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{{voce principale|Busto Arsizio}}
{{storiaitalia}}
{| style="width:100%; background:transparent; font-size:90%"
La '''storia di [[Busto Arsizio]]''', secondo alcune ipotesi,<ref name=Marinoni>Augusto Marinoni. "I dialetti da Saronno al Ticino". Busto Arsizio-Legnano, 1957. Pagine 37-50.</ref><ref name=cultura>[http://www.comune.bustoarsizio.va.it/default.cfm?docs=cultura.htm Cultura - Sito istituzionale di Busto Arsizio]</ref><ref name=lb>[http://www.leganordcarmagnola.org/Celti/LaLinguaDiBustoArsizio.htm La Lingua di Busto Arsizio]</ref><ref name=Giavini> Luigi Giavini. "Le origini di Busto Arsizio dai Liguri ai Longobardi". Nomos edizioni. 2002. Pagine 17-38.</ref><ref name=isola>Rogora, Ferrario e Belotti nel libro citato ''Sommario di storia bustese'', citando Magni e Pacciarotti (libro citato ''Busto Arsizio: Ambiente, Storia, Società''), parlando di "isola" linguistica (pagina 252).</ref><ref name=antichi>[http://www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=64320 La Giöbia dai Liguri antichi al Duemila]</ref> vide i suoi albori con i [[Liguri]]. Inoltre, la successiva presenza dei [[Romani]] è dimostrata dalla distribuzione urbanistica della città. Nota nell'[[Alto Medioevo]] per la [[concia delle pelli]], la prima menzione della città risale al [[922]], anno in cui il nome del ''locus'' viene citato in alcuni documenti di notai.<ref>Notizia tratta dal libro {{cita libro|nome=C.|cognome= Magni|autori= G. Pacciarotti|titolo=Busto Arsizio - Ambiente storia società|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=1977}}</ref> Con decreto del cardinale [[San Carlo Borromeo|Carlo Borromeo]], il [[4 aprile]] [[1583]]<ref name=Borromeo>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 40. Nello stesso anno, come si legge alla stessa pagina del libro citato, rovinò l'ultima delle sette torri della Busto medievale.</ref> Busto Arsizio, allora sotto il dominio del duca [[Filippo Maria Visconti]], venne staccata dal [[Vicariato]] del [[Seprio]] e messa a capo di quella che fino a quel momento era la [[Pieve di Olgiate Olona]], con un [[podestà]] proprio.
| style="background:#e0f0ff; border:1px solid silver; -moz-border-radius-topleft:12px; -webkit-border-top-left-radius:12px; border-top-left-radius:12px; width:20%; height:30px" | [[File:Help-browser.svg|18px|link=Aiuto:Benvenuto]] [[Aiuto:Benvenuto|Benvenuto]]
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Le origini di quello che fu un centro tessile di primaria importanza sono da ricercarsi nel Medioevo: nel [[1375]] "quasi in ogni casa batte un telaio", come testimoniato qualche secolo più tardi dallo storico Crespi Castoldi nella sua storia di Busto Arsizio (''De Oppido Busti Relationes'').<ref name=PS>[http://www.bustoarsizio.org/docs/piano_strategico_ba.pdf Piano Strategico di Busto Arsizio]</ref>
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Il [[30 ottobre]] del [[1864]] Busto Arsizio ottenne nel [[Regno d'Italia]] il titolo di [[città dell'Italia|città]]<ref>[http://www.araldicacivica.it/vecchio%20sito/Lombardia/Comuni%20va/busto%20arsizio.htm www.araldicacivica.it]</ref>. Oggi è un moderno centro industriale e commerciale.
<div align="center" style="font-size:130%">Buon lavoro e buon divertimento da parte di tutti i wikipediani!</div>
== Toponomastica ==
[[Immagine:20071226Tosi 1m.jpg|thumb|left|Stemma della città di Busto Arsizio (particolare del pavimento del viale interno del giardino di [[Villa Ottolini-Tosi]])]]
<div style="margin:0; padding:0; font-size:105%">
Non è chiara l'origine del nome "Busto Arsizio". Si ipotizza che "Busto" derivi dal [[lingua latina|latino]] ''ambustum'' ("bruciato"), attraverso una divisione popolare delle sillabe in ''am-bustum'' invece di quella corretta ''amb-ustum''; questa origine potrebbe essere riferita ad un terreno piuttosto secco o ad un incendio che avrebbe colpito anticamente l'abitato.<ref name=topon>Rogora, Bellotti, Ferrario, ''Sommario di storia bustese'', pp. 17-18.</ref>
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|titolo = Altre informazioni
La seconda parte del nome, "Arsizio", aggiunta solo verso il [[XIII secolo]], potrebbe essere una duplicazione del precedente (richiama infatti l'aggettivo "arso"), oppure potrebbe derivare dal latino ''ars'', con allusione all'operosità degli abitanti, o ancora dal [[lingua greca|greco]] ''arsi'', "sollevare". Si farebbe probabilmente riferimento alla rivolta degli [[Insubri]] contro i [[Romani]] ai tempi della costruzione del Castrum di [[Seprio]], quando durante una sommossa un incendio bruciò l'allora avamposto gallico-romano, oppure al periodo dell'invasione di [[Federico Barbarossa]] del [[1162]], il quale rase al suolo e bruciò Milano e i territori nei pressi della città che provvedevano al suo approvvigionamento.
}}
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Secondo un'altra ipotesi, il termine "Arsizio" deriverebbe invece dal [[Lingue germaniche|germanico]] ''hard'' (termine legato alla [[metallurgia]]), poi traslato, attraverso il tardo latino ''ardicium'', ''arsitium'', al volgare ''arsitio''. Il toponimo si riferirebbe alla principale attività degli abitanti del borgo, la produzione del filo di ferro, ancora oggi chiamato in dialetto bustocco "''ardìa''", e alle numerose fucine presenti nel borgo e ai loro fuochi, che sarebbero anche richiamati anche dalla fiammella posta nella parte inferiore dello stemma cittadino.<ref name=topon/>
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Il toponimo "Arsizio" compare anche nel nome del comune [[Canton Ticino|ticinese]] di [[Brusino Arsizio]].
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Anticamente, accanto a "Busto Arsizio", era comune l'indicazione della città come "Busto Grande" (rimasta nel [[dialetto bustocco|dialetto]]: il nome dialettale della città è infatti ''Büsti Gràndi'' e non esiste un termine dialettale per "Arsizio"), al fine di distinguerla dalla più piccola [[Busto Garolfo]] (''Büst Picul'') nonché da [[Buscate]] (''Büst Cava'').
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== Ipotesi sulle origini ==
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Busto Arsizio ha origini liguri.<ref name=Giavini>[http://www2.varesenews.it/articoli/2002/novembre/sud/21-11originibusto.htm Articolo su un libro di Luigi Giavini].</ref><ref>[http://www.chiesasmariabusto.it/liguri.htm Liguri]</ref>
|titolo = Serve aiuto?
I [[Liguri]] erano un popolo che per tradizione praticavano il "debbio", cioè la tecnica di appiccare l'incendio alla foresta di roveri, roverelle, carpini neri che allora ricopriva l'intera [[Pianura Padana]] per costruirvi capanne di sassi con tetti di paglie e per ricavare campi da coltivare a vite ed a cereali poveri (miglio, segale, panico). Anche in quella che venne successivamente chiamata ''Silva longa'', crearono un ''Bustum'',<ref>Augusto Spada. ''Conoscere la città di/Getting to know the city of Busto Arsizio''. Freeman editrice. Busto Arsizio (2004). Pagina 7.</ref>
}}
cioè un nuovo insediamento, che fu l'inizio di quella che oggi è la città di Busto Arsizio. L'insediamento si sviluppò nei pressi del [[torrente Tenore]], un corso d'acqua, che anticamente aveva una portata idrica maggiore e più costante di oggi. Il torrente, proveniente dalle colline moreniche del basso Varesotto, scendeva lungo le attuali vie Bellini e Montebello.<ref>Augusto Spada. ''Busto Arsizio Architetture Pubbliche'. Città di Busto Arsizio. Busto Arsizio (1997). Pagina 11.</ref>
Se hai bisogno di aiuto, chiedi allo [[Aiuto:Sportello informazioni|sportello informazioni]] (e non dimenticare che la risposta ti verrà data in quella stessa pagina). Se avessi bisogno di un aiuto ''continuativo'', puoi [[Progetto:Coordinamento/Accoglienza/Nuovi_arrivati|richiedere di farti affidare un "tutor"]].
<inputbox>
Busto Arsizio fu una enclave nella terra [[insubri|insubre]] e appena si accorse dell'arrivo, a ondate successive attraverso le [[Alpi]], di tali popolazioni celtiche.<ref name=Giavini/>
type=commenttitle
Ciononostante, alcune antiche contrade della città (come Sciornago) presentano le tipiche terminazioni [[Celti|celtiche]] in "-ago" ([[Sacconago]]), in "-ano" ([[Borsano]]) e in "-ate". Studiando il [[dialetto bustocco]] ci si accorge che è un'isola ligure fossile in terra lombarda.<ref name=Giavini/>
bgcolor=white
I fatti risalgono alla [[preistoria]], quando le terre dal [[Rodano]] alla [[val Camonica]] erano abitate da tribù liguri. Il loro linguaggio nella seconda metà del primo millennio a.C. fu trasformato prima dalla dominazione [[Galli|gallica]], che però non penetrò dappertutto in egual misura (nel caso di Busto Arsizio le tracce sono scarse), e poi da quella più profonda e decisiva dei [[Romani]].
preload=
editintro=
Il fatto che l'area fosse abitata in età romana è indicato dall'andamento regolare delle vie del centro storico<ref>Dalla piazza Santa Maria partivano il ''cardo'' e il ''decumanus'', di cui tutt'oggi si riconosce il percorso, che arrivavano fino alle quattro porte della città.</ref>
hidden=yes
e dal ritrovamento di alcuni oggetti di epoca tardo-romana, probabilmente dell'epoca tra il [[II secolo d.C.|II]] e il [[IV secolo d.C.]].<ref>[http://www.comune.bustoarsizio.va.it/default.cfm?docs=storia.htm Sito Istituzionale della città Busto Arsizio]</ref>
page=Aiuto:Sportello_informazioni
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==Alto Medioevo==
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[[Immagine:Gerber.jpg|thumb|250px|Concia delle pelli in una ricostruzione storica]]
buttonlabel=Domanda allo Sportello informazioni
Nota nell'[[Alto Medioevo]] per la [[concia delle pelli]], la prima menzione della città risale al [[922]], anno in cui il nome del ''locus'' viene citato in alcuni documenti di notai.<ref>Notizia tratta dal libro {{cita libro|nome=C.|cognome= Magni|autori= G. Pacciarotti|titolo=Busto Arsizio - Ambiente storia società|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=1977}}</ref>
</inputbox>
Altre citazioni sono del [[XII secolo]], in due documenti del [[1119]]<ref>Il documento riguarda una contesa per alcuni terreni tra i "decumani" della cattedrale di Milano ed i "cappellani".</ref> e del [[1140]].<ref>Si tratta di un contratto con cui un tale Amizone da Busto e sua moglie Ottavia cedono alla chiesa di Santa Maria Jemale di Milano dei campi situati "''in loco Busti qui dicitur Arsizio''". Pertanto il termine Arsizium è senza dubbio precedente a tale epoca.</ref>
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</div>
In questo periodo il ''locus Busti'' seguì le vicende dell'odierna [[Castelseprio]], che centro conobbe un periodo di notevole splendore dopo le [[invasioni barbariche]]. I [[Longobardi]], a partire dal [[VI secolo]], ne fecero la roccaforte più importante della regione a nord di Milano.<ref>Magni-Pacciarotti. "Busto Arsizio - Ambiente storia società". Freeman editrice, Busto Arsizio, 1977. Pagina 13.</ref>
<div style="border-bottom:1px solid #eee; padding-top:0.17em; padding-bottom:0.5em"></div>
Il dominio longobardo diede il colpo di grazia alle superstiti istituzioni romane ed instaurò un nuovo ordinamento politico, civile ed economico già di tipo quasi feudale.
<div style="font-size:95%">[[file:Flag of the United Kingdom.svg|20px]] Hello and welcome to the Italian Wikipedia! We appreciate your contributions. If your Italian skills are not good enough, that’s no problem. We have an [[Wikipedia:Ambasciata|embassy]] where you can inquire for further information in your native language or you can contact directly [[Wikipedia:Babel/It-0|a user in your language]]. We hope you enjoy your time here!</div>
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La dominazione longobarda cessò quando [[Carlo Magno]] sconfisse il re [[Desiderio (re)|Desiderio]], la cui caduta si ebbe nel [[774]]. Alle istituzioni longobarde si sostituirono quelle dei [[Franchi]]: ai duchi si opponevano i conti ed i marchesi, ed il [[feudalesimo]] era alle porte.
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Per quanto riguarda il periodo carolingio e quello successivo dei regni d'Italia si assiste ad una mancanza, per quanto riguarda Busto Arsizio, di documentazione. Il ''locus Busti'' continuò a far parte del contado del Seprio, che divenne così potente da avere una propria [[Zecca (moneta)|zecca]].<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 21.</ref> Per quanto riguarda le istituzioni ecclesiastiche, Busto Arsizio dipendeva da Olgiate Olona, capo [[pieve]].<ref>La sede plebana venne spostata a Busto Arsizio nel 1583 da [[San Carlo Borromeo]].</ref>
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==Basso Medioevo==
| style="background:#ffe5e0; border:1px solid silver; height:30px; padding-left:1em" | [[File:Copyright-problem.svg|18px|link=Wikipedia:Copyright]] [[Wikipedia:Copyright|Copyright]]
[[Immagine:20081224SanMichele(3).JPG|thumb|250px|right|Campanile di [[Chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|San Michele Arcangelo]], la cui base risale agli anni intorno al 1000]]
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| style="background:#ffefe0; border:1px solid silver; height:30px; padding-left:1em" | [[File:Crystal Clear app ksirtet.svg|18px|link=Portale:Progetti]] [[Portale:Progetti|Progetti tematici]]
La più antica costruzione tuttora esistente nella città è costituita dalla base del [[campanile]] della [[chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|chiesa di San Michele Arcangelo]], risalente al [[IX secolo]] o [[X secolo]].<ref>Augusto Spada. ''Conoscere la città di/Getting to know the city of Busto Arsizio''. Freeman editrice. Busto Arsizio (2004). Pagina 40.</ref>
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La dedica della chiesa a [[san Michele Arcangelo]], il cui culto era particolarmente diffuso presso i [[Longobardi]], ha fatto supporre un originario insediamento di quella popolazione nei pressi della chiesa, che nella sua fase attuale dovette sostituire un più antico edificio di culto di minori dimensioni. La presenza di una fortificazione concorda con la posizione del sito, che si trova nel punto più alto dell'antico territorio comunale e con l'appellativo di [[Borgo (geografia)|borgo]], assunto di epoca medievale dall'antico ''locus Busti''.
| style="background:#fff8dc; border:1px solid silver; -moz-border-radius-bottomleft:12px; -webkit-border-bottom-left-radius:12px; border-bottom-left-radius:12px; height:30px; padding-left:1em" | [[File:Nuvola apps bookcase.svg|18px|link=Aiuto:Glossario]] [[Aiuto:Glossario|Glossario]]
|}Naturalmente un benvenuto anche da parte mia! Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a contattarmi. [[User:.avgas|<span style="color:#242424">.av</span>]][[User_talk:.avgas|<span style="color:#242424; cursor:help;">gas</span>]] 09:03, 7 mar 2019 (CET)
Verso l'[[Rinascita dell'anno Mille|anno Mille]] il ''locus Busti'' era un [[feudo]] di una famiglia di capitani di Milano, aveva un castello e cominciava influenzare le lotte tra il popolo, i feudatari minori e i militi. Il cronista milanese Galvaneo Fiamma dichiarò che tra i sostenitori dell'arcivescovo [[Ariberto d'Intimiano]] nelle lotte contro i nobili minori, vi erano i capitani di Busto,<ref>I capitani erano nobili di antica origine longobarda, possessori di feudi ereditari nei capoluoghi delle pievi.</ref> che come tutti i capitani erano contro le libertà comunali.<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 22.</ref>
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L'autonomia del contado del [[Seprio]] venne minacciata dalla crescente potenza del comune di Milano. Questa situazione favorì i tentativi di sottrarsi alla giurisdizione del conte da parte di Busto. Era il periodo appena precedente alla formazione della [[Lega Lombarda]], fondata nel [[1167]] per contrastare [[Federico I del Sacro Romano Impero|Federico I]] detto il "barbarossa" nel suo tentativo di allargare l'influenza imperiale nella regione padana. Infatti, tre anni prima, [[9 giugno]] [[1164]] Federico I concesse a [[Rainaldo di Dassel]], [[arcivescovo]] di [[Colonia (Germania)|Colonia]] e arcicancelliere del [[Sacro Romano Impero]] un feudo che comprendeva la [[pieve]] di [[Dairago]] (con l'antico comune di Capopieve e ampi territori nella zona), Busto Arsizio, (facente parte della pieve di [[Olgiate Olona]]) e [[Bernate Ticino|Bernate]].<ref>[http://www.comune.dairago.mi.it/Arte-e-storia/Conoscere-Dairago/Re-Magi Comune di Dairago]</ref>
Il [[XII secolo]] bustocco fu caratterizzato dalla crescita del borgo, che vedeva svolgersi al suo interno il fenomeno, comune a buona parte dell'Italia, della formazione del gruppo sociale della [[borghesia]].<ref>Magni-Pacciarotti. "Busto Arsizio - Ambiente storia società". Freeman editrice. Busto Arsizio (1977). Pagina 14.</ref> Forte della loro condizione economica, i borghesi (mercanti, proprietari terrieri e proprietari di case) volevano partecipare attivamente alla vita pubblica. <br>
Il borgo fu fortificato, venendo dotato di mura difensive e fossato. Il [[torrente Tenore|Tenore]] fu deviato e condotto nel fossato orientale (attuale piazza Manzoni), dove si trovava il castello. All'altezza di ''Porta Piscina'', una delle quattro porte bustesi (le altre erano ''Porta Savico'', ''Porta Basilica'' e ''Porta Sciornago''), venne creato un piccolo canale, che costeggiava la contrada Piscina (attuale via Matteotti). Questo con portata regolare andava ad alimentare una vasca al centro di Piazza Santa Maria, chiamata ''Piscina'', fondamentale per l'approvvigionamento idrico della popolazione. La ''Piscina'' aveva anche un emissario, che raccoglieva gli scoli del mercato-macello pubblico (la beccaria). Questo percorreva l'attuale via Bambaia (che fino all'ottocento aveva il nome di contrada del Riale) e si andava infine a disperdere in alcuni campi a sud-est del borgo, che venivano così irrigati.<ref name="spada_12">Augusto Spada ''Busto Arsizio Architetture Pubbliche''. Città di Busto Arsizio. Busto Arsizio (1997). Pagina 12.</ref>
Alla fine del [[XII secolo]] e al principio del successivo, come si legge negli ''Statuti della compartizione delle strade e delle fagie'',<ref name="AAVV_23">AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 23.</ref> il ''locus'' aveva in carico 1526 braccia<ref>Unità di misura lineare che oscillava secondo le località tra 58 cm e 70 cm.</ref> sulla strada di [[Rho]], una delle sei strade che facevano capo alle sei porte principali di Milano e lungo le quali erano state aggregate le sei circoscrizioni (dette "fagge"). Nel [[1212]] furono creati i consoli delle fagge e Busto fu assegnata al I Consolato di Porta Ticinese e Vercellina, che comprendeva il territorio dell'[[Alto Milanese]] tra il [[Ticino]] e l'[[Olona]].<ref name="AAVV_23"/>
All'inizio del [[XIII secolo]] viene creata a San Giovanni la prima porzione curata del borgo.<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. p.44</ref> Della prima metà del secolo è la notizia<ref>L'anno di fondazione è incerto ma un atto notarile del [[1243]], riportato nel libro ''Storia di Busto'' di L. Ferrario, attesta un atto di compravendita delle Umiliate che da Busto Garolfo si trasferivano a Busto Arsizio.</ref> di una comunità monastica di [[Umiliati|Suore Umiliate]] situata nella ''Contrada Basilica'',<ref>La contrada Basilica era una delle quattro contrade comprendente il territorio attorno alla chiesa di San Giovanni. Le altre tre contrade erano la contrada Piscina, nome dato dalla vasca dove gli abitanti portavano gli animali ad abbeverarsi, la contrada Sciornago, che era la più ricca, e la Sanovico, situata attorno all'odierna via Montebello, ancor oggi chiamata "Savigu" nel dialetto dei vecchi. Magni-Pacciarotti. "Busto Arsizio - Ambiente storia società". Freeman editrice. Busto Arsizio (1977). Pagina 14.</ref> mentre il borgo si sviluppa economicamente grazie alla produzione tessile del [[fustagno]] e della [[bumbasina|bombasina]]. A questa casa, nel [[1278]] se ne aggiunse un'altra, collocata in Contrada Platea.<ref>Tale contrada doveva essere quella di Santa Maria, vista l'esistenza del ''Consortium Sanctae Mariae de Platea'' (Consorzio di Santa Maria di Piazza). AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 24.</ref>
[[Immagine:Visconti, Ottone.jpg|thumb|250px|left|Il vescovo [[Ottone Visconti]], sotto il quale Busto venne elevata al rango di borgo nel 1287]]
Nel [[1287]], dopo un'ennesima riconquista, l'arcivescovo di Milano [[Ottone Visconti]] ordinò la distruzione di Castel Seprio e Busto assurse così a borgo,<ref>Pio Bondioli, Storia di Busto Arsizio, vol. I, 1937, pp. 67-69. In realtà esiste un documento del [[1243]] nel quale Busto viene detta borgo, come viene attestato nel libro citato alle pagine 68-69.</ref> appellativo che indicava i paesi dotati di un mercato e di una fortificazione.
Il favore dei Visconti, divenuti vicari imperiali, contribuì al miglioramento delle condizioni e alla presa di vigore del borgo con la ricostruzione ad opera di Alberto Confalonieri del castello e delle mura.<ref name="AAVV_28">AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 28.</ref> Data la generosità e la religiosità del popolo di Busto Arsizio, parte della crescente ricchezza del borgo fu consacrata, attraverso dei benefici, alle chiese di [[Basilica di San Giovanni Battista (Busto Arsizio)|San Giovanni Battista]], [[chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|San Michele Arcangelo]] e [[Santuario di Santa Maria di Piazza (Busto Arsizio)|Santa Maria di Piazza]].<ref name="AAVV_28"/>
Nel [[1343]] anche San Michele venne dotata di un curato porzionario, per la cura delle anime delle contrade di Pessina e Sciornago<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. pp.46-54</ref> (quest'ultimo a metà con San Giovanni, vista la topografia del luogo). Di fatto, San Michele diventò parrocchia indipendente. Della metà del secolo è la notizia della creazione di una seconda porzione curata a San Giovanni.<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. p.56</ref>
Nel [[1375]] "quasi in ogni casa batte un telaio", come testimoniato qualche secolo più tardi dallo storico Crespi Castoldi nella sua storia di Busto Arsizio (''De Oppido Busti Relationes'').<ref name=PS>[http://www.bustoarsizio.org/docs/piano_strategico_ba.pdf Piano Strategico di Busto Arsizio]</ref>
Nel [[1402]] morì [[Gian Galeazzo Visconti]], il quale, nel [[1395]], aveva ottenuto l'elevazione al rango di [[Ducato di Milano|Duca di Milano]]. Il titolo e la signoria sui vasti possedimenti [[Visconti|viscontei]] passarono al primogenito [[Giovanni Maria Visconti]], tredicenne, motivo per cui lo stato venne governato dalla vedova duchessa Caterina. In quel periodo il borgo, che era suddiviso nelle quattro contrade (Pessina, Sciornago, Basilica, e Savico), fu oggetto di gravi minacce da parte di [[Facino Cane]] che voleva saccheggiarlo.<ref>[http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=15220&RicLin=en SIUSA]</ref> Gli abitanti, nel pomeriggio del [[4 aprile]] [[1408]] vennero richiamati dal suono delle campane ed accorsero alle mura con la volontà di respingere l'aggressore. Dopo aver chiuso le quattro porte del borgo, venne costruito un secondo terrapieno. Un messo, che chiese di parlare col comandante del castello, venne messo in fuga da una scarica di frecce degli assediati. Dopo altri stratagemmi andati a vuoto, Facino Cane si allontanò da Busto Arsizio pensando che fosse meglio rivolgere i suoi assalti a popolazioni meno fiere. Gli abitanti del borgo attribuirono la vittoria all'intervento dei Santi [[Re Magi]], ai quali dedicarono la porta settentrionale di Busto.<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). pp. 29-30.</ref>
Nel [[1427]] nacque in [[Bustese (territorio)|territorio bustese]],<ref>Come dimostrò con documenti d'Archivio il dottor Pio Bondioli nello studio riassunto nel seguente libro: Pio Bondioli. ''Studi e ricerche intorno alla Beata Giuliana da Busto Arsizio''. Editrice Milani. Busto Arsizio (1927).</ref> cioè alla Cascina Verghera, poi Cascina dei Poveri, [[Giuliana Puricelli]], dichiarata beata da Papa [[Benedetto XIV]] e ricordata anche in un sonetto di [[Giuseppe Parini]].<ref>''La verginella che dal ciel condotta''<br>''fuggissi al monte al viver casto e pio'' [http://www.classicitaliani.it/parini/parini16_2_poesie_varie.htm Parini]</ref>
La creazione della terza porzione curata di San Giovanni è datata [[1434]].<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. p.56</ref> Sei anni dopo, nel [[1440]] venne istituito il primo tribunale, con la concessione al primo [[podestà]] ''in loco'' del borgo del potere di "dirimere qualsiasi questione o lite civile e criminale, somma o valore e di sentenziare e di applicare pene pecuniarie e corporali fino all'estremo supplizio compreso".<ref> Pio Bondioli, Storia di Busto Arsizio (fino al 1630).</ref>
Dopo la parentesi tumultuosa, tra il [[1447]] e il [[1449]], della [[Repubblica Ambrosiana]], Busto Arsizio pattuì il passaggio sotto [[Francesco Sforza]] procurandosi i favori dello stesso Duca, il quale confermò ai borghigiani il privilegio del podestà ''in loco'' e si oppose alla richiesta avanzata dai gallaratesi che chiedevano che Busto Arsizio tornasse sotto il loro vicariato<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). p. 31. Busto Arsizio era passata ad essere parte del vicariato di Gallarate a partire dal [[1415]], per imposizione del duca [[Filippo Maria Visconti]], come si legge nel libro citato a pagina 29.</ref>. Busto attraversò così un periodo di intenso splendore anche sotto la dominazione degli [[Sforza]], soprattutto dal punto di vista artistico e culturale, nonostante le guerre, le devastazioni, i saccheggi, le carestie e le pestilenze che accompagnarono la Lombardia nel corso del [[XVI secolo]]. Per quanto riguarda la [[peste]], si ebbero altre epidemie nel [[1451]] e nel [[1468]]. Successivamente, secondo il Crespi Castoldi,<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 35.</ref> morirono a Busto 1100 persone nel tra il [[1484]] e il [[1485]].
Nel [[1488]] [[Ludovico il Moro|Ludovico Sforza]] detto "il Moro", vista l'importanza che aveva conquistato il borgo di Busto, lo elevò al rango di [[Contea]]<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 32.</ref>, subordinando politicamente e giuridicamente [[Legnano]] a Busto ed istituendo il tribunale nel Borgo bustocco. Praticamente Busto diventò capoluogo dell'area.<ref>[http://www.bustocco.it/LaNostraCitta%27/index.htm La nostra città]</ref> Si venne formando così, verso la fine del secolo, un ambiente culturale umanistico, sull'esempio della corte Sforzesca di Milano. Si può dire che a Busto Arsizio, il Medioevo terminò con 4 anni di anticipo.<ref>Vedi "La chiesa di San Michele", origine e storia, II, pagina 121.</ref>
== XVI secolo ==
[[Immagine:Carlo Borromeo.jpg|thumb|250px|right|L'arcivescovo [[San Carlo Borromeo]]. Nel [[1583]] ordinò il trasporto della sede plebana da Olgiate Olona a Busto Arsizio, a seguito della sua visita pastorale.]]
Nel [[XVI secolo]], Busto Arsizio era rinomata per la produzione del [[fustagno]]<ref>In un documento del notaio Giovanni Antonio Raynaldo datato [[1569]] si legge che i bustesi "acquistavano il loro vivere alcuni in fare ferro filato ed alcuni in tessere bombasina et fustagno".</ref> ma l'occupazione principale degli abitanti restava l'[[agricoltura]]; i raccolti erano soprattutto di [[cereali]] e [[vino]].
Nel [[1512]] venne creata la seconda porzione curata di San Michele, la quinta del borgo. Il primo curato porzionario fu Crespolo Crespi.<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. pp.56-65</ref>
Nel [[1529]] ebbe luogo una forte epidemia di [[peste]] sul territorio. Nel [[1535]] [[Francesco II Sforza]] morì senza lasciare discendenza e il casato si estinse. Terminò così il periodo delle dominazioni nostrane e iniziò quello della soggezione allo straniero. Nel [[1540]], sotto la dominazione spagnola, iniziata già sotto l'ultimo Sforza, ci fu una nuova epidemia di peste, che causò gravi danni alla popolazione.
Dopo la morte, avvenuta a [[Lione]], del conte Luigi Visconti di Busto senza lasciare eredi maschi,<ref>Luigi Visconti morì il [[24 giugno]] [[1564]] avendo come unica erede la figlia Anna, che sposerà nel [[1572]] Giacomo Antonio Arconati.</ref> la [[Contea di Busto Arsizio]] tornò alla Camera ducale milanese e venne richiesta nel [[1568]] da Pietro Antonio Marliani.<ref name="AAVV_39">AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 39.</ref> Nel [[1569]] venne eseguita una ricognizione diretta sul territorio per stimare i beni del borgo, leggendo la quale si viene a sapere che esso era circondato da un fossato e da un bastione di terra e che contava "''focholari quattrocentoventi''" (circa 3500 abitanti).<ref name="AAVV_39"/> Nel [[1573]], quando era "console" di Busto Arsizio Gabriele de' Turati, il senatore Pietro Antonio Marliani tornò ad interessarsi del borgo e superò le offerte dei concorrenti presso la [[Camera bassa|Regia Camera]]. Solo dopo la conclusione di varie liti con alcuni nobili che non volevano prestare fedeltà ai Marliani, sei anni dopo la richiesta il [[Camera alta|Regio Senato]] poté approvare l'infeudazione e Paolo Camillo Marliani divenne il nuovo feudatario di Busto Arsizio.<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). pp. 39-40.</ref>
Quanto alla popolazione, nel [[1574]] viene fornita la cifra di 3007 abitanti divisi in 515 nuclei familiari, di cui parecchi ad impianto patriarcale, cifra che faceva di Busto Arsizio il centro più popoloso dell'[[Alto Milanese]].<ref>Il quadro demografico dell'[[Alto Milanese]] si trova nel libro Bertolli-Colombo, Storia della peste, pp.388-389.</ref>
Nel [[1576]], l'arcivescovo Carlo Borromeo aggregò le monache del monastero vecchio o di Santa [[Maria Maddalena]] di Busto Arsizio, di [[regola benedettina]], con le religiose del monastero nuovo o di [[San Girolamo]], di [[regola agostiniana]], fondato da Orsina Caniani a metà del XV secolo. Al momento dell'aggregazione l'arcivescovo impose al nuovo monastero la regola benedettina.<ref>Ferrario 1987, pp. 217-221.</ref> Lo stesso anno è ricordato anche per la [[peste di San Carlo]], che però a Busto fu meno forte che nel milanese.<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 40.</ref>
Con decreto del cardinale [[San Carlo Borromeo|Carlo Borromeo]], il [[4 aprile]] [[1583]]<ref name=Borromeo>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 40. Nello stesso anno, come si legge alla stessa pagina del libro citato, rovinò l'ultima delle sette torri della Busto medievale.</ref> Busto Arsizio, allora sotto il dominio del duca Visconte Filippo Maria, venne staccata dal Vicariato del [[Seprio]] e messa a capo di quella che fino a quel momento era la Pieve di [[Olgiate Olona]] con un podestà proprio. L'arcivescovo, durante una visita pastorale, aveva constatato la decadenza irrimediabile di Olgiate Olona, che contava allora circa 600 abitanti, in contrasto con la rigogliosa vita religiosa e civile di Busto Arsizio e dei suoi oltre 3000 abitanti.<ref>AA.VV.. ''Busto Arsizio. Anno 1604 e dintorni.''. Edizioni La Provvidenza. Busto Arsizio (2004). Pagina 24.</ref> La pieve di Busto Arsizio comprendeva i comuni di: [[Cairate]], [[Fagnano Olona]], [[Solbiate Olona]], [[Olgiate Olona]], [[Castellanza]], [[Sacconago]] e [[Villa Cortese]] sulla sponda ovest dell'[[Olona]] e [[Gorla Maggiore]], [[Gorla Minore]], [[Prospiano]], [[Marnate]], [[Castegnate]], [[Rescalda]] e [[Cislago]] sulla sponda est. Nel [[1594]] si ebbero dati ufficiali sugli abitanti che si aggiravano sulle 5400 unità. L'età media era di poco più di 26 anni.<ref>[http://www.bustocco.it/LaNostraCitta%27/index.htm www.bustocco.it]</ref>
== XVII secolo ==
[[Immagine:20071226Garibaldi.jpg|thumb|left|250px|Piazza [[Giuseppe Garibaldi]], un tempo "prato di Porta Basilica"]]
Nella Busto Arsizio del [[XVII secolo|Seicento]] il terrapieno e il fossato che circondavano il borgo medievale erano ormai inutili e per questo motivo erano stati parzialmente livellati o comunque abbandonati. Restavano le quattro porte antiche, con i relativi ponti di scavalcamento del fossato: la porta di Basilica ad est (che dava accesso alla contrada più vasta e popolata), la porta di Pessina (o Piscina) ad ovest, la porta di Savico a nord e la porta di Sciornago a sud. In corrispondenza delle porte, superato il fossato, si aprivano ampi spazi ad utilizzo pubblico, detti "prati". Le quattro contrade convenivano nella piazza di Santa Maria, con i portici del mercato settimanale, denominata ''platea magna''.<ref>Francesco Bertolli. ''La peste del 1630 a Busto Arsizio''. Bramante editrice. Busto Arsizio (1990). Pagina 64.</ref> Nel [[1602]] vivevano a Busto Arsizio 2945 abitanti, suddivisi in 585 fuochi<ref>Dati demografici dedotti dall'Archivio Arcivescovile di Milano, Duplicati e Statum Animarum, 129, qq. 17-20, dall'Archivio Arcivescovile di Milano, Visite Pastorali e documenti annessi, Busto Arsizio 16, q.24.</ref> (l'unità fiscale per i versamenti dei tributi, corrispondente alla famiglia in senso esteso).
L'abbandono del fossato fu dovuto anche alla notevole riduzione della portata idrica del [[torrente Tenore]], che ormai era ricco d'acque soltanto in periodi di piogge copiose. La diminuzione della portata idrica del Tenore fu causata da un mutamento climatico. Alla fine del '500 iniziò, infatti, la cosiddetta "[[piccola era glaciale]]", che vide una diminuzione della temperatura con il conseguente aumento dei ghiacci sui monti e la diminuzione delle acque in pianura. Le magre portate del Tenore, vengono così inghiottite dai permeabilissimi terreni ciottolosi delle brughiere a nord del borgo. A Busto, l'alveo, quasi sempre asciutto del Tenore, diventò la ''via dei sassi'' (attuali vie Galvani e Bellini).<ref name="spada_12"/>
[[Immagine:Chiesetta di Madonna in Veroncora a Busto Arsizio (VA) .jpg|250px|thumb|right|Chiesa di Madonna in Veroncora]]
Durante il [[Seicento]] furono attuati interventi in quasi tutti i luoghi di culto esistenti di Busto Arsizio: le ricostruzioni delle chiese di [[Basilica di San Giovanni Battista (Busto Arsizio)|San Giovanni Battista]] (1609-1635) e [[chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|San Michele Arcangelo]] (1652-1679), la costruzione della chiesa Madonna in Veroncora (prima del 1630), della chiesa di San Gregorio in Camposanto(1657-1659), dell'oratorio della Cascina dei Poveri (1665-1668), del ''mortorio'' presso san Giovanni (1689-1692), dei campanili di santa Croce e di santa Maria Maddalena (1603), poi entrambi distrutti, l'ampliamento di Madonna in Prato (1605 circa) e di Sant'Antonio (1670) e i restauri nella primitiva [[chiesa di San Rocco (Busto Arsizio)|chiesa di San Rocco]] (1603-1614).<ref>Bertolli-Pacciarotti-Spada. ''Chiese minori a Busto Arsizio: San Gregorio e Beata Vergine delle Grazie (Sant'Anna)''. Libreria della Basilica. Busto Arsizio (1991), p.17.</ref>
Per quanto riguarda l'amministrazione della [[Contea di Busto Arsizio|contea di Busto]], il conte Paolo Camillo abdicò nel [[1613]] in favore del primogenito Luigi Marliani. Nel [[1630]] Luigi morì di peste a Milano e gli successe il nipote Carlo Mariani, di soli ventiquattro anni.
Anche se Busto Arsizio, al tempo, non era ancora sede prepositurale, poteva vantare ben cinque [[curato|curati porzionari]]. Ciascuno di essi costituiva la guida spirituale di una frazione del borgo ed era titolare di una [[prebenda]] specifica. Tre di essi risiedevano presso la [[Basilica di San Giovanni Battista (Busto Arsizio)|chiesa di San Giovanni Battista]] ed altri due erano residenti presso la [[chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|chiesa di San Michele Arcangelo]].
[[Immagine:Vittorio emanuele 02.jpg|thumb|left|250px|Palazzo di Giustizia (ex-residenza dei conti di Busto Arsizio)]]
[[Immagine:The plague of ashdod 1630.jpg|thumb|left|250px|La peste di Ashdod ([[Nicolas Poussin]])]]
Nei primi trent'anni del [[XVII secolo]] venne realizzata nel borgo un'opera idraulica di notevole rilievo: la copertura del [[Torrente Tenore|Tenore]]. Nel [[1631]],<ref>Il cronista di quell'epoca Giovanni Battista Lupi racconta nell'opera ''Storia della Peste'', (la cui attribuzione è motivata nel libro seguente: F. Bertolli. ''Analisi e paternità della "Storia della peste... 1630, manoscritto bustese ora a Copenaghen". AFB (1971-72), pp. 35-77) come nel [[1631]], mentre infuriava la peste, si decise di "stoppare quell'antichità".</ref>, in seguito alla riduzione della portata d'acqua del torrente, dovuta alla [[Piccola era glaciale|piccola glaciazione]], la ''Piscina'' di Piazza Santa Maria si era trasformata in uno stagno maleodorante e di conseguenza si decise l'interramento.<ref>Francesco Bertolli. ''La peste del 1630 a Busto Arsizio''. Bramante editrice. Busto Arsizio (1990). Pagina 64.</ref> <ref name="spada_12"/>
Nel [[1621]] il territorio venne colpito da una nuova epidemia di peste. Inoltre, Busto Arsizio subì gravi danni nel [[1629]], a causa delle scorribande di soldati mercenari tedeschi e polacchi. Successivamente, nel febbraio del [[1630]] arrivò a Busto Arsizio l'ennesima tremenda epidemia di peste. Nel corso di quello stesso anno furono uccisi 1000 dei 3000 abitanti ed altri 500 morirono l'anno successivo a causa del contagio. L'evento fu raccontato dal canonico Giovanni Battista Lupi<ref>L'attribuzione dell'opera ''Storia della Peste'' al cronista Lupi è motivata nel libro seguente: F. Bertolli. ''Analisi e paternità della "Storia della peste... 1630, manoscritto bustese ora a Copenaghen". AFB (1971-72), pp. 35-77.</ref><ref>Busto Arsizio (01/02/1570-15/05/1645). Ordinato nel 1596 fu investito ''per elettione perpetua'' alla cappellania di San Giuseppe in Santa Maria. Fu maestro di coro del Capitolo, maestro di scuola e titolare della cattedra di grammatica.</ref> ed immortalato in due tele conservate nel Museo d'Arte Sacra di San Michele Arcangelo. Le contrade afferenti a San Michele Arcangelo, Pessina e Sciornago, ebbero un numero di vittime inferiore.<ref>Ecco un racconto tratto da Bertolli-Colombo. La peste del 1630 a Busto Arsizio. ''Da questa seconda porta poi, la Morte passò alla terza di Sciornago, e non senza vendetta mortale, ma non molto però, se bene habbi tirato delle coltellate et dei colpi da orbo, come si suol dire. [...] Per la porta Piscina finalmente ha fatto qualche salterello la Morte sì, non ha però dato molto molestia, perché non sono morti della decima parte l'una, non curandosi della poveraia, né meno delle loro straccie. Dil che sia eternamente lodato Nostro Signore, et la Santissima Vergine Maria Nostra Signora, et il Signifero Michele Arcangelo, nostro protettore e Patrone''. (pag. 148-149).</ref>
Quando l'epidemia cessò, nel [[1631]], i superstiti manifestarono la loro gioia con solenni processioni. In quell'occasione fu portato il simulacro miracoloso della Madonna di Santa Maria di Piazza, al cui ''Aiuto'' si attribuisce la grazia della cessazione del flagello. La Vergine viene detta per questo ''Madonna dell'Aiuto''.<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. p.44</ref> Dopo tale esperienza gli abitanti del borgo sentirono il bisogno di avere un servizio sanitario permanente e comunale. Tale desiderio si espresse nei voleri scritti nei testamenti dei più generosi e umani tra i borghigiani, che lasciarono a tale scopo i propri beni ad un'associazione laica chiamata la ''Scuola dei Poveri di Cristo''.<ref>AA.VV.. ''Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri''. L.V.G. editrice. Azzate (1981). Pagina 55.</ref>
A partire dal [[1657]] si passò dalla ripartizione del borgo nelle quattro contrade alla suddivisione amministrativa nei cinque comunetti,<ref>Rogora-Bellotti-Ferrario. Sommario di storia bustese dalle origini ai nostri tempi, Milano, Bramante editrice, 1970, p.30.</ref> che prendevano il nome da alcune famiglie locali. Il comune Arconati fu il primo ad essere costituito, seguito da Mizzaferro nel [[1664]]. L'anno successivo si formarono i comuni Pasquali e Visconti (unito dal [[1683]] con il nuovo comune di Pozzo, con la denominazione "Pozzo e Visconti"). Da ultimo si creò il comune Dominante.
La dominazione spagnola, ottusa e formalistica,<ref>Di tale ottusità e formalismo si parla anche nel romanzo ''[[I Promessi Sposi]]'' a proposito di Renzo Tramaglino, filatore di seta, più volte invitato dal cugino Bortolo a recarsi nel bergamasco.</ref> lasció il [[Bustese]] in una profonda crisi che stremó le strutture produttive dei centri urbani. Si crearono inoltre un'intricata confusione istituzionale e un grande disordine amministrativo. Tutta l'economia, con industria e [[artigianato]] in primis, entrò in una fase di stagnamento.
== XVIII secolo ==
[[Immagine:56-aspetti di vita quotidiana,abbigliamento in seta,Taccuino.jpg|thumb|250px|right|La manifattura della seta, ''[[tacuinum sanitatis]] casanatensis'' (XIV secolo)]]
[[Immagine:Kaiserin Maria Theresia (HRR).jpg|thumb|250px|right|[[Maria Teresa d'Austria]]]]
Nel [[1706]], durante la [[guerra di successione spagnola]], il territorio venne occupato dagli austriaci col loro sovrano [[Giuseppe I del Sacro Romano Impero|Giuseppe I]]. All'inizio del [[Settecento]], il borgo contava circa 6000 abitanti.<ref>Bertolli-Piaciarotti-Spada. Chiese minori a Busto Arsizio.</ref> Il periodo austriaco ([[1714]]-[[1796]]) apportò alla società modificazioni lente e durevoli. Il fervore religioso rinnovatosi nel Settecento stimolò una rilevante produzione artistica: Busto Arsizio si arricchì di edifici religiosi come la Madonna delle Grazie (oggi Sant'Anna), la Madonna in Prato (che venne ampliata e completamente decorata di affreschi) ed i Mortori delle chiese di [[Chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|San Michele Arcangelo]] e San Giovanni Battista.
Nel [[1722]], il geometra Carlo Giuseppe Ronzio, con l'assistenza di alcuni periti, iniziò e portò a termine le misure del borgo, raccolte nel Catasto Tiresiano. Il clero ammontava ad 88 unità, su una popolazione suddivisa in circa 500 famiglie. Inoltre, su un totale di 27 625 [[Pertica|pertiche]], quasi 10 000 (calcolando i carichi personali in capo ai singoli ecclesiastici) erano intestati a benefici, canonicati, cappellanie e simili.<ref>San Michele, origine e storia. Volume II. Pag. 136.</ref>
Ancora nel [[1751]] Busto Arsizio era divisa in cinque comuni. Durante il governo austriaco il potere dei feudatari venne radicalmente ridimensionato. Il [[23 giugno]] [[1757]], l'imperatrice [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa d'Austria]] emanò un regolamento sull’amministrazione della comunità di Busto Arsizio il quale ne istituiva un consiglio che rappresentava l’intero comune. Vennero pertanto soppresse tutte le divisioni precedenti, cioè i "comunetti" formatisi durante il secolo precedente<ref>La Chiesa di San Michele, origine e storia. Pagina 124.</ref> e denominati Arconati, Mizzaferro, Pasquali, Pozzo e Visconti, e vietata qualsiasi divisione futura. Nel borgo ricomposto si ebbe una ripresa dell'agricoltura, il cui valore veniva aumentato tramite la manifattura, la quale, attraverso la trasformazione dei prodotti agricoli, creava [[valore aggiunto]]. All'agricoltura è collegato lo sviluppo delle industrie tessili e in particolar modo la manifattura della [[seta]], del [[lino]], della [[lana]] e delle fibre, alcune delle quali erano proditte in loco.
Nel [[1753]], il cardinale [[Giuseppe Pozzobonelli]] giunse alla Pieve di Busto, nel corso di una dettagliata visita pastorale di tutta la diocesi ambrosiana iniziata nel [[1744]] e portata a termine nel [[1764]].<ref>Cfr. Rimoldi. "Materiale documentario - Visite pastorali", p. 856.</ref> Dopo aver incontrato il clero locale e vergato i registri, consacrò solennemente gli altari maggiori delle due chiese principali del borgo.<ref>La lapide commemorativa a ricordo della consacrazione dell'altare maggiore di San Michele Arcangelo recita: ''Templvm hoc et aram maximam Joseph Pvtheobonellus Cardinalis Archiepiscopvs Diocesim perlvstrans in dominica quarta juny solemnys injvnctis consecrabat anno salvtis MDCCLII die XXIV Jvny".</ref> Intanto la popolazione del comune di Busto Arsizio era salita a 5487 unità ([[1770]]).<ref>Elisabetta Palmisano. ''Il Settecento a Busto Arsizio''. Freeman editrice. Busto Arsizio (2002). Pagina 57.</ref>
Nel [[1778]] si estinse la famiglia dei conti Marliani, e nel [[1779]] il feudo di Busto Arsizio passò al conte Giuseppe Gambarana, primogenito di Gerolamo. La famiglia Gambarana era ben vista alla corte di [[Vienna]].<ref>Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, p. 49.</ref> Il [[26 settembre]] [[1786]] il comune fu incluso nella provincia di Gallarate, con le altre località della [[pieve|Pievi milanesi]], in seguito alla suddivisione del territorio lombardo in otto province. Dalla fine del [[1787]] la sede dell'intendenza politica fu spostata da Gallarate a Varese. Nel [[1791]] i comuni della pieve di Gallarate risultavano inseriti nel distretto XXXIII della provincia di Milano.<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/11002083/ Lombardia Beni Culturali]</ref>
Durante il regno di [[Giuseppe II del Sacro Romano Impero|Giuseppe II]], figlio di Maria Teresa, si manifestò una resistenza della popolazione di Busto Arsizio<ref>San Michele, origine e storia. Volume II. Pag. 146.</ref> alle riforme radicali, soprattutto di fronte alle leggi che soppressero le congregazioni religiose con finalità devozionali e contemplative.<ref>Con Sovrano Dispaccio del [[5 dicembre]] [[1783]], ad esempio, si ebbe la soppressione del monastero delle Benedettine (cfr. "San Michele, origini e storia", p. 146").</ref> Tale contrapposizione fra la società e il governo si accentuò con il trascorrere del tempo e raggiunse anche le caratteristiche della vera e propria rivolta, durante il periodo della dominazione francese. Il [[29 gennaio]] [[1797]], una parte della popolazione di Busto Arsizio si ribellò contro l'esercito di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] per liberare alcuni prigionieri austriaci.<ref>Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, pp. 54-55.</ref> Due anni dopo, il [[28 aprile]] [[1799]], al grido della folla festante "Viva la religione! Viva Francesco II che ce la rende!", gli austriaci rientrarono a Milano trionfalmente. L'anno seguente però, Napoleone riprese il possesso dei territori della città.
Nel [[1796]] i conti di Busto furono esautorati del loro Feudo in seguito all'editto del 22 pratile anno IV ([[10 giugno]] [[1796]]) nel quale venivano abolite le autorità feudali nei territori occupati dai francesi.<ref>[http://www.storiadimilano.it/cron/dal1776al1800.htm Editto 10 giugno 1796]</ref> Nel [[1799]] Busto Arsizio passò ai conti Cicogna, che mantennero il dominio sul borgo fino al [[1822]].<ref>Ferrario Mezzadri-Langè-Spiriti. ''Il Palazzo Marliani Cicogna in Busto Arsizio''. Arti Grafiche Baratelli. Busto Arsizio (1992). Pagina 13.</ref>
== XIX secolo ==
[[Immagine:Olona0001.jpg|thumb|250px|right|Il fiume Olona presso [[Malnate]]]]
[[Immagine:Santa maria mercato.jpg|thumb|250px|right|Il mercato di piazza Santa Maria nel XIX secolo]]
Il periodo francese ([[1796]]-[[1814]]) apportò alla società trasformazioni rapide e violente, ma non sempre durature.<ref>Un esempio fu la "soppressione" delle funzioni di parrocchia per San Michele.</ref> L'industria locale, che aveva avuto un promettente sviluppo sotto la dominazione austriaca, fu gravemente ostacolata dalla politica economica di [[Napoleone Bonaparte]], che proibiva l'importazione di materiali e intralciava l'esportazione dei tessuti per favorire il commercio francese. Nel [[1806]] il blocco continentale impedì l'entrata delle navi inglesi nei porti della penisola e tolse la possibilità di importare il cotone. Nel [[1813]] il [[Regno d'Italia]] finì con la sconfitta di Napoleone a [[Lipsia]].
Dal punto di vista amministrativo, nel [[1801]] Busto Arsizio divenne parte del IV distretto del Dipartimento dell'Olona, che aveva Gallarate come capoluogo.<ref>Legge 23 fiorile anno IX ([[12 maggio]] [[1801]]).</ref> A partire dal [[1805]], Busto fu inserita nel nuovo compartimento territoriale del Cantone I di Gallarate, nel distretto sopracitato.
Nel [[1815]] Busto Arsizio, insieme al resto della Lombardia e al Veneto, venne annessa al territorio asburgico. I due territori furono uniti nel [[Regno Lombardo Veneto]]. Nel [[1816]] il territorio soggetto al governo di Milano venne ripartito in nove province. La provincia di Milano venne suddivisa in sedici distretti e Busto Arsizio venne nominata capoluogo del XV distretto, che comprendeva anche Legnano.
Il progetto dell'Ospedale giunse nel [[1825]] ad un inizio di attuazione per opera del canonico Giuseppe Candiani. La Congregazione di Carità (ex-Scuola dei Poveri) incaricò l'architetto Pietro Gilardoni di redigere il progetto e successivamente fu iniziata la costruzione. L'inaugurazione avvenne 28 anni dopo, nel [[1853]].<ref name="rogora_63">Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, p. 63.</ref>
Nel periodo tra il [[1830]] e il [[1850]] la popolazione salì da 8 300 a 11 139 abitanti. Questo aumento fu reso possibile da una immigrazione sensibile e costante, presumibilmente dalle zone vicine, di famiglie in cerca di lavoro.<ref name="rogora_63"/> In questo ventennio venne introdotta l'illuminazione pubblica a petrolio ([[1842]]).<ref>AA.VV. ''Del teatro - 150 anni di vita teatrale di Busto Arsizio'', 1991, p.38.</ref>
Risulta che<ref>Riccardo Riccardi. Origini e sviluppi dell'industria cotoniera bustese. Busto Arsizio, 1953.</ref> nel [[1854]] quasi la metà della produzione tessile lombarda era concentrata nella zona di Busto Arsizio (150 000 pezze su 338 000) anche se tale zona avesse meno di un terzo dei [[Telaio|telai]] lombardi (5 000 su 16 900). Questi dati evidenziano la resa nettamente più favorevole per i telai della zona di Busto Arsizio.
Nella seconda metà dell'[[Ottocento]] iniziò lo sviluppo del borgo al di fuori della cinta difensiva, lungo la ''strà Balon'' (attuale corso XX settembre) e la strada Garottola (attuale via Mameli).<ref>Augusto Spada. ''Conoscere la città di/Getting to know the city of Busto Arsizio''. Busto Arsizio. Freeman editrice (2004). Pagina 18.</ref> La popolazione infatti continuava a crescere e raggiunse nel [[1861]], anno della proclamazione del [[Regno d'Italia]], le 15.720 unità. In quell'anno iniziarono una serie di trasformazioni che cancellarono l'aspetto ancora seicentesco del borgo e gettano le basi per quello attuale. Dal dicembre dell'anno precedente venne attivato anche il collegamento ferroviario con Milano:<ref>[http://www.trenidicarta.it/aperture.html www.trenidicarta.it]</ref> entrò in funzione la [[Stazioni ferroviarie di Busto Arsizio|prima stazione]] del comune e venne fondato l'asilo Sant'Anna.
[[Immagine:Panorama busto 001.jpg|thumb|350px|left|Panorama di Busto Arsizio: sulla sinistra si nota la [[Chiesa di San Michele Arcangelo (Busto Arsizio)|chiesa di San Michele Arcangelo]] quando ancora non era sovrastata dal grattacielo, nel centro si possono vedere le due torri del [[Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio|Cotonificio Bustese]], mentre sulla destra è visibile il [[Santuario di Santa Maria di Piazza|Santuario di Santa Maria]]]]
Dalla metà del [[XIX secolo]] la moderna industra cominciò ad avere un ruolo sempre più importante, tanto che in poche decadi Busto Arsizio diventò la cosiddetta "[[Manchester]] d'Italia"<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2002/maggio/12/Busto_Arsizio_Manchester_co_5_0205121984.shtml Corriere della Sera]</ref> (nel [[1862]] contava già 51 ditte, in gran parte filature o tessiture).<ref>Pio Bondioli. ''Benedetto Milani''. Pagine 86-88.</ref> Infatti, quando la prima industria trovò nelle acque del fiume [[Olona]] un fondamentale mezzo per il suo sviluppo, il borgo, la cui fama nel campo tessile risaliva al Medioevo, gettò le basi per trasformarsi in una città all'avanguardia nel campo industriale, grazie alla dedizione al lavoro radicata nei suoi abitanti. Tra le altre nacquero:il Cotonificio Ercole Pozzi (1875), il Cotonificio Giovanni Milani & Nipoti (1880), la meccanica Ercole Comerio (1885), il Cotonificio Bustese (1887), il Calzaturificio Giuseppe Borri (1892), la Tessitura Airoldi & Pozzi (1896), la tessitura Lissoni & Castiglioni, il Cotonificio Enrico Candiani.
Il [[30 ottobre]] del [[1864]] Busto Arsizio ottenne nel [[Regno d'Italia]] il titolo di [[città dell'Italia|città]]<ref>[http://www.araldicacivica.it/vecchio%20sito/Lombardia/Comuni%20va/busto%20arsizio.htm www.araldicacivica.it]</ref> e, in base alla legge sull'ordinamento comunale del [[1865]], il comune dovette essere amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Da quell'anno fu istituito anche il Tribunale civile e penale di Busto Arsizio (il quale acquisì per un periodo le competenze del Tribunale di Varese).<ref>Il Tribunale di Varese fu soppresso con regio decreto 24 marzo 1923, n. 601 (r.d. 601/1923), e ripristinato con regio decreto 31 maggio 1928, n. 1320 (r.d. 1320/1928). Vedi [http://plain.lombardiastorica.it/index.php?page=view_sprod&idsprod=MIDB0002A9&tipo=Ente&num_page=1&lettera=A Lombardia Storica].</ref> Accanto alla crescita di prestigio della città, si ebbe un aumento demografico, che permisero di proporre il progetto di suddividere nuovamente Busto Arsizio in due parrocchie. La richiesta venne inviata alla Prefettura di Milano nel [[1869]], che la girò alla Curia Arcivescovile.<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. p. 176.</ref>
L'espansione della città ebbe grossi effetti anche sull'economia. Nel [[1873]], quindici anni dopo l'apertura della filiale bustese della Cassa di Risparmio, venne fondata la [[Banca di Busto Arsizio]].<ref>Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, pp. 87-88.</ref> Sette anni dopo, nel [[1880]], venne abbattuta la porta dei ''Re Magi''<ref>[http://www.presepiovenegono.it/index.php?menu=tradizione&language=it Presepio Venegono]</ref> (la porta Milano era stata demolita negli [[Anni 1860|anni sessanta]]). Nel [[1882]] vennero completati i lavori iniziati due anni prima per la linea ferroviaria delle [[Ferrovie Nord]] ed entrò in funzione la [[Stazioni ferroviarie di Busto Arsizio|seconda stazione di Busto Arsizio]].<ref>Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, p. 93.</ref>
Negli ultimi 15 anni del XIX secolo iniziò l'attività di [[Enrico dell'Acqua]], pionere italiano dell'esportazione cotoniera nel mondo, ed in particolare in [[Africa]], in [[Asia minore]] e in [[America del Sud]], dove la presenza di masse compatte ed agiate di italiani poteva garantire il buon esito dell'impresa, che si concluse nel primo decennio del secolo successivo. Busto Arsizio acquistò così la duplice natura di città cotoniera e meccanica, situazione che le assicurò a lungo fortuna e benessere.
A fine secolo, nel [[1891]] venne aperto il Teatro Sociale, progettato dall'architetto [[Achille Sfondrini]] (1836-1900, già autore nel 1872 del Carcano di Milano e nel 1880 del Costanzi di Roma). Il primo spettacolo fu ''La forza del destino'' di [[Giuseppe Verdi]] e F.M. Fiori (27 settembre).<ref>AA.VV. ''Del teatro - 150 anni di vita teatrale di Busto Arsizio'', 1991, p.55.</ref> Due anni dopo, nel [[1893]], venne aperto il nuovo [[Cimitero Monumentale di Busto Arsizio|Cimitero Monumentale]], che sostituiva quello nel prato di San Gregorio, appena fuori dal perimetro dell'antico borgo.
Nel [[1897]] fu inaugurato l'acquedotto pubblico<ref>Gianni Spartà. ''Per Acqua Ricevuta'', 1999, pagina 90.</ref>, costituito da un enorme pozzo serbatoio issato su una torre alta 25 metri, che domina ancora oggi Via Monte Rosa. Il serbatoio funzionò fino al [[1978]]. A progettare la torre fu l'ingegner [[Eugenio Villoresi]], ideatore anche del famoso [[Canale Villoresi|canale]]. A gestire l'acquedotto era la ''Società Condotta d'Acqua di Busto Arsizio'', fondata nel [[1896]].<ref>Gianni Spartà ''Per Acqua Ricevuta'', 1999, pagina 88.</ref>
== XX e XXI secolo ==
[[Immagine:Uscita operai.jpg|thumb|250px|right|Uscita degli operai all'incrocio tra via XX settembre e la ferrovia Mediterranea]]
[[Immagine:Busto Arsizio Mussolini.jpg|thumb|250px|right|[[Benito Mussolini]] inaugura la nuova stazione ferroviaria (25 ottobre 1924)]]
[[Immagine:Busto Arsizio Piazza Garibaldi 1950.jpg|thumb|250px|right|Piazza Garibaldi all'inizio degli [[Anni 1950|anni cinquanta]]]]
[[Immagine:CeppoMalpensaBustesi.jpg|thumb|250px|right|Ceppo commemorativo ai cittadini di Busto Arsizio situato nell'aeroporto della Malpensa (ex-aeroporto Città di Busto Arsizio)]]
I primi anni del [[Novecento]] furono un periodo di grandi fermento e trasformazione per la città. Le novità tecnologiche e i nuovi mezzi di trasporto indussero molti imprenditori a riorganizzare o ampliare i propri stabilimenti.<ref>Gian Franco Ferrario, Emozioni Liberty, Macchione Editore. Pag. 8.</ref> Il notevole incremento demografico (Busto Arsizio nel [[1901]] aveva oltre 24 000 abitanti) rese precario l'assetto urbanistico della città e per questo motivo si stesero diversi progetti per Piano Regolatore. Nacquero numerose altre industrie: il Cotonificio Venzaghi ([[1906]]), i Molini Marzoli Massari ([[1906]]), la meccanica Luigi Grampa e Figli ([[1913]]), il Cotonificio Benigno Crespi ([[1914]]).
Contemporaneamente, si riaccesero le speranze di suddividere nuovamente la città in due parrocchie. Inizialmente si voleva suddividere Busto Arsizio tramite la direttrice nord-sud che passa per piazza Santa Maria, ottenendo due zone quasi omogenee per estensione e numero di abitanti.<ref>"La Regione Lombarda", anno VIII, n° 42, Milano, domenica 21/10/1900.</ref> Nel luglio del [[1901]], il cardinal [[Andrea Carlo Ferrari]] giunse a Busto Arsizio in una visita pastorale che nella Pieve non si svolgeva dal [[1753]], ma non si espresse in merito alla questione.<ref>AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. Pagina 189.</ref> Finalmente, nel [[1906]], tre anni dopo la inaugurazione della prima scuola rionale,<ref>Si tratta delle Scuole Manzoni, il cui edificio fu progettato da [[Camillo Crespi Balbi]] ed eretto nel ''Piazzale della Fiera''.</ref> il secondo beneficio curato di San Michele venne eretto a parrocchia.<ref>Nel [[1908]], in occasione della visita pastorale del cardinal [[Andrea Carlo Ferrari]], venne composto un omaggio poetico: «[...] Salve Duce di Cristo Campione, | Salve Prence, di Busto Signore, | San Michele ti deve l'onore | Se parrocchia si può riguardar. [...]». AA.VV.. ''La chiesa di San Michele, origine e storia''. Vol II. Pagina 190.</ref>
Per quanto riguarda l'architettura bustese, nei primi anni del nuovo secolo cominciarono a sorgere le prime ville in [[Art Nouveau|stile Liberty]], le cui caratteristiche principale sono la rottura della rigida simmetria del passato e l'utilizzo dell'ornamento geometrico o floreale come espressione della libertà compositiva. Le prime avvisaglie bustocche del nuovo stile si incontrano nei [[ferro battuto|ferri battuti]] di [[Alessandro Mazzucotelli]] nelle ville [[villa Ottolini-Tosi|Ottolini-Tosi]] e [[villa Ottolini-Tovaglieri|Ottolini-Tovaglieri]]. Successivamente, [[Silvio Gambini]] progettò diversi edifici in stile Liberty, come i Molini Marzoli Massari e la villa Leone.
Nel [[1915]] a Busto Arsizio venne fondata la [[Ferrovie Meridionali Sarde|Società Anonima Ferrovie Meridionali Sarde]] con lo scopo di costruire una [[ferrovia]] a [[scartamento ridotto]] (950 millimetri) nel sud ovest della Sardegna, secondo un progetto approvato dal Governo e risalente al [[1911]].
Il primo dopoguerra coincise con un momento difficile per l'industria, ma il censimento industriale del [[1927]] mise in rilievo il ritorno ad una la situazione favorevole.<ref>A Busto Arsizio vi erano 633 industrie che davano lavoro a 13578 addetti, di cui 8932 nelle industrie tessili. C.Magni, G.Paciarotti. Busto Arsizio, Ambiente, Storia, Società - pag. 32.</ref>. Nacquero, negli anni Venti e Trenta, altre importanti fabbriche come la meccanica Mario Crosta (1925) o la Fonderia Tovaglieri (1938).
Nel 1927 venne inaugurato lo [[Stadio Speroni]]. In quello stesso anno, Busto Arsizio non venne scelta come capoluogo pur essendo la città più grande della nuova provincia istituita unendo comuni già appartenenti alle province di Milano, Novara e Como.<ref>[http://www.maas.ccr.it/PDF/Varese.pdf Archivio di Stato di Varese]</ref><ref>[http://www.altomilaneseinrete.it/archivio/siti/gallarateinrete/opinioni/2007/20070102.htm La provincia di Varese compie 80 anni: portati male]</ref> Un fattore che contribuì fortemente a questa decisione fu il comportamento dei bustocchi nel giorno della visita di [[Benito Mussolini]] alla città in occasione dell'inaugurazione della [[Stazione di Busto Arsizio|nuova stazione ferroviaria]], nell'ottobre del [[1924]].<ref name=TosiMussolini>Nel resoconto del giornale "Avanti!" si legge: "Il discorso non destò interesse alcuno. [...] Attraversò il paese fra il disinteresse generale e giunto alla stazione partì subito per Milano. Alla sera, grande illuminazione e musica in ogni piazza. Busto era tutta per le strade, sembrava che le persone non finissero più. E dire che per il Duce nessuno si era scomposto e solo pochi curiosi facevano ala al corteo.</ref> Il [[6 aprile]] dello stesso anno ebbero luogo le elezioni generali, che si svolsero sotto il controllo dei fascisti. Nonostante l'incitamento al dovere, votò solo il 73% degli aventi diritto e il successo della lista di destra fu meno ampio del previsto<ref>La lista nazionale ottenne 1355 voti, seguita dai Social-unitari con 1152 voti, dai Popolari con 984 voti, dai Social-comunisti con 712 voti, dai Massimalisti con 673 voti. Le altre liste ottennero 170 voti e le schede nulle furono 608. AA.VV.. ''Rassegna di vita bustese. Documenti ed immagini 1920-1940.'' Busto Arsizio (1988). Pagina 84.</ref> e ben al di sotto della percentuale nazionale del 64%.
Nel [[1928]] a Busto Arsizio vennero aggregati i comuni di [[Borsano]] e di [[Sacconago]] che al censimento del 1931 contavano rispettivamente 2 413 e 4 435 abitanti, su un totale della città di 39 841 abitanti,<ref>Magni-Pacciarotti. "Busto Arsizio - Ambiente storia società". Freeman editrice. Busto Arsizio (1977). Pagina 33.</ref> che la confermavano la città più popolosa della [[Provincia di Varese|provincia]].
Durante il [[ventennio]], è indubbio che due preti furono tra i promotori dello sviluppo della città: don Paolo Cairoli per il quartiere dei Santi Apostoli (ancor oggi si dice popolarmente quartiere "don Paolo") e don Ambrogio Gianotti per il quartiere di Sant'Edoardo.<ref>AA.VV.. ''Rassegna di vita bustese. Documenti ed immagini 1920-1940.'' Busto Arsizio (1988). Pagina 84.</ref>
Busto Arsizio partecipò attivamente alla lotta armata di [[Resistenza italiana|Resistenza]] sulle montagne e al lavoro clandestino di supporto, che si svolgeva in città. Gli operai organizzarono diversi scioperi fin dalla primavera del [[1943]].<ref>Magni-Pacciarotti. "Busto Arsizio - Ambiente storia società". Freeman editrice. Busto Arsizio (1977). Pagina 36.</ref> Si formarono alcune brigate partigiane: la Raimondi, la 102° brigata Garibaldi e la Lupi, che agiva a Sacconago.<ref>[http://www.anpivarese.it/chisiamo/Sedi/BUSTO/Resistenza%20a%20Busto.pdf Resistenza a Busto]</ref> Anche i sacerdoti della città parteciparono silenziosamente alla Resistenza. L'ordine di insurrezione finale partì la mattina del [[25 aprile]] [[1945]], dalla chiesa di Sant'Edoardo, nella quale si era stabilito un nucleo partigiano. In serata, dopo che i fascisti e i tedeschi ebbero accettato la resa, la radio Busto Libera diede l'annuncio della liberazione della città e dell'[[Altomilanese]].<ref>Rogora, Bellotti, Ferrario. Sommario di storia bustese, pp. 191-192.</ref> Busto Arsizio fa parte delle [[città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione|città decorate]] ed è stata insignita della [[Medaglia di Bronzo al Valor Militare|medaglia di bronzo al valor militare]] per i meriti acquisiti durante la [[Partigiano|lotta partigiana]] nel corso della [[seconda guerra mondiale]].<ref name=VM>La motivazione è visionabile all'url del [http://www.istitutonastroazzurro.it/comunedibustoarsizio.html Sito dell'Istituto Nastro Azzurro]</ref>
Nel frattempo, a poco a poco, furono create tutte le nuove parrocchie che si sommarono alle quattro storiche. La prima fu quella dei Santi Apostoli in via Genova ([[1930]]). Successivamente vennero create Sant'Edoardo ([[1947]]), San Luigi nel rione Beata Giuliana ([[1958]]), Sant'Anna nel villaggio omonimo ([[1961]]) e Santa Maria Regina ([[1964]]). La parrocchia del Redentore fu istituita nel [[1973]], seguita dieci anni più tardi da quella del Sacro Cuore ([[1983]]), conosciuta come parrocchia dei Frati. Le ultime due parrocchie create furono quella di San Giuseppe ([[1990]]) e di Santa Croce di Brughetto ([[1991]]).<ref>[http://www.santamariaregina.it/chieseBA/introduzione.shtml Chiese Parrocchiali]</ref>
Nel secondo dopoguerra, lo sviluppo riprese e numerose furono le iniziative sostenute finanziariamente dai bustocchi e dai bustesi tra le quali l'[[Aeroporto di Milano-Malpensa|aeroporto intercontinentale della Malpensa]], già Aeroporto Città di Busto Arsizio, e la Mostra Internazionale del Tessile che, insediata nel territorio di Castellanza, fu però sviluppata da un consorzio in cui Busto Arsizio ebbe una parte dominante.<ref>[http://www.araldicacivica.it/vecchio%20sito/Lombardia/Comuni%20va/busto%20arsizio.htm Busto Arsizio]</ref> Il [[22 maggio]] [[1948]] venne fondata in città la [[Società Esercizi Aeroportuali|SEA]] con il nome di Società Aeroporto di Busto Arsizio, che nel [[1955]] assunse l'attuale denominazione.
Gli abitanti, che nel [[1949]] erano 49 200, salirono a 55 930 nel [[1955]] e a 78 601 nel [[1971]], anche grazie alla forte immigrazione, molto accentuata soprattutto negli anni tra il [[1960]] e il [[1964]], quando il saldo migratorio superò i 1 500 abitanti ogni anno.<ref>C.Magni, G.Paciarotti. Busto Arsizio, Ambiente, Storia, Società - pag. 45.</ref> Proprio in previsione di tale crescita demografica, l'Amministrazione Comunale decise la costruzione del "Villaggio Sant'Anna", realizzato tra il [[1958]] e il [[1960]] da un gruppo di architetti coordinati da [[Enrico Castiglioni]].
Parallelamente negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] e [[Anni 1960|sessanta]] si segnala anche la costruzione del quartiere "Giuliani e Dalmati" nel territorio al confine tra Busto e Borsano, così denominato in quanto destinato all'accoglienza da parte della città dei numerosi italiani esuli delle terre dell'Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia nel secondo dopoguerra.
==Stemma, gonfalone e onorificenze==
[[Immagine:Busto Arsizio-Stemma.png|thumb|100px|Stemma civico]]
[[File:Busto Arsizio-Gonfalone.png|thumb|100px|Gonfalone civico]]
{{quote|Il Comune ha come stemma civico uno scudo troncato di rosso e d'argento, a due lettere maiuscole B dell'uno nell'altro, alla fiamma di rosso nascente dalla punta dello scudo e ornamenti esteriori da Città. |Descrizione dello Stemma Civico del Comune di Busto Arsizio, Art. 5 comma 1, Statuto Comunale<ref name=Statuto>
[http://www.comune.bustoarsizio.va.it/dbdocs/128_StatutoComune.pdf Statuto Comunale]</ref>}}
Le origini dello stemma della città si possono far risalire al [[XV secolo]]. Infatti compare formalmente per la prima volta in una miniatura di Francesco Crespi de Roberti all'interno di un antifonario (sanctorum totius anni more ambrosianum) conservato nella Basilica di San Giovanni. La lettera "B" con sottostante una fiamma, forse a rappresentare il verbo latino ''burere'' che farebbe riferimento "Busto bruciata" ovvero "Busto Arsizio", è il simbolo entrato a far parte nel [[2006]] del gonfalone della [[provincia di Varese]] per iniziativa del bustocco [[Marco Reguzzoni]], all'epoca presidente della Provincia.
Non è chiaro l'evento al quale vada correlata la fiamma: secondo una prima ipotesi agli incendi causati dal principe [[celti|gallo]] [[Belloveso]] all'antico villaggio, secondo una seconda ipotesi la fiamma sarebbe un riferimento al rogo di cadaveri in seguito ad una battaglia avvenuta nelle campagne circostanti all'abitato, mentre secondo una terza ipotesi la fiamma sarebbe un simbolo dei frequenti incendi a cui il villaggio, composto da case di legno e paglia, era soggetto.
Uno stemma composito nel quale sono raccolti gli stemmi delle famiglie Marliani e Visconti oltre agli stemmi di Busto Arsizio e dei capitoli di San Giovanni e di San Michele è inserito in una vetrata del [[duomo di Milano]].<ref>[http://www.bustocco.com/stemma.htm Stemma]</ref>
{{quote|Il Comune ha come gonfalone un drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d'oro, caricato dello stemma civico con l'iscrizione centrata in oro "Città di Busto Arsizio". Le parti di metallo e i nastri sono dorati. L'asta verticale é ricoperta di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.|Descrizione del Gonfalone del Comune di Busto Arsizio, Art. 5 comma 2, Statuto Comunale<ref name=Statuto/>}}
La città di Busto Arsizio è stata insignita il [[2 giugno]] [[1963]], da parte dell'allora [[presidente della Repubblica italiana|presidente della Repubblica]] [[Antonio Segni]], della Medaglia d'Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte.<ref>[http://www.quirinale.it/onorificenze/DettaglioDecorato.asp?idprogressivo=5070&iddecorato=4649 Medaglia d'Oro]</ref>
Busto Arsizio fa parte delle [[città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione|città decorate]] ed è stata insignita della [[Medaglia di Bronzo al Valor Militare]] per il ruolo rilevante tenuto ed i meriti acquisiti durante la [[Partigiano|lotta partigiana]] nel corso della [[guerra di Liberazione]] al termine [[seconda guerra mondiale]].<ref name=VM/>
==Note==
{{references|2}}
==Bibliografia==
* {{cita libro|nome=C.|cognome= Magni|autori= G. Pacciarotti|titolo=Busto Arsizio - Ambiente storia società|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=1977}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Sommario di vita bustese dalle origini ai tempi nostri|editore=L.V.G. editrice|città=Azzate|anno=1981}}
* {{cita libro|autore=Giampiero Magugliani|titolo=Busto Arsizio. Storia di una città attraverso le sue vie e le sue piazze|editore=Pianezza s.r.l.|città=Busto Arsizio|anno=1985}}
* {{cita libro|autore=Amici del Liceo|titolo=Vita bustese. Rassegna di vita bustese, documenti ed immagini 1920-1940|editore=Bramante editrice.|città=Busto Arsizio|anno=1989}}
* {{cita libro|nome=Francesco|cognome= Bertolli|autori=Umberto Colombo|titolo=La peste del 1630 a Busto Arsizio|editore=Bramante editrice|città=Busto Arsizio|anno=1990}}
* {{cita libro|autore=Bertolli-Pacciarotti-Spada|titolo=Chiese minori a Busto Arsizio: San Gregorio e Beata Vergine delle Grazie (Sant'Anna)|editore=Libreria della Basilica|città=Busto Arsizio|anno=1991}}
* {{cita libro|autore=Ferrario Mezzadri-Langè-Spiriti|titolo=Il Palazzo Marliani Cicogna in Busto Arsizio|editore=Arti Grafiche Baratelli|città=Busto Arsizio|anno=1992}}
* {{cita libro|autore=Maurizio Sbicego|titolo=Busto città amata - testi storici di Franco Bertolli e Augusto Spada|editore=Macchione Editore|città=Azzate (Varese)|anno=1996}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=1997}}
* {{cita libro|autore=Daniela Maffioli|titolo=La Capitolare di Busto Arsizio attraverso la storia e alcuni suoi codici (XII-XV secolo)|editore=Mariani Artigrafiche s.r.l.|città=Olgiate Olona|anno=1998}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=La Basilica di San Giovanni Battista a Busto nell'opera di Francesco Maria Ricchino|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=2001}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Tettamanti|titolo=Zibaldone Cronaca Altri Scritti|editore=Edizioni de "la Provvidenza"|città=Busto Arsizio|anno=2001}}
* {{cita libro|autore=Elisabetta Palmisano|titolo=Il Settecento a Busto Arsizio|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=2002}}
* {{cita libro|autore=Gian Franco Ferrario|titolo=Busto Arsizio. Emozioni Liberty|editore=Macchione editore|città=Busto Arsizio|anno=2002}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Molini Marzoli Massari. Un recupero di eccellenza. La Tecnocity di Busto Arsizio|editore=Macchione editore|città=Busto Arsizio|anno=2002}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Busto Arsizio, anno 1604 e dintorni|editore=Edizioni de "la Provvidenza"|città=Busto Arsizio|anno=2004}}
* {{cita libro|autore=Augusto Spada|titolo=Conoscere la città di/Getting to know the city of Busto Arsizio|editore=Freeman editrice|città=Busto Arsizio|anno=2004}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.bustocco.it/LaNostraCitta'/index.htm|www.bustocco.it - La nostra città, storia e altri dati su Busto Arsizio|16 ottobre 2009}}
{{Busto Arsizio}}
{{portale|Altomilanese|Storia}}
[[Categoria:Storia d'Italia per città|Busto Arsizio]]
[[Categoria:Storia della Lombardia|Busto Arsizio]]
[[Categoria:Storia dell'Altomilanese]]
[[Categoria:Busto Arsizio]]
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