2=Le tattiche belliche dell’orda unna |accesso=7 novembre 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060217050037/http://www.marcopolovr.it/progetti/barbari/Unni.htm |dataarchivio=17 febbraio 2006 |urlmorto=sì }}
=== Di carattere generale ===
* {{McTtrG|Leonardo}}
* [http://www.museoscienza.org/leonardo/default.asp Leonardo da Vinci] nel sito del ''Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia''
* {{lingue|it|en}} [http://brunelleschi.imss.fi.it/menteleonardo/indice.html La mente di Leonardo] - Nel laboratorio del ''genio universale''
* {{en}} [http://www.bbc.co.uk/science/leonardo Homepage dedicata a Leonardo] dalla [[BBC]]
* [http://www.museoleonardiano.it/msl/leonardo-a-vinci.shtml Leonardo a Vinci, i luoghi e le memorie di Leonardo nella sua città natale] nel sito del ''Museo Leonardiano di Vinci''.
 
=== Di approfondimento ===
* {{en}} [http://www.vebjorn-sand.com/thebridge.htm Il progetto del ponte di Leonardo]
* {{en}} [http://www.leonardoshorse.org Il cavallo di Leonardo]
* [http://www.museoscienza.org/leonardo/manoscritti/ I codici di Leonardo]
* {{en}} [http://www.visi.com/~reuteler/leonardo.html Disegni di Leonardo]
* {{lingue|it|de|en}} [http://www.klaus-schroeer.com/web2/html/arthistory3.html Uomo Vitruviano]
* {{en}} [http://gutenberg.net/etext/5000 Alcuni appunti di Leonardo] digitalizzati dal [[Progetto Gutenberg]]
* {{en}} [http://www.bl.uk/collections/treasures/digitisation.html Alcuni appunti di Leonardo digitalizzati] dalla [[British Library]]
* [http://www.ted.com/talks/lang/eng/siegfried_woldhek_shows_how_he_found_the_true_face_of_leonardo.html Il vero volto di Leonardo] da ''TED Talks''
 
{{vetrina|20|6|2006|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Leonardo da Vinci/3|arg=scienziati}}
 
{{Portale|arte|biografie|ingegneria|Leonardo da Vinci|Meccanica|Scienza e tecnica}}
 
{{Portale|Germani|Guerra}}
[[Categoria:Architetti del Rinascimento]]
[[Categoria:Pittori italiani del Rinascimento]]
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