Guerre pirriche e Episodi di The Blacklist (sesta stagione): differenze tra le pagine

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{{Avvisounicode}}
{{S|episodi di fiction televisive}}
{{Infobox conflitto
{{Torna a|The Blacklist}}__NOTOC__
|Tipo=Guerra
[[File:The Blacklist logo.svg|right|250px]]
|Nome del conflitto=Guerre pirriche
La '''sesta stagione''' della [[serie televisiva]] '''''The Blacklist''''' è trasmessa in prima visione assoluta negli [[Stati Uniti]] da [[NBC]] dal 3 gennaio 2019<ref>{{Cita web|https://deadline.com/2018/11/the-blacklist-season-6-premiere-nbc-midnight-texas-the-titan-games-james-spader-megan-boone-1202505600/|‘The Blacklist’ Season 6 Premiere Expands To Two Nights In January|autore=Erik Pedersen|data=20 novembre 2018|accesso=8 gennaio 2019|lingua=en}}</ref>
|Parte_di=delle [[Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana|guerre della Repubblica romana]]
|Immagine=Pyrrhus route.jpg
|Didascalia=Spostamenti di [[Pirro]] e dell'esercito epirota durante la guerra (280-275)
|Larghezzaimmagine=300px
|Luogo=[[Magna Grecia]]
|Data=[[280 a.C.|280]]-[[275 a.C.]]
|Esito=Vittoria romana
|Schieramento1=[[Repubblica romana]]
|Schieramento2=[[Magna Grecia]]<br />[[Regno d'Epiro]]
|Comandante1=[[Lucio Emilio Barbula|Emilio Barbula]] (<small>[[281 a.C.]]</small><ref name="Scullard177">H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol.I, p.177.</ref>)<br />[[Marco Valerio Levino|Valerio Levino]] (<small>[[280 a.C.]]</small><ref name="EutropioII,11">Eutropio, ''Breviarium ab Urbe condita'', II, 11.</ref><ref name="Piganiol183">Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.183.</ref>)
|Comandante2=[[Pirro]]
|Effettivi1=20.000 armati (<small>[[280 a.C.]]</small><ref name="Piganiol183"/><ref name="Brizzi127">[[Giovanni Brizzi]], ''Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio'', p.127.</ref>)
|Effettivi2=28.500 armati<ref name="Brizzi127"/><ref name="Piganiol182">Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.182.</ref><br/>22 elefanti
|Perdite1=
|Perdite2=
}}
{{Campagnabox Guerra di Pirro}}
 
In [[Italia]] la stagione andrà in onda su [[Fox Crime (Italia)|Fox Crime]] dal 1º febbraio 2019.
Le '''Guerre pirriche''' furono un conflitto che vide tra il [[280 a.C.]] ed il [[275 a.C.]] la [[Repubblica romana]] affrontare l'esercito del re [[epiro]]ta, [[Pirro]], a capo di una coalizione greco-italica. Ebbero luogo nell'[[Italia meridionale]] e coinvolsero anche le popolazioni [[Italici|italiche]] del posto. Generata dalla reazione di [[Taranto]], città della [[Magna Grecia]], all'espansionismo romano, la guerra coinvolse presto anche la [[Sicilia]] greca e [[Cartagine]]. Dopo alterne vicende, i Romani riuscirono alla fine a battere Pirro, costretto a lasciare definitivamente l'Italia; l'esito fu l'egemonia romana sull'intera [[Magna Grecia]].
 
{| class="wikitable"
== Contesto storico ==
! nº
=== Roma ===
! Titolo originale<ref name="futon">{{Cita web|http://www.thefutoncritic.com/showatch/blacklist/listings/|Shows A-Z - Blacklist, the on NBC|sito=The Futon Critic|lingua=en|accesso=8 gennaio 2019}}</ref>
{{vedi anche|Esercito romano|Guerre sannitiche|Repubblica romana}}
! Titolo italiano
Dopo il superamento del pericolo costituito dalla presenza delle popolazioni [[galli]]che a Nord, temporaneamente respinte grazie alla [[battaglia dell'Aniene]], le vittorie su [[Volsci]] ed [[Equi]] e gli accordi stipulati con [[Etruschi]] e [[Latini]], Roma poté avviare, nella seconda metà del [[IV secolo a.C.]], un intenso processo di espansione verso il Meridione della [[penisola italica]].<ref name="Musti_527">{{cita|Musti|p. 527|Musti}}.</ref> La vittoria romana nelle tre [[guerre sannitiche]] ([[343 a.C.|343]]-[[341 a.C.|341]]; [[326 a.C.|326]]-[[304 a.C.|304]]; [[298 a.C.|298]]-[[290 a.C.]]) e nella [[guerra latina]] ([[341 a.C.|341]]-[[338 a.C.]]) assicurò dunque all'Urbe il controllo di buona parte dell'Italia centro-meridionale; le strategie politiche e militari attuate da Roma - quali la fondazione di colonie di [[diritto latino]], la deduzione di colonie [[cittadinanza romana|romane]] e la costruzione della [[via Appia Antica|via Appia]] - testimoniano la potenza di tale spinta espansionistica verso Sud.<ref name="Musti_533">{{cita|Musti|p. 533|Musti}}.</ref> L'interesse per il dominio territoriale non era infatti una semplice prerogativa di alcune famiglie aristocratiche, tra cui la ''[[gens Claudia]]'', ma investiva tutta la scena politica romana, e a esso aderiva l'intero [[senato romano|senato]] assieme alla [[plebei|plebe]].<ref name="Musti_533" /> A sollecitare l'avanzata verso Sud erano infatti interessi di tipo economico e culturale; a frenarla contribuiva invece la presenza di una civiltà, quella della [[Magna Grecia]], ad alto livello di organizzazione, militarmente, politicamente e culturalmente capace di resistere all'espansione romana.<ref name="Musti_534">{{cita|Musti|p. 534|Musti}}.</ref>
! Prima TV USA<ref name="futon" />
! Prima TV Italia
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| 1 ||''[[#Dr. Hans Koehler|Dr. Hans Koehler]] (No. 33)''||''[[#Dr. Hans Koehler|Dr. Hans Koehler]] (No. 33)''
| 3 gennaio 2019 || 1º febbraio 2019
|-
| 2 ||''[[#The Corsican|The Corsican]] (No. 20)''||''[[#The Corsican|The Corsican]] (No. 20)''
| 4 gennaio 2019 ||8 febbraio 2019
|-
| 3 ||''[[#The Pharmacist|The Pharmacist]] (No. 124)''||''[[#The Pharmacist|The Pharmacist]] (No. 124)''
| 11 gennaio 2019 ||15 febbraio 2019
|-
| 4 ||''[[#The Pawnbrokers|The Pawnbrokers]] (No. 146/147)''||''[[#The Pawnbrokers|The Pawnbrokers]] (No. 146/147)''
| 18 gennaio 2019 ||22 febbraio 2019
|-
| 5 ||''[[#Alter Ego|Alter Ego]] (No. 131)''||''[[#Alter Ego|Alter Ego]] (No. 131)''
| 1º febbraio 2019 ||1 marzo 2019
|-
| 6 ||''[[#The Ethicist|The Ethicist]] (No. 91)''||''[[#The Ethicist|The Ethicist]] (No. 91)''
| 8 febbraio 2019 ||8 marzo 2019
|-
| 7 ||''[[#General Shiro|General Shiro]] (No. 116)''||''[[#General Shiro|General Shiro]] (No. 116)''
| 15 febbraio 2019 ||15 marzo 2019
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| 8 || Marko Jankowics (No. 58) ||
| 22 febbraio 2019 ||22 marzo 2019
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| 9 || Minister D (No. 99) ||
| 22 febbraio 2019 ||22 marzo 2019
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| 10 || The Cryptobanker (No. 160) ||
| 8 marzo 2019 ||29 marzo 2019
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| 11 || Bastien Moreau (No. 20) ||
| 15 marzo 2019 ||29 marzo 2019
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| 12 || Bastien Moreau: Conclusion (No. 20) ||
| 22 marzo 2019 ||
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| 13 || Robert Vesco ||
| 22 marzo 2019 ||
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| 14 || The Osterman Umbrella Company ||
| 29 marzo 2019 ||
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== Dr. Hans Koehler ==
[[File:Battle of the Caudine Forks.jpg|thumb|upright=1.4|left|[[pittura romana|Raffigurazione pittorica]] di età romana che rappresenta la [[battaglia delle Forche Caudine]] ([[321 a.C.]]), in cui i [[Sanniti]] sconfissero duramente l'[[esercito romano]].]]
* Diretto da: Bill Roe
 
* Scritto da: Jon Bokenkam, John Eisendrath
==== Avvicinamento alla Magna Grecia ====
=== Trama ===
La strategia romana si basava dunque sulla capacità di rompere i legami di solidarietà tra popoli diversi o tra città, in modo tale da indebolire le capacità di resistenza dei nemici: a tale fine puntavano le deduzioni coloniarie in terra straniera (''[[Lucera|Luceria]]'' nel [[315 a.C.|315]]<ref name=devoto311>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', p. 311.</ref> o [[314 a.C.|314]];<ref name="Musti_534" /> ''[[Venosa|Venusia]]'' nel [[291 a.C.]])<ref name="Musti_534" /> e l'avanzamento verso Sud della via Appia.<ref name="Musti_534" /> A tali processi, che non erano direttamente rivolti verso i centri della Magna Grecia, aveva contribuito in particolare l'opera di [[Appio Claudio Cieco]], che, caratterizzato da una forte sensibilità verso la società greca, fu tra i primi ad intendere la fusione tra di essa e il mondo romano come un'occasione di profondo arricchimento per l'Urbe.<ref name="Clemente_43">{{cita|Clemente|p. 43|Clemente}}.</ref> Egli si era reso, in particolare, interprete delle esigenze della plebe urbana, interessata a intessere rapporti commerciali con i mercanti greci e [[oschi]].<ref name="Musti_535">{{cita|Musti|p. 535|Musti|}}.</ref>
{{Sezione vuota|episodi di fiction televisive}}
 
* Ascolti USA: telespettatori 4.150.000 – rating/share 18-49 anni 0,9/4<ref>{{Cita web|https://tvbythenumbers.zap2it.com/daily-ratings/thursday-final-ratings-jan-3-2019/|‘The Blacklist,’ ‘The Orville,’ ‘Gotham,’ everything else unchanged: Thursday final ratings|autore=Alex Welch|data=7 gennaio 2019|sito=TV by the Numbers|accesso=8 gennaio 2019|lingua=en}}</ref>
Durante e subito dopo le Guerre sannitiche, Roma mantenne un atteggiamento ambiguo nei confronti dei [[popoli italici]] più meridionali, i [[Lucani]], che ora appoggiò ora osteggiò secondo le convenienze del momento. Intorno al [[303 a.C.]] siglò un trattato con i Lucani, incoraggiandone le aspirazioni contro Taranto, salvo accordarsi anche con la stessa città greca e sostenerne indirettamente la lotta contro gli Italici. Il doppio gioco era motivato dalla volontà di includere comunque i Lucani nella propria rete diplomatica, in quel momento tutta tesa a piegare i [[Sanniti]], ma senza che veri interessi comuni propiziassero legami più forti.<ref>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', pp. 299-300.</ref> Rispetto all'ordinamento che Roma stava dando alla Penisola, l'assetto dei territori occupati dai Lucani rimase in uno stato fluido, basato su semplici alleanze, fino alle [[guerre puniche]].<ref name=devoto311 />
 
Non è possibile determinare con precisione quali fossero i rapporti commerciali che univano Roma con i centri della Magna Grecia, ma risulta probabile una certa compartecipazione di interessi commerciali tra l'Urbe e le città greche della Campania, testimoniata dall'emissione, a partire dal [[320 a.C.]], di monete romano-campane.<ref name="Musti_535" /> Non è tuttavia chiaro se tali intese commerciali siano state il fattore o il prodotto delle guerre sannitiche e dell'espansione romana verso Meridione, e non è dunque possibile determinare quale sia stato l'effettivo peso dei ''negotiatores'' nella politica espansionistica, almeno fino alla seconda metà del [[III secolo a.C.]]<ref name="Musti_536">{{cita|Musti|p. 536|Musti}}.</ref> A determinare la necessità di un'espansione territoriale verso Sud erano, però, anche le esigenze della plebe rurale, che richiedeva nuove terre coltivabili che l'espansione nell'Italia centrale e settentrionale non era bastata a procurare.<ref name="Musti_536" />
 
Lo sviluppo economico che interessò l'Urbe tra IV e III secolo a.C. portò, comunque, ad un progressivo avvicinamento di Roma all'area magnogreca, ed ebbe, dunque, anche pesanti ripercussioni sugli aspetti istituzionali, culturali e sociali della vita nell'Urbe.<ref name="Gabba_8">{{cita|Gabba|p. 8|Gabba}}.</ref> Il contesto culturale romano fu fortemente influenzato dalla penetrazione della [[scuola pitagorica|filosofia pitagorica]], presto accettata dalle élite aristocratiche, e dal contatto con la [[storiografia ellenistica]], che modificò profondamente la [[storiografia romana|produzione storiografica romana]].<ref name="Gabba_9">{{cita|Gabba|p. 9|Gabba}}.</ref> Contemporaneamente, lo sviluppo economico favorì l'elevazione politica e sociale di una parte della classe plebea e portò alla scomparsa o all'attenuazione delle antiche forme di subordinazione sociale, come la schiavitù per debiti,<ref name="Gabba_10">{{cita|Gabba|p. 10|Gabba}}.</ref> garantendo dunque una maggiore mobilità sociale che causò la nascita del proletariato urbano:<ref name="Gabba_16">{{cita|Gabba|p. 16|Gabba}}.</ref> essa comportò a sua volta un forte aumento della popolazione di Roma, favorì la costruzione di nuove strutture nella città e modificò profondamente gli equilibri sociali.<ref name="Gabba_17">{{cita|Gabba|p. 17|Gabba}}.</ref>
 
Al periodo tra il IV secolo e il III secolo a.C. risalgono infine alcuni mutamenti nelle istituzioni militari: al tradizionale schieramento oplitico-falangitico basato sulla [[centuria]], si sostituì l'ordinamento [[Manipolo (storia romana)|manipolare]], che rendeva più agile e articolato l'impiego tattico della [[legione romana]].<ref name="Gabba_15">{{cita|Gabba|p. 15|Gabba}}.</ref> Contemporaneamente, alla suddivisione delle milizie secondo la classe di appartenenza, prevista dall'[[Riforma serviana dell'esercito romano|ordinamento serviano]], si sostituì quella secondo il criterio dell'anzianità,<ref name="Gabba_16"/> e la base del reclutamento fu allargata, per la prima volta tra il [[280 a.C.|280]] e il [[281 a.C.]], anche ai proletari.<ref>Cassio Emina, frammento 21 Peter.</ref><ref>Orosio, ''Historiarum adversus paganos libri septem'' IV, 11.</ref><ref>Agostino, ''De civitate dei'', III, 17.</ref><ref>Ennio, ''Annales'', VI, 183-185 [[Johannes Vahlen|Vahlen]] (=Gellio, ''Noctes Atticae'', XVI, 10, 1).</ref>
 
=== Magna Grecia ===
[[File:Pyrrhus.JPG|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]
{{Vedi anche|Magna Grecia}}
A partire dalla seconda metà del [[IV secolo a.C.]], le città della [[Magna Grecia]] cominciarono lentamente a tramontare sotto i continui attacchi delle [[Popoli sabellici|popolazioni sabelliche]] di [[Bruzi]] e [[Lucani]].<ref>H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p.175.</ref> Le città più meridionali, tra cui [[Taranto]] era la più importante grazie al commercio con le popolazioni dell'entroterra e la [[Grecia]] stessa, furono più volte costrette a chiedere soccorso a condottieri provenienti dalla madrepatria greca, come [[Archidamo III]] di [[Sparta]] negli anni [[342 a.C.|342]]-[[338 a.C.]] o [[Alessandro il Molosso]] negli anni [[335 a.C.|335]]-[[330 a.C.]], per difendersi dagli attacchi dalle popolazioni italiche<ref name="Scullard176">H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol.I, p.176.</ref> che, con la nuova federazione dei [[Lucani]], alla fine del [[V secolo a.C.]] si erano espanse fino alle coste del [[Mar Ionio]].<ref>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', p. 147.</ref> Nel corso di queste guerre i [[Taranto|Tarentini]], nel tentativo di far valere i propri diritti sull'[[Apulia]], stipularono un trattato con Roma, di consueto collocato nell'anno [[303 a.C.]] ma forse risalente già al [[325 a.C.]],<ref>[[Mario Attilio Levi]], ''L'Italia nell'Evo antico'', p.191.</ref> secondo il quale alle navi romane non era concesso di superare ad Oriente il [[promontorio Lacinio]] (oggi [[capo Colonna]], presso [[Crotone]]). La successiva alleanza di Roma con [[Napoli]] nel [[327 a.C.]] e la fondazione della [[colonia romana]] di ''Luceria'' nel [[314 a.C.]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', IX, 26.</ref><ref>[[Diodoro Siculo]], XIX, 72.</ref> preoccuparano non poco i Tarantini che temevano di dover rinunciare alle loro ambizioni di conquista sui territori dell'Apulia settentrionale a causa dell'avanzata romana.<ref name="Scullard176"/>
 
==== L'inizio della decadenza ====
Nuovi attacchi da parte dei [[Lucani]] costrinsero, ancora una volta, i Tarentini a chiedere aiuto ai mercenari della madrepatria: fu ingaggiato questa volta un certo [[Cleonimo]] di [[Sparta]] ([[303 a.C.|303]]-[[302 a.C.]]), che fu, però, sconfitto dalle popolazioni italiche, forse sobillate dagli stessi Romani. Il successivo intervento di un altro paladino della grecità, [[Agatocle di Siracusa]], portò di nuovo l'ordine nella regione con la sconfitta dei [[Bruzi]] ([[298 a.C.|298]]-[[295 a.C.]]), ma la fiducia dei Greci delle piccole città dell'Italia meridionale in Taranto e Siracusa iniziò a svanire a vantaggio di Roma, che nel contempo si era alleata con i Lucani ed era risultata vittoriosa a settentrione su [[Sanniti]], Etruschi e [[Celti]] (vedi [[terza guerra sannitica]] e [[guerre tra Celti e Romani]]).<ref name="Scullard176"/><ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I, 6, 6.</ref>
 
Morto Agatocle di Siracusa nel [[289 a.C.]], i Lucani, un tempo alleati di Roma, si ribellarono ed iniziarono ad avanzare nel territorio di [[Thurii]] devastandolo; gli abitanti della città, consci della propria debolezza inviarono due ambasciate a Roma per chiedere aiuto, la prima nel [[285 a.C.]] e poi nel [[282 a.C.]].
 
Solo in questa seconda circostanza Roma inviò il [[console (storia romana)|console]] [[Gaio Fabricio Luscino]] il quale, posta una guarnigione a Thurii, avanzò contro i Lucani sconfiggendone il loro principe [[Stenio Stallio]], come riportano i ''[[Fasti triumphales]]''.<ref>[[Fasti triumphales]] celebrano per il [[282 a.C.|282]]/[[281 a.C.]]: ''[[Gaio Fabricio Luscino]], [[console (storia romana)|console]], trionfò su [[Sanniti]], [[Lucani]] e [[Bruzi]], alle none di Marzo (5 marzo)''.</ref><ref name="Piganiol181">Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.181.</ref>. A seguito di questo successo, le città di [[Reggio Calabria|Reggio]], [[Locri Epizefiri|Locri]] e [[Crotone]] chiesero di essere poste sotto la protezione di Roma la quale inviò una guarnigione di 4.000 uomini a presidio di Reggio<ref name="Piganiol181"/><ref name="PolibioI,7,7">[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I, 7, 7.</ref>: Roma si proiettava, ormai, verso il Meridione d'Italia.<ref name="Scullard176"/>
 
== Casus belli ==
=== La provocazione dei Romani ===
L'aiuto accordato da Roma a Thurii fu visto dai Tarantini come un atto compiuto in violazione dell'accordo che le due città avevano firmato diversi anni prima: sebbene le operazioni militari romane fossero state compiute per via di terra, Thurii gravitava pur sempre sul golfo di Taranto, a nord della linea di demarcazione stabilita presso il capo Lacinio; Taranto temeva dunque che il suo ruolo di patronato nei confronti delle altre città italiche venisse meno.<ref name="Musti_537">{{cita|Musti|p. 537|Musti}}.</ref>
 
Roma, tuttavia, in aperta violazione degli accordi, forse per la forte pressione esercitata dai ''negotiatores''<ref name="Piganiol181"/> o forse perché gli accordi stessi erano ritenuti decaduti,<ref name="Grimal_33">{{cita|Grimal|pp. 33-34|Grimal}}.</ref> nell'autunno del [[282 a.C.]]<ref name="Musti_538">{{cita|Musti|p. 538|Musti}}.</ref> inviò una piccola [[flotta romana|flotta]] [[duumviri|duumvirale]] composta da dieci imbarcazioni da osservazione<ref name="Appiano_16">Appiano, ''Storia romana'', III, 16.</ref> nel golfo di Taranto che provocò i tarantini;<ref name="Appiano_15">Appiano, ''Storia romana'', III, 15.</ref> le navi, guidate dall'ammiraglio [[Lucio Valerio Flacco]]<ref name="Dione_39_4" /><ref name="Zonara_8_2" /> o dall'ex [[console (storia romana)|console]] [[Publio Cornelio Dolabella (console 283 a.C.)|Publio Cornelio Dolabella]],<ref name="Appiano_15" /> erano dirette a Thurii<ref name="Musti_537" /> o verso la stessa Taranto, con intenzioni amichevoli.<ref name="Dione_39_4">Cassio Dione, ''Storia romana'', IV, 39, 4.</ref><ref name="Zonara_8_2">Giovanni Zonara, ''Epitome'', 8, 2.</ref> I Tarantini, che stavano celebrando in un teatro affacciato sul mare delle feste<ref name="Floro_4">Floro, ''Epitome'', I, 13, 4.</ref> in onore del dio [[Dioniso]], in preda all'ebbrezza, scorte le navi romane, credettero che esse stessero avanzando contro di loro e le attaccarono:<ref name="Dione_39_4" /><ref name="Zonara_8_2" /> ne affondarono quattro e una fu catturata, mentre cinque riuscirono a fuggire;<ref name="Appiano_15" /><ref name="Orosio_2">Orosio, ''Historiarum adversus paganos libri septem'', IV, 2.</ref> tra i Romani catturati, alcuni furono imprigionati, altri mandati a morte.<ref name="Zonara_8_2" /><ref name="Orosio_2" />
 
Dopo l'attacco alla flotta romana, i Tarantini, resisi conto che la loro reazione alla provocazione romana avrebbe potuto condurre alla guerra e convinti dell'atteggiamento ostile di Roma, marciarono contro Thurii, che fu presa e saccheggiata; la guarnigione che i Romani avevano posto a tutela della città ne fu scacciata<ref name="Piganiol181"/> assieme agli esponenti dell'aristocrazia locale.<ref name="Appiano_15" /><ref name="Clementi_35" />
 
=== L'oltraggio di Filonide ===
Gli avvenimenti subito successivi all'attacco tarantino testimoniano la cautela e l'accortezza del gruppo dirigente romano,<ref name="Clementi_35">{{cita|Clementi|p. 35|Clementi2}}.</ref> che, pur senza sottovalutare la situazione,<ref name="Dione_39_6" /> preferì tentare un'azione diplomatica piuttosto che muovere subito guerra a Taranto:<ref name="Zonara_8_2" /><ref name="Dione_39_6">Cassio Dione, ''Storia romana'', IX, 39, 6.</ref> da Roma, non appena si ebbe notizia di quanto era accaduto,<ref name="Appiano_16" /> si decise infatti di inviare a Taranto un'ambasceria guidata da Postumio,<ref name="Dionisio_5_1">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 5, 1.</ref> per chiedere la liberazione di coloro che erano stati fatti prigionieri, il rimpatrio dei cittadini aristocratici espulsi da Thurii, la restituzione dei beni a loro depredati e la consegna di coloro che erano responsabili dell'attacco alle navi romane:<ref name="Appiano_16" /> dal rispetto di tali condizioni sarebbe dipeso il futuro svolgimento delle relazioni tra le due potenze.<ref name="Appiano_16" /> I diplomatici romani, giunti a Taranto, furono ricevuti non senza riserve<ref name="Appiano_16" /> nel teatro da cui i Tarantini avevano scorto le navi attraversare il golfo;<ref name="Dionisio_5_1" /> il discorso di Postumio, tuttavia, fu ascoltato con scarso interesse da parte dell'uditorio, più attento alla correttezza della [[greco antico|lingua greca]] parlata dall'[[ambasciatore]] romano che alla sostanza del messaggio.<ref name="Appiano_16" /><ref name="Dionisio_5_1" /> Vittime di risate di scherno da parte dei Tarantini, che si prendevano gioco dell'eloquio scorretto e delle loro toghe dalle fasce purpuree,<ref name="Appiano_16" /><ref name="Dione_39_6" /> gli ambasciatori furono condotti fuori dal teatro; nel momento in cui ne stavano uscendo, tuttavia, un uomo chiamato Filonide,<ref>[[Tito Livio]] (II dec. lib.2 cap. VII: "Scura quidam Philonides sacra legatorum vestimenta canis impudentis instar urina respersit"</ref> in preda all'ubriachezza,<ref name="Dionisio_5_2">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 5, 2.</ref> si sollevò la veste e orinò sulla toga degli ambasciatori con l'intento di oltraggiarli.<ref name="EutropioII,11" /><ref name="Appiano_16" /><ref name="Zonara_8_2" /><ref name="Dionisio_5_2" /><ref name="Dione_39_7">Cassio Dione, ''Storia romana'', IX, 39, 7.</ref><ref name="Floro_5">Floro, Epitome, I, 13, 5.</ref> A tale atto, che ledeva il diritto all'inviolabilità degli ambasciatori, Postumio reagì tentando di suscitare lo sdegno della folla dei Tarantini verso il concittadino; tuttavia, accortosi che tutti coloro che erano presenti nel teatro sembravano aver apprezzato l'atto di Filonide,<ref name="Dionisio_5_3">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 5, 3.</ref> li apostrofò, secondo [[Appiano di Alessandria]], promettendo loro che avrebbero pulito con il sangue la toga sporcata da Filonide,<ref name="Appiano_16" /> o dicendo, secondo la testimonianza di [[Dionisio di Alicarnasso]], "Ridete finché potete, Tarantini, ridete! In futuro dovrete a lungo versare lacrime!".<ref name="Dionisio_5_4">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 5, 4.</ref> Detto ciò,<ref name="Zonara_8_2" /><ref name="Dione_39_8">Cassio Dione, ''Storia romana'', IX, 39, 8.</ref> gli ambasciatori lasciarono dunque la città di Taranto per rientrare in Roma,<ref name="Dionisio_5_5">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 5, 5.</ref> dove Postumio mostrò ai concittadini la toga sporcata da Filonide.<ref name="Appiano_16" />
 
=== Le conseguenze ===
Gli ambasciatori giunsero a Roma, senza portare risposte, nel [[281 a.C.]], nei giorni in cui i nuovi [[console (storia romana)|consoli]], [[Lucio Emilio Barbula]] e [[Quinto Marcio Filippo]], entravano in carica;<ref name="Dionisio_6_1">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 6, 1.</ref> Postumio riferì l'esito della sua ambasceria e l'offesa che aveva subito: i consoli, dunque, convocarono il senato, che si riunì per più giorni dall'alba fino al tramonto, per decidere sul da farsi.<ref name="Dionisio_6_1" /> Un certo numero di senatori riteneva poco prudente intraprendere una spedizione militare contro Taranto quando le ribellioni dei popoli italici non erano ancora state del tutto sedate, ma la maggior parte preferì che la decisione di dichiarare guerra a Taranto venisse messa subito ai voti:<ref name="Dionisio_6_2">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 6, 2.</ref> risultarono essere in maggioranza coloro che volevano che Roma si impegnasse all'istante in un'azione militare, e la popolazione ratificò la decisione senatoria.<ref name="Floro_5" /><ref name="Dionisio_6_3">Dionisio di Alicarnasso, ''Antichità romane'', XIX, 6, 3.</ref>. Lo storico [[Marcel Le Glay]]<ref>{{Cita|M. Le Glay|pp. 68-69}}.</ref> pone l'accento sulle pressioni di una parte dei politici romani e delle grandi famiglie, tra cui la [[gens Fabia|''gens'' Fabia]], per l'espansione territoriale di Roma verso il [[sud Italia]].
 
Lucio Emilio Barbula fu dunque costretto a sospendere temporaneamente la campagna che aveva intrapreso contro i Sanniti e fu incaricato dal popolo di riproporre a Taranto, per salvare la pace, le stesse condizioni proposte da Postumio.<ref name="Appiano_17">Appiano, ''Storia romana'', III, 17.</ref> I Tarantini, impauriti dall'arrivo dell'esercito consolare romano,<ref name="Appiano_17" /> si divisero tra coloro che sarebbero stati intenzionati ad accettare le condizioni di pace offerte dai Romani e coloro che avrebbero invece voluto dare inizio alle ostilità.<ref name="Appiano_17" />
 
Barbula cominciò a devastare le campagne circostanti la città,<ref name="Piganiol181"/> tanto che i Tarantini, consci di non poter affrontare a lungo l'[[assedio]] romano, cercarono nuovi aiuti questa volta in [[Epiro]], richiedendo l'intervento del re [[Pirro]]. Quest'ultimo, che aveva avuto un'educazione militare dall'allora sovrano di [[Regno di Macedonia|Macedonia]], [[Demetrio I Poliorcete]]<ref name="Piganiol181"/>(aveva tra l'altro combattuto, assai giovane, alla [[battaglia di Ipso]]), accolta la richiesta di aiuto dei Tarantini, desideroso di ampliare il proprio regno ed incorporare nella propria sfera d'influenza la Magna Grecia, compresa la [[Sicilia]] (contesa dai [[Cartaginesi]] e dalla città greca di [[Siracusa]]) fondando uno stato nell'Italia meridionale, inviò [[Cinea]] per comunicare la sua decisione, poco prima che Taranto capitolasse. Pirro non poteva respingere la richiesta di aiuto fatta da Taranto poiché quest'ultima aveva dato un contributo importante per la conquista di [[Corfù]] e per la riconquista della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]], persa nel [[285 a.C.]]
 
Scullard scrive che se Pirro non avesse aderito alla richiesta dei Tarantini, il dissidio tra Taranto e Roma si sarebbe risolto facilmente e velocemente.<ref name="Scullard177"/> E invece fu la guerra.
 
== Forze in campo ==
{{doppia immagine|sinistra|Schlacht bei Zama Gemälde H P Motte.jpg|300|Piatto con elefanti in assetto da guerra (Museo nazionale etrusco di Villa Giulia (Roma).jpg|250|La carica dei "[[carro armato|carri armati]]" dell'antichità: gli elefanti schierati nelle prime linee delle forze epirote|Particolare del piatto risalente al III secolo a.C. rinvenuto nella Tomba 233 (IV) della necropoli delle Macchie. Il piatto è stato probabilmente creato in occasione del trionfo di Curio Dentato su Pirro, re dell'Epiro, nel 275 a.C. e raffigura un elefante da guerra seguito da un elefantino.}}
 
=== Soldati al seguito di Pirro ===
Considerando i rinforzi che Pirro ottenne<ref>Non considerando la cifra spropositata di 350.000 armati e 20.000 cavalieri attestata da Plutarco.</ref>, egli si pose a capo di un esercito di {{#expr:28500+3000}} soldati e {{#expr:20+2}} [[Elefante da guerra|elefanti]]. 3.000 uomini furono lasciati a presidio di Taranto, quindi le unità effettive che si scontrarono coi Romani nella battaglia di Eraclea, stando a [[Plutarco]], furono 28500 e gli elefanti 22.
 
==== Epiro ====
Il re epirota sbarcò in [[Italia antica|Italia]] nel [[280 a.C.]] con circa 25.500 uomini e 20 elefanti<ref name="Brizzi127"/><ref name="Piganiol182"/><ref name=PLU>{{cita|Plutarco|''Vita di Pirro'', 15}}</ref>:
* 20.000 [[opliti]] addestrati alla formazione a [[Falange (militare)|falange]]
* 3.000 cavalieri (comprendenti truppe provenienti dalla [[Tessaglia]])
* 2.000 [[arcieri]] greci
* 500 [[frombolieri]] rodensi
* 20 [[elefanti da guerra]]
Tra i rinforzi inviati dall'Epiro al servizio di Pirro, secondo Plutarco ci furono:<ref name=PLU/>
* 3.000 uomini erano giunti al comando di Cinea in aiuto a Taranto.<ref name=PLU/><ref>Alcuni storici credono che Plutarco conti già questi 3.000 in quei 25.500 e che, quindi, i soldati effettivi risultino 25.500 e non 28.500.</ref><ref name="ParetiRussi340"/>
 
In totale le truppe al seguito di Pirro, giunte dall'Epiro, furono 28.500 e gli elefanti 20.
 
==== Italioti ====
Sappiamo che gli [[Italioti]] (ovvero i Greci della [[Magna Grecia]], da non confondere con la [[Sicilia greca]]) conferirono a Pirro il comando supremo. Tra le promesse che adularono e convinsero il re d'Epiro a giungere in soccorso degli Italioti, fu l'offerta di porsi generale di 350.000 armati e 20.000 cavalieri.<ref>{{cita|Plutarco|''Vita di Pirro'', 13}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Luigi Pareti|titolo=Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'antichità: opera inedita|p=341}} dove si afferma esplicitamente l'impossibilità quelle regioni potessero arruolare un esercito tanto numeroso. La cifra si riduce a 250.000 ipotizzando un errore di trascrizione.</ref> I rinforzi effettivamente giunti sono:
* 3.000 uomini e 2 elefanti (con pochi cavalieri) dai [[Messapi]].<ref name=PLU/>
 
==== Macedonia e Grecia ====
Il re d'Egitto, [[Tolomeo II]], inviò nel maggio del 280 a.C., in Epiro, secondo Giustino:<ref>{{cita|Giustino|XVII, 2}}</ref> 5.000 uomini, 400 cavalieri e 50 elefanti. Alcuni storici vedono la cifra al ribasso e credono che le reali proporzioni del contingente si limitarono a 20 elefanti di sostegno.<ref>{{cita libro|autore=Luigi Pareti|titolo=Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'antichità: opera inedita|p=341}}</ref> In ogni caso Pirro, durante la sua spedizione, non poté usufruirne perché questi rinforzi restarono in Epiro per tenere sotto controllo la regione.
 
==== Gli alleati di Pirro ====
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanzò richieste di aiuti militari a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro era un regno montanaro e da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], al quale chiese sostegno finanziario e marittimo. [[Pirro]] aveva trascorso alcuni anni ad [[Alessandria d'Egitto]] con il cognato [[Tolomeo II]], che gli promise aiuti militari. Analogamente, Pirro reclutò anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di [[Tessaglia]]<ref>{{cita|Orosio|IV, 1}}</ref> e i [[frombolieri]] di [[Rodi]]<ref name="ReferenceA">I democratici di molte città greche non erano favorevoli a dichiarare guerra a Roma e per questo decisero di non aiutarlo.</ref>. In Italia godette del supporto di Lucani, Messapi, Sanniti,<ref name=PLU/><ref name=FLO/> Apuli e Campani.<ref name=FLO>{{cita|Floro|I, 18}}</ref>
 
Dopo aver atteso l'arrivo delle restanti navi, Pirro lasciò a Taranto un presidio di 3.000 uomini con il suo fidato ambasciatore Cinea<ref name="ParetiRussi340"/> e si spostò verso sud, accampandosi nei pressi di ''Heraclea'' con un esercito forte di circa 25.500 uomini.<ref name="Plutarco15"/>.
 
=== Repubblica romana ===
I [[Repubblica romana|Romani]] furono costretti a dividersi su due fronti, poiché la guerra [[Etruschi|etrusca]] a settentrione non era ancora stata portata a termine. Nel [[280 a.C.]] l'[[esercito romano]] del fronte meridionale, schierato contro Pirro, era composto da circa 20.000 armati ed affidato al console di quell'anno [[Marco Valerio Levino]],<ref name="EutropioII,11"/><ref name="Piganiol183"/><ref name="Brizzi127"/> così suddivisi:
* 2 [[legione romana|legioni]] di [[cittadini romani]] e 2 ''[[Ala (esercito romano)|Alae]]'' di ''[[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|Socii]]'' (alleati italici, che erano posti alle ali dello schieramento), composte ciascuna da 4.200/5.000 fanti<ref name="PolibioVI,20,8-9">[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', VI, 20, 8-9.</ref> per un totale di 16.800 / 20.000 fanti;<ref>[[Tito Livio|Livio]] (''[[Ab Urbe condita libri]]'', VIII, 8, 14) scrive che le legioni erano composte da 5.000 fanti e 300 cavalieri all'epoca della [[guerra latina]].</ref><ref name="Connolly10-11">P.Connolly, ''L'esercito romano'', Mondadori, Milano 1976, p.10-11.</ref>
* 600 [[equites|cavalieri]] legionari<ref name="PolibioVI,20,8-9"/> e 1.800 alleati,<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', VI, 26, 7.</ref> pari a 2.400 complessivi.<ref name="Connolly10-11"/>
A questo [[esercito romano|esercito consolare]] andrebbe aggiunto un contingente di 4.000 armati, inviato a [[Reggio Calabria|Reggio]] nel [[280 a.C.]], a protezione della città alleata.<ref name="Piganiol181"/><ref name="PolibioI,7,7"/>
 
Per un totale di circa 20.000 uomini, all'incirca pari all'entità dell'esercito di Pirro.
 
== Fasi del conflitto ==
=== Assedio di Taranto ===
Si dice che i Tarentini e i loro alleati si vantassero di poter disporre di 350.000 uomini e 20.000 cavalieri<ref name="ParetiRussi340">{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 340}}.</ref><ref>Il numero dei cavalieri non è proporzionato (soprattutto per una regione in cui esistevano allevamenti equini) rispetto a quello dei fanti, che andrebbe ridotto a 250.000 ammettendo un errore di trasmissione scritta (KE' e ΛE'). Al riguardo si veda: ({{Cita|L. Pareti|pag. 11 n. 1}}).</ref> reclutati tra Sanniti, Lucani e Bruzi. Nel [[281 a.C.]] le legioni romane, al comando di [[Lucio Emilio Barbula]], entrarono in Taranto e la conquistarono, malgrado i rinforzi dei Sanniti e dei Messapi. All'indomani della battaglia i Greci chiesero una breve tregua e la possibilità di intavolare delle trattative con i Romani.
 
I negoziati vennero bruscamente interrotti con l'arrivo a Taranto dell'ambasciatore [[Cinea]] che precedeva (o accompagnava) 3.000 soldati, forza d'avanguardia di Pirro posta sotto il comando del generale [[Milone di Taranto]]<ref name="ParetiRussi340"/><ref name="Plutarco15">[[Plutarco]], ''Vita di Pirro'', 15.</ref>. Il console romano Barbula, che si era spinto nel [[Metapontino]], si ritrovò sotto il tiro delle macchine da guerra delle navi nemiche che erano disposte lungo la costa a presidiare il golfo<ref name="ParetiRussi340"/>. Nella battaglia che ne scaturì, Barbula riuscì a subire perdite minori del previsto poiché aveva astutamente disposto sul lato destro della colonna, esposto ai colpi, i prigionieri di guerra<ref name="Zonara">[[Giovanni Zonara]], ''Epitome'', VIII, 2.</ref>.
 
Il piano di Pirro era quello di aiutare Taranto e respingere i Romani al di là del meridiano italiano, per poi iniziare ad espandere la propria influenza in [[Sicilia]] e quindi attaccare [[Cartagine]], nemica storica dei greci della Magna Grecia. Così fece nel [[278 a.C.]] aiutando i [[Siracusa]]ni in guerra contro [[Cartagine]]<ref name="MelaniFontanellaCecconi">{{Cita|C. Melani, F. Fontanella, G.A. Cecconi|pag. 42}}.</ref>. Ma dopo la campagna in Sicilia, fu costretto ad abbandonare il suo progetto, sia per la forte resistenza dei Cartaginesi a [[Lilibeo]], sia perché le città greche sue alleate non riuscivano ad accordarsi fra di loro e non mandarono i contingenti promessi e sia per il malcontento che scatenò sulla popolazione del luogo per la sua avida gestione delle risorse<ref name="MelaniFontanellaCecconi"/>.
 
==== Gli alleati di Pirro ====
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanzò richieste di aiuti militari a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro era un regno montanaro e da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], al quale chiese sostegno finanziario e marittimo. Il re dell'[[Antico Egitto|Egitto]] [[Tolomeo II]] promise l'invio di una forza di 4.000 soldati, 5.000 cavalieri e 50 [[elefanti da guerra]]<ref>[[Marco Giuniano Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. [[Pompeo Trogo|Pompeii Trogi]]'', {{cita web|url=http://www.sflt.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/Justin/hist_univ_17_fr.txt|titolo=libro XVII, 2|accesso=17 aprile 2009}}</ref><ref>[[Pirro]] aveva trascorso alcuni anni ad [[Alessandria d'Egitto]] con il cognato [[Tolomeo II]], che gli promise aiuti militari.</ref> destinata a difendere l'Epiro durante la [[Pirro#La campagna militare in Italia|campagna d’Italia]]. Analogamente, Pirro, reclutò anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di [[Tessaglia]] e i [[frombolieri]] di [[Rodi]]<ref name="ReferenceA"/>.
 
Nel [[280 a.C.]] Pirro salpò verso le coste italiche ma, durante la traversata, fu sorpreso da una tempesta che arrecò danni alle navi e lo indusse a sbarcare le truppe, probabilmente nei pressi di [[Brindisi]]<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 341}}.</ref>. Era a capo di 25.500 armati e 20 elefanti<ref name="Plutarco15"/><ref name="Brizzi126">{{cita|G. Brizzi|pag. 126}}.</ref>. Di lì proseguì via terra verso Taranto dove si acquartierò<ref name="AppianoVIII">[[Appiano di Alessandria]], ''Storia di Roma, le guerre sannitiche'', VIII.</ref>, aiutato dai [[Messapi]]<ref name="Plutarco15"/><ref name="Zonara"/>.
 
Dopo aver atteso l'arrivo delle restanti navi, Pirro lasciò a Taranto un presidio di 3.000 uomini con il suo fidato ambasciatore Cinea<ref name="ParetiRussi340"/> e si spostò verso sud, accampandosi nei pressi di ''Heraclea'' con un esercito forte di circa 25.500 uomini.<ref name="Plutarco15"/>.
 
==== Tattica dei Romani ====
I Romani avevano previsto l'imminente arrivo di Pirro e mobilitarono otto [[Legione romana|legioni]]. Queste comprendevano circa 80.000 soldati<ref>In teoria una legione completa conteneva al massimo 4.200 fanti e 300 cavalieri, per cui otto legioni corrispondevano a un totale di 33.600 legionari e 2.400 cavalieri, ai quali si dovevano aggiungere gli uomini forniti dalle città alleate (''[[Socii e foederati|Socii]]''), generalmente in numero equivalente o comunque di tre volte superiore per cavalieri (900 ad unità; cfr. {{cita|P. Connolly|pp. 10-11}}).</ref> divisi in quattro armate<ref>[[Tito Livio]], ''Periochae'' degli ''[[Ab Urbe condita libri]]'', libro IX, 30.</ref>:
 
* la prima armata, comandata da Barbula, si stanziò a [[Venosa]] per impedire ai Sanniti e ai Lucani di congiungersi con le truppe di Pirro;
* la seconda armata fu schierata a protezione di Roma nell'eventualità che Pirro tentasse di attaccarla;
* la terza armata, comandata dal console [[Tiberio Coruncanio]], aveva il compito di attaccare gli [[Etruschi]] per scongiurare che si alleassero con Pirro<ref>{{Cita|A. Carandini|pag. 95}}.</ref>;
* la quarta armata, comandata da [[Publio Valerio Levino]], avrebbe dovuto attaccare Taranto ed invadere la [[Lucania]].
 
Difatti, Levino invase la Lucania ed intercettò Pirro nei pressi di ''Heraclea'', città alleata dei Tarentini, con l'intento di bloccare la sua avanzata verso sud, scongiurando in questo modo una sua alleanza con le colonie greche di [[Calabria]].
Pirro si dispose alla battaglia organizzando una "[[Falange (militare)|falange]] articolata" con divisioni di fanteria leggera fra i falangiti, per renderla più mobile sul collinoso territorio italiano, e gli elefanti a sostegno della fanteria.
 
=== La prima sconfitta romana ad Eraclea (280 a.C.) ===
[[File:Battaglia Heraclea2.jpg|upright=1.4|thumb|left|Seconda fase della [[battaglia di Eraclea]].]]
{{Vedi anche|Battaglia di Eraclea}}
Il [[Battaglia di Eraclea|primo scontro]] tra gli Epiroti ed i Romani avvenne in Basilicata, nella piana di [[Eraclea (Magna Grecia)|Eraclea]] (presso l'odierna [[Policoro]]), nello stesso 280 a.C.<ref name="EutropioII,11"/> Nonostante la sorpresa di trovarsi di fronte gli [[elefante da guerra|elefanti]], animali mai visti in precedenza, i Romani ressero bene l'urto fino a sera, anche se la battaglia alla fine si risolse con una sconfitta in cui ne morirono 7.000 (circa un terzo, dei 20.000 iniziali<ref name="Piganiol183"/>) e 1.800 furono fatti prigionieri.<ref name="EutropioII,11"/> Pirro lasciò invece sul campo 4.000 armati<ref name="Piganiol183"/> dei 25.000 iniziali:<ref name="Piganiol182"/> troppe perdite per il contingente epirota, che difficilmente poteva ottenere rinforzi al contrario di Roma che poteva reclutare in fretta nuove truppe; ma, fortunatamente per Pirro, queste perdite vennero rimpiazzate dai soldati di Lucani, Bruzi e Messapi, assieme ad alcuni rinforzi mandati dalle città greche ([[Crotone]], [[Locri Epizefiri]]) che alla notizia della vittoria decisero di unirsi a lui.
 
==== Tentativi di ribellioni di Pirro tra gli alleati dei Romani====
Dopo la battaglia, sembrò finalmente cementarsi quell'intesa tra Greci ed Italici in funzione antiromana, che parte dell'aristocrazia tarentina si augurava da tempo.<ref name="Brizzi127"/> Rinforzi provenienti dalla [[Lucani]]a e dal [[Sannio]] si unirono all'esercito di Pirro. Anche i [[Bruzi]] si ribellarono.<ref name="Brizzi127"/><ref name="EutropioII,12">[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', II, 12.</ref> Le città greche d'Italia si allearono con Pirro e a [[Locri]] fu cacciata la guarnigione romana. Una scelta analoga sembra si verificò nella stessa [[Crotone]] poco dopo.<ref name="Brizzi127"/> A Reggio, ultima posizione della costa jonica ancora controllata da Roma, il [[Pretore (storia romana)|pretore]] campano [[Decio Vibellio]], che comandava la guarnigione cittadina, massacrò una parte degli abitanti<ref>[[Tito Livio]], ''Periochae'' degli ''[[Ab Urbe condita libri]]'', {{cita web|url=http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae011.html#12|titolo=libro XII, 7|accesso=17 aprile 2009}}</ref>, cacciò i restanti e si proclamò amministratore della città, ribellandosi all'autorità di Roma<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', {{cita web|url=http://remacle.org/bloodwolf/historiens/polybe/un.htm|titolo=libro I, 1|accesso=17 aprile 2009}}</ref><ref>[[Diodoro Siculo]], ''Biblioteca storica'', libro XXII, 2.</ref>.
 
Pirro aveva appreso che il console Levino sostava a Venosa, impegnato ad assicurare le cure ai feriti e a riorganizzare l'esercito in attesa di rinforzi<ref>[[Agostino d'Ippona]], ''[[La città di Dio]]'', III, 17.</ref><ref>[[Quinto Ennio]], ''[[Annales (Ennio)|Annales]]'', VI, fr. 183, V.</ref>, mentre il console [[Tiberio Coruncanio|Coruncanio]] era impegnato in [[Etruria]]. Pertanto avanzò verso Roma con l'intento di spingere i suoi alleati alla ribellione e di sorreggere gli Etruschi contro Coruncanio.<ref name="EutropioII,12"/> Durante l'avanzata deviò su [[Napoli]] con l'intento di prenderla o di indurla a ribellarsi a Roma<ref>A. Lagella, ''La Storia di Napoli, Parte Seconda'', pag. 5.</ref>. Il tentativo fallì e comportò una perdita di tempo che giocò a vantaggio dei Romani: quando giunse a [[Capua antica|Capua]] la trovò già presidiata da Levino<ref name=ParetiRussi334-335>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pp. 344-345}}.</ref>. Proseguì allora verso Roma devastando la zona del [[Liri]] e di [[Fregellae]] giungendo così ad [[Anagni]]<ref name="Piganiol183"/> e forse anche a [[Preneste]].<ref name="EutropioII,12"/> Qui ebbe sentore di una manovra a tenaglia progettata dai Romani: gli Etruschi avevano appena concluso la pace, liberando le forze di Coruncanio, che ora stavano muovendo dal nord dell'Etruria contro di lui.<ref name=ParetiRussi334-335 /> Consapevole di non disporre di forze sufficienti per affrontare le armate di Coruncanio, di Levino e di Barbula, decise di ritirarsi.
 
[[File:Pirro Roma 280aC.jpg|lefth|thumb|upright=1.4|L'avanzata di Pirro verso Roma (280 a.C.)]]
 
==== Proposta di tregua ====
In seguito, [[Gaio Fabricio Luscino]] venne inviato come ambasciatore presso Pirro per trattare lo scambio dei prigionieri. Pirro fu favorevolmente attratto dalle qualità dell'ambasciatore, il quale non si piegò ad essere corrotto dal re epirota che gli offrì la quarta parte del suo regno.<ref name="EutropioII,12"/><ref>Secondo invece [[Sesto Giulio Frontino]] (''Stratagemmi'', libro IV, III), [[Cinea]], ambasciatore di Pirro, offrì a [[Gaio Fabricio Luscino]] una grossa somma di monete d'argento, ma quest'ultimo la rifiutò dicendo di amare "più coloro a cui questo argento appartiene, che l'argento stesso".</ref> Il re epirota, non avendo ottenuto ciò che voleva da Fabricio, inviò a sua volta a Roma, il suo fidato consigliere, [[Cinea]], per chiedere le pace, affidandogli anche quei soldati romani fatti prigionieri nella [[battaglia di Eraclea]] e dei quali non volle alcun riscatto. L'obiettivo del re epirota era di ottenere l'assenso dal [[Senato romano]] a mantenere il dominio sui territori meridionali del suolo italico, finora conquistati.<ref name="EutropioII,12"/> Il Senato respinse la richiesta di Pirro e considerò i prigionieri romani "infami", poiché erano stati catturati con le armi in pugno, e perciò allontanati. Questi ultimi avrebbero potuto essere reintegrati nello [[Repubblica romana|Stato romano]] solo nel caso in cui ciascuno di loro avesse consegnato le spoglie di due nemici uccisi.<ref name="EutropioII,13">[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', II, 13.</ref>
 
Pirro, a questo punto, si trovava in seria difficoltà per gli approvvigionamenti: riceverli via mare dall'Epiro era troppo dispendioso. Prelevarli in loco dagli alleati italici gli avrebbe alienato la loro benevolenza e scatenato probabilmente qualche azione di [[guerriglia]] a vantaggio dei romani. Il re epirota si risolse così a tentare un accomodamento diplomatico col [[senato romano]]. Roma venne minacciata di occupazione se non avesse ritirato il suo esercito al di qua del fiume [[Garigliano]] e non avesse smesso di compiere sortite con azioni di guerriglia ai danni di epiroti e di tarantini. Ma l'anziano console [[Appio Claudio Cieco]], capofila degli intransigenti, fece fallire le trattative, consapevole dell'appoggio logistico e finanziario di Cartagine, che non desiderava lo sbarco dell'esercito epirota in Sicilia, e conscio della capacità dell'[[esercito romano]] nel rimpiazzare le perdite senza problemi, a differenza dell'esercito di Pirro. A Pirro non rimaneva che cercare uno scontro decisivo che obbligasse Roma a piegarsi.
 
=== La seconda sconfitta romana ad Ascoli Satriano (279 a.C.) ===
{{Vedi anche|Battaglia di Ascoli Satriano|Trattati Roma-Cartagine}}
[[File:West Mediterranean areas 279BC-it.svg|thumb|upright=2.0|Espansione romana in Italia centrale durante le guerre pirriche (280-275 a.C.)]]
 
Nel corso del [[279 a.C.]] i Romani si scontrarono con Pirro ad [[battaglia di Ascoli Satriano|Ascoli Satriano]], dove furono nuovamente sconfitti (persero 6.000 uomini) infliggendo tuttavia, in proporzione, perdite talmente alte alla coalizione greco-italico-epirota (3.500 soldati) che Pirro fu costretto a ripiegare per evitare ulteriori scontri coi romani che avrebbero assottigliato ulteriormente le sue forze. Si narra abbia dichiarato, alla fine della battaglia, «Ἂν ἔτι μίαν μάχην νικήσωμεν, ἀπολώλαμεν» («''un'altra vittoria così sui Romani e sarò perduto''¹»). Da questo episodio l'uso del termine "[[vittoria di Pirro]]" (o "vittoria pirrica") divenne proverbiale.
 
È forse in seguito a questi eventi che [[Repubblica romana|Romani]] e [[Cartaginesi]] decisero di stipulare un trattato di alleanza contro il [[Pirro|comune nemico epirota]]. [[Polibio]] ci racconta infatti:
{{Quote|Nel trattato [tra Roma e Cartagine] si confermavano tutti i precedenti accordi, ed in più si aggiungevano i seguenti: nel caso in cui uno dei due stati concludesse un patto di alleanza con [[Pirro]], entrambi erano obbligati ad inserire una clausola che preveda di fornire aiuto l'uno all'altro, qualora venisse attaccato nel proprio territorio; se uno dei due avrà bisogno di aiuto, i Cartaginesi dovranno fornire le navi per il trasporto e per le operazioni militari [...]; i Cartaginesi aiuteranno i Romani anche per mare se necessario, ma nessuno potrà obbligare gli equipaggi a sbarcare se non lo vorranno.|[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', III, 25, 1-5.}}
 
=== L'intervento in Sicilia (278-276 a.C.) ===
{{Vedi anche|Guerre greco-puniche}}
;[[278 a.C.]]: Pirro ricevette due offerte allo stesso tempo: da un lato, le città greche di Sicilia gli proposero di estromettere i [[Cartagine]]si (l'altra grande potenza del Mediterraneo occidentale) dalla metà occidentale dell'isola; dall'altro, i [[Regno di Macedonia|Macedoni]] gli chiesero di salire al trono di Macedonia al posto di re [[Tolomeo Cerauno]], decapitato nell'[[Spedizioni celtiche nei Balcani|invasione della Grecia e della Macedonia]] da parte dei [[Galli]]. Pirro giunse a conclusione che le opportunità maggiori venivano dall'avventura in Sicilia e decise, pertanto, di abbandonare l'Italia meridionale e andare in aiuto dell'isola, non avendo ottenuto però nessun trattato preciso dai romani. Al comando di un esercito di 37.000 uomini mosse da Agrigento verso [[Erice]] e la espugnò: caduta la città filo-cartaginese più fortificata, altre come [[Segesta]]<ref>Diodoro Siculo, ''Biblioteca Storica'', XXII, 10, 2</ref> e [[Iato]] si consegnarono all'epirota. Fu così nominato re di Sicilia, e i suoi piani prevedevano la spartizione dei territori fin lì conquistati tra i due figli, [[Eleno (figlio di Pirro)|Eleno]] (a cui sarebbe andata la Sicilia) e [[Alessandro (figlio di Pirro)|Alessandro]] (a cui sarebbe andata l'[[Italia]]).
 
;[[277 a.C.]]: Ancora Pirro espugnò [[Erice]], la più munita fortezza filo-cartaginese sull'isola, e questo rese quasi naturale la defezione delle altre città controllate dai punici. [[Cartagine]] aveva deciso di non difendere città come [[Palermo]] ed [[Eraclea Minoa]], ma concentrò i suoi sforzi su [[Lilibeo]], città che veniva rifornita via mare: fu così possibile ai fenici di sostenere l'assedio posto da Pirro<ref>G.E.Di Blasi, ''Storia del regno di Sicilia'', Vol I, Edizioni Dafni Catania, Distribuzione Tringale Editore, ed. del 1844, stamperia Oretea Palermo, pg. 311-314</ref>.
 
;[[276 a.C.]]: Il re epirota intavolò trattative coi cartaginesi. Per quanto essi fossero già pronti a venire a patti con Pirro, e fornirgli denaro e navi quando fossero stati ripristinati rapporti amichevoli, questi richiese che tutti i cartaginesi lasciassero l'isola per fare del mare una linea di confine tra punici e greci. Al loro rifiuto seguì l'assedio infruttuoso di [[Lilibeo]] che, unito al suo comportamento dispotico nei confronti delle colonie siceliote, causò un'ondata di risentimento nei suoi confronti: Pirro fu costretto ad abbandonare la Sicilia inseguito dai Cartaginesi ed a tornare in Italia, senza fra l'altro ottenere cospicui rinforzi perché fino a quel momento le città greche che aveva preteso di proteggere non riuscirono mai a concordarsi fra di loro per sostenere lo sforzo bellico comune. Il mancato successo finale produsse uno scollamento tra Pirro ed i sicelioti ed egli dovette tornare in Italia prendendo come pretesto la richiesta d'aiuto di Taranto.
 
=== Fine della guerra: la battaglia di ''Maleventum'' ===
{{Vedi anche|Battaglia di Benevento (275 a.C.)}}
Nel frattempo Roma, sempre rifornita abbondantemente da Cartagine, rioccupava senza colpo ferire tutto il territorio precedentemente perduto in Puglia ed in Lucania. Sedata definitivamente la ribellione di [[Oschi]] e dei [[Sanniti]] (la componente stanziata al confine tra le attuali Campania e Puglia), arrivò nell'inverno del [[276 a.C.]] a porre nuovamente sotto assedio Taranto, per terra e questa volta anche per mare, complice la flotta cartaginese. I tarantini invocarono nuovamente l'aiuto di Pirro, che dovette dunque abbandonare la Sicilia e sbarcare in Lucania.
 
;[[275 a.C.]]: Lo scontro definitivo con Roma avvenne nel Sannio, a ''Maleventum'' (da allora ribattezzata con il nome di "[[Beneventum]]", tramandatosi poi in [[Benevento]]), nella tarda primavera di quest'anno. L'intento di Pirro era quello di far togliere l'assedio a Taranto minacciando direttamente Roma. Ma i romani, intuita la strategia dell'epirota, non solo non tolsero l'assedio a Taranto, bensì risposero inviandogli contro tutte le legioni stanziate in Etruria, devastando l'esercito avversario che - oramai - non disponeva più degli elefanti, tutti eliminati nelle azioni di guerriglia seguite allo scontro di Ascoli, era stato logorato da anni di guerra ed era provato nel morale per gli insuccessi strategici.
 
Pirro, per non cadere prigioniero dei romani, dovette far ritorno precipitosamente nel suo regno con quanto rimaneva del suo esercito. Taranto rimarrà sotto assedio altri tre anni, capitolando nel [[272 a.C.]] Roma aveva completato la sottomissione della Magna Grecia.
 
== Conseguenze ==
A causa della sconfitta Pirro abbandonò la campagna d'Italia e tornò in Epiro, dove, non pago del grave prezzo in uomini, denaro e mezzi della sua avventura a Occidente, due anni dopo preparò un'altra spedizione bellica contro [[Antigono Gonata|Antigono II Gonata]]: il successo fu facile e Pirro tornò a sedersi sul trono macedone, dove morì di lì a poco mentre tentava di conquistare il [[Peloponneso]]. Taranto rimase sotto assedio altri tre anni, capitolando nel [[272 a.C.]], e di lì a poco tutto il resto dell'Italia meridionale passò nell'orbita dell'Urbe (Reggio fu presa nel [[271 a.C.]]): Roma aveva completato la sottomissione della Magna Grecia e la conquista di tutta l'Italia meridionale. In seguito alla vittoria romana la città di ''Maleventum'' divenne [[colonia romana|colonia]] ([[268 a.C.]]<ref>[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', II, 16; e [[Fasti trionfali]] dove si dice: ''i consoli [[Publio Sempronio Sofo (console 268 a.C.)|Publio Sempronio Sofo]] e [[Appio Claudio Russo]] trionfarono sui [[Piceni]] nel [[268 a.C.]]''.</ref>) e ribattezzata ''Beneventum'' (da cui l'odierna [[Benevento]]), nome più adeguato alla felice circostanza.
{{Quote|[I Romani] dopo aver condotto con valore la guerra contro Pirro ed averlo costretto ad abbandonare l'Italia insieme al suo esercito, continuarono a combattere e sottomisero tutte le popolazioni che si erano schierate dalla parte di quest'ultimo. Divenuti così i padroni della situazione, dopo aver assoggettato tutte quante le popolazioni d'Italia...|[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I, 6, 7.}}
 
L'integrazione della Magna Grecia nel dominio della Repubblica Romana fu l'inizio di varie evoluzioni sociali per la città, che accoglieva così molti più greci con la loro cultura che avrebbe in seguito influenzato la stessa società romana.
Ma mise anche Roma a diretto contatto con la Sicilia, divisa fra i greci e i cartaginesi, situazione che avrebbe in seguito condotto alle [[guerre puniche]].
 
== Note ==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
* [[Diodoro Siculo]], XIX.
* [[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', II.
* [[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', IX.
* [[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I e III.
 
;Fonti storiografiche moderne
* {{cita libro|cognome=Brizzi|nome=Giovanni|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Storia di Roma. 1.Dalle origini ad Azio|editore=Pàtron|città=Bologna|anno=1997}}
* Guido Clemente, ''Basi sociali e assetti istituzionali nell'età della conquista'' in {{cita libro|titolo=Storia di Roma. Vol. II/1|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1990|curatore=[[Arnaldo Momigliano]]; [[Aldo Schiavone]]|isbn=978-88-06-11741-2|cid=Clemente}}
* Guido Clemente, ''Dal territorio della città all'egemonia in Italia'' in {{cita libro|titolo=Storia di Roma. Vol. II/1|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1990|curatore=[[Arnaldo Momigliano]]; [[Aldo Schiavone]]|isbn=978-88-06-11741-2|cid=Clemente2}}
* {{cita libro| Peter | Connolly | L'esercito romano | 1976 | Mondadori | Milano }}
* {{cita libro| Giacomo| Devoto| wkautore=Giacomo Devoto| Gli antichi Italici| 1951|ed= 2| Vallecchi| Firenze}}
* [[Emilio Gabba]], ''La società romana fra IV e III secolo'', in {{cita libro|titolo=Storia di Roma. Vol. II/1|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1990|curatore=[[Arnaldo Momigliano]]; [[Aldo Schiavone]]|isbn=978-88-06-11741-2|cid=Gabba}}
* {{cita libro|nome=Pierre|cognome=Grimal|titolo=La civilisation romaine|editore=Flammarion|città=Parigi|annooriginale=1981|anno=1998|isbn=2-08-081101-0|lingua=francese|cid=Grimal}}
* {{cita libro| Marcel | Le Glay | Rome, Grandeur et Déclin de la République | 1990 ristampato nel 2005 | Ed Perrin || lingua=francese|isbn=2-262-01897-9|cid=M. Le Glay}}
* {{cita libro|cognome=Levi|nome=Mario Attilio|wkautore=Mario Attilio Levi|titolo=L'Italia nell'Evo antico|città=Padova|anno=1988|isbn=88-299-0329-9}}
* Domenico Musti, ''La spinta verso il Sud: espansione romana e rapporti "internazionali"'', in {{cita libro|titolo=Storia di Roma. Vol. I|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1990|curatore=[[Arnaldo Momigliano]]; [[Aldo Schiavone]]|isbn=978-88-06-11741-2|cid=Musti}}
* {{cita libro|cognome=Piganiol|nome=André|titolo=Le conquiste dei Romani|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1989|isbn=88-04-32321-3}}
* {{cita libro | cognome=Scullard | nome= Howard H. | titolo=Storia del mondo romano | editore=Rizzoli |città=Milano | anno=1992 | isbn=88-17-11903-2 }}
 
== Voci correlate ==
* [[Repubblica romana]]
* [[Pirro]]
* [[Storia di Taranto]]
* [[Guerre greco-puniche]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
{{Guerre antica Roma}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Antica Roma|Cartagine}}
 
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[[Categoria:Guerre dell'antica Roma|Pirrica]]
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