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Il '''campo di concentramento di Arbe''' fu creato dal comando della [[Regio Esercito|Seconda Armata italiana]] nel luglio del [[1942]] ad [[Arbe]] nel [[Carnaro]] ed ospitò complessivamente tra i 10.000 e 15.000 internati tra [[Slovenia|sloveni]], [[Croazia|croati]] ed [[Ebreo|ebrei]] diventando il più esteso e popolato [[Campi di concentramento per slavi|campo di concentramento italiano per slavi]]<ref name="autogenerato2">{{cita|Gianni Oliva|p. 131}}</ref><ref name="autogenerato3">{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 87}}</ref> raggiungendo i 21.000 internati nel dicembre 1942<ref>[http://resistenza.univr.it/indesiderabili/Ferenc.htm Ferenc<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il campo si caratterizzò per la durezza del trattamento riservato agli internati di etnia slava<ref name="autogenerato2" />, dei quali un gran numero perì di stenti e malattie. Per converso, oltre 3.500 ebrei fuggiti dagli ustascia croati e ivi internati dal [[Regio Esercito]] italiano evitarono grazie a questo la deportazione.<ref>Renzo De Felice a proposito della vicenda degli ebrei internati ad Arbe, su ''Rosso e Nero'', p. 161,</ref><ref name="autogenerato9">{{cita|Marina Cattaruzza|p. 214}}</ref><ref>{{cita|Gianni Oliva|p. 131, 271 secondo Gianni Oliva}}</ref>.
[[File:Barbered wire near by the entrance of Auschwitz I.jpg|thumb|La recinzione del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz I.]]
Un '''campo di sterminio''' è un [[campo di concentramento]] il cui scopo unico o principale è quello di uccidere i prigionieri che vi giungono. Questi centri di annientamento furono creati dalla [[Germania nazista]] durante la [[seconda guerra mondiale]] per attivare la cosiddetta [[soluzione finale]] del problema ebraico, che consisteva nell'uccisione di tutti gli ebrei d'Europa compresi nella sfera d'influenza politico-militare del Terzo Reich.
 
== Storia ==
Creati sulla base di un complesso e efficiente programma organizzativo, i campi di sterminio nazisti causarono la morte di circa sei milioni di ebrei e costituiscono l'unico caso nella storia di struttura detentiva studiata appositamente, secondo tecniche scientifiche e pianificazione di tipo industriale, per distruggere un'intera popolazione sulla base di concezioni ideologico-razziali. L'attività di annientamento dei campi di sterminio rappresentò la fase culminante e più tragica dell'[[Olocausto]].
[[File:Inmate_children_at_the_Rab_concenctration_camp.jpg|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Inmate_children_at_the_Rab_concenctration_camp.jpg|miniatura|Bambini internati ad Arbe]]
Secondo lo storico [[Tone Ferenc]] la necessità di allestire un grande campo di concentramento sull'isola di Arbe si era già fatta sentire nel maggio 1942 a seguito della saturazione dei campi di [[Laurana]], [[Buccari]] e [[Porto Re]]<ref name="autogenerato6">[http://www.campifascisti.it/scheda_campo.php?id_campo=35 I CAMPI FASCISTI - Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nell'estate [[1942]], per far fronte alla necessità di provvedere all'internamento dei numerosi rastrellati nel corso delle operazioni estive in Slovenia, le autorità militari italiane della Seconda Armata costruirono in gran fretta ad [[Arbe]]<ref name="autogenerato3" /><ref name="autogenerato7">{{cita|Marina Cattaruzza|p. 230}}</ref> (più esattamente nella località di Campora), un [[Campi di concentramento per slavi|campo di concentramento per i civili slavi]] delle zone occupate della [[Slovenia]] in cui furono internati anche alcuni civili della vicina [[Venezia Giulia]].
 
Inizialmente era prevista la costruzione di quattro settori distinti, ma all'arrivo dei primi internati erano pronte solamente le baracche di servizio ed erano disponibili soltanto un migliaio di tende militari da sei posti<ref name="autogenerato2" /><ref name="autogenerato6" />. Il primo gruppo di internati giunse ad Arbe il 28 giugno 1942 ed era composto da 198 sloveni provenienti da Lubiana mentre un secondo gruppo di 243 arrivò il 31 agosto<ref name="autogenerato2" /> Complessivamente furono portati ad Arbe 27 gruppi di internati di cui il più cospicuo fu di 1194 persone giunte il 6 agosto<ref name="autogenerato2" />. Dei quattro campi inizialmente immaginati ne furono realizzati solo tre. Nel 1° e nel 3° furono inseriti i "repressivi" (soprattutto sloveni), mentre nel 2° furono inseriti i "protettivi" (soprattutto ebrei)<ref name="autogenerato2" />.
L'uso dell'espressione "campo di sterminio" per descrivere realtà differenti dai centri di sterminio nazisti della "soluzione finale", è materia di dibattito e non trova ampia diffusione nella storiografia.
 
Con l'arrivo della stagione autunnale la situazione nei campi divenne più difficile, soprattutto in quelli in cui erano reclusi i "repressivi" dove le piogge provocarono più volte il riversamento del liquame delle latrine del campo e la notte del 29 ottobre 1942 una violenta tempesta distrusse quattrocento tende e provocò l'annegamento di alcuni bambini<ref>{{cita|Gianni Oliva|pp. 131-132}}</ref>. Si iniziarono quindi a costruire le prime baracche di legno<ref name="autogenerato3" /><ref name="autogenerato6" /> ma per la lentezza dei lavori molti internati trascorsero comunque l'inverno al freddo dentro le tende<ref name="autogenerato2" />. Nel novembre 1942 il numero di internati diminuì come riporta [[Carlo Spartaco Capogreco|Capogreco]] per la partenza di parte degli internati per altri campi di concentramento, soprattutto di donne e bambini destinati al [[Campo di concentramento di Gonars|campo di Gonars]]<ref name="autogenerato6" />.
== Vernichtungslager e "soluzione finale" ==
{{Vedi anche|Olocausto|Lager}}
[[File:WW2-Holocaust-Poland.PNG|thumb|I sei centri di sterminio, secondo la nomenclatura adottata dallo storico [[Raul Hilberg]].]]
 
=== DefinizioneContesto storico ===
Con l'espandersi dei confini orientali, fino a prima della Seconda guerra mondiale, l'Italia aveva annesso molti territori storicamente non abitati da gente di nazionalità e lingua italiana. Lo stato italiano attuò fin dall'inizio una politica di violenza efferata, tesa alla cancellazione e all'annientamento delle popolazioni "slave" in territorio italiano. Già dal 1866, ossia dalla fine della Terza Guerra d'Indipendenza, l'Italia ebbe all'interno dei propri confini la Benecija, zona appartenente alle regioni di Veneto e Friuli, abitata da alcune migliaia di persone, la grande maggioranza di origine slovena. Per quanto già da subito tali popolazioni subirono da parte del Regno d'Italia una politica orientata alla completa snazionalizzazione, il problema si ripresentò con maggiore drammaticità dopo il 1918, quando cinquecentomila sloveni e croati divennero nuovi sudditi del Regno d'Italia. Negli anni di massima tensione interna alla Jugoslavia (1927-29), dovuta al problema dei rapporti tra serbi e croati, la politica estera fascista comincia a mostrare una certa aggressività nei confronti dell’area danubiano-balcanica: l’Italia, infatti, ambisce al controllo dell’Albania e del mare Adriatico (considerato dalla propaganda fascista un “golfo veneziano”) e, in più, nutre velleità irredentiste sui territori jugoslavi abitati da minoranze italiane (parti della Dalmazia), che rappresentano la “vittoria mutilata” della prima guerra mondiale.
[[Raul Hilberg]], storico dell'[[Olocausto]] di nazionalità statunitense e di origine ebreo-austriaca, ha definito "centri di sterminio" sei campi costruiti e attivati nella massima segretezza dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale in cui raggiunse il culmine organizzativo e tecnico il processo di distruzione degli ebrei d'Europa, perseguito sistematicamente dalle gerarchie e dall'apparato militare, poliziesco, e burocratico-amministrativo del Terzo Reich. In circa tre anni, dal dicembre 1941, in questi sei campi di sterminio vennero deportati e uccisi circa tre milioni di ebrei con un complesso procedimento tecnico-organizzativo accuratamente predisposto da un numeroso gruppo di "specialisti della morte". Secondo Hilberg il meccanismo della distruzione, dalla notevole complessità organizzativa e tecnica, funzionò con efficienza e rapidità raggiungendo i suoi macabri obiettivi con procedure simili a quelle di una moderna fabbrica. In questo senso Hilberg definisce i centri di sterminio nazisti un fenomeno senza precedenti, l'unico in cui vennero studiate e attivate procedure per la "morte a catena" di milioni di uomini, donne, vecchi e bambini<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 975.</ref>.
 
L’Italia di Mussolini, dunque, comincia a prendere in considerazione l’invasione e si attiva nel tentativo di indebolire la Jugoslavia stringendo alleanze con paesi confinanti ad essa ostili (Ungheria e Bulgaria) e con movimenti estremisti e terroristici interni al paese.
=== Costruzione ed attivazione dei centri di sterminio ===
==== Processo decisionale ====
[[Rudolf Höss]] testimoniò durante il [[processo di Norimberga]] che nell'estate 1941 [[Heinrich Himmler]], dopo averlo convocato a [[Berlino]], gli parlò per la prima volta della decisione presa da [[Adolf Hitler]] di procedere all'annientamento totale degli ebrei d'Europa e gli rivelò che il campo di [[Campo di concentramento di Auschwitz|concentramento per prigionieri di guerra di Auschwitz]], di cui Höss era il comandante, avrebbe avuto un ruolo centrale nella [[soluzione finale]] del problema ebraico<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 991-992 e 1093. Himmler avrebbe aggiunto: "noi SS dobbiamo eseguire quest'ordine. Se non lo eseguiamo adesso, gli ebrei, più tardi, distruggeranno il popolo tedesco". Höss non ricordava la data precisa dell'incontro, alcuni autori ipotizzano il 13-15 luglio 1941 o il 30 luglio 1941.</ref> Sempre nell'estate 1941 Himmler si consultò con il medico capo responsabile delle SS, il ''Reichsarzt-SS-und Polizei'' dottor [[Ernst-Robert Grawitz|Grawitz]] sulle modalità più opportune per procedere allo sterminio di massa e Grawitz propose l'adozione delle [[camere a gas]]. Queste tecniche erano già state studiate ed adottate nel corso del programma di eutanasia ([[Aktion T4]]), dipendente dall'ufficio di [[Philipp Bouhler]] alla [[Cancelleria del Reich]] e diretto concretamente da [[Viktor Brack]] e dal responsabile operativo [[Christian Wirth]], ''kriminalkommissar'' proveniente dalla polizia criminale di [[Stoccarda]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 984-985.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R99621, Heinrich Himmler.jpg|thumb|left|upright=0.6|[[Heinrich Himmler]], capo supremo delle [[SS]], principale promotore e organizzatore dello sterminio ebraico.]]
[[File:Odilo Globocnik.jpg|thumb|upright=0.5|[[Odilo Globocnik]], capo delle SS e della Polizia del distretto di [[Lublino]] e responsabile della ''[[Aktion Reinhard]]''.]]
 
La repressione fascista contro sloveni e croati degli anni Venti e Trenta divenne una vera e propria persecuzione razziale di massa con la Seconda Guerra mondiale e l'aggressione nazifascista alla Jugoslavia. Questa avvenne, senza alcuna dichiarazione di guerra, il 6 aprile 1941, per mano dell'esercito tedesco e dell'esercito italiano, la II Armata del generale Ambrosio. come reazione al colpo di stato anti-tedesco avvenuto il 27 marzo a Belgrado, dopo che il reggente Paolo Karađorđević aveva aderito al Patto Tripartito.
Nell'ottobre 1941 [[Reinhard Heydrich]] durante una riunione con i dirigenti dell'RSHA, riferì di una decisione di Hitler di "liberare" il Terzo Reich di tutti gli ebrei in ogni modo entro la fine dell'anno, e prospettò la loro deportazione all'est in campi del ''Ostland'', ipotizzando possibili localizzazioni a [[Riga]] e [[Minsk]]. Nello stesso periodo anche [[Erhard Wetzel]], esperto razziale del ministero dei territori dell'est di [[Alfred Rosenberg]], scrisse del probabile utilizzo delle tecniche studiate da Brack per la ''aktion T4'' (il cosiddetto "strumento di Brack", ''Brackschen Hilfsmittel''<ref>C.Browning, ''Le origini della soluzione finale'', p. 424.</ref>), nei territori dell'est per "finirla con questi ebrei"<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 985.</ref>. In realtà era già stato deciso che il programma per l'annientamento degli ebrei non sarebbe stato attivato, in ragione delle difficoltà tecnico-organizzative di trasporto in regioni glaciali dei territori occupati e dell'opposizione dei commissari del Reich del ''Ostland'' [[Hinrich Lohse]] e [[Wilhelm Kube]]<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', p. 148.</ref>, all'est ma direttamente nel [[Governatorato Generale]].
 
Quando le truppe italiane arrivano a Lubiana, l’esercito jugoslavo, già sbandato a causa dell’attacco tedesco, non oppone la minima resistenza.
In questo territorio erano già in azione le procedure di annientamento degli ebrei del cosiddetto programma "sterminio mediante il lavoro", portate avanti con crudele energia dai capi delle SS e Polizia di [[Lublino]], [[Odilo Globocnik]], e della [[Distretto della Galizia|Galizia]], [[Friedrich Katzmann]]; nei campi della DG IV ("strada di transito IV") morirono per le terribili condizioni di lavoro oltre 1.
000.000 ebrei. Inoltre Globocnik il 1º ottobre 1941 sollecitò misure ancora più dure contro gli ebrei del Governatorato: l'eliminazione degli inabili al lavoro e l'immediata "evacuazione" degli ebrei per liberare spazio nel suo distretto al reinsediamento di tedeschi etnici. In luglio 1941 il capo della SD di [[Poznań]], [[Heinz Höppner]], aveva già scritto ad [[Adolf Eichmann|Eichmann]] che, a causa dell'impossibilità di nutrire tutti gli ebrei del Governatorato, la "soluzione più umana" sarebbe stata quella di "liquidare" gli inabili con "qualche mezzo rapido ed efficace"<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', pp. 137-139 e 143.</ref>.
 
A questo punto l’Italia tratta direttamente con la Croazia, sottoposta al predominio tedesco, la delimitazione dei confini e ottiene ufficialmente l’annessione della Dalmazia da Zara a Spalato, istituendo il Governatorato di Dalmazia.
Alla fine dell'anno 1941 tuttavia non sembra che fosse stata ancora presa una decisione definitiva da parte delle autorità supreme a favore di uno sterminio sistematico degli ebrei; anche due settimane dopo la [[conferenza di Wannsee]], il 4 febbraio 1942 Heydrich tornò nuovamente a parlare di possibili deportazioni in massa nelle regioni artiche<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', pp. 149-150.</ref>. In realtà i piani e i progetti concreti già iniziati nell'autunno del 1941 divennero operativi dal marzo 1942 con la decisione di sterminare gli ebrei del [[Warthegau]] per fare posto ai reinsediamenti e con l'inizio del processo di annientamento nei distretti di Lublino e [[Leopoli]] sotto la pressione dell'estremismo di Globocnik e Katzmann. Il 13 e 14 marzo Himmler incontrò Globocnik e [[Friedrich Wilhelm Krüger]], capo di SS e Polizia del Governatorato; in questa occasione vennero verosimilmente discussi i problemi tecnici della deportazione, dello sterminio nei nuovi centri di distruzione in fase di completamento, e di sostituzione dei lavoratori ebrei<ref name=autogenerato2>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', p. 150.</ref>. Himmler compì un secondo viaggio di ispezione nel luglio 1942; dopo aver visitato Auschwitz, si recò anche nel distretto di Lublino e il 19 luglio, pienamente soddisfatto dei risultati raggiunti, ordinò a Krüger di completare entro il 31 dicembre 1942 il "trasferimento di tutta la popolazione ebraica" del Governatorato. In estate iniziarono i rastrellamenti dei ghetti in [[Polonia]] ed Eichmann poté dare inizio ai suoi programmi di deportazione "all'est" degli ebrei di tutta [[Europa]]<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', pp. 150-152. Himmler parlò, nell'ordine diretto a Krüger, di "misure indispensabili" e di "procedere a una pulizia totale".</ref>.
 
Trionfa così una linea di compromesso che non tiene assolutamente conto delle istanze croate e che ha necessariamente come risultato la diffusione di un sentimento antitaliano, non solo nelle popolazioni slave soggette all’Italia, ma anche negli organi di amministrazione e di governo dello Stato indipendente croato, che, inoltre, si trova a dover accettare l’ingiustificata presenza di truppe delle forze armate italiane stazionanti, senza uno scopo preciso, sul suo territorio.
==== Bełżec ====
[[File:PL Belzec extermination camp 1.jpg|thumb|Memoriale del [[campo di sterminio di Bełżec]].]]
 
Il neonato Stato indipendente croato, era sotto la guida del poglavnik (duce) Ante Pavelić, capo degli ustascia. Gli ustascia portano avanti una politica fortemente nazionalista cosicché ebrei, rom e serbi sono colpiti da violente persecuzioni: la maggior parte delle uccisioni avviene tra la primavera e l’estate del 1941; ciò provoca due fenomeni paralleli, ossia le conversioni di massa al cattolicesimo e la fuga verso le montagne o Serbia, Dalmazia e Montenegro.
Sotto la direzione del ''Amt Haushalt und Bauten'', l'ufficio del bilancio e delle costruzioni" di [[Oswald Pohl]] che nel marzo 1942 sarebbe confluito, insieme all'ispettorato dei campi di concentramento, nel [[WVHA]], ''Wirtschafts und Verwaltungshauptamt'', era in corso la pianificazione di un primo campo di sterminio a Bełżec a cui sarebbero seguiti nella prima metà del 1942 i campi di Sobibór e Treblinka.[[File:Wirth, Christian.jpg|thumb|left|upright=0.5|[[Christian Wirth]], primo comandante del campo di Bełżec e ispettore dei centri della ''Aktion Reinhard''.]] Il 13 ottobre 1941 Himmler aveva autorizzato il ''SS-Brigadeführer'' Odilo Globocnik, capo della Polizia e delle SS del distretto di [[Lublino]], a procedere alla costruzione del campo di Bełżec, e lo stesso Globocnik costituì un "gruppo di lavoro", più tardi noto con il nome in codice "Reinhard", diretto dal suo sostituto, [[Hermann Höfle]], per la direzione del programma di annientamento degli ebrei nelle nuove strutture di sterminio. Anche [[Adolf Eichmann]], capo della sezione IVB4 del [[Reichssicherheitshauptamt|RSHA]], partecipò attivamente allo sviluppo del programma, visitò Bełżec nell'inverno 1941-42 e ispezionò Lublino e Minsk, facendo pressioni per attivare le deportazioni degli ebrei del Reich, del Protettorato e del [[Warthegau]]<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', pp. 142 e 146.</ref>.
 
Il 22 giugno dello stesso anno scoppia una rivolta, destinata a trasformarsi in una vera e propria guerra civile tra la fine del ’41 e il ’42. La rivolta si diffonde in tutto il territorio e ne segue una violenta repressione da parte dell’esercito italiano che cerca anche l’appoggio di forze collaborazioniste: è il caso dell’esercito jugoslavo in Serbia guidato da Draza Mihailović e del movimento cetnico, un’organizzazione politico-militare nata per contrastare le forze comuniste. La guerra civile jugoslava vedrà appunto contrapposti il fronte collaborazionista e il movimento partigiano guidato dal generale comunista Josip Broz Tito, a capo del neonato Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia.
La costruzione del campo di Bełżec, nel distretto di Lublino, andò avanti piuttosto lentamente dal novembre 1941 ad opera di operai polacchi sotto la direzione di un ''kommando'' di costruzione delle SS, a dicembre vennero posati i binari a scartamento ridotto. Dopo Natale, dopo l'allontanamento degli operai polacchi e la loro sostituzione con manodopera coatta ebraica, arrivò il dottor Helmut Kallmeyer, chimico di Berlino, per l'installazione degli impianti del gas (''Vergasungsanlagen''). A febbraio vennero costruite le torrette di guardia, vennero quindi eliminati nelle camere a gas gli operai ebrei ed il 16 marzo 1942 venne attivato il campo, sotto la direzione di Christian Wirth, inviato in precedenza insieme ad un centinaio di esperti del programma ''Aktion T4'', a Lublino da Viktor Brack per collaborare con Odilo Globocnik<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 987 e 1008.</ref>. Quest'ultimo, personalità fortemente ideologizzata, veterano del nazismo austriaco, assunse un ruolo centrale nella direzione del programma di annientamento nel Governatorato Generale e poté agire, godendo della piena fiducia di Himmler, in autonomia rispetto al suo superiore diretto, il capo delle SS e della Polizia in Polonia [[Friedrich Wilhelm Krüger]]<ref>E.Collotti, ''L'Europa nazista'', p. 173.</ref>. Dopo qualche contrasto iniziale di autorità tra Wirth e Globocnik, in una riunione a Berlino vennero stabilita la preminenza direttiva del capo della SS e della Polizia di Lublino, mentre [[Josef Oberhauser (criminale di guerra)|Josef Oberhauser]], già presente a Bełżec in ottobre, assunse il ruolo di collegamento tra Wirth e la direzione SS a Lublino<ref>C.Browning, ''Le origini della soluzione finale'', p. 428.</ref>.
 
Per contrastare le rivolte in atto e mantenere l’ordine pubblico, la II Armata (Regio Esercito) istituisce un tribunale di guerra che adotta maggiormente come soluzione l’internamento: Per tutta l’estate del 1941 gli scontri generano un gran numero di prigionieri, che iniziano a essere dislocati in vari campi di concentramento come quelli di Lovran, Bakar e Kraljevica; il sovraffollamento di questi ultimi fu la causa, nel maggio del 1942, dell’istituzione del campo di concentramento di Arbe per ordine del prefetto di Fiume Temistocle Testa.
==== Chełmno ====
[[File:Prigionieri a Chelmno.jpg|thumb|upright|Deportati del [[campo di sterminio di Chełmno]].]]
 
Il campo, divenuto il più famoso di quelli italiani in Jugoslavia per il suo alto tasso di mortalità, aveva una capienza di circa 10.000 persone.
In realtà fin da dicembre 1941 era già attivo un primo programma di annientamento di massa mediante autocarri a gas (''Gaswagen'') nel campo di Chełmno (''Kulmhof'', nella documentazione tedesca); il sistema, già sperimentato dai nazisti in Unione Sovietica e in Serbia, era stato sviluppato dal referat tecnico del RSHA e venne attivato su sollecitazione del Gauleiter del Warthegau, [[Arthur Greiser]] che ottenne l'autorizzazione di Himmler a sterminare 100.000 ebrei presenti nel suo territorio o trasferiti dalla Prussia occidentale nel ghetto di [[Łódź]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 982-983.</ref>. L'attivazione del campo, costruito in una villa con parco al centro del modesto villaggio di Chełmno abitato da solo 250 persone, fu opera del ''Sonderkommando Lange'', diretto dal ''hauptsturmführer'' [[Herbert Lange]] a cui successe Hans Bothmann. Il personale del ''[[Sonderkommando (lager)|Sonderkommando]]'' incaricato delle gasazioni, dieci-quindici uomini, venne fornito dal capo delle SS e della polizia del Warthegau, [[Wilhelm Koppe]], mentre le guardie, circa ottanta uomini, provenivano dalla [[Ordnungspolizei|ORPO]] locale, diretta da [[Oskar Knofe]]. Agli inizi di novembre arrivò a Kulmhof il primo autocarro a gas, equipaggiato con [[monossido di carbonio]] in bombole e, dopo che era stata sistemata una palizzata intorno al campo per mascherare le operazioni, l'8 dicembre 1941 ebbero inizio le gasazioni; a gennaio 1942 arrivarono altri due autocarri dotati di impianti di convogliamento dei gas di scarico all'interno dell'abitacolo sigillato<ref>C.Browning, ''Le origini della soluzione finale'', pp. 424-426.</ref>.
== L'internamento repressivo degli slavi ==
{{C|i dati numerici dei deceduti, sono sicuramente molto gravi, tuttavia le stime le percentuali e i confronti con Buchenwald non sembrano così inequivocamente fontati e precisi, vedi discussione in corso|storia|dicembre 2014}}
[[File:Inmate_at_the_Rab_concentration_camp.jpg|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Inmate_at_the_Rab_concentration_camp.jpg|miniatura|Internato nel campo di Arbe.]]
Complessivamente ad Arbe furono internati circa 10.000 civili<ref>{{cita|Rossi & Giusti|p. 62 Secondo il generale Mario Roatta sarebbero stati al massimo 10552}}</ref>, tra cui vecchi, donne e bambini di famiglie sospettate di collaborare con il movimento partigiano ma anche residenti in aree sgombrate per esigenze belliche<ref name="autogenerato7" />. La cifra non comprende coloro che sono passati in transito verso altri campi, nei territori occupati o nel [[Regno d'Italia]].
{| border="0" align="center"
!Periodo
!Uomini
!Donne
!Bambini
!Totale internati
|- bgcolor="#fff0ee"
|27 luglio-31 luglio [[1942]]
|1.061
|111
|53
|1.225
|- bgcolor="#fff0ee"
|1º agosto-15 agosto [[1942]]
|3.992
|0
|1.029
|5.021
|- bgcolor="#fff0ee"
|16 agosto-31 agosto [[1942]]
|5.333
|1.076
|1.209
|7.618
|- bgcolor="#fff0ee"
|1º settembre-15 settembre [[1942]]
|6.787
|1.563
|1.296
|9.646
|- bgcolor="#fff0ee"
|16 settembre-30 settembre [[1942]]
|7.327
|1.804
|1.392
|10.523
|- bgcolor="#fff0ee"
|1º ottobre-15 ottobre [[1942]]
|7.387
|1.854
|1.392
|10.633
|- bgcolor="#fff0ee"
|16 ottobre-31 ottobre [[1942]]
|7.206
|1.991
|1.422
|10.619
|- bgcolor="#fff0ee"
|1º novembre-15 novembre [[1942]]
|7.207
|2.062
|1.463
|10.732
|- bgcolor="#fff0ee"
|16 novembre-27 novembre [[1942]]
|6.647
|1.560
|926
|9.133
|-
| colspan="7" |<small>''Fonte:'' Davide Rodogno, ''Il nuovo ordine mediterraneo'', ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003</small>
|}
[[File:Dead_inmates_at_the_Rab_concentration_camp.png|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Dead_inmates_at_the_Rab_concentration_camp.png|miniatura|Internati morti nel campo di concentramento di Arbe. Fonte: Rabski zbornik, 1953.<ref>[https://docs.google.com/open?id=0B3IG19S238FKaVU3clFLaDVqQm8 Rabski zbornik], 1953.</ref>]]
A causa della precarietà in cui versava il campo ancora dall'estate del 1942, l'inverno fu molto duro per gli internati che avevano come unico riparo delle tende e spesso erano privi di vestiario adeguato<ref name="autogenerato7" />. A questo si aggiunsero episodi di brutalità da parte del comandante del campo, il [[colonnello]] dei [[carabinieri]] [[Vincenzo Cuiuli]]<ref>{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 88}}</ref>, il quale, nonostante ciò violasse le norme italiane, faceva incatenare a dei pali gli internati in punizione<ref name="autogenerato1">{{cita|Gianni Oliva|p. 132}}</ref>. L'alimentazione insufficiente rese gli internati particolarmente deperiti e soggetti a diverse malattie, tra cui le infezioni intestinali che provocarono un tasso di mortalità molto alto<ref name="autogenerato6" /><ref name="autogenerato1" /><ref name="autogenerato11">{{cita|Marina Cattaruzza|p. 231}}</ref><ref>{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 88: "Tuttavia la privazione della libertà, la fame, le malattie connesse con la denutrizione e le pessime condizioni igieniche, concorrono a portare alla morte un notevole numero di persone."}}</ref>. Secondo alcuni ricercatori ciò rispondeva ad una precisa politica volta a mantenere sotto controllo gli internati<ref>{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 88-89}}</ref>.
 
Nel novembre del 1942 il vescovo di [[Lubiana]] [[Gregorij Rožman]] si era già recato presso [[papa Pio XII]] per chiedergli di intervenire per evitare che il campo di Arbe diventasse un "campo di morte"<ref name="autogenerato8">{{cita|Gianni Oliva|p. 133}}</ref>. La [[Croce Rossa]] jugoslava il 10 dicembre 1942 denunciò la scarsezza alimentare dei campi gestiti dagli italiani in Jugoslavia con particolar riferimento a quello di Arbe<ref>{{cita|Rossi & Giusti|p. 486}}</ref>. Pertanto il Vaticano intervenne presso le autorità italiane affinché si provvedesse alla liberazione della maggior parte delle donne e dei bambini<ref name="autogenerato11" />. Il generale [[Mario Roatta]] inviò al campo il generale [[Giuseppe Gianni]] che relazionò evidenziando l'alto tasso di mortalità, ma attribuendolo alle precarie condizioni fisiche degli internati in gran parte anziani<ref name="autogenerato8" />. Ciononostante tutti i bambini e quasi tutte le donne furono evacuati verso altri campi in Italia<ref name="autogenerato8" />. Il generale [[Umberto Giglio]] ancora il 19 gennaio 1943 scrisse un resoconto sulla situazione interna del campo in cui segnalò la necessità di migliorare le condizioni fisiche degli internati pur attribuendo la causa del grave deperimento fisico alle "privazioni precedenti all'arresto sia al trauma psichico dell'arresto stesso ed alle aggressioni da parte dei ribelli subite durante il viaggio di trasferimento"<ref name="autogenerato6" />. A partire da gennaio 1943 le condizioni migliorarono sensibilmente con la costruzione di baracche in muratura e il miglioramento delle razioni alimentari<ref name="autogenerato11" />.
Adolf Eichmann visitò il campo nel gennaio 1942 e assistette ad un carico di ebrei su uno degli autocarri che utilizzavano i gas di scarico; il capo dell'ufficio IVD4 ne trasse un'impressione poco favorevole; la tecnica dello sterminio prevedeva che l'autocarro, che poteva ospitare fino a 150 vittime, si dirigesse con il suo carico di condannati fuori dal villaggio a circa quattro chilometri fino al cosiddetto "campo del bosco" (''Waldlager'') dove un ''Sonderkommando'' di ebrei si occupava del macabro compito di scaricare e pulire il mezzo, e seppellire in grande fosse i cadaveri<ref>C.Browning, ''Le origini della soluzione finale'', p. 427.</ref>. Anche Christian Wirth criticò il meccanismo di annientamento sviluppato a Chełmno, irregolarità nel rilascio del gas poteva ridurne la letalità e prolungare l'agonia delle vittime; inoltre il sistema non poteva "trattare" più di 1.000 persone al giorno<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', p. 103.</ref>.
 
Il vescovo della [[diocesi di Veglia]], Josip Srebrnič, il 5 agosto 1943 riferì a [[papa Pio XII]] che "secondo i testimoni, che avevano partecipato alle sepolture, il numero dei morti avrebbe superato le 3500 unità"<ref name="Cresciani_ClashOfCivilisations_P7">Cresciani, Gianfranco (2004), Italian Historical Society Journal, Vol.12, No.2, p.7</ref> (tra cui circa 100 bambini di età inferiore ai 10 anni<ref>''Italijanska koncentracijska taborišča za slovence med 2. svetovno vojno'', Božidar Jezernik, Revija Borec - Društvo za preučevanje zgodovine, literaure in antropologije, Lubiana 1997, ISSN 0006-7725.</ref>). Le fonti slovene stimano che al suo interno avrebbero perso la vita circa 1400 internati slavi tra cui anche donne e bambini<ref>{{cita|Rossi & Giusti|p. 62}}</ref> Gli storici sloveni e croati, quali [[Tone Ferenc]], [[Ivan Kovačić]] e [[Božidar Jezernik]], indicano in un numero compreso tra i 1447 e i 1167 i decessi avvenuti al campo<ref>{{cita|Rossi & Giusti|p. 486: Riportati nel saggio di Capogreco: Tone Ferenc parla di 1435 decessi, per Ivan Kovacic 1447, mentre per Bozidar Jezernik 1167}}</ref> e secondo James Walston<ref name="Walston_Historical_Journal">[[James Walston]] (1997) [http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=5211 History and Memory of the Italian Concentration Camps], ''Historical Journal'', 40.</ref> e [[Carlo Spartaco Capogreco]]<ref name="Cresciani_ClashOfCivilisations_P7" />, il tasso di mortalità annuo nel campo di concentramento di Arbe superava il tasso di mortalità medio nel [[Campo di concentramento di Buchenwald]] (che era il 15%).
==== Sobibór e Treblinka ====
[[File:Bundesarchiv Bild 183-F0918-0201-001, KZ Treblinka, Lageplan (Zeichnung) II.jpg|thumb|Disegno schematico del [[campo di sterminio di Treblinka]].]]
 
=== L'internamento protettivo degli ebrei ===
Nel marzo 1942 iniziò la costruzione di un secondo campo nel distretto di Lublino, sempre nel quadro del programma di sterminio diretto da Odilo Globocnik, denominato ''Aktion Reinhard''<ref>Questa denominazione è stata collegata tradizionalmente a Reinhard Heydrich ed alla sua morte il 4 aprile 1942 per le ferite riportate durante l'[[Operazione Anthropoid]]; sembra tuttavia che il nome, scritto nei documenti anche come "Reinhardt", si riferisse al segretario di stato del ministero delle Finanze, Fritz Reinhardt. In: E.Collotti, ''L'Europa nazista'', p. 173.</ref><ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', p. 221.</ref>; i lavori a Sobibór furono molto più veloci che a Bełżec e proseguirono sotto la direzione del ''Hauptsturmfüher'' [[Richard Thomalla]] che si avvalse della manodopera ebraica presente nel territorio e della supervisione di un esperto tecnico, Baurat Moser. Un terzo campo di annientamento, localizzato nel distretto di [[Varsavia]], sorse a Treblinka, la costruzione venne diretta dal dottor [[Irmfried Eberl]] che impiegò due ditte di [[Liegnitz]] e di Varsavia, mentre la manodopera e i materiali erano forniti dagli stessi ebrei del ghetto della capitale. Il campo di Sobibór venne attivato nell'aprile 1942 sotto la direzione di Thomalla, a cui seguirono [[Franz Stangl]] e [[Franz Reichleitner]], mentre Treblinka, sorto in origine nell'agosto 1941 come campo di lavoro forzato, entrò in funzione come centro di sterminio a luglio 1942, al comando di Eberl e poi in successione di Schemmerl, Stangl e [[Kurt Franz]]. Il 1º agosto 1942 Christian Wirth, che aveva avuto contrasti con Globocnik ed anche con Rudol Höss che aveva criticato l'efficienza dei suoi metodi, cedette il comando di Bełżec al ''Haupsturmführer'' [[Gottlieb Hering]] e divenne l'ispettore generale dei tre campi della ''Aktion Reinhard''<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 987-989 e 1007-1009.</ref><ref>Wirth era soprannominato, per la sua brutale e spietata attività di annientamento, "Christian il terribile" o "il carnefice capo", in: AA.VV., ''Il Terzo Reich. macchina di morte'', p. 104.</ref>.
[[File:Campo_di_Arbe_settore_protettivo.jpg|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Campo_di_Arbe_settore_protettivo.jpg|sinistra|miniatura|Il settore del campo destinato agli internati "protetti"]]
[[File:Wikipedia-sobibor-1.jpg|thumb|left|I resti del [[campo di sterminio di Sobibór]].]]
Nell'area occupata dall'Italia si trovavano alcune centinaia di ebrei concentrati soprattutto nella città di [[Mostar]] e lungo la costa cui si aggiunsero migliaia di profughi in fuga dallo [[Stato Indipendente di Croazia]] per sfuggire ai massacri commessi dagli [[ustascia]]<ref name="autogenerato9" /><ref>"(...) nell'agosto-settembre 1941, per fermare la violenza antiebraica e stroncare gli eccidi in corso fra serbi e croati, l'Esercito italiano assunse provvisoriamente il controllo di una nuova zona ceduta dalla Croazia di Pavelic. (...) Mentre Mussolini per non sfidare apertamente i tedeschi si opponeva all'ipotesi di un trasferimento dei rifugiati in Italia, in gran parte ebrei stranieri formalmente impediti all'ingresso nella penisola da una legge del 1939, nel 1942, fu finalmente escogitata la formula che avrebbe permesso di sfuggire alle pretese dell'alleato pur senza affrontarlo in un rifiuto diretto. I circa 3000 ebrei croati e stranieri (...) dal mese di ottobre (furono) internati in appositi campi (...) allo scopo di tacitare le accuse tedesche di spionaggio a favore del nemico, sarebbero stati sottoposti ad un lungo e laborioso censimento (...). La tattica temporeggiatrice funzionò fino al febbraio 1943 (...) quando Mussolini cedette alle richieste di trasferire gli ebrei a Trieste dove sarebbero stati prelevati dai tedeschi, autorizzando però i suoi generali a trovare nuovi pretesti per il rinvio. (...) nel marzo 1943 si decise di concentrare tutti i rifugiati in un campo dipendente dalla II Armata nell'isola dalmata di Arbe, (...) cioè in un territorio sottoposto alla sovranità italiana, al sicuro da qualsivoglia insidioso tentativo di colpo di mano". Anna Millo, ''L'Italia e la protezione degli ebrei'', in ''L'occupazione italiana della Iugoslavia'', Le Lettere, 2009, pp. 367 e 367.</ref> e dai territori occupati dai tedeschi<ref name="autogenerato5">{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 129}}</ref>. Tranne una parte respinta alla frontiera di Fiume gli ebrei furono accolti nella [[Governatorato di Dalmazia|Dalmazia annessa dall'Italia]]<ref name="autogenerato9" /> e la protezione fu estesa anche a quelli che si trovavano nelle zone occupate dalle truppe italiane in Croazia<ref name="autogenerato5" /> i quali pur sottoposti a vigilanza continuarono a vivere liberamente<ref name="autogenerato4">{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 130}}</ref>. Alla fine del 1942 la situazione si rese più complicata quando alle richieste croate di ottenere gli ebrei presenti nei territori occupati italiani si aggiunsero anche le pressioni tedesche<ref name="autogenerato4" /><ref>{{cita|Jonathan Steinberg|p. 81}}</ref>.
[[File:Arbe_laboratorio_calzolai.jpg|link=https://it.wikipedia.org/wiki/File:Arbe_laboratorio_calzolai.jpg|destra|miniatura|Baracca adibita al lavoro dei calzolai]]
La tragedia che avrebbe colpito gli ebrei in caso di consegna inizialmente solo ipotizzata fece sì che il Regio Esercito escogitasse pretesti e oppose una serie di rinvii per non procedere ad alcuna consegna degli ebrei internati anche ad Arbe<ref name="autogenerato9" />, poi dal novembre 1942 la situazione fu più chiara e non consegnare gli internati divenne prioritario<ref>{{cita|Jonathan Steinberg|p. 85:''"La documentazione suggerisce che da quel momento, all'inizio del novembre 1942, le autorità italiane del ministero degli Esteri e le forze armate seppero di non dover consegnare quelle migliaia di ebrei"''}}</ref>. Si ipotizzò in un primo tempo di internare gli ebrei in locande e alberghi dismessi nella città di [[Grado (Italia)|Grado]], poi si preferì la soluzione del campo di Arbe dove fu allestita appositamente un'area<ref name="autogenerato10">{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 131}}</ref> in cui furono fatti confluire complessivamente gli oltre 3.500 nuovi internati<ref>3.577 secondo un elenco fornito da Jasa Romano, ''Jevreji u logoru na Rabu i njihovo uklucivanje u Narodnooslobodilacki rat'', in: ''Zbornik'' 1973 n. 2 p. 70</ref><ref>{{cita|Marina Cattaruzza|p. 214 circa 4000 secondo la storica Marina Cattaruzza}}</ref><ref>{{cita|Gobetti, Alleati del nemico|p. 131 3577 anche secondo Igor Gobetti}}</ref>. Qui vissero in una condizione sicuramente migliore degli internati slavi potendo ricevere visite esterne e svolgere attività ricreativa<ref name="autogenerato10" />. Le autorità militari e civili che operavano in Jugoslavia nel frattempo avevano esercitato pressioni su Mussolini che revocò le precedenti disposizioni e dispose che tutti gli ebrei sarebbero invece rimasti internati in territorio sotto giurisdizione italiana e per ovviare alle richieste del governo croato di ottenere la consegna degli ebrei con passaporto croato di avviare per costoro le pratiche per [[Apolidia|rinunciare alla cittadinanza]]<ref>{{cita|Jonathan Steinberg|p. 92: Appunto per il gabinetto AP, firmato dal generale [[Vittorio Castellani]] "Il Duce ha disposto:1)che detti ebrei vengano mantenuti tutti in campi di concentramento; 2) che si proceda intanto, oltre che a determinare la pertinenza dei singoli internati, a raccogliere -in analogia alle richieste contenute nella soprariferita proposta del Governo croato- le istanze che gli interessati stessi volessero liberamente presentare per rinunciare alla cittadinanza croata ed alla proprietà di ogni bene immobile posseduto in Croazia"}}</ref>. Insieme ai numerosi ebrei furono internati ad Arbe a scopo "protettivo" anche molti serbi sfuggiti alle persecuzioni croate<ref name="autogenerato9" />.
 
Ancora nell'agosto 1943 le autorità italiane si preoccuparono dell'incolumità degli internati ebrei immaginando, in caso di ritirata delle truppe italiane, di mantenere un presidio armato affinché gli internati protettivi non cadessero "in mani straniere"<ref name="autogenerato10" />.
Il personale presente nei campi di sterminio del Governatorato era costituito da un piccolo nucleo di specialisti tedeschi delle SS, in genere provenienti dalla ''Aktion T4'', addetti agli aspetti tecnici del meccanismo, e dalle guardie del campo; quest'ultime erano volontari ucraini, vestiti di nero, ed equipaggiati con fucili, carabine e fruste di cuoio, addestrati nel vicino campo di formazione di [[Campo di concentramento di Trawniki|Trawniki]]. Ogni campo disponeva di una compagnia di guardie ucraine, mentre Kulmhof aveva una compagnia di polizia tedesca della ORPO<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1023.</ref>. La struttura dei tre campi della ''Aktion Reinhard'' era simile: si trattava di complessi di piccole dimensioni, isolati in territori boscosi, costituiti da alcuni edifici per le guardie, da una baracca dove venivano radunati gli ebrei, una dove si spogliavano e da uno stretto percorso, largo due o tre metri (lo ''schlauch'', il manicotto) con protezione laterale di filo spinato che le vittime dovevano percorrere per raggiungere le camere a gas. Queste erano stanze di medie dimensioni dove gli ebrei venivano ammassati per la gasazione: mentre a Bełżec si utilizzò all'inizio monossido di carbonio in contenitori (''Flaschengas''), Sobibór e Treblinka disponevano di grandi motori Diesel che emettevano monossido e diossido di carbonio. Inizialmente i centri disponevano solo di tre camere a gas ciascuno e, non essendo dotati di forni crematori, i cadaveri dovevano venire bruciati in fosse improvvisate con risultati non soddisfacenti<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 988-989.</ref>.
 
=== La chiusura del campo ===
Per superare le carenze tecnico-organizzative evidenziatesi ed il rischio di "sovraccarico" delle installazioni, di fronte alla massa crescente dei deportati destinati allo sterminio, tra luglio e settembre 1942 si procedette ad un vasto ampliamento dei tre centri del Governatorato; vennero quindi edificate grandi e solide costruzioni in pietra o in mattoni al posto del baracche ed ogni campo fu dotato di sei camere a gas allineate sui lati di un corridoio centrale, mentre la stanza con il motore Diesel era situata in fondo al corridoio<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 989. Alcune testimonianze parlano di dieci camere a gas a Treblinka. A Bełżec nell'estate 1942 potevano essere gasate contemporaneamente fino a 1.500 persone.</ref>.
Dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] il campo fu temporaneamente occupato dalle forze partigiane di Tito. Gli internati ebrei - liberati - raggiunsero in massima parte la terraferma. Di costoro circa 240 giovani atti alle armi furono radunati in un battaglione ebraico<ref>Per una foto del reparto si veda http://emperors-clothes.com/croatia/rab.jpg</ref> che combatté nell'EPLJ contro l'Asse; 200 persone rimasero sull'isola e furono catturate dai tedeschi durante la successiva occupazione nazista; infine, circa 200 persone raggiunsero via mare l'Italia<ref>Menachem Shelah, ''Un debito di gratitudine. Storia dei rapporti tra Esercito Italiano e gli ebrei in Dalmazia (1941-1943)'', USSME, 1991, pp. 156-168.</ref>. Il comandante del campo, colonnello [[Vincenzo Cujuli]] dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] rimase di presidio al campo in base all'ordine giuntogli dal comando della seconda armata di collaborare con i [[partigiani jugoslavi]]<ref name="autogenerato12">[http://www.campifascisti.it/scheda_documento_full.php?id_doc=785 I CAMPI FASCISTI - Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Preso prigioniero dai partigiani secondo alcune fonti fu seviziato e ucciso<ref name="autogenerato12" />, mentre secondo altre sarebbe morto suicida in prigionia<ref>Anton Vratuša, ''Dalle catene alla libertà - La "Rabska brigada", una brigata partigiana nata in un campo di concentramento fascista'', Kappa Vu, 2011, ISBN 978-88-89808-627</ref>.
Nel periodo di massima attività il processo di annientamento si sviluppava con rapidità ed efficienza; i tre campi controllati dall'ispettorato di Christian Wirth riuscirono a sterminare più di 25.000 vittime al giorno<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', p. 102.</ref>.
 
Negli [[Anni 1950|anni cinquanta]], fu eretto un monumento ad opera dell'architetto [[Slovenia|sloveno]] [[Edvard Ravnikar]].
==== Majdanek ====
Nel marzo 1942 l'Obergruppenführer [[Oswald Pohl]] divenne il responsabile del nuovo "Ufficio centrale economico-amministrativo delle SS" (''SS- Wirtschafts-Verwaltungshaptamt'', WVHA) che inglobava i precedenti "Ufficio del bilancio e delle costruzioni" e "Ufficio amministrazione ed economia"; diviso negli ''Amtsgruppe'' A, B, C, D e W, accumulava e gestiva un enorme potere amministrativo, burocratico ed economico dell'apparato delle SS. In particolare il WVHA, oltre a gestire i settori: amministrazione delle truppe (''Amt A'', Brigadeführer Fanslau), economia (''Amt B'', Gruppenführer Georg Lörner), costruzioni (''Amt C'', Gruppenführer Kammler) e imprese economiche (''Amt W'', Obergruppenführer Hans Lörner), accorpava anche il vecchio Ispettorato dei campi di concentramento che divenne lo ''Amt D'' sempre sotto la direzione di [[Richard Glücks]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 978-981.</ref>.
[[File:Majdanek hek.jpg|thumb|La doppia recinzione esterna del [[campo di concentramento di Majdanek|campo di concentramento e sterminio di Majdanek]].]]
 
<br />
Al massimo della sua espansione (1944) il sistema dei campi dello ''Amt D'' del WVHA di Pohl comprendeva, senza considerare i campi autonomi creati localmente dai capi delle SS e della polizia di distretto, venti campi di concentramento principali e 165 campi satelliti<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 982.</ref>; i tre campi di sterminio della ''Aktion Reinhard'' organizzati da Odilo Globocnik e Christian Wirth in realtà non rientravano amministrativamente e gerarchicamente nelle competenze della sezione di Richard Glücks che invece dal settembre 1942 attivò come centro di annientamento degli ebrei il campo di [[Majdanek]], denominato nella documentazione tedesca "campo di concentramento di Lublino", attivo fino a quel momento come campo per prigionieri di guerra sotto il controllo delle SS<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 989.</ref>. Furono attivate tre camere a gas all'interno di un edificio a forma di U, dotate di dispositivi con monossido di carbonio in contenitori e di [[acido cianidrico]]; la prima di queste installazioni venne denominata con macabra ironia ''Rosengarten'' ("giardino di rose"). Per un anno, dal settembre 1942, vi furono uccisi 500-600 uomini, donne e bambini la settimana, deportati principalmente dal distretto di Lublino e da Varsavia, ma in parte anche dal Reich, dal Protettorato e dalla [[Francia]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 990 e 1006.</ref>.
 
Il campo di Majdanek era una struttura molto più complessa dei centri di sterminio della ''Aktion Reinhard'', con una organizzazione gerarchica guidata dal comandante del campo, prima lo Standartenführer [[Karl Otto Koch]], quindi [[Max Kögel]], Hermann Florstedt, Martin Weiss e infine [[Arthur Liebehenschel]]; vi era poi uno ''Schutzhaftlagerführer'', responsabile del controllo dei detenuti, a questo incarico si succedettero Hermann Hackmann, Wimmer e Thumann; infine un capo amministrativo, prima Heinrich Worster e poi Michel. Le guardie del campo di Majdanek erano comandate dallo Sturmbannführer Walter Langleist e poi dallo Hauptsturmführer Martin Melzer ed erano costituite da reparti provenienti dai ''Totenkopfstandarten'' (le "unità Testa di morto", che designavano i reparti di guardie dei campi) e da un battaglione di ''Schutzmannschaft'' ("Schuma", reparti di ausiliari reclutati nelle regioni occupate) lituano<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1010 e 1013.</ref>.
 
==== Auschwitz ====
Accanto alle metodiche di annientamento degli autocarri a gas di Chelmno e delle camere a gas con monossido di carbonio della ''Aktion Reinhard'' l'apparato della distruzione delle SS organizzò un terzo sistema più efficiente e complesso. In una regione boscosa e paludosa dell'[[Alta Slesia]], tra i fiumi [[Vistola]] e [[Soła]], in un ambiente umido e nebbioso, sarebbe sorto il più grande, importante e micidiale centro di sterminio<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 990.</ref>. [[Auschwitz]] era una cittadina di circa 12.000 abitanti, nelle cui vicinanze erano ancora presenti baracche in rovina di un'unità di cavalleria austriaca; l'esercito tedesco vi stabilì inizialmente un reparto di truppe logistiche, ma l'Ispettorato dei campi di concentramento individuò questo posto isolato e il 21 febbraio 1940 Richard Glücks scrisse ad Himmler in termini favorevoli delle caratteristiche del luogo<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. VII, pp. 350-351.</ref>. A primavera arrivarono le SS, guidate dal comandante designato del nuovo campo, ''Obersturmführer'' [[Rudolf Höss]]; inizialmente i detenuti erano prigionieri politici polacchi impiegati nel lavoro forzato per le SS, le quali estesero la loro giurisdizione in una vasta area circostante designata "zona di interesse" (''Interessengebiet'') in vista di ampliamenti delle strutture<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 990-991.</ref>.
[[File:Auschwitz I entrance snow.jpg|thumb|left|L'entrata del [[campo di concentramento di Auschwitz|campo principale di Auschwitz (Auschwitz I)]].]]
 
All'inizio del 1941 si verificò un fatto nuovo di grande importanza: dopo alcune discussioni, il 6 febbraio i dirigenti economici del Reich ed i responsabili della [[IG Farben]], [[Fritz ter Meer]], capo del comitato tecnico-produttivo, e [[Otto Ambros]], vice direttore della industria di [[Ludwigshafen]] che dirigeva il programma Buna, decisero che la quarta fabbrica per la produzione della gomma sintetica (Buna IV) sarebbe stata costruita ad Auschwitz. [[Carl Krauch]], plenipotenziario dell'industria chimica e massimo dirigente della IG Farben, e [[Hermann Göring]] chiesero la collaborazione di Himmler per la costruzione degli impianti e per la manodopera, ed il ''Reichsführer'' decise di evacuare la popolazione della cittadina e trasferirvi gli operai; inoltre tutti i prigionieri presenti nel campo sarebbero stati a disposizione della Buna IV per il lavoro coatto in condizioni estreme; il capo del ''Amt C'' (costruzioni) del WVHA di Pohl, ''Gruppenführer'' [[Hans Kammler]], decise l'edificazione di baracche per 18.000 prigionieri<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1034-1035.</ref>. Sorse così dalla primavera del 1941 la IG Auschwitz, diretta dal dottor Walter Dürrfeld, con due impianti industriali: il Buna IV ed una fabbrica di acido acetico; la IG Farben e le SS collaborarono strettamente per l'efficienza e l'organizzazione delle fabbriche e del campo dei lavoratori forzati annesso (Monowitz), le SS stesero le recinzioni, costruirono le baracche, organizzarono i corpi di guardia insieme con la "polizia di fabbrica" (''Werkschutz'')<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1035-1036.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2007-0058, IG-Farbenwerke Auschwitz.jpg|thumb|Il [[campo di lavoro di Monowitz]], Auschwitz III.]]
 
Una nuova iniziativa di Himmler e delle SS portò ad un terzo ampliamento del campo di Auschwitz; dopo l'inizio dell'[[operazione Barbarossa]] le SS richiesero la disponibilità di una parte del gran numero di prigionieri di guerra sovietici e, dopo accordi con la Wehrmacht, venne quindi deciso di costruire un grande campo per prigionieri a [[Birkenau]], un'area vuota in parte paludosa a circa due chilometri dal campo principale, dove vennero raccolti inizialmente circa 10.000 soldati sovietici catturati; Höss seppe che Hitler aveva dato incarico di preparsi ad accoglierne oltre 100.000<ref name=autogenerato1>C.Browning, ''Le origini della soluzione finale'', p. 429.</ref>. In realtà dall'estate 1941 era stata presa una decisione per la soluzione del "problema ebraico" che avrebbe coinvolto in modo decisivo il complesso concentrazionario in continua espansione di Auschwitz<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 991.</ref>. Dopo il colloquio tra Himmler e Höss in cui il capo delle SS motivò il ruolo centrale assegnato ad Auschwitz anche con la sua vicinanza ad importanti reti ferroviarie, Eichmann visitò il sito e studiò insieme a Höss i problemi dei trasporti. Nel frattempo il vice di Höss, [[Karl Fritzsch]], sperimentò ad Auschwitz, in una cella del bunker, l'impiego di acido cianidrico, disponibile nel campo per la disinfestazione da parassiti, su alcuni prigionieri russi; poco dopo Höss assistette ad un secondo esperimento organizzato nell'obitorio del campo principale; il comandante di Auschwitz si convinse dell'efficienza del metodo e così da febbraio 1942 l'obitorio divenne la prima camera a gas con due forni nel crematorio<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 991-992.</ref>. In autunno era arrivato ad Auschwitz l'ingegnere [[Kurt Prüfer]], esperto delle SS di crematori, dipendente della società [[J.A. Topf und Söhne]] di [[Erfurt]] che si incaricò della progettazione e costruzione degli impianti di gasazione<ref name=autogenerato1 />.
 
Ben presto, di fronte alle crescenti richieste, Höss ed Eichmann individuarono due piccole fattorie a Birkeneau che vennero, dopo importanti modifiche strutturali, attivate per le gasazioni a marzo e a giugno 1942; le due nuove costruzioni furono denominate Bunker I (sul luogo della fattoria nota come la "casa rossa") con due camere a gas e Bunker II con quattro camere a gas<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 992.</ref>. Himmler assistette alla procedura di annientamento con il gas nel Bunker II nel corso della sua visita al campo il 17 e 18 luglio 1942; pienamente soddisfatto annunciò a Höss che Eichmann avrebbe potenziato i trasporti e che Auschwitz doveva prepararsi a deportazioni in massa di ebrei da utilizzare come manodopera coatta per l'industria tedesca, gli inabili al lavoro sarebbero stati eliminati nelle camere a gas (''gesondert untergebracht'', sottoposti al trattamento speciale)<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 992-993 e 1027.</ref>.
 
La ''SS-Zentralbauleitung'' di Auschwitz (sezione centrale delle costruzioni), diretta dallo ''Sturmbannführer'' [[Karl Bischoff]], si incaricò, in stretta cooperazione con numerose imprese private, dei grandi lavori di ampliamento del centro di sterminio; dopo l'installazioni dei cavi elettrici e delle condutture, furono costruite numerose baracche primitive a Birkenau, fu edificato un imponente sistema di torrette di guardia, venne steso ed elettrificato il filo spinato; soprattutto a Birkenau vennero progettate e costruite quattro grandi strutture (''Bauwerke'', progetti di edificio, numerati 30, 30a, 30b, 30c) per le nuove e più moderne camere a gas<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 993-994.</ref>. La costruzione di questi grandi complessi procedette dal luglio [[1942]] al aprile [[1943]]; i quattro ''Bauwerke'' divennero i crematori II e III, entrambi con due camere a gas sotterranee e cinque fornaci, entrati in attività nel marzo e giugno 1943; il crematorio IV, con una camera a gas in superficie, doppia fornace e otto crogiuli, attivato per primo nel marzo 1943, e il crematorio V, con una camera a gas di superficie, doppia fornace e otto crogiuli, attivo dall'aprile 1943. Queste strutture di annientamento permettevano di bruciare subito i cadaveri, che invece nei Bunker I e II dovevano essere sotterrati in fosse comuni con risultati deplorevoli. Nei crematori II e III l'acido cianidrico in cristalli ([[Zyklon B]]) veniva gettato nei sotterranei attraverso gli sfiatatoi, mentre nelle camere di superficie dei crematori IV e V i cristalli venivano immessi attraverso le mura laterali nelle stanze, dove passavano allo stato gassoso<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 994-995 e 998.</ref>.
[[File:Auschwitz-birkenau-main track.jpg|thumb|left|L'entrata del [[campo di sterminio di Birkenau]] (Auschwitz II).]]
 
Nella primavera del 1942 venne presa in considerazione l'esigenza di costruire una stazione ferroviaria a Birkenau; venne progettata una linea ferrovia che attraversasse l'edificio delle guardie all'entrata, connessa con la linea che giungeva alla stazione preesistente di Auschwitz. Questo scalo dipendeva dalla ''Reichsbahndirektion Oppeln'' dell'Alta Slesia, diretta prima da Wilhelm Pirath e poi da Hans Geitmann, subordinata a sua volta alla ''Generalbetriebsleitung Ost'' guidata da Ernst Emrich. I lavori per la nuava tratta ferroviaria proseguirono con molte difficoltà tecniche ed organizzative e furono completati solo nella primavera del [[1944]] quando la linea venne utilizzata per il trasporto degli ebrei ungheresi a Birkenau<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 996-999.</ref>.
 
Rudolf Höss diresse l'ampliamento del centro di sterminio e condusse il programma di annientamento degli ebrei fino al novembre 1943, quando passò alla guida dello ''Amt D-I'' (l'ufficio centrale della sezione della WVHA responsabile dei campi) e venne sostituoito da Arthur Liebehenschel a cui successe nel luglio 1944, dopo un breve ritorno di Höss, [[Richard Baer]]. Il complesso quindi venne diviso in tre parti: il vecchio campo di Auschwitz (Auschwitz I, lo ''Stammlager'', il campo originario), diretto prima dallo stesso Liebehenschel e poi da Baer; il centro di sterminio di Birkenau (Auschwitz II), guidato dallo ''Sturmbannführer'' [[Fritz Hartjenstein]] e poi dallo ''Hauptsturmführer'' [[Josef Kramer]]; il campo della IG Farben (Auschwitz III o Monowitz), sotto la direzione dello ''Hauptsturmführer'' [[Heinrich Schwarz]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1010-1011.</ref>. L'apparato delle guardie dei tre campi era guidato dallo ''Sturmbannführer'' Hartjenstein che disponeva di cinque compagnie ''Totenkopfsturmbann'' ad Auschwitz I, di quattro compagnie più una compagnia di guardie con cani (''Hundelstaffel'') a Birkenau, e di una compagnia rinforzata dalla polizia di fabbrica a Monowitz; in totale le guardie SS, reclutate anche tra tedeschi etnici e tra personale di seconda scelta, raggiunsero il numero massimo di 3.500 uomini nel dicembre 1943 a fronte di una popolazione media di detenuti di circa 70.000 persone<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1013, 1023 e 1099.</ref>.
 
Ad Auschwitz la macchina dell'annientamento raggiunse la sua massima efficienza. Rudolf Höss, non molto convinto dei metodi adottati da Christian Wirth con il monossido di carbonio nei campi della ''Aktion Reinhard'', adottò invece lo Zyklon B che si rivelò molto più efficiente, manifestando il suo effetto letale in un tempo più breve (3-15 minuti); inoltre le camere a gas di Birkenau potevano contenere fino a 2.000 vittime per volta contro solo 200 a Treblinka; nell'ultimo periodo il centro di sterminio divenne in grado di sterminare fino a 6.000 persone al giorno<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. VII, p. 351.</ref>.
[[File:Hoess8.jpg|thumb|left|upright=0.5|[[Rudolf Höss]], comandante del campo di sterminio di [[Auschwitz]].]]
Lo Zyklon era un prodotto chimico utilizzato per la "lotta contro i parassiti" per disinfestazioni industriali, disinfezione di abiti e disinfestazioni da pidocchi, prodotto dalla [[Degesch]] (''Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung mbH'', "Società tedesca di lotta contro i parassiti"), un'azienda di proprietà della IG Farben (42,5% del pacchetto azionario), della [[Evonik Degussa|Degussa]] (42,5%) e della Goldschmidt (15%). In realtà la Degesch si limitava alla distribuzione dello Zyklon che era invece prodotto concretamente dalla Dessauer Werke a [[Dessau]] e dalla Kaliwerke a [[Kolín]] (vicino [[Praga]]), mentre lo stabilizzatore del composto chimico proveniva dalla IG Farben di [[Krefeld|Uerdingen]]. A sua volta due altre società si occupavano della vendita al dettaglio dello Zyklon: la Heli e la [[Tesch und Stabenow]] (Testa); era la Testa che assicurava le forniture alle strutture governative. La ripartizione dei quantitativi dello Zyklon era decisa da una sezione del ministero degli armamenti e della produzione di guerra di [[Albert Speer]], la cosiddetta "Commissione di lavoro disinfezione e lotta contro le epidemie" che stabiliva l'assegnazione del prodotto chimico tra espostazioni, ditte private e forze armate; le forniture alla SS dipendevano dal "Deposito centrale d'Igiene delle SS", diretto dal capo dell'Igiene delle SS, [[Joachim Mrugowski]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 999-1003.</ref>.
 
Lo Zyklon era prodotto e venduto a varie concentrazioni in relazione al suo utilizzo, distinte da lettere dell'alfabeto; la formulazione "B", adoperata normalmente per la disinfezione dei vestiti, era quella impiegata ad Auschwitz. Le richieste dei quantitativi dello Zyklon B da parte del centro di sterminio partivano dal responsabile della disinfestazione, ''Obersturmführer'' [[Kurt Gerstein]], e arrivavano all'ufficio di Mrugowski; l'ordinazione poi arrivava alla Testa, alla Degesch e alla Dessauer, da Dessau il prodotto veniva quindi inviato direttamente alla "Divisione di disinfestazione e disinfezione" di Auschwitz; le consegne venivano effettuate ogni sei settimane a causa dei problemi di deterioramento del prodotto e delle notevoli esigenze quantitative per le procedure di annientamento nelle camere a gas<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1003.</ref>.
 
=== Meccanismo dell'annientamento nei campi di sterminio ===
{{Citazione|Noi abbiamo avuto il coraggio di intraprendere questa grande e necessaria opera|Affermazione di [[Odilo Globocnik]], capo delle SS e della polizia del distretto di Lublino e responsabile della ''Aktion Reinhardt''<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', p. 154.</ref>}}
{{Citazione|E' la punizione del cielo per tutti i miei crimini!|[[Hermann Höfle]], vice di Globocnik, dopo la morte per malattia dei suoi due bambini gemelli di pochi mesi nella primavera 1943''<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 553.</ref>}}
 
==== Deportazioni nei centri di annientamento ====
Il 18 settembre 1941 Hitler prese la decisione di autorizzare l'inizio dell'evacuazione all'est degli ebrei tedeschi del Reich e del Protettorato; le deportazioni dei primi contingenti di circa 70.000 persone iniziarono il 14 ottobre ed in un primo momento gli ebrei furono trasferiti nel ghetto di Lodz e nei ghetti di Riga e Minsk. Mentre questi ultimi vennero immediatamente uccisi sul posto, in particolare nell'eccidio del Forte IX di [[Kaunas]] e nel massacro del bosco di [[Rumbula]] a Riga<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', pp. 144-148.</ref>, i deportati nel ghetto di Lódź vennero a loro volta "evacuati" nel campo di sterminio di Chełmno dove vennero sterminati negli autocarri a gas a partire dal dicembre 1941, insieme ad oltre 100.000 ebrei provenienti dal Warthegau di cui venne attivata la deportazione nel marzo 1942<ref name=autogenerato2 />.
[[File:WP Adolf Eichmann 1942.jpg|thumb|upright=0.5|[[Adolf Eichmann]], capo del dipartimento IVB4 del [[RSHA]], il principale pianificatore e organizzatore della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio]]
La deportazione degli ebrei del Governatorato nei centri di annientamento della ''Aktion Reinhard'' di Globocnik procedette sistematicamente dalla primavera 1942; dopo i primi trasferimenti dal ghetto di Lódź, da aprile iniziarono le "evacuazioni" dal distretto di Lublino, compresi ebrei tedeschi provenienti dal Reich, verso il campo di sterminio di Bełżec e, a maggio, verso il campo di Sobibór<ref>E.Collotti, ''La soluzione finale'', p. 77.</ref>; anche gli ebrei del distretto di Leopoli e del distretto di [[Cracovia]] furono deportati ed annientati a Bełżec nello stesso periodo<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1005.</ref>. Il 23 luglio 1942 ebbe inizio l'evacuazione del ghetto di [[Varsavia]] e la deportazione degli ebrei che vi erano stati ammassati in gran numero; il capo del Consiglio ebraico del ghetto, [[Adam Czerniaków]], preferì suicidarsi alla notizia delle decisioni delle autorità tedesche, i convogli dei deportati vennero diretti per lo sterminio in gran parte nel nuovo centro di annientamento di Treblinka<ref>E.Collotti, ''La soluzione finale'', pp. 60 e 77.</ref>, mentre un piccolo numero venne ucciso a Majdanek da settembre 1942. Treblinka divenne nell'estate 1942 il campo principale del massacro degli ebrei del Governatorato provenienti, oltre che da Varsavia, dai distretti di [[Radom]], di [[Bialystok]] e in parte di Lublino, mentre i restanti ebrei dei territori incorporati del Warthegau, della [[Prussia orientale]], dell'[[Alta Slesia]] e dei ghetti minori vennero trasportati ad Auschwitz che iniziò la sua attività<ref name="R.Hilberg, 1006">R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1005-1006.</ref>.
[[File:Stroop Report - Warsaw Ghetto Uprising 05.jpg|thumb|left|''[[Großaktion Warschau]]'', inizia il rastrellamento e la deportazione degli ebrei di [[Varsavia]].]]
 
Il 26 marzo 1942 iniziarono le deportazioni degli ebrei della [[Slovacchia]] che in gran parte vennero sterminati a Sobibór, mentre una parte venne trasferita ad Auschwitz e Majdanek; nello stesso periodo venne attivato il programma di "soluzione finale" anche nei paesi dell'Europa occidentale e settentrionale che avrebbe condotta alla deportazione sincronizzata nell'estate 1942 degli ebrei dalla [[Francia]], [[Paesi Bassi]], [[Belgio]] e [[Norvegia]]<ref>E.Collotti, ''La soluzione finale'', p. 79.</ref>. Elemento propulsivo ed organizzativo decisivo in queste complesse operazioni di "evacuazione all'est" fu Adolf Eichmann ed il suo gruppo di collaboratori della Sezione IVB4 del RSHA. Eichmann, [[Rolf Günther]], [[Theodor Dannecker]], [[Alois Brunner]], [[Dieter Wisliceny]], [[Friedrich Bosshammer]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 578.</ref>, diedero prova di fanatica determinazione per raggiungere l'obiettivo di individuare, rastrellare e deportare nei campi di sterminio tutti gli ebrei presenti nella sfera di dominio del Terzo Reich. Lo stesso Eichmann in precedenza aveva visionato i centri di sterminio in costruzione per verificarne le capacità tecniche di annientamento<ref>H.Mommsen, ''La soluzione finale'', pp. 172-173.</ref>.
 
Sotto la pressione degli "esperti" di Eichmann, le deportazioni dalla Francia iniziarono il 4 giugno 1942 in direzione dei campi di Sobibór, Majdanek e Auschwitz; gli ebrei del Belgio, concentrati preventivamente nel campo di [[Malines]], partirono per Auschwitz in agosto, mentre già in luglio avevano avuto inizio i trasporti degli ebrei olandesi dal campo di concentramento di [[Westerbork]] in direzione dei centri di sterminio di Auschwitz e Sobibór; il 25 ottobre iniziarono le deportazioni ad Auschwitz degli ebrei dalla [[Norvegia]]<ref>E.Collotti, ''La soluzione finale'', pp. 79-80.</ref>. Nei primi mesi del 1943 le operazioni di annientamento delle popolazioni ebraiche dei territori orientali vennero quasi totalmente completate nei campi della ''Aktion Reinhard'' che quindi cessarono progressivamente la loro attività, mentre assunse un ruolo centrale il campo, grandemente potenziato e perfezionato tecnicamente, di Auschwitz dove vennero diretti per lo sterminio le comunità superstiti<ref>E.Collotti, ''La soluzione finale'', p. 80.</ref>.
 
A partire dal 15 marzo 1943 vennero quindi deportati ad Auschwitz gli ebrei di [[Salonicco]], cui seguirono le deportazioni nel campo dell'Alta Slesia dalla [[Macedonia (Grecia)|Macedonia]], dalla [[Tracia]], dalla [[Croazia]]; il 16 ottobre 1943, dopo il crollo dell'[[Italia]], l'[[operazione Achse|occupazione tedesca]] e la costituzione della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]], iniziarono le deportazioni dalla penisola verso Auschwitz, mentre [[Bulgaria]] e [[Romania]] riuscirono a bloccare i programmi di "evacuazione all'est" dei loro ebrei<ref>E.Collotti, ''La soluzione finale'', pp. 80-81.</ref>. Nella primavera 1944 invece, dopo l'occupazione tedesca dell'[[Ungheria]], Eichmann e i suoi uomini, Wisliceny, Novak e Hunsche, riuscirono ad organizzare con grande rapidità e fanatica efficienza la concentrazione e la deportazione della numerosa comunità ebraica; da aprile a luglio oltre 430.000 ebrei ungheresi vennero "evacuati" ad Auschwitz ed immediatamente sterminati<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 849-864.</ref>. Il centro di distruzione di Birkenau fu sottoposto a grande pressione per il suo compito di annientamento, fino a 10.000 vittime furono gasate al giorno; nonostante la capacità teorica dei forni crematori di bruciare 44.000 cadaveri quotidianamente, le squadre di ''Sonderkommando'' dovettero essere potenziate e i corpi vennero anche in parte bruciati in enormi fosse comuni all'aperto<ref name="R.Hilberg, 1079">R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1078-1079.</ref>.
[[File:Umschlagplatz loading.jpg|thumb|Caricamento di un convoglio di deportati ebrei destinato ai centri di sterminio.]]
 
Elemento fondamentale del programma di deportazione verso i centri di annientamento era il meccanismo del trasporto ferroviario affidato alla ''Reichsbahn'', la grande ed efficiente struttura delle ferrovie tedesche diretta da [[Albert Ganzenmüller]]; gli ebrei venivano trasportati su carri bestiame considerati "treni viaggiatori speciali" (''Sonderzüge''), e la richiesta dei mezzi per la deportazione partiva dall'ufficio di Eichmann IVB4 a cura del capo della sezione Trasporti, [[Franz Novak]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 447-451.</ref>. La Divisione operativa della ''Reichsbahn'', dopo aver ricevuto la richiesta dal IVB4, organizzava il trasporto ed inviava le direttive al ''Generalbetriebsleitung Ost'' (la direzione generale ferroviaria dell'est, diretta da [[Ernst Emrich]]) che tramite un ''Sonderzuggruppe'', pianificava l'assegnazione dei vagoni, gli orari, gli ordini di percorso e le date di partenza e arrivo. Questo piano di base veniva poi comunicato alle ''Reichsbahndirektion'' territoriali che si occupavano delle decisioni di dettaglio dei convogli<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 451-452.</ref>.
 
Nell'Europa nazista la ''Reichsbahn'' controllava direttamente, con direzioni distaccate, le linee ferroviarie nel Governatorato, nei territori occupati dell'est, in Francia, Belgio, Paesi Bassi, mentre esistevano plenipotenziari della ''Reichsbahn'' nelle reti ferroviarie autonome dei paesi satelliti (Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia) e del Protettorato. Invece in Norvegia, Croazia, Serbia, Grecia e in Italia i trasporti ferroviari dipendevano dalle direzioni dei trasporti militari della Wehrmacht<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 450.</ref>. Di grande importanza era la funzione della ''Generaldirektion der Ostbahn'' (Gedob), diretta da [[Adolf Gerteis]], che controllava, gerarchicamente dipendente dalla ''Generalbetriebsleitung Ost'', la rete ferroviaria del Governatorato; era la Gedob che organizzava i trasporti verso i campi di sterminio dell'''Aktion Reinhard''; la ''Reichsbahndirektion Oppeln'' dell'Alta Slesia era invece responsabile di tutti i treni per Auschwitz<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 518-520.</ref>.
 
==== Organizzazione del campo di sterminio ====
[[File:Auschwitz-2.jpg|thumb|upright|[[campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], il più importante campo di sterminio [[Nazismo|nazista]]]]
 
Nei campi di sterminio erano presenti detenuti impiegati per le costruzioni e per la manutenzione del campo o utilizzati come manodopera forzata nelle fabbriche; inoltre una parte dei deportati poteva essere temporaneamente risparmiata per problemi tecnici o di sovraccarico nel meccanismo di distruzione; in quest'ultimo caso la morte era solo rinviata in attesa della disponibilità delle camere a gas. Nei campi della ''Aktion Reinhard'', attivi esclusivamente nello sterminio, i detenuti impiegati in gruppi di lavoro e per la manutenzione non furono mai numerosi, mentre molto più cospicua era la popolazione dei deportati presenti nei due campi del WVHA di Lublino (Majdanek) e Auschwitz. La popolazione detenuta di questi centri variava numericamente di continuo, in relazione all'arrivo di nuovi convogli di deportati, alla periodiche azioni delle SS di "riduzione" del numero dei detenuti con l'invio dei "superflui" e degli inabili nelle camere a gas, e alle miserabili condizioni di vita all'interno del campo, dove denutrizione e malattie provocavano ulteriori decessi<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1017-1018.</ref>.
[[File:May 1944 - Jews from Carpathian Ruthenia arrive at Auschwitz-Birkenau.jpg|thumb|left|Ebrei provenienti dai [[Carpazi]] arrivano ad [[Auschwitz]]. Visibili sullo sfondo le ciminiere dei crematori II e III di [[Birkenau]].]]
 
Le condizioni di vita dei detenuti all'interno dei campi di sterminio erano deplorevoli: gli alloggi consistevano in baracche primitive, prive di ogni struttura igienica con latrine costituite da recipienti da svuotare, costruite con materiali scadenti, estremamente sovraffolate; i detenuti dormivano ammucchiati in gran numero su tavole di legno (''Pritschen'') senza coperte o cuscini. Fino all'inizio del 1943 ai prigionieri venne distribuita una divisa a strisce, ma dopo quella data le forniture cessarono e le vittime, tranne quando impiegati nei campi di lavoro, rimasero con abiti normali in condizioni miserevoli, identificati con la [[stella di Davide]], mentre un numero di registrazione venne tatuato sull'avambraccio. La mancanza di cibo adeguato e le conseguenti malattie provocarono un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei prigionieri e moltiplicarono i decessi; i medici SS inviavano direttamente alle camere a gas i detenuti in cattive condizioni di salute<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1018-1020.</ref>.
 
L'apparato delle SS organizzò un complesso sistema per mantenere il controllo dei detenuti ed impedire la formazioni di movimenti collettivi di resistenza interna ai campi; oltre all'impiego di spie e delatori reclutati tra i detenuti, le strutture amministrative e repressive organizzarono una gerarchia all'interno per disgregare la coesione; esisteva una gerarchia razziale che privilegiava i prigionieri tedeschi rispetto agli slavi e soprattutto agli ebrei, ed esisteva una gerarchia burocratica. Nelle baracche i detenuti responsabili nei confronti delle autorità SS erano suddivisi in ''Lagerlältester'' (anziano del campo), ''Blockältester'' (anziano del blocco) e ''Stubendienst'' (responsabile della baracca), mentre nei gruppi di lavoro esisteva un'altra suddivisione gerarchica: ''Oberkapo'', ''[[Kapo]]'' e ''Vorarbeiter''; nei campi del WVHA i livelli più elevati della gerarchia dei prigionieri erano assegnati ai detenuti tedeschi. Questa gerarchizzazione, accompagnata dai relativi privilegi, favoriva la disgregazione interna e la conflittualità tra i detenuti. Inoltre l'apparato repressivo disponeva lunghi ed estenuanti appelli quotidiani per verificare tutte le presenze e attuava spietate rappresaglie in caso di infrazioni con impiccagioni pubbliche<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1020-1022.</ref>.
 
Dal febbraio 1943 Himmler, temendo anche bombardamenti aerei alleati sui campi che avrebbero potuto favorire evasioni in massa, potenziò le strutture di controllo: ordinò la suddivisione dei campi in blocchi autonomi separati da recinzioni, la costruzione di alte mura esterne con filo spinato dai due lati e cani da guardia nel percorso interno; inoltre il percorso esterno venne minato, cani feroci (''Zereissen'') stazionavano intorno al campo, riflettori vennero montati sui pali delle recinzioni e il filo venne elettrificato. Alla metà del 1944 il capo della WVHA, Oswald Pohl, preoccupato per la massa dei detenuti destinati allo sterminio rispetto all'esiguità numerica delle guardie dei ''Totenkopfsturmbann'' e degli ausiliari ucraini o baltici, predispose un piano di emergenza in caso di tentativo di rivolta ed evasione da Auschwitz: oltre alle 3.000 guardie disponibili, i piani prevedevano l'intervento di una compagnia di emergenza della [[Ordnungspolizei]] dipendente dal capo di SS e Polizia del distretto, ''Obergruppenführer'' [[Ernst Heinrich Schmauser]], la collaborazione della [[Wehrmacht]] con una linea di difesa esterna e del personale a terra della Luftwaffe che avrebbe reso disponibili 1.000 uomini. Inoltre la sezione della [[Kriminalpolizei]] di [[Katowice]] avrebbe eventualmente organizzato un vasto rastrellamento (''Grossfahndung'') per catturare i fuggiaschi<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1022-1024.</ref>.
 
Le strutture preposte al meccanismo di distruzione degli ebrei nei campi di sterminio prescrivevano procedure e regole dettagliate e precise per il comportamento e la condotta del personale dei centri; la somministrazione della violenza ritenuta necessaria per adempiere i compiti di annientamento richiesti doveva essere controllata, seguire modalità prestabilite, rimanere impersonale, freddamente tecnica e limitare le iniziative individuali per non compromettere l'efficienza del meccanismo. Nonostante l'attenzione posta dalle istanze superiori a questi aspetti dell'organizzazione dei centri, si manifestarono inevitabilmente eccessi sotto forma di sadismo da parte delle guardie, torture, aberrazioni sessuali, abusi incontrollati<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1013-1015.</ref>. Un altro elemento di disturbo e di disorganizzazione per l'amministrazione dei centri era la corruzione della gerarchia, di cui si occupò dal 1941 la sezione RSHA-V (Kriminalpolizei) diretta da [[Arthur Nebe]] e un tribunale delle SS e della Polizia. Himmler era molto rigoroso sul problema della corruzione e quindi non poteva tollerare "errori" come appropriazione illegale di beni, l'arricchimento, il disordine sessuale. Dopo un'inchiesta del tribunale XXII delle SS e Polizia di [[Kassel]] (trasformato in "tribunale speciale") venne incriminato e destituito il 20 agosto 1942 il comandante del campo di Lublino Karl-Otto Koch; dopo un clamoroso scandalo sarebbe stato giudicato, condannato a morte e giustiziato. Anche Rudolf Höss ed il campo di Auschwitz furono oggetto di una investigazione della commissione speciale di Kassel ma alla fine, grazie anche alla protezione del capo della WVHA, Oswald Pohl, il comandante uscì indenne dall'inchiesta<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1015-1017.</ref>.
 
==== La macchina della morte ====
[[File:Auschwitz Resistance 280 cropped.jpg|thumb|''[[Sonderkommando (lager)|Sonderkommando]]'' ebrei bruciano i cadaveri all'aperto. Questo procedura veniva applicata in caso di sovraccarico dei crematori.]]
 
Le operazioni di annientamento delle vittime, uomini, vecchi, donne e bambini, erano l'elemento costitutivo dei centri di sterminio ed erano accuratamente pianificate ed organizzate dall'amministrazione e dal personale, secondo procedure dettagliate dirette a velocizzare il meccanismo massimizzandone l'efficienza omicida, a schiacciare con la violenza ogni opposizione, a mantenere il più possibile la calma e la disciplina tra i deportati con il rigore dell'autorità e con artifizi e inganni rassicuranti. Il meccanismo, nonostante errori e incidenti, venne perfezionato e per la sua capacità di distruzione e impersonalità industriale divenne noto tra le SS come ''am laufenden band'', "il nastro trasportatore"<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1070.</ref>.
 
All'arrivo del convoglio dei deportati destinati allo sterminio il personale del campo era già in attesa e preparato ad eseguire con precisione e rapidità le procedure stabilite, viceversa i deportati erano sconvolti e disorientati; molti non comprendevano il significato degli eventi o rifiutavano di credere ai segnali di pericolo, altri erano rassegnati alla morte. Il personale tedesco sfruttava questi vantaggi per procedere con rapidità nell'esecuzione del meccanismo, cercando di mantenere le vittime nell'illusione. I vagoni dei treni entravano direttamente all'interno delle recinzioni e venivano scaricati a gruppi; a Chełmno i deportati arrivavano nel campo di sterminio su autocarri dopo essere stati scaricati nella stazione di [[Koło]], mentre ad Auschwitz inizialmente i deportati scendevano a Birkenau e dovevano percorrere un lungo tragitto a piedi, mentre più tardi venne costruito un binario morto a poca distanza dalle camere a gas<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1070-1072.</ref>. Per trarre in inganno gli ebrei provenienti dai paesi occidentali i tedeschi avevano studiato una serie di artifizi: a Bełżec i deportati erano accolti dalla musica di una orchestra di prigionieri ebrei del campo, a Treblinka venne creata una stazione ferroviaria fittizia con un orologio con lancette dipinte; a Sobibór altri detenuti ebrei aiutavano i nuovi arrivati nel trasporto dei bagagli e consegnavano scontrini per il ritiro, venivano distribuite cartoline per scrivere ai familiari lontani. Queste procedure non erano applicate nel caso di ebrei provenienti dai miserabili ghetti dell'est che invece erano immediatamente trattati con brutalità e violenza per paralizzare, secondo le precise direttive di Christian Wirth, ogni tipo di reazione<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', pp. 111-112.</ref>.
 
Direttamente sulle banchine gli uomini delle SS procedevano a una prima spietata selezione; nei campi della ''Aktion Reinhard'' solo un piccolo numero di deportati veniva scelto per il lavoro (i cosiddetti "rinati"), mentre i più vecchi, gli invalidi, gli infermi e i bambini venivano separati dagli altri e trasferiti subito in altro luogo per l'eliminazione immediata. A Bełżec venivano fucilati vicino a una fossa comune; a Treblinka erano trasferiti vicino all'infermeria (''Lazarett'') e il sergente SS [[August Miete]], l'"angelo della morte", guidava le esecuzioni effettuate con un colpo di pistola alla nuca; i cadaveri cadevano in una fossa dove venivano bruciati<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', p. 112.</ref>. Ad Auschwitz invece vecchi e malati venivano subito trasportati in autocarro alle camere a gas, mentre i medici SS, [[Josef Mengele]], [[Heinz Thilo]], [[Fritz Klein]] e [[Hans Wilhelm König]], effettuavano sulla banchina una sommaria valutazione delle condizioni fisiche e quindi delle capacità lavorative di tutti i deportati e decidevano sul momento il loro destino con una semplice indicazione: a destra quelli destinati al lavoro coatto e quindi provvisoriamente risparmiati, a sinistra quelli inviati subito allo sterminio<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1073.</ref>. Nel campo di Auschwitz le selezioni continuavano ogni giorno tra i prigionieri adibiti al lavoro coatto: durante lo snervante appello mattutino, all'ospedale, o anche dopo ispezioni ai singoli blocchi, gli uomini delle SS procedevano a scegliere per la gasazione i detenuti in cattive condizioni di salute, deboli, non più idonei al lavoro o riottosi che venivano brutalmente caricati su autocarri e inviati alla camere di distruzione<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1075.</ref>.
[[File:Auschwitz Resistance 282 cropped.JPG|thumb|left|Deportati ebrei vengono condotti nudi verso le camere a gas di [[Auschwitz]].]]
 
La fase successiva della "catena" era il discorso di benvenuto congegnato per prolungare le illusioni e tranquillizzare le vittime; a Bełżec, nei primi tempi, lo stesso Wirth pronunciava il discorso, mentre successivamente il ruolo venne assunto da uomini delle SS preparati a pronunciare parole rassicuranti; a Sobibór in genere parlava il sergente [[Hermann Michel]], che, vestito di bianco per sembrare un medico, era soprannominato il Predicatore per la sua abilità di inganno<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', pp. 112-114.</ref>. Ad Auschwitz, dopo la fase iniziale caratterizzata da violenza e disordine, dal 1943 i discorsi ingannevoli furono tenuti dagli ufficiali SS [[Hans Aumeier]], [[Maximilian Grabner]] o [[Franz Hössler]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1074.</ref>.
 
A questo punto gli uomini e le donne venivano separati e condotti in baracche per svestirsi prima delle "docce"; si cercava ancora di mantenere l'inganno esortando le vittime a disporre ordinatamente gli abiti e a raccogliere in appositi contenitori effetti personali, denaro, gioielli, orologi, anelli<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', p. 114.</ref>. Nei campi della ''Aktion Reinhard'' le deportate e i ragazzi venivano rasati completamente con il pretesto di prevenire infestazioni di parassiti, mentre sembra che ad Auschwitz i capelli non venivano tagliati ma erano prelevati sui cadaveri dopo le gasazioni<ref name="R.Hilberg, 1077">R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1077.</ref>. La procedura veniva quindi velocizzata al massimo nell'ultima fase per paralizzare le vittime che potevano prendere finalmente coscienza della situazione; gli ebrei, completamente nudi, venivano incanalati con violenza nel "cunicolo", lo stretto percorso che conduceva alle camere a gas, in file di cinque con gli uomini davanti, preceduti da una SS e le donne dietro, seguite da guardie ucraine con fruste, bastoni e baionette. Le vittime erano costrette a percorrere di corsa con le mani in alto la cosiddetta "strada per il Paradiso" fino all'edificio della camera a gas, identificato con il cartello "locale doccia e inalazioni" dove, ormai in preda al terrore, alla disperazione o a rassegnato fatalismo, dovevano attendere il loro turno di entrata nella sala di annientamento<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', pp. 114-115.</ref>.
 
Gli ebrei venivano ammassati brutalmente all'interno della camera a gas, stipati al massimo, quindi le porte venivano ermeticamente chiuse; le vittime si accorgevano delle finte docce, alcuni urlavano o piangevano, altri pregavano. Dopo lo spegnimento di tutte le luci, nei campi della ''Aktion Reinhard'' l'addetto all'accensione del motore dava il via, su preciso ordine, alla gasazione; a Treblinka il compito spettava a una guardia ucraina, mentre a Bełżec al sergente [[Lorenz Hackenholt]]<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', p. 115.</ref>. L'operazione di sterminio poteva essere piuttosto lenta e durare anche trenta o quaranta minuti, mentre ad Auschwitz la procedura era più efficiente. Dopo lo spegnimento delle luci all'interno della camera a gas, arrivava un autocarro con le insegne della Croce Rossa che trasportava lo Zyklon B; SS equipaggiati con [[maschere antigas]] (i "disinfestatori") aprivano i contenitori del gas e, dopo l'ordine dell'addetto, sergente maggiore [[Otto Moll]], versavano i cristalli. Lo Zyklon B veniva immesso, nel quantitativo letale di un milligrammo per ogni chilo di peso, attraverso botole nascoste in strutture di cemento a fungo presenti nella terrazza erbosa che copriva il soffitto dell'edificio; i cristalli scendevano all'interno di pilastri perforati lateralmente che arrivavano fino alle pareti delle stanze<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', pp. 154-155.</ref>. A contatto con l'aria i cristalli si trasformavano in gas che fuoriusciva dai fori dei pilastri e invadeva la stanza; la gasazione durava tra i cinque e i quindici minuti ed era accuratamente controllata dallo ''Untersturmführer'' Grabner, mentre all'interno tra urla, terrore e impossibili tentativi di sfuggire al gas, si consumava l'annientamento delle vittime<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1076.</ref>.
[[File:Auschwitz Resistance 281 cropped.jpg|thumb|Altra immagine della cremazione all'aperto di cadaveri da parte di ''Sonderkommando'' ebrei.]]
 
Dopo aver verificato il completamento della gasazione, veniva immessa aria nei locali; dopo circa trenta minuti veniva aperta la porta e i ''Sonderkommando'' ebraici, le squadre reclutate tra i prigionieri ebrei addette alle procedure più macabre e terribili dell'annientamento, entravano nella camera a gas muniti di maschere e iniziavano a trascinare fuori i cadaveri ammassati davanti alla porta. I corpi delle vittime erano accatastati al centro della stanza o ammucchiati contro la porta, mentre rimaneva uno spazio vuoto in corrispondenza dei punti di uscita del gas da dove le persone si erano allontanate nel disperato tentativo di evitare la morte. I ''Sonderkommando'' usavano getti d'acqua per eliminare i residui di gas e per ripulire i corpi, quindi separavano i cadaveri ammassati, li trasportavano fuori e ispezionavano gli orifizi alla ricerca di eventuali oggetti preziosi nascosti; venivano strappati i denti d'oro, mentre ad Auschwitz i capelli delle donne venivano tagliati in questa fase<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1076-1077.</ref>.
[[File:Crematorium II Frame.jpg|thumb|left|upright=1.2|Una ricostruzione del crematorio II a [[Birkenau]] (Auschwitz II).]]
L'ultima parte del processo di annientamento nei campi di sterminio era quella dell'eliminazione dei cadaveri, che seguiva tecniche diverse nei vari centri. Nei campi della ''Aktion Reinhard'' i ''Sonderkommando'' trasportavano a mano i cadaveri fino a grandi fosse dove venivano sommariamente sepolti; la procedura era insoddisfacente. A Treblinka, a causa della quantità elevatissima di vittime, i cadaveri erano ammassati sommariamente in ogni posto disponibile; a Sobibór e Bełżec i corpi sepolti, rigonfiati dal caldo e dal processo di [[putrefazione]], aprivano il terreno, odori nauseabondi si diffondevano nell'aria, con rischio di epidemie per contaminazione delle acque; anche ad Auschwitz inizialmente si adottò la sepoltura dei cadaveri, che causò gli stessi problemi<ref name="R.Hilberg, 1077"/>. A partire dall'estate 1942 le procedure cambiarono: Himmler, preoccupato di eliminare le tracce dello sterminio in atto, incaricò [[Paul Blobel]], in precedenza comandante di un ''Einsatzkommando'' all'est, di studiare e mettere in pratica nuovi metodi di distruzione dei cadaveri ed eliminare le ingombranti fosse comuni. Blobel, alla testa del cosiddetto ''[[Sonderaktion 1005|Sonderkommando 1005]]'', iniziò con il campo di Chełmno, disseppellendo i cadaveri e adottando, dopo vari esperimenti tecnici, il metodo della [[cremazione]] dei corpi in grandi pire all'aperto, mentre le ossa venivano macinate con una speciale macchina tritaossa (''Knochenmühle'')<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1077-1078.</ref>. Nei campi della ''Aktion Reinhard'' quindi si procedette alle riesumazioni in massa ed all'incenerimento dei corpi: a Bełżec la procedura, in grado di bruciare 2.000 cadaveri al giorno, rimase in funzione fino a marzo 1943; a Treblinka e Sobibór si utilizzarano escavatori per estrarre i corpi, i ''Sonderkommando'' procedevano quindi a trasportarli fino a grandi griglie fabbricate con vecchie rotaie dove potevano essere impilati fino a 3.000 corpi per volta. A Treblinka si bruciarono anche 7.000 cadaveri al giorno e l'odore della carne bruciata si diffondeva a chilometri di distanza<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', pp. 117-118.</ref>.
 
Ad Auschwitz, con la costruzione dei nuovi impianti dotati di forni crematori di grande capacità, la procedura raggiunse la sua massima efficienza tecnica; subito dopo la gasazione e l'ispezione dei cadaveri, i ''Sonderkommando'' ebrei caricavano i corpi su montacarichi che salivano al piano superiore dell'edificio: qui erano i forni sempre accesi, alimentati a carbone e ossigeno, dotati di ventilatori elettrici per migliorare la combustione. I detenuti ebrei caricavano tre cadaveri per volta su barelle predisposte che poi spingevano all'interno del forno; in venti minuti i corpi erano bruciati completamente e le ceneri venivano poi scaricate nelle acque della Vistola o del Soła<ref>AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', p. 156.</ref>. Nonostante la capacità tecnica di queste procedure, nel periodo delle gasazioni in massa degli ebrei ungheresi nell'estate 1944 il campo di Auschwitz dovette organizzare grandi fosse all'aperto di 40 metri di lunghezza in cui bruciare velocemente una parte dei cadaveri<ref name="R.Hilberg, 1079"/>.
 
==== Esperimenti medici e confische ====
 
I medici tedeschi, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dai capi del Reich, diedero anche il via a una sperimentazione di massa su cavie umane col pretesto di eseguire la ricerca medica. I risultati vennero recuperati alla fine della guerra con l'[[Operazione Paperclip]] dagli americani. Ad esempio, l'odierna conoscenza delle reazioni del corpo umano al congelamento si basa quasi esclusivamente su tali esperimenti.<ref>[http://www.jlaw.com/Articles/NaziMedEx.html Jewish Law - Articles ("The Ethics Of Using Medical Data From Nazi Experiments")<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Essi venivano infatti condotti per capire a che temperatura, nell'acqua gelata, il corpo potesse resistere e tutte le tecniche di rianimazione associate all'[[ipotermia]]. Questi ultimi furono condotti per capire come salvare i piloti militari abbattuti nei mari freddi.
 
Le procedure di annientamento nei campi di sterminio prevedevano la sottrazione di tutti i beni e gli effetti personali dei deportati; il meccanismo prevedeva una complessa procedura amministrativo-burocratica differenziata nei vari campi. A Chełmno il ''Gauleiter'' del Wartheland, [[Arthur Greiser]] affidò l'organizzazione alla ''Gettoverwaltung'' di Lódź (direzione del ghetto) il cui dirigente, [[Hans Biebow]] costituì un deposito dei beni a [[Pabianice]]. Ad Auschwitz le fasi di raccolta, smistamento, inventario e deposito dipendevano dal capo amministrativo del campo, prima [[Wilhelm Max Burger]], poi [[Karl Möckel]], mentre i campi del Governatorato, Lublino (Majdanek), Bełżec, Sobibór e Treblinka dipendevano direttamente da Globocnik che organizzò una ''Zentralkartei'' (registro centrale) ed un deposito centrale a Lublino dove furono raccolte tutte le confische della ''Aktion Reinhard''<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1053-1056.</ref>.
 
La procedura era accuratamente organizzata in tutte le fasi; gruppi di ebrei raccoglievano i bagagli delle vittime sulla banchina ferroviaria, altre squadre recuperavano gli abiti e gli oggetti di valore lasciati nelle baracche prima della gasazione, i ''Sonderkommando'' tagliavano i capelli e toglievano i denti d'oro ai cadaveri. L'inventario dei beni sottratti ai deportati era molto rigoroso ed Himmler richiedeva grande precisione anche per evitare furti e corruzione tra il personale SS<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1058.</ref>. Le confische dei beni delle vittime prevedevano modalità dettagliate per la loro distribuzione; in teoria tutto il bottino era di "proprietà del Reich" e veniva distribuito sotto la direzione del WVHA di Pohl ed in particolare del ''Amt A'' (amministrazione) diretto da [[August Frank]]. La ripartizione prevedeva che il denaro, i titoli mobiliari, metalli rari, oggetti preziosi, gioielli, perle, oro, denti, fossero inviati alla ''Reichsbank''; i tessuti, vestiario, oggetti vari, biancheria, andavano assegnati al VOMI (''Volksdeutsche Mittelstelle'', l'organizzazione di aiuto dei tedeschi etnici), i capelli servivano per confezionare calzature di feltro per gli equipaggi degli [[U-Boot]] e per i dipendenti delle ferrovie tedesche. I prodotti più scadenti venivano assegnati ai detenuti dei campi di concentramento. La ''Reichsbank'' organizzò vasti depositi per raccogliere i beni preziosi raccolti nei centri di sterminio; i proventi dalla vendita di questi beni erano depositati in un conto speciale fittizio intestato a "Max Heiliger", mentre una parte servirono a creare i "fondi Reinhardt" utilizzati dalle SS per finanziare le loro attività industriali<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1058-1065.</ref>.
 
=== Occultamento e chiusura dei centri di sterminio ===
L'apparato nazista della distruzione mise grande attenzione a mantenere il massimo segreto sulle micidiali strutture predisposte per lo sterminio degli ebrei d'Europa, in primo luogo le costruzioni e le procedure furono velocizzate al massimo per accelerare i tempi del massacro, inoltre venne studiato un linguaggio in codice per celare nella documentazione i cruenti fatti in corso. A questo scopo le deportazioni venivano indicate come "evacuazioni all'est" verso campi di lavoro; i centri di annientamento erano designati ''Arbeitslager'' o ''Konzentrationslager''; Birkenau ufficialmente divenne prima il ''Kriegsgefangenenlager'' (campo di prigionieri di guerra) e poi il KZ Au II (campo di concentramento Auschwitz II). Nella terminologia degli esecutori le camere a gas sotterranee divennero ''Sonderkeller'' (cantine speciali), le camere a gas di superficie ''Badeanstalten für Sonderaktionen'', bagni per azioni speciali; furono proibite fotografie dei campi, le uccisioni vennero sempre definite "trattamento speciale" (''Sonderbehandlung'') e le operazioni di sterminio divennero le "sistemazioni speciali" (''gesondert untergebracht'')<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1065-1066.</ref>.
 
[[File:Slave laborers at Buchenwald.jpg|thumb|Detenuti in stato d'[[inedia]], a Buchenwald nel 1945.]]
Era inoltre richiesto il massimo riserbo al personale dei centri di sterminio che doveva giurare di mantenere il segreto; fughe di notizie erano comunque inevitabili e voci si diffusero ampiamente riguardo l'esistenza e l'attività di questi centri misteriosi; lo stesso ''Obersturmführer'' Gerstein informò chiaramente un diplomatico svedese che a sua volta passò le notizie a [[Stoccolma]] che però non le divulgò. I visitatori dei centri di sterminio, anche se di alto rango, erano tenuti lontani con pretesti dalle installazioni di annientamento ed anche [[Hans Frank]] non riuscì ad ottenere informazioni precise. I segni dello sterminio in corso erano però difficilmente occultabili completamente; tra gli abitanti nei villaggi vicini correvano notizie, i fumi delle ciminiere dei crematori di Auschwitz sempre accesi erano visibili a diciannove chilometri di distanza, odori nauseabondi si diffondevano nell'aria; circolavano racconti sul grasso dei cadaveri utilizzato dai tedeschi per la produzione di [[sapone]]<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1067-1070.</ref>, poi rivelatisi falsi<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/marzo/25/Storici_ebrei_sapone_con_deportati_co_9_050325082.shtml|titolo=Storici ebrei: sapone con i deportati, leggenda nera|editore=corriere.it|accesso=16 ottobre 2013}}</ref>.
 
[[File:Auschwitz Birkenau Krematorium IV - 05.jpg|thumb|left|Rovine del crematorio III (nuova numerazione), distrutto durante la rivolta nel campo di Auschwitz il 7 ottobre 1944.]]
Alla metà del 1943 l'opera di distruzione della ''Aktion Reinhard'' aveva già raggiunto la maggior parte dei risultati previsti; quindi si procedette alla chiusura ed all'occultamento dei centri di annientamento; a marzo il ''Sonderkommando'' Bothmann abbandonò Chełmno e venne trasferito in Croazia e il campo venne temporaneamente chiuso. Dopo una breve riattivazione nel giugno-luglio [[1944]] per completare lo sterminio degli ebrei del ghetto di Lódź, venne definitivamente disattivato nel gennaio [[1945]]; i ''Sonderkommando'' ebrei vennero eliminati e le strutture incendiate. Due rivolte dei prigionieri a Treblinka e Sobibór accelerarono la chiusura di questi centri; il 2 agosto 1943 circa 150-200 detenuti riuscirono, dopo essersi impossessati di armi ed esplosivi, a scatenare una rivolta ed a fuggire da Treblinka, ma vennero poi ripresi e uccisi quasi tutti. Una seconda rivolta scoppiò il 14 ottobre a Sobibór: negli scontri furono uccise nove SS, tra cui il vicecomandante Niemann, ma i fuggiaschi vennero eliminati dagli uomini della ''Schupo'' e dai rinforzi della SD; solo circa 40 o 50 sopravvissero<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1024-1025.</ref>.
 
Nell'autunno 1943 il ''Kommando Wirth'' ricevette l'incarico di chiudere e distruggere senza lasciare traccia i tre campi della ''Aktion Reinhard''. Entro ottobre terminarono le gasazioni: Bełżec venne rasa al suolo e sul terreno furono piantati alberi di pino, a Treblinka, dopo la demolizione completa del centro, venne costruita una fattoria agricola ucraina, e anche Sobibór venne distrutto. Wirth e i suoi uomini furono trasferiti in missione di guerra in [[Istria]] contro i [[partigiani]] e l'ex responsabile dei campi di distruzione del Governatorato rimase ucciso in combattimento nella primavera del 1944<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1079-1080.</ref>.
 
Alla metà del 1944 erano ancora attivi solo i due grandi centri dipendenti dal WVHA di Oswald Pohl. La [[operazione Bagration|grande offensiva sovietica dell'estate]] mise in pericolo Majdanek (Lublino); la rapidità dell'avanzata dell'[[Armata Rossa]] impedì di evacuare e distruggere in tempo il campo, che quindi cadde il 23 luglio 1944 ancora intatto in mano dei soldati russi della 2ª Armata corazzata del generale [[Semën Bogdanov]], dipendente dal 1° Fronte bielorusso del [[Maresciallo dell'Unione Sovietica|maresciallo]] [[Konstantin Rokossovskij]]: ciò permise loro di trovare le spaventose tracce del processo di annientamento<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 244.</ref>. I sovietici si impadronirono anche dei magazzini della ''Aktion Reinhard'' che erano stati trasferiti a Lublino; la scoperta ebbe risonanza mondiale ed esacerbò la propaganda anti-nazista, provocando inoltre aspre dispute di responsabilità tra alcuni dirigenti tedeschi<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1080.</ref>.
[[File:Auschwitz Liberated January 1945.jpg|thumb|upright=1.3|Prigionieri del campo di Auschwitz liberati dai soldati dell'[[Armata Rossa]] nel gennaio 1945.]]
Nel frattempo ad Auschwitz era in corso il processo di annientamento degli ebrei ungheresi: oltre 600.000 deportati vennero trasferiti nel centro tra maggio e ottobre 1944 ed in maggioranza sterminati; nel novembre 1944 Himmler prese la decisione, essendo la "questione ebraica" sostanzialmente "risolta", di chiudere anche quest'ultimo centro di distruzione. A Monowitz, bombardato ripetutamente dalle forze aeree alleate, la IG Farben predispose i piani di evacuazione del campo industriale<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', pp. 1080-1081.</ref>. Il 7 ottobre 1944 scoppiò una rivolta nel campo di sterminio, dove era sorta una struttura di resistenza tra i prigionieri costituita principalmente da polacchi collegati con il governo in esilio a [[Londra]] e da comunisti; un ''Sonderkommando'' ebraico si ribellò e riuscì a incendiare il crematorio III, ma la reazione tedesca fu spietata: la rivolta venne sedata e 450 detenuti furono uccisi<ref>R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1081.</ref>.
 
Il 12 gennaio 1945 l'Armata Rossa sferrò la [[Operazione Vistola-Oder|grande offensiva sulla Vistola]] che, provocando il crollo del fronte tedesco in [[Polonia]], mise in immediato pericolo il campo di Auschwitz; il 17 gennaio venne quindi decisa l'evacuazione dei detenuti ancora presenti, 31.800 nel campo principale (compreso Birkenau) e 35.100 a Monowitz. In dieci giorni, nella crescente confusione, questi prigionieri furono quindi trasferiti con le sfibranti "marce della morte" a piedi in pieno inverno, verso altri campi all'ovest, mentre le SS dell<nowiki>'</nowiki>''Obergruppenführer'' Schmauser fucilarono numerosi detenuti rimasti, tra cui 200 donne, e incendiarono i crematori I e II<ref name="R.Hilberg, 1082">R.Hilberg, ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', p. 1082.</ref>. Il primo mattino del 27 gennaio i tedeschi fecero saltare anche l'ultimo crematorio, il IV, che era rimasto in funzione fino all'ultimo per bruciare i cadaveri. Il pomeriggio del 27 gennaio 1945 i reparti sovietici della 60ª Armata del 1° Fronte ucraino del maresciallo [[Ivan Konev]]<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 472.</ref>, 100ª e 107ª Divisione fucilieri, entrarono nel complesso dei campi di Auschwitz, liberando 7.000 superstiti e recuperando grandi quantità di materiali appartenuti alle vittime, tra cui 368.820 abiti da uomo, 836.255 cappotti e vestiti da donna, 5.525 paia di scarpe da donna, 13.964 tappeti, molti abiti da bambino, sette tonnellate di capelli<ref name="R.Hilberg, 1082"/>.
 
=== Bilancio ===
[[File:Hoefletelegram.jpg|thumb|upright=1.5|Il cosiddetto [[telegramma Höfle]], il messaggio in codice inviato a [[Berlino]] nel gennaio 1943 da [[Hermann Höfle]], principale collaboratore di [[Odilo Globocnik]], per comunicare i risultati ottenuti dal programma di annientamento degli ebrei nella ''[[Aktion Reinhard]]''.]]
L'11 gennaio 1943 Hermann Höfle, collaboratore principale di Globocnik a Lublino, presentò un [[Telegramma Höfle|rapporto riassuntivo in codice]], indirizzato al vice-comandante della polizia di sicurezza del Governatorato (il colonnello SS Franz Heim), dei risultati raggiunti fino a quel momento dalla ''Aktion Reinhard'': l'ufficiale SS elencò il numero dei cosiddetti "arrivi registrati al 31 gennaio 1942"; in realtà si trattava di un consuntivo degli ebrei uccisi nei centri di distruzione con statistiche separate per i vari campi. Secondo questo documento in quattro campi di sterminio (Bełżec, Treblinka, Sobibór e Majdanek) erano stati uccisi non meno di 1,2 milioni di ebrei attraverso delle camere a gas che utilizzavano il monossido di carbonio. Dalla comunicazione di Höfle risultava che la maggior parte degli ebrei polacchi era stato ucciso a Bełżec (434.508) e a Treblinka (713.555), seguiti da Sobibór (101.370) e Majdanek (24.733)<ref>[[Mark Mazower]], ''L'impero di Hitler'', pp. 400-402.</ref>.
 
Il processo di distruzione nei centri di annientamento, che aveva quindi già sterminato buona parte degli ebrei del Governatorato, sarebbe continuato ancora fino al novembre 1944 quendo venne disattivato Auschwitz-Birkenau; secondo Raul Hilberg, al termine circa 3 milioni di ebrei furono sterminati nei sei centri. A Chełmno, attiva dal dicembre 1941 al settembre 1942 e nuovamente per un breve periodo nel giugno-luglio 1944, furono uccisi 150.000 ebrei; a Bełżec da marzo a giugno 1942 e da ottobre 1942 a ottobre 1943, 550.000, a Sobibór nello stesso periodo furono sterminati 200.000 ebrei, a Treblinka da luglio 1942 a ottobre 1943 le vittime furono 750.000. Nel campo di lavoro e sterminio di Lublino (Majdanek) furono uccisi, nel periodo settembre 1942-settembre 1943 50.000 ebrei, mentre la macchina della distruzione raggiunse il culmine della sua efferata efficienza ad Auschwitz dove furono uccisi circa 1 milione di ebrei dal febbraio 1942 al novembre 1944<ref name="R.Hilberg, 1006"/>.
==== Elenco ====
Alcuni famosi campi di sterminio, concentramento e lavoro del [[Terzo Reich]].
* [[Campo di concentramento di Auschwitz]].
* [[Campo di sterminio di Bełżec]]
* [[Campo di sterminio di Chełmno]] (in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Kulmhof'')
* [[Campo di concentramento di Majdanek]]
* [[Campo di sterminio di Maly Trostenets]] (in Bielorussia)
* [[Campo di sterminio di Sobibór]]
* [[Campo di sterminio di Treblinka]]
* [[Campo di concentramento]] della [[Risiera di San Sabba]] (in Italia, ma all'epoca sottoposto all'amministrazione tedesca "[[Zona d'operazioni del Litorale adriatico]]")
* [[Campo di concentramento di Mauthausen]] (in Austria)
 
Subito dopo la fine della guerra&nbsp;– a causa dell'altissima mortalità riscontrata anche in altri ''campi di concentramento'' tedeschi&nbsp;– a tutti i campi di concentramento venne estesa la nomea ''di sterminio'', ma col tempo il numero è stato ristretto solo a quei lager nei quali erano presenti delle installazioni specificamente ideate per l'eliminazione fisica degli internati.
 
''Per una panoramica completa si veda [[Lista dei campi di concentramento nazisti]]''
 
=== Condanna delle SS ===
Il 30 settembre [[1946]], i giudici del tribunale del [[Processo di Norimberga]] condannarono le SS, dichiarandole un'[[Criminalità organizzata|organizzazione criminale]]. I giudici sottolinearono questa sentenza dichiarando che: "le SS vennero usate per scopi che erano criminali, che comprendevano: la persecuzione e lo sterminio degli ebrei, brutalità ed esecuzioni nei campi di concentramento, eccessi nell'amministrazione dei territori occupati, l'amministrazione del programma di lavoro schiavistico e il maltrattamento e assassinio di prigionieri di guerra"<ref>IMT, 1946, Vol. XXII, p.&nbsp;516, in: Höhne, 1969, p.&nbsp;3.</ref>. La sentenza continuava dichiarando che il sospetto di crimini di guerra avrebbe coinvolto tutte le persone "che erano state ufficialmente accettate come membri delle SS... che divennero o rimasero membri dell'organizzazione sapendo che veniva usata per commettere atti dichiarati criminali dall'articolo 6 dello statuto di Londra sui crimini di guerra"<ref>International Military Tribunal, 1947-1949, Vol. XXII, p.&nbsp;517 in: Höhne, 1969, p.&nbsp;3</ref><ref>{{en}} [http://werle.rewi.hu-berlin.de/IMTJudgment.pdf ''International Military Tribunal (Nuremberg)'']. {{pdf}}. Werle. Humboldt Universitat. Berlin.</ref>.
 
== Campi della morte cambogiani ==
{{Vedi anche|Killing fields}}
[[File:Tuolsleng1.JPG|thumb|La S-21 di Tuol Sleng a Phnom Penh.]]
'''"Killing Fields"''' (it. Campi di uccisione o campi di annientamento) è il nome con cui sono conosciuti i campi [[cambogiani]] del regime di [[Pol Pot]], a causa dell'elevata mortalità, delle durissime condizioni di vita e delle finalità con cui fu condotto il genocidio, che non consisteva solo nell'eliminazione di ogni nemico politico ma anche nella riduzione della popolazione cambogiana tramite omicidi di massa. Nella famigerata S-21, luogo di internamento per i prigionieri politici, ora sede del [[Tuol Sleng Genocide Museum|museo del genocidio di Tuol Sleng]], su 17.000 prigionieri sopravvissero solo 7 persone.
 
== Gulag sovietici ==
{{Vedi anche|Gulag}}
{{Citazione|Per fare le camere a gas, ci mancava il gas|[[Aleksandr Isaevič Solženicyn]]}}
 
Avraham Shifrin (''The First Guidebook to Prisons and Concentration Camps of the Soviet Union'', 1982) definisce come "campi di sterminio" 43 campi dell'Unione Sovietica nei quali i prigionieri furono "forzati a lavorare in condizioni pericolose e malsane, causa di una morte certa". L'autore identifica tre tipi di campi:
 
*campi dai quali nessuno uscì vivo (miniere di uranio e impianti di arricchimento)
*campi di lavoro pericoloso per l'industria bellica (impianti nucleari ad alto rischio)
*campi di lavoro pericoloso, causa di invalidità e malattie fatali (impianti senza ventilazione)
 
Secondo [[Hannah Arendt]], esistevano tre tipi di campi: di lavoro coatto, di concentramento e di annientamento. Negli ultimi, "gli internati venivano sistematicamente eliminati dalla denutrizione e dalla mancanza di cure"<ref>in ''Le origini del totalitarismo'', pag. 606</ref>.
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
* AA.VV., ''Il Terzo Reich. Macchina di morte'', Hobby&Work, Cinisello Balsamo 1994, ISBN 88-7133-183-4
* Eddy Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. VII, De Agostini, Novara 1971
* Christopher Browning, ''Le origini della soluzione finale'', ilSaggiatore, Milano 2012, ISBN 978-885650246-6
* [[Enzo Collotti]], ''La soluzione finale, Lo sterminio degli ebrei'', Newton & Compton Editori, Roma 2005, ISBN 88-541-0493-0
* Enzo Collotti, ''L'Europa nazista'', Giunti editore, Firenze 2002, ISBN 88-09-01873-7
* [[John Erickson]], ''The road to Berlin'', Cassell, London 2002, ISBN 0-304-36540-8
* [[Raul Hilberg]], ''La distruzione degli ebrei d'Europa'', Einaudi, Torino 1999 ISBN 88-06-15191-6
* Mark Mazower, ''L'impero di Hitler. Come i nazisti governavano l'Europa occupata'', Mondadori, Milano 2010 ISBN 978-88-04-60467-9
* [[Hans Mommsen]], ''La soluzione finale. Come si è giunti allo sterminio degli ebrei'', il Mulino, Bologna 2003 ISBN 88-15-09613-2
 
== Voci correlate ==
*[[Operazione Reinhard]]
*[[Giorno della Memoria]]
*[[Auschwitz]]
*[[Olocausto]]
*[[Soluzione finale]]
*[[Gulag]]
*[[Laogai]]
*[[Pol Pot]]
*[[Tuol Sleng Genocide Museum]]
 
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== Collegamenti esterni ==
*{{en}} [http://www.deathcamps.org/reinhard/reinhardintro.html Aktion Reinhard Camps]
 
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