Arnolfo di Carinzia e Battaglia del fiume Nedao: differenze tra le pagine

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{{Infobox conflitto
{{Sovrani della Francia orientale}}
|Tipo=Battaglia
{{Bio
|Nome del conflitto = ArnolfoBattaglia di CarinziaNedao
|Parte_di = della guerra per la successione degli Unni
|Cognome =
|SessoImmagine = M
|Didascalia =
|LuogoNascita =
|Data = [[454]]
|GiornoMeseNascita =
|Luogo =[[Pannonia]] (odierne [[Croazia]] - [[Ungheria]])
|AnnoNascita = 850
|LuogoMorteCasus =
|Mutamenti_territoriali =
|GiornoMeseMorte = 8 dicembre
|Esito = Vittoria di Gepidi ed Ostrogoti
|AnnoMorte = 899
|Schieramento1 = [[Gepidi]]<br />[[Ostrogoti]]
|Attività =
|Schieramento2 = [[Unni]]
|Nazionalità =
|Comandante1 = [[Ardarico]] (re dei Gepidi)<br />[[Teodemiro]] (re degli Ostrogoti)
|Categorie = no
|Comandante2 = [[Ellac]] (re degli Unni) †
|FineIncipit = fu re dei Franchi orientali dal [[887]] al [[899]], re d'Italia dall'[[894]] all'[[895]] e dall'[[896]] all'[[899]] e [[Sacro Romano Impero|imperatore]] dall'[[896]]
|Effettivi1 = 35.000
|Effettivi2 = 55.000
|Perdite1 = Circa 10.000
|Perdite2 = Circa 40.000
|Perdite3 =
|Note =
}}
 
La '''battaglia del fiume Nedao''' (o Nedavo), che prende il nome dalla [[Nedava]], un affluente del [[Sava (fiume)|Sava]], fu una [[battaglia]] combattuta in [[Pannonia]] nel [[454]] dall'esercito degli [[Unni]], appoggiati da un contingente di [[Ostrogoti]] rimasto fedele contro una coalizione di insorti barbari di stirpe germanica, aiutati da barbari di stirpe iranica fino ad allora sottomessi agli Unni medesimi. Nonostante gli Unni disponessero di una cavalleria eccezionale e di arcieri superiori a quelli nemici, la tattica di combattimento di costoro era nota (ed anche i punti deboli di essa) agli insorti, che finirono per sterminare gran parte dei loro antichi padroni, facendo crollare per sempre il cosiddetto [[Impero delle Steppe]].
Era figlio illegittimo di [[Carlomanno di Baviera|Carlomanno]], il quale solamente dopo la nascita di Arnolfo ne sposò la madre.
 
== La collocazione del campo di battaglia ==
== Gioventù ==
Arnolfo crebbe a [[Moosburg]] in Carinzia. Nell'[[876]] fu nominato "prefetto della marca orientale", e nell'[[880]], alla morte del padre, duca di Carinzia. Nel maggio [[882]], quando suo zio [[Carlo il Grosso]] assunse formalmente il titolo di [[regno dei Franchi orientali|re dei Franchi orientali]], Arnolfo fu nominato [[duca di Baviera]]. Alla testa dell'esercito bavaro, combatté a lungo contro [[Svatopluk]] (re di [[Moravia]]) e contro i [[Normanni]].
Pochi mesi dopo la sua nomina Arnolfo venne coinvolto nella [[Guerra dei Guglielmini]], una rivolta contro il marchese di [[Pannonia]] [[Aribone]], guidata dai figli del precedente marchese Guglielmo. Furono i ribelli che, messi in difficoltà dall'intervento dei Moravi al fianco di Aribone, implorarono l'aiuto di Arnolfo eleggendolo loro re. Il duca di Baviera si unì quindi alla ribellione, che si concluse solo l'anno successivo per intervento di re Carlo: il marchese Aribone mantenne la marca, Svatopluk dei Moravi accettò la sovranità di Carlo e il suo dominio venne integrato nel regno di Germania, e Arnolfo fu perdonato, sottomettendosi allo zio ma conservando il titolo regale.
 
Tuttora non è identificato il luogo in cui effettivamente si svolse la battaglia, in quanto non è noto a quale corso d'acqua odierno corrisponda il fiume Nedao<ref>[http://www.britannica.com/eb/topic-276414/Hun Enciclopedia Britannica] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080524034658/http://www.britannica.com/eb/topic-276414/Hun |data=24 maggio 2008 }}</ref>. Alcuni lo identificano col [[Tibisco]] (''Tisza'')<ref name=fmgac>[http://fmg.ac/Projects/MedLands/HUNGARY.htm fmg.ac]</ref> o con il [[Danubio]] medesimo ("Nedao" come [[anagramma]] di ''Donau'', il toponimo germanico del fiume<ref name=fmgac/>). La confusione è ingenerata dal fatto che, a differenza della storiografia romana, assai curata e particolareggiata, la fonte storiografica principale per le vicende che concernono i [[regni romano-barbarici]] sono storici barbari "latinizzati", come il goto [[Giordane]] che visse alla corte di [[Costantinopoli]] un secolo dopo lo svolgimento della battaglia, che si limita a citare il "Neda(v)us Flumen" nella parte meridionale del regno unno, quindi non lungi dal Danubio, fiume che, a sua volta, segnava il confine con gli imperi romani.
== L'Usurpazione della Corona ==
Negli anni successivi Arnolfo rimase uno dei signori più potenti del regno dei Franchi orientali. Approfittando della successione incerta a Carlo, la cui saluta stava declinando rapidamente, Arnolfo si ribellò nuovamente nel novembre [[887], facendosi eleggere re dei Franchi Orientali e marciando su Francoforte, dove suo zio, abbandonato dai suoi vassalli, si arrese senza combattere (17 novembre 887). La deposizione di Carlo portò allo smembramento dell'[[Impero Carolingio]] in vari regni minori: Arnolfo riuscì comunque a imporsi come potere dominante nella scena politica europea, estendendo il suo potere alla vecchia [[Lotaringia]], contestatagli da [[Rodolfo I di Borgogna]], ottenendo l'alleanza e parziale sottomissione di [[Oddone di Parigi]], che aveva ottenuto la corona dei Franchi occidentali, e investendo con la sua autorità [[Ludovico III il Cieco|Ludovico]] figlio di Bosone come [[re di Arles]]. Nell'[[888]] si recò in [[Italia]] dove era stato eletto re [[Berengario del Friuli]], e ricevette da questo formale sottomissione.
 
La [[Nedava]] appare come il fiume più probabilmente interessato alla vicenda bellica, in quanto etimologicamente e geograficamente riconosciuto da un maggior numero di storici<ref>[http://www.odinsvolk.ca/GermanicPeoples.htm The Germanic Peoples<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Solo una fonte riporta la [[Leita]], un fiume della moderna [[Austria]], quasi al confine con l'Ungheria, al tempo compresa nella provincia di Pannonia, ma tale corso d'acqua appare esser molto distante dal territorio in cui erano stanziati i popoli che parteciparono allo scontro<ref>[http://aeiou.iicm.tugraz.at/aeiou.encyclop.v/v684587.htm;internal&action=_setlanguage.action?LANGUAGE=en Völkerwanderung<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
Arnolfo era nelle condizioni di reclamare la corona imperiale ma, trattenuto in Germania dalla pressione dei Normanni, perse l'occasione: nell'[[889]] [[Guido II di Spoleto]], già avversario di Oddone di Parigi come re di Francia occidentale, ottenne la corona d'Italia e il controllo di Roma dove, nel febbraio [[891]], si fece incoronare imperatore. Questo smacco indebolì l'autorità di Arnolfo che, per mantenere deboli i Franchi occidentali, prese a sostenere alternativamente come re Oddone di Parigi e [[Carlo il Semplice]], ultimo erede legittimo di [[Carlomagno]].
Alternativamente, l'[[enciclopedia Britannica]]<ref>[http://www.britannica.com/EBchecked/topic/230424/Gepidae Gepidae (people) - Britannica Online Encyclopedia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> riporta l'attuale fiume [[Nedad]] quale luogo effettivo dello scontro.
 
== Le cause che portarono allo scontro ==
== Spedizioni in Italia ==
Invocato da Berengario e da [[papa Formoso]], nell'[[894]] Arnolfo entrò in Italia e conquistò [[Bergamo]], [[Milano]] e la capitale [[Pavia]], dove si fece riconoscere re d'Italia, mentre Guido fuggiva nei suoi possedimenti. Se la conquista era stata facile, il suo mantenimento lo fu molto meno: Guido aspettava solo il ritiro di Arnolfo, la fedeltà dei vassalli italiani era mutevole, e persino Berengario, cui era stata negata la corona, appariva ostile e sbarrava la via del [[Brennero]] percorsa all'andata. Arnolfo cercò di lasciare l'Italia per il [[passo di Bard]], ma si trovò la strada sbarrata dalle forze di [[Anscario I]], marchese d'[[Ivrea]], aiutato dal suo nemico Rodolfo di Borgogna, e solo a grande fatica riuscì ad abbandonare il Paese senza perdere buona parte dei suoi uomini.
 
Lo storico Giordane accenna alle cause che indussero la ribellione delle tribù germaniche, turcofone e protoslave al dominio degli [[Unni]].
L'anno successivo Arnolfo organizzò una seconda spedizione in Italia: conquistata facilmente la parte settentrionale del Paese, proseguì verso Roma, dove il 21 febbraio fu incoronato imperatore da papa Formoso. I suoi avversari continuavano tuttavia a sfuggirgli: Guido era morto ma gli era succeduto il figlio [[Lamberto di Spoleto|Lamberto]], mentre il deposto Berengario rimaneva nascosto in attesa di sollevarsi con i suoi fedeli. Arnolfo decise di liberarsi del primo ma, mentre si dirigeva alla fortezza di [[Fermo]] per assediarla, fu colto da un [[ictus]]. Pochi giorni dopo, a Pasqua, papa Formoso veniva a morte. Cominciò quindi una difficile ritirata dei tedeschi, mentre Roma cadeva in mano alla fazione spoletina e la stessa Pavia insorgeva contro Arnolfo, che cercava di tenere a bada i signori del regno concedendo loro grandi benefici. Il suo potere in Italia crollò nel giro di poche settimane, mentre Berengario e Lamberto si spartivano il regno.
[[Attila]] ([[406]] – [[453]]) morì del tutto inaspettatamente al culmine del suo potere, il 16 marzo [[453]]<ref name="ReferenceA">Mario Bussegli: "Attila"; Rusconi Editore, 1986; ISBN 88-18-18007-X</ref> a causa d'una probabile emorragia, stando ai dettagli riportati da Giordane medesimo. Lo storico goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]) è la principale fonte a nostra disposizione per poter delineare un quadro, seppur lacunoso, di quanto accadde tra l'anno della morte di Attila e l'anno della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] (convenzionalmente, nel [[476]]). Ma Giordane visse un secolo dopo gli eventi narrati, Inoltre, la sua visione era partigiana (era un goto ed era al servizio dell'[[impero romano d'Oriente]])<ref name="ReferenceA"/>. Infine, la sua opera, la ''[[De origine actibusque Getarum|Getica]]'', è ampiamente tratta da una precedente e purtroppo perduta opera storica, la ''[[Historia Gothorum]]'', di [[Cassiodoro|Flavio Aurelio Magno Cassiodoro]] ([[483]] – [[581]]), certamente anch'essa di parte, essendo stato il nonno dell'autore uno dei membri della delegazione diplomatica bizantina alla corte di [[Attila]] nel [[448]] (tale delegazione era in realtà composta da agenti segreti della corte di [[Bisanzio]], e portava con sé un ingente quantitativo d'oro per assoldare sicari al fine di assassinare Attila in persona; la congiura venne scoperta e le relazioni diplomatiche tra Unni e Bizantini si guastarono definitivamente)<ref name="ReferenceB">Peter Heather: "La caduta dell'Impero Romano. Garzanti Editore; 2007; ISBN 978-88-11-68090-1"</ref>.
Bisanzio aveva certamente un notevole interesse a che la minaccia unna venisse spazzata via definitivamente dai suoi confini. Non è esagerato affermare che si trattava d'una questione di vitale importanza<ref name="ReferenceB"/>.
 
A ciò si aggiunse l'offensiva dei [[Gepidi]] di re [[Ardarico]], che mirava a creare una patria indipendente nell'ex [[Dacia (provincia romana)|provincia romana di Dacia]], (l'attuale [[Romania]], che effettivamente divenne nota col nome di "[[Gepidia]]"), e degli [[Ostrogoti]], i primi germani a cadere sotto il giogo unno già dal [[375]], dopo la [[battaglia del fiume Erac]] (odierno [[Tiligul]], in [[Ucraina]]), che sconfisse definitivamente gli Unni<ref name="ReferenceB"/>. Il grande impero unno si sfasciò in pochi anni, e gli Unni si ritirarono rapidamente verso il cuore dell'[[Asia]], oltre gli [[Urali]], a parte un contingente esiguo che si pose al servizio dei bizantini. Restarono indietro solo i [[Bulgari]] e gli [[Avari]], che si stanziarono nella [[Russia]] meridionale. I Gepidi si sostituirono agli Unni e fondarono un forte regno tra il Tibisco e il [[Dnestr]].
== Ultimi Anni ==
Arnolfo passò gli anni seguenti in Germania senza intraprendere altre spedizioni di nota, a causa della salute precaria, e fu assorbito dal tenere a bada vassalli ribelli e difendere i confini orientali del regno. Nell'[[898]] papa [[Giovanni IX]] invalidò la sua incoronazione imperiale col pretesto che era stata estorta con la forza. Nel giugno dell'[[899]] la sua regina Oda fu accusata di adulterio, ma assolta grazie al giuramento di 72 testimoni; poche settimane dopo tuttavia il re fu colto nuovamente da ictus: si parlò di avvelenamento e molti supposti membri di una congiura furono giustiziati. Arnolfo tuttavia non si riprese, e l'8 dicembre di quell'anno morì a Ratisbona, a 49 anni, e fu sepolto nel monastero di Sant'Emmeram.
 
== DiscendenzaLa battaglia ==
Nell'888 Arnolfo sposò Oda, della famiglia dei Corradini (morta nel 903), dalla quale ebbe un figlio, [[Ludovico IV il Fanciullo|Ludovico il Fanciullo]] ([[893]], - [[911]]) che alla sua morte, nell'anno 900, divenne Re dei Franchi Orientali.
 
La battaglia venne con ogni probabilità combattuta nell'autunno del 454, oppure, secondo altri, nei primi mesi del 455<ref>John Man: "Attila" Ed. Mondadori; 2007; ISBN 978-88-04-56444-7
Ebbe poi diversi figli illegittimi:
</ref>. Non sono noti i particolari della strategia, né quelli della tattica. Però, a grandi linee, essi possono esser desunti dalla ricostruzione storica delle battaglie che gli Unni sostennero coi [[Storia romana|Romani]], a cominciare dalla [[Battaglia dei Campi Catalaunici]] di due anni precedente ([[451]]) a quella del Nedao.
* [[Sventibaldo]] (870/871 - [[900]]), re di [[Lotaringia]] [[895]], ∞ [[897]] Oda di [[Sassonia]] (morta dopo il 952), figlia del duca Ottone I di Sassonia.
I barbari coalizzati, da ex alleati degli Unni, sapevano bene che dovevano impegnarsi in un tipo di combattimento molto diverso da quelli fin qui attuati contro l'Impero<ref>Giuseppe Zecchini, ''Attila'', Hoepli Editore, 2007, ISBN 88-389-2158-X</ref>. I barbari costituivano la fanteria, leggera e pesante, dell'orda unna, dal momento che [[Attila]] possedeva soltanto un'efficientissima cavalleria ("Dove passa il suo cavallo non cresce più un filo d'erba" è la frase attribuita agli osservatori bizantini). Gli scontri tipici della cavalleria unna consistevano in fulminei attacchi a sorpresa, fingendo la ritirata per poi rilanciare l'attacco con piccoli gruppi di esperti arcieri a cavallo. Il momento critico sfruttato dagli Unni era quando, al momento della finta ritirata, la fanteria nemica si scompaginava e si lanciava all'inseguimento credendo di aver vinto lo scontro. In quell'attimo, la cavalleria unna tornava indietro ed annientava il nemico colto letteralmente di sorpresa.
* Ellinrat, che venne rapita da [[Engelschalk II]], Margravio della Marca Orientale, e accecata.
Presso il fiume Nedao, questa volta, i figli di Attila dovevano invece dedicare la stessa attenzione sia all'attacco che alla difesa<ref name="ReferenceA"/>. Erano pressoché privi di fanteria (i cui componenti erano, per l'appunto, costituiti dai barbari insorti contro di loro, oltretutto al corrente della stessa strategia unna). Per questo motivo, sicuramente, gli Unni volevano battersi in campo aperto e far così in modo di avvantaggiare la loro cavalleria. Difficilmente, questo vantaggio tattico si sarebbe concretizzato presso le rive di un fiume, che nel tardo autunno poteva anche aver allagato il territorio limitrofo per le esondazioni stagionali<ref name="ReferenceA"/>.
* Ratoldo (889 - 896), ''parvulus filius''
La politica bizantina, poi, finalizzata all'istigazione dei [[Germani]] alla rivolta sortì come effetto il tramonto definitivo della potenza unna: con ogni probabilità una sorta di "consiglieri militari" erano presenti al fianco degli insorti nei mesi precedenti la battaglia, se non sul campo di battaglia stesso<ref name="ReferenceA"/>. Questo è evidente dalla lettura attenta del testo di Giordane. La coalizione germanica costituiva la fanteria pesante armata di spade lunghe e corte, asce, mazze, pugnali. Era composta da [[Ostrogoti]], [[Turcilingi]], [[Sciri]], [[Rugi]], [[Ermunduri]], [[Franchi]], [[Suebi]], [[Sassoni]], [[Alemanni|Alamanni]] ed [[Eruli]]. La cavalleria leggera, armata di arco e dardi, era invece data da alcuni contingenti di [[Visigoti]], mentre quella pesante, assai più numerosa, faceva perno sugli [[Alani]] e sui [[Sarmati]] armati di giavellotto. Infine, la fanteria leggera era incentrata sui [[Gepidi]]. In tutto, gli effettivi dei coalizzati non superavano i 35.000 uomini.
Gli Unni, coi pochi contingenti barbari rimasti fedeli, assommavano a non più di 50.000 - 55.000 uomini.
Con ogni probabilità, gli Unni tentarono l'usuale tattica della cavalleria, ma la fanteria nemica non cascò nella trappola e non si scompose, nella lettura del testo di Giordane. Ne seguì, facilmente, un urto tra la fanteria germanica e la cavalleria unna, con la cavalleria germanica che agilmente avrebbe aggirato il nemico. Gli Unni, presi in mezzo tra la fanteria e la cavalleria germanica, furono letteralmente sterminati.
 
== Storia e conseguenze posteriori ==
Il conte [[Corrado il vecchio]] (morto nel [[918]]), padre di [[Corrado I di Franconia]] della famiglia dei Corradini, {{citazione necessaria|viene indicato come "nipote" di Arnolfo, con la qual cosa si intende che esisteva una parentela tra Corrado e la moglie di Arnolfo, senza però che si possa avere un'indicazione più precisa.}}
 
Dopo la morte di [[Attila]], avvenuta, secondo la tradizione tramandata da [[Prisco di Panion]], la notte successiva il banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una gota di nome Krimhilda, poi abbreviato con Ildiko), i suoi tre figli [[Ellac]], Ermak e [[Dengizico]] si combatterono per la successione, reclamando ciascuno ben più della terza parte del regno (noto come l'"[[Impero delle steppe]]"). Il caos e l'[[anarchia]] che ne conseguirono permisero agli imperi romani occidentale ed orientale di progettare l'eliminazione del pericolo rappresentato dagli Unni, ed ai barbari - soggiogati dagli Unni durante le loro campagne belliche - di ribellarsi e di riguadagnare definitivamente la libertà<ref name="ReferenceC">Peter Heather: "La caduta dell'Impero Romano. Garzanti Editore; 2007; ISBN 978-88-11-68090-1</ref>. Le forze [[germani]]che alleate guidate da [[Ardarico]], re dei [[Gepidi]], sconfissero le forze [[unni|unne]] di [[Ellac]], il figlio di Attila, che aveva lottato con i fratellastri [[Irnik]] e Dengizico per la conquista del trono (non è certo che Ellac avesse ucciso i suoi fratelli, anche se, tra pretendenti al trono, gli Unni non ammettevano rivali nell'ascesa al potere; Attila stesso aveva ucciso il fratello dopo una breve coreggenza). Ellac venne ucciso alla fine del combattimento. Secondo Giordane la battaglia sarebbe stata estremamente cinematografica:
== Collegamenti esterni ==
* {{de}} [http://ri-regesten.adwmainz.de Onlineversion] dei [[Regesta Imperii]]
* {{de}} [http://www.genealogie-mittelalter.de/arnulf_fuersten/arnulf_von_kaernten_ostfraenkischer_koenig_899.html Genealogie-mittelalter.de]
 
{{citazione|E quindi le nazioni guerriere si disfecero. A quel punto, credo, deve essere stato mostrato uno spettacolo eccezionale, in cui si potevano vedere i [[Goti]] lottare con le picche, i [[Gepidi]] infuriati con le spade, i [[Rugi]] spaccare le lance che li avevano trafitti, i [[Suebi]] lottare a piedi, gli [[Unni]] con archi, gli [[Alani]] formare una linea di guerrieri con armi pesanti mentre gli [[Eruli]] puntavano invece su armi leggere|[[Giordane]], ''[[De origine actibusque Getarum]]''<ref>Giordane, ''[[De origine actibusque Getarum]]'', l.261</ref>}}
== Bibliografia ==
 
Gli Unni finirono con insediarsi nelle fortezze di confine dell'[[Impero bizantino]], o furono annientati dalle armate imperiali (alcuni attaccarono le fortezze danubiane nel [[457]]) o si arruolarono negli eserciti d'Occidente, o furono assoggettati dai nomadi [[Uguri]] e [[Onoguri]], [[Sabiri]] ed [[Avari]]. Il popolo unno ripiombò quindi nel caos e nell'anarchia e la steppa tornò a ripullularsi di signori arroganti, litigiosi tra loro, a volte in lotta, a volte al servizio dell'Impero. Dal [[459]], gli Unni sparirono del tutto dalle cronache storiche. Il dominio unno dell'[[Europa Centrale]] ed orientale era distrutto. I pochi guerrieri Unni sopravvissuti vennero espulsi da [[Ardarico]] dopo un lungo assedio alla loro capitale (in realtà un campo trincerato posto in una località non ancora identificata della [[Puszta]], la pianura che va dal lago [[Balaton]] ad Est alla catena dei [[Carpazi Boscosi]] ad Ovest, dalla [[Rutenia]] a Nord alla città di [[Belgrado]] a Sud) ungherese, non lungi dall'odierna città di [[Debrecen]] (in base alle descrizioni degli ambasciatori bizantini), che venne data alle fiamme<ref name="ReferenceC"/>.
* René Poupardin, ''I regni carolingi (840-918)'', in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 583-635
* Allen Mayer, ''I vichinghi'', in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 734-769
* Louis Halphen, ''Il regno di Borgogna'', in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 807-821
 
Anche tra i vincitori iniziarono subito le lotte intestine, a tutto vantaggio dell'Impero d'Oriente. I Franchi vennero espulsi verso gli attuali [[Paesi Bassi]] ed i Sassoni verso l'attuale [[Danimarca]], da dove passarono in [[Britannia]] nel [[458]] con una seconda ondata. Gli Ostrogoti si stanziarono nell'attuale [[Repubblica Ceca]] e nell'attuale [[Slovacchia]]. Gli altri finirono arruolati dall'[[Impero romano d'Occidente]] e stanziati nelle attuali [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], [[Svizzera]], [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] ed Austria. I Gepidi risultarono i veri vincitori e si appropriarono di tutta la regione dei [[Carpazi]] e del Danubio. Anche il fatiscente Impero Romano d'Occidente riuscì a trarre vantaggio dalla sconfitta degli Unni, in quanto l'imperatore [[Avito]], l'ultimo imperatore degno di questo nome secondo Giordane, riuscì a recuperare la provincia di [[Pannonia]] seppur affidata a Sciri, Eruli e Turcilingi.
== Successioni ==
{{Box successione|immagine=Autograf, Karl den store, Nordisk familjebok.png|precedente= [[Carlo III il Grosso]]|carica=[[Elenco di re franchi|Re dei Franchi Orientali]] |periodo= [[888]] - [[899]] |successivo= [[Ludovico IV il Fanciullo]]}}
{{Box successione|immagine=Corona ferrea.png|carica=[[Elenco di monarchi italiani|Re d'Italia]]|periodo = [[896]] - [[899]]<br /><small>(trono conteso con [[Berengario del Friuli]]<br />e [[Lamberto da Spoleto]])</small>|precedente = [[Berengario del Friuli]]<br />e [[Lamberto da Spoleto]]<br />(trono conteso)|successivo = [[Berengario del Friuli]]<br />e [[Ludovico III il Cieco]]<br />(trono conteso)}}
{{Box successione|immagine=Armoiries Saint-Empire monocéphale.png|carica=[[Imperatori del Sacro Romano Impero|Sacro Romano Imperatore]]|precedente= [[Lamberto di Spoleto]]|successivo=[[Ludovico III il Cieco]]<br /><small>dopo [[interregnum|vacanza]] biennale</small>|periodo=[[896]] - [[899]]<br /><small>in contesa contro [[Lamberto da Spoleto]] fino all'[[898]]</small>
}}
{{Box successione|precedente=[[Carlo III il Grosso|Carlo III]]|carica=[[Elenco dei duchi di Baviera|Duca di Baviera]] |periodo=[[887]]-[[899]]|successivo=[[Ludovico IV il Fanciullo|Ludovico IV]]}}
 
I capi barbari iniziarono una lunga serie di litigi e guerre. Tra questi vanno ricordati almeno due ex-"logades" di Attila: il romano di Pannonia [[Flavio Oreste]] (il padre dell'ultimo imperatore d'Occidente, [[Romolo Augusto]]) e l'unno [[Edicone]] (il padre di [[Odoacre]]) che si segnalò per la sua ferocia nella lotta contro gli Ostrogoti. La funesta inimicizia tra Oreste, Odoacre ed il re ostrogoto [[Teodorico il Grande]] aveva dunque radici lontane, e questi furono i protagonisti della caduta finale dell'Impero d'Occidente tra il 28 agosto [[475]] ed il 4 settembre [[476]].
 
== Note ==
{{Portale|biografie|medioevo|storia}}
 
<references/>
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |1=http://www.marcopolovr.it/progetti/barbari/Unni.htm |2=Le tattiche belliche dell’orda unna |accesso=7 novembre 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060217050037/http://www.marcopolovr.it/progetti/barbari/Unni.htm |dataarchivio=17 febbraio 2006 |urlmorto=sì }}
 
{{Portale|Germani|Guerra}}
[[Categoria:Carolingi]]
[[Categoria:Duchi di Baviera]]
[[Categoria:Imperatori del Sacro Romano Impero]]
[[Categoria:Re di Lotaringia]]
[[Categoria:Re dei Franchi Orientali]]
[[Categoria:Re d'Italia (Medioevo)]]
 
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono gli Unni]]
[[als:Arnulf von Kärnten]]
[[Categoria:Battaglie che coinvolgono i Goti]]
[[ang:Earnulf Carendran]]
[[Categoria:Gepidi]]
[[ar:أرنولف من كارينثيا]]
[[be:Арнульф Карынтыйскі]]
[[be-x-old:Арнульф Карынтыйскі]]
[[bg:Арнулф Каринтийски]]
[[br:Arnulf Karintia]]
[[ca:Arnulf de Caríntia]]
[[cs:Arnulf Korutanský]]
[[da:Arnulf af Kärnten]]
[[de:Arnulf von Kärnten]]
[[el:Αρνούλφος της Καρινθίας]]
[[en:Arnulf of Carinthia]]
[[es:Arnulfo de Carintia]]
[[et:Arnulf (Frangi keiser)]]
[[fa:آرنولف کرنتنی]]
[[fr:Arnulf de Carinthie]]
[[ga:Arnulf de Carinthia]]
[[hr:Arnulf Karantanski]]
[[hu:Arnulf keleti frank király]]
[[ja:アルヌルフ (東フランク王)]]
[[ka:არნულფი (ოსტფრანკონია)]]
[[ko:아르눌프 폰 케른텐]]
[[la:Arnulphus (imperator)]]
[[nl:Arnulf van Karinthië]]
[[no:Arnulf av Det tysk-romerske rike]]
[[pl:Arnulf z Karyntii]]
[[pt:Arnulfo da Caríntia]]
[[ro:Arnulf de Carintia]]
[[ru:Арнульф Каринтийский]]
[[sh:Arnulf Karantanski]]
[[sk:Arnulf (Východofranská ríša)]]
[[sl:Arnulf Koroški]]
[[sr:Арнулф Карантанијски]]
[[sv:Arnulf av Kärnten]]
[[uk:Арнульф Каринтійський]]
[[vi:Arnulf của Kärnten]]
[[vls:Arnulf van Karinthië]]
[[zh:阿努尔夫 (东法兰克)]]