Marciano di Siracusa e Carl Meinhold: differenze tra le pagine

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{{S|cestisti statunitensi}}
{{Vaglio|arg=Religione|arg2=Storia}}
{{Sportivo
{{Santo
|Nome = Carl Meinhold
|nome= San Marciano di Siracusa
|Sesso = M
|immagine= Statua Duomo di Siracusa.jpg
|CodiceNazione = {{USA 1912-1959}}
|didascalia= Statua di san Marciano<br />([[duomo di Siracusa]])
|Disciplina = Pallacanestro
|dimensione immagine = 200px
|Ruolo = [[Guardia tiratrice|Guardia]] / [[ala piccola]]
|note=
|TermineCarriera = 1956
|nato= [[I secolo]]
|SquadreGiovanili =
|venerato da= Chiesa Cattolica, Chiesa Ortodossa
{{Carriera sportivo
|morto=
|1941-1944|Hazleton High School|
|canonizzazione=
|1944-1946|{{Basket Long Island University|G}}|
|santuario principale=
}}
|ricorrenza= [[30 ottobre]]: Chiesa cattolica; 30 ottobre e [[9 febbraio]]: Chiesa ortodossa; [[2 giugno]]: città di Gaeta; [[14 giugno]]: arcidiocesi di Siracusa.
|Squadre =
|attributi=
{{Carriera sportivo
|patrono di= [[arcidiocesi di Siracusa]], [[Gaeta]] (compatrono con sant'Erasmo)
|1947-1948|{{Basket Baltimore Bullets (1944-1955)|G}}|48 (253)
|1948-1949|{{Basket Chicago Stags|G}}|15 (41)
|1948-1949|{{Basket Providence Steamrollers|G}}|35 (222)
|1949-1950|{{Basket Scranton Miners|G}}|34
|1951-1952|{{Basket Scranton Miners|G}}|24
|1953-1954|{{Basket Berwick Carbuilders|G}}|
|1954-1956|{{Basket Hazleton Hawks|G}}|
}}
|Aggiornato =
}}
{{Bio
|Nome = MarcianoCarl Marvin "Red"
|Cognome = Meinhold
|PostCognomeVirgola = o '''Marziano'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = AntiochiaWest Hazleton
|GiornoMeseNascita = 29 marzo
|AnnoNascita = I secolo d.C.1926
|LuogoMorte = Reading
|NoteNascita =
|LuogoMorteLink = Reading (Pennsylvania)
|LuogoMorte = Siracusa
|GiornoMeseMorte = 23 febbraio
|AnnoMorte = ?2019
|NoteMorte = <ref>[http://www.tributes.com/obituary/show/Carl-Meinhold-106871767 Carl Meinhold] ''tributes.com''</ref>
|NoteMorte =
|Attività = ex cestista
|Epoca = 100
|Nazionalità = statunitense
|Attività =
|PostNazionalità = , professionista nella [[Basketball Association of America|BAA]] e nella [[American Basketball League (1925-1953)|ABL]]
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato un [[vescovo]] e [[martire]], venerato come santo dalla [[Chiesa cattolica]] e dalla [[Chiesa ortodossa]]
}}
 
==Premi e riconoscimenti==
Secondo la [[tradizione#Filologia|tradizione]] Marciano fu il [[protovescovo]] di Siracusa; discepolo dell'[[apostolo]] [[Pietro apostolo|Pietro]]. Viene considerato il primo vescovo d'Occidente, poiché giunse in Sicilia quando l'apostolo si trovava ancora ad [[Antiochia]].<ref group=N>Per questa definizione vd. Stallman, C. J., The Past in Hagiographic Texts: S. Marcian of Syracuse. In: Reading the Past in Late Antiquity (Clarke, G.W., ed.), Singapore 1990, pp. 347-365; Hugo Buchthal, ''Art of the Mediterranean World: 100-1400 A. D.'', 1983, p. 61; Matthew Bunson, Margaret Bunson, Stephen Bunson, ''Our Sunday Visitor's Encyclopedia of Saints'', Revised, Huntington (Indiana), Our Sunday Visitor Publishing, 2003, p. 519. Marciano viene da questi studiosi descritto come: {{Citazione|Vescovo martire di Siracusa, Italia, chiamato "il Primo Vescovo dell'Occidente".||Martyred bishop of Syracuse, Italy, called "the First Bischop of the West".|lingua=en}}</ref>
* Campione [[Basketball Association of America|BAA]] ([[Basketball Association of America 1947-1948|1948]])
 
* Campione [[American Basketball League (1925-1953)|ABL]] (1950)
Le fonti su Marciano vengono riscontrate solo dall'[[epoca bizantina]] ([[VII secolo]]), per questo motivo sono considerate delle fonti tardive. Le prime due [[Agiografia|agiografie]] sul Santo sono formate da un ''Kontakion'' e da un ''[[Encomio]]''.<ref group=N>Non è tuttavia da escludere la presenza di un Marciano di Siracusa nel più antico [[martirologio]] occidentale, risalente al [[IV secolo]]: nel [[Martirologio Geronimiano]] infatti figura più volte la commemorazione di un martire di nome Marciae che diversi storici hanno collegato al protovescovo antiocheno. Cfr. {{Cita|Campione, 2005|p. 23}}.</ref> Tuttavia la natura elogiativa di queste opere letterarie rende difficile la distinzione degli elementi biografici veritieri da quelli fantastici.<ref>{{Cita|Rizzo, 2003|pp. 399-426}}; Lancia di Brolo in M. Mastrogregori, ''Storiografia: rivista annuale di storia'', 1997, p. 329; {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 15}}.</ref>
 
Un presunto [[anacronismo]] individuato nel testo dell'autore dell'''Encomio'' — il quale daterebbe il martirio in un'epoca ben più tardiva di quella apostolica — e l'assenza di antiche testimonianze scritte o figurative ha portato molti studiosi a collocare il vescovo Marciano non prima del [[III secolo]].<ref name=Lanzoniuno>Vd. {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 620}}.</ref>
 
La più antica immagine di Marciano si trova nelle [[Catacombe di Siracusa|Catacombe di Santa Lucia]], si tratta di un affresco risalente all'[[VIII secolo]]. Un'altra sua raffigurazione è stata rinvenuta all'interno della cosiddetta [[Chiesa di San Giovanni alle catacombe|cripta di San Marciano]]: una basilica bizantina costruita sopra un antico complesso [[paleocristiano]] che la tradizione ha identificato come abitazione del Santo e in seguito come suo sepolcro. Le sue [[Reliquia|reliquie]] non si trovano tuttavia a Siracusa, esse sono infatti custodite nelle città di [[Gaeta]] e di [[Messina]].
 
== Fonti agiografiche ==
=== Nella letteratura ===
==== Secoli VII e VIII ====
La più antica notizia su Marciano, vescovo e martire, legato a Siracusa, risale alla seconda metà del [[VII secolo]] e si tratta di un ''[[Kontakion]]'' — composto da un'omelia poetica e un inno liturgico, come l'''[[Akathistos]]'' in uso nel [[VI secolo]]<ref name=notauno>Vd. {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 277}}.</ref> —, attribuito all’[[Inno#Innografia cristiana|innografo]] [[Gregorio di Siracusa|Gregorio]],<ref>E. Mioni, ''I kontakia di Gregorio di Siracusa'', Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata 1, 1947, 204-206; sull’attribuzione del kontakion a Gregorio cfr. Pricoco, ''Un esempio di agiografia regionale'' cit., 347, nota 66. Vd. per approfondire {{Cita|Campione, 2005|pp. 23-35}}.</ref> anche se il [[gesuita]] [[Ottavio Gaetani|Gaetani]] lo aveva erroneamente attribuito al siciliano [[Giuseppe l'Innografo]].<ref>{{Cita|Rizzo, 2006|p. 80}}.</ref> Nel ''Contacio'' Marciano viene presentato come:
 
{{Citazione|la prima stella… che dall’Oriente venne ad illuminare i popoli di Occidente<ref>Vd. Amore, ''Marciano vescovo'', col. 693; {{Cita|Rizzo, 2006|p. 80}}.</ref>|}}
[[File:0605 - Siracusa - Facciata del Duomo - Foto Giovanni Dall'Orto, 22 May 2008.jpg|thumb|Statua di Marciano, scolpita da [[Ignazio Marabitti]] nel 1757, collocata sulla parte superiore del Duomo siracusano]]
Segue un ''Encomio'', databile alla fine del VII secolo e inizi dell'[[VIII secolo]], scritto in [[lingua greca|greco]] e conservato in [[Vaticano]], intitolato ''L'encomio di San Marciano'',<ref>{{Cita|Bibliotheca hagiographica graeca|n. 1030}}.</ref> che riprende e amplia le notizie fornite dal ''Kontakion''.<ref name=notauno/> L'encomiasta bizantino afferma che per scrivere il suo testo si servì della tradizione orale e dello scritto di un [[Peregrino]] (o Pellegrino), dal quale apprese i passaggi su una ''Passio'' — non pervenuta — che questo Peregrino, discepolo di Marciano, scrisse sul suo mentore.<ref>Vd. {{Cita|Rizzo, 2003|pp. 399-426}}.</ref>
 
La precedenza del ''Kontakion'' sull<nowiki>'</nowiki>''Encomio'' non è però accettata in maniera unanime, ad esempio: il [[filologo]] e [[paleografo]] Mioni ritiene che il ''Kontakion'' sia più antico e che risalga ai primi anni dell'introduzione del [[Rito bizantino|rito greco]] a Siracusa (per il Mioni nel [[663]]-VIII secolo).<ref>Vd. ''I Kontakia di Gregorio di Siracusa'', in «Bollettino della Badia greca di Grottaferrata», n.s., 1 (1947), pp. 1-8. e cfr. {{Cita|Rivista di storia della chiesa in Italia, 1982|p. 64}}.</ref> Al contrario lo studioso Amore ritiene invece che ad essere più antico sia l'''Encomio'', in virtù del suo contenuto e facendone un confronto, oltre che con il ''Kontakion'', con la ''Vita di [[Zosimo di Siracusa|San Zosimo]]'' (monaco, iniziatore nel [[648]] della serie episcopale greca<ref>vd. ''Koinōnia''. Vol. 15, 1991, p. 80.</ref>). Mentre nei primi due documenti la chiesa siracusana risulta di fondazione petrina, nella ''Vita di San Zosimo'' non si fa accenno né al martire né alle origini, risalenti all'[[età apostolica]], della suddetta chiesa. Rimane tuttavia controversa la datazione di questa ''Vita'', ritenuta di poco anteriore alle opere in cui si narra la tradizione marcianea o sua coetanea.<ref>Per la ''Vita di San Zosimo'' come ''[[terminus post quem]]''; dopo la quale sarebbe nata la tradizione petrina, vd. Daniela Motta, ''Percorsi dell'agiografia: società e cultura nella Sicilia'', 2004, pp. 193-197.</ref>
 
Secondo Magnano la mancata menzione delle origini petrine non rappresenterebbe una prova dell'invenzione di tale tradizione, piuttosto sostiene egli, potrebbero essere state omesse perché non vi era bisogno di ricordarle, essendo comunemente accettate.<ref>P. Magnano, ''Syracusana ecclesia''. Vo. I, 1992, p. 63.</ref> Il Lanzoni ritiene invece che questo silenzio, da egli individuato anche nella precedente copiosa corrispondenza di lettere tra [[papa]] [[Gregorio Magno]] e il vescovo siracusano, sia la prova dell'infondatezza di tale pretesa antica origine.<ref>Vd. {{Cita|Lanzoni, 1927|pp. 621-622}}.</ref> Per Amore fu l'''Encomio'' che diede inizio alla tradizione delle origini apostoliche.<ref>Vd. {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 277}}, n. 5; {{Cita|Rivista di storia della chiesa in Italia, 1982|p. 64}}. Per la definizione petrina della chiesa siracusana nei documenti citati vd. ''Koinōnia''. Vol. 15, 1991, p. 80.</ref>
 
==== Incerta datazione ====
Discorso a parte risulta essere il ''Martyrium sancti Libertini episcopi Agrigenti et s. Peregrini'', testo latino,<ref>[[Bibliotheca hagiographica latina]], n. 4909. Cfr. ''Acta Sanctorum'', nov. I, p. 607.</ref> per via della sua controversa data d'origine. Alcuni studiosi fanno risalire il suo autore alla seconda metà del [[V secolo]],<ref name=Rizzo>Vd. {{Cita|Rizzo, 2003|pp. 402-407}}.</ref> mentre secondo altri egli non sarebbe antecedente all'età dell'encomiasta bizantino.<ref group=N>Per la data tardiva vd. ad esempio [[Biagio Pace]], ''Arte e civiltà della Sicilia antica: Barbari i bizantini'', 1949, il quale a p. 18 afferma: {{Citazione|La leggenda di un Pellegrino, discepolo di Marciano di Siracusa [...] è contenuta in un documento agiografico di incerta ma non antica data. Non è certo più antico dell'encomio greco di Marciano, opera del sec. VII, VIII [...]|}}</ref> Il testo di quest'opera fu reso edito per la prima volta nel [[XVII secolo]] nelle ''Vitae Sanctorum Siculorum'' del Gaetani.<ref group=N>Il Gaetani lo ricevette dal fratello, Costantino, il quale a sua volta lo aveva trovato in un'[[Abbazia di Farfa]]. Il testo recentemente è stato reso edito dall'agiografo Scorza Barcellona. Vd. per approfondire {{Cita|Rizzo, 2003|pp. 399-427}}.</ref> Nel ''Martirio'' in questione, Marciano viene riconosciuto vescovo — ''Syracusanae ecclesiae Martianus episcopus'' — ma non si accenna ad un suo ordinamento petrino.
 
Il Rizzo afferma che proprio l'assenza del richiamo delle origini petrine — secondo lo studioso si tratta di una leggenda nata in epoca bizantina — è l'elemento che permette di datare l'agiografo al V secolo. Egli afferma inoltre che se l'agiografo va collocato realmente in età vandalica, i martiri di cui parla, con memoria già approssimata, sono da considerarsi di età [[Costantino I|precostantiniana]].<ref name=Rizzouno/>
 
==== Secolo VIII e IX ====
 
[[File:Мучения Панкратия Тавроменийскогого.jpg|thumb|200px|left|San Pancrazio ([[Monte Athos]]). Il vescovo taorminese non è presente nell'''Encomio'']]
 
Redatta nell'VIII secolo, e già diffusa al IX,<ref>Vd. ''Rivista di storia della Chiesa in Italia'', 1978, p. 417.</ref> la ''Vita Sancti Pancratii di Taormina'',<ref>{{Cita|Bibliotheca hagiographica graeca|n. 1410}}.</ref> contiene le biografie di Marciano, [[Pancrazio di Taormina]] e [[Berillo di Catania]]. Questa ''Vita'' viene definita dalla critica agiografica come favolistica, ricca di elementi fantasiosi.<ref>Vd. ad esempio le menzioni della ''Vita Pancratii'' in M. Capaldo, {{Cita web|url=http://www.europaorientalis.it/uploads/files/1983/1983.1.pdf|titolo=Un insediamento slavo presso Siracusa nel primo millennio d.C.|accesso=30 agosto 2015|}}; {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 277}}; {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 617}} e {{Cita|Efthymiadis, 2013|p. 231}}, il quale definisce il contenuto del documento come «''a hagiographical romance good and proper''».</ref> Essa è certamente posteriore all'''Encomio'',<ref>Vd. {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 619}}; {{Cita|Efthymiadis, 2013|p. 232}}, i quali collocano la stesura dell'opera durante la persecuzione dell'[[iconoclastia]].</ref> dove non compare ancora Pancrazio, il quale verrà accostato a Marciano partendo proprio da questa ''Vita''.<ref>Vd. osservazioni in ''Europa orientalis''. Vol. 2, 1983, pp. 7-13; ''Archivio storico siracusano''. Vol. 4-6, 1958, p. 179.</ref><ref group=N>Vd. ''Siracusa e Taormina nell'agiografia italogreca'', in {{Cita|''Rivista di studi bizantini e neoellenici'', 1990|p. 43}}: {{Citazione|Poiché nell'Encomio di Marciano non si parla di Pancrazio di Taormina, è probabile che in questa prima fase la leggenda apostolica di Siracusa non coinvolgesse ancora Taormina, sebbene non si possa escludere che le pretese di quest'ultima siano volutamente ignorate|}}</ref>
 
{{Citazione|Un ampio ''Martirio di s. Pancrazio'' fu diffuso con il nome di un Evagrio, e nel vortice delle leggende che vi erano contenute venne trascinato anche s. Marciano, nonché l'omonimo santo dell'autore|Rizzo, ''Sicilia cristiana dal I al V secolo'', 2006, p. 13.}}
 
Il Lanzoni ha supposto che il ''Sinassario'' di Costantinopoli abbia tratto la sua fonte siciliana da questo documento.<ref>{{Cita|Lanzoni, 1927|pp. 618-619}}.</ref>
 
L'agiografo [[Michel Van Esbroeck|Van Esbroeck]] ha però sostenuto che in origine esistesse già una leggenda di Pancrazio, databile al VI-VII secolo, priva degli elementi favolistici inseriti nella ''Vita'' redatta in epoca successiva.<ref>Vd. ''Rivista di storia e letteratura religiosa'', vol. 28, 1992, p. 42. </ref> Essa sarebbe stata nota a [[Teodoro Studita]], il quale nella sua opera sul martire taorminese ignora anch'egli una vita parallela di Marciano e Pancrazio.<ref>''Byzantion: Revue Internationale Des Études Byzantines'', 2001, p. 201; {{Cita|Rizzo, 2006|p. 77}}.</ref>
 
Tale leggenda avrebbe contenuto in origine la sola missione petrina, quindi sarebbe stata priva di quel contendere territoriale tra il vescovo siracusano e quello taorminese che invece caratterizza la ''Vita'' dello pseudo-Evagrio.<ref group=N>Diversi studiosi affermano che nella ''Vita Pancratii'' vi è una palesata volontà di voler dimostrare che la chiesa di Taormina sia più antica di quella di Siracusa. Tale pretesa ha fatto ipotizzare che l'opera sia stata redatta dopo la [[Assedio di Siracusa (878)|conquista islamica di Siracusa]] (878) quando Taormina restò l'ultimo centro di potere dell'impero bizantino in Sicilia. Vd. {{Cita|''Rivista di studi bizantini e neoellenici'', 1990|p. 52}}. Potrebbe comunque trattarsi di semplice rivalità municipale trasportata ideologicamente nel confronto tra i due santi: {{Citazione|Ma l'incontro fra i due santi è stato interpretato anche come occasione ed esemplificazione di una sorta dirivalità municipale. Il conflitto di competenze rtra i due vescovi, giuocato su una pretesa superiorità di Pancrazio nei confronti di Marciano...|Motta, ''Percorsi dell'agiografia: società e cultura nella Sicilia tardoantica e bizantina'', 2004, p. 216.}}</ref> L'opera letteraria di Marciano e quella di Pancrazio rappresentano comunque la base sulla quale si sono formate diverse altre leggende più tardive.
 
==== Secolo X in avanti ====
 
Tardive, e quindi con ogni probabilità dipendenti dalle prima opere, sono altre versioni letterarie dove si nomina Marciano di Siracusa.
 
[[Simeone Metafraste]] nel ''Commentario sui Santi Pietro e Paolo'', ad egli attribuito (intorno al [[X]] secolo), conferma il costante richiamo unitario dei vescovi siciliani. Il Metafraste nel suo testo dice che Marciano di Siracusa venne ordinato vescovo dall'apostolo Pietro insieme a Pancrazio di Taormina e Berillo di Catania. L'agiografo bizantino sostiene inoltre che l'apostolo Pietro, oltre ad ordinare i suddetti vescovi, venne egli stesso sull'isola di Sicilia.<ref>''Acta Sanctorum'', Junii V, 411ss.</ref>
 
A tal proposito desta curiosità un [[Calendario liturgico|calendario]] di Santi Siracusani scritto su [[pergamena]] a caratteri [[Lingua gotica|gotici]] o [[Lingua gallica|gallici]], e perciò detto ''calendario gallicano'', ritrovato nelle [[Catacombe di Siracusa|catacombe siracusane]] nel [[XVII secolo]] ma risalente al [[1152]].<ref>M. Mancaruso, ''Kalendarium Sanctorum fidelissimae urbis Syracusarum'', Palermo, 1704 e cfr. Serafino Privitera, ''Storia di Siracusa'', ed. 1879, p. 495.</ref> Esso riporta la visita di S. Pietro in città, commemorandola nella data del 30 giugno, specificando che in quel tempo era ancora in vita S. Marciano.<ref>Vd. Costantino Cajetano in ''Vita S. Gelasii'', Orlend. O. Gaetani, ''Isagoge'', C. Gaetani, De origine...</ref> Stando a racconti tardivi l'apostolo avrebbe visitato molti luoghi in Sicilia, ma ciò non è confermato da nessuna antica fonte.<ref>Vd. ad esempio L. C. Grasso, ''Della introduzione e successivo progresso della religione cattolica in Sicilia'', ed. 1845, pp. 35-38, nel cui testo si affermano tante testimonianze letterarie di autori tardivi sul presunto passaggio dell'apostolo Pietro in Sicilia.</ref> Gli [[Atti degli Apostoli]] riportano solamente la sosta dell'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]] a Siracusa per tre giorni, senza dire cosa accadde in quel breve arco di tempo, nell'anno [[61]].<ref>At. 28, 12-13.</ref>
 
=== Nella tradizione orientale ===
[[File:Marcellus, Bishop of Sicily, Pancratius, Bishop of Taormina, and Philagrius, Bishop of Cyprus (Menologion of Basil II).jpeg|thumb|250px|I santi siciliani nel ''Menologio di Basilio II'': Marciano (o Marcello) di Siracusa; Pancrazio di Taormina e Filagrio di Cipro]]
Il nome di Marciano martire di Siracusa appare nei libri liturgici orientali sotto la data del 30 o 31 ottobre e del 9 febbraio. Come dipendente dalla liturgia orientale figura il [[Calendario marmoreo di Napoli|calendario marmoreo di Napoli]], redatto nel [[IX secolo]], che lo ricorda al 30 di ottobre.<ref>Delehaye, ''Hagiographie Napolitaine'' cit., 36. 38.</ref> Figura anche nel Codice Capuano del [[991]], nei [[Meneo|Menei]] di [[Grottaferrata]] e nel ''[[Typikon]]'' di san Bartolomeo.<ref>Cfr. Amore, s.v. ''Marciano, vescovo di Siracusa'' cit., 694.</ref>
Marciano è inoltre presente nel [[Menologio]] dell'imperatore bizantino [[Basilio II Bulgaroctono|Basilio II]], composto da Simeone Metafraste, intorno al secolo [[X]], alla data 9 febbraio con i vescovi Filagrio di [[Cipro]] e Pancrazio di [[Taormina]].<ref> Cod. Vat. Gr. 1613, fol. 388; ''Menologio di Basilio II'', a cura di P. Franchi De’ Cavalieri, Torino-Roma 1907; ''Menologio di Basilio II'', a cura di F. Lollini, Milano 1994.</ref><ref group=N>Dal Menologio di Basilio II, estratto dal libro di [[Giovanni di Giovanni]], ''Storia ecclesiastica di Taormina'', ed. 1870, pp. 39-40: {{Citazione|Commemorazione di S. Marciano Vescovo di Sicilia, di Filagrio Vescovo di Cipro, e di Pancrazio Vescovo di Taormina. Questi furono discepoli di S. Pietro Apostolo.|}}</ref> L'attestazione del nome Marcello, o Marco, riferito a Marciano, e la sua collocazione al 9 febbraio, la si ebbe con il ''[[Sinassario]]'' di [[Costantinopoli]].<ref name=notadue>Vd. ''Rivista di storia della Chiesa in Italia'', 1976, p. 71 e 417. Cfr. anche {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 276}}; {{Cita|Campione, 2005|p. 26}}.</ref>
 
{{Citazione|Marciano, in questa memoria collettiva del 9 febbraio - che passa al secondo posto -, si duplica in Marco e Marcello [...]|Salvatore Pricoco, ''Sicilia e Italia suburbicaria tra IV e VIII secolo'', 1991, p. 146.}}
 
Nel maggiore documento per la [[Chiesa ortodossa]], redatto sempre intorno al secolo X, Marciano vi figura con due diverse date e due diversi nomi: al 9 febbraio si ha la celebrazione di Marcello di Siracusa, consacrato vescovo dall'apostolo [[Pietro apostolo|Pietro]], ricordato con Pancrazio di Taormina;<ref group=N>Per approfondire la discussione sul ''Synax''. e la data del 9 luglio riferita al solo Pancrazio o anche a Marciano, vd.: {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 618}}; {{Cita|Rizzo, 2006|p. 87}}; {{Cita|Pricoco, 1991|p. 146}}. Pricoco in particolare afferma che: {{Citazione|Le uniche varianti documentate nel ''Sinassario'' sono la consacrazione congiunta di Marciano e di Pancrazio ad opera di Pietro e di Paolo - limitata alla notizia dedicata il 9 luglio al solo vescovo di Taormina - [...]|}}</ref> e figura poi da solo alla data del 31 ottobre.<ref name=notadue/>
 
=== Nei martirologi occidentali ===
Gli studiosi non sono concordi nello stabilire se Marciano viene menzionato nel più antico [[martirologio]] occidentale, ovvero nel ''[[Martyrologium Hieronymianum]]'', il cui testo latino risale al [[IV secolo]]. Qui appare una coppia di martiri, ''Rufini et Marciae'', attribuita alla città di Siracusa, sotto la data del 21 giugno. Tuttavia non si è certi che quel ''Marciae'' possa corrispondere al Marciano vescovo e martire di Siracusa.<ref group=N>{{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 276}}: {{Citazione|Tuttavia, è probabilmente da recepire la proposta di ricostruzione del nome ''Marcianus'' nel ''Martirologium Hyeronimianum'' (sec. IV), che sarebbe così la più antica menzione del Santo insieme alla ''Passio'' del martire Pellegrino [...]|}}</ref>
 
La coppia ''Rufini et Marciae'', collocata sempre nella ''civitate'' di Siracusa, appare in altri quattro martirologi storici al 21 giugno: in quello di [[Floro di Lione|Floro]],<ref>J. Dubois, G. Re-naud, Édition pratique des Martyrologes de Béde, de l’Anonyme Lyonnais et de Florus, Paris 1976, 111.</ref> [[Adone di Vienne|Adone]],<ref>J. Du-bois, G. Renaud, Le martyrologe d’Adon. Ses deux familles, ses trois recensions. Texte et com-mentaire, Paris 1984, 200.</ref> [[Usuardo]]<ref>J. Dubois, Le martyrologe d’Usuard, Bruxelles 1965, 251.</ref> e [[Notker I di San Gallo|Notkero]].<ref>{{Cita|Patrologia Latina|131, 1106}}.</ref>
 
{{Citazione|In Sicilia nella città di Siracusa, natale dei santi ''Rufini et Marciae''|Dal martirologio di Floro.|Apud Siciliam civitate Syracusis, natale sanctorum Rufini et Marciae|lingua=la}}
 
La comparsa ufficiale sulle fonti occidentali si ha invece solo nel [[XVI secolo]] quando il nome di Marciano viene scritto nel ''[[Martirologio Romano|Martyrologium Romanum]]''; opera di [[Cesare Baronio]], approvata da [[papa Gregorio XIII]], dove il santo viene commemorato inizialmente il 14 giugno.<ref>Vd. ampia bibliografia in {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 276}}.</ref>
 
{{Citazione|A Saragozza san Marciano, quale da San Pietro consacrato Vescovo, dopo la predicazione dell'Evangelico fu ammazzato da' Giudei.|[[Martirologio Romano]], ed. 1750 (Iglesia católica, Urbano VIII (papa), Clemente X (papa), Benedicto XIV (papa)), Vaticano, p. 122.|Syracusis sancti Marciani episcopi, qui a beato Petro ordina-tus episcopus, post evangelii praedicationem a Iudaeis occisus est.|lingua=la}}
 
Il particolare sull'uccisione da parte dei Giudei fu tratto dal ''Sinassario'' di Costantinopoli.<ref>Cfr. {{Cita|Campione, 2005|p. 26}}, n. 68.</ref> L'ultimo aggiornamento del Martirologio Romano è stato fatto nel 2001; Marciano risulta qui posto al 30 ottobre con la seguente dicitura:
 
{{Citazione|A Siracusa, san Marciano, ritenuto primo vescovo di questa città.|Martirologio romano: riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da [[papa Giovanni Paolo II]].}}
 
== Nel ''Martirologio geronimiano'' ==
Siracusa compare diverse volte nel ''Geronimiano'', il 21 giugno vi compare in tre codici diversi, i più importanti del ''Geronimiano''; si tratta dei codici ''Epternacensis'' (= E) dall'[[Inghilterra]]; ''Bernensis'' da [[Metz]]; (= B), ''Wissemburgensis'' (= W) dalla [[Normandia]]:<ref>{{Cita|Campione, 2005|p. 18}}, n. 17 e cfr. Dubois, ''Les martyrologes'' cit., 30-31; Philippart, ''Martirologi e leggendari'' cit., 607-610; vd. anche ''La Civiltà cattolica'', vol. 6, cap. ''le origini'', p. 668-669. 1893.</ref>
[[File:Erasmo e Marciano - Sebastiano Conca.jpg|thumb|San Marciano raffigurato insieme a [[Erasmo di Formia|sant'Erasmo]], in quanto compatrono di [[Gaeta]] (opera di [[Sebastiano Conca]])]]
*codice E: …Sicil(ia) civi(tate) Siracussa Rufini et Marciae…
*codice B: …In Sicilia civit(ate) Siracusa Rufini et Marcie…
*codice W: …In Sicilia civit(ate) Rufini et Marcie…
 
Il [[Francesco Lanzoni|Lanzoni]] e il [[Hippolyte Delehaye|Delehaye]] hanno negato tuttavia attendibilità a tali registrazioni — essi, di tutti i nomi siciliani citati dal Geronimiano ne accettano, come storicamente fondati, solamente quattro: [[Sant'Agata|Agata]], [[Sant'Euplio|Euplo]], [[Santa Lucia|Lucia]] e [[Pancrazio di Taormina|Pancrazio]].<ref group=N>Vd. {{Cita|Campione, 2005|p. 17}}, la quale ritiene forse eccessiva la sfoltitura fatta dai due studiosi, pur riconoscendo valore ai criteri di rigore scientifico da essi utilizzati.</ref> Il Delehaye, pur escludendo la coppia Rufino/Marciano asserendo che: «''de Rufino Syracusano silent monumenta''» — per cui si tratterebbe piuttosto del Rufino vescovo di [[Capua]]<ref group=N>Va però sottolineato che nei martirologi di Floro, Adone, Usuardo, Notkero viene fatta una netta distinzione tra il Rufino di Siracusa, posto al 21 giugno, e quello di Capua posto al 27 agosto. Vd. {{Cita|Campione, 2005|p. 21}}.</ref> — riconosce però in quel ''Marciae'' il nome mutilo di ''Marcianus''; il protovescovo siracusano. La sua ricostruzione è stata però oggetto di discussione.<ref>Vd. {{Cita|Campione, 2005|p. 19}}, n. 25 e {{Cita|Rizzo, 2006|p. 8}}.</ref>
 
Diversamente il Lanzoni rigetta totalmente qualsiasi accostamento con la città siciliana, asserendo che: «forse i codici del Gerolimiano contengono sbagli di trascrizione, storpiature di nomi o simili errori»,<ref name=Lanzonidue>Cit. {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 633}}.</ref> poiché, continua lo studioso faentino, di questi due martiri non vi è memoria nelle antiche tradizioni siracusane, egli accosta quindi Rufino ad [[Alessandria d'Egitto]], dove viene celebrato il 22 giugno, e Marcia — che egli predilige nella variante femminile — in [[Africa]], nel latercolo dell'8 giugno.<ref name=Lanzonidue/> Per il Delehaye, tuttavia, le forme ''Marciani, Marci, Marcianae, Marciae'', accostate all'[[Egitto]] o alla [[Mesia]], sono tutte riconducibili al nome Marciano.<ref>H. Delehaye, ''Problemi di metodo agiografico: le coordinate agiografiche e le narrazioni'', in ''Agiografia Altomedievale'', a cura di S. Boesch Gajano, Bologna 1976, pp. 49-56.</ref>
La medesima coppia, Rufini et Marciae, viene descritta e attribuita a Siracusa, sempre nel 21 giugno, anche da altri quattro Martirologi storici: Floro, Adone, Usuardo e Notkero.
 
Ciononostante anche lo studioso Amore (autore di uno studio sull'''Encomio di san Marciano'') non accetta la possibile identificazione di Marciano con quel ''Marciae'' che il Geronimiano, per primo, colloca a Siracusa. Amore afferma che Marciano non venne mai nominato dai martirologi occidentali, fino alla tarda stesura del Martirologio Romano (XVI), dove vi compare al 14 giugno.<ref> A. Amore, ''S.v. Marciano, vescovo di Siracusa'', in ''Bibliotheca Sanctorum'', VIII, Roma 1967, 964, e cfr. {{Cita|Campione, 2005|p. 23}}.</ref>
 
La Campione dà invece credito all'attestazione originaria del Geronimiano, supponendo una perdita progressiva del culto dei due maritiri in ambiente siracusano. L'inserimento di Marciano al 31 di ottobre nel ''Sinassario'' di Costantinopoli, avvenuto nel X secolo, ovvero in un periodo in cui le chiese del [[meridione d'Italia]] e dell'isola di [[Sicilia]] dipendevano dalla [[Chiesa ortodossa di Costantinopoli|Chiesa di Costantinopoli]], avrebbe favorito la diffusione della data attestata in ambienti orientali, offuscando quella originale del 21 giugno.
 
{{Citazione|Ulteriori direttrici di ricerca potrebbero approfondire le motivazioni per le quali, a partire da una certa epoca, si sia verificato per Marciano un meccanismo di “trasferimento” di tradizione cultuale offuscando, fino a dissolverla del tutto, la tradizione del Geronimiano e dei Martirologi storici in riferimento alla data del 21 giugno: di essa non vi è più traccia neanche nel Martirologio Romano che commemora il protovescovo di Siracusa il 14 giugno|}}
 
La Campione rivela inoltre la diffusione dell'[[antroponimo]] ''Marcianus'' in ambiente calabro-siculo, specialmente in ambiente siracusano,<ref group=N>Cita gli esempi del ''Marcianus'' corrispondente di [[Gregorio Magno]] per la Sicilia; il tabularius della chiesa siracusana; un monaco del [[monastero di San Vito]] sull’[[Etna]] e diversi altri. Cfr. {{Cita|Campione, 2005|pp. 25-26}}.</ref> contrastando quindi l'ipotesi di Amore che vede l'origine e la diffusione di tale antroponimo solamente nella tradizione orientale.
 
== Nell'''Encomio'' ==
=== Premessa ===
L'''Encomio'' viene datato non prima della fine del VII secolo perché il suo anonimo autore menziona nel testo il vescovo siracusano [[Teodosio II di Siracusa|Teodosio II]], e lo ricorda come defunto da qualche tempo. Il vescovo Teodosio, presente al [[concilio di Costantinopoli III]] del [[680]],<ref>Vd. Cit. Lanzoni in ''Archivio storico per la Sicilia orientale'', 1918, p. 71.</ref> essendo protagonista dell'opera in questione insieme a Marciano, fu, secondo una recente supposizione, il promotore della “riscoperta” del culto del protovescovo martire Marciano.<ref>{{Cita|Campione, 2005|p. 27}} e {{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 2001|p. 38}}.</ref> Fu Teodosio, nel racconto dell'encomiasta, a consacrare dinanzi a tutta la cittadinanza un altare nella grotta delle Pelopie: che fu abitazione di Marciano.
 
L'encomiasta collega inoltre il vescovo del concilio costantinopolitano con il martire d'età apostolica affermando che egli, servendo la chiesa siracusana, voleva seguire le orme dei suoi due predecessori: Marciano e Zosimo<ref>Cfr. {{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 2001|p. 38}}.</ref> — una nota importante da rilevare è che nella ''Vita di San Zosimo'', all'incirca coeva al periodo della stesura dell'''Encomio'',<ref>Essa generalmente viene datata tra il VII e IX secolo — comunque all'incirca coevo dell'Encomio — non riuscendo a creare un comune accordo sulla sua antichità. Vd. ''Santi e demoni nell'alto Medioevo occidentale, secoli V-XI'', ed. 1989, p. 341; ''Atti del IX Congresso Internazionale di Studi sulla Sicilia Antica'', ed. 43-44, 1999, p. 825.</ref> non si accenna mai a Marciano.<ref>Vd. {{Cita|Rivista di storia della chiesa in Italia, 1982|p. 64}}; {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 22}}, n. 43.</ref>
 
=== Agiografia di Marciano ===
 
[[File:Siracusa, neapolis, cripta di san marciano 01.JPG|thumb|200px|L'altare di cui si parla nell'''Encomio'', identificato con quello presente all'interno della [[chiesa di San Giovanni alle catacombe|cripta di San Marciano]], dedicata al protovescovo]]
 
L'''Encomio'' presenta Marciano come [[discepolo]] dell'[[apostolo]] [[Pietro apostolo|Pietro]].<ref>Per tale definizione nella critica moderna vd. {{Cita|Pricoco, 1991|pp. 229-230}}; S. Olschki, ''Rivista di storia e letteratura religiosa''. Vol. 28, 1992, p. 42; S. Russo, ‎M. Minnella, ''Siracusa medioevale e moderna'', 1992, p. 118.</ref> Narra l'encomiasta che l'antiocheno fu inviato a Siracusa dall'apostolo Pietro quando questi si trovava ancora in [[Antiochia]]; dunque prima del suo arrivo a [[Roma]].
 
In città Marciano dimorò in una parte delle spelonche chiamate Pelopie.<ref>Cfr. ''Atti della Pontificia Accademia romana di archeologia'', 1948, pp. 7-8.</ref>
 
{{Citazione|E finalmente questo santo uomo risplendendo come sole nella notte, penetrò in alcune speloche, poste nella parte alta della città, chiamate Pelopie nelle quali adesso si conserva il suo venerato sepolcro.|''Encomio di S. Marciano'' in ''[[Acta Sanctorum]] Junii'', Parigi, 1867, trad. dal greco a cura di A. Amore, ''S. Marciano di Siracusa'', Città del Vaticano, 1958.}}
 
Il territorio geografico siracusano è notoriamente ricolmo di profonde cavità, sia naturali che artificiali, usate dagli uomini fin dai primissimi tempi. Queste grotte Pelopie, afferma l'encomiasta, si trovavano di fronte alla [[sinagoga]] degli [[ebrei]]<ref>''Encomio di S. Marciano'', trad. Amore in P. Magnano, ''Syracusana Ecclesia I: appunti di storia sulla chiesa siracusana'', 1992, p. 37.</ref> — tale informazione viene ritenuta utile per collocare geograficamente i luoghi dove realmente risiedette la prima [[comunità ebraica di Siracusa]]; presente sul territorio fin dall'[[epoca romana]].<ref>Vd. {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 14}}</ref> Secondo gli studiosi, nell'''Encomio'' si descrive il momento del trasferimento della comunità dal quartiere situato nell'[[Akradina]] a quello posto nell'[[isola di Ortigia]].<ref group=N>Le indicazioni dell'encomiasta hanno trovato conferma negli scavi archeologici condotti nel '900, i quali hanno riportato alla luce nell'Akradina, elementi tipici della simbologia ebraica risalenti proprio al III o IV secolo. Vd. {{Cita|Gebbia, 1979|pp. 247-248}}; Cfr. C. Colafemmina, ''Ipogei ebraici''. Cit. in {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 15}}.</ref>
 
Nel suo percorso di [[evangelizzazione]], Marciano riuscì a [[Battesimo|battezzare]] molte persone, convertendoli quindi alla fede cristiana.
 
Secondo lo studioso [[Quintino Cataudella|Cataudella]], nella prima parte dell'''Encomio'' si riscontrano tutti gli elementi descrittivi della prima età cristiana:
 
{{Citazione|il momento in cui la predicazione cristiana raggiunge gran successo e si espande presso il popolo, i [[Paganesimo|pagani]] di Siracusa [...] il Battesimo, i miracoli, la [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]], la vittoria sull'[[idolatria]], il sacrificio della croce e la redenzione ecc.|[[Quintino Cataudella]], ''La cultura bizantina in Sicilia'', in ''Storia della Sicilia'', IV, 3-56, Napoli 1979-80.}}
 
L'encomiasta dice che Marciano fu martirizzato dagli ebrei siracusani, la cui comunità, numerosa, si era sentita minacciata dalle capacità persuasive del protovescovo.
 
Nel paragrafo 6 l'encomiasta narra del martirio subito dal discepolo di Marciano, Peregrino, accompagnato da Libertino; ''episcopo'' di Agrigento. Subito dopo, nel paragrafo 7, l'encomiasta prosegue e chiude la sua narrazione, collocando lo scenario del martirio in un contesto di III secolo, destinato a far discutere a lungo gli studiosi.
 
Egli nomina il tempo degli [[Imperatore romano|imperatori romani]] [[Valeriano]] e [[Gallieno]], [[254]]-[[259]], dicendo che è Peregrino a ricordare quelle [[Persecuzione dei cristiani nell'Impero romano|persecuzioni ai cristiani]]:
 
{{Citazione|In quel tempo, egli dice [Peregrino], essendo Valeriano e Gallieno tiranni, furono spediti ordini in tutto il mondo per contrastare e far cessare la religione cristiana|[[Jean Bolland]], ''Acta sanctorum'', ''Die decima quarta junii'', ed. 1887, p. 608.|Per idem tempus, inquit, Valeriano et Gallieno tyrannidem exercentibus missa sunt in universum orbem, ad evertendam funditusque tollendam Christianorum religionem, mandata|lingua=la}}
 
=== Ipotesi sull'anacronismo ===
Tale scenario, che spazia dal I secolo al III, ha indotto tra gli studiosi numerosi interrogativi e spiegazioni differenti.
 
==== Il syngramma di Peregrino ====
[[File:San Libertino di Agrigento.JPG|thumb|230px|Libertino di Agrigento: è l'unico vescovo siciliano menzionato dall'''Encomio'', secondo il quale subì il martirio insieme a Peregrino, discepolo di Marciano]]
 
Essendo che la fonte principale dell'encomiasta — oltre la citata tradizione orale — è rappresentata dal ''[[syngramma]]'' di Peregrino, le parole del presunto discepolo e presunto coetaneo di Marciano, sono di estrema rilevanza.
 
Diversi studiosi, tra cui il Rizzo, forniscono una spiegazione che eliminerebbe il presunto anacronismo, ponendo Marciano al I secolo e Peregrino al III.<ref group=N>Vd. anche la spiegazione dello studioso mons. De Gregorio il quale afferma che Peregrino non può essere contemporaneo di Marciano, e quindi la frase "''Marciani doctrina imbutus''" deve intedersi come un isnegnamento morale, un discepolo ideale. Cit. {{Cita web|url=http://www.santiebeati.it/dettaglio/76035|titolo= San Libertino di Agrigento Vescovo e martire|sito=[http://www.santiebeati.it www.santiebeati.it]|accesso=9 settembre 2015}}</ref>
 
Il Rizzo spiega che l'autore dell'''Encomio'' non avrebbe avuto motivo di trasportare il martire Peregrino e il vescovo [[Libertino di Agrigento]] (dei quali si parla congiuntamente nel capitolo 6, antecedente al capitolo 7 dove vengono menzionati Valeriano e Gallieno) al I secolo, insieme a Marciano.<ref name=Rizzouno>{{Cita|Rizzo, 2003|pp. 417-418}}.</ref>
 
A tal proposito va effettivamente rilevata la nota non trascurabile sulla mancata menzione di una missione petrina per i martiri Peregrino e Libertino (nell'''Encomio'' non si accenna mai ad una loro ordinazione petrina, essa si ritroverà solo in racconti ben più tardivi),<ref group=N>Lo studioso rivela questa assenza anche nel documento agiografico che egli data alla metà del V secolo ({{Cita|Rizzo, 2003|p. 403}}), confrontando la sua rilevazione con la medesima che già fece lo Scorza Barcellona: {{Citazione|Lo Scorza Barcellona si mantiene nello stesso ordine di considerazioni, quando rileva che nell'opera manca traccia anche di quella rivendicazione dell'origine petrina che in un certo momento la stessa Chiesa agrigentina avrebbe propugnato per sé.|}}</ref> situazione che permetterebbe quindi di datare tranquillamente i due martiri al III secolo, senza alcun anacronismo. Così fa l'anonimo autore della ''Passio'' di Peregrino e Libertino, che data i due martiri, insieme a Marciano, al tempo di Valeriano e Gallieno, non accennando per nessuno dei tre una missione petrina.<ref group=N>Questo però sarebbe secondo il Rizzo un errore, poiché l'agiografo, servendosi del syngramma di Paregrino (che in seguito sarà utilizzato dall'enomiasta), rivela una data, quella di Valeriano e Gallieno, che invece rappresentava solo un contesto storico narrato dal maritre, morto postumo a quella persecuzione. Vd. {{Cita|Rizzo, 2003|p. 418}}.</ref>
 
Prosegue quindi il Rizzo, affermando la possibilità che l'encomiasta, parlando di Valeriano e Gallieno, volesse solamente riproporre una suggestiva cornice per la fase finale della sua narrazione. In questa cornice verrebbe quindi raccontata la persecuzione attuata dai due imperatori — nella quale non morirono i maritri protagonisti del racconto — uguale a quella che subì Marciano due secoli prima. Peregrino sarebbe stato quindi un discepolo di Marciano, ma non un suo contemporaneo.<ref name=Rizzouno/>
 
{{Citazione|Non contemporaneità, bensì affinità spirituale implicava il nesso dichiarato dall'encomiasta nel paragrafo 6; essere conquistati da un insegnamento si poteva anche a distanza di tempo|Rizzo, ''Un raro syngramma nella tradizione scritta sui santi Peregrino e Libertino'', p. 418.}}
 
Osserva quindi il Rizzo sulla cronologia della tradizione marcianea:
 
{{Citazione|assai grossolana sarebbe stata la prima da parte di un autore che aveva registrato con chiarezza due date tanto distanti fra di loro; né avrebbe potuto il medesimo autore retrodatare all'età apostolica anche Peregrino, a lui attribuendo nel medesimo tempo la paternità di un'opera sulla persecuzione di Valeriano e Gallieno, né viceversa togliere al suo Marciano quella gloria.|Rizzo, ''Un raro syngramma nella tradizione scritta sui santi Peregrino e Libertino'', p. 418.}}
 
[[File:San Marciano di Siracusa.jpg|thumb|left|160px|Marciano in un dipinto settecentesco, posto nella chiesa della Santissima Trinità e San Marziano di [[Lentini]]]]
 
Altro studioso che già diverso tempo prima aveva escluso il presunto anacronismo è stato il [[Domenico Gaspare Lancia di Brolo|Lancia di Brolo]], il quale nella sua opera giunse alle medesime conclusioni del Rizzo, ovvero: Peregrino non poteva aver subito il martirio nell'epoca di Valeriano e Gallieno e nel contempo narrarlo, ne deduce quindi che morì tempo dopo; Peregrino era stato discepolo di Marciano, assorbendo i suoi insegnamenti, ma non era suo contemporaneo, poiché egli aveva solo i medesimi ideali della missione petrina di Marciano; inoltre l'autore dell'''Encomio'', un siracusano sicuramente, non poteva essere talmente digiuno di cultura da non sapere che gli imperatori che stava nominando vissero ben due secoli dopo la fine dell'età apostolica.<ref>Vd. D. G. Lancia di Brolo, ''Storia della Chiesa in Sicilia nei dieci primi secoli del cristianesimo''. Vol. 1, 1880.</ref> Afferma il Lancia di Brolo:
 
{{Citazione|Tanto decaduti gli studi e tanto ignoranti al VII secolo erano in Siracusa che pure pochi anni prima era stata residenza imperiale, da non sapere quanto imperarono Valeriano e Gallieno? Tanto rozzo quest'oratore ed il suo uditorio da credere S. Marciano discepolo di Pietro nel primo secolo e martire nel terzo?|D. G. Lancia di Brolo, ''Storia della Chiesa in Sicilia nei dieci primi secoli del cristianesimo'', 1880, p. 44.}}
 
Per il Lancia di Brolo nel complesso il documento contiene «un nucleo originale non rigettabile criticamente e, come tale, avente valore di testimonianza».<ref>Cit. Lancia di Brolo in M. Mastrogregori, ''Storiografia: rivista annuale di storia'', 1997, p. 329.</ref>
 
Di visione opposta fu il Lanzoni, contemporaneo del Lancia di Brolo, nella sua opera critica asserisce di non comprendere perché il suo collega affermi che il syngramma di Peregrino non ponga il martirio di Marciano sotto l'epoca degli imperatori succitati. Il Lanzoni infatti nell'arco temporale citato dall'encomiasta vi stabilisce, in maniera inamovibile, il martirio di Marciano.<ref name=Lanzoni>Cit. {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 619}}.</ref> E dubita perfino che questo Peregrino sia mai esistito, asserendo che potrebbe trattarsi di un personaggio immaginario, inventato dall'autore dell'''Encomio''.<ref name=Lanzoni/>
 
La visione del Lanzoni consiste nel riconoscere all'interno del testo un insormontabile anacronismo, che inficia l'intero documento. Lo studioso faentino lo descrisse in tali termini:
 
{{Citazione|Insomma l'autore non sembra essersi accorto di aver dato a s. Marciano più di due secoli di vita! [...] Ma l'autore dell'''Encomio'' con un anacronismo mostruoso narrò che Marciano fu contemporaneo di s. Pietro.|Lanzoni, ''Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII'',1927, pp. 620 e 640.}}
 
Oltre al Lanzoni, anche i due [[bollandisti]] [[Daniel Papebroch]] e Guglielmo van Hooff sostennero una collocazione di III secolo per il vescovo Marciano.<ref>Cfr. i bollandisti citati in {{Cita|Pricoco, 1991|p. 231}}.</ref>
 
==== Nomi errati ====
[[File:Dipinto Duomo di Siracusa.jpg|thumb|200px|Tavola di scuola [[Antonello da Messina|antonelliana]] raffigurante san Marciano, posta sopra l'altare dedicato al santo, all'interno del duomo siracusano]]
Ci sono stati però anche studiosi che per sanare l'anacronismo hanno ritenuto che la spiegazione plausibile risiedesse nel fatto che l'encomiasta abbia citato gli imperatori sbagliati. Così ad esempio il Gaetani che nel XVII secolo, nella sua biografia su Marciano, pensò di dover mutare i nomi di Valeriano e Gallieno in quello di [[Domiziano]] o [[Nerone]], imperatori romani risalenti all'età apostolica.
 
{{Citazione|Così il Gaetani espungeva i nomi degli imperatori, annotando in margine al testo che vi si erano introdotti per errore, e poneva tutta la vicenda nell'epoca di Domiziano, pur concedendo che potesse anticiparsi anche all'epoca di Nerone.|S. Pricoco, ''Sicilia e Italia suburbicaria tra IV e VIII secolo'', 1991, p. 230.}}
 
Gli fece eco il [[Giovanni di Giovanni]] che nella sua ''Storia ecclesiastica di Sicilia'' trovava ragionevole il lasciare intatta solamente la data di nascita, ovvero il I secolo, mutando però il contesto del martirio.<ref>Giovanni di Giovanni, ''Storia ecclesiastica di Sicilia'', vol. 1, 1846, p. 28.</ref>
 
==== Due vescovi di nome Marciano ====
Ancora altri studiosi, come il D'Angelo<ref>Tommaso D'Angelo, ''[https://books.google.it/books?id=42msc8mlhQAC&printsec=frontcover&dq=Tommaso+D%27Angelo+Annales+Historico&hl=it&sa=X&ved=0CCAQ6AEwAGoVChMIwLOdg7PsxwIVi74UCh0p4wQH#v=onepage&q=Tommaso%20D%27Angelo%20Annales%20Historico&f=false Annales historico critici ecclesiæ Siculæ]'', Messina 1730, p. 42.</ref> e il [[Cesare Gaetani]],<ref>Cesare Gaetani, ''Intorno all'origine e fondazione della Chiesa siracusana dal principe degli apostoli'', Roma 1748, pp. 73-74.</ref> hanno ritenuto che l'encomiasta abbia potuto mettere insieme due biografie: una appartenente ad un vescovo d'età apostolica, il Marciano del I secolo, e l'altra appartenente ad un vescovo vissuto sotto l'impero di Valeriano e Gallieno, il Marciano del III secolo.
 
Anche lo studioso Amore è di questo parere, ma egli data il Marciano dell'encomiasta al V secolo e non al III. Poiché secondo Amore, il Peregrino e il Marciano del ''Martirio'' — medesime figure poi riprese dall'encomiasta — morirono in età vandalica.<ref name=Pricoco>Vd. Amore cit. in {{Cita|Pricoco, 1991|pp. 231-232}} e in S. Olschki, ''Rivista di storia e letteratura religiosa''. Vol. 28, 1992, p. 36.</ref> Lo studioso suppone però che il protovescovo di Siracusa fosse realmente anteriore al III secolo e si chiamasse anch'egli Marciano. Da qui dunque la confusione che portò al suddetto anacronismo nel citato testo dell'''Encomio''.<ref name=Pricoco/>
 
Non è di questo avviso il Lanzoni che ha escluso totalmente la possibilità di un protovescovo databile ad un secolo anteriore del III, e pone il Marciano dell'''Encomio'' nel tempo dell'impero di Valeriano e Gallieno, prendendo per falsità la presunta collocazione apostolica.<ref>{{Cita|Lanzoni, 1927|p. 620}}.</ref> Tutt'al più, concede lo studioso, la figura di Marciano è identificabile con quella dell'anonimo destinatario, vescovo, della lettera scritta dal clero romano, giunta in Sicilia nel [[250]]-[[251]], intorno al problema dei ''[[Lapsi]]''.<ref>Cita Lanzoni in ''Archivio storico per la Sicilia orientale'', ed. 1904, p. 71.</ref>
 
== ''Vita'' di Marciano in altre versioni ==
[[File:Libro Ottavio Gaetani.JPG|thumb|170px|left|La ''Vita di S. Marciano'' scritta dal Gaetani]]
Dopo la stesura dell'''Encomio'' sono datate altre opere dove si descrive la vita del martire. In queste opere più tardive appaiono molti nuovi elementi.
 
Vengono stabilite delle date precise: l'anno [[39]] o [[40]] per la partenza, e [[68]] per l'anno del martirio.
 
Nella biografia pubblicata postuma dal Gaetani, si afferma anche che Marciano ebbe i genitori di origine ebraica, vissuti ad Antiochia.<ref>{{Cita|Gebbia, 1996|p. 14}}.</ref>
 
=== L'approdo ===
 
Desta stupore, per l'aggiunta di particolari e dettagli, l'aneddoto che vedeva Marciano salpare per la Sicilia su di una nave siracusana capitanata da un certo Romillo; congiuntamente ad essa approdava in Antiochia anche una nave taorminese, capitanata da un certo Licaonide. I due capitani avendo udito il vangelo, pronunciato dall'apostolo Pietro, si convertivano alla nuova religione, ed essendo desiderosi di condurre dei nuovi maestri di questa fede nelle loro patrie d'origine, il principe degli apostoli concedeva loro i due protovescovi: il siracusano Romillo portava con sé Marciano, mentre il taorminese Licaonide prendeva a bordo Pancrazio.<ref name=Diblasi>Per tali leggende vd. [[Giovanni Evangelista Di Blasi]], ''Storia del regno di Sicilia''. Vol. 1, 1844, p. 531-532.</ref>
 
Durante il tragitto in mare, Marciano e Pancrazio riuscivano a convertire la ciurma delle due navi. Pare che quella di Marciano approdasse due giorni prima di quella di Pancrazio, al [[porto di Siracusa]].<ref>Per questa leggenda vd. anche Francesco Aprile, ''Della cronologia universale della Sicilia'', 1725, p. 462.</ref>
 
In altre versioni ancora si narra che questa spedizione venne promossa in realtà dall'apostolo Paolo, per evangelizzare l'Occidente, o che fu Pietro, il quale avendo saputo del consistente numero degli ebrei in Sicilia, mandò i due protovescovi, congiuntamente, per convertire il popolo ebraico e narrare ad esso il vangelo.<ref name=Diblasi/>
 
Lo storico [[Giovanni Evangelista Di Blasi|Di Blasi]], che nel suo testo riporta questa leggenda, sottolinea quanto sia significativo il silenzio delle più antiche fonti su una simile impresa, che in teoria sarebbe stata la prima missione evangelizzatrice, effettuata con grande successo, per l'Occidente. Un silenzio che in sostanza conferma la falsità o l'invenzione di simili scritti.<ref>[[Giovanni Evangelista Di Blasi]], ''Storia del regno di Sicilia''. Vol. 1, 1844, p. 533-534.</ref> Pricoco, al di là dei fantasiosi elementi, vi legge un reale richiamo all'importanza dell'approdo marittimo rappresentato dalla Sicilia, e nota come tutti i primi evangelizzatori vi giunsero dal mare. Molto pochi furono gli autoctoni.<ref>{{Cita|Pricoco, 1991|pp. 237, 257}}.</ref> Stesso concetto viene espresso dal Lanzoni, il quale ha ipotizzato che i primi evangelizzatori a Siracusa giunsero per via del suo «porto cosmopolita» che favoriva l'approdo di orientali e israeliti.<ref>Cit. {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 614}}.</ref>
 
=== Il martirio ===
 
Nella ''Vita Pancratii'' viene descritto un martirio di Marciano molto particolareggiato. Il passo, poi ripreso a grandi linee da una tardiva ''Passio'' latina dedicata al Santo e sostanzialmente approvato dai menologi bizantini, narrava che il protovescovo Marciano, perseguitato dai pagani — capitanati da Seleuco e Gordio, capi della città<ref>{{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 1990|p. 36}}. Vd. anche I. Aulisa, ''Giudei e cristiani nell'agiografia dell'alto Medioevo'', 2009, p. 229.</ref> —, dagli ebrei, dai [[montanisti]] e dai [[Medi]], venne sospinto su di una imbarcazione mentre da una torre, posta sul Porto Grande della città,<ref group=N>La torre del Porto Grande esisteva realmente, il Gaetani, e prima di lui l'agiogrado che scrisse di Marciano, disse che era ancora presente ai suoi tempi (''Vitae Sanctorum Siculorum''). Vd. anche [[Karl Krumbacher]], ''Byzantinische Zeitschrift'', 1993, p. 233.</ref> gli veniva lanciato il fuoco con dei sifoni — chiaro richiamo al noto [[fuoco greco]]<ref group=N>Proprio questo richiamo sarebbe secondo gli studiosi un chiaro indizio della realtà storica in cui visse l'agiografo autore del testo. Il fuoco greco si siviluppò intorno al VII secolo, mentre in questo caso viene trasportato in un contesto di I secolo. Cfr. {{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 1990|p. 37}}; [[Karl Krumbacher]], ''Byzantinische Zeitschrift'', 1993, p. 233.</ref> — ma un'inondazione impedì che il protovescovo bruciasse. Allora Marciano trovò riparo in un'isola del [[Plemmirio]].<ref group=N>La tradizione locale ha legato in passato il nome di Marciano ad un'isola del Plemmirio: l'''isola di S. Marciano''. [[Tommaso Fazello]] dice che quest'isoletta era la stessa in cui secoli prima gli [[Ateniesi]] posero il loro trofeo dopo aver sconfitto i Siracusani in una battaglia navale ([[Spedizione ateniese in Sicilia]]). Fazello, ''Della storia di Sicilia'', ed. 1817, p. 141. Mentre altri storici siracusani dicono che non si sa con certezza quale fosse quest'isola, poiché ve ne erano due poste di fronte al Plemmirio. Vd. Giacomo Buonanni e Colonna, ''[http://books.google.it/books?id=u7IvAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false Delle antiche Siracuse]'', 1717, p. 124. Per il trofeo degli Ateniesei vd. Silvano Vinceti, ''Area marina protetta del Plemmirio'', 2006, p. 50.</ref> Morì infine, dopo molti tormenti, strangolato dai suoi oppositori.<ref>{{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 1990|pp. 36-38, 53}}. Vd. anche [https://books.google.it/books?id=iVxfAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie ], Napoli 1848, p. 635.</ref>
 
== Contesto storico delle fonti agiografiche ==
=== Il tema ebraico ===
[[File:JewishStone.jpg|thumb|Iscrizione ebraica rinvenuta nella [[chiesa di San Giovannello]] (Ortigia): {{Citazione|Alla sinagoga di Siracusa fondata con giustizia e fede||כתובת בבית הכנסת הגדול של סירקוזה|lingua=ebraico}}]]
Nel testo dell'''Encomio'' è presente il tema anti-ebraico, un tema che caratterizza l'intera agiografia postuma su Marciano. Alcuni studiosi hanno osservato che la tradizione marcianea fa risultare in maniera alquanto negativa la prima citazione storica sugli ebrei di Siracusa: essi sono così presentati come coloro che uccisero il primo vescovo di questa città.<ref>Rosalia La Franca, ''Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria dei luoghi'', 1994, p. 63.</ref>
 
Tale delineazione è secondo gli studiosi dovuta al fatto che la prima fonte storica accertata su Marciano, ovvero l'encomiasta d'[[epoca bizantina]], visse in un contesto segnato dall'opposizione tra cristiani ed ebrei, dalle restrizioni riguardo l'[[eterodossia]] e dalle conversioni forzate.<ref name=notaquattro>Vd. {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 15}}.</ref>
 
Ciò avrebbe avuto inizio nella metà del VII secolo quando il vescovo Zosimo (citato dall'encomiasta) vietò agli ebrei l'acquisto di un terreno dove essi volevano costruire la loro sinagoga. Essi poterono infine ottenere la concessione solo grazie all'intervento di un ''princeps'' bizantino.<ref>Tratto dalla ''Vita di San Zosimo'': vd. {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 21}}; R. Romano, ‎C. Vivanti, ''Storia d'Italia. Annali''. Vol. 11. Parte 1, 1996, p. 49.</ref>
 
L'encomiasta, per correlare il suo racconto, si sarebbe servito di un contesto storico di III secolo (come del resto dimostra la citazione degli imperatori Valeriano e Gallieno), periodo che corrisponde al momento in cui le testimonianze ebraiche a Siracusa si fanno più consistenti.<ref name=notaquattro/>
 
La fonte, nel ricordare la località dove sorgeva questa prima sinagoga ebraica, viene considerata attendibile, poiché si tratta in questo caso di memoria geografica. Inoltre l'archeologia ha confermato la presenza giudaica nell'Akradina; il luogo menzionato dall'encomiasta.
 
Diversi studiosi, come l'archeologo [[Francesco Saverio Cavallari|Cavallari]], hanno sostenuto che l'Akradina era il luogo idoneo dove poteva effettivamente sorgere la sinagoga, poiché quando gli ebrei giunsero a Siracusa, la città si era già fortemente ristretta, e il quartiere suddetto ne rappresentava la periferia: il luogo ideale dove le autorità cittadine potevano emarginare ebrei e cristiani, considerati un sol popolo, distanti dai [[Politeismo|politeisti]].<ref>[[Francesco Saverio Cavallari|F. S. Cavallari]]-[[Adolf Holm|A. Holm]], ''Topografia archeologica dell'antica Siracusa'', Palermo 1883, pp. 35-36'' citato in {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 23}}.</ref>
 
Riguardo poi la possibilità di un insediamento ebraico così precoce a Siracusa, alcuni studiosi sostengono che le grotte ''Pelopie'', nominate dall'encomiasta, prima di Marciano ospitarono probabilmente altri nuclei di giudei, fin dai tempi della [[diaspora ebraica]]. Il Lancia di Brolo, cita lo storico antico romano [[Flavio Giuseppe]], vissuto nel I secolo, il quale afferma che dopo la [[prima guerra giudaica]] ([[66]]-[[70]]), 100.000 ebrei furono resi schiavi e venduti ai patrizi romani in [[Sicilia]].<ref group=N>Continua quindi osservando che essi, divenuti coloni liberi e ricchi, per controversia alla religione cristiana, avessero potuto effettivamente fare qualche martire. Vd. D. G. Lancia di Brolo, ''Storia della Chiesa di Sicilia nei primi dieci secoli del Cristianesimo'', Palermo 1880. Vol. 1, p. 47, citato in {{Cita|Scandaliato, Mulè, 2002|p. 14}}, n. 4.</ref> A ciò si deve aggiungere la secolare, e costante, apertura di Siracusa verso i territori dell'Africa, dell'Asia Minore e della Grecia.<ref>Cfr. {{Cita|Gebbia, 1979|p. 264}}; {{Cita|Lanzoni, 1927|pp. 613-614}}.</ref>
 
=== Il legame con Costantinopoli ===
Altri studiosi hanno ipotizzato che la tradizione marcianea sia stata la conseguenza di eventi storici dell'epoca bizantina.
 
Siracusa, che nel [[663]] era divenuta sede imperiale di [[Costante II]], dunque capitale dell'intero [[Impero bizantino]] (situazione durata sei anni e culminata con l'assassinio dell'imperatore), ad un certo punto, nella metà dell'VIII secolo, venne sottratta all'autorità della Chiesa latina e posta sotto quella della Chiesa greca.<ref name=Campionelongo>{{Cita|Campione, 2005|pp. 27-28}}; Augusta Acconcia Longo, ''Siracusa e Taormina nell’agiografia nell'agiografia italo-greca'' in {{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 1990|pp. 33-54}}.</ref> Quindi un Marciano d'origine antiochena, orientale, sarebbe servito a legare tramite la comune origine la chiesa siracusana con quella di Costantinopoli, della quale era divenuta soggetta.<ref name=Campionelongo/>
 
Potrebbe inoltre avere un importante significato storico il rinvenimento del [[Sigillo (oggetto)|sigillo]] episcopale di un [[arcivescovo]] di nome Marciano vissuto nell'VIII secolo.<ref group=N>Il Marciano dell'VIII secolo è apertamente indicato con il titolo di arcivescovo. Vd. {{Cita|Motta, 2004|p. 216}}; {{Cita|Rivista di studi bizantini e neoellenici, 1990|p. 47}}; {{Cita|Rivista di storia della chiesa in Italia, 1982|p. 69}}.</ref> Questo Marciano, assai posteriore a quello maggiormente narrato dalle fonti, è stato individuato come il primo arcivescovo [[Autocefalia|autocefalo]] di Siracusa,<ref>Vitalien Laurent, ''Le corpus des sceaux de l'Empire byzantin''. Vol. 1 A, Paris 1963, pp. 691-709. Discorso poi approfondito da Acconcia Longo, ''Siracusa e Taormina nell’agiografia'', Roma 1990, p. 47.</ref> e poteva dunque rappresentare la rinascita di una nuova Siracusa, una posta sotto l'autorità del [[patriarcato di Costantinopoli]]. Senza dimenticare, tramite il nome Marciano, gli albori della chiesa siciliana che provenivano da Antiochia.<ref name=Campionelongo/>
 
== Testimonianze archeologiche ==
[[File:Fresquedesquarantemartyrs.jpg|miniatura|left|250px|Catacombe di Santa Lucia: affresco dei [[Quaranta martiri di Sebaste]], [[VIII secolo]].]]
{{Citazione|Qui Marciano è rappresentato in posizione frontale, a mezzobusto, all’interno di un pannello isolato e di dimensioni maggiori rispetto a quello che contiene gli altri Santi. Il protovescovo viene raffigurato con la tonsura monastica, barba e capelli candidi e il capo circondato da un’aureola dorata perlinata. Indossa una stretta tunica di cui si intravede la manica aderente sotto l’ampia veste liturgica, la clamide rossa o ''[[Felonio|phelonion]]'', e un ''[[Omoforio|omophorion]]'' bianco segnato da tre croci ad estremità patenti, insegna vescovile|''Marciano di Siracusa nell’iconografia siciliana'' cit. {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 282}}.}}
 
Nell'oratorio dei Santissimi Quaranta Martiri di Sebaste, sito che prende il nome dall'[[Affresco dei Quaranta martiri di Sebaste|omonimo affresco]] che lo sovrasta, situato all'interno delle [[Catacombe di Siracusa|catacombe di Santa Lucia]], spicca sulla destra la figura di san Marciano, vestito con [[Paramento liturgico|paramenti]] della [[chiesa orientale]]; l'''omophorion'' ad esempio era già in uso tra i vescovi orientali nel IV-V secolo. Questa figura di Marciano, che rappresenta la prima riscoperta, la cui didascalia greca venne letta dall'archeologo [[Paolo Orsi]], è stata usata per la datazione complessiva dell'affresco. Il dipinto infatti venne eseguito tra l'VIII e il IX secolo, tale datazione corrisponde con le prime attestazioni letterarie sulla vita di Marciano; testimonianza, quindi, della diffusione del culto del Santo.
 
L'iconografia di Marciano, l'aspetto maturo conferitogli e la testa canuta, potrebbe rappresentare un richiamo alla figura dell'apostolo Pietro.<ref>{{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 283}} che rimanda a P. Testini, ''Gli apostoli Pietro e Paolo nella più antica iconografia cristiana, in ''Studi Petriani'', a cura di S. Garofalo, M. Maccarrone, J. Ruysschart, P. Testini, Roma 1968, pp. 103-130; F. Bisconti, ''Pietro'', in ''Temi di Iconografia Paleocristiana'', a cura di F. Bisconti, Città del Vaticano 2000, pp. 258-259.</ref>
[[File:Siracusa, neapolis, cripta di san marciano 07 affreschi.JPG|thumb|180px|Affresco dalla cripta di San Marciano: le due figure di Lucia e Marciano]]
 
Si rivelano inoltre delle analogie con gli affreschi della [[catacomba di Commodilla]], a Roma ([[VI secolo]]), e con quelli alto-medievali, sempre romani, delle catacombe di [[Catacomba di Ponziano|Ponziano]] e [[Catacombe di Generosa|Generosa]]. Affinità risultano ancora con altri siti romani, tradendo un qualche rapporto privilegiato tra le due culture geografiche.<ref>{{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|pp. 284-285}}.</ref>
 
Nella cosiddetta cripta di San Marciano si può notare nella parte absidale un riquadro contenente al suo interno un affresco che raffigura il santo [[eponimo]], affiancato alla patrona di Siracusa, [[Santa Lucia|Lucia]].
 
{{Citazione|La figura di Marciano è affiancata a quella di Santa Lucia, identificata dalla didascalia in latino; entrambi sono entro due riquadri separati e accostati, dipinti sulla irregolare parete dell’abside, impostati inposizione decentrata leggermente a sinistra su una parete palinsesto, i cui strati precedenti sono ormai illeggibili.|''Marciano di Siracusa nell’iconografia siciliana'' cit. {{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 288}}.}}
 
La tradizione attesta in questo luogo sotterraneo la tomba del protovescovo Marciano, ma i dati archeologici non confermano l'antichità del sito al I secolo, bensì stabiliscono elementi a partire dal [[IV secolo|IV]]-[[V secolo]]. Il sito nacque come [[ipogeo]] [[paleocristiano]]. In seguito venne restaurato con la venuta dei [[Bizantini]] — l'Orsi descrive la cripta come una piccola [[basilica]] [[Architettura bizantina|bizantina]].<ref>P. Orsi, ''Esplorazioni nella Cripta di S. Marziano'', in ''Notizie degli scavi di antichità'', 1905/11, pp. 391-402, in part. pp. 401-402.</ref> Con la [[Storia della Sicilia islamica|dominazione araba]] il sito fu probabilmente saccheggiato e abbandonato. Ebbe una trasformazione infine con l'arrivo dei [[Normanni]]; i suoi sepolcri divengono dei ''loca sancta''.<ref>{{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|pp. 286-287}}.</ref>
 
[[File:Duomo di Monreale, mosaici.jpg|thumb|250px|left|Mosaico di san Marciano ([[XII secolo]]) sulla navata del [[duomo di Monreale]]: accanto all'ultima immagine dell'[[Antico Testamento]] e sotto l'effige del re [[Salomone]]]]
 
L'archeologo [[Biagio Pace]] entrando nella [[cripta]] vi riconosce il luogo narrato dall'agiografo bizantino, autore del noto ''Encomio''. Gli «''antri pelopii''» il cui significato vorrebbe dire «costruzione greca».<ref name=notatre>{{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 287}}; B. Pace, ''Arte e civiltà della Sicilia antica'', pp. 320-324; P. Orsi, ''Esplorazioni nella Cripta di S. Marziano'', pp. 391-402.</ref> Paolo Orsi, pur riconoscendo la presenza di varie sepolture venerate all'interno della cavità, dubita che in essa potesse trovare collocazione una sepoltura martiriale così antica.<ref name=notatre/>
 
Alcuni secoli dopo, intorno al [[1200]], compare sulla navata del [[duomo di Monreale]] un'effige del protovescovo Marciano, posta nel [[presbiterio]] dell'edificio.<ref> E. Kitzinger, ''I mosaici del periodo normanno in Sicilia. Il Duomo di Monreale. I mosaici del transetto'', fasc. IV, Palermo 1995, pp. 9-16; 38; 62; figg. 221-222</ref> Tra la [[Arcidiocesi di Monreale|sede ecclesiastica]] di [[Monreale]], adiacente a [[Palermo]], e quella siracusana vi fu anche un forte legame a livello storico. Dopo la conquista islamica mutarono molti equilibri secolari della Sicilia antica. Così con l'arrivo dei Normanni, Siracusa perse il titolo di capitale dell'isola che passò a Palermo: già sede degli [[emiri]]. Quindi il re normanno [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II]] chiese e ottenne, dalla curia romana, nel [[1188]] per emendamento di [[papa Clemente III]], che la chiesa siracusana divenisse [[Diocesi suffraganea|suffraganea]] di Monreale. Una situazione che rimarrà immutata fino all'[[XIX secolo|Ottocento]].
 
In questo mosaico, Marciano è rappresentato con il pallio e la vesta purpurea, portata con diritto dai martiri. La legenda odierna, in lingua latina, riporta la dicitura di ''Marcialis'' invece di ''Marcianus'', a causa di un errore avvenuto durante un restauro.<ref name=Massaranotadue>{{Cita|Massara, Francesca Paola, 2012|p. 291}}.</ref> Lo stile e l'iconografia di questo mosaico sembrano richiamare per certi aspetti fisici (longilineità, gestualità e barba) del protovescovo, l'affresco catacombale dei Quaranta martiri di Sebaste.<ref name=Massaranotadue/>
 
== Il corpo di Marciano ==
=== Le reliquie del santo ===
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale - Succorpo 1.jpg|thumb|180px|Le reliquie di san Marciano, custodite sotto il busto raffigurante il Santo (a sinistra), nel [[Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta#Succorpo|Succorpo]] della cattedrale di Gaeta]]
La tradizione narra che il corpo di san Marciano venne custodito all'interno della [[cripta]] dedicata al santo, in seguito sovrastata dalla basilica d'epoca bizantina.
 
A favore di una possibile datazione parecchio bassa della cripta vi è il rinvenimento archeologico, condotto da Paolo Orsi,<ref>[[Paolo Orsi]], ''Esplorazioni nella cripta di s. Marziano'', in Noizie degli scavi'', 1918.</ref> nell'adiacente [[Chiesa di San Giovanni alle catacombe|catacomba di san Giovanni]], di una serie di [[cubicoli]] e [[arcosoli]] risalenti al III secolo, e poiché, fa notare lo studioso [[Concetto Barreca|Barreca]], la cripta si trova al principio di questo complesso catacombale, è molto probabile che la sua fondazione fosse anteriore alle tombe poste davanti ad essa, e che queste fossero sorte per la nota usanza cristiana di seppellire i defunti accanto alla tomba di un martire.<ref>C. Barreca, ''Per la storia del cristianesimo in Siracusa'', Siracusa 1945, p. 2.</ref>
 
Ad ogni modo la tradizione attesta che qui stette il corpo del martire per otto secoli, fino a quando Siracusa venne conquistata dagli [[Arabi]], nell'[[878]].<ref>cf. ''Anal. Boll.'' , 1912, p. 213 in {{Cita|Lanzoni, 1927|p. 637}}.</ref> Altre fonti però affermano che ciò avvenne durante il [[Assedio di Siracusa (827)|primo tentativo di conquista della città]], nell'[[827]]-[[828]].<ref name=Gaeta>Vd. {{Cita web|url=http://www.forgottenbooks.com/readbook_text/Memorie_Religiose_e_CivilI_Della_Citta_DI_Gaeta_1300020347/171|titolo=Ferraro, Salvatore, Memorie religiose e civilI della città di Gaeta, 1903|sito=[http://www.forgottenbooks.com www.forgottenbooks.com]|accesso=9 settembre 2015}}.</ref>
 
Per porre dunque il corpo del protovescovo al sicuro, i siracusani presero l'urna con i resti mortali di Marciano e la condussero in [[Grecia]], nella basilica di San Teodoro di [[Patrasso]], nell'[[Acaia (unità periferica)|Acaia]].
 
Come dall'Acaia le reliquie finirono a [[Gaeta]], resta un mistero che le fonti non contribuiscono a dissolvere. Una tradizione narra che dei mercanti gaetani, frequentando l'Oriente, giunsero con le loro navi nel luogo in cui si trovava questo sacro deposito e, acquistandolo, lo condussero nella loro città, a Gaeta. I gaetani elessero quindi Marciano come loro primo santo protettore, poiché sant'Erasmo vi sarebbe giunto solamente nel X secolo.<ref name=Gaeta/>
 
In tempi odierni le reliquie di Marciano trovano collocazione nella [[cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta]], dedicata ai due santi patroni di Gaeta.
 
Alcune reliquie del santo rimasero però a Siracusa.<ref>''Bisanzio e l'Italia. Raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi'', 1982, pp. 96-97.</ref> Nel duomo di questa città venne infatti custodito il braccio-reliquiario di san Marciano, il quale venne donato in seguito, nel [[XII secolo]], dal vescovo inglese [[Richard Palmer]], allora a capo della chiesa siracusana, al [[Duomo di Messina#Tesoro del duomo|tesoro del duomo di Messina]]; sua collocazione definitiva.
 
== Note ==
;Note esplicative
[[File:Gaeta, Basilica Cattedrale, pronao della facciata, statua di San Marciano vescovo.jpg|thumb|180px|Statua di Marciano. Cattedrale di Gaeta]]
<references group=N/>
 
;Note bibliografiche
{{references}}
 
== Bibliografia ==
* {{la}} {{cita libro| titolo=[http://www.dmgh.de/de/fs1/object/goToPage/bsb00000537.html?pageNo=439&sortIndex=040%3A010%3A0006%3A010%3A00%3A00 Monumenta Germaniae Historica]| autore=| anno= | città=| cid=Monumenta Germaniae Historica|ISBN=no|oclc=649268467}}
* {{la}} {{cita libro| titolo=[http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k55029762/f553.image Patrologia Latina]| autore=[[Jacques Paul Migne]]| anno= | città=| cid=Patrologia Latina|ISBN=no|oclc=173749943}}
* {{la}} [http://archive.org/stream/actasanctorum23unse#page/n296/mode/1up ''De S. Marciano martyre, episcopo syracusano in Sicilia''], in ''[[Acta Sanctorum]]'', Junii tomus tertius, Parigi e Roma 1867, pp. 275-283.
* {{la}} {{cita libro| titolo=[http://archive.org/stream/bibliothecahagi00boll#page/n5/mode/2up ''Bibliotheca hagiographica graeca,'' 2nd ed.], ed. Société des Bollandistes, Subsidia Hagiographica 8| autore=| anno=1909 | città=Bruxelles| cid=Bibliotheca hagiographica graeca|ISBN=no|oclc=1745688}}
* {{cita libro| titolo=[http://archive.org/stream/archiviostoricop14sociuoft#page/70/mode/2up Archivio storico per la Sicilia orientale ]| autore= Società di storia patria per la Sicilia orientale; Deputazione di storia patria per la Sicilia. Sezione di Catania| anno=1904 | città=| cid=Archivio storico per la Sicilia orientale, 1904|ISBN=no|oclc=1737288}}
* {{cita libro| titolo=[http://www.archive.org/stream/MN5017ucmf_0#page/n657/mode/2up Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an.604)] [microform] : studio critico| autore=[[Francesco Lanzoni]] | anno=1927 | editore=| cid=Lanzoni, 1927|ISBN=no|oclc=836951152}}
* {{cita libro| titolo=Archivio Storico Sicilia Orientale|autore=Clara Gebbia| curatore =| anno=1979 | editore= | volume=75|capitolo=Comunità ebraiche nella Sicilia imperiale e tardo antica|pp =241-275|cid=Gebbia, 1979|ISBN=no}}
* {{cita libro| titolo=Rivista di storia della chiesa in Italia| autore=| editore=Istituto grafico tiberino| anno=1982 |città=Roma | volume= |cid=Rivista di storia della chiesa in Italia, 1982|ISBN=no}}
* {{cita libro| titolo=Rivista di studi bizantini e neoellenici| autore=Istituto di studi bizantini e neoellenici | editore=Università di Roma | anno=1990 |città= | volume=27 |cid=Rivista di studi bizantini e neoellenici, 1990|ISBN=no}}
* {{cita libro| titolo=Sicilia e Italia suburbicaria tra IV e VIII secolo| autore=Salvatore Pricoco| editore=Rubbettino| anno=1991 |città= | volume= |cid=Pricoco, 1991|ISBN=9788872840252}}
* {{cita libro| titolo=Presenze giudaiche nella Sicilia antica e tardoantica| autore=Clara Gebbia| editore=Bretschneider| anno=1996 |città= | volume= |cid=Gebbia, 1996|ISBN=9788876891250}}
* {{cita libro| titolo=Rivista di studi bizantini e neoellenici| autore=Istituto di studi bizantini e neoellenici | editore=Università di Roma | anno=2001 |città= | volume=37 |cid=Rivista di studi bizantini e neoellenici, 2001|ISBN=no}}
* {{cita libro| titolo=La sinagoga e il bagno rituale degli ebrei di Siracusa| autore=Angela Scandaliato, Nuccio Mulè| altri=con una nota epigrafica di [[Cesare Colafemmina]]|url =https://books.google.it/books?id=jzEv_VlJtSoC&pg=PA15&lpg=#v=onepage&q&f=false | editore=Casa Editrice Giuntina| anno=2002 |città=Firenze| volume= |cid=Scandaliato, Mulè, 2002|ISBN= 88-8057-158-3}}
* {{cita libro| titolo=Eukosmia, studi miscellanei|autore=Francesco Paolo Rizzo | curatore =Ruggieri, Pieralli| anno=2003 | editore=Rubbettino Editore | capitolo=Un raro syngramma nella tradizione scritta sui santi Peregrino e Libertino|pp =400-427|cid=Rizzo, 2003|ISBN=9788849807301}}
* {{cita libro| titolo=Percorsi dell'agiografia: società e cultura nella Sicilia tardoantica e bizantina| autore=Daniela Motta| editore=Edizioni del Prisma| anno=2004 |città= | volume= |cid=Motta, 2004|ISBN=9788886808224}}
* {{cita pubblicazione | cognome=Campione| nome=Ada | titolo= Il Martirologio Geronimiano e la Sicilia:esempi di agiografia regionale | rivista=Vetera Christianorum | volume= 42 | anno=2005 | mese= | pp=15-35 | url=http://www.academia.edu/5477592/Campione_MG_e_SICILIA | cid =Campione, 2005}}
* {{cita libro| titolo=Sicilia cristiana dal I al V secolo| autore=Francesco Paolo Rizzo | editore=G. Bretschneider| volume=vol. 2, parte 2|anno=2006|cid=Rizzo, 2006|ISBN=9788876892288}}
* {{cita libro| titolo=Vescovi, Sicilia, Mediterraneo nella tarda antichità: atti del I convegno di studi; (Palermo, 29 - 30 ottobre 2010) | autore=Massara, Francesca Paola | curatore =Messana, Lombino, Costanza | edizione=2012 | editore=Salvatore Sciascia | città= | capitolo=[http://www.academia.edu/7416205/Marciano_di_Siracusa_nelliconografia_siciliana_in_Vescovi_Sicilia_Mediterraneo_nella_tarda_antichit%C3%A0._Atti_del_Convegno Marciano di Siracusa nell'iconografia siciliana]|pp =275-292|cid=Massara, Francesca Paola, 2012}}
* {{en}} {{cita libro| titolo=The Ashgate Research Companion to Byzantine Hagiography. Periods and Places| autore=Stephanos Efthymiadis| editore=Ashgate Publishing, Ltd.| volume=1|anno=2013|cid=Efthymiadis, 2013|ISBN=9781409482680}}
 
==Note==
== Altri progetti ==
<references />
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{santiebeati|91454|San Marciano di Siracusa}}
 
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[[Categoria:Vescovi e arcivescovi di Siracusa]]