Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2008 dicembre 5 e Storia di Pescara: differenze tra le pagine

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{{torna a|Pescara}}
<table class=plainlinks border=0 cellpadding=3 cellspacing=0 width=100% style="margin: 0 0 0.5em 0.5em; background: #f3fff3; border: 1px #aaaaaa solid; border-collapse: collapse; font-size: 80%;"><tr bgcolor="#f8fff8" style="border-bottom:1px #aaaaaa solid;">
{{F|storia d'Italia|febbraio 2017}}
<th style="width:3em;">&#160;</th>
[[File:Real Piazza di Pescara.png|alt=|miniatura|325x325px|Real Piazza di Pescara nel 1703, in un disegno dell'abate [[Giovan Battista Pacichelli]]]]
<th style="width:3em;">sì</th>
La '''storia di [[Pescara]]''' è poco conosciuta ed alcuni momenti del passato sono ancora avvolti nell'oscurità. Non di meno, le origini della città sono antiche e legate alla posizione geograficamente favorevole come raccordo delle vie di comunicazione tra l'antica [[Impero romano|Roma]] e l'area dell'[[Mare Adriatico|Adriatico]].
<th style="width:3em;">no</th>
 
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Esisteva infatti un villaggio marino lungo la foce del [[Aterno-Pescara|fiume Aterno]] già dal [[II secolo a.C.|II secolo a.C]], chiamato ''[[Aternum|Ostia Aterni]]''.
<th style="width:32px;"></th>
Nei secoli successivi l'importanza della posizione strategica di [[Pescara]], porta della [[Val Pescara|grande valle]] che divide l'[[Abruzzo]], connoterà costantemente lo sviluppo della sua vita economica e sociale, in un primo momento limitata alla funzione di baluardo di difesa militare dei regni meridionali e poi, dalla seconda metà del [[XIX secolo]], caratterizzata da una fruttuosa attitudine ai traffici commerciali ed al turismo balneare.
<th>titolo</th></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''1''</td>
 
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Il borgo storico di Pescara (oggi [[Geografia di Pescara#Portanuova (Pescara Vecchia)|Pescara Vecchia]]) sorge sui resti dell'antica Ostia Aterni, e fino all'[[Proclamazione del Regno d'Italia|unità d'Italia]] sarà rinchiuso all'interno della [[Fortino del Pescara|fortezza borbonica]] voluta da [[Carlo V]] nel [[XVI secolo]] a protezione dei confini settentrionali del [[Regno delle Due Sicilie|Regno]], mentre presso la foce dal [[XVIII secolo]] si andava formando il borgo di pescatori di Borgata Marina. Agli inizi del [[XIX secolo]], durante la breve parentesi napoleonica del [[Regno di Napoli (1805-1815)|Regno di Napoli]], Pescara fu divisa in due comuni distinti ed inscritti in diverse province; l'artificiosa creazione del nuovo comune di [[Castellammare Adriatico]], a nord della foce, generò rivalità fra le due località già minacciate dal [[Colera]], dal [[Febbre tifoide|Tifo]] e da altre malattie per le aree malariche [[Palude|paludose]] circostanti e per la mancanza di infrastrutture essenziali come [[Fognatura|fognature]] ed [[Acquedotto|acquedotti]].
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<td style="width:3em;"><span style="color:gray">0</span></td>
Grazie all'interessamento di [[Gabriele D'Annunzio]], [[Giacomo Acerbo]] e [[Benito Mussolini]], nel [[1927]] fu ricostituito il comune di Pescara con la riunificazione dei due centri, diventando inoltre capoluogo dell'[[Provincia di Pescara|omonima provincia]]. Dopo i [[Bombardamento di Pescara|bombardamenti del 1943]], che distrussero gran parte del centro abitato con una stima di 3000 caduti, Pescara seppe rialzarsi dalla catastrofe, rinascendo come nuovo centro moderno della regione e godendo di un notevole sviluppo economico, industriale e turistico per la felice posizione geografica di cerniera fra nord e sud, formando una vasta [[Area metropolitana|area metropolitana]] che in pochi anni diventerà il baricentro non solo della regione abruzzese ma di tutta l'area del [[Medio Adriatico|medio adriatico]].
<td style="width:32px;">{{Termometro|100}}</td>
 
<td>'''[[6 Etero 6 Gay]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#6 Etero 6 Gay_.5Bmodifica.5D|vai alla votazione]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/6 Etero 6 Gay|action=edit}} vota])
== Il primo insediamento ==
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[[File:Colle del telegrafo.jpg|miniatura|Colle del Telegrafo]]
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Si ritiene che il primo insediamento umano avvenne sulla sommità del colle del Telegrafo (chiamato così per la presenza dell'[[Telegrafo|antico sistema di comunicazione]]), alto circa 140 metri e situato a circa un chilometro dalla costa, su una terrazza naturale dalla quale si dominano le vallate dei fiumi [[Aterno-Pescara|Pescara]] e [[Saline (fiume)|Saline]]. Dopo un mese di scavi effettuati nell'estate del [[2005]], sono emersi reperti risalenti a [[IV millennio a.C.|seimila anni fa]]. I lavori, condotti sul pianoro del colle dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’'Abruzzo, hanno dedotto che i vari rinvenimenti sono riferibili ad un insediamento popolato nella [[protostoria]] (secondo periodo preistorico compreso tra l’'[[Età del bronzo|età del bronzo]] e [[Età del ferro|quella del ferro]]) ma anche in [[Storia romana|età romana]], anche se non sono emersi finora segni sicuri ed evidenti di insediamenti stabili e di lunga durata su quel colle.
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[[File:Colle del telegrafo2.jpg|miniatura|Pianoro del colle]]
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Risalirebbero invece alla prima metà del [[V millennio a.C.|V millennio]] i resti di un villaggio di agricoltori ritrovato a [[Geografia di Pescara#Fontanelle|Fontanelle Alta]], nella zona collinare a sud del fiume Pescara<ref>{{Cita web|url=http://www.primapescara.it/?p=2158|titolo=Colle del Telegrafo - Intervista a Giovanni Guido}}</ref>.
<td style="width:32px;">{{Termometro|37}}</td>
 
<td>'''[[Umberto Rapetto]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Umberto Rapetto_.5Bmodifica.5D|vai alla votazione]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Umberto Rapetto|action=edit}} vota])
== Pescara in epoca romana ==
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''3''</td>
{{Vedi anche|Aternum}}
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I primi abitanti del villaggio sulle rive del fiume probabilmente erano di origine [[Pelasgi|pelasgica]]; vennero attraverso il mare Adriatico dalle [[Dalmazia|coste dalmate]] e fondarono l'[[Emporio|empòrion]] nel [[XVII secolo a.C.|XVII secolo a.C]].
<td style="width:3em;"><span style="color:red">2</span></td>
 
<td style="width:3em;"><span style="color:gray">1</span></td>
Il primo popolo che comprese l’'importanza strategica della posizione dell’'agglomerato fu quello dei [[Vestini]], che vi si insediarono stabilmente ed allestirono un efficiente [[porto]], utilizzato anche dai [[Marrucini]] e dai [[Peligni]], che in epoca romana fu chiamato ''Vicus Aterni'' e successivamente prese il nome dell'omonimo fiume, ''Aternum''; nell'epoca imperiale, si usava indicare Pescara anche con il nome di ''[[Aternum|Ostia Aterni]]'' (così riportata sulla [[Tabula Peutingeriana]]), proprio per via del ruolo di centro nevralgico delle vie di comunicazione. Infatti, con il nome ''Ostia Aterni'' si indicava la foce di un fiume e, nella fattispecie, "foce del fiume Aterno" poiché sia la città che il fiume erano una porta verso l’'interno e Roma.
<td style="width:32px;">{{Termometro|65}}</td>
 
<td>'''[[Canto di Natale (film 2009)]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Canto di Natale (film 2009)_.5Bmodifica.5D|vai alla votazione]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Canto di Natale (film 2009)|action=edit}} vota])
I collegamenti con la capitale erano garantiti dalla [[Via Tiburtina Valeria|via Tiburtina Valeria]], che tramite il porto fluviale di Aternum, era il principale itinerario fra [[Roma]] e [[Salona]], capitale della [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e in fase tardo imperiale di tutto l'[[Illyricum]]. La [[Via Salaria Picena|via Salaria Picena]], ricalcando grossomodo il percorso dell'odierna [[Strada statale 16 Adriatica]], la collegava invece con il nord Italia; all'altezza dell'odierna [[Bussi sul Tirino]] dalla via Tiburtina si diramava la [[Via Claudia Nova|via Claudia Nova]] dirigendosi verso la città di [[Amiternum]], seguendo un percorso non troppo diverso dall'attuale itinerario stradale fra le città di Pescara e [[L'Aquila]].
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''4''</td>
 
<td style="width:3em;"><span style="color:green">13</span></td>
Dopo molti secoli di alleanza fra i Vestini e [[Repubblica romana|Roma]], la cittadina finì sotto il diretto controllo romano, insieme a tutti i territori d'[[Abruzzo]] e del [[Molise]], nell' [[88 a.C.|88 a.C]]. in seguito alla [[Guerra sociale]] (cui verosimilmente partecipò attivamente insieme al resto dei Vestini e gli altri [[Italici]] della [[Lega Italica (storia romana)|Lega]] impegnati nel conflitto con i latini), ed a partire da allora la [[Romanizzazione (storia)|romanizzazione]] della regione, e di conseguenza anche di Aternum, si avviò rapidamente a compimento come attesta la rapida scomparsa delle lingue dei popoli italici dalle fonti scritte, sostituite dal [[Lingua latina|latino]]. In epoca [[Augusto|augustea]] ''Ostia Aterni'' farà parte della [[regio IV Samnium]], una delle [[regioni augustee|regioni italiane dell'epoca]].[[File:Ricostruzione Ostia Aterni.jpg|miniatura|Ricostruzione artistica di Restituto Ciglia di Ostia Aterni|320x320px]]Nella città furono costruiti alcuni importanti edifici pubblici e privati. Si sa che nel centro abitato erano stati edificati diversi [[tempio|templi]], tra cui quello dedicato a [[Giove (divinità)|Giove]] Aternio che probabilmente diventò in [[Tardo impero romano|epoca tardo imperiale]] la chiesa di Santa Gerusalemme, mentre nella zona del campo Rampigna è invece stata accertata la presenza di una [[necropoli]]. Alcune testimonianze, nella fattispecie il ritrovamento nel [[XVIII secolo]] su un muro nella zona Rampigna e in un cortile di Villa De Riseis di frammenti di un'epigrafe, conservati nella biblioteca provinciale di Chieti, ci informano poi dell'esistenza in città del culto della dea [[Iside]]. Altri frammenti di un [[bassorilievo]] raffigurante la dea egizia sono emersi recentemente nei pressi del porto canale, sulla sponda nord.
<td style="width:3em;"><span style="color:red">15</span></td>
 
<td style="width:3em;"><span style="color:gray">0</span></td>
Nel libro di Giuseppe Quieti "Pescara antica città", si dà conto della esistenza di un ponte monumentale costruito per volontà dell'[[imperatore]] [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] che volle anche rimodernare l'importante porto, per gli scambi commerciali con l'oriente e probabilmente per scopi militari.
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<td>'''[[Ledro]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Ledro_.5Bmodifica.5D|vai alla votazione]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Ledro|action=edit}} vota])
Nonostante la discreta rilevanza dell'insediamento, Aternum non raggiunse mai lo status di [[Municipio (storia romana)|Municipium]], difatti non sono stati rinvenuti resti archeologici tipici dei centri romani maggiori come [[Anfiteatro|anfiteatri]], [[Terme romane|terme]] e [[Teatro romano (architettura)|teatri]].
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''5''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
== Dalla caduta dell'Impero romano all'anno 1000 ==
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
Con la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], anche la storia di ''Aternum'' diventa oscura.
<td>'''[[Intimidated (Deluxe Edition)]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Intimidated (Deluxe Edition)_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Intimidated (Deluxe Edition)|action=edit}} commenta])
Fu duramente provata dalle [[Invasioni barbariche del V secolo|Invasioni barbariche]], dalla sanguinosa [[Guerra gotica (535-553)|Guerra gotica]] ed infine dall'[[Migrazione longobarda|invasione longobarda]]; il dominio dei [[Barbaro|barbari]] fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio, come narra la ''[[Passione (filosofia)|Passio]]'' (cioè la leggenda del martirio) di [[Cetteo di Amiterno|San Cetteo]]: la città fu affidata al governo di due soldati [[longobardi]], Alais (o Alagiso) e Umblo (o Umblone), che la vessarono con soprusi ed omicidi; a loro, infatti, è addebitato l'assassinio di Cetteo, attuale patrono di Pescara e [[vescovo]] dell'allora cittadina: accusato dai longobardi, di fede [[Arianesimo|ariana]], di essere complice di un complotto dei [[Impero bizantino|bizantini]] [[Simbolo niceno-costantinopolitano|niceni]] volto alla riconquista di Aterno, egli fu fatto precipitare dal ponte marmoreo con una pietra legata al collo (13 giugno [[597]])<ref>{{Cita libro|autore=A.L. Antinori|titolo=Annali degli Abruzzi, Vol. IV|anno=1972|editore=Forni|città=Bologna|p=sub anno 595|pp=|ISBN=}}</ref>. Si hanno scarsissime notizie dei secoli successivi, in cui l'insediamento visse un periodo di grande decadenza, come del resto tutte le altre città della regione e come suggerito da alcune evidenze archeologiche che hanno dimostrato un ritorno a [[Capanna|capanne]] e case di terra e l'abbandono di ampie porzioni del centro abitato.
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''6''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
== 1001-1100: origini del nome ==
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<td>'''[[Claudio Paris]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Claudio Paris_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Claudio Paris|action=edit}} commenta])
 
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''7''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
Intorno all'[[XI secolo|anno 1000]] il fiume ''Aternum'' viene chiamato ''Piscarius'' e il borgo fluviale riemerge dall'oblio: come già avvenuto in passato, seguirà la nomenclatura del fiume ed a sua volta cambiò nome divientando ''Piscaria,'' risultando tra le pertinenze dell'[[Abbazia di Montecassino]] all'interno del [[Ducato di Benevento|Principato longobardo di Benevento]], ormai in rapido disfacimento. Questo toponimo sostituì il vecchio nome gradualmente prima tra i locali e poi anche negli atti ufficiali e designava un sito particolare: un luogo adatto alla pesca e comunque ricco di pesci, un mercato del pesce o il luogo di esazione dei diritti di pesca. L'insediamento, pur distrutto e ricostruito più volte, rivestì sempre grande rilievo per la sua posizione strategica e per le sue robuste difese militari d'epoca bizantina. Nel [[1059]] la [[Pieve]] dei Santi [[Longino|Legonziano]] e [[Domiziano di Melitene|Domiziano]], insieme con una porzione della città di Aterno con il suo porto, risultano possedimenti della [[Arcidiocesi di Chieti-Vasto|Diocesi di Chieti]], che come si legge in una Bolla di conferma dei privilegi vescovili inviata dal [[Papa Niccolò II]] al nuovo Vescovo Teatino Attone<ref>{{Cita libro|autore=A. L. Antinori|titolo=Annali degli Abruzzi|anno=1971|editore=Forni Editore|città=Bologna|p=sub anno 1059|volume=VI}}</ref>, confermava il diritto ad una porzione dei proventi del porto, diritto già donato alla Diocesi teatina nel [[1045]] dal Conte normanno di Chieti [[Roberto I di Loritello|Roberto]]. Nel [[1090]] vi risiede (e vi muore il 18 di Agosto) il conte normanno Drogone (detto Tasso, Tassio, Tassone o Tascione), fratello del conte [[Roberto I di Loritello]] con il quale dopo il [[1060]] aveva avviato la [[Conquista normanna dell'Italia meridionale|conquista normanna]] dell'Abruzzo adriatico<ref>{{Cita libro|autore=A. L. Antinori|titolo=Annali degli Abruzzi|anno=1971|editore=Forni Editore|città=Bologna|pp=sub anno 1090 sub voce "Carpineto"|volume=VI}}</ref>: ciò farebbe pensare che la città fosse sede della contea insieme con [[Loreto Aprutino]]. Nel [[1095]] il Conte dei Conti normanni, cioè Roberto I di Loritello che risiedeva a [[Lanciano]], concede al vescovo teatino Rainolfo una serie di possedimenti che lui stesso gli aveva sottratto e nel Documento ''Piscaria'' appare ricca di chiese<ref>{{Cita libro|autore=A. L. Antinori|titolo=Annali degli Abruzzi|anno=1971|editore=Forni Editore|città=Bologna|pp=sub anno 1095 sub voce "Chieti"|volume=VI}}</ref>: quella del [[Gesù|San Salvatore]], la già citata Pieve dei Santi Legonziano e Domiziano (ubicata ai piedi della città e presso la porta che si affaccia sul mare, nell'odierna piazza Unione),e le altre chiese di [[Tommaso apostolo|San Tommaso Apostolo]] (da cui la pieve precedente dipendeva), [[San Nicola di Bari|San Nicola]] e [[Gerusalemme|Santa Gerusalemme]], i cui basamenti sono stati recentemente riportati alla luce di fronte all'attuale [[cattedrale di San Cetteo]].
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
 
<td>'''[[Associazione Culturale Sportiva Parco Giardini Margherita PGMBol]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Associazione Culturale Sportiva Parco Giardini Margherita PGMBol_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Associazione Culturale Sportiva Parco Giardini Margherita PGMBol|action=edit}} commenta])
Secondo un'altra teoria il nome del fiume Pescara, che [[Riserva naturale guidata Sorgenti del Fiume Pescara|sorge dal cuore delle montagne]] in corrispondenza delle Gole di [[Popoli (Italia)|Popoli]], trarrebbe la sua denominazione dall'antico termine [[Lingue osco-umbre|osco-umbro]] ''pesco'', presente in moltissimi toponimi in regione ([[Pescocostanzo]], [[Pescosansonesco]], [[Pescasseroli]]...) il cui significato è quello di roccia o altura.
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''8''</td>
[[File:Pescara -Centro Storico- 2007 by-RaBoe 005.jpg|alt=|miniatura|Via delle Caserme, nel centro storico. A sinistra le ex caserme di fanteria della fortezza, che oggi ospitano il [[Museo delle genti d'Abruzzo]]|sinistra|281x281px]]
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
 
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
== 1101-1400: conquista normanna ==
<td>'''[[Central Park - Minimotodromo aBC Latina]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Central Park - Minimotodromo aBC Latina_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Central Park - Minimotodromo aBC Latina|action=edit}} commenta])
Nell'anno [[1140]] Pescara fu conquistata, insieme al resto della regione al tempo divisa fra i due [[Ducati longobardi|ducati longobardi]] di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]], da [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero II]] re [[Normanni|normanno]] di [[Napoli]], venendo annessa al nascente [[Regno di Sicilia]], e ne seguirà le sorti per i successivi 700 anni. Fu Ruggero stesso a far eseguire diverse opere in città, tra le quali il restauro del porto e delle mura bizantine. Gli anni successivi furono caratterizzati da molteplici devastazioni della città, colpita sia da eventi naturali come [[Terremoto|terremoti]] e frequenti [[Inondazione|inondazioni]] del fiume che da attacchi da parte di eserciti dei signorotti locali o delle grandi potenze del tempo, come accadde nel [[1209]] durante la campagna in Italia dell'imperatore [[Ottone IV di Brunswick|Ottone IV]], nel suo tentativo di sottomettere il Regno di Sicilia al [[Sacro Romano Impero|Sacro romano impero]]. Si tratta di un periodo molto difficile nel quale le sorti della cittadina furono legate al continuo succedersi di nuovi padroni del territorio. Nel frattempo nel [[1273]] il Re [[Carlo I d'Angiò]] decise di dividere il [[Giustizierato d'Abruzzo]], ritenuto troppo esteso per essere ben governato, nelle due regioni di ''[[Abruzzo Citra|Aprutium citra (flumen Piscariae)]]'' e ''[[Abruzzo Ultra|Aprutium ultra (flumen Piscariae)]]'', con Piscaria ricadente nella prima; molte delle città [[Hohenstaufen|sveve]], come l'antica capitale del giustizierato [[Sulmona]], persero il loro ruolo centrale nel regno in favore di città minori o antichi capoluoghi decaduti come [[Chieti]] e [[L'Aquila]], che restarono in quel periodo gli unici centri abitati dotati di peso politico o attività finanziarie, economiche e culturali. Il Quieti riferisce di diversi signori di Pescara, tra cui Rainaldo Orsini, Luigi di Savoia e quel [[Cecco del Borgo|Francesco del Borgo]], detto Cecco del Cozzo, vicario di [[Ladislao I di Napoli]], che nel [[1409]] fece ricostruire il castello e la [[torre]] di origini romane a guardia del ponte, e che fu ricordato come uomo saggio e virtuoso.
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''9''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
== 1401-1500: marchesato di Pescara ==
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
[[File:Blason fam es-it Àvalos d'Aquino.svg|miniatura|Stemma della casata D'Avalos-D'Aquino, a lungo marchesi di Pescara.|alt=]]
<td>'''[[PersonalWorkSystem]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#PersonalWorkSystem_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/PersonalWorkSystem|action=edit}} commenta])
Il [[XV secolo]] è caratterizzato dal dominio del territorio dei [[D'Avalos]]-[[D'Aquino (famiglia)|D'Aquino]] che terranno quello che poi divenne il [[marchesato]] di Pescara per diversi decenni, pur se con diverse interruzioni.
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''10''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
Nel [[1435]] e nel [[1439]] la città, schieratasi in orbita aragonese, fu conquistata dal capitano di ventura napoletano [[Giacomo Caldora]] durante la guerra di successione fra [[Alfonso V d'Aragona]] e [[Renato d'Angiò]] scoppiata in seguito alla morte senza eredi della Regina [[Giovanna II di Napoli]]. Subì poi gli attacchi e le razzie dei [[Repubblica di Venezia|veneziani]] una prima volta nel [[1447]] e successivamente nel [[1482]], quando 800 [[stradioti]] della cavalleria leggera veneziana espugnarono il castello durante gli eventi della [[Guerra di Ferrara (1482-1484)|Guerra di Ferrara]].
<td style="width:32px;">{{Termometro|100}}</td>
Nel [[1453]], dopo essere stata per molti anni feudo esclusivo dei d'Aquino (quello di Pescara è il più antico Marchesato del [[Regno di Napoli]]), fu infeudata ad [[Innico I d'Avalos]], in virtù del matrimonio con [[Antonella d'Aquino]]. Non disponendo il territorio pescarese delle allodialità per la battitura della moneta, i due coniugi coniarono monete in oro, argento e rame a [[Rocca San Giovanni]], col titolo di marchesi di Pescara.
<td>'''[[Centro sistemi informatici dell'esercito]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Centro sistemi informatici dell'esercito_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Centro sistemi informativi dell'esercito|action=edit}} commenta])
La crescente importanza del porto di Pescara a dispetto di quello di [[San Vito Chietino|San Vito chietino]], celebre viatico della fiera di [[Lanciano]], dirottò gli interessi della Corte a Pescara, consentendo ai Lercaro e agli Spinola di estrarre olio dal porto pescarese<ref>{{cita libro|titolo=Politica feudale e monetaria di Alfonso d'Aragona.
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''11''</td>
Il Marchesato di Pescara in potere degli Avalos-Aquino e la sconosciuta zecca aragonese di Rocca San Giovanni|autore=Simonluca Perfetto|autore2=Achille Giuliani|editore=Libreria Classica Editrice Diana|città=Cassino|anno=2013}}</ref>; nel [[1509]], [[Vittoria Colonna]] acquisisce il titolo di [[Marchese|marchesa]] di Pescara, sposando [[Fernando Francesco d'Avalos]].
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
 
<td style="width:32px;">{{Termometro|9}}</td>
Nel [[1528]], nel contesto della [[Guerra della Lega di Cognac]], Pescara fu espugnata da [[Odet de Foix]], visconte di [[Lautrec]] e maresciallo di [[Regno di Francia|Francia]] durante la sua avanzata verso [[Napoli]]. Ma la reazione del re di [[Spagna degli Asburgo|Spagna]] ed imperatore del [[Sacro Romano Impero|Sacro romano impero]] [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] non tardò ad arrivare e con la seguente [[Pace di Cambrai]] i D'Avalos si riappropriarono infine del marchesato di Pescara, mentre nel contesto italiano la Spagna ribadiva definitivamente il suo [[Dominazione spagnola in Italia|dominio sull'Italia]], delle cui sorti Carlo V diviene unico e incontrastato arbitro.
<td>'''[[Chiara Bonelli]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Chiara Bonelli_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Chiara Bonelli|action=edit}} commenta])
== 1501-1700: la nascita della fortezza e l'assalto ottomano ==
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''12''</td>
[[File:Piazzaforte pescara.jpg|miniatura|Fortezza di Pescara agli inizi del [[XIX secolo]]|alt=|sinistra|219x219px]]Una descrizione del [[1531]] parla di Pescara come un villaggio semi abbandonato, con un deposito ed alcune locande; esisteva anche la Doganella delle pecore, in zona Rampigna, testimone del passaggio in città del [[Tratturello]] [[Frisa]]-Rocca di Roseto (oggi [[Crognaleto]]), posta presso il ponte di legno costruito sulle fondamenta di quello romano di Aternum.
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
 
<td style="width:32px;">{{Termometro|2}}</td>
È di quel periodo l'offerta di 12 mila ducati da parte di Chieti a Carlo V per riottenere il feudo, che egli però respinse reintegrando a Pescara i [[d'Avalos]] di [[Vasto]]. Fu grazie ad una certa stabilizzazione del potere politico nel [[Regno di Napoli]] che comincerà presto un nuovo e fiorente periodo della storia della città, soprattutto grazie alla sua posizione strategica. [[Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga|Pedro Alvarez de Toledo]], [[Viceré di Napoli|viceré di Napoli]] per [[Filippo II di Spagna]], decise di accrescere le difese marittime e terrestri della cittadina attraverso la realizzazione della grande [[Fortino del Pescara|fortezza]]: in quegli anni le opere di difesa di Pescara erano costituite solamente dalla torre a presidio del ponte, dal castello a protezione della porta aperta sul mare nel punto opposto al ponte e da semplici mura (una ricostruzione normanna sopra la vecchia cinta fortificata bizantina) che disegnavano uno stretto trapezio attorno all'’abitato sulla destra del fiume; ma a causa dello scontro prolungato per secoli tra [[Spagna degli Asburgo|Spagna]] e [[Francia nell'età moderna|Francia]] emerse la necessità di rafforzare queste modeste opere di difesa (modeste in relazione al rafforzamento delle artiglierie), con la costruzione di torrioni bassi e larghi e terrapieni . Furono così aggiunte nuove e più solide fortificazioni sulla destra e si aggiunsero sulla sinistra due bastioni raccordati da cortine.
<td>'''[[Andrea Borella (regista)]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Andrea Borella (regista)_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Andrea Borella (regista)|action=edit}} commenta])
Per volere di [[Carlo V d'Asburgo]] tra il [[1510]] e [[1557]], in varie fasi, fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume Pescara la fortezza, su progetto di Erardo Barleduc, a forma di pentagono irregolare con 7 bastioni ai vertici<ref>{{cita web|url=http://www.ilpescara.it/cronaca/storia-fortezza-borbonica.html|titolo=Storia di Pescara: ecco cosa rimane della Fortezza Borbonica. - IlPescara.it|data=aprile 2016}}</ref>. Normalmente era presidiata da una guarnigione ridotta e servì come luogo di concentramento di truppe in caso di guerra.
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''13''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
Vi fu un fatto che accelerò i lavori di fortificazione durante la [[Guerra d'Italia del 1551-1559]], quando il pontefice [[Paolo IV]] chiamò nel [[1556]] il re di Francia [[Enrico II di Francia|Enrico II]] ad intervenire in Italia contro gli Spagnoli, promettendo l'investitura del regno di Napoli a uno dei figli. Il francese Carlo di Rohan-Gié [[Duca di Guisa|duca di Guisa]] invase l'Abruzzo, e pur avendo conquistato [[Teramo]] e [[Campli]], rimase bloccato dalla resistenza di [[Civitella del Tronto]], e si ritirò perché gli Spagnoli erano intervenuti in favore del nuovo vicerè [[Fernando Álvarez de Toledo]] Duca d'Alba, figlio di Filippo II. Durante gli scontri, il Duca d'Alba rilevò l'importanza strategica di Pescara, che avrebbe potuto costituire una seconda sentinella al fiume, come la fortezza di [[Civitella del Tronto|Civitella]]. I lavori di costruzione furono dunque accelerati per ordine del nuovo sovrano. In un documento di [[Pedro Afán de Ribera|Pedro Afán de Ribera duca d'Alcalà]] del [[1560]] si cita Pescara con 200 [[Fuoco (demografia)|fuochi]] (circa 1000 abitanti), principalmente forestieri e con 50 famiglie che possedevano case e vigne; la maggior parte degli uomini erano usati come braccianti o forza lavoro per la costruzione del forte.
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
 
<td>'''[[Luca de Gregorio]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Luca de Gregorio_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Luca de Gregorio|action=edit}} commenta])
In una nuova relazione del [[1558]] del Maresciallo Bernardo di Aldana, si chiedeva la realizzazione della fortificazione con [[Baluardo|bastioni]] sia sulla riva nord che a sud, mentre il duca d'Alba, facendosi aiutare da Gian Tommaso Scala, il vero progettista ed esecutore della fortezza, concentrò l'azione edificatoria su Pescara, sulla riva destra, dove la cinta poteva essere completata in tempi rapidi. Tra il [[1559]] ed il [[1560]] fu eretto il [[Baluardo|bastione]] di San Giacomo, che era posto tra via Italica e via Vittoria Colonna, nel [[1560]] fu realizzato il [[terrapieno]] del bastione Sant'Antonio a monte del fiume, presso la vecchia torre normanna di via Orazio, completato successivamente, e nel [[1562]] si aggiunse il bastione di San Nicola, detto "Torrione"; era il bastione a sud a confluenza tra via Vittoria Colonna e viale Marconi e via Vespucci. Nel [[1563]] fu l'anno di svolta per la fortezza, quando vennero realizzate le casermette per l'alloggiamento dei militari, mentre si lavorava al bastione San Rocco (presso la [[Stazione di Pescara Porta Nuova|stazione ferroviaria Porta Nuova]]), e al bastione San Cristoforo o della Bandiera, che era posto lungo il lato est del fiume, coevo del Sant'Antonio al lato ovest. In una relazione del [[1566]] di [[Ferrante Loffredo]], marchese di [[Trevico]], la fortezza di Pescara poteva definirsi quasi completata
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''14''</td>
[[File:Emperor charles v.png|miniatura|Carlo V, Imperatore del Sacro romano impero, Re di Spagna e di Napoli ed ideatore della fortezza pescarese.|alt=]]
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
Oggi, di questa imponente struttura, resta in piedi solamente la caserma borbonica con annesso il Bagno Penale, attualmente sede del [[Museo delle genti d'Abruzzo]]; è sopravvissuto al passaggio del tempo anche un registro contabile della metà del secolo appartenuto al [[Portolano|portulano]] (il guardiano del porto, incaricato di sovrintendere al traffico delle merci e all’applicazione dei dazî, e nelle [[Italia meridionale|province meridionali]] anche ufficiale preposto alla manutenzione delle strade, all’edilizia e alla distribuzione delle acque) di Pescara, tal Bonfiglio, che contabilizzava le merci nell'ambito della fortezza<ref>{{cita web|titolo= Simonluca Perfetto, Il commercio dell'olio attraverso la via portuale della Pescara spagnola (1554-1557), Museo delle Genti d'Abruzzo|data=2014}}</ref>.
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
 
<td>'''[[Spolia]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Spolia_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Spolia|action=edit}} commenta])
Nel [[1566]], la fortezza fu oggetto di un terribile assalto portato dalla [[Marina ottomana|flotta]] di 105 [[galea|galee]] e 7000 uomini dell'ammiraglio [[Impero ottomano|ottomano]] [[Piyale Pascià|Piyale Paşa]], comandante in capo (''[[Kapudanpaşa]]'') della flotta ottomana agli ordini del [[sultano]] [[Solimano il Magnifico]], che aveva già saccheggiato Napoli stessa tre anni prima. Ma la fortezza non fu presa, anche per il decisivo contributo del valoroso condottiero, Giovan Girolamo Acquaviva [[Ducato di Atri|duca di Atri]], il quale organizzò la resistenza del forte e respinse gli attacchi dispiegando un fuoco di sbarramento dal bastione principale con tutte le artiglierie disponibili, dissuadendo l’ammiraglio turco dal perseverare nell’attacco e costringendo gli aggressori alla fuga. Questi si accanirono, allora, contro [[Francavilla al Mare|Francavilla]], [[Ripa Teatina]], [[Ortona]], [[San Vito Chietino]], [[Vasto]], [[Casalbordino]] e [[Termoli]], che subirono distruzioni e saccheggi<ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2005/01/05/CR1PO_CR101.html|titolo=Quando i turchi terrorizzavano gli abruzzesi. Il Centro|data=febbraio 2017}}</ref>.Tuttavia il comandante ottomano non conseguì l’obiettivo strategico della spedizione, ovvero la conquista delle [[Isole Tremiti|Tremiti]], proprio a causa della tenace resistenza di Pescara.
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''15''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
La protezione offerta dalle imponenti mura, che si continuarono a costruire e perfezionare per tutto il [[XVII secolo]], offrì a molti la possibilità di vivere e commerciare e più tardi la città acquisì anche il diritto ad ospitare una [[Fiera|fiera franca]] con tutti i vantaggi derivanti dal fatto di potere attirare i commercianti. Si ebbe così un ripopolamento della riva destra del fiume, ma anche lo sviluppo della riva sinistra, già allora nota come [[Castellammare Adriatico|Castellammare]], dove i D'’Avalos misero a cultura nuove terre e strinsero rapporti di lavoro con numerosi nuovi coloni.
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
 
<td>'''[[Hell's Cobra Blues Band]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Hell's Cobra Blues Band_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Hell's Cobra Blues Band|action=edit}} commenta])
== 1701-1797 parentesi austriaca e conquista borbonica ==
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''16''</td>
[[File:Don-Carlo-di-borbone.jpg|sinistra|miniatura|Carlo III di Borbone-Spagna|alt=|302x302px]]
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
Agli inizi del [[Secolo XVIII|XVIII secolo]] Pescara contava circa tremila abitanti. Era stata istituita la [[Universitas|Universitas feudale]] di Pescara che comprendeva anche [[Geografia di Pescara#Rancitelli|Villa del Fuoco]], [[Geografia di Pescara#Fontanelle|Fontanelle]], [[Castellammare Adriatico|Villa Castellamare]] (che al tempo consisteva solo di pochi e piccolissimi agglomerati sparsi fra i colli cittadini), [[San Silvestro Colle|San Silvestro]] ed altre zone che corrispondevano all'attuale territorio comunale. L'Università era governata da un [[Camerlengo]]: tale assetto amministrativo durò per tutto il Settecento.
<td style="width:32px;">{{Termometro|10}}</td>
[[File:Scorcio Basilica dei sette dolori pescara.jpg|thumb|[[Basilica della Madonna dei sette dolori]], costruita nel 1757 nella zona collinare di [[Castellammare Adriatico|Castellammare]].|alt=]]
<td>'''[[Confraternita Maria SS. Addolorata di Acciano]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Confraternita Maria SS. Addolorata di Acciano_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Confraternita Maria SS. Addolorata di Acciano|action=edit}} commenta])
Le battaglie per la conquista della Fortezza Regia non erano terminate: in seguito alla morte senza eredi del Re [[Carlo II di Spagna]] nell'anno [[1700]], scoppiò la [[Guerra di successione spagnola]] fra [[Filippo V di Spagna]] e [[Leopoldo I d'Asburgo]], e la città fu attaccata ed occupata dagli [[Arciducato d'Austria|austriaci]] del conte Wallis nel [[1707]]; a difenderla c'era un altro [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]] [[Ducato di Atri|duca di Atri]], [[Giovan Girolamo Acquaviva|Giovanni Girolamo II]], che resistette eroicamente per due mesi prima di capitolare. Come sancito nel [[Trattato di Utrecht]], il [[Regno di Napoli]], e con esso la cittadella di Pescara, passarono quindi agli austriaci, ma già nel [[1734]], la fortezza viene nuovamente assediata dagli spagnoli di [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] durante la [[Conquista borbonica delle Due Sicilie|conquista borbonica delle Due Sicilie]], e dopo una cruenta battaglia cedette alle truppe comandate dal duca di [[Castropignano]]. Il Regno in seguito ottenne un'effettiva autonomia dalla Spagna alla [[Pace di Vienna (1738)|pace di Vienna]], nel [[1738]], con la quale si concluse la [[Guerra di successione polacca|guerra di successione polacca]].
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''17''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
== 1798-1807: le guerre napoleoniche ==
<td style="width:32px;">{{Termometro|10}}</td>
Con l'avvento della [[Prima Repubblica francese]] e la seguente [[Prima coalizione|Guerra della Prima coalizione]] la fortezza di Pescara fu conquistata nel dicembre del [[1798]] alla fine della [[Campagna d'Italia (1796-1797)]] di [[Napoleone Bonaparte]], senza spargimento di sangue, dal Generale [[Guillaume Philibert Duhesme|Duhesme]] ed inizia così la breve stagione della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] ([[1799]]). Al suo arrivo a Pescara il generale Duhesme aveva organizzato la sua legione nominandone a capo il cittadino [[Ettore Carafa]] conte di [[Ruvo di Puglia|Ruvo]], protagonista della Repubblica assieme al pescarese [[Gabriele Manthoné]], il quale organizzò la resistenza alla reazione borbonica del [[1799]]. L'ennesimo assedio alla fortezza fu vittoriosamente portato a termine da Giuseppe Pronio, agli ordini del [[cardinale]] [[Fabrizio Ruffo]]; sia Carafa che Manthonè, tradotti a Napoli, vennero impiccati nella [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]].
<td>'''[[Barbara Davis Hyman]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Barbara Davis Hyman_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Barbara Davis Hyman|action=edit}} commenta])
 
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''18''</td>
Giuseppe Pronio, nato a [[Introdacqua]] nel 1760, si guadagnò il soprannome di ''Gran Diavolo'' (spesso confuso col bandito [[Fra Diavolo]]), quando le truppe di [[Championnet]] scesero in Abruzzo e si arruolò nell'esercito di [[Ferdinando IV di Napoli]] per combattere i francesi. L'8 settembre [[1798]] Ferdinando IV lanciò in battaglia l'esercito abruzzese, e il Pronio partecipò alle operazioni con un suo contingente, combattendo il 5 gennaio [[1799]] sul ponte San Panfilo a [[Sulmona]], per poi tentare di arrestare il più possibile l'avanzata nemica verso [[Venafro]] con scaramucce e imboscate nell'[[Altopiano delle Cinquemiglia|altopiano delle Cinquemiglia]]. Successivamente fu incaricato di combattere i francesi a [[Chieti]], [[Ortona]], [[Vasto]] e Pescara, sollevando le popolazioni contro gli invasori. Occupò a sorpresa [[Ripa Teatina]] il 3 febbraio, e poi scese tra il 12 e il 15 a [[Lanciano]], e tra il 18 e il 21 a Vasto, dove regnava l'anarchia dopo la proclamazione della [[Repubblica Vastese]]. Il 2 giugno fu nominato Generale Comandante dei tre Abruzzi. Combatté un'ultima volta per i [[Borbone delle Due Sicilie|Borbone]] il 30 marzo [[1801]] presso [[Civitella del Tronto]] fino alla morte nel [[1804]].
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
 
<td style="width:32px;">{{Termometro|0}}</td>
Nei primi anni del 1800, durante la [[Seconda coalizione|Guerra della Seconda coalizione]] Pescara venne occupata nuovamente dai francesi nella seconda [[Campagna d'Italia (1800)]], che la terranno fino alla restaurazione borbonica sancita dal [[Congresso di Vienna]], e costituì un importante bastione militare del regno di [[Giuseppe Bonaparte]].
<td>'''[[Giancarlo Libert]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Giancarlo Libert_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Giancarlo Libert|action=edit}} commenta])
 
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''19''</td>
== 1807: la divisione del borgo ==
<td style="width:3em;"><span style="color:green">0</span></td>
Intanto nel [[1807]] [[Castellammare Adriatico|Castellammare]], sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa 1500 abitanti), diventa comune autonomo aggregato al [[Distretto di Penne|Circondario di Città Sant'Angelo]].
<td style="width:3em;"><span style="color:red">7</span></td>
La scelta della separazione fu conseguenza di una discordia storica tra le due sponde del fiume e venne causata dalla riforma amministrativa del Regno voluta da [[Giuseppe Bonaparte]], che dopo la legge 132 dell'8 agosto [[1806]] "''sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno''", con la successiva legge 211 del 18 ottobre 1806 ordinava la formazione dei [[Decurionato|decurionati]] e consigli provinciali e distrettuali e la sostituzione della figura del [[Camerlengo]] con quella del [[Sindaco]].
<td style="width:3em;"><span style="color:gray">0</span></td>
La divisione fu problematica, soprattutto perché il nuovo comune di Castellammare (sponda settentrionale del fiume) non intendeva farsi carico di nessuno dei debiti della vecchia amministrazione dell'Universitas di Pescara; inoltre, si creò un problema di immagine per il comune di Pescara (sponda meridionale del fiume), che ospitava una intera guarnigione dell'esercito e che, allo stesso tempo, si vedeva comprimere il proprio ruolo a livello locale: per questi motivi il comune di Pescara spingeva per la riunificazione dei due comuni. Una comunicazione del Ministero dell'Interno del Regno di Napoli del 17 gennaio [[1810]], negò tale possibilità e ciò costrinse i due comuni a trovare un accordo sulla ripartizione dei debiti ([[1811]]). Ma la rivalità rimase molto accesa, tanto che ci sono testimonianze di interventi della guarnigione militare per evitare la degenerazione delle scaramucce in vere e proprie battaglie.
<td style="width:32px;">{{Termometro|28}}</td>
== 1811-1899: il Risorgimento ed il nuovo ruolo nell'Italia unita ==
<td><del>'''[[Ken (Barbie)]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Ken (Barbie)_.5Bmodifica.5D|vai alla votazione]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Ken (Barbie)|action=edit}} vota])</del> Procedura interrotta.
[[File:Via d'annunzio.jpg|miniatura|L'attuale Via D'annunzio a fine '800. In primo piano il campanile della vecchia chiesa di Santa Maria di Gerusalemme, abbattuta negli anni 30 per far posto all'odierna [[Cattedrale di San Cetteo]]|242x242px|alt=]]Nel [[1814]] Pescara fu tra le città protagoniste dei [[Carboneria|moti carbonari]] contro [[Gioacchino Murat]], [[Regno di Napoli (1805-1815)|Re di Napoli]]. La scelta di dare luogo all'insurrezione proprio a Pescara era dovuta all'intenzione dei rivoltosi sia di conquistare la fortezza, che aveva una grande importanza strategica, sia di conquistare il ''bagno penale'' per poter liberare i tanti patrioti ivi rinchiusi. Il Quieti, nel suo "''Pescara antica città''", afferma che fu a Pescara e non a [[Rimini]] che Murat firmò, il 12 maggio del [[1815]], la prima delle [[Costituzione|costituzioni]] italiane del [[Risorgimento]].
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''20''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
A seguito della caduta di Murat, alla rivolta dei carbonari seguì la [[Restaurazione]] e la durissima repressione borbonica: infatti, l'esercito borbonico intervenne con un imponente schieramento di forze contro cui i carbonari abruzzesi nulla poterono.
<td style="width:32px;">{{Termometro|100}}</td>
 
<td><del>'''[[Rifondazione Comunista Partinico]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Rifondazione Comunista Partinico_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Rifondazione Comunista Partinico|action=edit}} commenta])</del> Procedura interrotta.
La Fortezza, ritenuta all’epoca “''porta d'’Abruzzo e chiave del Regno'' (motto ancora oggi presente nello stemma comunale),” venne restaurata dai Borboni tra il [[1820]] ed il [[1840]], e nel [[1831]] fu potenziato al piano terra della caserma di fanteria il bagno penale simbolo della repressione borbonica, nel quale languirono gli sfortunati compagni di [[Carlo Pisacane]] ed altri patrioti meridionali, per lo più abruzzesi. Si trattava di un carcere tristemente famoso per le condizioni disumane con cui venivano trattati i detenuti: drammatica fu l'alluvione dell'ottobre del [[1853]] che investì il carcere causando la morte per annegamento degli internati. Tra coloro che furono rinchiusi in quello che veniva chiamato il "''sepolcro dei vivi''" fu anche [[Clemente De Caesaris]], una figura centrale del [[risorgimento]] meridionale che, liberato per ordine di [[Giuseppe Garibaldi]] dal confino a [[Bovino (Italia)|Bovino]], prese possesso nel [[1860]] della città e della fortezza assumendo il titolo di Prodittatore del distretto di Penne, e la consegnò infine al nascente [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].[[File:Pescara via delle caserme0002.JPG|Visuale della struttura dell'ex carcere borbonico|thumb|alt=|sinistra|211x211px]]
</td></tr><tr bgcolor="#e5ffe5"><td style="width:3em;">''21''</td>
 
<td style="width:9em;" colspan=3>''semplificata''</td>
Nello stesso anno, [[Vittorio Emanuele II]], in viaggio per l'incontro di [[Teano]] con Giuseppe Garibaldi, giunse a Castellamare e fu ospitato nel villino Coppa, oggi meglio noto come villa Sabucchi, andato distrutto nella [[Seconda guerra mondiale|seconda guerra mondiale]]. Il giorno dopo entrò a cavallo a Pescara per osservarne la fortezza, circondato dalla popolazione festante. Vide gli armamenti, salì e si fermò sul bastione "Bandiera", che era il più esposto (sito nell'area che ospiterà Piazza Unione) e dal quale si dominava il territorio dell'attuale città, e rivoltosi all'abate De Marinis che gli stava a fianco esclamò le profetiche parole, oggi scolpite sulla torre comunale:
<td style="width:32px;">{{Termometro|13}}</td>
 
<td><del>'''[[Sailor Disney]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#Sailor Disney_.5Bmodifica.5D|vai alla richiesta]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/Sailor Disney|action=edit}} commenta])</del> Procedura interrotta.
{{Citazione|Oh, che bel sito per una grande città commerciale! Bisogna abbattere queste mura e costruire su questo fiume un porto, e Pescara in men di un secolo sarà la più grande città degli Abruzzi e i nostri posteri l'aggiungeranno alle cento città di cui va superba l'Italia!|[[Vittorio Emanuele II di Savoia]]}}
</td></tr><tr ><td style="width:3em;">''22''</td>
 
<td style="width:3em;"><span style="color:green">1</span></td>
 
<td style="width:3em;"><span style="color:red">9</span></td>
come testimoniano una delibera del consiglio comunale del 12 dicembre [[1869]], una lettera del sindaco di allora, Gennaro Osimani, al ministro delle Finanze [[Quintino Sella]] datata sempre [[1869]] (19 luglio) e successivamente il Marchese Francesco Farina il 26 dicembre [[1906]]. <ref>{{cita libro|titolo=Ricordi di Pescara nell'anno 1860: nella ricorrenza del cinquantenario|autore=Francesco Farina|editore=|F.lli la Galla|anno=1910}}</ref><ref>{{cita web|titolo=Re Vittorio Emanuele II profetizzò: Pescara grande città commerciale. Il Centro|url=http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/10/24/news/re-vittorio-emanuele-ii-profetizzo-pescara-grande-citta-commerciale-1.4688808|data=febbraio 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170222195837/http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/10/24/news/re-vittorio-emanuele-ii-profetizzo-pescara-grande-citta-commerciale-1.4688808|dataarchivio=22 febbraio 2017}}</ref>.
<td style="width:3em;"><span style="color:gray">1</span></td>
 
<td style="width:32px;">{{Termometro|41}}</td>
Castellammare Adriatico e Pescara furono inserite rispettivamente nella [[provincia di Teramo]] ed in quella di [[Provincia di Chieti|Chieti]], rispettando i precedenti confini amministrativi preunitari.
<td><del>'''[[COSY]]''' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Log/2008_dicembre_5#COSY_.5Bmodifica.5D|vai alla votazione]], [{{fullurl:Wikipedia:Pagine da cancellare/COSY|action=edit}} vota])</del> Procedura interrotta.
[[File:Pescara 10.jpg|thumb|Palazzo del Governo, sede della Provincia|229x229px|alt=]]
</td></tr><!-- le voci aggiunte a mano vanno immediatamente qui sotto! -->
La fine del secolo fu fortemente caratterizzata dalla presenza politica e culturale di Leopoldo Muzii, personaggio controverso ma di grande carisma e peso decisionale, il quale, da sindaco della città di [[Castellammare Adriatico]], fece approvare nel [[1882]] il primo "''Piano regolatore di ampliamento''" e sarà uno dei principali artefici del definitivo spostamento a valle del centro della cittadina, fino ad allora limitato alla fascia collinare ed a pochi lotti coltivati da ricchi possidenti (fra i quali egli stesso) in pianura.
<tr bgcolor="#f8fff8"><td colspan="6" style="border-top:1px #aaaaaa solid;">
 
<small>''Ultimo aggiornamento: 00:07, 13 dic 2008 (CET)'' ([[Wikipedia:Pagine da cancellare/Informazioni|informazioni]]).''</small></td></tr>
Il piano regolatore originario, elaborato dall’Ing. Tito Altobelli, prevedeva la divisione della città in tre aree: una a vocazione commerciale in direzione sud, tra la stazione ed il fiume, una amministrativa in direzione opposta, tra la stazione ed il Muncipio, ed una residenziale a nord del Municipio.
</table>__NOTOC__
 
<!-- Per segnalare errori o malfunzionamenti delle tabelle: [[Discussioni_utente:Mauro742]] -->
Ma gli interessi del Sindaco erano in direzione dei suoi terreni (siti nell'odierna zona di via del Milite ignoto), con l’evidente intento di valorizzare le aree di sua proprietà, e quindi spinse per modificare il piano di ampliamento con l’obiettivo di incanalare verso nord le direttrici dello sviluppo, e non verso Pescara come appariva più naturale nell’ottica di un inevitabile avvicinamento delle due cittadine.
 
Fu tuttavia un momento molto importante per l'evoluzione urbanistica e culturale di Castellammare, in quanto fu il primo forte tentativo di attenuare il disordine urbanistico e, soprattutto, di limitare le ambizioni latifondiste della nobiltà terriera teramana rispetto agli interessi pubblici. Il risultato concreto della politica di Muzii fu l'avvio deciso della colonizzazione della fascia costiera, tramite la costruzione di un nuovo acquedotto, di nuove strade alberate, la creazione delle prime linee di illuminazione pubblica e la sistemazione, inizialmente in strutture precarie ed inadeguate, dei primi edifici scolastici.
[[File:Leopoldo-muzii.png|miniatura|Leopoldo Muzii, sindaco di Castellammare dal 1880]]
Gabriele D’Annunzio fa questa simpatica descrizione di Leopoldo Muzii:
 
{{Citazione|È il sindaco un piccolo dottor di legge cavaliere, tutto untuosamente ricciutello, con òmeri sparsi di forfora, con chiari occhietti esercitati alle dolci simulazioni.
 
È il Gran Nimico un degenere nepote del buon Gargantuasso enorme, sbuffante, tonante, divorante|[[Gabriele D'Annunzio]], [[Le novelle della Pescara]]}}
 
Burbero ma di animo generoso, affarista ma sempre attento alle necessità dei meno fortunati, Leopoldo Muzii è l’artefice della trasformazione di Castellamare da piccolo agglomerato collinare a moderna cittadina costiera dotata di ogni infrastruttura necessaria a supportare la corsa della futura Pescara verso la modernità. La sua vicinanza alla classe operaia venne raccontata più volte anche dallo stesso D’Annunzio e la memoria popolare ricorda un piccolo ma significativo episodio nel periodo in cui si era diffuso il colera nella zona dei colli: Leopoldo Muzii insieme ad altri cittadini, senza alcun indugio, si recò a contatto con gli ammalati per portare loro aiuto e conforto. Alla sua morte la Città gli tributò ogni onore intitolandogli la via del Municipio di Castellamare, fino ad allora nota come via Marilungo.
 
A Pescara nel frattempo procedevano le opere di bonifica e risanamento delle aree paludose e si muovevano i primi passi per l'abbattimento delle mura della fortezza (acquistata, mediante un prestito, dal [[Ministero del tesoro]] il 24 marzo [[1871]] al prezzo di 106.676 [[Lira italiana|lire]], circa 500.000€) e l'espansione della città verso la [[Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana|pineta]] ed i suoi lidi, un'area che nel [[1912]] sarà anche al centro di un ambizioso progetto di [[Antonino Liberi]] volto alla creazione di una città giardino in [[Art Nouveau|stile liberty]] immersa nella pineta appena bonificata, secondo una classica impostazione urbanistica ottocentesca a cardi e decumani, che però troverà solo parziale realizzazione.
 
 
I problemi delle due cittadine erano però numerosi: la costruzione della ferrovia da parte della [[Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali|Società per le Strade ferrate meridionali]], con i suoi cantieri irriguardosi delle condizioni ambientali e volti alla minor spesa possibile, finì per alimentare le [[Palude|zone acquitrinose]] circostanti la fortezza impennando così i rischi per la salute della popolazione, che esposta a periodiche epidemie di [[malaria]], [[Febbre tifoide|tifo]] e [[colera]] non ebbe alcun tipo di risarcimento o compensazione; la società, pur negando ogni addebito, si limitò a finanziare in parte la pulizia dei canali di bonifica; a creare difficoltà poi c'erano anche la piazzaforte stessa, di non facile rimozione e soprattutto la costruzione di un ponte che finalmente unisse in modo sicuro e stabile le due sponde dopo il crollo definitivo dell'’antico ponte romano in muratura e l'evidente inadeguatezza del [[ponte di barche]], ricordato anche da D'Annunzio, che lo sostituiva ormai da secoli. A proposito di questo ci furono molte polemiche tra Pescara e Castellammare, con i dirigenti pescaresi divisi tra coloro che continuavano a rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con gli “odiati” cugini e coloro che cominciavano ad auspicare in maniera concreta una futura riunificazione dei due centri. Oggetto della contesa fu l'’ubicazione del ponte di ferro (che durò fino al [[1933]] quando fu sostituito dal ponte “Littorio”) C’'era infatti chi voleva sorgesse a monte del fiume (dove 70 anni dopo sorgerà il ponte D'Annunzio) per rimarcare la divisione con i teramani della sponda settentrionale e chi invece lo auspicava sulla direttrice di una delle vie principali di Castellammare (come poi avvenne): fu inaugurato il 27 aprile [[1893]] all'altezza dell'attuale Corso Vittorio Emanuele II ed è ancora oggi,sostituito dalla nuova costruzione del ponte Risorgimento, l'arteria principale della città. [[File:Ponte pescara 2.png|sinistra|miniatura|Il ponte carrabile del 1893, antenato dei ponti Littorio e Risorgimento.]][[File:Ponte ferro pescara.png|miniatura|I ponti di Pescara agli inizi del 900; in primo piano il ponte ferroviario e sullo sfondo il ponte carrabile metallico.|alt=]]Inoltre vi erano gravi carenze cittadine riguardo l’'igiene pubblica, le infrastrutture sociali, gli ospedali, le scuole, l’'acqua corrente e potabile. Molte di queste opere vennero timidamente avviate, tra cui l'’assistenza ospedaliera degna di questo nome, anche se di essa si potrà veramente parlare solo nel [[1934]] con la costruzione dell'ospedale Spirito Santo, ancora oggi in funzione.
 
Sarà tuttavia l'apertura della [[Ferrovia Adriatica|ferrovia adriatica]], sin dal [[1863]], a sostenere e veicolare lo sviluppo delle cittadine, e con grande sforzo di concertazione fra i due centri fu completato e potenziato il [[porto di Pescara|porto canale]] nel [[1908]], dopo decenni di dibattiti e proposte contrastanti. In questa fase le due cittadine crebbero vivendo di commercio e di turismo, facilitati dalla presenza della stazione ferroviaria di Castellammare (che curiosamente in un primissimo momento si chiamò stazione di Pescara) e dal ridente e scanzonato aspetto e tenore di vita delle cittadine, diventate nel frattempo famose colonie balneari. Al di la di queste attività, erano poche le iniziative economiche di altro genere, soprattutto dopo che il 27 novembre [[1864]] il [[Ministero della guerra del Regno d'Italia|Ministero della guerra]] [[Alessandro Della Rovere]] rimosse il punto di difesa di Pescara, abolendone la relativa servitù militare e di conseguenza tutta l'economia dell'indotto del presidio militare, che durava da più di 300 anni.
 
== I primi anni del '900 ==
[[File:Gabriele D'Anunnzio.png|thumb|[[Gabriele D'Annunzio]] (nato a Pescara nel 1863)|alt=|sinistra]]
[[File:Pescara Cortile retro Casa natale D'Annunzio.JPG|Cortile retro Casa natale D'Annunzio|thumb|221x221px]]Agli albori del [[XX secolo]], la popolazione dei due comuni che componevano l'attuale Pescara (ovvero il territorio precedente la divisione del [[1807]]) ammontava a circa 8.923 abitanti (censimento del [[1903]]). La propensione al turismo balneare si consolidò e nel [[1905]] gli alberghi di Castellammare Adriatico ospitavano circa 4.000 turisti.
Nella città iniziavano a trovare spazio diverse aree per mercati di tessuti e di generi alimentari. Inoltre il comune della sponda destra del fiume viveva un momento di grande trasformazione urbanistica, soprattutto in seguito al lento ma continuo recupero ad uso civile delle aree della ormai ex fortezza, i cui materiali di risulta vennero riutilizzati per la costruzione di nuovi edifici pubblici o venduti.
 
Nei decenni le rivalità tra le due sponde del fiume si sopirono, mentre aumentavano la concordia e la comunione di intenti per promuovere iniziative di sviluppo: soprattutto il potenziamento del [[Porto di Pescara|porto canale]] fu motivo di collaborazione delle due amministrazioni. Quando l'On. Carlo Mezzanotte, deputato di Chieti, nell'estate del [[1908]] presentò alla [[Camera dei deputati|camera]] una proposta di legge per la fusione dei due comuni di Pescara e Castellamare Adriatico, si levarono forti proteste: tali proteste, però, non furono sollevate per la contrarietà all'idea di fusione quanto perché la proposta prevedeva l'annessione di Castellammare Adriatico nella [[Provincia di Chieti]].
 
Il 4 maggio del [[1917]], sul finire della [[Prima guerra mondiale]], sulla sponda castellammarese si ebbe un'’incursione aerea [[K.u.k. Luftfahrtruppen|austriaca]] che, se da un lato provocò trascurabili danni materiali (la morte di tre persone, due donne e un uomo, e la distruzione del dormitorio e della mensa dei ferrovieri presso la stazione), dall'altro fece comprendere come la grande storia’ si preparava ad affacciarsi in modi non sempre pacifici, nella vita dei due abitati. Le vittime di tale tragico evento sono ricordate ancora oggi da una piccola lapide, apposta in Corso Vittorio Emanuele II 253.
Per prevenire altri attacchi il Ministero della Guerra fece allora approntare un campo di aviazione lungo la Via Tiburtina provvisto di due aerei da combattimento. Nacque così quello che poi diventerà l'[[aeroporto di Pescara]].
 
== 1918-1926: il primo dopoguerra ==
[[File:Lit.png|miniatura|Inaugurazione del ponte Littorio nel 1933. Il ponte verrà minato e distrutto dai tedeschi in ritirata il 9 giugno 1944, durante la seconda guerra mondiale|221x221px]]
Alla fine del primo conflitto mondiale le due cittadine si presentavano ancora molto diverse tra loro: commerciale, artigianale e “popolare” Pescara, borghese, signorile e turistica Castellammare Adriatico, scandita dalle grandi ville dei possidenti.
 
Un evento molto importante in favore della unificazione dei due comuni si verificò nell'inverno del [[1918]]: il 30 novembre i due consigli comunali si riunirono nello stesso momento e votarono lo stesso ordine del giorno e si impegnarono ad adoperarsi per chiedere al [[Governo Orlando]] di decretare la fusione dei comuni.
 
Per la qualificazione degli abitanti delle due sponde e per la nascita della nuova provincia ci furono moltissime trattative, volte a stabilire soprattutto la denominazione della nuova comunità; era chiaro a tutti che l’'unione dei due comuni avrebbe sicuramente determinato il loro rapido progresso, sia dal punto di vista amministrativo ed economico che industriale e commerciale, si cercarono così faticosi compromessi volti a chiamare la città unificata “Aterno (fu preso in considerazione anche il nome Castelpescara).
 
”
Negli anni seguenti le due amministrazioni collaborarono per perorare la causa della fusione: ma decisivo fu l'impegno di [[Gabriele d'Annunzio]] che il 16 maggio del [[1924]] scrisse a [[Benito Mussolini|Mussolini]] una lettera nella quale chiedeva la fusione delle due città e l'elevazione a capoluogo di provincia. Con lo stesso intento operava l'allora deputato abruzzese [[Giacomo Acerbo]].
 
Dal punto di vista economico la città presentava delle nuove linee di sviluppo. Infatti, il turismo continuava a fiorire e i bagni di Castellammare Adriatico erano una meta turistica nota in tutta Italia. A rafforzare questo ruolo di centro del turismo nazionale, nel [[1924]], sotto la spinta politica del ministro [[Giacomo Acerbo]], a Castellammare Adriatico venne organizzata la [[Coppa Acerbo]], che divenne subito una delle gare automobilistiche più importanti del tempo ed un evento capace di portare in città decine di migliaia di visitatori. Sempre in quel periodo iniziarono a vedersi i primi [[opificio|opifici]] e le prime attività di tipo industriale in città, come il noto pastificio Puritas di [[Angelo Delfino]], la [[fornace]] Verrocchio alla Madonna dei Sette Dolori, la fornace Forlani di via Caravaggio e le [[Fonderie Camplone]] sulla Tiburtina. Inoltre, il [[Porto di Pescara|porto]] stava incominciando ad acquisire maggiore importanza ed i volumi di traffico commerciale si facevano sempre più ingenti, complice la navigabilità del fiume, al tempo mezzo ampiamente utilizzato anche per i trasporti di materiali da e verso l'entroterra abruzzese. Nel [[1923]] venne completato l'acquedotto per portare l'acqua potabile in tutte le aree dell'attuale città.
 
 
 
 
== 1927: Pescara capoluogo di provincia ==
[[File:Pescara handelskammer 01.jpg|miniatura|Camera di Commercio di Pescara, costruita nel 1934 in [[Architettura italiana del Novecento#Architettura del periodo fascista|stile fascista]]|217x217px|alt=]]{{Vedi anche|Provincia di Pescara}}[[File:Pescara - Duomo di San Cetteo 2.JPG|thumb|[[Cattedrale di San Cetteo]], ricostruita nel 1938 su una precedente chiesa in condizioni fatiscenti per volere di Mussolini e d'Annunzio|alt=|289x289px]]
Dopo 120 anni di divisione, il 2 gennaio del [[1927]], venne finalmente firmato il decreto di istituzione della [[provincia di Pescara]] e seguiva l'elenco dei Comuni da amministrare, tra i quali quello di Castellammare<ref>[[s:R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 - Riordinamento delle circoscrizioni provinciali|R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 1]]</ref>. Al successivo articolo 4 il Decreto stesso stabiliva: "Il Comune di Castellamare Adriatico è unito a quello di Pescara"<ref>[[s:R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 - Riordinamento delle circoscrizioni provinciali|R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1, art. 4]]</ref>.
A favore del provvedimento, inserito in una più ampia azione di riorganizzazione del territorio operata dal regime, sono state decisive la forte spinta popolare e, soprattutto, l'autorità politica del deputato e futuro ministro dell'agricoltura [[Giacomo Acerbo]] ed il prestigio di [[Gabriele D'Annunzio]] presso il [[Storia del fascismo italiano|regime fascista]].
 
Il nome della città unita, negli intenti dei promotori, sarebbe dovuto essere ''Aterno'', ma l'’influenza di D'’Annunzio su Mussolini portò quest’ultimo a dire che mai avrebbe "sacrificato sull’'altare della pace il nome del luogo natale del poeta", e così prevalse Pescara. Il 6 dicembre [[1926]] Mussolini così telegrafò a D'’Annunzio, che si trovava a Gardone Riviera, annunciandogli la notizia:
 
{{Citazione|Oggi ho elevato la tua Pescara a capoluogo di Provincia.
 
Te lo comunico perché credo che ti farà piacere. Ti abbraccio.|}}
 
E D'’Annunzio rispose:
 
{{Citazione|Sono contentissimo della grande notizia e sono certissimo che la mia vecchia Pescara, ringiovanita, diventerà sempre più operosa e ardimentosa per dimostrarsi degna del privilegio che oggi tu le accordi. Ti abbraccio}}
 
“Alla nuova provincia vennero assegnati tutti i comuni del [[Circondario di Penne]], tranne i comuni gravitanti la [[Valle del Vomano]], rimasti nella [[Provincia di Teramo|provincia teramana]] ([[Arsita]], [[Bisenti]], [[Cermignano]], [[Castiglione Messer Raimondo]] e [[Basciano]]), mentre dalla [[Provincia di Chieti|provincia teatina]] arrivarono tutti i comuni che sorgono fra il fiume Pescara, Chieti e la [[Majella]], oltre a [[Cepagatti]] e [[Pescara]] stessa; dalla [[Provincia dell'Aquila]] passarono a quella pescarese i comuni di [[Popoli (Italia)|Popoli]] e [[Bussi sul Tirino]], andando così a formarsi la quarta provincia abruzzese, la più piccola della regione e fra le meno estese d'Italia, con 1.230,33 [[Chilometro quadrato|km²]] e 46 comuni amministrati.
 
== 1928-1940: il periodo fascista ==
[[File:Pescara - Municipio 01.JPG|miniatura|Il Palazzo di città, completato nel 1935 su progetto dell'architetto [[Vincenzo Pilotti]]. La torre campanaria fu distrutta durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale ed immediatamente ricostruita alla fine del conflitto. |alt=|sinistra|261x261px]]
Dopo l'unificazione e l'elevazione a capoluogo di Provincia, la città è protagonista di un forte sviluppo edilizio con la costruzione delle nuove sedi di tutte le pubbliche amministrazioni, di scuole e mercati. A tutt'oggi, diversi sono i palazzi ad uso pubblico costruiti in quel periodo, tra i quali il Palazzo di Città, il Palazzo del Governo, l'allora Palazzo della Prefettura (distrutto durante i [[Bombardamento di Pescara|bombardamenti di Pescara]] della seconda guerra mondiale, si trovava all'incrocio fra Viale D'Annunzio e Viale Vittoria Colonna) e diverse scuole della città come il liceo classico Gabriele D'Annunzio.
 
Nel febbraio del [[1928]] fu unito al comune di Pescara anche il comune di [[Spoltore]], che però riguadagnerà l'autonomia già nel [[1947]].
 
Particolare rilevanza fra le opere pubbliche di quel periodo ebbe il Ponte Littorio, che pur se da inserire nel quadro dell'’esaltazione dei tempi e del regime, fu anche la celebrazione della riunificazione dei due comuni e il simbolo dell’'evoluzione della città. Disegnato da [[Cesare Bazzani]], questo monumento che sostituì la vecchia gabbia di ferro, fu rivestito e rifinito con [[Travertino|travertino di Ascoli]] e [[Granito|granito di Sardegna]] e arricchito da quattro colonne che sostenevano quattro aquile di bronzo, opera dello scultore Ernesto Brozzi, per ricordare che la costruzione era affidata alla loro custodia quale auspicio di concordia fra le due città ora unite; nel [[1935]] furono collocate sul ponte anche quattro grandi statue muliebri in bronzo, allegorie delle quattro fonti principali a cui l’Abruzzo attinge le sue attività, cioè il Monte, il Mare, il Fiume ed il fertile Piano, realizzate dall’insigne scultore abruzzese [[Nicola D'Antino|Nicola D’Antino]].
[[File:Ponte littorio.png|miniatura|Il comune visto dal ponte Littorio negli anni 30|215x215px]]
L'allora aeroporto della città, il "Campo di Fortuna di Pescara", cambiò nome con decreto ministeriale 25 giugno [[1928]] e venne denominato, per volontà del [[Gabriele D'Annunzio|d'Annunzio]], «Pasquale Liberi», un aviatore abruzzese premiato con la medaglia di bronzo caduto durante la prima guerra mondiale a 25 anni. Sulla sua tomba, nel cimitero di San Silvestro di Pescara, l'epigrafe scritta dallo stesso D'Annunzio recita:
 
{{Citazione|… era un piccolo eroe ridente e franco, un gioioso amico del pericolo, un giovane amante della morte che sembrava portare sempre all’orecchio il garofano rosso dell’amata…}}
 
 
 
<br />
== 1940-1945: la Seconda guerra mondiale ==
{{Vedi anche|Bombardamento di Pescara}}
[[File:Bombardamento pescara.png|sinistra|miniatura|269x269px|Ripresa aerea di uno dei bombardamenti sulla città]]
Diversamente da molte città italiane, regolarmente [[Bombardamenti strategici durante la seconda guerra mondiale|bombardate]] già dalle prime fasi della [[Seconda guerra mondiale]], fino alla fine di agosto del [[1943]] Pescara non ebbe un contatto diretto con la guerra, e le normali attività come l'andare al mare od il passeggio serale non si erano mai interrotte, nonostante gli sporadici allarmi e l'[[oscuramento]] in atto; dopo l'annuncio della firma dell'[[Armistizio di Cassibile]] l'8 settembre di quell'anno, dopo già aver subito un primo e devastante bombardamento il 31 agosto, in città come nel resto del Paese si era diffusa la convinzione che la guerra fosse finita, lasciando la popolazione completamente impreparata per quello che sarebbe successo nei mesi seguenti, con gli sfollati che cominciarono a rientrare in città.
 
I [[Bombardamenti strategici durante la seconda guerra mondiale|bombardamenti]] di Pescara furono ordinati dal generale [[Regno Unito|britannico]] [[Bernard Law Montgomery|Montgomery]], ed avevano l'obiettivo di colpire in maniera decisiva le linee di rifornimento dell'[[Wehrmacht|esercito tedesco]] che faceva ampio uso del nodo ferroviario pescarese, in collegamento con Roma ed il nord Italia. Nonostante la violenza dei bombardamenti, l'impeto dell'attacco alleato alla [[linea Gustav]] ed il contributo dei [[Partigiano|partigiani]] abruzzesi della [[Brigata Majella]], la difesa dell'esercito tedesco in questo settore fu strenua e gli scontri, il cui momento più violento si raggiunse con la [[battaglia di Ortona]], si dilungarono per molti mesi in più del previsto, fino all'inizio di giugno del [[1944]].
 
La prima ricognizione sulla città risaliva al 6 aprile, e gli attacchi aerei avvennero Il 31 agosto ed il 14, 17 e 20 settembre del [[1943]], per concludersi definitivamente solo nel dicembre di quell'anno, su una città dove non esisteva nessun rifugio antiaereo e dove le poche [[Arma contraerea|mitragliatrici]] poste sui palazzi più alti della città non entrarono in funzione, forse perché non presidiate o non operative.
 
L’incursione aveva lo scopo di colpire obiettivi militari (infrastrutture cittadine, oltre ad uomini e mezzi della [[Wehrmacht|Wehrmarcht]] diretti a sud); le “[[Consolidated B-24 Liberator|fortezze volanti]]” però, rimanendo fedeli alla loro triste reputazione, ottennero come risultato un massacro tra la popolazione civile. Il numero dei morti del solo attacco del 31 agosto, pur non essendo mai stato accertato a causa della precipitosa fuga delle autorità cittadine, varia da 600 a 3000. La maggior parte delle vittime furono anziani, donne e bambini. Furono colpite la Questura, le Poste e l’attuale sede dell’Istituto Acerbo, allora adibito a caserma per allievi piloti: tra questi ultimi si registrò una cinquantina di morti, a causa di una bomba caduta nei pressi dell'edificio proprio sul gruppo di cadetti, al rientro da una marcia. Intere famiglie, che erano riunite in casa per il pranzo, furono cancellate. Inoltre, venne colpita una fabbrica di vernice, da cui si sprigionò una nube tossica che rese l’aria irrespirabile in alcune zone della città.
 
A peggiorare il tutto ci pensarono le carenze e la disorganizzazione che caratterizzavano il sistema di [[Dipartimento della Protezione Civile|protezione civile]] dell’epoca; difatti la [[Croce Rossa Italiana|Croce Rossa]] disponeva di due sole autoambulanze e di pochissimi uomini, metà dei quali in quei giorni erano stati trasferiti a [[Genova]] e [[Napoli]] proprio per fronteggiare i bombardamenti che colpivano quelle città. Infine i volontari dell’[[Unione nazionale protezione antiaerea|UNPA]] (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) erano dotati solo di una maschera antigas, di un elmo e di un’ascia. A livello di mezzi, l’UNPA disponeva solo di qualche piccone, due biciclette ed un pesante carretto da spingere a mano. I soccorsi, comunque permisero a molte persone di salvarsi e scongiurare infezioni ed epidemie. Questo risultato fu dovuto non tanto alla Protezione Civile, ma a chi era scampato al bombardamento e si era subito messo al lavoro con ogni mezzo possibile, spesso a mani nude. Tra i superstiti, tutti sotto choc, si registrarono diversi casi di isteria. Il 3 settembre fu ordinato lo sgombero della popolazione per permettere un più rapido ripristino dell’acqua, della luce e del gas e per procedere alle disinfezioni necessarie. I resti umani non ricomponibili vennero accatastati e dati alle fiamme. Diversi cadaveri vennero rinvenuti sotto le macerie anche a distanza di anni.
 
In definitiva, vi furono tantissimi morti e una distruzione quasi totale del quadrilatero settentrionale, la vecchia Castellammare, per un unico risultato strategico-militare tra l’altro non raggiunto, ovvero la distruzione della stazione ferroviaria, ottenendo solo la messa fuori servizio di qualche metro di tracciato ferroviario. La stazione infatti sarà presto resa nuovamente operativa in brevissimo tempo, testimoniando i danni minimi se non nulli inferti dagli alleati all'infrastruttura bersaglio.
 
Pochi giorni dopo, in seguito all'annuncio dell'armistizio che spinse gli [[Sfollato|sfollati]] a rientrare in città (e dopo aver assistito agli avvilenti fatti della [[Fuga di Vittorio Emanuele III|fuga di Vittorio Emanuele III]]), il 12 settembre '43, Pescara veniva occupata senza offrire resistenza (la città fu lasciata totalmente sguarnita da ciò che restava delle autorità italiane del tempo) dall'esercito tedesco e dovette subire le razzie e la distruzione delle strutture portuali, fabbricati, strade, ponti e uffici pubblici da parte degli occupanti, che disseminarono di [[Mina terrestre|mine]] la spiaggia ed il territorio circostante; furono eseguiti molti rastrellamenti fra la popolazione (impiegata nella realizzazione delle fortificazioni) ed infine venne ordinato lo sfollamento definitivo della città alla fine del settembre '43. La repressione fu durissima, come testimoniato dagli avvenimenti dell'11 febbraio 1944, ricordati da una lapide sul posto, in cui 9 partigiani furono fucilati in una cava di argilla di una fornace abbandonata nella zona della [[Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana|Pineta Dannunziana]], mentre altri 3 cittadini pescaresi, trovati in possesso di armi da caccia non funzionanti e scariche, furono giustiziati dai tedeschi a colle Orlando il 13 ottobre 1943, anche loro commemorati da un cippo sul luogo.
 
Il 14 settembre la città fu violentemente bombardata per una seconda volta, e fu colpita anche Porta Nuova, dove fu centrato il borgo storico della vecchia fortezza, con la distruzione di tutto il lato meridionale di via dei Bastioni, cancellando per sempre le seicentesche chiese di San Giacomo e del Rosario, e con la distruzione della vecchia porta cittadina presso il bagno borbonico, oggi ingresso in stile moderno del [[Museo delle genti d'Abruzzo]]. Ma la strage più grave si verificò alla stazione ferroviaria, dove in quel momento una folla stremata dalla fame stava saccheggiando dei vagoni carichi di merci e derrate alimentari di un convoglio di rifornimenti diretto a sud. Le bombe che caddero lì vicino provocarono tra i 600 e i 900 morti nel raggio di poche centinaia di metri. Il risultato di questa nuova incursione, oltre alle migliaia di morti, fu quello di convincere la maggior parte dei pescaresi ad andarsene di nuovo. Si trasferirono fuori città anche gli uffici pubblici: ad esempio, il Comune fu trasferito a [[Spoltore]]. Pescara divenne una città deserta.
 
Questo sfollamento consentì di avere un numero limitato di morti nelle successive incursioni aeree, come in quelle del 17, 19 e 20 settembre in cui vennero sganciate complessivamente 165 tonnellate di bombe. Un’altra incursione fu effettuata il 4 ottobre, quando dodici aerei bombardarono Porta Nuova con centinaia di bombe con il risultato di 16 morti tra la popolazione civile. Tra l’altro, questa incursione fallì il vero obiettivo che era un gruppo di tedeschi che aveva lasciato la città già da qualche ora.
 
Fu inoltre registrata un’ulteriore incursione il 17 ottobre: in questa occasione fu nuovamente colpita la ferrovia, dove i tedeschi concentravano uomini e mezzi. Due civili rimasero feriti e morirono decine di soldati della Wehrmarcht. In seguito le azioni aeree diminuirono, se non in quantità, almeno in gravità: si registrarono diverse incursioni, ma di poco conto; finalmente gli Alleati colpirono solo obiettivi militari.
 
Ma un’ennesima incursione aerea fu registrata l’8 dicembre; l’azione fu condotta da numerosi aerei che bombardarono la città senza obiettivi specifici. Come in precedenza, i morti furono pochi a causa dello spopolamento. Un’altra incursione, avvenuta l’11 dicembre, danneggiò irreparabilmente diverse opere d’arte della famiglia [[Basilio Cascella|Cascella]], mentre altre vennero rubate; alcune opere furono successivamente restaurate. Questa fu l’ultima azione aerea su Pescara, che venne distrutta al 78%. Inoltre la città, bombardata per tre mesi e mezzo, subì la morte di molti suoi cittadini, per un numero che varia dai 2.000 ai 9.000. Inoltre molti altri, circa 12.000, rimasero senza casa.
 
Agli inizi di giugno 1944 i tedeschi abbandonarono Pescara ritirandosi verso nord, lasciandosi alle spalle una città morta, uno spettrale cumulo di rovine dove ogni cosa fu distrutta, dall'aeroporto alle fognature; non vennero risparmiate neanche le statue che adornavano il ponte Littorio, che furono trafugate prima della distruzione dello stesso, le campane delle chiese del [[Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Pescara)|Sacro Cuore]] e di [[Cattedrale di San Cetteo|San Cetteo]], destinate alla fusione per il recupero del bronzo o la torre comunale, abbattuta per non lasciare punti di riferimento alle artiglierie nemiche; sempre in quel periodo ignoti saccheggiarono la [[Museo casa natale Gabriele D'Annunzio|casa natale di Gabriele D'Annunzio]], da cui vennero trafugati monili e preziosi appartenuti alla famiglia del poeta; quando finirono i tedeschi, seguitarono gli "sciacalli" locali e del circondario a finire di depredare quanto ancora di valore rimaneva nei palazzi, nei negozi e nelle banche distrutti e disabitati dell'ormai ex città [[Art Nouveau|liberty]].
[[File:Via ravenna pescara.jpg|miniatura|Macerie in via Ravenna]]
Subito dopo, il 10 giugno 1944, gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] e le forze del [[Corpo Italiano di Liberazione|CIL]] provenienti da Chieti e Francavilla liberarono Pescara, coadiuvate dalla divisione Nembo del [[1º Reggimento "San Marco"|Battaglione S. Marco]] e da due brigate di truppe indiane del [[British Indian Army]].
 
Durante la guerra, diversi gruppi di antifascisti operarono nella città. Nel [[1940]], rientrato dall'esilio francese vi si stabilì l'ex deputato comunista [[Ettore Croce]]. Questi, malgrado la sorveglianza della polizia fascista riuscì a raggruppare attorno a sé un piccolo gruppo di discepoli, tra cui il tregliese Mario Bellisario, che costituirono a loro volta piccoli nuclei antifascisti nei loro paesi d'origine e nella stessa Pescara.
 
Per questi motivi l'8 febbraio del [[2001]], il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della repubblica]], [[Carlo Azeglio Ciampi]] ha conferito alla città la medaglia d'oro al [[Merito civile|merito civile]] con la seguente motivazione:
 
{{Citazione|Centro strategico sulla linea verso il Nord della Penisola e per il collegamento con la Capitale, durante l'ultimo conflitto mondiale fu teatro di continui e devastanti bombardamenti da parte dell'aviazione alleata e dovette subire le razzie e la distruzione di fabbricati, strade, ponti e uffici pubblici da parte dell'esercito germanico in ritirata. 31 agosto 20 settembre 1943 Pescara.|}}<br />
 
== 1946-2000: gli anni del boom ==
Pescara era tornata alla pace e alla vita democratica, ma lo scenario materiale economico e sociale che si presentava agli amministratori era disastroso. Le attività economiche ridotte al minimo, le macerie come principale panorama cittadino, i “senza tetto” si contavano a migliaia, le comunicazioni difficili.
 
La città ridotta a un cumulo di rovine, rimosse le macerie e sanate alla meno peggio le ferite, prese a crescere di nuovo anche grazie al sempre più vigoroso afflusso di nuovi residenti, favorito dalla depressione delle zone interne d’'Abruzzo e delle regioni limitrofe. Già nel [[1951]] Pescara, ritrovatasi al centro di un poderoso fenomeno di migrazione interna abruzzese (che seppure attenuato rispetto a quel periodo non si è ancora arrestato), era diventata in pochi anni il centro maggiore della regione raggiungendo il numero di 65 mila abitanti, dilatando l'area urbanizzata ed occupando massicciamente lo spazio tra la ferrovia e la linea del mare, sia a nord che a sud. La città crebbe soprattutto in altezza senza un piano preciso, con la sostituzione di storiche palazzine a due piani e villini con ampi ed anonimi condomini di scarso se non nullo valore estetico, sacrificando verde pubblico e conseguentemente congestionando il centro, le cui planimetrie furono concepite molti anni prima del conflitto per densità abitative molto meno pressanti e senza alcuna possibile previsione di quella che sarebbe stata la motorizzazione di massa in Italia.
 
La vocazione automobilistica di Pescara, già nobilitata dalla [[Coppa Acerbo]] e dal [[Gran Premio di Pescara 1957|mondiale di Formula 1]] del [[1957]], ebbe modo di concretizzarsi ulteriormente quando si decise che la [[Mille Miglia|1000 miglia]] dovesse includere nel suo percorso la città adriatica.
In meno di vent'anni, dal 1951 al [[1971]], Pescara raddoppiò il numero degli abitanti raggiungendo i 122 mila residenti, consolidando il ruolo di città universitaria e conoscendo un [[Boom edilizio|boom edilizio]] di grandi proporzioni, anche per i già alti standard italiani del tempo.[[File:Piano-regolatore-piccinato.jpg|sinistra|miniatura|Il Piano regolatore del 1947 di Piccinato; si notano strade mai realizzate e la ferrovia arretrata verso le colline, con stazione prevista nella zona dell'ospedale.]]
La realizzazione della nuova stazione di [[Stazione di Pescara|Pescara Centrale]], inaugurata il 31 gennaio [[1988]], fu un importante evento per lo sviluppo della città: l'apertura della nuova stazione ebbe particolare rilevanza dal punto di vista [[Urbanistica|urbanistico]] poiché l'intera linea ferroviaria venne trasferita su una sede sopraelevata, più arretrata verso le colline e priva di intersezioni con le strade della città, così liberandola dai [[passaggio a livello|passaggi a livello]]. Il tracciato ferroviario dismesso è oggi un corridoio verde destinato al trasporto pubblico di massa della [[Filovia di Pescara|filovia di Pescara]] (i cui lavori, dopo un primo progetto risalente al [[1992]] ed i finanziamenti europei arrivati nel [[1995]], si trascinano per il susseguirsi di problematiche burocratiche e cambi di progetto da più di 25 anni)<ref>{{Cita web|url=http://www.ilcentro.it/pescara/la-corte-dei-conti-filovia-pescara-montesilvano-tra-i-peggiori-appalti-d-italia-1.1408671|titolo=La Corte dei Conti: filovia Pescara-Montesilvano tra i peggiori appalti d’Italia|autore=di Pietro Lambertini 06 aprile 2017|sito=Il Centro|lingua=it-IT|accesso=2019-02-26}}</ref>.
 
Dal punto di vista politico, dopo una prima fase di efficienti amministrazioni di [[Sinistra (politica)|sinistra]], guidate da Italo Giovannucci e [[Vincenzo Chiola]] (espressioni di maggioranze [[Partito Comunista Italiano|PCI]]-[[Partito Socialista Italiano|PSI]]), a partire dal [[1956]] la città è stata governata ininterrottamente dalla [[Democrazia Cristiana]] e dai suoi alleati fino al [[1992]]. Ma queste amministrazioni non suscitarono molto gradimento soprattutto a causa di dissennate azioni urbanistiche, fra le quali spiccano la demolizione degli edifici superstiti del lato meridionale di corso Umberto I negli [[Anni 60|anni 60]] e la loro ricostruzione in anonimi condomini e la demolizione nel [[1963]] dello storico Teatro Pomponi sul lungomare (che a sua volta aveva già rimpiazzato nel [[1923]] il Padiglione Marino, primo stabilimento balneare cittadino e Kursaal di Castellammare, risalente al [[1887]]), sacrificato per non affrontare costosi interventi di recupero; l'abbattimento del teatro tuttavia era stato previsto già dai piani di ricostruzione del [[1947]] di [[Luigi Piccinato]], spesso largamente ignorati, in favore di un parco della Riviera, anch'esso mai realizzato.
 
Le elezioni del [[1993]], immediatamente successive gli eventi di [[Mani pulite]], segnarono la caduta della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]], e furono le prime in cui i sindaci furono eletti direttamente dai cittadini: videro la coalizione dei [[Alleanza dei Progressisti|Progressisti]] guidata dall'indipendente di sinistra Mario Collevecchio battere la lista civica di ispirazione DC-PSI, ma dopo una esperienza di governo di appena otto mesi le elezioni furono annullate dopo un ricorso al [[Tribunale amministrativo regionale|Tar]] per un vizio di forma all’epoca della presentazione delle liste, e nella tornata elettorale successiva del [[1994]] vinse la coalizione di [[centro-destra]], capeggiata dal sindaco [[Carlo Pace (politico 1936)|Carlo Pace]], in quota [[Alleanza Nazionale|AN]], che governò la città per due mandati fino al [[2003]]. In questo periodo la Città' iniziò' un periodo di trasformazione urbanistica-culturale, approvando il nuovo [[Piano regolatore generale comunale|PRG]] e realizzando nuovi spazi museali ed un parco culturale nella [[Riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana|Pineta D'Annunziana]].
 
<br />
[[File:Pescara_centrale.jpg|alt=|miniatura|750x750px|Stazione Centrale di Pescara, completata nel 1988|centro]]
== Dal 2001 in poi ==
[[File:Pescara - Via Firenze.jpg|miniatura|Via Firenze, cardo del centro città, dopo la riqualificazione del 2011|alt=|sinistra|260x260px]]
[[File:Pescara -Ponte Flaiano- 2017 by-RaBoe 003.jpg|miniatura|Ponte Flaiano, costruito nel 2017|alt=|243x243px]]
L'amministrazione di [[centro-sinistra]] del sindaco [[Luciano D'Alfonso]] ([[Partito Democratico (Italia)|PD]]), eletta nelle elezioni del [[2003]], ha avviato l'opera di rilancio dell'impianto urbanistico della città, ripristinando l'uso di zone ed edifici storici abbandonati come l'ex caserma Cocco (oggi parco pubblico), la [[Stazione di Pescara Porta Nuova|stazione di Porta Nuova]] e l'[[Aurum - La fabbrica delle idee|ex fabbrica dell'Aurum]], realizzando molti progetti come la pedonalizzazione delle aree centrali e la creazione di una rete di piste ciclabili, e dotando la città di grandi opere come il [[ponte del mare]] ed il [[Ponte Flaiano]], che hanno inciso sull'aspetto della città e sulla sua qualità della vita.
 
Nel [[2009]] la città ha ospitato i [[XVI Giochi del Mediterraneo]] superando le altre due città candidate [[Patrasso]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]] nelle votazioni del [[Comitato Internazionale dei Giochi del Mediterraneo|comitato internazionale]].
 
=== Area metropolitana ===
In seguito alla rapida saturazione edilizia dell'esiguo territorio comunale raggiunta negli [[Anni 1970|anni '70]] (con una densità di 3 479,45 ab./[[Chilometro quadrato|km²]] Pescara è fra i primi capoluoghi in Italia per densità di popolazione, preceduta solo dalle grandi metropoli), la città continuò nel tempo ad espandersi al di fuori dei propri confini nei comuni limitrofi (segnatamente a [[Montesilvano]], [[Francavilla al Mare]] e [[San Giovanni Teatino]]), e già a partire dagli [[Anni 1980|anni '80]] Pescara insieme a [[Chieti]] è al centro di una vasta [[Area metropolitana|area metropolitana]] sempre più integrata ed interdipendente. Le amministrazioni degli ultimi anni hanno cercato di assecondare questo ruolo sia dal punto di vista urbanistico, cercando di costruire le infrastrutture di mobilità opportune, sia dal punto di vista della pianificazione dei servizi che vengono offerti a ridosso dei confini del comune ma al centro della conurbazione, come [[Centro commerciale|centri commerciali]], zone industriali, e, soprattutto, il trasporto pubblico locale.
 
 
 
La suddetta [[Area metropolitana|area]] vista dall'alto offre l'immagine di una ''T''; dalla vallata che parte ai piedi di Chieti, punta sul mare e si allarga con le ali sulla riviera, a nord verso [[Montesilvano]] ed a sud verso [[Francavilla al Mare]]. Essa comprende i Comuni di Pescara, [[Montesilvano]], [[Francavilla al Mare]], [[Silvi]], [[Città Sant'Angelo]], [[Chieti]], [[Spoltore]], [[Cappelle sul Tavo]] e [[San Giovanni Teatino]] e conta circa 350.000 abitanti.[[File:Pescara Ponte del Mare 2013-12 by-RaBoe 24.jpg|miniatura|Ponte del Mare, inaugurato nel 2009|alt=|230x230px]]
 
==== Nuova Pescara ====
[[File:Panorama pescara.png|miniatura|Panoramica del [[Porto di Pescara]]]]
In data 25 maggio [[2014]] i residenti dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore si sono espressi in un referendum a favore dell'istituzione di un unico comune. Partecipò al voto il 69,46% degli aventi diritto e di questi il 64% si espresse a favore della fusione (A Montesilvano ha risposto Sì il 52,23% dei votanti. Ha prevalso il Sì anche a Pescara con il 70,32% e a Spoltore con il 51,15%.). La relativa legge regionale è stata approvata in data 8 agosto [[2018]], fissando il 1º gennaio [[2022]] come data di nascita del nuovo comune<ref>{{Cita news|autore=Vito de Luca|url=http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2016/02/06/news/c-e-una-prima-data-nuova-pescara-dal-2019-1.12912708|titolo=C’è una prima data: Nuova Pescara dal 2019|pubblicazione=[[Il Centro]]|data=6 febbraio 2016}}</ref>.
{| class="wikitable"
!Comuni interessati
!Residenti al
censim. 2011
 
(pop. legale)
!Residenti al
31/12/2015
!Superficie
<small><abbr>km²</abbr></small>
!Densità al
31/12/2015
 
<small>ab./<abbr>km²</abbr></small>
|-
|Montesilvano
|50.413
|53.738
|23,5746
|2.279
|-
|Pescara
|117.166
|121.014
|34,3630
|3.522
|-
|Spoltore
|18.566
|19.366
|37,0144
|523
|-
|'''Nuova Pescara'''
|''186.145''
|''194.118''
|''94,9520''
|2.044
|}
 
== Evoluzione demografica ==
{{Demografia/Pescara}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro | nome= Luigi| cognome= Battaglini| titolo= La provincia dannunziana, la provincia, il comune e la città di Pescara, i comuni minori| anno= 1936| editore= Arti grafiche Alfieri & Lacroix| città= Milano}}
* {{cita libro | nome= Paolo| cognome= Avarello|nome2=Aldo|cognome2=Cuzzer|nome3=Francesco|cognome3=Strobbe|titolo= Pescara, contributo per un'analisi urbana| anno= 1976| editore= Bulzoni| città= Roma}}
* {{cita libro | nome= Raffaele| cognome= Colapietra| titolo= Pescara, 1860-1927| anno= 1980| editore= Costantini| città= Pescara}}
* {{cita libro |curatore=A. Carnemolla|curatore2=C. Pozzi| titolo= La città, le idee : Pescara nelle interviste a cinque architetti| anno= 1981| editore= Marcello Ferri| città= L'Aquila}}
* {{cita libro | nome= Luigi| cognome= Lopez| titolo= Pescara: dalla Vestina Aterno al 1815| anno= 1985| editore= Deputazione Abruzzese di Storia Patria| città= L'Aquila}}
* {{cita libro | nome= Luigi| cognome= Lopez| titolo= Pescara, dalla restaurazione al 1860| anno= 1990| editore= Deputazione Abruzzese di Storia Patria| città= L'Aquila}}
* {{cita libro| titolo= Era Pescara, immagini di storia della città| anno= 1993| editore= Soprintendenza archivistica per l'Abruzzo| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Orlando| cognome= Serra| titolo= Storia di Pescara e cultura universale, dal 1500 a.C. al 1995 d.C.| anno= 1995| editore= Landoor Harres| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Cristina| cognome= Bianchetti| titolo= Le città nella storia d'Italia. Pescara| anno= 1997| editore= Laterza| città= Bari}}
* {{cita libro |titolo= Pescara: città, provincia, documenti e curiosità d'archivio sulle origini di una nuova istituzione, 1901-1927| anno=1997| editore= Soprintendenza archivistica per l'Abruzzo e il Molise| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Federico| cognome= Valeriani| titolo= Racconti della memoria di una Pescara dannunziana| anno= 1997| editore= | città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Licio| cognome= Di Biase| titolo= Castellamare nel tempo| anno= 1998| editore= Scep/Tracce| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Licio| cognome= Di Biase| titolo= I giorni della Pescara - Come nacquero il nuovo comune e la nuova provincia| anno= 2006| editore= Scep| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Licio| cognome= Di Biase| titolo= Prima Kursall, poi distilleria...oggi è l'Aurum| anno= 2007| editore= Tracce/Scep| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Licio| cognome= Di Biase| titolo=La Madonna dei Sette Dolori tra storia e leggenda| anno= 2008| editore= Tracce/Scep| città= Pescara}}
* {{cita libro | nome= Licio| cognome= Di Biase| titolo= La Madonna dei Sette Dolori tra storia e leggenda| anno= 2008| editore= Tracce| città= Pescara}}
*Simonluca Perfetto'', Il commercio dell'olio attraverso la via portuale della Pescara spagnola (1554-1557),'' Pescara, Museo delle Genti d'Abruzzo, 2014.
 
== Voci correlate ==
* [[Pescara]]
* [[Aternum]]
* [[Castellammare Adriatico]]
* [[San Silvestro Colle]]
* [[Storia dell'Abruzzo]]
* [[Bombardamento di Pescara]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.webalice.it/giord1302/dialetto/sm/frentani/aterno.htm|Aterno Oppidum - Tratto dalla ''Storia dei Frentani'' dell'abate Domenico Romanelli}}
* {{cita web|http://h1.ath.cx/muvi/pescara1799/storia.html|Sito dedicato alla Repubblica di Pescara del 1799}}
 
{{Pescara}}
{{Portale|Abruzzo|storia}}
 
[[Categoria:Storia di Pescara| ]]
[[Categoria:Storia dell'Abruzzo|Pescara]]